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Autore: smolderhalderlover_98    09/02/2014    2 recensioni
Questa Fan Fiction nasce dal desiderio di vedere finalmente Oliver e Felicity insieme. La mia storia prende molto spunto da ciò che realmente accade nel film, perchè voglio che tutto sia il più realistico possibile; per esempio, pur essendo una fan fiction Olicity, ci saranno anche episodi tra Oliver e Laurel.
Il racconto inizia in medias res, dal momento in cui Oliver mostra a Felicity la sua vera identità.
Nota* Nella mia storia, sino a quel momento Oliver non è mai stato e non ha mai baciato Laurel.
Mi farebbe piacere ricevere consigli, recensioni e critiche, in modo da poter migliorare la storia.
Mi scuso per eventuali errori di ortografia.
E' la mia prima fan ficiton, perciò,
buona lettura, spero vi piaccia.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Oliver.
Ora che sono lucido la prima cosa che mi viene in mente è che avevo torto. Mia madre è dentro a qualcosa di grosso. Perché diavolo si porta una pistola appresso?
"Dig, avevi ragione. Mia madre sta nascondendo qualcosa."
Mi alzo velocemente, è triste da dire che ormai mi sono abituato a questo genere di ferite. Tutti usano la pistola. Nessuno usa l'arco. Chissà come reagirebbe il mio corpo a una freccia. Più che altro sarebbe sorpreso, forse.
All'improvviso mi ricordo qualcosa di molto più importante. Felicity. Dov'è? È rimasta?
Si è fidata abbastanza da aspettare che rinvenissi? Perché se così non fosse, sarei costretto a ucciderla. E non voglio. "Dov'è Felicity?", chiedo a Dig, secco, conciso. La mia mente è sempre piena di pensieri, confusi, mescolati e sovrapposti tra loro, ma il mio soggiorno non esattamente a cinque stelle sull' Isola ha contribuito a creare la mia maschera. Non è solo il cappuccio verde a farmi sentire al sicuro, o tanto meno il grasso intorno agli occhi, ma il fatto che le emozioni umane non intaccano più il mio viso. Quando sono il Giustiziere sono una macchina da guerra. Sono una Freccia.
O almeno ci provo.
"Sono qui". La sua voce arriva incerta e inaspettata. Non credo di aver mai veramente pensato che rimanesse. Tirare un sospiro di sollievo non mi sembra esattamente cauto di fronte a una che ha appena scoperto la mia identità segreta, perciò mi limito a dire "Bene. Felicity, quei computer sono tuoi." Dig mi guarda storto. Lei pure.
Forse sto dando troppo per scontato...Infatti: "Aspetta!", mi ferma, " Non ti ho ancora detto che giocherò a fare l'eroina con voi due" e indica anche Dig. "Soprattutto perché... gli eroi non ammazzano le persone".
Ai. Questo fa male, non so se la maschera riuscirà a trattenere la rabbia adesso. O il dolore. "Non ho mai detto di essere un eroe". Lei deglutisce rumorosamente, e tace. Decido che le devo dare una spiegazione: "Felicity, tu non sai chi sono queste persone, e sono le stesse persone che comandano in questa città. Chi pensi sia stato a spararmi prima? Era mia madre! E non pensa..."
Le mi interrompe, con gli occhi sgranati. "Tu... sei andato da tua madre... a minacciarla con arco e frecce!? Che cosa sei, Oliver Queen?".
Sento la mia mascella serrarsi, la carotide pulsare sotto la pelle del collo. Sono costretto a parlare lentamente per non perdere il controllo. La ragazzina, a quanto pare, non è amante dei giri di parole. "Non... avrei...mai...ammazzato mia madre. Sono un essere umano, per quanto ti possa essere difficile vederlo."
 Mi avvicino e le metto una mano sulla spalla "…Felicity Smoak". Pronuncio il suo nome per intero come ha fatto prima con il mio e sussulta. Si è resa conto di aver esagerato e ora i suoi occhi chiedono scusa; lei no. Forse è orgogliosa. Capisco dal suo sguardo che non intendeva quello che ha detto. Conosco abbastanza bene quella parte del suo carattere, non riesce mai a controllare quello che poi diventa un fiume di parole sconnesse. Allora, siccome so cosa vuol dire sbagliare e non riuscire ad ammetterlo, lascio perdere. Sembra indecisa se parlare o no, ma quando parla la sua voce è ferma. “Voglio trovare Walter”.
Quasi mi viene da sorridere. Fantastico! Siamo sulla stessa lunghezza d’onda. “E poi me ne andrò.”
Non se ne andrà.  Nessuno passa da queste parti senza vedere la feccia della città. Ma per adesso la assecondo: “Come vuoi”. Senza nemmeno rendermene conto prendo un grande respiro e… “Grazie.”
Lei resta interdetta, come se non si aspettasse nessun grazie da me. Poi sorride, il primo sorriso da quando sono sveglio.
“Figurati”.

Io e Dig passiamo la mattina a spiegare a Felicity tutto ciò che sappiamo: il libretto che Walter aveva uguale al mio, la registrazione di mia madre e Malcom Merlyn, il naufragio della Gambit e del coinvolgimento di mia mamma anche in quello. A denti stretti le racconto le parole di mio padre prima che si ammazzasse per farmi sopravvivere. Le parlo di mia mamma e di quel poco che so di Malcom. Di Walter. Ogni minimo particolare è importante.
Felicity si mette subito a lavoro. Sembra determinata.
Dig è uscito. Io provo a fare qualche esercizio, ma con questa ferita non è proprio piacevole. Alla minima contrattura sento fitte dolorose spandersi per tutto il corpo. Non ci voleva una ferita proprio adesso. 
Decido che non posso fare nulla di produttivo qui. Felicity sta facendo il possibile. E se conosco mia madre, casa mia sarà piena di poliziotti. Incluso Lance, che sarebbe il primo a insospettirsi se non mi facessi vedere per molto tempo. E il suo concetto di molto tempo è qualche ora. Meglio non giocare con il fuoco. 

Esco dal Verdant e mi ritrovo sul paesaggio desolante di The Glades. Si sente il vociare di gente che rissa tra i vicoli. L’odore un po’ strano dei palazzi alti e affollati. Cinque anni fa il quartiere non era certo in queste condizioni. Forse mio padre ha fatto bene a vendere quasi tutte le proprietà che aveva qui. Ma questa vendita è stato un caso fortunato, oppure una mossa consapevole? Non sono la persona che pensi che io sia… le ultime parole di mio padre mi hanno fatto capire che, quando era ancora vivo, ogni cosa che faceva aveva un secondo fine. Ora sono troppo diffidente per attribuire la vendita delle proprietà a The Glades a un caso fortunato.
 
Quando arrivo a casa, non è molto affollata come pensavo. C’è solo mia madre e il detective Lance. E sua figlia. Laurel mi sorride, ma adesso è il momento di sfoderare la mia adorabile faccia sorpresa/preoccupata.
“Mamma, che succede?”
“Oddio Oliver, dove sei stato? Ero così preoccupata..”
“Scusa, sono stato per un po’ al club a ripulire un po’. C’era un casino. Ciao a tutti comunque.” Laurel mi fa uno dei suoi soliti sguardi interrogativi. Mi rivolgo al detective Lance: “Che succede qui?” .Lui invece ha uno sguardo abbastanza minaccioso e diffidente:
“Mentre tu…pulivi, al Verdant… Bè, tua madre ha avuto il piacere di conoscere l’Incappucciato che ha salvato te. Ora…perché salvarti e poi andare a minacciare tua mamma?!”

Ma che cazzo di ragionamento è? Pensa ancora che il Vigilante sia io dopo che ha minacciato mia mamma? Non avrei mai torto un capello a mia mamma! Tu... sei andato da tua madre... a minacciarla con arco e frecce!? Che cosa sei, Oliver Queen? Le parole di Felicity mi rimbombano nel cervello. Sembro davvero questo tipo di persona? Wow, forse lo sono.
Mi ricompongo. “Ommioddio mamma…” vado ad abbracciarla. “Com’è successo?”
Passo la mattinata ad ascoltare il suo racconto, il suo spavento, la sua paura di essere portata via da me e Thea, senza riuscire a trattenere il pensiero che sto consolando una bugiarda. Lei ha fatto naufragare la Queen’s Gambit, diamine! E ora sta organizzando non oso immaginare cosa…

Il detective Lance se n’è andato, ma Laurel è rimasta, seppur senza dire una parola.
A metà mattinata arriva una visita a sorpresa per mia madre. Malcom Merlyn. Decido di concedere loro un po’ di privacy così taglio la corda e me ne vado. Chissà se la bugiarda sta già rimpiazzando Walter, penso in un accesso di rabbia.
Mentre sto salendo sulla moto, sento qualcuno chiamarmi dal portone di casa. Laurel. In effetti immaginavo che fosse a casa per poter parlare con me. Per parlare di Tommy, del loro amore tormentato, del mi hai rovinato l’esistenza Oliver sei la rovina della mia vita, bla bla bla. E io me ne sono andato senza quasi nemmeno salutare… Che classe.
“Ollie..”
“Laurel”. Sorrido.
“Devo parlarti…Di Tommy.” Prevedibile.
“Immaginavo. Dimmi, ti ascolto.”
“Bè… ho saputo che avete litigato, quindi se non te lo dice lui non lo saprai mai se io non parlo e…”
“Laurel, taglia corto”. Ok, forse sono un po’ brusco oggi.
“Okay, okay. Ci siamo lasciati. Lui mi ha lasciata.”
“Come, ti ha lasciata? Lui ti ama” Alle mie parole sussulta, quasi compiaciuta. Anche lei lo ama.
 “Si. Cioè… Oliver, Tommy mi ha parlato di te. Ha detto… che sei ancora innamorato…di me.” D’istinto mi irrigidisco, sono sulla difensiva. La prima cosa che provo non è la paura che lei potrebbe non ricambiare. E’ rabbia. Sono arrabbiato con Tommy. Come si permette? Sta facendo la parte dell’uomo quando invece è un codardo che non sa fronteggiare il fatto di essere serio una volta con qualcuno. E ci passo io.
“Ah, quindi ora è colpa mia!?”
“No…Non è…Senti, non intendevo dire questo. Ma quello che provi dovresti dirlo a me, non a Tommy.” Lei guarda in basso.
“Non ho detto un bel niente a Tommy”. Adesso Laurel alza lo sguardo e punta i suoi occhi nei miei. Sembra ferita. L’ho ferita. Avrei dovuto controllarmi ed essere meno brusco, me e rendo conto subito. Ma quando si tratta di lei, quasi mai riesco a controllarmi come si deve. Non riesco a reggere il suo sguardo. “Scusami”. Lei annuisce e mi volta le spalle. Sta per andarsene, ma la trattengo per un braccio. Resta girata. “Sei stata tu a scegliere lui”. Okay, forse anche quello non lo dovevo dire. Prima che Laurel scegliesse Tommy io mi sono portato a letto sua sorella Sara più volte e l’ho portata in una barca in cui siamo morti per cinque anni. Certi dettagli non sono tralasciabili, così lei strappa violentemente il braccio dalla mia stretta e se ne va.
Non ho voglia di tornare a casa, così vado all’ufficio di Tommy per parlargli, o per fargli un casino piuttosto. Non esiste che debba pagare io per la sua codardia. Non esiste che debba vedere il suo sguardo schifato, contro di me, come se stesse guardando un mostro, dopo che mi sono esposto solo per salvare suo padre. Perché è da quando ha scoperto chi c’è sotto il cappuccio verde che si comporta così con me, come se ci conoscessimo da pochi giorni anziché da una vita.

“Che onore, l’eroe di Starling City..!” Tommy ha stampato in faccia una sorta di sorriso finto.
Iniziamo bene.  La carotide inizia a pulsare, ma bene o male riesco a mantenere il controllo. A sarcasmo si risponde con sarcasmo. “Mi devo forse inchinare, di fronte a colui che molla la ragazza per… lealtà? Onore, forse?”
Il suo sorriso si raffredda. I suoi occhi sono lame affilate. Come mi devo comportare con Tommy?
“Cosa vuoi Oliver? Sai, a differenza di te ora ho un lavoro vero, non faccio il donnaiolo di professione in un club a The Glades” Ogni parola che esce dalla sua bocca potrebbe essere veleno puro.
“Pensi davvero che sia un donnaiolo? Perché…bè, è decisamente in contrasto con quello che hai detto a Laurel, come scusa per scaricarla.” Che lite inutile.
“No Oliver, non penso che tu sia un donnaiolo. Io penso che tu sia un assassino.”
Non nascondo il mio stordimento. Guardo nei suoi occhi e sembra che stia guardando verso un mostro. A questo non posso ribattere, questo non posso negarlo, perché è vero, sono un assassino.
Giro i tacchi e me ne vado, senza dire una parola.

Non ho voglia di andare a casa, perciò torno al Verdant, tanto Dig non ci sarà, a quest’ora. Forse potrebbe esserci Felicity, ma penso sia tornata a casa. Forse no, perché magari è troppo impaurita dall’assassino per fare dieci passi. Quando arrivo sento silenzio, perciò forse, con un po’ di fortuna riuscirò a stare un po’ da solo.
Invece Felicity è seduta, con la testa tra le braccia sulla scrivania. Dorme. Io non sento sonno, perché ho passato la nottata svenuto, mentre lei è stata sveglia, in ansia e stressata per molte ore.
Mentre prima, quando mi stava attaccando, avrebbe potuto dimostrare anche la mia età, circa 25 anni, adesso, nel sonno, potrebbe anche essere una studentessa del liceo. La cosa più particolare che noto sono le ciglia; senza gli occhiali fanno un giro perfetto sino a quasi toccare l’altra parte della palpebra. Mentre dorme irradia un senso di delicatezza, come se fosse fragile come il vetro, ma anche di pace, un senso di pace che non provo da tanto, troppo tempo, per cui pagherei con tutto ciò che ho per poterla avere di nuovo.   







Ciao a tutti! Scusate se ho aspettato un po’ a pubblicare questo capitolo, ma ho dovuto scremare molto perché non volevo fosse troppo pesante, e infine a scuola sta finendo il quadrimestre e ci stanno riempiendo di verifiche. Comunque, ecco qua il capitolo! Buona letturaJ
   
 
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