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Autore: AnotherrBreath    10/02/2014    1 recensioni
Cosa penseresti se tutto ciò che hai sempre trovato ridicolo, una sera te lo trovassi davanti? Cosa faresti se invece dell'acqua o del cibo, il sangue diventasse la tua fonte di vita? Cosa succederebbe se iniziasti ad uccidere persone? Come ti sentiresti se per colpa della tua natura, non riuscissi a stare con le persone che ami? Ce la faresti a sopravvivere? Ce la faresti a non morire una seconda volta?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Il corpo dell'uomo che cadeva a terra, fece un tonfo. Viola si pulì con la mano la bocca piena di sangue, ma il gesto non bastò a toglierlo. Guardò il corpo dissanguato ai suoi piedi e si rese conto di ciò che aveva appena fatto. Si portò la mano alla bocca, cercando di soffocare i singhiozzi provocati dal pianto. Con la schiena toccò un tronco di un albero e piano scivolò, fino a toccare con il fondo schiena l’erba umida del parco. Le lacrime scorrevano incontrollabili, mentre il sole tramontava dietro gli alti palazzi.
La ragazza iniziò a pensare all'uomo che aveva appena ucciso. Un uomo qualunque, padre di famiglia forse, con una moglie e una madre che l’aspettavano a casa. Si tirò su e ancora sotto shock, si allontanò dal cadavere. Non sapendo cosa farne di lui, iniziò a correre verso l’uscita, girandosi ogni tanto per accertarsi che nessuno la stesse seguendo. Entrò nel portone del palazzo e con ansia aspettò l’ascensore. Quando arrivò davanti alla porta di casa, ci pensò due volte prima di suonare il campanello. Rivolse lo sguardo verso la finestra del pianerottolo e in fretta e furia si tolse il sangue rimasto intorno alla bocca.
Dopo tre minuti nessuno ancora era venuto ad aprirle la porta, allora cercò nella borsa e trovò le chiavi e come la scorsa volta, la girò frettolosamente nella serratura.
Chiuse alle sue spalle la porta e rimase immobile a fissare il nulla per un po’. Era diventata un mostro. Aveva ucciso una persona e il suo sangue si era unito al suo, gelido e fermo. Però le tornò in mente la sensazione di benessere, la goduria ed il piacere mentre il sangue scorreva nella sua gola.
Per distogliersi da quei pensieri, salì le scale e si avvicinò alla porta della camera di Marco. Bussò ed entrò nella stanza, fermandosi dopo aver chiuso la porta.
“Posso dormire con te?” Le chiese al fratello, osservandolo dritto negli occhi.
Marco, ancora seduto sulla sedia girevole, incrociò gli occhi lucidi e stanchi della sorella. Ma il suo sguardo cadde anche sulla manica insanguinata.
“Cosa hai fatto lì?” Le chiese preoccupato e curioso.
“Oh, qui? Niente, non ti preoccupare. Mi… sono tagliata prima mentre cucinavo. Allora, posso dormire qui?” Marco rispose di sì, aggiustando il letto e aggiungendo il cuscino che teneva nell’armadio.
Viola si sdraiò e il fratellino con lei. Si abbracciarono e così chiusero gli occhi.
La gola non bruciava grazie al sangue di cui si era appena nutrita e finalmente riuscì a stare accanto al suo piccolo ometto. Se lo strinse a sé, desiderando che quel momento durasse un’eternità.
Marco si lasciò stringere dalle braccia tremolanti della sorella, ma sentiva che qualcosa non andava. Come aveva fatto a tagliarsi mentre cucinava, se prima la sua camicia era pulita? Lasciò comunque correre.
Quando i loro genitori arrivarono, decisero di non svegliare la figlia per la cena e di lasciarla riposare. Il piccolo di casa, dopo aver cenato si rimise accanto a Viola ma si volle levare un dubbio. Alzò attentamente la manica impregnata di sangue, cercando di non svegliarla. Avvolse su se stessa la stoffa fino al gomito, ma non c’era traccia di alcun taglio. Marco a questo punto era confuso. Avrebbe voluto pensarci di più e trovare delle risposte ma dopo pochi minuti crollò in un sonno profondo accanto al corpo della ragazza.

La mattina successiva la famiglia si svegliò e cominciò la sua giornata come al solito. Viola, particolarmente, iniziò la sua giornata nella finzione. Alla stessa ora degli altri giorni, uscì e si avviò verso scuola. La pelle le bruciava leggermente e quasi non se ne accorse.
All’entrata dell’edificio, quando arrivò, Silvio la salutò con la mano sorridendo e Viola ricambiò accennando un gesto. Silvio era molto conosciuto a scuola, aveva tanti amici e nessuno provava invidia o ostilità verso di lui. A Viola era sempre piaciuto per questo, per la impossibilità di essere odiato, della sua cordialità verso tutti e il suo bel sorriso.
La giornata a scuola volò e appena Viola mise un piede fuori dalla classe, Silvio le toccò una spalla e di scattò lei si girò.
“Che ne dici di pranzare insieme? E poi andiamo a farci un giro dove vuoi tu.” Viola non riusciva a guardarlo negli occhi, la intimidivano.
“Si, va bene.” Sorrise mentre si strofinava le mani.
Uscirono dalla scuola e si avviarono verso una pizzeria lì vicino, presero due pezzi di pizza e due coca cole e si sedettero su una panchina sotto agli alberi.
“Dove vuoi andare dopo?” Chiese il ragazzo mentre mordeva la pizza.
Viola alzò lo sguardo per scrutare il cielo ricoperto dalle nuvole, probabilmente avrebbe piovuto.
“Visto che oggi il sole non spacca le pietre, direi che il cinema è una buona opzione.”
“Si, hai ragione, va benissimo. C’è un film che mi piacerebbe vedere, oppure tu ne hai già uno in mente?”
“No no, è indifferente quale.” Viola sorrise e si portò la bibita alla bocca.

Grazie alle nuvole il sole era nascosto e sulla pelle non sentiva alcun dolore. Iniziarono a passeggiare e parlarono del più e del meno, conoscendosi e piacendosi sempre di più. Presero l’autobus che li avrebbe portati davanti al cinema. Durante il tragitto condivisero le loro passioni e idee, contrastandole a volte.
Scelsero di vedere un film comico e stupido ma giusto per non appesantire l’aria. Ma questo non bastò.
A metà film, durante una delle poche scene romantiche, le loro mani si toccarono e si strinsero una con l’altra.
Nessuno dei due disse niente, ma smisero di ascoltare i dialoghi e di guardare le scene del film, si concentrarono solamente sulle loro mani. Quando le luci si riaccesero, Viola, che aveva già iniziato a pensare a quel momento da quaranta minuti, fece per sciogliere le dita dalle sue ma Silvio glielo impedì. Si girò a guardarla intensamente, senza dire una parola.
Uscirono dal cinema mano nella mano ma le nuvole erano sparite e il sole ricominciò a ferire Viola e così si accorse anche del bruciore alla gola. Istintivamente si portò la mano sul collo.
“Hai mal di gola? Vuoi la mia sciarpa?” Chiese il ragazzo.
“No, non è niente, grazie.” Rispose sorridendo. Ma lui se la sfilò e gliela mise intorno al collo.
Fuori dalla struttura, oltre a loro c’erano altri ragazzi divisi in gruppi e passare in mezzo a loro non aiutava.
Continuarono a passeggiare per la via isolata e Viola diventò distratta nelle ultime conversazioni. Stare accanto a lui la preoccupava. Aveva di nuovo sete e nei paraggi non c’era nessuno. Intanto il sole aveva tramontato e i lampioni ai lati della strada si erano accesi. Doveva trovare una scusa per allontanarsi. Girarono l’angolo ed entrarono una via piuttosto movimentata grazie ai negozi.
“Voglio un gelato.” Disse lei entusiasta dell’idea che aveva appena avuto.
“Ma… è ancora inverno.” La guardò strano ma poi decise di accontentarla ed iniziò a guardarsi intorno.
“Ecco, lì c’è una gelateria, speriamo che abbia qualche gusto. Torno subito.” Lasciò la mano della ragazza al suo fianco e a passo svelto entrò nel negozio.
Viola si girò ed iniziò a correre, tornando indietro verso il cinema. Nella grande via non c’era nessuno e allora decise di tornare dove c’erano altri ragazzi della sua età. Si nascose in un vicoletto aspettando che qualcuno passasse di lì. Ragazzi, coppie che andavano e venivano ma lei stava aspettando i gruppi. Se avesse preso con se un ragazzo, i suoi amici non si sarebbero accorti subito della sua assenza.
Finalmente ne arrivò uno, composto da circa otto persone. Passarono uno per uno in fila indiana davanti a lei.
L’ultimo era un ragazzo, più piccolo di lei di due anni circa. Lo prese per il giacchetto e lo tirò dentro allo stretto vicoletto, tappandogli la bocca e sbattendolo al muro. Gli occhi spaventati della sua preda, la fecero esitare ma gli occhi di Silvio si sostituirono ai suoi. Se non avesse preso il suo sangue, non sarebbe riuscita a stargli accanto.
“Non ti farò del male.” Viola aprì la bocca, facendo brillare i canini nella notte e i suoi occhi diventarono visibilmente più scuri. Si avvicinò al collo del ragazzo e lo morse più dolcemente possibile ma non ci riuscì perché il ragazzo cominciò a muoversi e a divincolarsi, stringendo con le mani la testa della ragazza provando ad allontanarla. Ma ormai Viola era incontrollabile e niente e nessuno poteva toglierle la sua vittima.
Dopo pochi minuti, il ragazzo perse i sensi e si lasciò andare. Il piacere che provava quando il sangue andava giù nella sua gola era indescrivibile. Quando la vampira finì, prese il corpo e lo posò nel fondo del vicolo, lasciandolo seduto con il collo sanguinante. Come al solito, cercò di pulirsi la bocca ma non fu abbastanza e allora decise di coprirsi con la sciarpa. Uscì dal vicolo e velocemente ripercorse la strada isolata. Mentre camminava, il suo sguardo si posò sul finestrino della macchina e vide riflessa se stessa. Il sangue era visibile sulla sciarpa, sul viso e sulla mano. Se fosse tornata in quelle condizioni da Silvio, sarebbe sembrato stranissimo. Si rese conto che non era possibile e decise di prendere il primo autobus per tornare a casa. Era crudele, ma se l’avesse vista sarebbe stato peggio.
Mentre guardava fuori, seduta sul posto singolo, scrisse un messaggio di scuse a Silvio, spiegando che aveva ricevuto una telefonata urgente dalla madre. Sapeva che non l'avrebbe perdonata facilmente.
La sua vita era migliorata tanto quanto si era complicata. Come sarebbe riuscita a stare accanto alle persone che amava se un mostro era andato a vivere dentro di lei, pronto a sostituirla ogni volta che voleva?


Sotto il castello, nelle viscere della terra, i vampiri del Regno Oscuro dell’Ovest, erano stati riuniti d’urgenza per parlare di qualcosa che a loro non era stato specificato. Erano tutti sorpresi di questa riunione, per loro era raro che si verificassero cose di questo genere. I vari uomini e donne si trovavano nell’unica piazza esistente tra le rocce e montagne rosse. Davanti alla piazza c’era una pedana molto alta e rettangolare con dietro un telo bianco, a cui nessuno era consentito salire. Si sentivano i bisbigli dei vampiri incuriositi e ansiosi.
Tutto ad un tratto, il telo bianco si aprì ed entrò un uomo vestito di nero, pelle e occhi rossi come il fuoco e con indosso un cappello. Gli posizionarono un microfono davanti, preciso per lui ed iniziò a parlare.
“Buona sera vampiri!” La piazza si azzittì.
“Erano secoli che non si faceva una riunione del genere. Ora vi starete chiedendo il perché, ma prima lasciatemi che vi ricordi la vostra storia. Millenni fa, gli umani cominciarono a sospettare della vostra esistenza e iniziarono a cercarvi e successivamente ad uccidervi. Milioni di famiglie furono sterminate ma alcuni riuscirono a salvarsi. Tutto questo perché voi siete cacciatori, amanti del sangue e, all’epoca, eccitati dall’uccidere e dal massacrare povere vite. Ma grazie al Signore delle tenebre, voi riusciste a sopravvivere. Come? Il vostro signore che si trova nel Regno del Nord, capo e creatore di tutti i regni, vi portò qui, al riparo dagli umani per cessare questa continua lotta. Il nostro intento è sempre stato quello di proteggervi e di far tacere l’idea della vostra esistenza agli uomini. Per anni, secoli, siamo riusciti a cavarcela, rimanendo qui giù, dove il sole non poteva ferirci, trovando una grande forza interiore nel resistere a non bere sangue per giorni e giorni, senza mai uccidere nessuno!” L’uomo alzava la voce furibondo e pieno di rabbia, osservando attentamente ogni viso, cogliendo le loro reazioni alle sue parole. Lui non era un vampiro, ma aveva le loro stesse caratteristiche.
“Ed ora… è tutto rovinato. E sapete perché? Perché qualcuno di voi ha trasformato un umano in un vampiro!”
Urlò e si allontanò verso destra.
“Guardate voi stessi.”
Sul telo bianco venne proiettato un video. Lo stupore dei vampiri e anche un po’ di rabbia, li fece rimanere senza parole. Nel video si vedeva Viola che uccideva le sue due uniche vittime e la polizia che trovava il corpo del primo.
“Questo non va per niente bene. Ed ora vi spiego anche il perché. Un vampiro appena nato, libero, nel mondo degli umani, che non sa controllare la sua sete e di conseguenza va ad uccidere per placare la sete e il dolore sulla pelle, può risultare un pericolo per voi. Gli umani potrebbero ricominciare a sospettare della vostra esistenza e questo porterebbe ad un altro sterminio. Voi siete figli dell’oscurità ed io, Re del Regno dell’Ovest, ho il diritto di proteggervi. Ora però vorrei che il colpevole si facesse avanti.” Il Re camminava avanti e indietro sulla pedana.
“Vivete da più di mille anni e non sapete prendervi le vostre responsabilità?”
La folla girò lo sguardo a destra e a sinistra, cercando quel qualcuno. Si sentirono bisbigli e movimenti, ma ancora nessuna risposta.
“Sono stato io.” Si sentì dal centro. I vampiri si allontanarono da lui, creando un cerchio che si allargò sempre di più.
“Oh, Jack, figliolo mio!” Esclamò il Re con una finta allegria.
“Sono stato io a trasformarla.” Replicò l’uomo, anche lui vestito di nero.
“E perché l’avresti fatto?”
“Stava per morire e non sono riuscito a non fare niente.”
“Non capisco… Voi vampiri non siete sensibili eppure tu l’hai, per modo di dire, salvata.”
Jack non disse niente, rimase ad osservarlo, preparandosi alla sua condanna.
“Sai, al Signore non piace uccidervi, voi che siete stati sempre dalla sua parte, quindi non lo farò con te. Ma voglio che tu elimini ciò che hai creato. Se ucciderai la ragazza, io non ucciderò te.” Disse soddisfatto il Re.
“Come desidera.” L’uomo fece un inchino e si fece spazio tra la folla che lo fissava esterrefatta. Se ne andò con menefreghismo e impertinenza , e si preparò per far visita a Viola.



Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! E’ passato un po’ di tempo dall’ultima volta ma non trovavo l’ispirazione giusta. Ma ora sono qui!
Spero veramente che vi piaccia. Da qui la storia inizia a prendere il volo ed iniziano le prime complicazioni.
Ringrazio l’unica persona che ha messo questa storia tra le seguite e spero che qualcun altro si aggiunga a lei. Lasciate una recensione e se vi piace fatemelo sapere.
Grazie e a presto!
  
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