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Autore: Piumadoro    10/02/2014    1 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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“Ciao, avete finito le vostre lezioni?” Anne si avvicinò di corsa ai Malandrini appena li vide varcare la porta della Sala Comune.
“Si, per oggi abbiamo finito…finalmente.” Sbuffò Sirius affondando in un divano che forse prima era occupato da una ragazzina del primo anno ma lui non se ne curò.
“Almeno domani è sabato.” Esultò James gettando a terra le gambe dell’amico per potersi sedere a sua volta.
“Oh, cielo! Già sabato? Vuoi dire che domani è il due dicembre?!” Scattò Star tutta agitata.
“Si, certo.” Le rispose Remus con calma posandole una mano sul braccio.
“Oggi è il primo dicembre?! Il primo giorno dell’Avvento?! E nessuno me lo ha detto?!” Cominciò a gridare lei.
“Confidavamo nella tua capacità di contare i giorni della settimana, sai che sono sette, vero? E che sono numerati e divisi in mesi e ogni mese ha un numero diverso di giorni?” La prese in giro Sirius.
“Certo che lo so! E’ che ero convinta che fosse giovedì.” Lo mise a tacere la ragazza agitandosi sempre di più.
“Ma ieri era giovedì e di giovedì ce ne è uno solo.” Continuò a beffeggiarla il ragazzo. “Non le hai insegnato nulla durante la scorsa estate, James!?”
“Ci ho provato ma non pensavo non sapesse che c’è un solo giovedì…” Gli diede corda l’amico.
“Ah, ‘cittatevi’ voi due! Devo sistemare questa faccenda!” Mugugnò Star.
“Cosa hai detto…?” Cominciò James divertito ricevendo uno scappellotto dalla ragazza.
“Quale faccenda? Cosa ti preoccupa?” Cercò di aiutarla Remus.
“Pensavo che potevamo chiedere ad Anne cosa faceva durante l’Avvento e crearne una replica per aiutarla a ricordare. Se si ricorda cosa faceva…solo che credevo glielo avrei chiesto oggi per cominciare domani…ma oggi è già il primo…c’è ancora tempo…” Borbottò Star camminando avanti e indietro finché Anne non le si avvicinò tirandola per la manica.
“Ma, Star, io non faccio niente durante l’Avvento, solo l’albero con tutta la famiglia.” La informò la piccola.
“E quando fai l’albero?” Le chiese Remus.
“Uhm…il secondo sabato o domenica di Dicembre.” Rispose lei sicura.
“Come da tradizione.” Sussurrò Star. “E non apri le caselle del calendario per mangiare i cioccolatini?” Domandò poi ad alta voce.
“Oh, si. La mamma ci faceva trovare sempre un dolcetto diverso in ogni casella, il papà ci aveva costruito una casetta di legno con ventiquattro porticine.” Ricordò la bambina entusiasta.
“Hai detto ‘ci’? A te e a chi?” Si incuriosì James.
“A me e a mia sorella. Lei è più piccolina.” Spiegò Anne.
Star si sforzò di ingoiare l’enorme nodo che le era salito in gola, guardò i grandi occhi azzurri della bambina e passò una mano sui suoi capelli dorati.
“Ricordi niente altro?” Le chiese.
“Si, mia sorella si chiama Di. Oh, l’albero lo sceglievamo con il mio papà nei boschi e facevamo i biscotti di Natale la Vigilia mentre il Ceppo bruciava nel camino e il Pudding la mattina di Natale dopo aver scartato i regali e pranzavamo sempre assieme al resto della famiglia cantando canzoni di natale e…” La bambina rispose con entusiasmo crescente ma poi si bloccò, gli occhi le si riempirono di lacrime. “E mi mancano tanto!” Gridò infine affondando tra le braccia di Star e cominciando un pianto disperato.
La ragazza si rialzò con Anne in braccio e sussurrando parole rassicuranti cominciò a salire le scale che portavano al dormitorio maschile. I Malandrini le seguirono curiosi e preoccupati insieme.
Entrarono nella stanza e sentirono i singhiozzi della bambina calmarsi un poco, sulla finestra erano appesi ventiquattro piccoli sacchetti di stoffa rossa verde e oro, con i numeri da uno a ventiquattro ricamati sopra.
“Ti va di aprire quello di oggi? Non è una casetta di legno fatta a mano ma li ho ricamati io stessa…che te ne pare?” Domandò dolce Star poggiando a terra la bambina.
Anne si asciugò gli occhi e il nasino sulla manica e tentò un tiepido sorriso tremante. “Grazie.” Mormorò poi avvicinandosi al suo personale Calendario dell’Avvento.
Cercò il numero uno e lo aprì, addentando subito il cioccolatino a forma di casetta che vi trovò all’interno.
“Come ha fatto?” Sussurrò Sirius.
“Quando lo ha fatto?” Si meravigliò Remus sempre a voce bassa.
“Mi rifiuto di esporre il mio stupore, la cosa fa paura…” Borbottò James.
La ragazza si avvicinò a loro dopo aver poggiato una calda coperta sulle spalle della piccola.
“Sorpresi?” Chiese ai suoi amici con un sorriso furbo.
“Si.” Risposero questi ultimi in coro senza esitazioni.
“Beh, come e quando è un segreto ma posso dirvi che lo costruisco da venti giorni, circa, di notte. I dolci sono tutti di Mielandia e…”
“Chissene importa! Voglio sapere come cavolo sei riuscita ad appenderli li senza che noi li notassimo!” Esplose Sirius.
“Sono due giorni che sono li appesi, solo che nessuno di voi ha guardato abbastanza bene da riuscire a scorgerli.” Replicò lei.
“L’incantesimo di Disillusione…” Mormorò Remus strabiliato.
Star sorrise timida, imbarazzata dagli sguardi degli amici.
“Già, mi riesce sempre meglio e questa volta ho usato la bacchetta…” Ammise piano.
“MA COM…!” Lei bloccò l’urlo in arrivo da James posandogli una mano sulla bocca poi indicò la piccola Anne addormentata a terra.
“Oggi è stata una giornata dura, lasciala dormire, poveretta.” Lo rimproverò la ragazza.
Sirius raccolse dolcemente la bimba posandola sul proprio letto e coprendola per bene.
“Oh, dolcissimo! Attenzione signori e signori, Sirius Black ha un cuore tenero.” Lo prese in giro Star, il razzo le lanciò un’occhiata omicida prima di aprire la porta e scendere in Sala Comune seguito dalla risa dei suoi amici.
“Finitela, e andiamo a cena.” Sbottò Sirius irritato.
“Wow, stai manzo, fratello!” Ribattè James molleggiando sulle gambe e muovendo le braccia in modo ridicolo.
Tutti si voltarono verso di lui da prima stupiti e poi crollarono a ridere.
“Che c’è l’ho visto fare ad un ragazzo Babbano.” Si difese James.
“Ti prego, scegli Babbanologia per il prossimo anno, voglio vederti mettere in pratica tutte queste scemenze!” Lo derise Sirius.
“Ha, ha. Intanto vi ho risollevato il morale.” Si vantò il ragazzo.
“Nessuno ne aveva bisogno ma è stato un piacere.” Lo ringraziò Remus in preda alle risate.
“Oh, punto a favore di Lunastorta!” Esclamò Star con le lacrime agli occhi.
I Malandrini riuscirono a raggiungere miracolosamente la Sala Grande senza un attacco di cuore a causa delle risa scatenate ma qualcuno di loro in compenso centrò qualche armatura per via della vista appannata.
Si sedettero calmandosi solo quel poco necessario per ingoiare qualcosa da magiare.
“Parlando delle materie del prossimo anno: sapete già quali scegliere?” Domandò Remus.
“Non so nemmeno quali ci sono, figuriamoci se so quali sceglierò!” Ribadì Sirius con aria ovvia.
“A me piacerebbe toglierne alcune, come Pozioni e Erbologia.” Borbottò James.
“Già, peccato non si possa fare...” Mugugnò Sirius.
“Incredibile il fatto che odiate ancora Erbologia, non è male!” Si stupì Star.
“Non è male per voi due che avete preso gli unici due Eccezionale in quella materia l’anno scorso. Aspetta…come avete fatto?” Chiese James.
Star e Remus si scambiarono uno sguardo complice e poi, cercando di trattenere una nuova ondata di risa, risposero in coro:
“Con il nostro tema: ‘Gli effetti del fungo viola sugli unici due idioti che lo hanno leccato nonostante avesse un aspetto talmente ripugnante che nemmeno l’animale più stupido lo avrebbe fatto’!”
“Scherzate vero?” Replicò Sirius inarcando un sopracciglio.
“No.” Rispose Star sorridente.
“La professoressa Sprite ci ha detto che era uno dei migliori temi che avesse mai visto oltre al fatto che abbiamo dato un enorme contributo all’Erbologia.” Specificò Remus.
“E perché non ha premiato anche noi? Siamo stati le cavie!” Protestò James.
“Se non mi sbaglio lo ha fatto: non siete stati bocciati nonostante i vostri voti siano sempre stati pessimi.”
I due ragazzi tentarono di replicare invano.
“Bene allora noi due inventeremo il … lancio del piatto!” Si impuntò Sirius prendendo tra le mani il suo piatto e alzandosi in piedi. Lo lanciò a James come se fosse un frisbee, il ragazzo lo acchiappò e lo rimandò indietro schivando il suo amico di qualche metro buono e sfiorando la testa della professoressa McGranitt.
Il piatto cadde a terra con un gran frastuono ma la voce della professoressa arrivò comunque limpida alle loro orecchie.
“Potter e Black. Siete in punizione! Ci vediamo tra cinque minuti nel mio ufficio.” Minerva poi girò sui tacchi e se ne andò.
“Ops…” Esordì James bloccato ancora nel movimento del lancio.
“Andiamo dai!” Sirius lo prese per un braccio indirizzandosi verso l’ufficio della professoressa.
Star e Remus finirono di mangiare in tranquillità e poi tornarono nel dormitorio maschile anche se dopo un ora passata a parlare tra loro per aspettare i loro due amici si arresero infilandosi a letto.
Dopo alcune ore un rumore svegliò Star.
“Cosa avete fatto come punizione?” Chiese la ragazza ai suoi amici che distrutti si gettarono sul loro letto.
“Siamo stati divisi!” Si lagnò James.
“Una noia! Non potevamo nemmeno parlare tra noi per passare il tempo!” Protestò Sirius.
“E’ orribile stare in punizione così! Ci fosse un modo per stare in contatto anche quando siamo distanti! Comunque siamo condannati a stare in punizione ancora per tutto il periodo dell’avvento, esclusi i fine settimana.” Spiegò James.
“Diciamo che è stata buona!” Rise Star. “Va bene, ‘notte ragazzi.”
 
…………
 
Star camminava con sicurezza per le strade di Hogsmeade avvolta nel suo pesante mantello blu scuro, deviò in una stradina laterale nascosta e si infilò in fretta in un negozietto dall’aria antica.
“Ciao Star. Giorno di paga oggi!” La salutò una donna molto giovane da dietro il bancone già ingombro di stoffe e abiti.
“Di già? Bene, così posso andare a comprare i regali.” Rispose la ragazza togliendosi il mantello e indossando il grembiule da sarta con il suo nome ricamato sopra.
“Per oggi non ci sono nuove richieste quindi puoi solo dare una pulita in giro e poi sei libera.” La informò la donna.
“OK, Angel, mi metto al lavoro!” Rise Star cominciando a ripiegare le stoffe sparse in giro.
Dopo solo mezz’ora la ragazza era di nuovo in balia del freddo, ci sarebbe stata una bufera di lì a poco e gli abitanti più mattutini del villaggio cercavano di sbrigarsi nei loro acquisti per tornare in fretta a casa.
Star sapeva di avere poco tempo, il sacchetto con la sua paga era al sicuro nella tasca del mantello ma non ci sarebbe voluto molto per finire tutti i soldi. Non le interessava, però, volevo solo trovare dei regali carini e che servissero e piacessero ai suoi tre amici e magari non le sarebbe dispiaciuto prendere anche un pensierino per i suoi genitori e per i signori Hitch.
Il problema era: che cosa regalare?
Aveva già qualche idea per tutti tranne che per Sirius e James.
Cosa serviva a quei due combina guai?
I suoi occhi si spostarono su una vetrina ammuffita dove vide due specchi rettangolari d’argento molto maschili e comodi da portar in giro.
Immaginò i suoi amici specchiarsi nello stesso momento e rise. Fra un po’ di anni avrebbero apprezzato quel regalo ma per ora loro non si interessavano ancora molto al loro aspetto. Entrò comunque nel negozio.
“Quanto costano gli specchi gemelli in vetrina?” Chiese all’anziano signore che se ne stava dietro il bancone ad ammuffire come i suoi articoli.
“Posso inciderci sopra qualcosa se volete!” Esclamò come tornando in vita. “Fanno tre galeoni per entrambi! E’ vero argento, sa!”
“Sono semplici specchi, giusto?”
“Si, cero.”
“Va bene, la ringrazio comunque ma non mi interessano.” La ragazza fece per uscire ma il proprietario la bloccò.
“Allora vorrà di sicuro dare uno sguardo a questi gioielli e a questi altri…”
 
……………
 
Anne si svegliò presto e piano piano scese dal letto per andare ad aprire il secondo sacchettino del suo calendario. Un delizioso cioccolatino a forma di regalo spuntò fuori dalla stoffa ricamata, cominciò subito a mangiarlo allegra. Una volta finito di gustarsi il suo dolcetto osservò meglio la stanza debolmente illuminata: Peter, James, Sirius e Remus se ne dormivano tranquilli ma Star non c’era.
Rifece con calma e pazienza il suo letto e poi sparì in bagno dove si lavò e si sistemò i capelli in una treccia laterale come le aveva insegnato la sua amica. Prese poi pergamena, penna e inchiostro e, seduta a terra, cominciò a scrivere.
Mezz’ora dopo Star entrò nella stanza tutta trafelata.
“Ciao Anne, già sveglia?” Chiese la ragazza sorridendo.
“Dove sei stata?” Domandò la piccola alzandosi in piedi.
“A fare un giro. Che carina quella treccia l’hai fatta tu da sola?” Rispose evasiva Star.
“Si, tu hai la mia stessa pettinatura.” Le fece notare Anne.
La ragazza sorrise. “Vero! Che caso!” Esclamò. “Oh, oggi abbiamo gli allenamenti!” Si ricordò poi affettandosi a svegliare i suoi amici.
 
………..
 
La settimana passò in fretta senza miglioramenti della memoria da parte della piccola Anne. James e Sirius subirono la loro punizione sbuffando e maledicendo le punizioni in tutte le lingue che conoscevano ovvero l’inglese e … l’inglese adolescenziale.
Presto arrivò il sabato con grande felicità da parte di Star e Anne.
Quella mattina la ragazza svegliò tutti prestissimo e li costrinse a seguirla verso la Foresta Proibita. Si fece prestare da Hagrid la solita accetta e lasciò che una saltellante Anne scegliesse l’albero più bello per lei.
“Quello!” Esclamò la bimba indicando un albero decisamente più grande di quello dell’anno precedente.
“Hem, perché non scegli qualcosa di più piccolino?” Le chiese gentilmente Remus indicandole un alberello un poco spoglio.
“No, Rem. Questo andrà benissimo!” Lo rassicurò Star avvicinandosi al tronco di circa mezzo metro di diametro.
La ragazza cominciò a colpire l’albero, forte, sempre più forte, vedeva solo le fronde sopra di lei e quel tronco che poco a poco si incavava.
Mentre rialzava l’arma preparandosi per ricominciare un colpo non suo scosse l’albero.
Alzò gli occhi e vide James attrezzato anch’esso con un’accetta sorriderle. “Ci mettevi una vita da sola e poi non sei più sola.” Le spiegò lui.
Si sorrisero e ricominciarono il loro lavoro dandosi il cambio con Sirius e Remus.
Preso l’albero fu sul punto di cedere. Si misero tutti dallo stesso lato e lo spinsero dove poteva crollare senza intoppi e mentre il tronco cedeva scricchiolando i quattro gridarono forte, il più forte possibile: “ALBERO CHE CADE ACCIDENTALMENTE!” e dopo il sonoro tonfo che segnava la loro vittoria si misero a ridere come non mai.
“E ora piantatene un altro.” Impose loro Anne con le braccia sui fianchi.
“Scherzi vero?” Protestò James spazientito.
“Sei stata tu a voler abbattere quest’albero!” Le ricordò Sirius.
“Si, ma ora dobbiamo piantarne un altro!” Insistette la piccola.
“Invece no!” Ribatté James impuntandosi.
Star e Remus sorrisero nel vedere quei tre impegnati in un bisticcio così futile.
Incredibilmente la bambina l’ebbe vinta sui due ragazzi.
“Ok, pianteremo questo dannatissimo albero!” Gridò Sirius esausto. “Pala!” Chiese allungando la mano verso Star che lo guardò sorridente indicando un piccolo alberello appena piantato.
Anne ne rimase estasiata. “Che carino!”
“Bene, andiamocene.” Decretò James avviandosi verso il castello.
Star tossicchiò leggermente e suo fratello si voltò verso di lei notando l’albero abbattuto, tornò indietro e i quattro se lo caricarono in spalla con molta fatica.
“Ora, andiamocene.” Ripeté James incominciando la marcia.
“E’ bello grosso quel coso, volete una mano?” Gridò loro Hagrid alzando il viso dal suo lavoro.
“No, grazie.” Lo tranquillizzò Star.
“Stiamo bene così, sul serio.” Rimarcò Sirius sbuffando per la fatica.
Gli altri due non riuscirono a dire molto di più di “mbenemfhrapfie.” che Hagrid interpretò come un “no, grazie.”
Anne saltellò euforica accanto all’albero e ai suoi quattro amici canticchiando: “Andiamo a fare l’albero di Natale! L’albero di Natale! Sarà il più bello di tutti gli altri! E io adorerò questo Natale!”
“Ragazzi ho bisogno di una pausa. Non sento più la spalla.” Propose Remus appena entrarono nel castello.
“Concordo. Appoggiamolo.” Suggerì James.
“Pappemolli.” Replicarono Sirius e Star in coro sorridendo.
Insieme i quattro poggiarono il loro albero di nuovo a terra sospirando di sollievo.
“Salve Malandrini!” Un ragazzo dai capelli castani si fermò davanti a loro sorridente.
“Ciao Dennis!” Salutò Star.
Anne arricciò il naso. James e Sirius si scambiarono un occhiata complice e ghignarono.
“Fate l’albero come l’anno scorso? Non avevo mai visto niente di più fantasioso” Cominciò Dennis.
“Si, esatto… grazie.” Rispose la ragazza sorridente.
“Ah, prego. Ma per sdebitarti di questo mio complimento dovrai venire in biblioteca a studiare domani alle cinque.” Attaccò il ragazzo risoluto e divertito.
Star si voltò indietro e lanciò un breve sguardo ai suoi amici.
“Facciamo lunedì, penso sia meglio che rovinarsi il finesettimana tra i libri.”
“Ci sto, lunedì alle cinque in biblioteca.” Ripeté lui per affermare il tutto poi si girò e continuò per la sua strada salutando tutti con la mano.
Appena il ragazzo fu sparito dietro l’angola star assunse un espressione pensierosa.
“Che c’è?” Le chiese Sirius.
“Quando ha detto ‘dovrai venire in biblioteca a studiare’, intendeva con tutti gli altri del suo gruppo vero?” Rivelò lei.
“No, penso volesse dire voi due da soli.”  Le spiegò James già con un mezzo sorriso derisorio sul volto.
“Perché da soli? Gli altri studiano sempre con noi. Che stiano male?” Si preoccupò la ragazza.
“Penso che forse è un appuntamento.” S’inserì Remus calmo e delicato anticipando le risposte canzonatorie degli amici.
“COME?! Che gli salta in mente a quel tipo!? Io ho dodici anni, forse, Miseriaccia!” Sbottò Star.
“Che vuoi che sia non è mica una catastrofe…andrate in biblioteca, sai che roba.” Cercò di rincuorarla Sirius.
“Eh, no. Secondo me voi avete capito male, non può essere un appuntamento, non può. Punto.” E detto questo la ragazza si incamminò nella direzione di Dennis.
“E la lalbero?” Protestò Anne.
“Aspettiamola qui.” Propose Remus.
“Tu e lei aspettate. Noi due la rincorriamo.” Esclamò James partendo in quarta con Sirius.
I due ragazzi intravidero l’amica che risalutava Dennis e la raggiunsero di corsa quando lui si fu allontanato.
“Dunque?” Le chiese James un po’ in ansia.
“Avevo ragione io!” Rispose lei con aria di superiorità. “Mi ha solo invitato a studiare insieme alla sua combriccola.”
“Quel tizio è furbo.” Mugugnò Sirius a James che annuì.
Ritornarono da Remus e Anne e ripresero sulle spalle l’albero.
Ebbero qualche problema a farlo passare per la porta dietro il ritratto della Signora Grassa ma alla fine ci riuscirono grazie all’aiuto della squadra di Quidditch.
“Hey! Bell’albero! Quest’anno siete andati a pescarne uno proprio carino!” Commentò Malcom.
“Pescare? Noi non siamo andati a pesca, siamo andati nel bosco con l’accetta…gli alberi non si pescano.” Replicò Star scombussolata.
“Ehm…” Fece il ragazzo confuso.
“Tesoro, tesoro, tesoro… era un modo di dire.” Le spiegò James con un accenno beffeggiatore.
“La prossima volta che mi chiami in quel modo questo abete…” La ragazza bloccò la sua sfuriata osservando la piccola Anne al suo fianco. Le tappò le orecchie con le mani e poi continuò. “… te lo ficco su per il tuo culo da cretino quale sei.”
James alzò le mani in segno di resa sorridendo.
“Calmatevi voi due! Sentite, che ne pensate di lasciare qui l’albero? Lo decoriamo tutti insieme con i nostri vestiti più strani, sarà divertente!” Propose Jordan nel tentativo di riportare la pace.
Gli occhi di Star brillarono. “E’ un idea bellissima!” Esclamò abbracciando il capitano della squadra e correndo fuori dalla Sala Comune per avvertire tutti i Grifondoro.
Poco dopo la ragazza tornò alla carica di un esercito di ragazzi e ragazze che corsero ai loro bauli per tirarne fuori tutti gli oggetti più stravaganti. L’albero era stato sistemato al centro della sala dove tutti potessero ammirarlo bene.
La decorazione iniziò. I ragazzi del primo anno furono quelli più titubanti ma poi si lasciarono coinvolgere dall’allegria e dal clima natalizio.
Una ragazza stramba del settimo anno portò una tutina da bebè con il cappuccio, tutta rossa e con una grande stella oro ricamata sul davanti e sul dietro.
“Mettiamola sulla cima!” Propose un ragazzo del terzo anno.
“Si, dai!” Gridarono tutti in coro.
“Per voi va bene Malandrini?” Chiese Jordan.
“Ovvio. E’ perfetta. Sembra una stella rossa con dentro una oro. Sono i nostri colori! Meglio di così.” Rispose Star sicura i suoi amici annuirono.
Anne corse al piano di sopra mentre si decideva chi dovesse mettere la stella sulla cima, tornò sotto con le calze che indossava la notte in cui era arrivata ad Hogwarts e le legò ai rami dell’albero.
“A casa mia è sempre il più piccolo della famiglia.” Raccontò uno del sesto anno.
Tutti si voltarono silenziosi verso la bimba.
“Anne, vuoi metter la stella?” Le domandò Remus gentile dando voce ai pensieri di tutti.
La piccola annuì felice e Jordan le consegnò la tutina.
“James dammi una mano.” Ordinò Star sfoderando la bacchetta. I due fratelli spalla a spalla si piazzarono davanti ad Anne enunciando l’incantesimo di Levitazione e portandola ad alzarsi piano piano.
La bambina cominciò a gridare felice come non mai. “Sto volando! STO VOLANDO!”
Tutti ridevano osservandola attentamente. Quando arrivò sulla punta e ci piazzò sopra la stella partirono le urla di gioia e mentre riscendeva tutta la sala intonò canti di Natale.
“Divertita?” Le chiese James prendendola tra le braccia e gridando per farsi sentire sopra le canzoni natalizie.
“SIII!” Esplose Anne felicissima.
Star si avvicinò a James carezzando il viso della piccola, qualcuno scattò loro una foto ma non ci fecero caso.
Il fotografo Sirius però sentì e vide i Grifondoro che li indicavano facendo commenti su quanto stessero bene insieme. Cominciò ad innervosirsi e si voltò verso Remus.
“Non hanno niente di meglio di cui parlare?” Sbottò irritato all’amico.
Remus sbuffò. “Lascia correre, finché loro due non se ne rendono conto va bene.”
“Dovremmo dirglielo invece.” Protestò il ragazzo imbronciato.
“Perché? Sono solo male voci, sanno che girano, e se diciamo loro che di questo periodo sono sempre più non facciamo altro che rovinarli il natale. Insomma è esasperante dopo un po’, per gli interessati poi è ancora peggio.” Consigliò saggiamente l’altro.
Sirius annuì e sospirò. “Pazientiamo.”
“Però ammettilo: sembrano sul serio novelli sposini con la loro figlia. Se fossero più grandi ci potresti anche credere.” Commentò Remus sorridendo divertito.
“Già.” Concordò l’amico sorridendo a sua volta.
L’albero fu presto finito e tutta la torre si riunì sotto i suoi rami sedendosi a terra. Calò uno strano silenzio, ricolmo di consapevolezza e felicità.
In quel moneto la piccola Anne prese a gridare forte fissando il vuoto come se stesse litigando con una persona che non era lì. Si districò dalla presa di James e cominciò a correre lontano sempre urlando.
Star fu la prima a rincorrerla. Riuscì ad afferrarla per un braccio prima che si facesse del male raggiungendo delle scale con un trabocchetto.
“LASCIAMI! MAMMA, TI HO DETTO DI LASCIARMI! DEVO ANDARE DA DIANNE!” Urlò la piccola dimenandosi.
Star spalancò gli occhi sorpresa. Penso che Anne stesse avendo un flashback ma quando parlò di sua madre non guardava il vuoto guardava dritto nei suoi occhi. La ragazza prese un bel respiro per tornare in sé. “Calmati, qui non c’è Dianne, se scappi non la ritroverai mai più. Devi calmarti.”
“NO, TU DICI CHE NON VUOI PUBBLICARE LA MIA STORIA SUL CONIGLIO! TU NON MI VUOI BENE!” Sbraitò la bambina.
“Farò pubblicare la tua storia, non c’è problema.” Continuò Star nel tentativo di far tornare in sé la piccola.
Nel frattempo la raggiunsero gli altri Malandrini.
“Menti.” Le disse Anne tornando calma e attraversandola con i suoi occhi azzurri pieni di risentimento. “Io ti odio.”
Star ci rimase malissimo, un silenzio innaturale crollò tutto attorno mentre la ragazza cercò di sostenere lo sguardo della bimba. Un brivido le attraverso la schiena e chiuse gli occhi esausta la solita aura di allegria che aveva intorno a sé in ogni momento si affievolì, quel sorriso che aveva sempre sul viso anche solo per apparenza scomparve. Fu come se Star si stesse spegnendo.
Poi gli occhi di lei si riaprirono più cobalto che mai. Con aria determinata strinse di più il braccio di Anne e se la caricò su una spalla come un sacco nonostante lei scalciasse e tirasse pugni a più non posso ricominciando a gridare.
La ragazza si avviò decisa verso l’infermeria seguita dei suoi tre amici.
Madama Chips la accolse comprensiva e le due donne, insieme, riuscirono a far ingoiare una pozione calmante alla piccola che smise subito di lottare e di urlare e crollò sfinita tra le braccia di Star.
“La memoria le sta tornando quasi completamente. Credo che per questa settimana sia meglio che la lasciate qui senza venire a trovarla. Deve stare tranquilla finché i ricordi che le sono tornati non si rimetteranno in ordine. E’ una cosa complicata riacquistare la memoria comporta un grande sforzo mentale che una bambina non dovrebbe subire.” Spiegò l’infermiera paziente.
La ragazza annuì e carezzo la fronte di Anne spostandole la frangia bionda con aria solenne poi si girò ed uscì senza aggiungere altro.
“Hey, che ne dite di andare a prenderci una bella cioccolata calda?” Chiese ai suoi amici tornando allegra subito ma loro notarono lo sforzo enorme richiesto per quella finzione.
“Andiamo.” Rispose James neutro prendendola per mano. “Magari riusciamo a capire chi tra te e Sirius beve più cioccolata.” Aggiunse sorridendo.
Questa volta una vera nota di spensieratezza si sentì nella voce di Star. “Io sicuramente. Sirius non potrai mai battermi.”
“Questo lo dici tu!” La provocò Sirius.
“Io punto tutto su Piumadoro.” Aggiunse Remus.
“Scommetti Rem? Non è da te!” Lo prese in giro la ragazza.
“No, non è da Remus è da Lunastorta.” Chiarì James.
 
……………….
La piccola Anne rimase chiusa in infermeria per tutta la settimana senza che nessuno potesse vederla o parlarle, tranne il professor Silente. Il quale si recava spesso da lei per aiutarla a riordinare le memorie.
Star si svegliò a l’una di mattino, quel venerdì, e, come aveva fatto ogni notte nell’ultima settimana, scese le scale del dormitorio femminile entrando in Sala Comune.
Suo fratello già la aspettava, seduto comodo su una poltrona a fissare i tizzoni ardenti consumarsi, con il Mantello dell’Invisibilità in grembo. Passava piano le dita tra le pieghe di quella stoffa sottile simile ad acqua.
“Andiamo?” Gli chiese la ragazza distraendolo dai suoi pensieri. Lui si voltò e le sorrise alzandosi in piedi di scatto.
“Pronto!”
Si infilarono sotto il mantello e sparirono alla vista.
Presero a camminare mano nella mano lungo i corridoi dirigendosi verso l’infermeria.
“Stavi pensando alla persona che ti ha regalato questo mantello. Chi è?” Domandò Star a sorpresa.
James la guardò stupito. “Mio padre, come... Giusto, leggi nel pensiero.”
“Non ti ho letto nel pensiero… non questa volta. Ogni tanto riesco a capire a cosa pensi. Anche io tengo a te non solo tu a me.” Replicò la ragazza.
Il ragazzo rise piano. “Sai, ogni tanto mi danno talmente fastidio gli sguardi che ci lanciano se ci teniamo per mano e i pettegolezzi che girano quando ci vedono insieme che vorrei sparire sotto il mantello ma poi…”
“Poi?” Lo incalzò lei vedendo che si era bloccato.
James sorrise passandosi la mano tra i capelli, cosa non semplice dal momento che il mantello gli aderiva alla testa. “Poi penso che sono troppo felice del fatto che sei mia sorella e che se gli altri hanno voglia di sparlare facciano pure tanto vorrei dirlo io stesso che sono proprio innamorato di te. Solo che loro non capiscono che ti amo come una sorella. In effetti è strana come cosa ma è così, e mi piace tantissimo.”
“Quando ti abbronzi tanto se ti guardo da vicino vedo delle lentiggini sul tuo naso.” Gli confidò sua sorella all’improvviso.
“Anche a te spuntano delle piccole lentiggini attorno al naso se ti abbronzi. Ma questo che c’entra?” Ribatté il ragazzo sull’orlo di una risata.
“Non sapevo che dire. Oltretutto le tue lentiggini erano proprio carine.” Rispose Star deliziosamente imbronciata.
“Oh, grazie. Anche le tue erano carine, ma tu eri proprio bella.”
La ragazza lo guardò alzando un sopracciglio interrogativa.
“Non si può negare la tua bellezza. E’ un dato di fatto, lo dice anche mamma e anche Fay, e gli zii, le nonne, il nonno e…” Si spiegò James.
“Ok, ok ho capito!” Lo bloccò lei arricciando il naso prima di sorridere.
Risero insieme.
“Eccoci!” Esclamò  lui indicando la porta davanti a loro.
Star deglutì sonoramente. Sgattaiolarono piano nell’infermeria cercando di non aprire di molto la porta.
Si tolsero il mantello solo quando furono ben coperti dalle tende attorno al letto di Anne. La piccola dormiva, come sempre, la ragazza le posò il cioccolatino per il giorno successivo sul comodino e la baciò sulla fronte. I due ragazzi indossarono di nuovo il manto invisibile e se ne andarono in silenzio come erano venuti.
Una volta fuori James sospirò tristemente.
“Che hai ora?” Gli chiese lei.
Il ragazzo si bloccò cercando gli occhi della sorella. “Sai che fra un po’ se ne andrà. Non è tua figlia.”
Star rise cercando di sdrammatizzare. “Spero bene che non sia mia figlia! Cioè…io sono…” Ma a metà frase le si spense la voce. Puntò lo sguardo in quello del fratello. Gli occhi di lei erano occhi che lo pregavano di fare il possibile affinché non accadesse veramente. James le rispose con una sguardo dolce ma imponente e la ragazza abbassò il capo sconfitta.
“Mi mancherà.” Concluse Star piano.
“Posso provare ad immaginare.” Le rispose lui. Era veramente bravo a consolare le persone. Sapeva di non poter nemmeno immaginare ciò che sentiva sua sorella e quindi poteva solo provarci e lei sapeva che ci stava provando sul serio.
 
…………………
 
Il sabato a pranzo, dopo l’allenamento mattutino, i Malandrini si riunirono al tavolo di Grifondoro in Sala Grande. James e Sirius volevano ideare uno scherzo ma non avevano nessuna idea decente. Remus leggeva tranquillo pronto a captare qualche piano troppo balordo e a bloccarlo. Star ascoltava i suoi amici cercando di non pensare al fatto che quel giorno era il giorno dei biscotti, per Anne.
“Che ne dite di allagare i sotterranei?” Prospettò James.
“E se invece li bruciassimo?” Suggerì Sirius.
“No, facciamoli esplodere!” Si unì con entusiasmo la ragazza.
“No, meglio il fuoco. Il fuoco depura, il fuoco BRUCIA!” Commentò Sirius con una scintilla maligna negli occhi alla parola “brucia”.
“Ehm, ragazzi…no.” Li avvertì Remus senza nemmeno alzare gli occhi dal libro.
“Potrebbe essere divertente…” Protestò James.
“Sarà, divertente!” Gli diede man forte Star.
“No. Non lo sarà mai perché non farete mai nulla di simile. Punto.” Decretò Remus.
“Uffa!” Si lagnarono i due ragazzi e la ragazza.
“Ciao Anne!” Salutò qualcuno infondo alla sala. Molti studenti si unirono a quel saluto con grande vivacità.
I Malandrini si voltarono verso il portone e videro l’esile figura della bambina avanzare piano cercando qualcuno tra i tavoli. Il suo sguardo incontrò il viso stupito di Star. La piccola si aprì in un sorriso e cominciò a correre, la ragazza scavalcò la panca e si alzò in piedi in mezzo al corridoio aprendo le braccia tra le quali si fiondò Anne.
“Non volevo dirti quelle cose! Scusami!” Pianse la bimba tremando tutta. Dopo qualche singhiozzò si calmò abbastanza da alzare gli occhi su Star e aggiungere un trepidante “Mi sei mancata tanto!”
“Anche tu mi sei mancata.” Le assicurò la ragazza prendendola in braccio e tornando a sedersi al tavolo.
“Allora che ne dite di fare un giro questo pomeriggio?” Propose Sirius.
“Dove?” Chiese la bambina riemergendo dal petto di Star strofinandosi gli occhi arrossati con la manica.
“Noi tre uomini abbiamo deciso di festeggiare portando voi due graziose ragazze a fare un po’ di biscotti a Mielandia.” Spiegò Sirius entusiasta.
“Tu non mi porti da nessuna parte, io esco solo con Remus.” Ribadì Anne imbronciata.
“Uh, ecco il primo buco nell’acqua di Felpato!” Esclamò James prendendo in giro l’amico.
Star rise di cuore e Remus si chinò sulla piccola.
“Ti invito formalmente a venire con me e gli altri a fare i biscotti. Verresti?” Sussurrò lui gentile.
La bambina annuì convinta e James e Star crollarono sotto il tavolo per le troppe risa mentre un imbronciato Sirius cercava di finire la sua colazione e una Anne adorante chiacchierava con Remus.
 
 
…………
 
Un ora dopo con le borse in spalla si fermarono davanti alla statua della Strega Orba, James aprì il passaggio e fece entrare tutti uno alla volta. Star era l’ultima ma quando ma proprio quando toccò a lei un rumore di passi improvvisi li sorprese.
James richiuse il buco sulla schiena della statua e Star lo tirò verso di sé nel bel mezzo del corridoio per destare ogni sospetto. L’impeto della ragazza fu tale che finirono l’una tra le braccia dell’altro addossati al muro opposto.
Un gruppo di ragazzi e ragazze del quarto anno voltò l’angolo. Quando videro i due fratelli smisero subito di parlare e di ridere e li fissarono con gli occhi sgranati.
James e Star si divisero in fretta ma era troppo tardi. Le ragazze del gruppo ridacchiarono coprendosi la bocca con la mano per sparlare tra loro mentre i ragazzi ebbero più cuore e si voltarono conducendo le donne via di lì.
“Oh, splendido!” Sbuffò Star. James fece una faccia esasperata. “Dai, muoviamoci.” Lo incoraggio lei.
Quando i due raggiunsero i loro amici oltre la parete del passaggio segreto si beccarono una serie esagerata di sguardi interrogativi considerando il numero di occhi.
“Gente nel corridoio.” Spiegò James evasivo.
Tutti si accontentarono cominciando a camminare.
“Sono stanca!” Si lamentò Anne dopo un po’. “Quanto manca?”
“Non molto, ci siamo quasi.” Le rispose Star gentile.
“Ok. Non ho mai camminato tanto tanto. Ci fermiamo un po’?” Ritornò all’attacco la bimba.
“Non possiamo. Altrimenti non riusciremo mai ad arrivare e poi a tornare indietro prima di cena.” Le spiegò la ragazza calma. “Vuoi che ti prenda in braccio?”
Anne annuì piano e Star fece per chinarsi ma James e Sirius si voltarono con una velocità impressionante e la bloccarono.
“Tranquilla, ci pensiamo noi.” La rassicurò Sirius.
“E perché mai?” Chiese la ragazza scettica.
“Perché noi siamo ragazzi e…” Cominciò James e poi si bloccò di colpo mordendosi la lingua.
“Siete ragazzi e…? Siete più forti, forse? Per il cielo! Lasciate perdere.” Sbuffò lei prendendo in braccio la bambina sicura di sé e ricominciando a camminare.
I due ragazzi ci rimasero malissimo e Remus li superò scuotendo la testa con fare saccente. “Che due scemi.” Li prese in giro.
Per il resto del tragitto Star parlò con Sirius e James solo attraverso mugugni e sbuffi irritati sussurrando qualcosa all’orecchio di Anne che rideva sotto i baffi ogni volta e lanciando caldi sorrisi a Remus conversando animatamente con lui.
Sbucarono nella cantina di Mielandia e i due ragazzi cercavano ancora di riappacificarsi con la loro amica.
“Dai, ti abbiamo chiesto scusa!” Ripeté James per la millesima volta. Star soffiò indignata.
“Per favore parlaci! Volevamo solo essere galanti!” Riprese Sirius.
“Ti chiediamo scusa!” Esclamarono in coro.
“La galanteria non funziona con me.” Replicò la ragazza gelida.
“Hai ripreso a parlarci!” Festeggiò James.
“Visto il tono non sono sicuro sia una grande conquista.” Fece loro notare Remus.
“Permesso?” Chiese Star entrando direttamente nella cucina.
“Oh, siete voi! Ciao, cari!” Li accolse la signora Hitch.
“Salve Abbey, hai qualcosa di dolce per noi? Star è diventata un po’ acida.” Scherzò James salutando la signora.
“Non sei nella posizione di fare del sarcasmo, fratello.” Replicò la ragazza poggiando a terra Anne.
“Oh, tu sei la bimba arrivata a Hogwarts per errore! Ciao piccola!” Abbey carezzò la guancia della bambina sorridendo gentile.
“Volevamo fare i biscottini.” Mormorò Anne timida.
La signora Hitch rise. “Vi lascio la cucina in tal caso! Quando avete finito salite pure su, Ivan vorrebbe salutarvi”
“Volentieri e grazie della disponibilità!” Accettò Remus.
“Di nulla, giovanotto!” Esclamò la signora Hitch lasciandoli soli.
“Dimmi Anne: che biscottini vuoi fare?” Chiese Star.
“Quelli con le formine da decorare con la glassa colorata!” Si esaltò la piccola.
“Va bene! Io te e Rem faremo la pasta per i biscotti e vediamo se quei due riusciranno a fare un po’ di glassa.” Propose la ragazza usando un tono duro per calcare l’ultima parte della frase.
Remus scosse la testa sconsolato seguendo le due femmine nella parte della cucina più lontana dai suoi amici.
Dopo mezz’ora di quieto lavoro, durante la quale Star non si degnò nemmeno di voltarsi a guardare cosa Sirius e James stessero combinando nonostante le continue insistenze di Remus, si sentì un forte rumore di pentole cadute a terra.
 
Finalmente la ragazza si voltò sbuffando irritata e vide James e Sirius impiastricciati di farina e cioccolato porgerle un tortino un po’ bruciacchiato a forma di stella.
“Non è cobalto e non brilla ma ci abbiamo provato.” Le spiegò suo fratello.
Sirius le porse il dolce con un gran sorriso.
Lei lo assaggiò ingoiandolo senza la minima espressione, poi il suo volto si aprì in un gran sorriso e abbracciò i due ragazzi lasciando sulle guance di entrambi dei baci al gusto di cioccolato.
“Vi rivelo un segreto: non ero arrabbiata sul serio volevo solo vedere cosa escogitavate per fare pace.” Sussurrò la ragazza sorridendo furba.
“Maledetta!” Gridò James spiaccicandole il resto del tortino in faccia.
“Soccombi!” Urlò Star colpendo il fratello in testa con un pacco di cacao.
“Brutta cattiva!” Sbraitò Sirius gettando addosso all’amica della panna.
“FINITELA!” Si sgolò Remus con quanto più fiato aveva in corpo. “Ogni volta che siamo qui finiamo per fare il disastro. Cuciniamo questi dannati biscotti senza consumare tutte le riserve di ingredienti della dispensa.” Ordinò saggiamente.
In quel momento Anne gli gettò addosso un po’ di farina e tutti presero a ridere.
Cominciarono una flebile battaglia che li portò anche a riuscire a stendere la pasta per i biscotti e ad cominciare a fare le formine. Comparve dal nulla la macchina fotografica di James e passò di mano in mano scattando a più non posso.
“Io ho fatto una stellina!” Esclamò la bambina soddisfatta alzando lo stampino e poggiando il biscotto crudo su una teglia foderata di carta forno li accanto.
“Io ho fatto un vagone del treno.” Annunciò Remus mostrando alla bambina il suo lavoro e mettendolo con quello di lei.
“Io ho fatto un cervo.” Disse James indicando un grumetto di pasta malconcio.
“Ehm…sicuro?” Gli chiese Star incerta se ridere o no.
“Si, lavorare a mano libera è più difficile di fare gli stampini.” Ribatté Ramoso facendo la linguaccia alla sorella.
“Anche io ho lavorato senza formine ma il mio cane è venuto meglio.” Replicò Sirius indicando il grazioso cagnolino di pasta che era opera sua.
“Sei bravo!” Si stupì Anne.
“Già!” Si vantò Sirius sorridendo.
“Lezioni di disegno stile Black?” Tirò ad indovinare Star.
“Lasciamo perdere…” Sbuffò quello spiando il lavoro della ragazza. “Tu che hai fatto?”
“Noi cinque!” Rispose lei con fare ovvio accennando con il mento ai loro profili perfettamente riconoscibili riportati su pasta da biscotto.
“Bene, ora sono ufficialmente offeso.” Brontolò James.
Risero tutti, anche lo stesso James.
Continuarono il loro lavoro con allegria anche se Star fu costretta dal fratello a fare solo formine.
“Quello cos’è?” Chiese Anne a James indicando un altro tentativo fallito del povero ragazzo.
“E’ un… Arte astratta.” Rispose quello sconfitto.
“Ok, inforniamo.” Li distrasse Star reprimendo un altro attacco di risa.
Mentre aspettarono la cottura dei loro capolavori pulirono diligentemente e prepararono la glassa.
“Stai facendo il blu Sirius?” Chiese la ragazza.
“Si, ne faccio un po’ di più così puoi crearti il blu cobalto?” Intuì il ragazzo.
“Si, grazie. Qualcuno sta facendo il rosso?”
“Io.” Le rispose James.
“Ok, bene.”
La sveglia di latta che avevano posizionato vicino al forno suonò allegra e i ragazzi si precipitarono a tirare fuori i loro biscotti.
James prese una teglia a mani nude e subito la lasciò gridando di dolore, essa si bloccò a mezz’aria tra le risate dei suoi amici e Star le afferrò con dei guanti da cucina addosso.
“Certo che sei proprio un disastro!” Lo sgridò Anne, il ragazzo le fece la linguaccia andando verso il lavandino.
“Ha ragione la piccola, dovresti sapere che il fuoco brucia!” Concordò Remus ridendo.
“Si, sfotti pure!” Lo rimbeccò James aprendo l’acqua.
Sirius, Remus e la bambina si misero a decorare i loro biscotti mentre Star raggiunse suo fratello per aiutarlo.
Gli prese la mano tra le sue coprendola e i due si guardarono negli occhi sorridendosi. Quando Star lo lasciò andare la bruciatura non c’era più.
James la fissò strabiliato e lei gli fece segno di tacere.
“L’ho trovato nel libro di Silente. Mi sto esercitando a curare le piccole ferite delle persone attorno a me. Mi piace, mi sento utile ad uno scopo buono così.” Sussurrò la ragazza.
“Tu sei… fantastica! Andiamo a mettere la glassa.” Commentò il ragazzo tornando dai loro amici.
“Meglio, amico?” Si interessò Sirius.
“Aha.” Rispose evasivo James senza mostrare la mano.
Dopo alcuni secondi di calma Star alzò gli occhi su Sirius che le sporcò la punta del naso di glassa color cobalto, stessa cosa fece James ad Anne.
Qualche minuto dopo Remus scattò alle due ragazze una foto con i loro nasini sporchi e poi spostò l’obbiettivo su Sirius e James che si contorcevano a terra pieni di glassa in seguito ad un attacco di solletico e zucchero colorato.
“Siete meravigliosi!” Li prese in giro.
“Taci Rem.” Borbottò Sirius alzandosi e cercando di pulirsi con uno straccio.
Bastò poco tempo e i Malandrini si resero conto di aver fatto troppi biscotti per poterli decorare tutti uno ad uno e così ne lasciarono alcuni vuoti. Li misero in bell’ordine, sistemarono la cucina e salirono a salutare il signor Hitch.
La signora li guidò fino alla porta della camera e poi indicò la piccola Anne.
“Meglio se lei sta fuori.” Consigliò.
La bambina si sedette su un divanetto con mille raccomandazioni da parte della sua amica.
I quattro entrarono.
Ivan era steso sul suo letto e ogni tanto tossiva forte.
“Oh no! Cosa le è successo?!” Si lasciò sfuggire Star correndo al suo capezzale.
Abbey la allontanò subito.
“Attenta tesoro, è contagioso.” La avvertì la signora.
“Sono felice di vedervi. Chissà, magari è l’ultima mia occasione per interagire con voi e quindi…” Cominciò il signor Hitch bloccandosi poi a causa di un attacco di tosse che sembrò volesse sconquassargli il petto.
Tutti i malandrini erano sconvolti da quella vista ma Star non riusciva a darci pace.
“Lei non può essere malato!” Esclamò la ragazza.
“Purtroppo si, e anche gravemente.” Riprese l’uomo divenuto paonazzo.
“Scusatemi…” Mormorò lei uscendo con calma.
Sirius e Remus fecero per raggiungerla ma James li bloccò lasciando loro intendere che se la sarebbe cavato da solo.
“Dove è andata?” Chiese il ragazzo ad Anne seduta su una poltroncina in attesa.
La piccola gli indicò una stanza lì accanto. James si precipitò dentro.
Trovò Star seduta su di un letto che sembrava non ospitare qualcuno da tempo.
“Tu lo puoi guarire?” Le domandò senza preamboli, ed era questo che le piaceva di suo fratello: non perdeva tempo, era schietto, forse un po’ troppo.
“Non lo so dovrei controllare il libro e sapere bene che malattia è. Non mi fido di me, e se facessi peggio? Potrei ucciderlo!” Esplose sua sorella.
“Lo so che hai paura ma hai detto che ti senti bene quando riesci a guarire le persone. Devi provarci. Chiedi a Silente, spiega la tua situazione agli Hitch e vedi se loro si fidano di te e ti lasciano fare tu prova.” Le consigliò lui.
“Grazie.” Replicò lei. “Voglio andare da Silente subito.”
“No. Ti ci porto ‘sta notte. Ora non pensarci più e divertiti. Finiamo bene questa giornata.”
La ragazza sorrise debolmente e insieme tornarono nella stanza di Ivan.
Dopo aver passato qualche minuto rallegrando il signor Hitch con vecchie barzellette sui Lepricanti e una sfilza infinita di battute, i Malandrini recuperarono Anne e i biscotti e scesero nello scantinato del negozio pronti a fare ritorno a casa.
Star prese nuovamente tra le braccia la bambina che si addormentò dolcemente.
“Voi tenerla un po’ tu?” Chiese a Sirius.
Il ragazzo annuì felice e si caricò la bimba in braccio.
Quando sbucarono di nuovo ad Hogwarts vennero intercettati da un alunno del primo anno che li aveva cercati tutto il giorno nell’intento di recapitare loro un invito del professor Lumacorno a uno dei suoi festini indetto per la Vigilia di Natale. Naturalmente i quattro bruciarono i loro inviti nel camino della Sala Comune.
Mentre Anne riposava i ragazzi e la ragazza si accomodarono su due letti uniti per parlare del novo potere di Star.
“Quindi puoi guarire Ivan?” Le domandò Sirius incredulo.
“Devo parlare con Silente.” Rispose lei evasiva.
“Quando vuoi andarci? Non oggi, per favore. Goditi almeno il finesettimana.” La pregò Remus.
“Volevo andarci sta sera. Il tempo è prezioso.” Decretò Star.
Remus sbuffò rassegnato.
“Lascia stare è una lotta inutile.” Gli consigliò James.
 
 
……………
 
Dopo cena lasciarono la piccola Anne con Dennis e salirono nell’ufficio del Preside.
“So cosa vuoi fare con il signor Hitch e ti concedo tutto il mio appoggio. Dovrai studiare bene ed esercitarti molto. Non è una malattia poi così grave, l’unico problema è che la cura può avvenire solo tramite una magia estremamente antica e potente, come la tua. Mi dispiace non poterti dire altro ma sono desiderato altrove. Buona fortuna.” Le spiegò Silente appena misero piede nella stanza.
L’uomo non si era spostato da dietro la sua scrivania ma si notava che doveva fare qualcosa di molto importante. Il suo sguardo era più serio e deciso del solito.
La ragazza fece un segno di assenso e insieme ai suoi amici riscese le scale.
Con il libro sottobraccio i quattro raggiunsero un’aula vuota e per tutta la notte Star studiò con attenzione curando le ferite che i suoi amici si procuravano a turno. Poi passò agli animali di piccola taglia come i gufi feriti che trovarono nella Gufiera. Infine guarì un gatto di una ragazza di Corvonero dalla cecità.
“Sei una dea!” Esclamò Sirius quando la mattina presto finalmente finirono le esercitazioni.
“Non sono una dea. Per niente. Faccio solo del mio meglio, ma basterà?” Replicò lei preoccupata.
“Tu puoi curarlo, fidati di me.” La incoraggiò James.
Sirius e Remus le diedero delle amichevoli pacche sulle spalle.
Star sospirò. “Vi ringrazio di essere stati svegli tutta la notte. Saliamo a riposare ora.”
La sua proposta fu accetta molto volentieri.
 
……….
 
La domenica passò lieve tra partite a scacchi e racconti mentre fuori un’improvvisa e forte tempesta di neve impedì a chiunque di uscire per godersi una giornata sul bianco manto appena caduto.
Anne imparò con gioia il gioco degli scacchi dei maghi e con i consigli di Star si aprì ad una strategia di gioco molto particolare tipica della ragazza.
James guardò con attenzione la scacchiera in pietra rossa e nera che aveva ereditato dalla sua famiglia; Star era i neri, come sempre, lei amava non dover cominciare, le piaceva studiare con attenzione la prima mossa del suo avversario perché diceva che da essa capiva tutto.
I bianchi erano in vantaggio, almeno così pareva. Il ragazzo aveva guidato il suo esercito di pietra già oltre metà campo e il re era ben difeso dalla regina e da un alfiere. Lui avrebbe voluto uccidere un fastidioso pedone nero che voleva farsi largo per resuscitare chissà quale pezzo tra quelli già mangiati ma poi si rese conto che l’ultimo cavallo di sua sorella minacciava di morte la regina bianca. Decise di mangiarlo prima che potesse distruggergli la difesa al re. Mosse una torre e l’alfiere venne decapitato teatralmente.
Star mosse il suo pedone più vicino al lato opposto della scacchiera dopo di che James tornò a scervellarsi su come attaccare il re nero posto sotto protezione di un solo pedone che se lui avesse eliminato gli avrebbe impedito una mossa diretta e sarebbe stato mangiato dal re in persona. Decise di muovere il cavallo per mandarlo in avanscoperta dei punti deboli.
La ragazza per due turni mosse sbadatamente il suo alfiere tentando di trovare un buco nella difesa avversaria come lui faceva con il cavallo.
Al terzo turno spostò di nuovo il pedone al quale mancava solo una casella per giungere a destinazione. James si rese conto di doverlo eliminare ma si ritrovò di nuovo il re sotto tiro così eliminò l’ultimo alfiere della sorella.
Star sorrise e mosse il pedone che riportò in vita la regina, il ragazzo preso dal panico della sconfitta vicina mosse la sua regina per annullare il pericolo. Fu quando vide la corona nera volare via che si rese conto di un altro pedone nero rimasto fermo a lungo tra la sua regina e il suo alfiere per lunghissimo tempo.
La ragazza sorrise.
“Scacco matto.”Annunciò puntando il dito su quell’insignificante pezzo di pietra che uccise il re bianco.
“Maledetta.” Decretò lui scuotendo la testa rassegnato lasciando il posto a Sirius.
“Sei disattento Ramoso, avevi piazzato la regina lì solo per errore ma mi impedivi il maledetto passaggio.” Gli spiegò Star tranquilla lasciando ad Anne la sua poltrona.
“Hai mai pensato di fare la stratega di guerra?” Le domandò Remus.
“Per Atena! No! Non potrei mai!” Esclamò lei disorientata.
“Atena?” Chiese Sirius perdendo la concentrazione e un alfiere.
“La dea greca della strategia militare e dell’intelligenza, presumo.” Rispose la ragazza alzando le spalle.
“Sirius stai perdendo!” Esultò la piccola Anne felice.
“Non è vero, ti sto lasciando vincere.” Ribadì lui con una linguaccia.
I due presero a litigare animatamente.
La sera dopo cena, una volta fatta addormentare la bambina i Malandrini scesero in un’aula vuota e Star finì il suo addestramento alla cura di malattie infettive con successo.
“Pronta. Domani mattina andiamo a Hogsmeade!” Decretò lei.
“Domani è lunedì e abbiamo lezione.” Le ricordò Remus.
“Per il cielo! Devo salvare una vita Rem, credo che Silente mi lascerà saltare due o tre ore di scuola!” Replicò la ragazza.
“Si, ma non lo lascerà fare a noi.” Protestò Sirius.
“Lo so.” Li avvertì Star con un accenno di tristezza nella voce. “Andrò da sola. Posso farcela.”
“Col bolide!” Gridò James alzandosi in piedi di scatto e correndo verso l’ufficio del preside ma appena uscito dalla stanza andò a sbattere contro la professoressa McGranitt.
“Eccovi qui. Vi stavo cercando.” Esordì la donna.
“Dobbiamo andarci domani… ma non può andarci da sola!” Disse James talmente in fretta che ci volle qualche istante alla professoressa per decifrare le sue parole.
“Ok. Andateci tutti. E’ solo un giorno di scuola infondo, non certo al pari di una vita umana.” Acconsentì Minerva.
Sirius strabuzzò gli occhi. “Fa sul serio?!”
“Si, certo. Penso che sia una grande responsabilità per la signorina White…” Cominciò la professoressa McGranitt.
“Potter.” La corresse Star interrompendola.
La donna non ci badò e continuò come se niente fosse. “..quindi deve essere affrontata con il sostegno delle persone a cui tiene in modo particolare. Se voi tre volete accompagnarla fate pure.”
I tre ragazzi annuirono grati.
“E ora tornate ai vostri dormitori vi accompagnerò io stessa dai signori Hitch di prima mattina.” Ordinò la professoressa calcando stranamente la voce su “vostri”. I Malandrini fecero per svignarsela ma Minerva proseguì. “Mi chiedo: dove e come abbiate conosciuto quei signori senza mai aver visitato il villaggio.”
“Non li abbiamo conosciuti, infatti. Silente mi ha solo descritto la malattia del signor Hitch chiedendomi se me la sentivo di curarlo.” Mentì la ragazza con naturalezza.
“Molto bene.” Concluse la professoressa come se fosse felice della scusa appena inventata da Star.
I quattro si voltarono e sparirono in un lampo.
 
…………
 
Il mattino dopo appena sveglia Star si vestì e scese a cercare Dennis.
“Ehi, ciao.” Lo salutò quando lo individuò in un gruppo di studenti più grandi.
“Ciao.” Rispose lui allegro come sempre.
“Ti spiace…” Cominciò la ragazza.
“...tenere Anne?” Concluse il ragazzo per lei.
“Ehm, si. Ho un urgenza.” Cercò di spiegarsi Star.
“Per me non ci sono problemi ma tu devi ancora farti vedere in biblioteca.” Le ricordò Dennis.
“Oh, cielo scusami. Da quando Anne è stata male non ragiono più al di fuori di lei. Scusami tanto e chiedi scusa anche ai tuoi amici. Mi farò vedere un giorno. Lo prometto.” Raccontò la ragazza dispiaciuta.
“Dimmi solo una cosa: se ci tieni così tanto a lei e ti dimentichi di ogni cosa perché è già la seconda volta in questo mese che mi chiedi di stare con lei al posto tuo?” Chiese il ragazzo a bruciapelo.
“Urgenze.” Rispose in breve lei. “Piccoli imprevisti come…”
“Star White?” Chiamò la professoressa McGranitt entrando nella Sala Comune.
“…questo.” Concluse la ragazza ringraziando il tempismo della professoressa. “Eccomi.” Annunciò subito dopo.
I Malandrini scesero in quel momento aggregandosi alle due di corsa.
 
 
……………..
 
Il vento soffiava ancora parecchio forte quando raggiunsero l’atrio.
“Spero siate ben vestiti.” Si premurò la professoressa.
“Buon giorno professoressa. Andiamo?” Disse una voce familiare alle spalle dei ragazzi.
“Salve Mocci…!” L’esclamazione festosa di Sirius fu interrotta da Star che gli pestò un piede accennando con gli occhi alla professoressa.
“Che ti serve, Severus?” Domandò James irritato da quella vista.
“Vengo con voi.” Annunciò il Serpeverde con un sorriso vittorioso sul volto.
“COME?!” Gridarono tutti i Malandrini insieme.
“Come studente di questa scuola il signor Piton ieri sera si è appellato a una regola della scuola e ha deciso di venire con noi quest’oggi per essere sicuro che non si svolgano azioni illecite al di fuori della scuola avendo sentito me e il professor Silente discutere su questa vostra uscita.” Spiegò Minerva.
“E lei non può dirgli di farsi i fatti suoi?” Replicò Sirius acido. “Con cortesia.” Aggiunse subito dopo con un falso sorriso sul volto.
“No, non posso signor Black, se non è nulla di illecito il signor Piton ha il diritto di venire a vedere.” Rispose la donna stancamente.
Detto questo aprì le porte e guidò i cinque ragazzi nella tormenta fino ad una carrozza di Hogwarts magicamente trainata.
“Ciao bello.” Mormorò Star cupa accarezzando l’aria.
Remus ebbe un brivido e Sirius la prese per mano. “Vieni via.” La implorò con una strana intonazione; leggermente più dura del solito.
Salirono sulla carrozza che partì subito.
Il viaggio si svolse in silenzio tranne per Star che mormorava flebilmente formule e parole antiche.
Scesero proprio davanti al portone di Mielandia.
“Oh, salve cari!” Esclamò la signora Hitch.
Ai Malandrini venne un colpo, se lei li avesse trattati come al solito Mocciosus avrebbe intuito che c’era qualcosa sotto.
Fortunatamente Abbey pareva sapere già cosa fare.
“Oh, tu sei la ragazza che salverà il mio Ivan! Piacere tesoro, chiamami Abbey!” Cinguettò in modo strano ma parve che Severus non trovò nulla su cui soffermarsi a pensare.
“Piacere, sono Star. Loro sono Remus, Sirius e James.” Rispose la ragazza indicando uno ad uno i suoi amici.
“E tu?” Domandò la signora Hitch a Mocciosus.
“Severus Piton. Sono qui per un controllo.” Sbuffò quello.
“Lo strangolo!” Sussurrò James in modo che lo sentissero solo i suoi amici.
“Venite dentro.” Abbey li fece accomodare tutti nel salottino e indicò a Star la stanza del signor Hitch. “E’ lì dentro, tesoro, fai del tuo meglio.” La incoraggiò.
Severus si mosse come per seguirla ma lei si voltò fulminandolo. “Ho bisogno di lavorare da sola. Stai qui fuori.”
“Io devo controlla…” Cominciò il ragazzo con aria saccente.
“E io devo guarire una persona.” Gli ricordò secca la ragazza. “Quindi se vuoi metterci nei guai o accusarci di qualsiasi cosa scegli un momento diverso. Ora c’è una vita di mezzo.”
Detto questo entrò nella camera di Ivan e si richiuse la porta alle spalle.
“Ciao, come ti senti?” Le chiese Ivan.
“Io bene…è lei che…” Balbettò Star.
“Lo so. Poso dirti una cosa? Io mi fido ciecamente di te ma nel remoto caso in cui tu fallissi…non colpevolizzarti. Se una persona muore vuol dire che era destino. Punto e basta.” La incoraggiò il signor Hitch.
“Grazie.” Mormorò lei avvicinandosi. Le tremavano fortissimo le mani ma cominciò lo stesso il suo incantesimo, dopo alcuni secondi le parve di perdere tutta l’energia del suo corpo. Si accasciò a terra ma continuò a tentare di curare Ivan che la fissava preoccupato.
“Sto bene.” Biascicò lei rimettendosi in piedi a fatica e toccando la fronte dell’uomo per completare l’incantesimo ma si sentì di nuovo debole come se stesse usando la sua vita per curare la malattia.
Chiuse gli occhi e cercò di pensare a cose belle; i volti dei suoi amici le apparvero dietro le palpebre.
Sentì la voce di James: “Tu puoi curarlo, fidati di me.”
E si fidò, come non mai, si fidò di suo fratello.
 
 
………………
 
L’orologio ticchettava lento. Il tempo sembrava allungarsi infinitamente strascicando ogni secondo fino a farlo divenire un minuto.
Sirius fu sicuro che tra uno scatto e l’altro della lancetta più veloce fossero passati dieci anni. Non si era mai sentito così a disagio e così impensierito insieme.
Remus pregò. Qualsiasi forza o potenza che gli venne in mente, lui la pregò. Se Ivan fosse morto Star non si sarebbe ripresa mai più e lui avrebbe dato la sua vita per un suo sorriso.
James aveva la mente svuotata e cercava i pensieri di sua sorella. La percepiva, sapeva che ci stava riuscendo e lui era lì, accanto a lei. Immaginò un filo tra loro due e le inviò tutto tramite esso; forza, coraggio, decisione, sicurezza. Tutto ciò che poteva.
Star uscì dalla stanza pallida e tremante. Alzò lo sguardo su Abbey e sussurrò qualcosa che somigliava a un “E’ guarito.” ma la sua voce si perse nel silenzio, allora con un enorme sforzo sorrise. Un sorriso tremolante che non le apparteneva. Un sorriso amaro.
La professoressa McGranitt si mise la mano sul cuore e la signora Hitch corse nella camera da letto del marito.
La ragazza invece si voltò e scese le scale.
James, Remus e Sirius si fissarono a vicenda.
Il primo si alzò e la seguì piano.
“Che fate voi due, non andate?” Brontolò Severus anch’esso stranamente scosso.
“Noi no.” Rispose secco Sirius.
“Ora ha bisogno di suo fratello, del suo angelo.” Spiegò Remus paziente.
 
…………….
 
“Star, non è possibile che non sia guarito.” Esordì James entrando nella stanza dove avevano discusso il sabato precedente ora semi oscura.
“Infatti…ho detto…che l’ho…guarito…” Rettificò Star debolmente respirando a fondo tra una parola e l’altra. “Usciamo.” Propose poi.
Il ragazzo acconsentì rilassandosi, si passò un braccio di lei sopra le spalle e insieme scesero le scale esponendosi al freddo esterno. Il vento non soffiava più ma l’aria era gelida, tutto sembrava bloccato sotto un bianco manto.
Lui la abbracciò da dietro coprendola con il proprio mantello e avvolgendo la sciarpa attorno al collo di entrambi.
“Grazie, ma non avevo freddo.” Mormorò la ragazza ma senza cercare di muoversi.
“Stavi tremando.” Le fece notare suo fratello.
“Un calo di energie, tutto qui.”  Ribatté lei con più sicurezza.
James la strinse un po’ di più a sé in silenzio e poi esplose. “Ci sei riuscita! Non sei felice? Hai guarito Ivan!”
“Lo so, c’ero anch’io.” Replicò Star dura.
“Allora?” Bisbigliò il ragazzo.
“E’ l’inizio di una serie di prove che dimostrerà che la mia famiglia era estremamente potente…”
“Certo, ed un bene se farai cose buone come questa.”
“Ma se un giorno mi trovassi davanti ad una scelta e sbagliassi la strada da percorrere ritrovandomi a fare una cosa cattiva?”
James rise. “Ci siamo noi, ti aiuteremo a scegliere e se sbaglieremo ti aiuteremo a riparare il danno, insieme. Ora sorridi e rilassati. Hai salvato una fottuta vita!”
La ragazza rise a sua volta e le sembrò di sentirsi più leggera dell’aria.
 
 
……………
 
 
Festeggiarono bevendo un tè tutti insieme e poi i cinque studenti e la professoressa fecero ritorno ad Hogwarts. Mocciosus rimase silenzioso per tutto il tempo cercando quasi di non esistere.
Durante la strada del ritorno i quattro Malandrini bisbigliavano e ridevano tra loro sotto lo sguardo attento della professoressa McGranitt.
Una volta arrivati a scuola Severus scese dalla carrozza e sparì in fretta.
Mentre James e Sirius aiutavano Star con dolcezza reggendola con fermezza in modo che non si sentisse male e cadesse.
“Portatela a riposare, ne ha molto bisogno. Vi farò avere qualcosa da mangiare.” Assicurò loro la professoressa.
I tre ragazzi annuirono e si inviarono piano verso il dormitorio maschile.
“Dove siete stati?” Li accolse la voce di Anne appena entrarono in Sala Comune.
Star si divincolò dalla stretta dei due amici prima che la piccola potesse vederla, aprì le braccia e accolse la graziosa bimba tra esse traballando un po’.
“Siamo andati a fare una lezione speciale nella foresta, nulla di interessante.” Le rispose Sirius con tranquillità.
“Perché sei così stanca?” Chiese sospettosa Anne alla sua amica.
“Ho corso molto per un esame. Tu dimmi, hai mangiato il cioccolatino di oggi?” Sviò il discorso Star.
“Si, certo! Era buonissimo!” Esclamò la piccola tutta felice.
“Bene, ora noi saliamo a portare mia sorella a dormire e poi scendiamo e ti portiamo a lezione con noi, ti va?” Propose James.
La bambina alzò le spalle in segno di assenso. “Ma voi non avete corso?” Domandò ai tre ragazzi.
“Oh, no. Noi abbiamo fatto solo alcune magie.” Si inventò Remus.
“Ok, se lo dici tu.” Si accontentò Anne allegra.
 
 
……………….
 
Il giovedì Remus non frequentò nessuna lezione e rimase steso a letto tutto il giorno.
Mentre Anne disegnava tranquilla e il professor Vitius tentava di spiegare qualcosa, tre Malandrini in ultimo banco scrivevano freneticamente su un foglio.
“Non devi andarci oggi.” Scarabocchiò Sirius.
“Ci andrò, invece.” Scribacchiò Star con così tanta forza da solcare il foglio di pergamena trapassandolo.
“Devi ancora riprenderti da ciò che hai fatto lunedì.” James.
 “Sono pronta. Oggi ho un piano, devo provare una cosa. Se funzionerà non dovrò nemmeno lottare.” Replicò tramite carta e penna lei.
“Va bene.” Sbuffarono i due ragazzi in coro.
Sirius prese il foglio e lo bruciò con un colpo di bacchetta attirando l’attenzione del professore e perdendo cinque punti per Grifondoro.
La sera salutarono Remus dicendo alla piccola Anne che il loro amico andava a trovare una zia malata, fecero addormentare la piccola e chiesero a Peter di darle un occhiata perché volevano fare una scappatella alle cucine.
Stretti sotto il mantello i tre si diressero verso il portone di quercia, uscirono all’aria aperta e corsero verso il Platano Picchiatore.
“Non hai freddo?” Chiese James a sua sorella la quale indossava solo la larga e sottile maglia a maniche corte  e i pantaloni a finocchietto morbidi ma smunti dell’orfanotrofio.
Quando furono vicini ma non abbastanza da scatenare la furia dell’albero Star si fermò, si tolse il mantello e si sfilò dalla tasca un pugnale arrugginito.
“Dove l’hai trovato quello?” Si sbalordì Sirius.
“In un cassonetto mentre stavo all’orfanotrofio.” Rispose lei decisa afferrandosi i capelli e passando la lama dietro di essi poi la tirò in avanti con decisione tagliandoli tutti da sopra le spalle.
“Cap..cap..capelli…” Balbettò flebilmente James rischiando uno svenimento.
La ragazza buffò e gettò i capelli tagliati tra gli alberi della foresta.
“Che diavolo fai?!” Esclamò Sirius preoccupato.
“Il mio piano.” Spiegò lei determinata con uno sguardo fermissimo. “Devo metterlo in atto.”
Detto questo si rotolò nella neve correndo poi nella foresta a ricoprirsi di fango, arbusti e muschio. Tornò dagli amici completamente scarmigliata e sporca di terra ma con un gran sorriso in volto, incredibilmente sembrava ancor più bella del solito illuminata dagli arancioni raggi del tramonto invernale.
Entrarono nel passaggio segreto e raggiunsero in fretta la stanza di Remus. Sirius e James si fermarono prima di entrare ma si misero a spiare dai buchi creati dai graffi del lupo.
Videro il loro amico fissare strabiliato Star.
“Tu non dovresti essere qui. Sei stanca, speravo che tu non fossi così incosciente.” La sgridò.
“Dovessi morire non ti lascerò affrontare tutto questo da solo di nuovo.” Replicò lei sorridendo.
Il ragazzo fece per ribattere ma la luna salì in cielo e la trasformazione iniziò.
La ragazza si mise a quattro zampe come aveva già fatto la luna piena precedente, pronta.
Il lupo smise di guaire e ululare e finalmente si concentrò su di lei, si avvicinò piano e la annusò, sentì l’odore che ogni volta lo aveva spinto a non attaccare quella ragazza: un odore selvaggio di chi aveva vissuto in solitudine, combattendo per sopravvivere, come un lupo, come lui. Solo che questa volta non c’era l’altro odore, quello che gli imponeva di attaccare, non c’era l’inconfondibile odore umano, niente di simile. Oggi lei era una creatura come lui, non un’umana. Oggi poteva farcela a resistere.
Lunastorta le toccò il naso con il proprio e iniziò a stuzzicarla con il muso imponendole di giocare. Piumadoro sembrò accettare e gli fece un paio di finte d’attacco saltellando a destra e a sinistra senza mai erigersi solo su due zampe.
Le due creature si rincorsero a lungo fingendo di mordersi o di graffiarsi a vicenda ma senza mai attaccare sul serio, si spingevano, rotolavano, si atterravano.
Sembravano due cuccioli inoffensivi ma James si ritrovò a chiedersi quale dei due potesse essere più pericoloso.
“Secondo me lei è peggio di Remus.” Commentò Sirius.
James si voltò verso di lui sbalordito. “Come…? Fa niente.” Borbottò rimettendosi poi a controllare sua sorella.
Come due veri lupi Piumadoro e Lunastorta non si fidarono subito completamente, alcune volte se la ragazza si avvicinava troppo il lupo mannaro ringhiava e metteva in mostra le sue possenti fauci finché ella non si allontanava e, se il lupo cercava di farsi strada verso la giugulare di lei, quella si irrigidiva allontanandogli subito il muso.
La notte passò in fretta e senza nessun incidente, a pochi minuti dall’alba Lunastorta si ritirò in un angolo, poi cominciò a trasformarsi di nuovo in ragazzo.
Quando il dolore finì Remus aprì gli occhi e incrociò quelli cobalto di Star. Corse subito ad abbracciarla euforico.
“Per Merlino! Sei un genio! Uno stramaledettissimo genio che corre un sacco di rischi ma pur sempre un genio! Come ti è saltato in mente? Sei stata eccezionale! E mi ricordo tutta la notte! Vuol dire che non ti ho mai attaccato sul serio, ok, ho avuto spesso la tentazione di farlo ma poi mi sei venuta in mente tu ferita e mi è passato. Il tuo odore poi! E’ stato incredibile e…” Partì a congratularsi senza quasi mai prendere fiato tanto che la ragazza fu costretta ad interromperlo prima di vederlo svenire per la mancanza d’aria.
“Ok, ok! Sei stato bravissimo Remus, veramente bravo. Ci sei riuscito! Sei resistito una notte senza attaccare né te né me. Sentiti fiero di te stesso.”
“No, sei stata tu e … per la miseria! I tuoi capelli!” Gridò il ragazzo passando una mano tra i ciuffi scuri sulla testa della ragazza.
“Lo so, gliel’ho detto anch’io!” Si intromise James entrando nella stanza con Sirius.
“Tu non me l’hai detto, sei solo praticamente svenuto. Comunque profumavano troppo se li tenevo lunghi e mi intralciavano. Ricresceranno subito tranquillo.” Lo rassicurò lei.
“Ora pensiamo a festeggiare!” Urlò Sirius felice.
“No, voi dovete andare a lezione e io mi sento così bene che quasi quasi vi raggiungo alla terza ora. Festeggeremo sta sera, come si deve!” Propose Remus pieno di energie.
“Ok.” Accettarono i suoi amici felici scendendo le scale e sparendo oltre il passaggio.
Una volta usciti dovettero accucciarsi tra gli alberi in fretta perché Madama Chips stava venendo verso di loro e i piedi dei tre spuntavano un poco da sotto il Mantello dell’Invisibilità.
 
…………………
 
“Ad un Lunastorta mansueto!” Brindarono i Malandrini con del succo di zucca finalmente riuniti nel loro tavolo in Sala Grande al termine delle lezioni.
“Chi è Lunastorta?” Domandò la piccola Anne.
“Il dolce animaletto di Remus, prima era selvaggio ma mentre era da sua zia è successo un miracolo: è riuscito ad addestrarlo!” Mentì Star non riuscendo a reprimere l’entusiasmo e la felicità.
“Che tipo di animale è?” Continuò la bambina incuriosita.
“Un cane randagio, molto randagio.” Le rispose Sirius con sicurezza.
“Bel nome.” Fu l’unico commento di Anne che alzò il bicchiere a sua volta per unirsi alla festa.
Dopo cena i quattro ragazzi e la bambina si accoccolarono davanti al fuoco della Sala Comune tra divani e poltrone arrostendo marshmallow.
“Qui ci vuole una bella storia.” Propose Star.
“Si, vi prego!” Si esaltò la piccola.
“Hai ragione è una bella idea, ma che storia?” Chiese Remus.
“Una parecchio divertente.” Suggerì la ragazza.
“Noi ne abbiamo una.” Annunciarono in coro Sirius e James scambiandosi uno sguardo furbo.
“Oh, mio cielo! La storia di come siete diventati amici!” Gridò Star esaltata.
“Esatto!” Confermò James.
“Avanti che aspettate? Sono proprio curioso!” Li incitò Remus.
 
James e i suoi genitori oltrepassarono la barriera baldanzosi e felici.
“Eccoci qui!” Esclamò il signor Potter spingendo allegro il carrello con il baule del figlio.
“Dai! Ma a che ora siamo venuti?! Non c’è nessuno!” Si lamentò James.
“Arriveranno. Tu, però, ricordati di essere cortese con tutti, e sii educato con i tuoi professori e non combinare guai.” Lo riempì di raccomandazioni la signora Potter.
“Si, certo! Voglio conoscere qualcuno…” Bofonchiò il ragazzo guardandosi intorno avido di nuove amicizie.
“Sappi che in qualsiasi Casa andrai andrà bene lo stesso.” Lo incoraggiò suo padre con calore.
James si voltò ad incrociare il suo sguardo. “Io andrò a Grifondoro!” Decretò sicuro di sé.
“Oh, tesoro! Non è detto, non essere troppo deluso se non ci andrai!” Gli ricordò sua madre.
“Non sarò deluso di nulla. Io sarò un Grifondoro! Ho deciso!” Continuò il ragazzo fiducioso.
“Probabilmente, lo sarai…” Commentò Henry.
“Ma se non lo fosse…” Incominciò Susan.
“Per Merlino, amore! Sentilo! Se non diventa Grifondoro mi raso a zero!” Esclamò il signor Potter facendo l’occhiolino al figlio. I due coniugi cominciarono a litigare.
“Ok, io vado a caricare il mio baule, aspettatemi qui…forse torno a salutarvi.” Li avvisò James pronto ad allontanarsi.
“Come come?!” Cercò di fermarlo sua madre smarrita.
“Ciao, vi voglio bene!” Gridò il ragazzo rubando il carretto con il baule dalle mani del signor Potter e partendo di corsa verso il treno lungo la piattaforma che si stava velocemente riempiendo di persone.
James si fermò solo quando arrivò davanti alla carrozza dei bagagli, lì vi trovò un ragazzino, che poteva tranquillamente avere la sua età, intento a colpire il proprio baule imprecando decisamente con troppa foga, eppure c’era qualcosa di sbagliato in ciò che diceva.
“Fan Pluffa! Stupidissimo baule del Bolide! Non vali una Mazza!”
“Tu hai problemi!” Lo apostrofò James scansandolo per poter tentare di issare il suoi bagagli sul treno.
“Anche se fosse?” Replicò acido l’altro ragazzo.
 
“Oh, l’altro eri tu Sirius, vero?” Anne interruppe il racconto fiera della sua intuizione.
“Ovviamente ero io. E’ la storia di come siamo diventati amici quindi direi che per forza dovevo essere io.” Ribatté Sirius acido.
“Non essere così cattivo, infondo per lei è un bel traguardo.” Lo sgridò Star.
“Lasciamo stare, dobbiamo festeggiare e non litigare.” Ricordò loro Remus.
“Noi non stavamo litigando, stavamo conversando tranquillamente.” Replicò Sirius fingendosi calmo.
 “Sei cattivo.” Lo accusò Anne mettendo su il broncio.
“Anne.” La ammonì Remus. “Non è carino.”
“Sei un villano Black!” Gridò Star. “Chiedi scusa!”
“No.” Si impuntò Sirius facendo una linguaccia.
La ragazza lo afferrò per la cravatta tirandolo a terra, lo stese a pancia in giù e gli girò il braccio dietro la schiena premendogli la mano tra le scapole.
“Come dicevi, villano? Non ho capito bene.” Finse lei con fare vittorioso.
“Scusami Anne.” Cantilenò il ragazzo con la vocetta da bambino innocente.
Tutti risero e Star lo lasciò.
“Stavo dicendo…” Riprese James.
“No, continuo io.” Lo pregò Sirius.
 
“Dovresti farteli curare.” Scherzò James.
“Il mio Guaritore è in vacanza.” Replicò Sirius sarcastico spostandosi un poco per vedere le prove inutili dell’altro ragazzo nel tentare di caricare a bordo il suo baule. In quel momento notò la sciarpa rossa e oro che il ragazzo aveva al collo.
“Tu sei un Grifondoro?” Chiese.
“No, ma lo diventerò.” Rispose sicuro James lasciando perdere per un secondo i bagagli e sbirciando gli abiti di Sirius. “Tu indossi troppo verde e argento, sei un Serpeverde purosangue?” Domandò cupo.
“NO!” Gridò Black.
“Dimostralo! Ti sfido!”
“Ok, a cosa?” Accettò immediatamente il ragazzo.
“Ad una corsa ad ostacoli. Da qui fino a toccare lo sportello di quel vagone laggiù.” Spiegò James.
“Vuoi correre in mezzo alla gente?” Si stupì Sirius.
“Ovvio, altrimenti non sarebbe una corsa ad ostacoli.” Replicò Potter con aria di superiorità.
Black sorrise sghembo come se fare una gara nel bel mezzo di una stazione fosse ciò che aveva sempre desiderato.
“Al mio via.” Decretò James.
“Perché tu dai il via?” Protestò Sirius.
“Perché io sono il Grifondoro!” Rispose ovvio l’altro.
“Senti: io non…” Cercò di chiarire Black.
“VIA!” Gridò Potter interrompendolo e partendo in gran carriera.
Sirius lo seguì subito dopo con uno scatto incredibile. Corsero tra la folla spostando svariate persone e saltando e schivando bauli e altri oggetti.
Black era in testa anche se di poco ma James accelerò senza perderlo di vista e naturalmente inciampò su qualcosa di duro rovinando a terra. Subito alcuni adulti e ragazzi gli tesero la mano per aiutarlo ma lui non ci badò nemmeno. Si tirò su a sedere preparandosi ad alzarsi quando una mano molto simile alla sua ma guantata di nero e argento entrò nel suo campo visivo, alzò lo sguardo incrociando quello di Sirius.
“Hai vinto?” Domandò seccò Potter fissando in basso.
“No, non sono andato fino al vagone, ma ho visto la tua caduta.” Replicò Black con il fiatone.
La folla si disperse.
“Perché sei tornato indietro? Un Serpeverde non l’avrebbe mai fatto.” Brontolò James.
“Perché forse non sono un Serpeverde. Ora vuoi tirarti su o preferisci fare amicizia con questo lurido pavimento, amico?” Domandò Sirius sorridendo.
Il ragazzino occhialuto rialzò il viso verso di lui stupito. “Ok,” Accettò afferrando la mano dell’altro e alzandosi con il suo aiuto. “amico.”
“Io sono Sirius.” Si presentò il ragazzo dagli occhi grigi.
“James Potter, tu sei un Black vero? Come mai così diverso da loro?” Chiese poi.
“Perché odio il loro modo di vivere e di pensare e odio i Serpeverde.” Rispose Sirius schifato.
“JAMES!” Gridò una donna poco lontano da loro sbracciandosi.
“Scusami, devo andare a salutare i miei genitori. Ci rivediamo dai bauli per salire insieme?” Propose Potter.
“Ok. Vai pure.”
James si allontanò sorridendo, correndo incontro alla madre e parlando con lei serenamente.
Sirius tornò  indietro verso il vagone da cui la loro gara era partita ma fu intercettato dai suoi genitori.
“Non sei venuto a salutare le tue cugine.” Lo rimproverò subito suo padre.
“Lo so, scusatemi, ho avuto…” Cercò di spiegarsi il ragazzo.
“Un litigio con tuo fratello, lo abbiamo notato dal suo comportamento.” Lo bloccò sua madre risparmiandogli la fatica di inventare una scusa.
“Ah, si. Ora devo salire.” Replicò Sirius sperando con tutto il cuore che lo lasciassero andare in fretta.
“Si, ma ricorda di mandarci una lettera appena vieni smistato in Serpeverde e scrivici spesso e ricorda il comportamento adeguato da tenere, non fare amicizia con i nati Babbani…” La voce della signora Black si spense nella mente del figlio che annuiva automaticamente guardandosi intorno per cercare il suo nuovo amico, per un attimo individuò tra la folla due luccichii color cobalto ma li perse subito di vista e lasciò perdere.
“Posso andare ora?” Chiese sfinito Sirius.
“Vai pure, buon soggiorno.” Acconsentì suo padre rigido come sempre.
Il ragazzo si voltò sollevato camminando in fretta verso il luogo di incontro con James il quale arrivò subito dopo.
“Ok, scusami se ho fatto tardi, i miei mi hanno riempito di raccomandazioni assurde, come se io fossi un terremoto completo.” Spiegò Potter.
“Non lo sei?” Chiese Black con una punta di delusione.
“Scherzi? Faccio solo qualche piccola infrazione alle regole ogni due… minuti.” Ribatté James scherzoso.
Sirius rise felice.
Aiutandosi a vicenda riuscirono finalmente a caricare i loro bauli, dopo di che salirono a loro volta sulla locomotiva scarlatta.
“E tu? Com’è il tuo rapporto con le regole?” Si incuriosì Potter.
“Io ho moltissime regole da seguire e ti giuro che le so tutte a memoria… così posso infrangerle meglio.” Rispose l’altro facendolo ridere.
“Proviamo qui.” Propose James indicando la porta di uno scompartimento.
La aprirono trovandolo pieno di ragazzi Serpeverde che li fissarono dall’alto in basso, cosa alquanto difficile dal momento che erano tutti seduti. Richiusero la porta senza dire nulla.
“No, brutta scelta.” Rimarcò Sirius avanzando.
Il treno partì proprio in quel momento con uno scossone che fece barcollare i due ragazzi.
“Forza vuoi due, andate a sedervi da qualche parte.” Li rimproverò un Prefetto di Tassorosso passando accanto a loro per raggiungere la sua carrozza.
I due amici camminarono ancora lungo il corridoio appoggiando l’orecchio alle porte per sentire se gli scompartimenti erano liberi o meno, per timore di incappare in una altra allegra compagnia di gente poco raccomandabile.
“Qui sembra vuoto!” Esclamò James piegato davanti ad una porta. “Proviamo.”
Aprirono lo scompartimento e si trovarono davanti ad una ragazzina graziosa con i capelli corti e neri ma con degli strani riflessi oro.
"Possiamo?" Chiese Sirius.
Quella si voltò verso di  loro senza alcuna espressione in volto. "Con molto piacere!" Acconsentì poi aprendosi in un sorriso.
Il ragazzo dagli occhi grigi le si sedette di fronte, l'altro si accomodò accanto all'amico.
"Piacere! Mi chiamo James Potter" Disse subito quest'ultimo
"Sirius Black" Si presentò il ragazzo vicino al finestrino.
                     
“Fine!” Concluse James entusiasta.
“Pazzesco! Ancora prima di conoscervi avete infranto delle regole insieme!” Si strabiliò Remus.
“Che ti aspettavi da questi due, Rem? Comunque, Sirius, ero io la tua allucinazione color cobalto.” Chiarì Star.
“Immaginavo.” Replicò il ragazzo.
“Guardate, Anne si è addormentata!” Fece loro notare James.
“Bene, se ci chiede di raccontarle la fine della storia io non lo farò. Per principio.” Si lamentò Sirius.
Star rise. “Villano!” Lo insultò poi.
La serata dei quattro continuò allegra ad arrostire marshmallow e a scherzare tra loro.
 
……………….
 
Il sabato tanto sperato arrivò con estrema lentezza, il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale ma il vento non si era ancora calmato e tutti gli studenti si ritrovarono reclusi nel castello senza potersi godere la neve.
“Perché non volete venire con noi in biblioteca?” Chiese Anne in tono lamentoso mentre quel pomeriggio i Malandrini camminavano metà verso la biblioteca e l’altra metà verso guai certi.
“Perché non si fanno mai buoni incontri in quel posto orribile.” Replicò Sirius.
“Ma Star mi ha detto che oggi lei e Remus ascolteranno me mentre leggerò una storia.” Insistette la piccola.
“Motivo in più per non venire.” Ribatté James.
“CATTIVI!” Gridò la bambina voltandosi poi verso la sua amica. “Convincili tu per favore!”
La ragazza sospirò, come resistere a quel musetto dolce?
“James, Sirius?” Chiese ai suoi amici.
“No.” Risposero i due in coro.
“Se non venite e non fate i bravi al prossimo allenamento saprò dove mandare i Bolidi.” Li minacciò Star.
“Sembra un ottima idea ascoltare una storia, vero Sirius?”
“Si, direi di si, James.”
Si convinsero immediatamente i due ragazzi.
Remus rise sotto i baffi.
“Sul serio Lunastorta,” Sussurrò James con fare malefico all’amico “tu prova a farlo sapere in giro e noi ci occuperemo di te in una battaglia no-stop.”
“Ti conviene tacere, il cerbiatto nervoso ha le sue armi.” Mormorò Sirius prendendo in giro Potter.
Remus rise di gusto.
“Io non sarò un cerbiatto!” Si scaldò James.
“Si, che lo sarai, un dolce cerbiattino con il pelo morbido che saltella allegramente per i boschi, del tutto innocuo.” Pigolò Sirius esplodendo poi in una grossa risata.
Fortunatamente arrivarono in biblioteca e la cosa distrasse i tre dal bisticcio imminente.
“Allora Anne, cosa ci leggerai?” Domandò Remus cortese mentre tutti prendevano posto ad un tavolo.
“Una storia sui draghi!” Rispose lei entusiasta.
“Che mangiano le principesse dolci, con lunghi capelli dorati, e con gli occhi azzurri?” Scherzò Sirius.
“Stai parlando di me?” Chiese Star fingendosi stupida.
“No, tesoro. Stava parlando della bambina insopportabile che ti siede accanto, il mondo non gira sempre attorno a te, carina.” Le rispose James con una voce acuta da insopportabile ochetta.
“No.” Si incupì Anne. “La principessa si salva, e io non sono la principessa.”
“Invece si! E il drago ti mangia.” Replicò Sirius.
“NO!” Gridò la piccola.
“Buoni bambini!” Remus intervenne con la voce stanca di un padre.
Gli altri quattro si bloccarono fissandolo e poi cedettero alle risate.
Anne aprì il libro che le passò Star e si preparò ad iniziare quando sentirono un botto provenire da dietro lo scaffale alle loro spalle.
Sirius e James furono i più veloci ad alzarsi ad andare a vedere: un gruppetto di quattro Serpeverde stava importunando un ragazzino di Tassorosso bruciandogli le scarpe e costringendolo così a saltellare come in  un buffo balletto.
“Ma tu sei…!” Esclamò Star raggiungendo i suoi amici e fissando i bulli, la sua voce si spense quando il gruppo di ragazzi si voltò verso di loro.
“Aguamenti.” Enunciò James con uno sguardo duro in viso indirizzando il getto della sua bacchetta verso i piedi del Tassorosso il quale, una volta spento il fuoco alle sue scarpe, si nascose tremante dietro i Malandrini. Remus lo prese per un braccio.
“Lo porto in infermeria, non fate casini.” Annunciò fermo guidando poi il ragazzino ed Anne fuori dalla biblioteca.
“Non potete venire qui e rovinarci la festa.” Li ammonì un Serpeverde grosso quanto un armadio.
“Possiamo, se la festa comprende che uno del primo anno venga arso vivo.” Ribatté Star decisa.
“Oh, no bellezza, non ci crederai così malvagi?” Si finse dispiaciuto un altro ragazzo. “Lo avremmo tenuto vivo, gli serviva solo una piccola punizione.”
“Per cosa? Per aver osato camminare davanti a voi?” Domandò Sirius acido.
“No, per aver detto che i nostri metodi di potere non sono carini. Vedete una sua cara amichetta ha dovuto superare una piccola prova che noi facciamo a quelli del primo anno, niente di che, ma lei non ci è riuscita ed è andata a raccontare tutto a quel ragazzino che ha pensato, male, di venirci a sfidare. Povero sciocco.” Spiegò un terzo.
Star digrignò i denti e si fece avanti. “Sentite: non sembrate persone ragionevoli ma io proverò lo stesso con le buone, ora andiamo insieme da quel ragazzino e poi dalla sua amica e voi chiedere scusa ad entrambi e non vi azzarderete mai più a far loro del male, nè a nessun altro. Ok?”
“Ma chi ti credi, zuccherino?!” La sfotté uno.
“E voi due la dietro? Lasciate che la vostra graziosa amica si faccia avanti da sola contro dei bruti come noi? Coraggiosi.” Commentò un altro.
“Vedi, abbiamo imparato con il tempo a lasciarla fare, le piace mettere a posto brutti ceffi come voi.” Spiegò tranquillo Sirius sedendosi su un tavolo dietro di sè come per godersi la scena al meglio.
“Già,  noi potremmo anche sistemarvi da soli ma lei ci tiene molto e poi … lo fa con molto stile. Se fossi in voi la asseconderei.” Consigliò loro James con un sorrisetto strano in volto.
 “Allora?” Chiese la ragazza impaziente.
I Serpeverde se la risero, tutti tranne uno.
“Vediamo un po’, cosa vorresti farci, tesorino.” La incitò il più grosso.
Star si lasciò sfuggire uno sbuffo simile ad una risatina canzonatoria, si legò lentamente i capelli lunghi fino alle spalle e mossi in una coda alta, poi consegnò la bacchetta a suo fratello, infine si voltò di nuovo verso il gruppo di bulli.
Con una velocità sorprendente piegò in due uno di loro con una ginocchiata alle costole, il ragazzo si accasciò a terra.
“Innanzi tutto: non chiamatemi tesorino, o zuccherino o quant’altro. Mi fa imbestialire.” Consigliò la ragazza totalmente calma rigirando con un calcio il Serpeverde ai suoi piedi.
“Diamine, è vivo?” Chiese quello che aveva parlato per terzo ora improvvisamente impaurito.
Star sorrise soddisfatta. “Oh, si, devo farvi chiedere scusa, ricordi? Non posso uccidervi.” Detto questo con un altro scatto atterrò con un pugno in pancia il più grosso tra loro e colpì con una gomitata sul naso il terzo ragazzo, il sangue schizzò un po’ ovunque mentre quello cadeva a terra.
Con le mani insanguinate Star si rivolse all’ultimo ragazzo, il più piccolo tra loro. “Ciao, Regulus.” Salutò allegramente come se niente fosse. “Non credo che tu frequenti proprio delle ottime compagnie, ho ragione?”
Regulus non si mosse, guardò i suoi tre compagni a terra i quali lo fissavano sorpresi.
“Non ti preoccupare, non sentono più nulla. Non possono udire i nostri discorsi. Non muovere la testa, anche un cenno potrà sembrare loro ambiguo. James portali a fare un giro di scuse.” Concluse lei allontanandosi dal ragazzino.
I tre Serpeverde si alzarono riacquistando l’udito.
“Andiamo.” Ordinò James.
I quattro lo seguirono diligentemente come bravi cagnolini, Regulus per ultimo, ma quando passarono di fianco a Sirius il ragazzo posò una mano sul petto del fratello.
“Oh, no. Tu no.” Lo bloccò.
I Serpeverde si voltarono verso loro due fissando il ragazzino interrogativi e sospettosi.
“Lo tratteniamo un po’ con noi, ma voi andate, avete un impegno da mantenere.” Spiegò Star con finta gentilezza.
I tre ricominciarono a camminare mentre piani di fuga vagavano nelle loro menti.
“Ah, ragazzi.” Li richiamò lei. “James è mio fratello, mi ha insegnato molto di ciò che so, non è una buona idea cercare di scappare.”
Due di loro deglutirono sonoramente e poi uscirono camminando lentamente, pieni di dolori.
Sirius, con il palmo ancora sul petto di Regalus, lo spinse con forza a sedersi. “Mi disgusti.” Esordì.
“Sirius!” Lo ammonì Star.
“Che dovrei dirgli? Lo hai visto!” Ribatté lui.
“Io ho visto solo un ragazzo che seguiva gli ideali di ragazzi più grandi di lui.” Replicò la ragazza.
“In ogni caso,” Cominciò Regulus fissando suo fratello. “tu non puoi certo dirmi di non trattare così la gente. Ne ho sentite di storie su di voi e non godete di buona fama tra i Serpeverde e non solo.”
“Mocciosus ti ha raccontato un po’ di storielle, eh? E chi altri? Le tre oche del primo anno di Grifondoro? il fratello di una di loro?” Lo attaccò Sirius.
“Senti, Regulus, so che cosa abbiamo fatto ma non siamo mai arrivati a compiere atti che mettessero a rischio delle vite o che imprimessero segni profondi e dolorosi.” Raccontò Star.
“Si, infatti si è visto da ciò che hai fatto che non faresti male ad una mosca.” La accusò il ragazzino.
Sirius lo colpì con uno schiaffo sul volto. “Non osare parlarle mai più in quel tono.”
“Fel, dannazione! Datti una calmata!” Lo sgridò lei, poi si rivolse di nuovo a Regulus. “Capisco, ma lo abbiamo sempre fatto per bloccare le persone che fanno cose cattive come… bruciare le scarpe a qualcuno. Sul serio, noi cerchiamo solo di divertirci ed è vero che spesso i nostri scherzi non sono molto divertenti per chi li subisce, sopratutto Moc-Severus, ma nessuno rischiava di non riuscire più a camminare per mesi o peggio! Il problema è che spesso incappiamo in comportamenti del genere e io conosco solo un modo per combattere la violenza: più violenza. So bene che non è il metodo giusto ma con gente del genere non c’è altro da fare. Devi colpire a fondo se vuoi vincere contro chi sa colpire bene.”
“Accidenti…” Mugugnò il ragazzino.
“Si, lo so. Ogni tanto se ne esce con questi discorsi assurdi che ti fanno credere persino che la pace nel mondo sia realizzabile con un solo gesto d’amore.” Commentò Sirius.
La ragazza fece per ribattere ma poi tacque imbronciandosi per la mancanza di argomentazioni in suo favore.
Regulus rise sinceramente divertito ma smise immediatamente.
“E’ da tanto che non ti sento ridere.” Cominciò Sirius sereno. “Mi dispiace per quello che ti ho detto, io non ti odio.”
“Ma odi loro. Sono la nostra famiglia, ci hanno cresciuto! Come puoi odiarli?” S’infervorò suo fratello.
“Questa è la mia famiglia. Lei, James e Remus. Loro mi hanno voluto bene! Loro ci sono e ci saranno sempre anche se avrò dei problemi.” Gli spiegò impuntandosi.
“E loro non sono Serpeverde, vero? Sono tutti Grifondoro. Tu vuoi che io cambi, che diventi parte del vostro club di burloni e che mi lasci trascinare da un vortice di divertimento, ma la vita non è divertimento, ci sono degli impegni da mantenere nel rispetto delle persone che ci hanno dato la vita. Una vita per una responsabilità. Io porterò avanti la nostra purissima Casata senza di te.” Gridò Regalus.
“Il momento in cui dai la vita è semplice come il momento in cui la togli, è negli attimi successivi che arrivano tutti i ripensamenti e i dubbi. Se riesci a cacciarli vuol dire che lo volevi veramente, se così non fosse inizi a crescere un figlio senza amore o, nell’altro caso, a sopravvivere ad ogni giorno sperando che non ne arrivi un altro.” Sussurrò Star sovrappensiero.
“I nostri genitori ci amavano, entrambi. Prima che lui spezzasse loro il cuore con le sue scelte assurde!” La rimbeccò il ragazzino alzandosi e uscendo di corsa.
“L’ho perso.” Mormorò Sirius triste. “Una volta eravamo molto uniti, quasi come me e James, ora…”
“E poi?” Gli chiese la ragazza poggiandogli una mano sulla spalla.
“Poi sono successe tante cose, a cominciare dal giorno in cui ho preso l’Espresso per la prima volta…”
 
Sirius oltrepassò la barriera del binario 9 3/4  con un largo anticipo, praticamente non c’era quasi nessuno sulla piattaforma. I suoi genitori lo seguivano tenendolo sotto stretto controllo visivo.
“Ci sono le tue cugine laggiù, Sirius. Mi aspetto che porgi loro i tuoi saluti prima di partire. Narcissa poi verrà con te, se avrai bisogno di qualcosa chiediglielo senza vergogna, sono sicura che sarà lieta di mostrarti la Sala Comune di Serpeverde questa sera.” Cominciò sua madre.
“Perché siete così sicuri che andrò a Serpeverde?” Domandò Sirius sospirando.
“Non devi essere teso, tutta la famiglia è stata a Serpeverde, ci andrai anche tu.” Borbottò suo padre sempre con il suo tono rigido e distaccato.
“Non sono affatto teso.” Sbuffò il ragazzo. “Senti, Regulus, vieni con me ad aiutarmi a caricare il bagaglio?” Propose poi a suo fratello che annuì piano. “Voi andate, vi raggiungiamo dalle cugine.” Assicurò infine ai suoi genitori che si allontanarono.
“Veramente hai paura di non finire a Serpeverde?” Domandò Ragulus a suo fratello.
“NO! Figurati! L’unico mio timore è finire in Serpeverde!” Esclamò quello trascinando il suo baule.
“Dove vorresti capitare?” Chiese il ragazzino.
“Ovunque, ma non lì. Odio tutto ciò che mi lega ai Black!” Sbuffò pieno di rabbia Sirius.
“Quindi odi anche me.” Mormorò Regalus.
Sirius si morse la lingua. “No, non te, ne lo zio Alphard e nemmeno Andromeda…” Cominciò a scusarsi.
“Ma loro sono adulti. Dimmi, quanti anni fa te ne saresti andato se non ci fossi stato io?” Lo interruppe suo fratello.
“Io… forse subito…” Si arrese il ragazzo.
“Tu odi così tanto i nostri genitori?”
“Si! E li odiavi anche tu, quando eravamo piccoli facevamo sempre gli scherzi insieme e…” Gli rammentò Sirius ma gli occhi di Regulus si fecero freddi.
“Da piccoli era una cosa, stavamo solo giocando. Ora siamo grandi e il destino della nostra linea di sangue è nelle nostre mani! Siamo i futuri eredi di tutta la dinastia Black! Non capisci? Anni di addestramento solo per il momento in cui saremo noi a dover tenere alto l’onore della Casata! I nostri genitori! Tutti i nostri parenti ci tengono! Loro ci hanno voluto bene e ci hanno cresciuto con amore, il minimo che possiamo fare è renderli fieri e se questo comprende essere un Serpeverde e credere nella superiorità del sangue puro così sarà!” Si sgolò il piccolo, infine si voltò deciso e corse via.
 
Appena finì di raccontare James e Remus entrarono nella biblioteca.
“Allora, come è andata?” Chiese Remus.
“Male.” Rispose Star sospirando.
“Ok, basta pensare a mio fratello, domani è Natale!” Cambiò argomento Sirius.
“Domani è la Vigilia.” Precisò James.
“Che noia Ramoso! Sempre così pignolo, tu?” Lo prese in giro Star.
“Non sono pignolo, penso che…” Controbatté il ragazzo ma venne interrotto dalla sorella che si rivolse a Remus.
“Dov’è Anne?”
“Qui fuori, volevamo essere prudenti.” Le rispose il ragazzo.
“Andiamo allora, ho bisogno di una bella cioccolata calda con tanta panna.” Suggerì la ragazza incamminandosi verso l’uscita.
“Perché Madama Pince non ha sentito nulla?” Si insospettì James lanciando uno sguardo verso l’ufficio della bibliotecaria.
“Quei quattro l’avevano addormentata, si riprenderà tra un po’, spero. Ho controllato prima di uscire.” Spiegò Remus.
“Hanno fatto le cose per bene.” Commentò Sirius.
“Ciao Anne!” Esclamò Star aprendo la porta.
“Cosa avete fatto?” Domandò subito la bimba.
“Abbiamo chiacchierato. Ti va di cantare la canzone della cioccolata calda?” Cambiò argomento la ragazza.
“Siiiii!” Gridò la piccola e insieme iniziarono a saltellare per il corridoio canticchiando:
“Voglio fare la cioccolata calda,
con tanta panna con tanta panna.
E il caramello
Ed il marshmallow,
e tanta panna, e tanta panna.”
“Quando l’anno inventata questa canzone?” Chiese Sirius a James infastidito.
“Non ne ho la più pallida idea.” Rispose quello.
“Remus?” Chiesero in contemporanea.
“Non guardate me, io non sono al corrente di ciò che fanno quelle due quando noi non ascoltiamo.” Replicò il ragazza alzando le mani.
I tre risero seguendo le loro due amiche saltellanti verso le cucine.
 
 
******************
 
Oh, mio cielo! Ho finito! Ora Triskell correggi e io guardo Once Upon a Time.
Mi dispiace aver fatto aspettare molto i pochi fedeli che mi seguono ma dovete perdonarmi perché è lungo…tanto lungo. Ho sputato sangue per questo capitolo e ora ne vado fiera anche se fa schifo.
Bene, ciao ciao. 
  
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