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Autore: Frenchie    11/02/2014    2 recensioni
Sono passati 14 anni dalla sconfitta di Voldemort e una sera di agosto Harry mostra a Teddy vari ricordi della vita di Remus attraverso un pensatoio. Il ragazzo scopre ciò che ha sempre voluto sapere sul padre, dagli anni ad Hogwarts con i Malandrini, all'anno come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure; dall'incontro con Tonks, alla battaglia finale.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Teddy Lupin | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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~ Capitolo 1 ~


Fuori era buio e l'aula era illuminata dalla luce di alcune candele sospese per aria. Seduto sugli scalini sotto la finestra c'era un ragazzo con gli occhiali ed i capelli neri spettinati, mentre accanto a lui stava un uomo sorridente nonostante il viso segnato da cicatrici. Teddy impiegò qualche secondo prima di realizzare cosa fosse successo, poi li riconobbe: erano la versione tredicenne del padrino, e — sì, quegli occhi ambrati li conosceva, erano uguali ai suoi. “Papà” Sussurrò Teddy. In quel momento Harry capì che il pensatoio era stato proprio una bella invenzione.
E aveva fatto la scelta giusta, nessun ricordo meglio di quello sarebbe potuto essere una presentazione degna di Remus.
All'inizio Harry aveva pensato anche ad altri episodi: il suo primo incontro con Lupin sull'Hogwarts Express, per esempio, ma l'attacco di un Dissennatore (nonostante si fosse concluso con il salvataggio di Harry da parte di Remus) avrebbe decisamente dato un tono macabro... Oppure la sera dell'annuncio della nascita di Teddy, ma sarebbe stato decisamente poco originale, nel cofanetto di legno c'era sicuramente un ricordo di quel giorno. Così, gli era venuto in mente il ricordo in cui si trovavano in quel momento.

Mentre mangiava il cioccolato che gli aveva porto Remus, Harry guardava verso un angolo dell'ufficio. Accanto alla vasca dell'avvincino che avevano studiato la lezione precedente, ora c'era anche una gabbia con una creatura strana, che ricordava un po' una scimmia.
“Cos'è quello?” Disse indicandola.
“È un kappa, alquanto curioso come animale... Vedi la cavità sulla testa?” Harry dopo essersi avvicinato per vedere meglio, annuì. “L'acqua che c'è dentro è la sua fonte di energia.”
“Come mai è una creatura oscura? Non mi sembra molto pericoloso.”
“Ecco, a volte l'apparenza inganna: si nutre di sangue umano, e quando è affamato non si fa troppi scrupoli. — Non ti preoccupare” Si affrettò ad aggiungere Remus in risposta allo sguardo non troppo rassicurato di Harry. “Basta fargli rovesciare l'acqua che ha sulla testa e diventa inoffensivo!”
“Allora preferisco i mollicci, sono più divertenti da sconfiggere.”
“Domani quando ve lo faccio combattere cambierai idea, è abbastanza comico vedere un kappa destreggiarsi per non far cadere l'acqua.”
Harry, immaginandosi la scena, si mise a ridere, ma il Professore non aveva ancora finito la 'lezione'. “Però c'è una cosa ancora più divertente da fare con un kappa... Quando ero ragazzo ho fatto diventare matti i miei amici con questo scherzo.” Remus, al ricordo dei vecchi tempi, sorrise sotto lo sguardo curioso di Harry. “Pochi maghi lo sanno, ma ci si può difendere da un kappa anche lanciandogli un cetriolo con inciso il nome di una persona, che in questo caso non sarà più attaccata. Io, da bravo ragazzino studioso, lo avevo letto su un libro e, da ragazzino un po' meno innocente, ho approfittato dell'occasione. Quando in classe abbiamo visto un kappa, gli ho lanciato di nascosto un cetriolo e ho passato la lezione a guardare i miei amici che tentavano in tutti i modi di fargli rovesciare l'acqua. E non riuscivano a capire per quale strano motivo loro dovessero stare sempre attenti a non farsi attaccare, mentre il kappa non mi degnava di uno sguardo.
“Quando spiegai cosa era successo, i miei amici ebbero quasi l'intenzione di iniziare a leggere libri, ma ovviamente non lo fecero mai, erano un caso disperato...” Continuò Lupin con un tono a metà tra in divertito e il rassegnato. “In compenso ricordo che James, tuo papà, per protesta non mi rivolse parola per più di un'ora, poi però fu costretto a chiedermi di passargli i compiti di Trasfigurazione.”
Harry, quello tredicenne, rimase a bocca aperta: Lupin era stato amico di suo papà, avrebbe potuto parlargli di lui come nessun altro, magari anche raccontargli altre cose che avevano fatto da ragazzi! Ma non ebbe il tempo di dire nulla, infatti Remus si era accorto che era tardi. “Harry, è ora che tu vada a letto. Devi essere stanco morto, questa sera ti sei sforzato molto per combattere tutti quei mollici. Sai, stai dimostrando di essere davvero molto portato per Difesa contro le Arti Oscure.” Dicendo questo accompagnò Harry alla porta e con un sorriso e una pacca sulla spalla gli augurò buona notte. Un attimo prima che chiudesse la porta dell'aula si senti chiamare: Harry, già incamminato verso il dormitorio, si era fermato lungo il corridoio. “Non è tutto merito mio, ho anche il miglior Professore di Difesa che si possa desiderare.”
Profondamente toccato da quelle parole, Remus rimase sulla porta ad osservare Harry che si allontanava. Quel ragazzo aveva davvero preso il meglio di James ed il meglio di Lily.


* * * * *

Teddy sentì i piedi sollevarsi da terra e un attimo dopo si trovava nuovamente nel giardino di casa. Harry non disse niente, aspettava che fosse il ragazzo a parlare per primo.
“È vero quello che abbiamo visto? È successo davvero?”
“Certo.” Rispose Harry sorridendo.
“E pensavi davvero quello che hai detto a — a mio papà? Che era il miglior insegnante che si potesse desiderare?”
“Sì, e non ho cambiato idea in questi anni... Lo ammiravo molto, anche quando era 'solo' un professore e non un amico.”
Teddy aveva ripreso la propria posizione seduto sull'erba e guardava il cofanetto di legno. “Posso aprirlo?”
“È tuo, Teddy.”
“Siediti anche tu, così scegliamo insieme. Oh — ” Adesso la voce del ragazzo suonava delusa.       “ — Non c'è la chiave!”
“Alohamora”
Il rumore di una serrature metallica e la scatola giaceva aperta nella mani di Teddy.
“Grazie.”
All'interno erano riposte con cura varie boccette contenenti una sostanza strana, né liquida né gassosa. Prendendone una particolarmente bella, Teddy vide che c'era appiccicata un'etichetta: l'inchiostro verde faceva risaltare le parole 'Grimmauld Place, Dora'. Ripose al suo posto la fiala e ne prese una seconda, dove la scritta 'Casa Tonks, Teddy' brillava in inchiostro rosso. Dopo aver esaminato i nomi di alcuni ricordi decise di cominciare dall'inizio, da dove tutto era cominciato. “Harry, scegline una su Hogwarts e i Malandrini.” Dopo un attimo di esitazione, spinto dallo sguardo incoraggiante di Teddy, Harry allungò la mano; quando ebbe scelto una boccetta, si alzò e raggiunse il ragazzo che lo aspettava fremente accanto al pensatoio. Versò il ricordo e affacciandosi sul bordo caddero nel passato, tornando a quarant'anni prima.


* * * * *

Hogwarts era sempre la stessa, in tutti quegli anni era rimasta immutata, neanche la Battaglia Finale era riuscita a cambiarla. Harry e Teddy si trovavano sulla porta dell'infermeria e davanti a loro un ragazzino del primo anno era girato di spalle, intento a raccogliere i libri sparsi su un letto. Quando ebbe sistemato tutte le sue cose nello zaino si mise a sedere: il viso dolce del bambino era segnato da una vecchia cicatrice e sotto la camicia si intravedeva una benda. Madama Chips armeggiò con qualche bottiglietta e finì di curare le ferite di Remus con un liquido che Harry identificò come essenza di dittamo.
Dopo aver ringraziato l'infermiera, prese le sue cose e si avviò lentamente per il corridoio. Giunto davanti al ritratto della Signora Grassa pronunciò la parola d'ordine, si fermò un attimo per scrutare la sala comune e, quando ebbe accertato che i suoi amici non erano lì, salì nei dormitori.
Quando sentì le voci familiari dei compagni di stanza, sul viso stanco di Remus apparve un sorriso, che si spense una volta aperta la porta. James, Sirius e Peter erano seduti sul tappeto al centro della camera e la loro animata conversazione era cessata nel momento stesso in cui la porta si era aperta. Dopo un momento di disagio in cui gli altri lo avevano fissato, Remus era andato verso il suo letto con l'intenzione di fingersi addormentato il prima possibile. James, intuendo le intenzioni dell'amico, si alzò per salutarlo.
“Ciao, Rem.”
“Dove sei stato? L'altro ieri sei sparito senza neanche salutarci!” Aggiunse Sirius visto che James non aveva ottenuto una risposta.
Remus, senza guardare gli altri, bofonchiò qualcosa a proposito di sua madre che si era sentita male improvvisamente.
“Ancora? Ma non è stata male anche il mese scorso?”
La risposta di Sirius gli fece gelare il sangue nelle vene: aveva completamente dimenticato di aver usato quella scusa anche il mese precedente. Non aveva ancora pensato a come rimediare al proprio errore quando una mano lo prese per le spalla e lo costrinse a girarsi.
“Rem, dobbiamo parlare.” Il tono di James era abbastanza rilassato, ma la sensazione di disagio che Remus aveva provato da quando era entrato in camera aumentò ulteriormente, fino a diventare una specie di panico.
“Sono stanco Jamie, non ho dormito molto bene. Parleremo domani.”
“No, non ci vorrà molto — ” Adesso anche Sirius si era avvicinato, solo Peter si teneva in disparte in silenzio.
“ — dicci solo la verità. Dove sei stato?”
Remus si sentì morire, non poteva perdere i suoi unici amici. Eppure, una parte di lui aveva saputo da sempre che le sue assenze non sarebbero rimaste inosservate a lungo. Decise di continuare a fingere, anche se quelle bugie lo facevano sentire in colpa.
“Perché sparisci una volta al mese? Cosa vai a fare?”
“Ve l'ho detto! È stata male mia mamma!”
“E allora come te la sei fatta quella ferita?”
“Sono caduto.”
Remus sperò che il suo tono fosse stato abbastanza sicuro da porre fine alla discussione, ma James non era il tipo che lasciava perdere.
“Come mai cadi solo quando vai da tua mamma? Anche il mese scorso sei tornato pieno di cicatrici.”
Remus non sapeva più cosa ribattere, era stanco, indebolito dalla recente luna piena, e furioso con sé stesso e con i suoi amici. Senza che lo volesse veramente, la rabbia prese il sopravvento.
“SONO UN LUPO MANNARO! UN LUPO MANNARO! Siete contenti adesso?? Contenti di potervi liberare di me??”
Le lacrime cariche di odio e tristezza gli offuscarono la vista impedendogli di vedere le reazioni dei compagni.
“Ehi amico, così svegli tutto il castello!” Peter aveva parlato per primo con tono scherzoso.
“Bene, allora è tutto apposto.” Ora era stato James ad intervenire, con una voce allegra e sollevata, che rese Remus ancora più confuso.
Si asciugò velocemente il viso con la manica e guardò gli amici in modo sconcertato: stavano tutti sorridendo felici, come se avesse appena annunciato la vittoria di Grifondoro in una partita di quidditch.
“Mi ha davvero ferito la tua poca fiducia nei nostri confronti.” Terminò Sirius facendo il finto offeso. Ci fu un momento di silenzio.
“Non avete capito; sono un lupo mannaro.” La rabbia di Remus era stata sostituita da sconcerto e fece ben attenzione a scandire bene le sillabe, preoccupato che le parole che aveva urlato il precedenza non fossero state chiare. “Sapete cos'è un lupo mannaro, vero?” Aggiunse poiché non vedeva nessun tipo di cambiamento negli sguardi degli amici.
“Non saremo intelligenti quanto te, ma non siamo stupidi!” Disse James.
“Certo che sappiamo cos'è!” Confermò Sirius
Remus era sempre più confuso e iniziava a pensare che durante la sua assenza James, Sirius e Peter avessero preso qualche strana pozione o fossero vittime di un incantesimo.
“Non vi rendete conto della gravità della cosa? Di cosa comporta?”
“Adesso, non montarti la testa, hai solo un piccolo problema peloso!”
Remus rise per l'assurdità della situazione, Sirius aveva la sconcertante capacità di sdrammatizzare qualunque cosa. Quando ebbe ripreso fiato le sue più grandi preoccupazioni gli tornarono in mente.
“Non avete paura di me? Non volete che me ne vada?”
“Certo che no, sei nostro amico! E poi, se non ci hai sbranati fino ad ora, perché dovremmo temere?”
Vedendo che anche Peter condivideva il parere degli altri due, Remus si sentì sollevato; la reazione spontanea del più timido lo aveva fatto sentire libero e felice come non mai.

Il ricordò sfumò e i due 'visitatori' si trovarono di nuovo nel dormitorio, nello stesso punto di prima, solo che ora le luci erano spente e i quattro amici erano andati a letto.
Remus, infilato sotto le coperte con le braccia incrociate dietro la testa, aveva lo sguardo fisso sopra di lui e un sorriso un po' ebete stampato sul volto.
“Ora che ci penso, Rem, dobbiamo trovare un modo per venire con te il mese prossimo.”
“Potremmo utilizzare il mio mantello dell'invisibilità.”
“Non posso permettervi di venire ragazzi, durante la luna piena sono pericoloso!”
“Sta un po' zitto Moony!”
E il ricordo svanì, riportando Harry e Teddy nel giardino di casa



Angolo dell'autrice
Mi sento enormemente in colpa per aver fatto passare quasi due mesi senza aggiornare, ma un po' per la mancanza di ispirazione e un po' perché lo studio mi distrugge, non riuscivo a scrivere.
Sul capitolo non c'è molto da dire, è così che mi immagino la scena. Adoro i malandrini, quindi anche il prossimo capitolo sarà dedicato a loro.
Spero che il capitolo sia valso la luuunga attesa.
Julie
  
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