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Autore: JeiBieber_Smile    13/02/2014    16 recensioni
Cos'è un Natale senza le persone che ami? Freedom lo sapeva, Freedom l'ha sempre saputo. Genitori separati, un padre che vive in un'altra città, una mamma sempre impegnata a lavoro, la casa vuota ventiquattro ore su ventiquattro. La magia del Natale non aveva ancora bussato in casa sua, vedeva tutto grigio e spento, si sentiva sempre di troppo per tutti.
E se qualcosa a breve sarebbe accaduto?
E se qualcuno sarebbe presto entrato nella sua vita?
L'amore, oh cosa può fare l'amore!
-
Hey angel in the snow, I'm under the mistletoe. You are the one, you're my very own Christmas love.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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17. Un'ultima passata di rossetto rosso fuoco, un ultimo sguardo allo specchio, un'ultima occhiata al cellulare e..pronta.
Scesi di sotto, più contenta che mai. Quella notte avevo fatto un sogno stupendo, un sogno in cui erano presenti tutti i miei desideri. Io e Justin stavamo insieme, mamma e papà invece erano tornati insieme e avevano avuto anche una seconda figlia: la piccola Destiny. La mia casa era su una montagna, circondata da alberi e tanta ma tanta neve. Era fatta di legno, il salotto era grande e spazioso e un grande camino predominava sulla parete di fronte alla porta. Nel sogno, Justin mi teneva stretta a sé mentre mangiavamo cioccolato e tutti gli altri erano in cucina. Mi accarezzava la pancia e mi sussurrava parole dolci, alternandole poi con dei piccoli e teneri baci dietro l'orecchio. Un sogno, letteralmente. Mi sarebbe tanto piaciuto avere una casa con Justin su una montagna, solo io, lui e la natura. Dove potevamo fare ciò che volevamo, scherzare in ogni occasione, scambiarci coccole senza sentirci dire 'no, è piccola'. Vivere con Justin.. un altro sogno, pure bello grande.
Dopo aver preso la borsa ed essermi messa le scarpe -che avevo dimenticato, ops.- scesi di sotto, trovando mio padre e mia madre ancora sul divano, addormentati. Mi avvicinai a loro e sorrisi: papà aveva un braccio sulle spalle di mamma e mamma dormiva beatamente sul suo petto. Erano solo le nove del mattino, chissà che ora avevano fatto la notte appena passata. Con un sorriso maligno, poggiai la borsa a terra, presi un respiro profondo e morsi il mio labbro inferiore, accendendo poi lo stereo posto vicino la televisione e alzando il volume al massimo. I miei genitori, che fino a poco fa dormivano, dopo quel mio piccolo intervento erano completamente lucidi. Doppio ops.

-Ops.- feci spallucce e morsi il mio labbro inferiore, poi però scoppiai a ridere quando papà mi guardò.
-Jolanda, tua figlia ha seri problemi.- disse papà ridacchiando, non appena mi accasciai a terra per le risate.
-Jeffrey, ti ricordo che è anche tua figlia.- rispose mamma, divertita dalla scena.
-Avreste dovuto vedere le vostre facce.- dissi alzandomi da terra, mi pulii il jeans e mi gettai a peso morto sulle gambe di papà. -Ciao, papi.- feci gli occhi dolci.
-Ciao anche a te, figlia.- mi sorrise, poggiò i suoi occhi sul mio rossetto. -Il rossetto rosso? Stai scherzando?-  
-No.- aggrottai le sopracciglia. -Non sta bene?-
-Eccome se sta bene, piccola.- sorrise. -Ma ti fa troppo sexy.-
-Dai, papà.- alzai gli occhi al cielo.
-Esci?- annuii. -Immagino col tuo ragazzo.- alzai gli occhi al cielo e arrossii.
-Papà!-
-Adesso sei dello stesso colore del rossetto.- papà rise, io arrossii ancora di più.

Almeno non era geloso, aveva capito che ci tenevo tanto a Justin e non aveva fatto storie sul nostro rapporto. Era per questo che lo amavo: accettava sempre le mie scelte e le appoggiava, giuste o sbagliate. Mi era vicino durante il cammino, mi dava consigli e mi incitava a credere sempre in ciò che io credevo fosse giusto secondo la mia logica. Stava facendo lo stesso con la mia quasirelazione con Justin, rendendomi così la persona più felice del mondo. 

-Tu e la mamma avete dormito qui?- chiesi, poggiando la testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.
-Sì.- rispose mamma.
-Ci siamo addormentati stanotte mentre parlavamo.- ridacchiò papà.
-Starai qui in questi giorni?- chiesi, alludendo al fatto che sarebbe restato con me a lungo.
-Se la mamma è d'accordo, perché no?- sorrise, guardando infine mamma.
-Puoi stare quanto vuoi.- sorrise, mentre io esultai.
-Sono così contenta..- sussurrai, chiudendo gli occhi.

Poggiai la testa sul petto di mamma che mi abbracciò, mentre papà si avvicinò e abbracciò me e mamma contemporaneamente. Il mio cuore prese a battere velocemente, finalmente i miei genitori si stavano riavvicinando, sembravamo una famiglia felice in quel momento. Immaginai mamma e papà di nuovo insieme, che scherzavano e si tenevano per mano come quando stavano ancora insieme. Li immaginai stesi insieme a letto, mentre io mi intrufolavo tra di loro e venivo stretta dalle loro braccia. Immaginai la mattina, prima di andare a scuola, il mio papà in cucina a leggere il giornale mentre la mamma gli versava una tazza fumante di cioccolata e mangiava i famosi pancakes della nonna.. Chissà se quelle cose, si sarebbero avverate.
Il cellulare nella tasca dei miei jeans cominciò a vibrare, lo estrassi con le sopracciglia corrugate per poi sorridere non appena notai il nome di Justin lampeggiare sul display, segno che mi stava chiamando. Mentre però mi stavo alzando, papà mi precedette e si alzò prima di me. Corse alla porta, la spalancò e urlò il nome di Justin, invitandolo ad entrare in casa. Okay, prima grande figura di merda.

-Entra pure, Justin.- sorrise, dandogli la mano. -Avete fretta?-
-No, non preoccuparti.- ed ecco la bellissima, dolcissima, stupenda, magica, magnifica, stupefac..okay, la smetto. -Hai sentito dei Toronto Maple Leafs?-
-Cos'è successo?- chiese papà, i loro passi si avvicinavano sempre più.
-Randy Carlyle non potrà giocare per un po', ha preso una bella botta ieri sera.- rispose Justin, entrando in salotto.
-Justin!- urlai correndo, per poi saltargli tra le braccia. Letteralmente, avevo le gambe strette al suo bacino e lo abbracciavo forte.
-Hey.- ridacchiò, stringendomi dal bacino e alzandomi sempre più.

In quel momento, tutto sparì. Eravamo solo io e Justin, non mi interessava neanche di papà che probabilmente avrebbe voluto uccidermi dopo quell'abbraccio un po' fuori dal comune. Justin mi stringeva forte, riuscivo a sentire tutto il suo calore, era come se fosse una fiamma. Sì, era una fiamma, quella fiamma che senti quando sai di essere innamorato, e lui era l'amore dentro di me. Era a causa sua se sentivo le ginocchia flosce ogni qual volta si avvicinava al mio corpo, era a causa sua se il mio cuore batteva a mille quando mi diceva qualcosa di dolce, era a causa sua se diventavo completamente rossa quando mi faceva un complimento. Era colpa sua, solo colpa sua se dentro di me questo fuoco ardeva, bruciava, mi stava mangiando le budella. Eppure non era una sensazione brutta, anzi, era una sensazione stupenda. Perché quello che sentivo, non era un fuoco distruttivo come quello che riesce a radere al suolo intere foreste o palazzi. Il mio era un fuoco diverso, un fuoco che riusciva a farmi sentire bene, a farmi sentire appagata. Quand'ero con Justin -stranamente- non avevo mai freddo. Lui era il fuoco che riusciva a riscaldarmi. Non avevo bisogno di coperte o giubbotti caldi se ero con lui sulla neve, perché le sue braccia erano la miglior coperta.
Chiusi gli occhi e gli stampai un bacio sulla guancia, poggiando poi la testa sulla sua spalla.

-Jolanda?- chiamò papà.
-Sì, Jeffrey?-
-Li stacchi tu, oppure uso le maniere forti?- ridacchiai e scossi la testa, per poi scendere dalle braccia di Justin. -Adesso ragioniamo.-
-Papà, quanto sei geloso.- alzai gli occhi al cielo, stringendomi a Justin.
-Non sono geloso, sono solo tuo padre.- ridacchiò. -Justin, se non ti dispiace vorrei farti qualche domanda.-
-Oh no.- sussurrai.
-Oh sì.- ripeté papà, ci accomodammo in cucina. -Vuoi qualcosa, prima di tutto?-
-No, grazie.- sorrise, quel sorriso riusciva a sciogliere anche il ghiacciaio del Titanic.
-Okay, cominciamo con le domande base.- papà si sedette di fronte a Justin. -Fumi?-
-No.-
-Bevi?-
-Non esagero mai con l'alcol, giusto in occasioni particolari.-
-Ti droghi?-
-No.- Justin guardò male papà, che sorrise malignamente.
-Bene, fin qui mi sembra tutto nella norma. Passiamo alle cose serie: studi?-
-Ho già finito gli studi, mi sono laureato alla Harvard.- Justin sorrise fiero, per poi fare uno sguardo confuso non appena papà lo esaminò.
-Hai già finito gli studi? Quanti anni hai?- chiese ancora papà, e chiusi gli occhi sospirando.
-Ehm..ventisette.-

Mio padre spalancò la bocca e sbarrò gli occhi, completamente incredulo dopo quella piccola confessione. Ecco il punto dove non volevo andare a parare: l'età di Justin. Sicuramente avrebbe cominciato anche lui con le solite paranoie. 'Justin, sei troppo grande per lei.' 'Vi frequentate e avete dodici anni di differenza?' 'Sai che quando lui avrà sessantadue anni, tu ne avrai solo cinquanta?' 'La vostra età è troppo diversa'. Quanto odiavo tutto quello. Justin sospirò e mi strinse la mano mentre continuava a guardare mio padre negli occhi. Era impaurito dalla reazione che avrebbe potuto  avere papà, riuscivo a capirlo dalla sua stretta. Quanto a mio padre, invece, era completamente paralizzato. Sicuramente non si aspettava che Justin fosse così grande, era stato un vero e proprio shock. Dopo qualche minuto, data la risposta che non arrivava, decisi di fare qualcosa.

-Papà, senti, lo so che Justin è..-
-Troppo grande per una ragazzina di quindici anni? Oh, lo so anch'io.- rispose semplicemente, sospirando.
-Papà, aspetta, fammi parlar..-
-Freedom, ma ti rendi, anzi, vi rendete conto che avete dodici anni di differenza?- chiese ancora, alzandosi e girando per la cucina con le mani tra i capelli.
-Papà, lo so!- dissi decisa, alzandomi. Mi guardò, il suo sguardo era agghiacciante. -So che è molto più grande di me, so che ha già fatto esperienze che io non ho ancora provato, so che è una pazzia questa, ma so anche che Justin è buono..- guardai Justin. -o almeno, lo è con me. Mi vuole bene e mi tratta come una principessa, mi fa sentire una principessa. Abbiamo passato tanti giorni insieme, stiamo praticamente insieme sempre, ventiquattro ore su ventiquattro. Io non riesco a stare senza la sua presenza e, se non cerca scuse per andar via o per darmi buca, forse vuol dire che anche a lui piace stare con me. Devi fidarti di me, -mi girai nuovamente verso papà. -fidati solo di me. Hai sempre appoggiato le mie scelte, giuste o sbagliate che fossero state. E mi sono mia pentita di una mia scelta? No.- chiusi gli occhi, presi la mano di Justin e lo tirai su con me. -Lui è buono, è tanto buono.- sussurrai, per poi poggiare la testa sul suo petto e stringere la sua maglia tra le dita.

Mi dondolai sui talloni e affondai ancora di più la testa nel suo petto. Le sue mani strinsero i miei capelli, li accarezzavano dolcemente. Era così bella e rilassante la sensazione che provavo in quel momento. Capii, definitivamente, che lui non provavo solo ed esclusivamente amicizia, ma molto di più. Era diventato la sostanza dei miei giorni, e io avrei combattuto per restare al suo fianco. Anche solo come amica. Quel che realmente contava, era stare con lui..

-E va bene.- papà sospirò, aprii un occhi e girai di poco la testa. -Se ti fidi così tanto di lui, allora comincerò a fidarmi anch'io.- sorrisi e mi staccai, abbracciando poi papà.
-Grazie, papà.- sospirai. -Almeno tu.-
-Mi raccomando, però, Justin.- papà mi staccò e mi mise al fianco di Justin.
-Non preoccuparti, Jeffrey.- Justin poggiò un braccio sulle mie spalle -So già quello che vuoi dirmi e no, non la farò soffrire.-
-Ottimo.- sorrise, subito dopo bussarono alla porta. -Vado io.-

Papà uscì dalla cucina, mentre io e Justin continuammo a guardarci senza dire nulla. Ad un tratto, mi prese il mento tra le mani, lo alzò di poco e si avvicinò a me, continuando a guardarmi negli occhi. Riuscivo a sentire il suo respiro caldo sulle mie labbra, era una sensazione davvero unica. Chiusi gli occhi, non appena sentii le sue morbide labbra a contatto con le mie. Giusto un secondo, giusto il tempo di scatenare in me la terza guerra mondiale tra farfalle, rinoceronti, leoni, gazzelle e tutti gli altri animali presenti sulla faccia della terra. So solo che dentro di me c'era un gran caos, in senso positivo ovviamente. Non appena si staccò, poggiò la sua fronte alla mia e aprì gli occhi, guardandomi dolcemente.

-There’s nothing like us, there’s nothing like you and me..Together through the storm.- sussurrò, stringendo il suo corpo al mio.
-There’s nothing like us, there’s nothing like you and me. Together.- continuai, poggiando l'orecchio sul suo petto, il suo cuore batteva forte.

Anche se non facevamo nulla di così speciale, per noi quello era uno dei momenti più belli e magici. Ero contenta, davvero contenta. Non solo perché papà aveva accettato Justin, ma anche perché tutto quello che stava succedendo tra di noi era un qualcosa di spettacolare e stupefacente e unico e..magico. Sì, magico. E poi, le sue parole.. Amavo quando mi sussurrava queste frasi dolci, erano così dolci che avrebbe potuto scriverci una canzone. Sarebbe stata sicuramente un successo, sarebbe stata una delle più belle canzoni. Be', lui aveva sempre idee fantastiche e spettacolari.

-Justin, Freedom, ci sono Nicholas, Boyce e Logan che vi aspettano.- mamma entrò in cucina, sorrise non appena notò la posizione in cui io e Justin eravamo.
-Sì, andiamo.- dissi, prendendo la mano di Justin e uscendo fuori. -Ecco i miei tre best.- ridacchiai, abbracciando tutti e tre. -Avete conosciuto mio padre?-
-Hanno avuto il piacere.- disse papà, incrociando le braccia al petto. -Allora, dove andare adesso?
-Andremo al centro commerciale e poi a fare un giro.- disse Logan. -Siamo già alla Vigilia di Natale e devo ancora comprare il regalo per mia sorella.-
-Lo troverai, amico.- Nicholas gli diede una pacca sulla spalla.
-È per questo che ci sono io, no?- dissi, sorridendo. -Dai, andiamo che è già tardi.-
-Va bene, arrivederci signora Russel, arrivederci signor Russel.- rispose Boyce, salutando mia madre e mio padre.
-A presto, ragazzi.- risposero mamma e papà, sorridendo.
-La riporterò a casa per massimo le quattro, questa volta sul serio.- Justin ridacchiò, sorrisi anch'io e cominciammo a camminare attraverso il vialetto.
-Mi fido.- rispose papà, prima di chiudere la porta alle nostre spalle.

Quelle parole, tanto semplici quanto importanti. Sorrisi ancora, sentendo che quel calore che avevo nel corpo stava cominciando a espandersi sempre più. Presi la mano di Justin che mi guardò sorridendo, prima di entrare in macchina e sedermi nei sedili posteriori al suo fianco. Nicholas si era offerto di guidare per farci stare vicini, ma quanto potevo adorare il mio migliore amico? Durante tutto il tragitto, io e Justin parlammo tranquillamente con gli altri tre deficienti in macchina. Solo una cosa rese -ancora una volta- magico quel momento: le nostre mani intrecciate. Dopo essere arrivati a London, ci fermiamo in un bar a fare colazione, e come sempre Justin ordinò al posto mio. Adoravo quando lo faceva, la trovavo una cosa tanto dolce, sopratutto perché sapeva i miei gusti e ordinava ciò che sapeva mi sarebbe piaciuto di più. Dopo la sosta al bar, cominciammo a girare il centro commerciale. Era davvero enorme.

-Cosa facciamo come prima cosa?- chiesi, guardandomi intorno.
-Io avrei un'idea.- rispose Justin, sorridendo.
-Quale?- Logan puntò lo sguardo su Justin.
-Voi entrate pure in quel negozio di abbigliamento e cominciate a dare un'occhiata, così tu, Logan, già puoi farti un'idea su cosa regalare a tua sorella. Io, portò Freedom da una parte.-
-Eh bravo Justin, già ci scarica.- ridacchiò Nicholas, dandogli un pungo sul braccio.
-Dopo vi raggiungeremo.- ridacchiò, prendendomi la mano.

Mi trascinò in mezzo alla folla, fino ad entrare in una gioielleria. Rimasi sbalordita dalla lucentezza di quel posto, era davvero enorme e ogni tipo di gioiello brilla sotto la luce dei fanaletti posti nelle vetrine. C'erano collane, bracciali, ciondoli, orecchioni, tutti di oro bianco, oppure oro normale, perle, brillanti, acciaio, diamanti.. Era tutto così bello, prezioso..e sopratutto costoso. Mi avvicinai a un paio di vetrine, notando un paio di ciondoli davvero belli e che avrei voluto almeno provare. Poi guardai il prezzo, e improvvisamente quei ciondoli non mi piacevano più. Girai ancora, per tutto il negozio. Justin, però, non c'era al mio fianco. Quando me ne accorsi, cominciai a guardarmi intorno allungando il collo, per poi fermarmi quando qualcosa di piccolo e freddo toccò la mia pelle. Mi bloccai, arrestai i miei movimenti. Delle mani, che riconobbi come quelle della persona che stavo cercando, mi spostarono tutti i capelli sulla spalla sinistra. Mi portò vicino allo specchio, e ciò che vidi mi fece restare a bocca aperta. Justin era dietro di me, che mi accarezzava le braccia con le sue mani calde. Le sue labbra erano affianco al mio orecchio e sorridevano, guardando la nostra figura riflessa nello specchio. Sul mio collo, era poggiato un piccolo ciondolo a forma di infinito completamente tempestato di tanti piccoli swarowsky luccicanti, era davvero stupendo. Lo sfiorai con le dita, sembrava così prezioso..

-Prendilo come una promessa.- sussurrò Justin, al mio orecchio.
-Noi siamo infinito.- continuò, provocando l'ennesimo sorriso sulle mie labbra.

There’s nothing like us, there’s nothing like you and me..
Together through the storm.
There’s nothing like us, there’s nothing like you and me..
Together.


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Hallo.c:
Heilà, dolcezze.c: Come statee? Io bene, davvero molto bene! Finalmente posso dirlo, cavolo. Certo, sono incasinatissima con la scuola e gli impegni pomeridiani, ma sapete..c'è un ragazzo, tanto dolce e carino, con cui ho passato tutta la giornata di domenica e che mi piace e..indovinate?! GLI PIACCIO! Me l'ha scritto, me l'ha scritto cavolo.*-* Tipo che sono rimasta tutta imbambolata, non vedo l'ora di rivederlo! Comunque sia, adesso basta parlare di me che vi scasso solo la minchia, ma parliamo di cose SERIE. Prima di tutto, dovete perdonarmi se non ho aggiornato non appena il capitolo è arrivato a quindici recensioni. Sapete, non è tanto facile come sembra scrivere tutto questo, sopratutto in questi giorni.. Sono occupatissima con la scuola, ho verifiche su verifiche e interrogazioni su interrogazioni. Pensate, che solo domani ho una verifica di matematica e un'interrogazione di latino, sto tipo morendo. Inoltre, tutti i giorni sono costretta ad andare in palestra, quindi un paio di ore se ne vanno per l'esercizio fisico e sono cose che devo fare per forza. Provate a capirmi, sono una liceale e ho dei doveri da eseguire e compiti da rispettare. Nonostante questo, però, cercherò sempre di scrivere e di aggiornare il prima possibile!
Passando al capitolo: so che non è venuto un granché. L'ho scritto tutto stasera velocemente, solo perché non volevo farvi aspettare altro tempo dato che le quindici recensioni le ho raggiunte. Mi sembrava ingiusto. Avevo in mente altri progetti, ma dovevo mettere in chiaro alcuni passaggi, altrimenti sembrava tutto troppo affrettato. Lascio a voi i commenti, che ve ne pare questo capitoluzzo? c:

HO UN ANNUNCIO DA FARVI.
La settimana prossima, mio padre scenderà dalla Svizzera e starà con me una settimana, quindi, molto probabilmente non aggiornerò per un'intera settimana.. Però, ho pensato che farvi stare da adesso fino a lunedì o martedì prossimo senza un capitolo è un po' esagerato, quindi lunedì aggiornerò e il capitolo sarà davvero bello e lungo, solo per voi babee.

PARLIAMO DI UN'ALTRA PICCOLA GRANDE COSA.
Se avete problemi o pensieri di qualsiasi tipo, o se volete solamente scrivermi, questo è il mio numero --> 3398590877 
Scrivetemi quando volete, non esitate a farlo. Io sono pronta ad ascoltarvi e ad aiutarvi.<3 

Chi di voi ha tumblr? Caso mai, datemi i vostri nomi nelle recensioni e seguitemi se vi va, io sono --> http://www.tumblr.com/blog/diiiistance 

VORREI, COME SEMPRE, RINGRAZIARE TUTTE COLORO CHE MI SEGUONO. 
GRAZIE A CHI HA MESSO LA STORIA TRA LE SEGUITE / RICORDATE / PREFERITE. 
GRAZIE A CHI RECENSISCE. 
GRAZIE AI LETTORI SILENZIOSI. 

È grazie al vostro supporto se la voglia di scrivere cresce sempre di più. 
Vi amo. 
Sharon.~

P.s: perdonate gli errori, non sono riuscita a rileggere!

Much love.


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