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Autore: Sherazad    15/02/2014    3 recensioni
Sono i percorsi tracciati nelle linee immaginarie del campo di prova, i percorsi da ricordare e da ottimizzare per il salto ostacoli, i percorsi dei sogni che fanno arrivare al traguardo trasformando il sogno in progetto.
"Sarà una mia impressione, ma tutti i miei pensieri sembrano evaporare quando entro lì dentro. Mi accolse il fiato caldo del suo muso rosa sulle mani che faceva condensa, non mi ero accorto di quanto facesse freddo per essere una giornata di settembre."
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So che mi devo alzare, ma non ne ho voglia. Devo fare appello a tutta la forza volontà che ho per trascinarmi fino all'armadio e, addirittura, in bagno. Superato il trauma del risveglio, la mia routine per prepararmi per la scuola è oramai meccanica e mi ritrovo sull'autobus senza neanche accorgermene, fino alla mia fermata. Cammino piano al fianco di quel palazzo militaresco, finalmente un po' più cosciente. Non sembrano passati tre mesi per i miei compagni all'apparenza. Davanti all'entrata affollata di ragazzi, saluto subito i miei amici, non vedono l'ora di raccontare le loro avventure estive ed io non sono meno curioso, devo ammetterlo.
Intanto guardo il gruppo delle ragazze che si avvicina per i convenevoli, in testa c'è Beatrice con quell'atteggiamento di elaborata spontaneità. È dal primo anno che la tengo d'occhio, anche se passava inosservata allora, sapevo che sarebbe diventata interessante. Adoro l'inizio della scuola quando ho una nuova sfida davanti a me, con i capelli rossi e le gambe lunghe. 
Al suono della campanella fluiamo tutti dentro il vecchio cancello arrugginito fino all'aula magna. Ci smistano e ci ritroviamo nell'aula della 3E a sorbirci il discorso incoraggiante di inizio quadrimestre della Caruso, la nostra prof di matematica, che oggi sembra più frustrata del solito sotto il suo sguardo autoritario. La mia attenzione è, però, spostata verso il secondo banco sulla destra, riesco a vederle bene: Beatrice e Matilde, lei è la sua migliore amica o amica del cuore o quel che è.
Fortunatamente, il primo giorno dura poco così andiamo tutti a prendere qualcosa al bar qui sotto, non so come si chiami, per noi è sempre stato il nostro baretto, credo non abbia mai avuto nemmeno un'insegna. Riesco a scambiare un paio di battute con Beatrice e Matilde prima di andare via, ero in anticipo, ma non volevo di certo rischiare di arrivare in ritardo al maneggio. Mi ritrovo di nuovo sull'autobus, questa volta il tragitto è più lungo, 40 minuti buoni, ci metterei molto meno con un motorino, ma i miei sono stati categorici: o cavallo o motorino; almeno l'abbonamento dell'autobus l'hanno pagato, alla fine. 
Arrivato alle scuderie cerco con gli occhi il mio migliore amico, uno stallone grigio pomellato di nome Power Of Will. È un leader di natura quel cavallo. Ma il suo box* è vuoto; non so con quale ragione mi sale dalla gola una strana ansia e la mia mente lavora veloce. La giostra* era vuota e non era neanche al paddock*. Che cosa faccio? Comincio a correre verso il campo coperto, Roberto sarà lì e mi dovrà dare delle spiegazioni. Corro troppo veloce, mi duole il petto, ma ne ho davvero bisogno. Per fermarmi mi appoggio alla porta e sento gli zoccoli di un cavallo all’interno, così apro subito.
Cristo!
È Power che trotta davanti a me, finalmente riesco a riprendere a respirare. 
-Ciao Tommy! Sei in anticipo...-
Roberto non sembrava sorpreso di vedermi preoccupato.
-Cosa sta succedendo?-
Chiesi con un filo di voce, mozzandogli la frase. Non riuscivo a capire, chi era quella lì sul mio cavallo?
-Come scusa?-
Era quasi infastidito e io ero sempre più confuso, ora sembravo dalla parte del torto.
-Ti sto aiutando a trovare una mezza fida*, non vedi? Lei è...-
-Non l'ho chiesta e non mi serve.-
L'avevo interrotto di nuovo, ma non ci feci caso.
Nel frattempo, la ragazzina bruna aveva fermato Power in appiombo*, era scesa con grazia e mi guardava negli occhi, ma spostai di nuovo lo sguardo verso il mio istruttore.
-Me l'hanno chiesto i tuoi genitori, non riescono più a pagare l'intera pensione, evidentemente non te l'hanno detto.-
Aveva un tono quasi rassegnato.
-Non ci credo.-
Era vero. Mi passai distrattamente una mano tra i capelli.
-Comunque, lei è Laura Morelli, cerca un cavallo come il tuo e ha anche la tua stessa età, ha appena cambiato maneggio.-
La ragazzina mi guarda nuovamente con occhi glaciali, senza sorridere.
-Ciao, piacere, tu sei?-
Mi porge la mano libera dalle redini del cavallo, distaccata, così mi presento automaticamente, riprendendomi un poco.
-Tommaso Pacini. Ci potresti scusare?-
Lei non aveva niente a che fare con questa faccenda.
-Okay.-
Subito sfila le redini dal collo muscoloso di Power, gli fa una carezza sorridendogli ed esce decisa dal cancello di legno aperto, con lo stallone a presso. Appena fu uscita dal campo visivo cominciai a parlare.
-Senti, grazie dell'impegno, ma riuscirò a pagare: basterà togliere la giostra e...-
-No, Tommy. Mi hanno spiegato che, dopo che ti hanno licenziato dalla gelateria, probabilmente non riusciranno a pagare neanche il prossimo mese.-
Era troppo serio, mi metteva a disagio quando faceva così.
-Ma sto cercando qualcos'altro magari con una paga maggiore, meglio no?-
Ero agitato e non volevo sembrare implorante. Ma sapevo di potercela fare, dovevo solo fargli capire quanto ci tenessi. 
-No, non lo è. Ora è anche iniziata la scuola, quando pensi di avere il tempo sia di lavorare, sia di montare tutti i giorni Power? Potrai fare più concorsi e non sbatterti troppo, lo fanno molti proprietari, lo sai.-
Mi rifiuto di dividere il mio cavallo con quella. Lo fisso mentre cerco di sembrare più deciso di quello che sono.
-Non accetto compromessi.-
Sospira, pure i suoi sospiri sono seri, pare più vecchio e stanco.
-Non è un compromesso, è un'occasione, fidati, anche perché non hai molta scelta.-
Voglio ribattere, ma la sua pacca sulla spalla è il segnale che la discussione è finita. 
Mi accasciai sulla sabbia, la mia testa era pesante, ma completamente vuota.
Non so quanto tempo dopo, sento dei passi veloci sulla ghiaia che si avvicinano e una voce squillante mi trascina via dai miei pensieri.
-Tommy! Non ti avevo visto arrivare! Chi è quella ragazza con Power? Hai trovato una che va a cavallo finalmente!-
Come fa a essere sempre così felice quella ragazza? Me lo sono sempre chiesto.
-Non è come pensi, Fede, è una che è interessata alla mezza fida. È tutta tua se vuoi.-
Dissi, mentre mi rimettevo in piedi. Alle mie parole, s’impettisce un poco, ma rimane ironica come sempre.
-Non darmi false speranze!-
Se anche a quella lì piacessero le ragazze, avrebbe sicuramente delle possibilità, anche se non se ne rende conto.
Infatti, cambia velocemente discorso.
-Comunque è venuta per la mezza fida della cavallina Joëlle? E perché ha montato Power?-
Mi fissa con i suoi occhi penetranti color nocciola, aspettando una risposta. Intanto si lega i fitti riccioli biondi, significa che è agitata: ha già capito, ma non vuole crederci neanche lei.
-Non è qui per Joëlle. È qui per Power.-
Mi abbraccia immediatamente, mi stringe forte, quasi fosse lei ad aver bisogno di essere consolata. Sembra così fragile tra le mie braccia. 
Eppure, dopo aver ripreso un po' di tono, mi parla con voce sicura, abbozzando un sorriso.
-Ora tu vai a cambiarti, io recupero Comi, poi ci vediamo alle scuderie e ci prepariamo per la lezione, okay?-
Detto questo gira i tacchi e si avvia verso il paddock con in mano l'enorme capezza* scarlatta del suo gigante, che era appesa alla recinzione. Tanto lo sa, farò esattamente come mi ha ordinato. 
Dopo essere uscito dallo spogliatoio, entrai nell'ampia selleria un po' disordinata e presi i finimenti di Commanchie, tanto Power sarà ancora bardato. Quando arrivai alla lunga scuderia, vidi Federica che trascinava il gigante baio dietro di sé e lo legava ai due venti*; sono un binomio particolare, lei e Commanchie, né opposti né simili.
Appena fu pronta e io ebbi fatto uscire dal box il grigio, corremmo verso il campo ostacoli esterno con i cavalli che trottavano dietro di noi allegramente: eravamo già in forte ritardo. 
La voce profonda di Roberto mi ricordò degli spiacevoli eventi di poco prima. 
-Cominciate a riscaldare i cavalli a volontà, Tommy, resta ancora un po' al passo, che Power è a posto.-
Già, lui è a posto.
Terminata la lezione, dissellai Power e lo spazzolai con cura prima di metterlo in box. Misi tutto a posto come solito e, infine, appesi la sua capezza blu al gancio a ferro di cavallo. Federica era già andata via, così aprì la massiccia porta del box e la richiusi dietro di me. Sarà una mia impressione, ma tutti i miei pensieri sembrano evaporare quando entro lì dentro. Mi accolse il fiato caldo del suo muso rosa sulle mani che faceva condensa, non mi ero accorto di quanto facesse freddo per essere una giornata di settembre. Mi sedetti sul truciolo, rimasi lì con lui fino a che non sentì il groom* che serviva il pasto serale. Era tardi e dovevo andare. Lasciai Power alla sua cena, mi ripulii e uscii dal centro ippico. Arrivato alla fermata dell'autobus vidi che avevo perso l’ultima coincidenza e avrei dovuto aspettare chissà quanto tempo. Perciò mi diressi a piedi verso casa, controvoglia, non avevo alcuna intenzione di tornarci, ma dove sarei potuto andare? 
Aperta la porta di casa, i problemi sembrarono ricadermi malamente addosso, tutti in un solo colpo. Posai svogliatamente il borsone all'ingresso e andai in cucina. I miei genitori stavano cenando, notai che non c'era il mio posto apparecchiato. 
-Buon appetito.-
Dissi d'impulso.
A quella frase mia madre si alzò, mentre mio padre distolse lentamente lo sguardo dal piatto. 
Erano le nove di sera.
-Buon appetito.-
Cominciò mia madre a parlare, per ora sembrava calma, ma scandiva le parole in un modo strano addirittura per lei.
-Tu arrivi a casa a quest'ora e dici “buon appetito”.-
La sua voce cominciava a incrinarsi pericolosamente.
-Neanche un messaggio, un avvertimento, assolutamente niente!-
Era esplosa.
Si stava trattenendo dal darmi uno schiaffo, come quando ero piccolo.
In quel momento le parole mi rotolarono fuori dalla bocca inavvertitamente:
-Non sono l'unico qui, vero?-
Lei credo si stesse rifiutando di rispondere alla mia impertinenza, quindi continuai.
-Non me lo avete nemmeno accennato, potevamo parlarne, almeno.-
Silenzio.
-Potevamo trovare una soluzione insieme!-
A quel punto mia madre cambiò espressione e i suoi occhi non erano più verdi come i miei, ma vitrei, sembravano anch'essi furiosi.
-Come se fosse facile parlare con te.-
Era intervenuto mio padre, lui è sempre autoritario e provocatorio, mentre la mamma tende più verso l'isterico.
-Ringrazia che non abbiamo dovuto darlo via quel cavallo, ragazzo, Roberto ha consigliato di darlo solamente in mezza fida, perché non sarebbe convenuto venderlo in questo periodo.-
Lui non chiamava mai per nome Power nelle discussioni. Neanche me, se è per questo. Ho sempre pensato che se mai l'avessi fatto incazzare per davvero, si sarebbe rivolto a me come Signorino Pacini.
-Quindi, accontentati e goditi finché puoi quel cavallo.-
Era sempre distaccato, sembrava parlasse di un giocattolo.
-Dannazione! Non riesci a chiamarlo Power?-
Nuovamente le mie parole erano passate direttamente alla lingua, senza che io potessi fermarle.
Però stavolta avevo lasciato senza parole perfino mio padre. Scappai letteralmente nella mia stanza.
Il mio stomaco brontolava e stavo morendo di fame, ma non sarei sceso per nessuna ragione, almeno fino a domattina. Per mia fortuna avevo un pacchetto di gallette, forse scadute, ma meglio di niente. Comunque avevo bisogno di distrarmi sia dai ragionamenti che stavo iniziando a fare, sia da questa sottospecie di cibo per canarini che stavo masticando. Così accesi il computer e mi collegai a facebook, rifiutando lo studio. Avevo un messaggio da leggere, era Bea.
-Hey! Come va?-
Un po' povero, ma almeno mi aveva scritto. Ed era ancora online.
-Tutto bene, tu?-
Altrettanto banale, ma volevo scoprire che scusa si fosse inventata per scrivermi.
-Bene, eri di fretta oggi, eh?-
L’aveva notato, era un passo avanti.-
-Già, dovevo andare al maneggio-
-Ammettilo, in realtà non riuscivi più a sopportarci-
In effetti Matilde era parecchio pesante, decisi di non mentire:
-Esatto!-
-Mi stai prendendo in giro-
-Non mi permetterei mai-
-Mmmm non ne sono sicura-
-Non ti fidi?-
-Credo di no-
-Grazie eh-
-Che permaloso! Mi fido, ci vediamo domani-
-A domani-
Almeno qualcosa di buono l’aveva portato questa giornata.
  • Note: prima d tutto grazie di essere arrivati fin qui, lo considero già un buon traguardo, anche perché questa è la mia prima storia in assoluto, quindi credo di aver bisogno di tantissimissime recensioni per migliorare, non vedo l'ora di sapere i vostri pareri! Qui sotto allego un piccolo glossario per i profani del mondo dell'equitazione grazie al suggerimento di Madelene Vanilla LaCroix:
  • Giostra: è una costruzione circolare, spesso coperta, che serve per far muovere più cavalli contemporaneamente (di solito al passo, ma volendo anche al trotto o al piccolo galoppo) senza che ci sia una persona a condurli perché essi si muovon seguendo il corridoio.
  • ​Paddock: spazio delimetato da un recinto dove vengono tenuti un cavallo o piu all'esterno dove possono ricrearsi; puo essere un prato, come in questo caso, oppure semplice terra o sabbia.
  • Mezza fida: consiste nel dividere le spese del mantenimeto di un cavallo con un'altra persona e di conseguenza se il cavallo lavora sei giorni a settimana, tre volte farà lezione con un cavaliere tre volte con l'altro.
  • Capezza: è un finimento che si mette sulla testa del cavallo per controllarlo da terra, essa viene attaccata ad una lunghina che è una corda corta con cui il cavaliere conduce il cavallo.
  • Appiombo: gli appiombi di un cavallo è la disposizione delle sue zampe rispetto al terreno se un cavallo viene fermato in appiombo significa che è in atteggiamento corretto.
  • Legato ai due venti: quando un cavallo è legato ai due venti significa che alla sue capezza vengono attaccate due lunghine, una a destra e l'altra a sinistra, che verranno attaccate a degli anelli fissati al muro per mantenere il cavallo fermo.
  
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