Fifteenth
Shirai stava camminando per le
strade di Konoha quando sentì una voce chiamarla: voltandosi vide Shi, Darui e
Killer Bee che le venivano incontro.
«Konbawa, Shirai-san» le disse il
biondo Shinobi, sorridendo.
«Konbawa, minna-san. Come mai in
giro?» chiese la ragazza.
«Eravamo a cena con il
Raikage-sama e la Godaime-sama, quando si sono ubriacati ce la siamo svignata,
lasciandoli alle cure di Iruka-san e Shikaku-san» le spiegò Shi.
«Io me ne vado a letto. Che noia»
si intromise Darui, con il suo solito flemma e voglia di vivere.
«Sei sempre il solito Darui-san.
Eppure il tuo elemento di chakra dovrebbe renderti molto più attivo» lo prese
in giro Shirai, mentre lui si limitava ad alzare le spalle ed andarsene.
«Io vado in cerca di un posto dove
mangiare, l’Hachibi ha ancora fame e mi fa arrabbiare, yo!» disse Killer Bee
prima di sparire dalla loro vista.
«Direi che posso approfittarne per
farti vedere un po’ Konoha di notte» disse Shirai, mentre Shi acconsentiva.
Il ragazzo la seguì nel tour di
Konoha che comprese la montagna degli Hokage, ovviamente, il monumento ai
caduti, il quartiere degli Hyuga, visto solo dall’esterno e poi la strada
principale del villaggio con tutti i suoi negozi.
Shi voleva vedere anche il
quartiere Uchiha, ma la ragazza preferì evitare: se Itachi l’avesse beccata in
giro fino a quell’ora, sarebbe stata punita quasi sicuramente.
«Shirai-san, posso farti una
domanda privata?».
«Certo, chiedi pure».
«Tra te e Uchiha Itachi-san che
rapporto c’è?».
La ragazza rimase un attimo
spiazzata dalla domanda del biondo shinobi di Kumogakure, ma gli rispose
comunque dicendo che lei ed Itachi erano amici prima che lei partisse ed erano
tornati tali dopo aver appianato alcune tensioni tra di loro.
«Come mai questa domanda?».
«Oh, nulla! Pura curiosità.
Sembravate andare molto d’accordo, tutto qui» le rispose Shi, che in realtà le
aveva posto quella domanda poiché era sicuro che Uchiha Itachi era fin troppo
attaccato alla ragazza per una semplice amicizia.
Il ragazzo insistette per
accompagnarla fino a casa e si salutarono sulla soglia, promettendosi di
incontrarsi il giorno dopo da qualche parte.
Shirai rientrò in casa con un
sorriso soddisfatto stampato in viso: la serata era iniziata male, ma poi tutto
era andato per il meglio.
O quasi.
*
La mattina successiva Shirai si
alzò tardi e così dovette raggiungere l’archivio in fretta e furia, senza
nemmeno fare colazione o pettinarsi tenendosi così la treccia fatta la sera
prima.
Quando varcò la soglia
dell’archivio, trovò Itachi e Saori già al lavoro: nessuno dei due si degnò di
alzare lo sguardo così Shirai pensò bene di parlare per prima.
«Ohayō, mi dispiace per il
ritardo» disse Shirai, inchinandosi.
«La prossima volta farai bene ad
andare a letto presto, piuttosto che bighellonare in giro fino a tarda sera con
i tuoi nakama di Kumogakure» le rispose la voce piccata di Saori, facendo
alzare lo sguardo a Shirai.
«E tu come lo sai?».
«Vi ho visti mentre rientravo al
quartiere» rispose l’altra.
«Non era tardi quando sono
rientrata. Ho fatto tardi perché la sveglia ha perso il programma per via di un
blackout, probabilmente».
«Non ci interessa» intervenne Itachi,
alzando finalmente lo sguardo verso Shirai «Va’ a fare il tuo lavoro» le disse,
riprendendo a scrivere.
La ragazza rimase un attimo
spiazzata dal comportamento di Itachi: dove erano finiti i sorrisi e la pace
della sera prima? Si era svegliato con la luna storta?
Decise che era meglio non parlarne
davanti a Saori e, così, s’inchinò senza dire nulla e si inoltrò tra gli
scaffali delle missioni, sparendo alla vista degli altri due.
«Quella ragazza è completamente
prima di educazione e morale» disse Saori, prendendo un altro rotolo.
«Continua a lavorare Saori-san,
non abbiamo tempo per parlare di Shirai-san» la bloccò Itachi, continuando a
scrivere, mentre Saori si chiedeva come mai se la fosse presa così tanto per
quella storia.
Se Shirai era innamorata di
quell’insignificante shinobi di Kumogakure tanto meglio: se ne sarebbe andata
per sempre e Konoha sarebbe tornata pacifica come nei quattro anni della sua
assenza.
Anche Itachi sarebbe stato meglio,
di questo ne era sicura.
*
Nessuno era venuto a dirle che era
ora di pranzo, così arrivò a quella di cena che stava morendo di fame: aveva a
mala pena salutato i due Uchiha ed era corsa fuori per trovare qualcosa da
mettere sotto i denti prima di svenire.
Non aveva voglia di discutere con
Itachi in quel momento: la mancanza di cibo le aveva provocato un’emicrania da
record e lo stomaco era talmente vuoto che stava per auto digerirsi.
Si fermò nel primo chiosco dove
vendevano cibarie e si prese dei gyoza, dei takoyaki e anche i dango.
Si sedette su una delle panchine
poste fuori dal chiosco stesso e prese con avidità a mangiare: appena sentì il
cibo riempirle lo stomaco si sentì immediatamente meglio e iniziò a pensare
alle possibili cause del comportamento da scorbutico che aveva Itachi quella
mattina.
“Probabilmente soffre di
personalità multipla oppure ha le mestruazioni come le donne. Ah no, quello è
suo fratello” pensò la ragazza divertita, ricordandosi della teoria di Ino
secondo la quale Sasuke era sempre cupo e poco propenso alla risata perché
soffriva di mestruazioni perenni.
Mentre addentava l’ultimo
takoyaki, vide Itachi e Saori arrivare dal fondo della via: guardandoli, si
rese contro che insieme erano l’emblema della perfezione.
Lei era almeno dieci centimetri
più bassa di lui, ma il fisico allenato e comunque femminile la rendevano
proporzionata. Il viso aveva una bella forma a cuore, con la pelle chiara, gli
occhi dal taglio felino e dal colore assurdo per un’Uchiha e i capelli lunghi e
lisci.
Itachi invece era alto, ben messo
fisicamente, con i capelli lunghi sempre raccolti nella sua coda bassa, gli
occhi con quelle ciglia lunghe che Shirai gli invidiava, i lineamenti piuttosto
femminei, ma non per questo meno attraenti.
Li guardava avvicinarsi e non
riusciva a capire perché si sentisse così invidiosa di Saori. Non lo era mai
stata in passato, ma vederla in quel momento al fianco di Itachi e capire che
sarebbero stati praticamente perfetti insieme le fece sentire un’invidia
inondante, tanto che era sicura che qualche scarica le fosse sfuggita al controllo.
Era invidiosa perché sapeva che
lei non sarebbe stata così bene al fianco di Itachi, non sarebbe stata così giusta.
Ingoiò l’ultimo takoyaki che le
sembrava completamente insapore, prese i dango ancora avvolti nell’incarto e,
cercando di passare inosservata come il primo giorno a Konoha dopo il ritorno,
fece per andarsene.
Peccato che come l’altra volta qualcuno
la chiamò: non era la madre di nessuno, ma Shi di Kumogakure che spuntò
direttamente dietro Itachi e Saori, che il ragazzo salutò con un breve inchino.
Shi raggiunse in fretta la
ragazza, la quale lo salutò allegra: almeno adesso aveva una scusa per non
salutare o parlare con i due Uchiha.
Peccato che la fortuna non fosse
dalla sua quella sera e Shi ebbe la magnifica idea di fermare i suddetti Uchiha
e parlare con loro, affabile e gentile, di Konoha e di tutto ciò che aveva
trovato di meraviglioso nel villaggio.
Si azzardò persino a chiedere se
potesse passare al quartiere Uchiha per vedere la stazione di polizia.
Shirai era sicura che Itachi
avrebbe rifiutato, ma Saori si propose di fare personalmente da guida allo
shinobi straniero, dicendogli che se voleva potevano andarci anche ora.
«Sarebbe magnifico! Vieni anche tu
Shirai-san?» chiese poi Shi, volgendo le sue attenzioni alla ragazza rimasta in
silenzio.
«No, grazie Shi-san. Credo che me
ne andrò a casa … È stata una giornata complicata…» rispose Shirai, prima che
lo shinobi biondo, preso dall’eccitazione, le afferrasse le mani e guardandola
con occhi supplichevoli le chiese se non poteva resistere ancora un po’.
Shirai lo guardò un attimo e poi,
con un sospiro, accettò e seguì il gruppo verso il quartiere dove non era poi
così ben voluta.
Rimase alle spalle del trio,
mentre Shi parlava con Saori, che comunque non si era spostata nemmeno di un
centimetro dal fianco di Itachi e, mentre camminava, continua a sfiorarlo di
proposito.
«Tch. Oca malefica» borbottò
Shirai, facendo voltare Itachi.
«Hai detto qualcosa?» le chiese.
«Assolutamente nulla, Taichō» gli
rispose, sorridendo serafica e finta come non mai.
Itachi le studiò per un attimo,
prima di sfoggiare un ghigno da primati: da quando aveva imparato a ghignare in
quel modo inquietante?
Shirai scosse la testa, pensando
che forse era meglio non cedere alle suppliche di Shi e andarsene a casa, dove
avrebbe picchiato suo fratello per sfogarsi un po’.
Tanto doveva ancora pagargliela
per aver letto il rotolo indirizzato a lei.
Persa nei suoi pensieri, non si
accorse che gli altri si erano fermati e finì a testa bassa contro la schiena
di Itachi, il quale si voltò per vedere cosa stava combinando Shirai.
La trovò a mordersi il labbro
inferiore, senza curarsi del segno rosso che le era spuntato sulla punta del
naso per via della botta.
Poi Shirai parlò rivolgendosi a
tutti, mentre la stazione di polizia era ormai in vista:
«Minna-san, gomen. Il mio mal di
testa è peggiorato e preferisco andare a casa. Shi-san, non ti preoccupare ti
lascio in buone mani. Ci vediamo domani, d’accordo?».
«Hai, hai! L’importante per
me è che tu stia bene, Shirai-san. Riposati e domani sarai la stessa di sempre
che noi tutti apprezziamo» le disse il biondo shinobi, sorridendole, mentre
Itachi alzava gli occhi al cielo: aveva capito che quella di Shirai era una
scusa bella e buona e inoltre non sopportava tutte le cerimonie che quell’altro
stava facendo.
Poteva almeno fare il cascamorto
con lei quando erano da soli? O meglio, non farlo proprio?
Shirai salutò e sparì in una
nuvola di fumo, mentre Shi guardava Itachi.
«Forse dovresti vedere come sta,
Itachi-san. Dopotutto fa parte del tuo team Anbu e dovresti controllare se una
tua sottoposta non sta bene» disse il ragazzo, sorridendo.
Itachi lo fissò per un attimo,
prima di constatare che non aveva tutti i torti. Si scusò quindi con Saori,
inviperita fino all’inverosimile, e con Shi, prima di sparire in una nuvola di
fumo al seguito di Shirai.
Si accorse ben presto che la
ragazza non si era diretta a casa, ma al campo di allenamento numero due dal
quale proveniva il suo chakra.
Quando si avvicinò a lei, la vide
tendere le spalle e voltarsi di scatto.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese.
«Sono venuto a controllare le
condizioni di salute della mia sottoposta, ma a quanto pare il mal di testa
deve esserti già passato».
«Credo fosse dovuto alla tua
presenza, Taichō. Infatti ora che sei qui ho anche una lieve nausea» gli
rispose lei, che non era per niente in vena dei suoi giochetti.
«Dovresti moderare il linguaggio
con il tuo capitano».
«Lo farò solo quando il suddetto
capitano la smetterà di avere gli stessi sbalzi di umore di una donna incinta!»
gli gridò contro «Si può sapere cosa ho fatto questa volta? Ti ho tormentato
nei sogni?».
«No, ma ieri hai rifiutato che ti
accompagnassi a casa per poi incontrarti con lo shinobi di Kumogakure» le
rispose lui, mentre Shirai apriva la bocca per lo stupore.
«Tutto qui? Credi che io avessi
programmato di incontrare Shi-san? È stato per caso: lui, Killer Bee-san e
Darui-san erano scappati dalla cena con i due Kage. Ecco perché ero con lui. E
poi mi spieghi quale sarebbe il problema? Shi-san è stato un mio sensei ed è
mio amico! Qual è il tuo problema, Itachi? Sei diventato geloso, per caso?» gli
chiese per prenderlo in giro.
«Credo proprio di sì» le rispose
secco lui, facendola bloccare completamente.
«Eh?» chiese Shirai, instupidita
dalla risposta dell’altro.
«Non è la gelosia romantica, quella
che intendo. Sono geloso del rapporto di amicizia che c’è tra voi. Lui ti ha
vista crescere, cambiare e maturare, mentre io no. Lui era con te in questi
quattro anni. E inoltre non dovresti innamorarti di uno shinobi straniero,
perché ti porterebbe via da qui. Se devi innamorati fallo di uno di Konoha».
Shirai lo guardò un attimo senza
parole, per poi dire: «E di chi dovrei innamorarmi, sentiamo un po’?»
«Andrebbe bene chiunque. Persino
Genma-san» le rispose lui.
«Allora anche il tuo piccolo
fratellino? Sai, credo sia diventato parecchio attraente crescendo» gli disse
lei, con l’intento di farlo scattare.
Itachi, però, era definito un
genio non per nulla: le sorrise divertito dicendole che sarebbe stato
divertente averla come cognata e che se con Sasuke non fosse andata bene, c’era
sempre Shisui.
«Shisui-kun è innamorato da sempre
di Ayane, dovresti saperlo» disse Shirai, che comunque aveva notato come Itachi
non includesse lui stesso nella lista di quelli adatti a lei «E comunque, non è
un tuo diritto dirmi chi devo o no frequentare. Shi-san è importante per me,
almeno quanto lo sei tu. È come hai detto tu: lui era lì per me in questi
quattro anni. Mi ha sostenuta ed aiutata sempre. Non gli volterò mai le spalle
perché tu sei diventato possessivo, Itachi» concluse il discorso Shirai,
voltandosi per andarsene.
Ovviamente l’Uchiha voleva
l’ultima parola anche in questo caso o non sarebbe stato Itachi: le si piantò
davanti, occhi duri ed espressione irritata.
«Oh avanti, Itachi! Lasciami
andare a casa!» lo pregò lei, sapendo che non sarebbe servito a niente. Itachi
stava diventando irragionevole, ma non poteva che sentirsi appagata dal fatto
che lui la volesse al villaggio: Shirai lo sapeva che se la stava spingendo ad
avere un fidanzato di Konoha era perché non voleva perderla di nuovo.
«Itachi, non sto andando da
nessuna parte. Non sono innamorata di Shi-san, né di nessun altro della nuvola
anche se sono uscita con qualcuno dei loro shinobi. Quindi calmati, rimarrò qui
a darti fastidio ancora per un po’. E poi quando me ne sarò andata ci sarà
Saori a consolarti, no?» gli disse Shirai, cercando di mantenere la calma.
Lui la guardò ancora con quello
sguardo indagatore che aveva spesso, per poi rilasciare uno sbuffo e dire: «Mi
sto comportando come un padre geloso».
«O come un fratello maggiore»
aggiunse lei, sorridendo.
Si avvicinò poi allo shinobi più
potente del suo villaggio, in coppia con Shisui, e lo abbracciò brevemente
prima di dargli un doloroso pizzicotto sul braccio.
«E questo per cosa era?».
«Perché sei un tale idiota,
Itachi. Ti pare che possa lasciarti così? Dopo averti ritrovato?» gli chiese
«Hai davvero poca fiducia in me, neh?».
«Non dire assurdità. Sebbene tu
non sia la migliore kunoichi che conosco, ti affiderei la mia stessa vita».
«E io affiderei la mia a te».
«Hmph. Questo è ovvio. Sono lo
shinobi più forte del villaggio, chiunque lo farebbe».
«Neh, dovresti lavorare un po’ per
smussare quel tuo ego, sai? Anche Shisui-kun è potente quanto e più di te,
eppure non va in giro a pavoneggiarsi» lo prese in giro lei, ridacchiando dello
sguardo che Itachi aveva assunto: un misto tra stupore e incredulità.
«Non mi sto pavoneggiando.
Constato semplicemente l’ovvio».
«Hai, hai! D’accordo,
Itachi-san» lo prese in giro lei, musicando il suo nome e facendolo irritare
leggermente: come poteva quella ragazzina prenderlo in giro in quel modo?
«Domani ci alleneremo e ti
mostrerò perché sono sicuro di quello che dico. Al campo zero, prima dell’alba.
E non tardare o la tua punizione sarà dolorosa, Shirai» le disse.
«Hai! Anche se mi
piacerebbe vedere quale sia il tuo modo di punire i subordinati disobbedienti».
«Non ti conviene provare, fidati»
le rispose con un ghigno poco promettente, che mandò dei brividi poco
raccomandabili lungo la schiena di Shirai.
Aveva davvero appena pensato che
Itachi fosse estremamente sexy quando ghignava a quel modo? E soprattutto aveva
davvero immaginato tutt’altre punizioni rispetto a quelle che sicuramente
pensava il suo capitano?
Shirai arrossì suo malgrado,
voltando le spalle ad Itachi affinché non lo notasse.
«Vado a casa. A domani» disse
frettolosamente, prima di scattare lontano da lui.
Non voleva di certo rendersi
ridicola, mostrando ad Itachi la sua faccia completamente rossa, soprattutto
perché poi avrebbe dovuto spiegare il motivo.
*
Saori aveva salutato lo shinobi
della nuvola davanti alle porte del quartiere: era davvero contento di aver
finalmente visto la famigerata stazione di polizia guidata dagli Uchiha.
Saori invece lo era di meno: aveva
previsto di passare una serata sola con Itachi, ma i suoi piani erano stati
rovinati nuovamente, anche se questa volta non era colpa di Shirai.
Era stato lo shinobi della nuvola
a coinvolgere lei ed Itachi e Shirai non era sembrata particolarmente contenta:
dopo tutto durante la giornata lei e il suo grande amico si erano a malapena
guardati.
E tutto perché Itachi era geloso.
Non c’era altra spiegazione alla sua reazione piccata alla notizia che Shirai
era insieme a Shi la sera prima. Da soli.
Si stava davvero innamorando di
quella ragazza? Come poteva succedere? Shirai non era niente di speciale, dopo
tutto. Non era bella né particolarmente intelligente e nemmeno una kunoichi
particolarmente dotata.
«Cosa diavolo ha lei che a me
manca?» si chiese Saori, tirandosi leggermente i capelli dal nervoso.
«Finalmente la pazzia ha avuto il
sopravvento su di te, Saori?» le prese in giro la voce di Sasuke, spuntato dal
nulla nel bel mezzo del quartiere.
«Sparisci Sasuke, non ho il tempo
né la voglia di avere a che fare con te» ripose lei, prossima ad esplodere.
«Ti stai chiedendo perché Itachi Nii-san
preferisca sempre la Raibaka a te? Posso darti una spiegazione se vuoi, ma non
ti farà piacere sentirla» le disse, ricevendo la più completa attenzione da
parte della ragazza «Lei lo fa sentire in pace con se stesso. Ecco cosa la
rende speciale per Itachi. Lei lo fa rilassare, lo tratta come un semplice
essere umano e non come uno shinobi potente quale è in realtà. Lo tratta come
suo amico. Ed è per questo, per la serenità dal mio Nii-san che non ti
permetterò di metterti in mezzo, Saori. Quindi sta’ attenta, ti tengo d’occhio»
l’avvertì, prima di sparire in una nuvola di fumo, lasciando Saori ancora più
nevrotica di prima.
Nda: Buongiorno e buona domenica! Ringrazio chi legge, segue,
recensisce e tutto il resto! Vi aspetto!
Lena