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Autore: Stray    19/06/2008    5 recensioni
"Passa la storia, passano anche gli uomini che l'hanno scritta. Ma questa sabbia non vedrà mai il mare: quello che vi abbiamo scrito, non verrà mai cancellato del tutto..."
Ishvar, una guerra, l'inizio di tutto.
Quello che la Storia non ha riportato, ma che non si può dimenticare.
Genere: Generale, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maes Hughes, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“I don´t want to cheapen it saying it´s a matter of need,” Roy says just when his hand slips under her t-shirt.[…] Need is too brittle, too unspecified. Still he is aware he needs Hawkeye; like one needs the sunlight, you could physically go on living without it but that would not be life at all, and in the end the vitamin unbalance would kill you.

“After the rain”, Zau

A matter of need

Siedi davanti al fuoco, cercando di nascondere il più possibile il calzino che tenti di rammendare da almeno mezz’ora: mai stato tagliato per i lavori domestici, come qualsiasi essere vivente di sesso maschile, del resto. Il bozzolo di cotone grande quanto una castagna che hai appena creato sul sottile strato di tessuto che dovrebbe tenerti al caldo l’alluce, ne è la prova lampante.

Nemmeno il solito commento di Maes sembra tanto fuori luogo, per una volta.

“Hai davvero bisogno di una moglie…”

“Non è vero”

“Ok, allora diciamo che hai bisogno di Riza...”

“… tanto ormai che differenza c’è?” non lo dice ad alta voce, ma lo leggi da dietro i suoi occhiali scheggiati. Alzi appena un angolo della bocca, quel tanto che basta per fargli capire che stai al gioco, come sempre. E che ignori volutamente l’evidenza, come sempre.

“Perché, lei sa cucire?”

“Roy, questa è una domanda stupida…”

Ma mentre valuti l’opportunità di umiliarti definitivamente, e andarla a cercare per chiederle una mano, capisci che non basta così poco per far desistere uno come Maes.

“E comunque, non mi riferivo ai tuoi calzini bucati…”

“Lo so.”

L’ammissione sorprende anche te.

Maes ti guarda come immagini un padre orgoglioso guardi il figlio, il giorno delle sue nozze – appunto.

“Perché non glielo chiedi ufficialmente? Perché non glielo chiedi ora?”

Tralascia la parte più importante: perché non glielo chiedi prima che sia troppo tardi?

Il tuo silenzio lascia spazio alla sua insistenza.

“Avrebbe una ragione in più per sopravvivere…”

“E’ questo il punto.” sentenzi, mentre butti il brandello di stoffa bitorzoluto nel fuoco.

“Non voglio che sopravviva per me. Voglio che sopravviva per se stessa.”

Guardi le fiamme crepitare, il bagliore intensificarsi appena, la sfumatura aranciata sul viso di Maes disegnargli una strana espressione sul viso.

Distogli lo sguardo.

Perché sai che quegli occhi colmi di un affetto che non sai se meritare, stanno tentando di convincerti che la tua felicità - vederla realizzarsi, farne parte - è una ragione più che valida per cui tenere duro.

Non voglio semplificare le cose dicendo che è solo una questione di bisogno, mormora Roy, proprio mentre la sua mano scivola sotto la sua maglia.

Bisogno è troppo fragile come termine, troppo indefinito. Tuttavia è cosciente di avere bisogno di Hawkeye; come un essere umano ha bisogno della luce del sole: potresti fisicamente continuare a vivere anche senza di essa, ma non potresti chiamarla vita. E alla fine, lo squilibrio vitaminico ti ucciderebbe.”

Questo brano, tratto da “After the Rain”, di Zauberer Sirin (la fic in inglese che ho postato sul forum) è uno dei miei preferiti.

A essere sinceri, lo stile di questa autrice (Rinuncio a mettere il maschile, anche se non so effettivamente se sia maschio o femmina… mah!) mi ha influenzato molto, non solo nel modo di scrivere, ma anche nella scelta dei temi e nell’angolatura del punto di vista da cui guardarli e descriverli. E’ anche merito suo se sono riuscita a staccarmi dal buonismo che caratterizzava le mie fic precedenti e ad affrontare la crudezza di questa raccolta…

Comunque, questo brano, dicevo, è uno di quelli che secondo me sintetizza maggiormente l’essenza – o una delle mille essenze - del rapporto tra Roy e Riza.

Il titolo è appunto una citazione da esso, ma per il capitolo l’ho usato solo come punto di partenza per svolgere una mia riflessione.

Questi ultimi capitoli (e il prossimo) sono quelli in cui il loro rapporto arriva all’apice - di tutto, dell’accettazione, della “serenità”, della consapevolezza – prima della fine della guerra.

Sono i momenti in cui entrambi sentono il bisogno di dare una definizione al legame lasciato volutamente senza nome fino ad adesso, che si è instaurato tra loro.

Senza però riuscire a mettere da parte del tutto la paura di poter dare più danno che beneficio l’un l’altro. Così Roy segna per se stesso la linea da non superare, il margine entro cui muoversi: in fin dei conti, questo legame fa paura, perché fino ad ora non ha portato granchè di buono al mondo - un alchimista-assassino e una ragazza dall’infanzia segnata, privata della sua adolescenza: non è poco.

Uscire in qualche modo indenni – fisicamente ma soprattutto psicologicamente – da questa guerra, vuol dire aver trovato la forza o la motivazione necessaria per resistere. E nonostante questo amore - oro magari possono ostinarsi a non chiamarlo così, ma io essendo l’autrice so bene di che si tratta, e lo chiamo con il suo vero nome: Amore, con la maiuscola – sia qualcosa di estremamente profondo e sincero e meraviglioso per entrambi, qualcosa che può dare a entrambi la felicità che non hanno ancora assaggiato, Roy per primo non si fida ad usarlo come ancora, come fondamenta del loro futuro. Non per impegno-fobia o altro, ma perché qualcosa nato in un contesto così particolare ha poche possibilità di sopravvivere – almeno con la stessa intensità – nella vita di tutti i giorni.

E Roy, come sempre, come solo lui sa essere e pensare, ha paura del dolore che questa rivelazione possa dare a se stesso, ma non si preoccupa per se stesso, ma per lei.

Di se stesso, come sappiamo, non gli importa un fico secco. E Maes… beh, a Maes importa eccome dell’amico, e tanto. E forse è proprio questo che Roy non potrà perdonargli, quando davanti ad una tombe, in una giornata serena… beh, lo sapete, no? Non fatemelo dire, che mi vengono i lacrimoni…

Bene, ormai siamo verso la fine – e vi e lo dico subito: preparatevi, perché in qualche modo mi sono dovuta ricollegare alla storia reale, per cui, visto che i nostri due tesori non sono sposati, ne fidanzati, ne danno l’impressione di stare insieme, non sarà esattamente un lieto fine…

Zut, io non ho detto niente, non ho detto niente… ;P

Bacione a tutte, e grazie per le recensioni: siete sempre troppo gentili… ^////^

A prestissimo!

  
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