ATTO II:

-Quindi abiti qui da sola?- domandò Minato appoggiando la mano sul legno ruvido del tavolo al centro della cucina, passò lo sguardo su ogni oggetto presente in quella stanza, dai pensili color panna al vaso finemente decorato.
-No, ho uno stretto legame di parentela con il ragazzino che dorme di là- le labbra di Ai si distesero in un sorriso materno, non avrebbe mai lasciato solo un ragazzino che aveva perso tutto:-Lo vuoi il thé?- chiese distrattamente posizionando con attenzione il bollitore sui fornelli.
-Certo- era a disagio, esageratamente a disagio. Ai era cresciuta ed era diventata una donna e lui rimaneva pur sempre un uomo, il cuore aveva cominciato a battere mano mano più veloce martellandogli nel petto ed era sicuro che sarebbe scappato se solo ne avesse avuta l’opportunità.

-Alla fine com’è finita la storia con Kushina?- domandò ridente.
-Ci siamo sposati- rispose con una punta di orgoglio nella voce, facendo immediatamente sparire il sorriso gioviale dipinto sul visino dai tratti delicati di Ai.
-Sposati…- ripetè lei sotto voce attenta a non farsi sentire:-Senti Minato-kun… Odio il modo in cui mi parli. E il tuo taglio di capelli. Odio il fatto che tu mi abbia lasciato in quel maledetto ospedale. Odio quando mi fissi. E il modo in cui leggi la mia mente. Ti odio talmente tanto che mi fa star male. Odio il modo in cui hai sempre ragione. Odio quando menti. Odio quando mi fai ridere – ancora peggio quando mi fai piangere. Odio quando non ci sei. E il fatto che tu non abbia mai più cercato dopo l’incidente. Ma la cosa che odio di più è il fatto che io non riesca a odiarti – nemmeno lontanamente, nemmeno un po’, proprio per niente. Mi hai lasciata sola quando io avrei voluto averti accanto, diventare tua moglie, portare in grembo il bambino di cui tutto il villaggio parla… Invece sono qui sola, legata solamente ad un ragazzino…- questo avrebbe voluto dire Ai, lo avrebbe fatto in grande stile, alzandosi di scatto e sbattendo le mani contro il tavolo. Invece rimase immobile con gli occhi fissi in quelli di Minato mentre tremante versava il thé nelle tazze color avorio, l’aria le si era fermata nell’esofago, non riusciva più a respirare, il cuore per un attimo aveva smesso di batterle e si era limitata a sorridere tirando appena le labbra:-Congratulazioni…-
Il silenziò calò nella stanza, Minato riuscì quasi a percepire il respiro il bambino che sta nell’altra stanza.
-Tu invece?-
-Niente-
-Ma…-
-Ti amo!-
Il tempo si fermò in un attimo, Minato non credeva alle sue orecchie, non avrebbe mai creduto che proprio Ai gli avesse nascosto una cosa del genere per tutto quel tempo e che proprio per quel motivo non si fosse più fatta vedere in giro per il villaggio.
-Ti sei messa da parte…- domandò Minato, le gambe gli cedettero e fu costretto a mettersi seduto, si appoggiò una mano sulla fronte spalancando la bocca:-Tu ti sei messa da parte…-
Ai abbassò lo sguardo:-Io me ne sono accorta che quello che provavo non era ricambiato, perciò ho deciso di lasciar perdere. Io so che è il momento sbagliato, infondo stai per avere un bimbo con Kushina e io sono contentissima, credimi…- le lacrime cominciarono a rigarle copiose le guance mentre singhiozzava come una bambina:-Ma ora… Tanto non ti rivedrò mai più, io dovevo dirtelo…-
Minato non parlava, si limitava ad osservare quella ragazza e anche lui piangeva senza ritegno, senza emettere un solo suono:-Io sono… Sono dispiaciuto, se solo…-
-Fa niente Minato-kun, va tutto bene- Ai si asciugò le guancia bagnata con un angolo del kimono:-Tu devi tornare da Kushina, la ami lo so-
Ai sorrise dolcemente, avvicinandosi piano e posando le mani sulle guance del ragazzo appoggiò le labbra contro le sue, fu un bacio semplice tanto dolce. Il dolce sapore della perdita, e Ai lo sapeva bene.
Minato si scostò di scatto, barcollando pericolosamente.
-Ora vai pure Minato-kun quello che dovevo fare, ora mi sono tolto un pesa dal cuore-

Ai appoggiò la testa argentea del bambino sulle sue gambe e con un filo di voce sussurrò:-Kakashi-chan mi sei rimasto solo tu…- Ai lo baciò con dolcezza su una guancia continuando ad accarezzare i ciuffi chiari del ragazzino.

-Minato dove sei stato?-
-Da nessuna parte…- Minato guardò la moglie e l’abbracciò con delicatezza:-Ti amo Kushina! Ti amo tantissimo!