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Autore: Amitiel    17/02/2014    0 recensioni
«La solita frase….» Lei lo guardò e lo comprese .Comprese quel giovane uomo come solo tu sapevi fare e allora caddi in ginocchio. Caddi nel vuoto perché lui si era aperto a lei. Lui aveva dimenticato ogni singola promessa.
Aveva dimenticato quei sussurri alla notte, le speranze infrante, ogni singolo sogno e bacio.
Si chiudono gli occhi con forza mentre il cuore si stringe in una morsa di dolore profonda. Che dilania la ragione e annebbia la tua volontà. «Avevi d’avvero bisogno di stare da solo….» Lei sorrise e tu lo sapevi. Sapevi che lui le stava rivolgendo quel sorriso. Il tuo sorriso. Ma cosa potevi fare o pretendere ?Non era più legato a te. Tu eri solo una foto sbiadita nella memoria del cuore.
E celata dietro quel tronco con le ginocchia nel fango continuavi a guardarli. Il tuo cuore stava urlando il suo nome, ma lui non poteva più udirlo. Ora mai tu eri un cuore tra tanti altri. Un battito che aveva assunto una melodia uniforme.
I tuoi occhi seguivano il suo profilo, quelle labbra che cercavano quelle della dona per un ultima volta prima che la campanella ti riportasse indietro. Le tue labbra si dischiusero ..[...]
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Paige, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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Il tuo è quel genere di amore che  rende il mondo caldo e luminoso …
Un amore che la potrebbe salvare …Ma tu non salverai nessuno!?
 
 



Un passo. Due passi. Tre… Era una fredda mattina d’autunno a Beacon Hills.
Una di quelle mattine dove la gente comune decise di rintanarsi a casa. Gettare la chiave e infilarsi sotto il piumone d’avanti a un camino con la propria tazza calda di cioccolata. Ma non era lo stesso per lei. Per quella pallida figura celata sotto strati di maglioni troppo grandi per lei e una sciarpa  che nascondeva una parte del naso e delle labbra. La riparava come meglio poteva dal rigido freddo della mattina.  Era arrivata troppo presto, come sempre. Prima del suono di quella maledetta campanella.
Alex sarebbe uscito da scuola a momenti e lei doveva riportarlo a casa, niente di più. Doveva prendere il fratello acquisito fare dietro front e tornare alla casa famiglia. Li dove gli altri bambini attendevano il suo ritorno per mangiare. Lei era appoggiata all’albero sul limitare del bosco accanto alla scuola. Fissava le finestre opache dietro cui c’erano molti volti .
Alcuni erano seri… Altri erano arrabbiati, tristi, annoiati ,stanchi. E tra di loro individuò suo fratello, l’attaccabrighe di casa. Sorride con dolcezza osservandolo. Come lo capiva. La sua voglia continua di scontrarsi contro un mondo ottuso e impositore. Sorrise mentre  decise di dare un morso a quella mela che aveva in mano. Esili dita la circondavano, da musicista e si vedeva. Delicate e piene di lividi in alcuni punti.
Vago con gli occhi per lo spiazzale e lui era li. I denti rimasero incastrati, affondati, dentro la mela.
Immobile come una statua le sue labbra rosee rimasero contro la buccia verde, il corpo si paralizzò.
Lui era li. E il suo cuore prese a battere cosi forte che posò una mano sul petto, strinse le dita in torno a quel maglione sbrillentato, torturandone i buchi della lana intrecciata.
E non sa come fare  a fermare il proprio cuore, che batte, rapido  come se fosse pronto a dilaniare il petto e correre verso di lui .Perché è a lui che appartiene.
E il respiro viene meno, si fa corto, dischiude le sue labbra. Lo guarda mentre bacia quella ragazza, e si chiede  se le sue labbra abbiamo ancora quel sapore  particolare. E il ricordo dei suoi baci fanno tremare le sue gambe. Piccola ragazza, ora sei donna , e il ricordo di lui ti fa sentire ancora bambina.
Fissi il suo viso. Derek ride, ha quell’adorabile fossetta che ora si cela sotto una spessa barba nera che lo fa apparire un po’ un barbone trasandato…Uomo.
E muovi i piedi, senza guardare dove vai. Ti muovi verso loro due. La ragazza  non sembra vederti, ne si scosta da lui.
«Dove sei stato?»
«Avevo bisogno di stare da solo»
«La solita frase….» Lei lo guardò e lo comprese .Comprese quel giovane uomo come solo tu sapevi fare e allora caddi in ginocchio. Caddi nel vuoto perché lui si era aperto a lei. Lui aveva dimenticato ogni singola promessa.
Aveva dimenticato quei sussurri alla notte, le speranze infrante, ogni singolo sogno e bacio.
Si chiudono gli occhi con forza mentre il cuore si stringe in una morsa di dolore profonda. Che dilania la ragione e annebbia la tua volontà. «Avevi d’avvero bisogno di stare da solo….» Lei sorrise e tu lo sapevi. Sapevi che lui le stava rivolgendo quel sorriso. Il tuo sorriso. Ma cosa potevi fare o pretendere ?Non era più legato a te. Tu eri solo una foto sbiadita nella memoria del cuore.
E celata dietro quel tronco con le ginocchia nel fango continuavi a guardarli. Il tuo cuore stava urlando il suo nome, ma lui non poteva più udirlo. Ora mai tu eri un cuore tra tanti altri. Un battito che aveva assunto una melodia uniforme.
I tuoi occhi seguivano il suo profilo, quelle labbra che cercavano quelle della dona per un ultima volta prima che la campanella ti riportasse indietro. Le tue labbra si dischiusero in un singulto e vidi i suoi muscoli contrarsi .Era rimasto da solo e il busto si stava girando verso di te.
Lentamente, come la scena di un film a rallentatore  tu ti alzassi e iniziò quella corsa nel bosco verso il parcheggio.Salire in macchina, sbattere lo sportello, chiudere gli occhi con la testa sul volante.Il cuore batteva cosi forte che strapparlo dal petto sarebbe stata la tua unica salvezza.. E non hai mai desiderato quello che ora desideravi:Essere morta quel giorno, tra le mani di un Erris. Morta e sepolta lontano da lui, dalla sua nuova vita. Lui non poteva capire cosa era stato per te vivere fingendo di essere chi non sei.
E immobile le lacrime uscirono sul volante, le braccia e il tessuto consumato. Piangere era e sarà sempre liberatorio per molti ma non per lei.Lei che stava versando lacrime dal cuore.
«Derek….Perchè Dio? Perchè oggi ?Ora ?Qui ?Ho vissuto fino ad adesso senza mai incontrarlo e tu mi  hai maledetto a una vita senza di lui. A una vita senza amore…» Scosse la testa con violenza sbattendola sul sedile, con quelle lacrime che rigavano il suo volto dai lineamenti delicati. «A una vita senza di lui…Perché….Perchè io non posso amarlo….Ho fatto di tutto Dio. Di tutto, stargli lontana. Piangere di notte. Gridare il suo nome con la testa nel cuscino. Tutto purché fosse salvo. Ho fatto tutto quello che Deaton mi ha detto e ora tu ….Derek…..Derek… » Ed era un martello nel cuore, nella testa, il suo nome. Si strinse a guscio versando lacrime calde. Perché l’amore piccola ragazzina fa male .Lei lo amava come nessun’altro aveva mai fatto. Lei aveva sfidato la morte per diventare il suo angelo custode. Quell’angelo che avrebbe un giorno sacrificato , definitivamente, la sua vita per lui. Quell’angelo raggomitolato come una bambina  in posizione fetale a sfogarsi  da anni di frustrazione, assenza, rabbia repressa. Anni di lotta, fisica e mentale. Anni d’inferno. Perché Derek il tuo angelo ha perduto le ali nell’attimo esatto in cui il tuo cuore non è stato più la sua casa.
Ma la campanella è già suonata  elei nota con la coda dell’occhio lucido l’ombra indistinta di Alex che corre da lei…rapida, come una ladra, si asciuga gli occhi e il naso. Mette su il suo bel sorriso pallido di sempre e lo sportello si apre.
« Giao Pidge. Come è andata la giornata a casa?» E sorrise a suo fratello, anche lui era uno dei bambini della casa famiglia con cui viveva.
« Tutto come sempre Alex. » Girò la chiave e mise in moto, con il cuore in gola e lo sguardo spento girò per il parcheggio. Incrociò lo sceriffo che  non la vide nemmeno. Meglio cosi. Lei non esisteva per nessuno.
« Madison ?Oggi è…? » Alex la guardò con un po’ di speranza negli occhi. Ma lei scosse la testa sospirando e lo guardò confusa.
« Sempre la solita tossica…Che cosa hai combinato ora? Alex! Non ti sei rimesso di nuovo nei guai. Vero? »
Lui abbassò gli occhi e si strinse nelle spalle guardando fuori dal finestrino.
«  Ho chiuso il braccio di Mike, ripetutamente, nel suo armadietto.» E finì con il frenare di botto sul ciglio della strada. Gli occhi persi d’avanti a se, ancora rossi per il pianto appena passato. Rapido che ha lasciato una cicatrice ancora più profonda nel suo animo.
«Perché lo hai fatto? » Domandò con aria stanca.
« Perché ha detto che tu sei una…una che apre le gambe … insomma…»
E sorrise con una dolcezza leggera al fratello che l’aveva difesa come un vero ometto…
E le sue dita da pianista esili scivolarono nei capelli di lui che l’abbracciò di getto.
« Quando arrivammo a casa  tu Sali di corsa in camera mia. Non fermati a lei penso io…»  lui la guardò come sempre annuendo. «Non gli permetterò nemmeno di toccarti.Chiaro? » E lui annui.Solo dopo lei rimise in moto partendo verso casa. Con la mente rivolta a lui, allo spettro di un sorriso. Svuotata, priva della voglia di esistere ancora e si dava della stupida da sola.Perchè l’amore la stava rendendo debole. Si può amare una sola persona per tutta la vita?Si si può angelo.
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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