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Autore: CacciatriceDiTramonti    20/02/2014    5 recensioni
[Braccialetti rossi]
La storia parla dei personaggi di Braccialetti Rossi che proseguono la loro vita una volta usciti dall'ospedale. In particolare la storia è centrata su Leo e su un nuovo personaggio che gli cambierà la vita: Francesca. Potrei aver scritto cose che in realtà non esistono o cose sbagliate, mi scuso in anticipo ma erano funzionali alla storia. Che altro dire, buona lettura a tutti!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Buongiorno Leo, su che facciamo l'ultimo prelievo! >>. È la voce di Ester,l'infermiera. Chissà che ore sono ma stamattina sono troppo stanco anche solo per pensare di aprire gli occhi. Mi avete stufato, voi e i prelievi. Faccio uscire bruscamente un braccio da sotto le coperte e ad occhi chiusi cerco di riacchiappare il sogno che stavo facendo. Sento Ester ridere mentre con la sua solita delicatezza mi infila l'ago sotto la pelle ed inizia ad aspirare il mio sangue. È un anno e mezzo che faccio prelievi ogni mattina, ogni mattina. Sento l'ago uscire dal braccio, l'odore inconfondibile dell'alcool mi punge il naso. Ester strofina l'ovatta imbevuta di alcool sul punto in cui un attimo fa c'era l'ago e mi applica un cerotto. Che odio sti cerotti. Delicatissima Ester mi rimette il braccio sotto le coperte e sorridendo mi riaddormento. Apro gli occhi punti dal sole, la stanza è illuminata e non capisco che ore sono. Mi metto a sedere e lo sguardo mi cade inevitabilmente sul letto vuoto accanto a me. È già una settimana che Vale è uscito da questo ospedale perchè è guarito. In realtà sono usciti e guariti tutti; sono rimasto solo io, solo. Il primo ad entrare e l'ultimo ad uscire. Ma meglio tardi che mai. Il cellulare mi dice che è mezzogiorno. Mi scappa un sorriso, da quando sono in questo ospedale non mi ero mai svegliato così tardi. L'ultima volta è successo che ero ancora a casa mia. Già, casa mia, chissa cosa proverò a rientrare oggi. Scrivo un bel messaggio di buongiorno sul gruppo dei Braccialetti Rossi di whatsapp e passo dal letto alla sedia a rotelle. Inizio a farmi un giretto per quella che ormai è la mia seconda casa e saluto tutti gli infermieri che ormai per me sono come dei cugini. << Leo, alla buon'ora >> mi si para davanti la dottoressa Lisandri col suo cipiglio sempre severo. << Dottoressa >> le sorrido. È lei che mi segue da un anno e mezzo, le voglio bene. << Dottoressa allora che mi dice? >> chiedo tradendo la mia emozione. << Alzati Leo >> mi intima la dottoressa. Obbedisco e mi alzo in piedi reggendomi in equilibrio sull'unica gamba che mi è rimasta. La dottoressa Lisandri è una donna molto alta, io non sono un gigante, per cui in piedi riusciamo a guardarci perfettamente negli occhi. << Bhe?? >> incalzo un po' agitato ma mantenendo il mio sorriso. La dottoressa mi prende le mani, << Leo, sei guarito. La massa nei polmoni non c'è più >> mi dice e le trema la voce e gli occhi le si fanno lucidi. Guarito, c'è al mondo parola più bella per me adesso? Guarito, guarito, guarito. Continuo a ripetere questa parola nella mia mente mentre guardo la dottoressa che senza fare un fiato lascia che le lacrime le addolciscando quel cipiglio. Stringo più forte le sue mani e le butto le braccia al collo. Non ho parole per esprimere le mie emozioni, stringo la dottoressa e lei stringe me. Rimaniamo così per non so quanto finchè ad interromperci è la voce di Lele, il portantino più “anziano” dell'ospedale, ha 35 anni. << Allora Leo, oggi finalmente te ne vai >> dice posandomi una mano forte sulla spalla. Sciolgo l'abbraccio con la dottoressa alla quale regalo un ultimo sguardo pieno di gratitudine. << Eh si Lele, da oggi ti annoierai >> dico sorridendo. << Senti preparati e quando vuoi vieni a firmare la cartella così la chiudiamo >> annuisco e mi risiedo sulla sedia a rotelle. “Chiudiamo la cartella”, altre parole meravigliose, sento il cuore a mille, sono felice ed ho paura allo stesso tempo. Torno in camera. << Asia! >> esclamo felice trovando mia sorella ad aspettarmi. Asia è più grande di me, studia all'università, lavora e mi fa da madre e padre dal momento che mia madre è morta e mio padre è un militare. << Leo, dai aiutami a finire di prendere la tua roba così andiamo via >> mi dice. Annuisco e inizio ad aiutarla prendendo le mie cose dall'armadietto e riponendole sul letto. Alcuni degli oggetti a me più cari, compagni delle mie giornate mi passano davanti agli occhi. Alcuni dei miei sogni insoluti,come il libro di robotica che mi ricorda che io volevo iscrivermi ad ingegneria, mi fanno bruciare gli occhi. Stacco tutte le foto dei Braccialetti Rossi e le passo ad Asia che sorridendo le mette nella tasca esterna della valigia. Quando ho estratto anche l'ultima cosa dall'armadietto mi soffermo ad osservare i tanti nomi che ho scritto nella parte interna dello sportello. I nomi di tutti i bambini che ho visto nascere da quando sono qui. << Guarda quanti bambini sono nati da quando sono qui >> dico ad Asia che subito alza la testa guarda lo sportello e mi sorride. << Oggi rinasciamo anche noi Leo >> mi dice in un sussurro e solo adesso mi rendo conto che questa fretta che ha di andare via è la controparte di tutta la sua sofferenza. Forse ha sofferto pure più di me. << bhe questi nomi rimarranno qui >> dico più a me che a lei. Dopo aver svuotato anche i cassetti rivolgo un ultimo sguardo a quella che è stata la mia cameretta per un anno e mezzo ed esco per l'ultima volta. << Tu aspettami da Lele, arrivo subito >> dico a mia sorella. Lei annuisce e si avvia con le mie due valige e la sua borsa a carico. Io prendo la direzione opposta girando le ruote della sedia a rotelle a tutta velocità. Ed eccomi qui ad Oncologia, il reparto che odio di più, il reparto dei miei ventiquattro cicli di chemioterapia. Non posso andarmene però senza aver guardato un'ultima volta questo murales davanti alla sala della chemio. Un leone che sfonda un muro..ricordo ancora quando l'abbiamo fatto noi braccialetti rossi..quella notte in cui mi dissero che dovevo fare la chemio di nuovo ed io non volevo e i miei amici per convicermi mi hanno fatto fare con loro questo murales e si sono organizzati per accompagnarmi una volta per uno alla seduta. E lo hanno fatto davvero. Se non ci fossero stati loro probabilmente non avrei fatto la chemio e a quest'ora sarei morto. Mi alzo in piedi davanti a questo splendido leone disegnato e inizio a ripercorrerne i contorni con le mani, mi sembra ancora di sentire l'odore della vernice e le risate di quella notte. Mi sembra davvero che siate tutti qui con me amici miei. Mi do una rapida occhiata intorno, non c'è nessuno. Sono troppo teso e mi lascio andare, per la prima volta in vita mia lascio che le lacrime mi inondino il viso. Io,Leone, piango davanti al mio alter ego di vernice. La verità è che sono felice di uscire da qui, sono felice di aver sconfitto il tumore, ma ho una paura matta di tornare nel mondo reale..lì non ci sono persone che ti vogliono bene perchè stai mai o perchè sei simpatico, quella è la vita vera. << Leo? >> questa che mi chiama mi sembra la voce di Cris, ma lei è a scuola ora, fantastico sento anche le voci. << Leo!! >> questa voce più risentita è quella di Vale, ma anche lui è..mi giro e sono tutti qui, i miei Braccialetti Rossi. Non ci credo e inizio a piangere ancora più forte. Vorrei corrergli incontro se solo non mi mancasse una gamba, dannato tumore. Allargo le braccia e sorrido con gli occhi bagnati e il cuore leggero. Rocco è il primo a saltarmi in braccio, è il più piccolo di noi. Poi abbraccio Davide, Toni, Cris e il mio migliore amico Vale. << Ma che ci fate qua? >> chiedo asciugandomi le lacrime e restando in piedi. << Siamo usciti tutti prima da scuola per venirti ad accompagnare..dobbiamo fare le foto ecc ecc >> mi risponde Cris tirando fuori dalla borsa la sua digitale. C'è una foto per ognuno di noi al momento della chiusura della cartella clinica; una foto che vuol dire “Io ce l'ho fatta”. Mi risiedo e mentre Cris porta Vale e Davide porta me ai lati ci sono Rocco e Toni. Raggiungiamo l'accettazione, è un anno e mezzo che non vengo qui. Vedo Asia che parla con la dottoressa Lisandri, entrambe sono commosse. Parte un applauso dietro di me, mi giro e ci sono tutti i medici insieme ai miei braccialetti rossi ad applaudirmi. Asia e la Lisandri prendono di corsa posto con loro e si uniscono all'applauso. Mi alzo in piedi e li guardo uno ad uno, tutti commossi e sorridenti, tutti che mi vogliono bene per davvero. Ricomincio a piangere e chissenefrega se mi vedono, non sono mai stato così emozionato in vita mia. << Leo! Leo! Leo! >> iniziano a dire tutti battendo le mani e allora inizio a dirlo pure io “Leo! Leo! Leo!”; tifo per me perchè ce l'ho fatta. Li abbraccio tutti, ad uno ad uno, poi l'ospedale si ricompone e rimaniamo io e i Braccialetti Rossi , Asia, Lele e la Lisandri per la firma della cartella. << Ecco Leo >> mi dice Lele porgendomi la cartella, me lo dice quasi sussurrando, quasi avesse paura. La guardo, è tutta bianca, in alto al centro troneggia il mio nome “Leone Bastiani”. La apro, scorro con lo sguardo ogni foglio, lo tocco, ne sento l'odore, ne sento persino il dolore. Asia mi poggia una mano sulla spalla, << dai fratellino >> mi incoraggia. << Coraggio Leo >> dice la dolce voce di Cris. Coraggio, coraggio. Prendo la penna e firmo all'ultima pagina, una firma forte e chiara, la mia. Chiudo la cartella e la passo alla Lisandri che mi sorride. << Avresti un pennarello indelebile Lele? >> chiedo e si vede che il mio sguardo furbo mi tradisce. << Che devi fare Leo? >> mi chiede Lele quasi spaventato. Rido, << dai ce lo hai o no? >> << Che colore vuoi? >> sbuffa lui. << Verde >> rispondo secco. Lele fruga un po' sotto lo sguardo perplesso della Lisandri e poi mi passa un Uniposca verde ramarro che è perfetto. Mi siedo sulla carrozzella e raggiungo l'enorme vetrata davanti al banco dell'accettazione, mi rialzo in piedi e stendo tutto il braccio. Scrivo : “CORAGGIO”, poi leggermente più in basso scrivo “Leo”. Mi risiedo sulla carrozzella e riporto il pennarello a Lele. << Leo vattene, ora! >> mi ordina la Lisandri imperiosa, ma so che in fondo scherza. << Ti voglio bene dottoressa >> le urlo mentre lei sta camminando verso l'archivio. Si volta e mi sorride << Anche io Leo >>. E così ci avviamo fuori dall'ospedale, io, i miei Braccialetti Rossi e mia sorella Asia. Sono fuori, dopo un anno e mezzo sono fuori. << Bhe immagino che ora vogliate stare un po' insieme..Leo chiamami e ti vengo a prendere quando vuoi >> mi dice Asia dopo aver caricato le mie due valigione in macchina. << Grazie sorellona >> le rispondo sorridente e lei mi stampa un bacio sulla fronte. Guardo Asia andare via e poi noi Braccialetti Rossi iniziamo a fare una lunga passeggiata per le campagne vicino all'ospedale fino ad arrivare al mare. Trattengo a stento le lacrime per l'emozione di risentire il profumo della vita che per un anno e mezzo mi è stata tolta. << Allora Cris e Vale riuscite a stare al passo e diplomarvi? >> chiedo mentre osservo il sole alto nel cielo; siamo tutti sdraiati sulla sabbia che è calda e morbida. << Si Leo ma è dura proprio >> mi risponde Vale. << Ci proviamo, male che va l'anno prossimo, è stupido non provare non trovi? >> osserva Cris. << Giusto Cris..Rocco tu? >> << Tutto bene Leo, io faccio solo la prima media, è tutto tranquillo, i prof mi aiutano >> risponde Rocco tranquillo. << Davide? >> azzardo e già mi viene da ridere. << Che palle Leo! Non mi va di parlare di scuola >> risponde scazzato, come immaginavo, scoppio a ridere, non cambierà mai. << Toni tu? >> chiedo. << Io già sono tornato a lavorare co mio nonno, stavolta però in officina abbiamo un cartellone con tutti i veicoli che non posso guidare..ah e mo che faccio 18 anni mi assume pure! >> spiega tutto felice. << Tu Leo? Che fai ora? >> mi chiede Vale con la sua solita voce timida, come se avesse sempre paura di dare fastidio. << Io...io voglio fare l'ingegnere >> rispondo e sentirmi pronunciare quelle parole mi causa un'ondata di brividi di adrenalina assurda, che se potessi mi metterei a correre. Di nuovo tumore vaffanculo. << Wow e che cos'è un ingegnere? >> mi chiede Rocco. << Un ingegnere è uno che inventa le cose >> rispondo nel modo più semplice che mi viene in mente. << Ma quello è un inventore >> protesta Rocco confuso. << Rocco un ingegnere è uno che inventa le cose e le realizza pure capito? Un inventore inventa e basta >> spiega Davide togliendomi la parola. Rocco annuisce in segno di comprensione. << Leo ma come fai ad andare all'università? >> mi chiede Vale. << E che ne so Vale, o vado con Asia o farò la telematica, boh >> << Ma la telematica costa tanto Leo >> ribatte ancora Vale. << Oh Vale un modo lo trovo e dai! >> sbuffo. E che palle Vale, manco sono tornato a vivere e già rompi le scatole. Ore 20:00. Mi appoggio ad Asia per uscire dalla macchina e sotto braccio a lei mi faccio tutto il vialetto di casa saltellando mentre lei spinge la sedia a rotelle. << Aspetta, voglio farlo io >> le dico prendendo le chiavi di casa dalla sua mano. Le infilo nella toppa e do due giri. La porta si apre. Mi chino leggermente e accendo la luce del salone. L'odore di casa mi pervade, mi entra nelle narici fino nelle ossa. Mi guardo intorno con gli occhi che mi bruciano. Asia mi permette di procedere piano dentro casa e senza volerlo facciamo un giro turistico come se fosse la prima volta. Tocco tutto: le pareti, i mobili, persino gli interruttori. Tutto qui è accogliente, tutto qui profuma di mamma, di Asia e di papà. Le lacrime sfondano la mia resistenza al pensiero di mamma e di quanto Asia sia dovuta crescere troppo in fretta per tutto ciò che ci è successo. Mi volto verso di lei e l'abbraccio e lei ricambia senza farmi domande. << E' così da quando sei uscito l'ultima volta >> mi dice Asia aprendo la porta della mia stanza. La mia cameretta, sto tremando mentre la guardo, il mio mondo è tutto qua dentro e sembra quasi che il tempo non sia passato. Vedo i miei libri, il mio computer, i miei poster, il mio letto con quella coperta fantastica. Tutto in ordine come l'ho lasciato io. Un anno e mezzo fa. << Asia.. >> dico quasi sussurrando ora che siamo seduti sul mio letto. << Dimmi Leo >> mi esorta lei facendomi riemergere dai miei pensieri. << Mi dispiace..di tutto >> solo questo riesco a dire. Vorrei dirle mi dispiace che tu abbia dovuto farmi da madre e padre mettendo da parte i tuoi problemi, mi dispiace non essere il classico fratello che ti fa divertire, mi dispiace non poterti proteggere, mi dispiace di averti fatto soffrire. << Leo, sei mio fratello e io darei la vita per te. Non dispiacerti, dobbiamo festeggiare Leo, sei guarito! >> esclama emozionata scuotendomi per le spalle. Mi scappa una risata e l'abbraccio e iniziamo una lotta di solletico e cuscinate e cazzotti delicati. Dio quanto mi sei mancata, vita normale. Suonano alla porta. Il mio cuore perde un battito e non so perchè mi trovo a trattenere il fiato quasi avessi paura che qualcuno ha bussato alla porta per portami via la mia felicità. Asia si alza e va ad aprire. << Fra che ci fai qui? >> la sento chiedere con tono sorpreso. Fra?! E mo chi è Fra? Vuoi vedere che si è fidanzata e me lo presenta. << anche io sono contenta di vederti Asia >> risponde una voce femminile. Però che bella voce. “Fra” ride e la sento entrare dentro casa e la porta viene chiusa. << Ti sei scordata di avermi invitato a cena oggi? >> chiede “Fra”. << Oddio si scusami è che oggi hanno dimesso Leo e lo sono andato a riprendere ora che è uscito con i suoi amici >> spiega Asia. Ma che gli frega a questa che faccio io, ma guarda un po'! << Ah se lo devi andare a prendere ti accompagno >> si offre l'amica di mia sorella. << Nono Fra>> ride Asia, da quanto non la sentivo ridere << Siamo tornati ora l'ho già ripreso >> << Ma davvero? Dov'è che lo voglio salutare? >> eh??? << Leo?? >> mi chiama Asia dal salone. << Si?? >> rispondo nel modo più educato possibile. << Vieni qui che c'è una mia amica che ti vuole salutare? >> mi dice Asia. Si Asia questo l'avevo capito, ma la sedia a rotelle non c'è qui. << Ehm..Asia..non ho la sedia a rotelle qui >> dico e di nuovo maledico il tumore. Vaffanculo tumore. Sento del vocio indistinto, che diamine si stanno dicendo quelle due, sicuramente parlano di me. << Ciao Leo >> la bella voce mi saluta, alzo la testa e me la trovo davanti e porca miseria quanto è bella. Mi alzo come una molla che scatta. << Ciao >> dico sorridendo. Sono poco più alto di lei e posso guardarla negli occhi, e che occhi, due laghi sono. << Non ti ricordi di me? >> mi chiede con un sorriso bellissimo. Oh Leo svegliati, sono sicuro che la sto guardando con uno sguardo poco intelligente. << Certo che mi ricordo, Francesca, sei cambiata però >> rispondo senza staccare i miei occhi dai suoi. << E dai chiamami Fra..altrimenti io ti chiamo Leone >> Scoppio a ridere. << Andata per Fra, per carità! >> scherzo. << Bhe andiamo di la? >> mi dice indicando col capo la direzione del salone. << Si mi serve la sedia a rotelle però >> dico e il mio sguardo scivola sulla mia mezza gamba. Subito lo rialzo per l'irreale silenzio che c'è nella stanza. Francesca mi guarda sorridente. << Ti aiuto io ad andare di là >> mi dice. << Sicura di farcela? Non sono un fuscello >> scherzo io. << Proviamo >> ride a sua volta. Mi prende il braccio destro e se lo passa intorno al collo, poi mi passa il suo sinistro intorno alla vita. I brividi mi arrivano al cervello. A piccoli passi raggiungiamo il salone. << Beh tu arrivi e già ti abbracci Leo? Guarda che sono gelosa eh >> protesta mia sorella fingendosi arrabbiata. Colgo la palla al balzo, e quando mi ricapita. << Siamo belli eh >> dico e faccio l'occhiolino a Fra che scoppia a ridere. Asia scuote la testa, si alza e sparisce in cucina e noi la raggiungiamo a piccoli passi. << Scusa Leo te la posso chiedere una cosa? >> chiede Francesca mentre siamo noi tre a tavola a mangiare ciò che ha preparato Asia, che cuoca è diventata da quando mamma non c'è più. << Già lo stai facendo no? >> dico scherzando. Lei ride , << Hai ragione..la domanda è..come diamine è possibile che dopo un anno e mezzo in ospedale tra chemio operazioni eccetera tu hai un fisico assolutamente perfetto? >> chiede. Rimango spiazzato dalla domanda, a Francesca non interessa minimamente il fatto che io non abbia una gamba, nonostante questo mi trova perfetto. << Non definirei il mio fisico perfetto, dal momento che sono senza metà gamba.. >> ribatto tranquillo. << Leo parlo della forma fisica, sei asciutto, muscoloso, più di quanto io vagamente ricordi di te un anno e mezzo fa >> spiega lei tranquilla. E di nuovo mi dimostra che non gliene frega niente se mezza gamba mi manca. << Ah, beh io mi alleno tutti i giorni, tutte le mattine dal momento che all'ospedale ti svegliano presto e la chemio è di pomeriggio di solito >> le spiego. << Cioè io non riesco a seguire una dieta più di un giorno e tu all'ospedale ti allenavi.. >> ripete lei e la cosa mi fa sorridere. << Ti manca la forza di volontà cara >> la canzono. << Davvero..e scusa che tipo di allenamento? >> chiede ancora Francesca, è troppo curiosa. << Flessioni, addominali per gli addominali, squat per le gambe, pesi per le braccia e “apri-chiudi” per il petto >> spiego ancora. << Wow..sei una forza della natura Leo >> mi dice con tono ammirevole. << Beh Fra vacci piano che questo si monta >> scherza Asia dandomi uno schiaffo sul collo. << Come stai comoda a darmi schiaffi che sono pelato eh? >> dico schivandola. << Da morireee >> mi canzona lei. << Eh ma ricresceranno sorellona, ricresceranno >> dico risoluto. << Guarda Leo che stai molto bene rasato, sembri più grande >> dice Francesca. Ok che non ti frega che non ho mezza gamba ma addirittura non ti frega che ho perso i capelli anzi mi dici che sto pure meglio? Ma sei vera? << Grazie Fra >> le dico sorridendole. << Ahhh, dovevo invitare una antipatica almeno ti smontava un po' >> scherza Asia. << Beh sorellona mia, direi che dopo due tumori, 24 cicli di chemio e sei operazioni non mi smonta nessuno >> ribatto io e Asia smette di ridere, lo sapevo che avrebbe reagito così. << E dai Asietta..lo sai che scherzo >> dico facendole gli occhi dolci e ci becco un altro schiaffo. << Madonna Leo, sei proprio una forza della natura >> mi dice di nuovo Francesca. << Guarda, va a mio sfavore ma davvero basta con i complimenti che mi abituo >> rido. << Te li meriti >> dice lei in tutta risposta e mi azzittisce. Attenzione qualcuno mi ha azzittito, cosa mai accaduta in 19 anni, sono esterrefatto. Mi squilla il telefono, lo estraggo dai pantaloni, è Vale. -Vale pronto- -Ciao Leo, tutto bene?- -Si sto finendo di cenare tu?- -Sto studiando..- -E questa voce?- -Sono stanco Leo, senti mi serve un favore- -Spara fratello- -Hai da fare domani?- -No perchè?- -Ho un compito di matematica, nel caso mi servisse posso mandarti dei messaggi?- -Certo Vale che scherzi- -grazie Leo torno a studiare- -figurati ciao Vale- -Watanka!- -Watanka!- << Watanka? >> chiede Francesca e dovevo aspettarmelo che me lo chiedesse. << Si è diciamo un modo di dire di noi Braccialetti Rossi, sai il gruppo che.. >> << Sisi il gruppo dell'ospedale >> conclude lei per me << bhe carino watanka >>. << E te che ci prendevi in giro >> dico fintamente risentito verso mia sorella. << Leo posso un'altra cosa?? >> chiede Francesca ormai ridendo, mi ha fatto troppe domande. << Certo madame >> rispondo sempre affabile. << Le vuoi un paio di stampelle? Almeno se ti alzi dalla sedia a rotelle non hai sempre bisogno di qualcuno che ti aiuta >> mi dice. Per l'ennesima volta stasera rimango esterrefatto e faccio il punto della situazione: non gliene frega se non ho mezza gamba, non le interessa che sono calvo anzi “sto meglio ora” e mi vuole dare le stampelle cosicchè io sia autonomo. << Magari Fra, te ne sarei molto grato >> le rispondo. << Ok allora in settimana torno a trovarvi e te le porto >> << Grazie tesoro >> le dice Asia rivolgendole un sorriso dolce. Asia e Francesca si abbracciano forte sulla porta di casa che è aperta. È mezzanotte e abbiamo da un pezzo finito di mangiare, ma non di parlare. Mi dispiace che se ne sia andando però domani deve andare all'università. << Scusa Fra devo andare al bagno, Leo non chiudere la porta finchè Francesca non parte con la macchina >> dice mia sorella correndo verso il bagno. Annuisco e torno a guardare Francesca. << Allora ciao Leo, mi ha fatto davvero piacere rivederti >> mi dice sorridendo. << Anche a me, davvero >> concordo io e in simultanea ci abbracciamo . Non so se l'ho abbracciata io o lei ha abbracciato me, fatto sta che ora mi sta accarezzando la schiena e io sto inspirando il suo profumo e non mi staccherei per niente al mondo. La guardo andare via lungo il viale che da casa mia porta alla strada. La guardo montare in macchina con un sorriso innocente ed infine la guardo andare via. << Puoi chiudere eh! >> mi dice mia sorella facendomi sobbalzare e riportandomi alla realtà. Come un robot chiudo la porta e le rivolgo un sorriso debole. << Ti piace Francesca eh >> mi dice lei. << E' unica..la prima persona non direttamente coinvolta a cui non frega niente che non ho una gamba, che ho la testa calva, che ho avuto due tumori.. >> << Lo so, è speciale, proprio come te! >> mi dice Asia e si alza in punta di piedi per stamparmi un bacio in testa.

  
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