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Autore: _Lith_    21/02/2014    0 recensioni
Cina XVII sec.
Mei è una ragazza che un giorno si risveglia senza memoria accudita da un misterioso Mercante di nome Yan.
I due viaggeranno insieme alla ricerca di ciò che Mei ha perduto.
" ...Persino il villaggio è solo un'ombra, un'ombra felice. Poiché nel mondo dei vivi non esistiamo più e senza di noi nemmeno esso. Eccoci qui dunque, nel Mondo al di sotto..."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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"...Please don't stand so close to me; I'm having trouble breathing.
I'm afraid of what you'll see right now.
I give you everything I am, all my broken heartbeats, until I know you'll understand..."
Christina Perry - Distance
 

I - Riaprire gli occhi



Qual'era stata l'ultima cosa che aveva visto prima di chiudere gli occhi?
Mei non riusciva più a ricordarlo. Eppure dovevano essere passati pochi istanti.
Nulla. Non rammentava nulla.
L'unica cosa certa era il manto liscio di Straniero sotto la sua mano tremante e la calda sensazione di una lacrima di amara rassegnazione sulla guancia.
Subito dopo, lo straziante sentimento di resa.

"Svegliati ragazzina!"
Di chi era quella voce?
Il mondo prese a dondolare sotto di lei, o forse era semplicemente lei che dondolava?
Che qualcuno l'avesse sollevata?
Sentiva, ora, due braccia forti e salde sorreggerle le gambe molli e la schiena dolorante.
Sentì la sua testa poggiarsi sul petto di qualcuno senza opporre resistenza.
"Non è davvero un buon posto dove riposare..."
Aggiunse la voce, ma decise comunque di continuare a dormire.
Non riusciva a racimolare abbastanza forza per protestare.

Decise di riaprire gli occhi solo molto tempo dopo. Quando il mondo sembrava aver smesso di traballare e un piacevole calore le solleticava il viso.
Ancora non riusciva a ricordare quale fosse stata l'ultima cosa che aveva visto prima di addormentarsi, ma in qualche modo seppe che non avrebbe mai dimenticato la prima cosa che vide quando li riapri.
Vide un'ombra nera stagliarsi contro la luna piena e poi due occhi dall'aria stanca e malinconica sbucare da quella stessa ombra.
Poi finalmente comprese che l'ombra non era un ombra, ma una persona in carne ed ossa.
Un uomo.
Sulla trentina o poco meno. E quell'uomo la stava fissando ostinatamente.
Fissando?
Mei realizzò tutte queste cose nel giro di una frazione di secondo e subito dopo saltò su a sedere allarmata e arretrando sulla difensiva, fino a sbattere con le spalle gracili contro la dura corteccia di un albero non bene identificato, emettendo uno squittio a metà fra la sorpresa e l'imbarazzo.
Osservò la foresta intorno a se, alberi, alberi ovunque. Foglie secche sotto di lei e nessuna traccia di sentieri percorribili.
Era notte e tutto era tinto di quel blu scuro che nasconde ogni colore quando cala il sole.
Le uniche luci presenti erano quelle della Luna piena e del fuocherello che ardeva a pochi passi dal giaciglio sul quale si era risvegliata. Le fiamme delineavano un piccolo cerchio di luce che illuminava l'uomo, ancora fermo ed intento ad osservarla, ma adesso sembrava incuriosito.
"Ti sei svegliata alla fine Mei..."
Esordì lui capendo che l'attenzione della ragazza si era nuovamente focalizzata su di lui.
Le sorrise, e nel farlo gli si chiusero gli occhi.
Forte di quest'ultimo particolare Mei si sentì in diritto di scrutarlo bene in volto a sua volta.
Aveva tratti decisi ma armoniosi, pelle liscia ma leggermente increspata da una tensione nascosta sulla fronte.
Risultava molto pallido ad una prima occhiata, forse a causa dei lunghi capelli neri che gli incorniciavano il volto e che erano legati in una coda ben stretta.
Aveva una leggera barba rada sul mento e folte ciglia scure.
Mei pensò vagamente che quello doveva essere l'aspetto che avrebbe dovuto avere un principe. Ma i principi restano nei loro castelli dalle mura dorate e non si siedono sui tronchi marci di una foresta sperduta.
Lasciò perdere subito la storia del principe, concentrandosi sull'allarmante fatto che lo "sconosciuto" conoscesse il suo nome e l'avesse trasportata chissà dove nel bel mezzo del nulla.
"C-Come sai il mio nome?!"
Furono le prime parole che decise di pronunciare e risuonarono piuttosto sulla difensiva. Si abbracciò le ginocchi al petto e rannicchiandosi contro l'albero ancora di più. Sperò con tutte le sue forze che non si trattasse di un brigante o di un pervertito, ma si rese conto con sollievo che tutti i suoi abiti erano a posto seppur sgualciti oltre misura.
L'uomo continuò a sorridere ma guardò il fuoco mentre lo ravvivava con un nuovo pezzo di legno secco.
"Parli nel sonno. Hai detto qualcosa del tipo: Non toccate il mio cavallo o quant'è vero che mi chiamo Mei ve la faccio pagare!"
Mei sentì le sue guancia avvampare e ringraziò l'oscurità provvidenziale per nascondere il rossore.
"Giusto! Straniero! Dov'è il mio Straniero?"
L'uomo inarcò un sopracciglio perfetto davanti all'agitazione di lei e con un cenno del capo indicò una macchia scura che lei non aveva ancora notato nel buio.
Si alzò di scatto barcollando e raggiungendo il sui destriero pezzato, che se ne stava tranquillo a sonnecchiare in piedi.
"Lascialo riposare! L'hai stremato...Il cuore di un cavallo non è forte quanto gli uomini vorrebbero..."
Era un rimprovero? Ne aveva tutta l'aria...
"Non era mia intenzione! Io tratto bene Straniero!"
Ribatté lei stizzita e tornando a sedersi contro l'albero a braccia e gambe incrociate.
"Tu piuttosto. Non dovresti parlare alle persone senza guardarle in faccia!" continuò con aria di sfida.
Come se ne fosse rimasto colpito lui sollevò gli occhi nella sua direzione.
Adesso erano cambiati nuovamente. Erano più vivaci, neri come pozzi d'inchiostro liquido e lucidi come l'ossidiana, in essi si specchiavano le fiamme rosse del fuoco creando un effetto quasi ipnotico da guardare.
"Perdonami piccola Mei." Rispose quindi con ostentata pacatezza interiore.
"Non chiamarmi piccola! Avrai sì e no dieci anni più di me!"
"...Come desideri Mei."
"Come ci sono arrivata qui?" Tagliò poi corto lei.
"ti ci ho portata io" rispose lui, senza aggiungere altro. Come se il resto fosse irrilevante.
"E...?"
"Cosa?"
"E poi?!"
"Cosa vuoi sapere?"
"Perché? Voglio sapere il perché! Il Come, il quando..."
"Giusto...Le persone vogliono risposte..."
Ma come parla?
Pensò la ragazza mentre sospirava. Ma finalmente lui si decise a parlare.
"Perché? Perché ti ho trovata mezza morta, accasciata sul tuo cavallo mezzo morto, lungo la via che stavo percorrendo verso Sud-Ovest. Non è consigliabile morire...Non qui, e non così. Ti ho trasportata sul mio carro, lasciato a pochi metri dietro di te, sulla via."
Quindi c'era una via...
"Quando? Più di un giorno fa. Tranquilla, prima che tu possa iniziare ad agitarti sappi che per molte ore ti ho affidato alle cure di una curatrice di cui mi fido nel villaggio che abbiamo appena superato, ti ha fatto bere infuso di petali di loto, poi ti ha riaffidata a me. Ha curato anche il tuo cavallo..."
"Capisco... Beh...Se è vero penso di doverti ringraziare allora. E dovrò ringraziare anche questa sorta di He Xiangu*...Se posso definirla così"
L'uomo sorrise.
"Sì, credo che tu possa definirla così"
"Allora...GRAZIE!" disse lei inginocchiandosi in segno di rispetto e gratitudine.
"Di nulla...Piuttosto. Sai dirmi cosa ti è capitato? Perché eri lì?"
Mei si rialzò a sedere, ma per la prima volta si rese conto che qualcosa non andava.
"Cosa? Io...Io..." si portò una mano alla testa, ma non riusciva davvero a ricordare cosa l'avesse portata a spingersi su quella via... Non riusciva nemmeno a ricordare da dove fosse iniziato il suo viaggio. Ma in qualche modo seppe di essersi allontanata davvero molto...
"Non lo so..." bisbiglio arrendendosi dopo mille tentativi.
L'uomo sospirò fra se e se e richiuse gli occhi.
Poi si alzò di scatto, sfilandosi un ampio mantello con le maniche che depose sulle spalle tremante di Mei una volta raggiunta sotto l'albero.
Mei sollevò lo sguardo verso di lui, sorpresa.
"Per stanotte cerca di dormire. Domani viaggerai con me...Viaggerai con me finché non troverai quel che cerchi..."
"Ma io ti conosco?"
"No."
"Viaggiare dici?... Verso dove? Per far cosa?"
"Sei una ragazza piena di domande..."
"Faccio solo quelle necessarie..." A salvarmi da un potenziale maniaco...
"Mi seguirai, viaggio per lavoro ed il mio lavoro mi porta ovunque sia necessaria la mia presenza."
"Hai parlato di un carro...Sei un mercante ambulante?"
"Diciamo di sì...Ma ora dovresti tornare a riposare."
"Ma avrai freddo senza il tuo mantello!"
"No. Ora chiudi gli occhi!" Le ordinò quasi e lei si rese improvvisamente conto di essere ancora esausta. Ma prima di riscivolare nell'oblio riuscì a trovare le forze per parlare ancora.
"Verrò con te...Non so nemmeno per quale motivo, adesso sento come se dovessi credere ad ogni tua parola. Mi fido stranamente. Non mi tradire." Sbadigliò profondamente e le palpebre le diventarono di piombo.
"Però non mi hai nemmeno detto come ti chiami...Signor mercante..."
"Puoi chiamarmi Yan..."
"Yan..." ripeté lei in un sussurro e poi si addormentò definitivamente mentre lui prendeva posto accanto a lei.
Il suo capo scivolò contro la spalla di Yan, che rimase a vegliare su di lei in silenzio.


* He Xiangu : è l’unica divinità femminile tra gli Otto Immortali (il genere di un altro Immortale, Lán Cǎihé, è ermafrodita). È la fata che veglia sui focolari domestici.
Nata da un bottegaio dello Hunan ai tempi dell'imperatrice Wu Zetian (690-705), la vergine immortale He Xiangu ha l'aspetto di una fata. Nacque con sei capelli in testa e non le crebbero mai di più. Quando compì 14 o 15 anni, un personaggio divino le apparve in sogno e le consiglio di mangiare polvere di madreperla, in modo che il suo corpo potesse rimanere evanescente ed eterno. Ella seguì il consigliò e, subito dopo, promise di rimanere vergine.
Scomparve e divenne immortale mentre si recava dall'imperatrice Wu Zetian che l’aveva convocata.

He Xiangu è rappresentata come una graziosa ragazza, che porta su una spalla un lungo gambo di loto curvilineo, terminante con un fiore o con una capsula di semi. Questo stelo di loto magico è in grado di guarire qualsiasi malessere fisico e mentale. Talvolta porta con sé uno scettro o un organo a bocca.

 
   
 
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