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Autore: Jade Tisdale    23/02/2014    1 recensioni
Una terrestre che non è riuscita a sottrarsi al destino che il Dottor Gelo aveva previsto per lei.
Un androide che si è fatta assorbire da Cell e che da quel giorno ha iniziato a sognarlo.
Una moglie che non riesce a dimostrare il proprio affetto verso il marito.
Una madre che si chiede se sua figlia potrà avere una vita serena.
Un cyborg che sta cercando di progettare un futuro da umana.
Ma C18 che cos'è davvero?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: 18, Altri, Crilin, Marron | Coppie: 18/Crilin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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3. Parole.

 

 

Trascorsero un paio di giorni prima che Crilin tornasse a casa. Nel frattempo, io avevo continuato la mia ricerca, uscendo la mattina presto e tornando al tramonto.
«C18, ti chiedo scusa! Non sono riuscito ad avvisarti che ci saremmo fermati più del previsto... Vedi, Chichi ha scoperto di essere incinta e...»
«Non me ne importa nulla delle tue scuse.» risposi freddamente. «Non sono cose che mi riguardano, quindi risparmia il fiato.»
A quella risposta, il terrestre si era rattristato parecchio.
Eppure, per la prima volta da quando ero diventata un'androide, iniziai a farmi delle domande sul mio lato umano.
Quella parola era riuscita a scombussolare tutte le mie idee ed i miei pensieri.
Incinta.
Dopo la conversazione con Crilin, mi ero chiusa a chiave nella sua camera a riflettere.
Come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto un figlio? E poi, a me piacevano i bambini?
Non lo sapevo. L'unico bambino che ricordavo di aver incontrato dopo il mio risveglio era Gohan, il figlio di Goku. E onestamente, vederlo non mi aveva fatto né caldo né freddo.
Ma un figlio mio, avrebbe potuto farmi cambiare idea?
Non sapevo neanche quello e mai l'avrei saputo. Io ero un cyborg, un robot. Per quanto bevessi, mangiassi e dormissi, di sicuro non potevo avere figli. 
Ma perchè quella strana reazione?
Trovai una sola risposta: C17.
Dovevo continuare a cercarlo e trovarlo al più presto. La sua assenza mi stava facendo cambiare gradatamente e volevo evitare ulteriori mutamenti nel mio carattere. Solo lui poteva trovare risposta alle mie domande. Solo lui poteva aiutarmi a non far uscire il lato umano che c'era in me.
Quel giorno, malgrado tutto, decisi di non cercarlo. Mi misi invece a pensare a dove mi sarei diretta i giorni seguenti.
Dopo più di un'ora, uno strano rumore mi portò ad affacciarmi alla finestra aperta.
Abbassai lo sguardo e vidi il nanerottolo allenarsi sulla spiaggia. Con una balzo, mi lanciai verso di lui e atterrai alle sue spalle.
Non appena si accorse di me, si girò lentamente nella mia direzione.
Lo guardai negli occhi con uno sguardo puramente gelido e dopo neanche trenta secondi, lui arrossì di colpo.
«P-perchè mi fissi?» chiese facendo un passo indietro.
Storsi il naso e voltai lo sguardo da un'altra parte. Mi sedetti sulla sabbia calda, vicino ad una palma.
«Posso farti una domanda?»
Il terrestre si guardò intorno diverse volte prima di puntare il dito contro sé stesso.
«Dici a me?» chiese incredulo.
La zona della tempia sinistra iniziò a pulsarmi, cosa che capitava spesso quando stavo per arrabbiarmi.
«Con chi pensi che stia parlando? E' ovvio che ce l'ho con te, ignorante!» esclamai in un tono poco garbato.
Il pelato sobbalzò a causa del mio tono.
«S-scusami C18...» rispose sedendosi a circa mezzo metro di distanza da me. «Che cosa mi vuoi chiedere?»
Abbassai lo sguardo verso il mare limpido e pulito. Perchè mi ero seduta lì con lui? Ma soprattutto, perchè gli parlavo insieme?
C17, è meglio che ti ritrovi al più presto. Senza di te mi sto umanizzando un po' troppo! pensai mentre sospiravo.
«Ti è mai capitato di sentirti debole senza aver fatto nulla?»
Ci fu un silenzio di tomba. Dopo poco, mi voltai verso di lui -che aveva lo sguardo rivolto verso il cielo- e guardai attentamente il suo viso. Nella zona della testa stavano iniziando a spuntare le punte dei capelli.
Trascorsero altri cinque minuti durante i quali nessuno dei due parlò.
«Mi hai sentita o sei sordo?» esclamai ad un tratto con un tono spazientito e irritato.
Il terrestre si voltò verso di me.
«Sei stata nel corpo di Cell parecchio tempo, sai?»
Quel nome mi provocò una fitta allo stomaco. Annuii e deglutii allo stesso tempo.
«Beh, lui ha detto che aveva assorbito la tua energia, quindi ritengo che sia per questo motivo che tu ti senta debole.» Sorrise. «Lo vuoi un consiglio? Cerca di non sforzare il tuo corpo per un po'. Anche se sei un cyborg, sei comunque un essere umano come tutti noi. Concediti un po' di riposo e vedrai che tra non molto ritornerai forte come prima!»
Un essere umano come tutti noi? Ma si rendeva conto delle parole che aveva detto?
Io ero solo il robot creato dal Dottor Gelo. Solo quello. Non potevo essere un'umana qualunque. Essere cyborg era l'unica cosa che potevo fare.
«Allora, il mio consiglio ti è stato utile?» chiese speranzoso col suo solito sorrisino da ebete.
«Non mi è stato utile neanche un po'. Anzi, adesso che ci penso ho solo sprecato del tempo a chiedertelo!» risposi alzandomi e dirigendomi verso l'interno della casa.
La verità era che quel consiglio mi era stato utilissimo, ma il mio orgoglio, come quando aveva espresso il desiderio di rimuovere il dispositivo di autodistruzione dal mio corpo, mi impedì di ringraziarlo.
«Comunque, lascia che adesso sia io a darti un consiglio. E' meglio che i capelli te li fai crescere, tanto da avere un aspetto più normale.» 
Di sicuro mi era andato di volta il cervello. Non avevo mai dato consigli a nessuno. Stavo davvero impazzendo.

 

Mi trovavo di nuovo in quello strano spazio nero che avevo già sognato. Il ricordo di ciò che avevo visto giorni prima si fece vivido nella mia mente.
Cell che utilizzava il colpo del sole su di me. 
Il mio incubo sembrò continuare proprio da quel momento. Ero di nuovo sola e facevo fatica ad aprire gli occhi.
«Ciao, bellezza.»
Aprii gli occhi -che mi bruciavano molto- ma tutto ciò che riuscii a vedere fu la figura appannata del mostro venire verso di me.
«Sei pronta ad essere assorbita?» chiese con una piccola risata.
Tremavo dalla paura, ma cercai di non darlo a vedere.
«M-mai!» dissi io.
Dalla sua bocca uscì una sonora risata.
«E' inutile che opponi resistenza, non puoi fare nulla contro di me!»
Cell iniziò a camminare sempre più velocemente, fino ad essere a pochi centimetri di distanza da me.
«Vattene Cell! Stammi lontano! Sei solo un verme schifoso come il tuo creatore!»
Gli occhi mi bruciavano troppo ed era come se mi fossi pietrificata. E in un attimo, riprovai le stesse sensazioni di quel giorno. La sua coda che si apriva e che mi imprigionava, la paura di morire soffocata in quello spazio troppo piccolo e le forze che mi abbandonavano lentamente. Il tutto seguito da un mio potentissimo grido di dolore.

 

Aprii gli occhi di colpo e mi alzai in piedi, guardandomi intorno per essere sicura che Cell non fosse nei paraggi. Il mio respiro era affannato e il battito del mio cuore era mille volte più veloce del giorno in cui mi risvegliai al Palazzo del Supremo. Una lacrima cadde lentamente dal mio occhio destro. Mi misi una mano sulla fronte sudata e prima che potessi compiere qualsiasi altro movimento, la porta della mia stanza, o meglio, della stanza di Crilin, si spalancò.
«C18, stai bene? Cos'era quell'urlo?» chiese il terrestre correndomi incontro.
Mi voltai verso di lui e me ne pentii subito. Le lacrime avevano iniziato a scendere una dietro l'altra e farmi vedere in quello stato da qualcuno, per il mio orgoglio, era una cosa davvero umiliante.
«C18, perchè pian...»
«Non sto piangendo, è chiaro?» esclamai irritata. «E adesso vattene! Non ho bisogno di te!»
«Ma io volevo solo...»
«Ho detto di andartene, hai capito? Vattene Crilin!»
Il terrestre si rassegnò e uscì velocemente dalla camera.
Ma perchè gli interessava così tanto come stavo? Come mai si preoccupava così tanto per me dopo tutti i problemi che avevo causato?
Mi accasciai a terra vicino alla finestra e mi misi a piangere più di prima, singhiozzando anche di tanto in tanto.
C17, dove sei? Ho bisogno di te... Fratello, ti prego, fatti trovare. Senza di te non posso farcela! 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Visto che sono riuscita a pubblicare molto presto il capitolo? ;)
Allora, tanto lo so che anche se ho pubblicato solo tre capitoli vi avrò già stressati con questa storia dell'IC di C18, ma a me vengono sempre dei dubbi su di lei. In questo capitolo però, ammetto di averla resa un po' OOC alla fine, ma l'ho fatto di mia spontanea volontà. Di certo non la vedremo mai e poi mai piangere davanti a qualcuno, tantomeno davanti a Crilin! (Anche se eccezionalmente in Dragon Ball GT, quando C17 lo uccide, piange davanti al fratello e a sua figlia Marron). 
Comunque, spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e ovviamente aspetto le vostre recensioni :) 

   
 
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