Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: arwriter    25/02/2014    5 recensioni
AVVISO: Storia incompiuta.
Violenza, alcool, droga, autolesionismo: gli effetti collaterali di un duro passato subito da due adolescenti, le cui vite si incrociano, si innamorano, affrontano insieme il mondo. La storia di due ragazzi che cercano di salvarsi a vicenda. Due ragazzi che, quando pensano che il peggio sia finito, devono tornare a fare i conti con il proprio passato.
Una storia dedicata a tutti gli adolescenti che soffrono senza che nessuno se ne accorga.
TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=hAI3oALI-Ow&feature=youtu.be
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                          

Capitolo 1

 E mentre continuavano a discutere tra di loro io decisi, almeno per un momento, di lasciare perdere, sapevo che non poteva capire. Invece di fare polemica, io preferivo perdermi nei miei pensieri. Notare la relatività delle realtà che ci circondano. Preferivo guardare la Luna e chiedermi perché già di giorno era sorsa, o perché faceva tali movimenti nel cielo. Preferivo guardare ciò che mi circondava, scrutare l’orizzonte e chiedermi perché mi trovo qui in questo mondo, perché sono stata creata in questo modo, perché ho questa personalità. O perché siamo tutti su questo pianeta. Ancora meglio, che cos è l’amore. Guardavo il cielo, e pensavo all’amore che c’è nel mondo, o che molti vorrebbero avere. All’amore di un padre per suo figlio morto in una guerra. All’amore di una madre per un uomo che la lasciò con un bambino in grembo. All’amore di un anziano che piange sulla tomba della donna che sempre ha amato. All’amore di un ragazzo ancora giovane, che corre con un mazzo di rose per portarle alla ragazza che deve conquistare. All’amore tra due amici, i quali sanno che tra di loro c’è un rapporto indelebile che nemmeno il tempo potrà cancellare. All’amore che ha un’adolescente per il suo cantante preferito. All’amore che un bambino adottato prova per i suoi veri genitori, e alla speranza che ha di incontrarli un giorno. All’amore che ormai si disperde nell’aria, perché ovunque c’è amore.
Ma le loro voci mi risvegliarono da quel che era la mia fantasia.
«No, Giada. Non ci puoi capire. Tu hai sempre tutto nella vita. Hai tanti amici, hai un ragazzo, non hai problemi con la tua famiglia. Io e Giulia abbiamo altre preoccupazioni. Non puoi immaginare come ci si senta a non capire qual è il proprio posto nel mondo.» rispose Chiara con convinzione. Aveva ragione. Era già un po’ di tempo che soffrivo di bassa autostima, avevo attacchi di ansia e di panico, non avevo molta serenità interiore. E la cosa peggiore è che sapevo che nessuno avrebbe potuto capirmi.
 
Mi odiavo. Mi odiavo perché non piacevo a nessuno, nessuno si sarebbe mai sacrificato per me, non sarei mai stata importante per nessuno. Ero solo un disastro.  Le persone mi dicevano che non avevo motivi per stare male perché di solito sono le ragazze grasse che si fanno i complessi. Io non ero grassa, non avevo nemmeno un brutto fisico. Ma avevo un grande vuoto dentro, che nessuno riusciva a colmare, e questo mi bastava. Non capivo in che cosa sbagliassi. Tutti mi dicevano che ero strana, e anche io mi sentivo così. Mi sentivo diversa dal resto delle persone. Gli altri mi facevano schifo. Li definivo “una generazione che non sa capire le persone e pensa solo a se stessa”. Era la verità, ma molto spesso era solo la mia invidia a parlare. Invidia della loro felicità, quella che io non potevo avere. Ma ci provavo ad essere una ragazza normale, però non ci ero mai riuscita. Mi sentivo sempre fuori luogo, in mezzo alla gente. Non parlavo per la paura di non essere ascoltata. Non mi sentivo importante per nessuno, e quando i miei genitori mi urlavano contro anche per le minime cose scoppiavo in un pianto infernale, che mi faceva sentire un disastro, ripensando a tutte le guerre che c’erano nella mia anima.
Suonò la campanella. Finalmente sarei potuta uscire da quel luogo pieno di gente che non avevo voglia di vedere. Camminai lungo il corridoio per avvicinarmi alla porta d’uscita. Nell’atrio esterno, prima del cancello, si formavano i soliti gruppetti di gente che non aveva voglia di andare a casa oppure voleva rimorchiare. Ma quel giorno c’era qualcosa di strano, c’era un ammasso più grande di gente, che circondava dei ragazzi. Li conoscevo tutti, ma scorsi un ragazzo nuovo. Lo fissavo da lontano. Mi passò in quel momento di fianco Sara, la ragazza più insopportabile dell’intero universo, che avevo per di più in classe.
«E’ il nuovo arrivato, non lo sapevi?» mi disse con un sorriso malizioso. Strano. Un ragazzo che arriva a metà del quadrimestre. «Fa quarta. Ed è un figo da paura. Quindi non guardarlo nemmeno.» e se ne andò sorridendomi in segno di sfida. In effetti aveva ragione, io facevo seconda, e poi nessuno avrebbe mai voluto stare con me, come poteva solamente passarmi per la testa di fare considerazioni su di lui?
Camminai lungo la strada per casa, quando mi voltai, e vidi che mi stava guardando.
A quel punto ritornai alle solite, a farmi problemi. Chissà cosa stava pensando di me, magari mi stava prendendo in giro, avrà di sicuro detto “che brutta ragazza”, oppure avrà detto qualche cattiveria insieme ai suoi amici popolari nella scuola.
Ogni volta che passavo vicino a dei ragazzi o a delle ragazze e mi fissavano mi facevo sempre paranoie di questo genere. Ero insicura, tanto. E non riuscivo a farci nulla, perché non avevo motivi per abbattere quest’insicurezza che si ripercuoteva sulla mia vita di tutti i giorni.
Finalmente ero arrivata a casa. Non c’era nessuno, e per me era meglio così. Stavo bene da sola, anche se molte volte avevo paura del paranormale. Ero molto ansiosa, e questo non era un bene.
Avrei approfittato di quel giorno per fare una dormita e poi un po’ di compiti, per poi rilassarmi e fare ciò che mi passava per la testa. Amavo ascoltare la musica, era una delle cose che più mi affascinavano. E poi, mi piaceva conoscere. Era anche per questo che mi definivo strana. Tutti pensano che le persone che vogliono conoscere siano studiose, ma a me non piaceva affatto studiare, anche se andavo bene in tutte le materie. Infondo quella giornata era vuota, come tutte quelle passate e quelle a venire.
 
Come sempre, la sera non riuscii a dormire. C’era qualcosa che mi turbava. Mi svegliavo sempre di notte, e non urlavo solo per non svegliare i miei genitori e la mia sorellina. Facevo incubi, sempre. Qualche sera la passavo a scrivere messaggi che non avrei mai inviato a nessuno. Scrivevo messaggi per le persone che ho perso, tra cui la più importante, la mia migliore amica. Si chiamava Melissa. Non so come spiegare cosa fosse lei per me. L’ho conosciuta per puro caso, ma tutte e due avevamo problemi di natura psicologica e ci siamo aiutate a vicenda. Grazie a lei sono stata meglio per molto tempo, ma alla fine anche lei si è unita al gruppo di gentaglia che io odio.
 
L’indomani mi svegliai presto per andare a scuola. Ero stufa di questa routine quotidiana. Mi sentivo inutile, vuota. Come buon inizio della giornata mi guardai allo specchio, e come sempre vedevo il peggio. Mi odiavo, ma non riuscivo a far nulla per non farlo. A volte mi sentivo in colpa per questo, quindi finivo per odiarmi ancora di più perché era colpa mia.
Dopo essermi preparata, mio padre mi accompagnò a scuola. Per fortuna non era una giornata pesante come materie. Sarebbe finita in poco tempo, o almeno speravo.
Arrivata a scuola, c’erano, come il pomeriggio precedente i gruppetti di ragazzi che chiacchieravano. Non potei fare a meno di scorgere di nuovo il ragazzo di ieri, che mi era rimasto molto impresso. Riconobbi il ragazzo che gli stava accanto. Era del quarto anno, si chiamava Daniel e io lo odiavo. Era stato fidanzato con una mia amica, Miriana, ovviamente bella e affascinante, e poi l’aveva tradita e presa in giro davanti a tutti. E anche a me, visto che ero sua amica. Mentre camminavo verso l’ingresso della scuola passai vicino all’ammasso di persone che popolavano il cortile, quando Daniel si avvicinò a me e mi disse: -Scusa, vieni un attimo con me, mi serve l’avvocato difensore. Sai com’è, ho litigato con un mio amico e so che tu sai difendere molto bene.- scoppiarono a ridere tutti, compreso il ragazzo nuovo. Daniel mi prendeva ancora in giro per aver difeso Miriana quella volta. Li sorpassai e continuai per la mia strada. E io che mi ero illusa pensando che potesse esserci un ragazzo diverso dagli altri. Dovevo capirlo, è arrivato ieri e frequenta già le peggiori compagnie, non ci si può fidare di lui.
«Ehi Giulia, vieni a sederti vicino a me!» mi disse Chiara in classe. Io accettai subito la sua proposta.
«Allora, raccontami un po’ qualche novità.» le dissi, tanto per chiacchierare.
«E’ arrivato un nuovo ragazzo in quarta F. Ed è bellissimo, non puoi immaginarti!» esclamò.
«Sì, posso. L’ho visto ieri e ne ho sentito parlare.» dissi discretamente. Lei non rispose.
«Cosa sai di lui?» domandai dopo alcuni minuti.
«Non molto, si è trasferito da una scuola in centro e si chiama Mattia. Credo niente di più. E perché ti interessa?» rispose.
«Tanto per chiedere.» mentii. Dovevo smettere di pensare a lui. Per distrarmi un po’ da quella noiosissima lezione di latino, andai in bagno.
I corridoi erano vuoti: potevo usare il cellulare in pace, finalmente. Ma mi venne un colpo quando sentii un urlare da dietro.
«Non si usa il cellulare!» mi voltai impaurita. Lo riconobbi subito, era il nuovo arrivato, Mattia. Non sapevo cosa rispondere, così rimasi inerme.
«Scherzavo, tranquillizzati. Piacere, Mattia.» non ci potevo credere. Rimasi sconvolta, non riuscivo nemmeno a parlare.
«Giulia» sussurrai.
«Mi fa piacere averti conosciuta.» sorrise. «Se ti va una sera puoi venire con me e il mio nuovo gruppo a bere qualcosa.»
«No grazie. Non mi sentirei a mio agio. Grazie comunque per l’invito.» me ne andai senza aspettare una risposta, ma dopo pochi secondi mi prese per il braccio, fermandomi. Un brivido di paura mi percosse il corpo.
«Aspetta, ne potremmo riparlare.» non volli ascoltare altro. Sapevo che ci provava tanto per avere una ragazza ai suoi piedi. Ma perché proprio me? Iniziavo davvero a detestarlo. Me ne andai e lui non riuscì a fermarmi nuovamente.
Rimasi scossa per tutta la giornata scolastica, non sapevo cosa fare. Un po’ mi pentivo, però sentivo di aver fatto la scelta giusta. Non ne valeva la pena. Non con i tipi come lui.
 
«Giu, ti va di venire a casa mia oggi?» mi disse Chiara. Non era una cattiva idea, mi sarei potuta svagare.
«Va bene, vengo direttamente allora.» mi sorrise.
Stavamo uscendo, e sapevo che avrei dovuto incrociare lo sguardo di Mattia, o peggio, di Daniel.
«Ciao miss “non sono a mio agio”!» scherzò Mattia. Seguì un coro di risate.
«Ora hai due soprannomi!» replicò Daniel.
Videro la mia espressione abbastanza triste, e mentre camminavo velocemente per andarmene, Mattia mi seguì.
«Ehi dove vai Mattia?» urlò Daniel. Non ricevette una risposta.
«Giulia, ti voglio parlare. Scusami io non volevo essere scortese oggi. Per favore.» mi disse Mattia. Non sapevo cosa rispondergli.
«Dai, Giu. Ascoltalo. Ti aspetto qui.» si intromise Chiara, come se non bastasse.
Dovevo cedere. Il mio cervello mi diceva di andare. Capì dal mio sguardo che avevo accettato, così mi fece segno di seguirlo, e mi portò all’angolo della strada.
«Tutto ciò che vorrei è conoscerti meglio. Perché non vieni a bere qualcosa con noi stasera?»
«Non posso uscire di sera. Mi dispiace.» risposi.
«Ah, dimenticavo che sei più piccola.» disse. «Ma possiamo uscire oggi pomeriggio. Solo una passeggiata nel quartiere. Ti va?» mi lasciò senza parole. Mi morsi il labbro per l’incertezza che avevo in testa.
«Lo prendo come un sì.» sorrise. «Ci vediamo alle 4 qui davanti. Ti aspetto.» e se ne andò.
Non sapevo cosa fare, mi sentivo confusa. E in più quello stesso pomeriggio dovevo andare a casa di Chiara. Ma lei avrebbe capito. Le mandai un sms e, come immaginavo, disse che avevo fatto bene.
Tornai a casa, ero di cattivo umore: come sempre, mi sentivo inutile. Da poco tempo avevo smesso di fare danza, lo sport che amavo. Non ce la facevo più ad andare avanti così, non riuscivo a stare dietro alle mie compagne, mi sottovalutavo, come sempre, e mi sentivo incapace. Così le mie giornate erano diventate vuote, e tornavano i pensieri. Mi sentivo limitata, ovunque c’erano limiti. Per la mia età, per tutto. Mi sentivo sottovalutata e non capita dai miei genitori. Non riuscivo a uscire da questa situazione. Speravo che l’uscita con Mattia avrebbe cambiato qualcosa, ma probabilmente mi stavo solo illudendo.
 
Le 3 arrivarono presto, così iniziai a prepararmi. Non volevo truccarmi o vestirmi in modo speciale, volevo farmi vedere per ciò che ero. Sapevo che non gli sarei piaciuta, ma ero così e non potevo farci nulla. Optai così per dei leggins e una maglia nera. Per il trucco applicai l’eyeliner e un po’ di fard, sarebbero bastati.
Come sempre si fece tardi, e arrivai lì 10 minuti dopo. Lui non c’era. Mi sentii tanto stupida ad aver pensato che si interessasse a me. Ma dopo qualche minuto sentii qualcuno correre affannosamente dietro di me, mi voltai ed era lui.
«-Scusami, mi ero addormentato. Mi dispiace, mi sono svegliato solo un quarto d’ora fa.» mi disse. Non avrei voluto, ma ero convinta che fosse solo una scusa.
«Non è una scusa.» rispose come se mi avesse letto nel pensiero. Annuii.
«Allora, di cosa mi volevi parlare?» gli chiesi con un po’ d’ansia.
«Ti voglio conoscere meglio. Parlami di te.» affermò, lasciandomi di sasso. Non sapevo cosa rispondere. Mi ricordai di una citazione che avevo letto: “Capisci di essere persa quando ti dicono «parlami di te» e tu non sai cosa dire.” Ero proprio così. Non sapevo cosa dire.
«Io non so nulla di me. Non mi conosco. L’unica parte che conosco di me, mi fa schifo.» risposi. Mi guardò sbalordito.
«E perché dici così? Stai male? Non è un bel periodo? Beh, a dirti la verità un po’ si nota.» ribadì.
«Si nota che cosa? E da cosa?» risposi insicura.
«Si nota che stai male. Dal tuo sorriso.»
«E perché, com’è il mio sorriso?»
«Spezzato.» rispose. La  sua risposta mi fece atterrire. Forse aveva ragione. Mi girai verso di lui e gli sorrisi.
«Me ne hai dato la conferma.» disse.
Passammo il pomeriggio a parlare del più e del meno, a conoscerci un po’ meglio. Verso le 6.30 mi riaccompagnò a casa.
«Ci vediamo domani a scuola.» dissi.
«Non vedo l’ora.» confessò. Stavo per varcare la porta di casa, quando mi fermò e mi diede un bacio. Mi allontanai subito.
«Scusami, è stato un impulso. Non ricapiterà.» disse.
«Va bene.» risposi ed entrai in casa.
Ero nella confusione più totale.
Non potevo lasciarmi abbindolare da un ragazzo conosciuto il giorno stesso. Ma allo stesso tempo mi faceva girare la testa e non sapevo che fare. Avevo molta voglia di scrivergli un sms. Lui non l’avrebbe fatto perché non aveva il mio numero, ma io avevo il suo.
Improvvisamente squillò il cellulare.
“Ciao Giu, com’è andata con Mattia?” Era Chiara, mi aveva mandato un messaggio. Non la consideravo la mia migliore amica perché dopo Melissa per me le migliori amiche non esistevano più, ma era l’amica con cui passavo più tempo. Non condividevamo proprio tutto, ma con lei mi trovavo bene. La chiamai e le raccontai tutto. Dopo una mezz’oretta le dissi che dovevo staccare perché mi stavano chiamando i miei. Ma non fu così.
“Come stai dopo oggi? Sono Mattia.” Il cuore batté all’impazzata. Non ci potevo credere. Dove aveva preso il mio numero?
“Dove hai trovato il mio numero? Comunque meglio.” Risposi. Dopo pochi minuti mi arrivò un altro messaggio.
“Me l’ha dato Luca, il tuo compagno di classe. Gli ho detto che era per una giusta causa. Allora, mi vuoi raccontare cosa passa per la tua testa?”
Non sapevo se dirgli la verità o no. Era successo tutto in così poco tempo. Gli risposi impulsivamente.
“Senti, mi ha fatto davvero piacere conoscerti. Però sta succedendo tutto troppo in fretta. Ci conosciamo da poco, non sappiamo niente l’uno dell’altra.”
“Hai ragione, è per questo che voglio conoscerti. Ma tu devi darmene la possibilità.” Rispose.
A mezzanotte mi arrivò l’ultimo messaggio della giornata.
“Buonanotte, mi ha fatto piacere conoscerti. A domani.”




SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti ragazzi, questo è il primo vero capitolo! Spero vi piaccia, io mi sto impegnando più che posso.

Dal prossimo capitolo le cose si complicheranno, continuate a leggere per scoprire come!
Spero di ricevere molti pareri, intanto vi lascio il mio twitter: @jepsenseyes
Fatemi sapere cosa ve ne pare, baci! BANNER OFFERTO DA @flawsnov
                                         Jepsenseyes

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: arwriter