Una leggera brezza mi accarezza il viso mentre i miei occhi viaggiano lentamente alla scoperta del suo, lineamenti che ormai conosco alla perfezione, ma comunque ne rimango sempre affascinato.
Questa notte
le stelle sono di una bellezza travolgente, piccoli diamanti che
luccicano nella più completa oscurità, delle
piccole
speranze anche nella più totale ombra riescono a
confortarci, ma
nulla è comparabile a quello che ho davanti, a quanto mi
faccia
sentire al sicuro.
Sono sdraiato in un prato ricoperto da una
moltitudine di fiori dai colori brillanti, anche loro riescono ad
illuminare in un modo nuovo a quello a cui sono abituato, ma sempre, il
loro profumo, non si avvicina minimamente alla dolce fragranza di
lei.
Nell'aria notturna si sente solo il leggero fruscio delle
foglie, un suono rilassante che però incute anche una
leggera
inquietudine.
La sua attenzione è rivolta alle
costellazioni, nella sua mente sta sicuramente cercando di
riconoscerne qualcuna, ma sa già che non
è facile
collegare quei minuscoli puntini.
I capelli color mogano sono
sparpagliati sul terreno, un solo ciuffo le ricade sul viso,
ma non ha intenzione di spostarlo e glielo lascio lì, appena
penso
di poterla anche solo sfiorare, una scarica di brividi mi
pervade.
Il viso è pulito, truccarsi non è mai stato da
lei e ne
sono contento, la sua bellezza acqua e sapone è
stata una
delle prime cose che mi hanno colpito.
Due iridi verdi
scrutano innocenti le piccole lucine, risplendendo insieme a loro,
catturando quel verde smeraldo, rendendolo se possibile,
ancora più bello, rendendole secondarie di fronte a
lei.
Le
piccole lentiggini sottolineano le sue guance rosee, so che le odia,
le chiama “piccole imperfezioni”, ma per
me sono solo un
motivo in più per ammirarla.
Labbra carnose fanno uscire ogni tanto
la lingua morbida, bagnandole delicatamente, facendomi
desiderare ardentemente di poterne sentire il sapore.
Il suo
corpo, leggero quasi come se si possa sgretolare da un momento
all'altro, è steso sui fili d'erba, le braccia
scoperte
piegate così che le piccole dita si possano intrecciate fra
di loro
sulla pancia, come se quella stretta fosse l'unica cosa che
possa aiutarla e dare un po' di conforto ai suoi pensieri
tormentati.
Il delicato vestito le copre il seno e i fianchi
appena pronunciati, la fantasia floreale si adatta perfettamente con
la vegetazione intorno a noi che quasi si confonde con essa.
Le
lunghe gambe sono incrociate, sinuose mentre muove i piedi di tanto
in tanto, facendo dondolare le ballerine blu, quasi come se
non riuscisse a stare ferma, il suo corpo sempre irrequieto.
E'
a pochi centimetri da me, riesco a sentire il suo respiro caldo e
rilassato e ho un'assurda voglia di toccarla.
Allungo la mia
mano in un secondo di follia, ma subito tolgo questi pensieri dalla
testa, non voglio disturbarla, assorta nei suoi misteriosi
pensieri.
Sono steso sul fianco, non riesco a staccarle gli
occhi di dosso mentre con i denti giocherello con il mio piccolo
piercing nero, è più forte di me,
evitarlo sarebbe solo
uno spreco di tempo.
Il mio braccio è indolenzito visto che deve
sostenere il mio corpo, ma quella posizione è
perfetta, ho
il suo profilo ad un palmo dal naso ed è divertente
osservare come
le piccole ciglia svolazzanti chiudersi sulle palpebre nude.
Non
ci parliamo, perché ho paura, non so cosa potrei
raccontarle, quali
parole usare per dirle tutto quello che le ho sempre voluto far
sapere, quello che non le ho mai detto e che forse la
terrebbero qui, insieme a me.
Sento il mio cuore cominciare a
battere, un martello in pieno petto che, ad ogni suo movimento,
sussulta, per paura che possa scappare via di nuovo.
Cerco
di ascoltare il suo e mi accorgo che battono all'unisono, ma siamo
così lontani uno dall'altra e questo fa davvero
male.
La
mia mente viaggia veloce, come un treno in corsa che ha il timore di
arrivare in ritardo, ricorda tutti i momenti, tutte le risate, tutti
i pianti, tutte le grida e le parole dolci.
“Sei
importante per me, non andare via.” implorai un giorno.
“Non
vado da nessuna parte.”
giurò lei.
Sorrisi
nel ripensare a quel momento, a quella promessa, a quanto fossimo
perfetti e pazzi allo stesso tempo,
alle voci delle persone
che ci ritenevano ancora così giovani per poter
amare.
Il
suo respiro incomincia a diventare inspiegabilmente irregolare, cosa
è successo?
-Hai visto Luke, una stella cadente!- sorride felice
Alzo
lo sguardo appena in tempo per vedere la coda del fascio luminoso,
per poi sparire, lasciando nessuna traccia se non il ricordo di
essa.
Sorrido agitato, non ne avevo mai vista una, immagini
su immagini erano passate davanti ai miei occhi, ma vederla
lì,
veloce e incontrollabile, mi lascia estasiato.
Torno su di
lei, gli occhi allegri e lucidi, le labbra socchiuse dalla sorpresa e
le sopracciglia fini appena alzate.
Voglio chiederle se ha
espresso un desiderio, ma lo terrebbe certamente custodito con
sé,
nessuna rivelazione, è una ragazza romantica e a queste
cose ci tiene davvero, me lo ricorda ogni santa volta.
-Ti manco?- chiede all'improvviso, il viso piegato in un'espressione corrucciata
Provo
a dare una risposta, ma nulla sembra giusto, nessuna parola sembra
all'altezza di quello che penso, di quello che provo in
quell'istante.
Rimango in silenzio, decidendo di ascoltare
la sua voce melodiosa, di assorbire completamente tutto quello che
sarebbe uscito dalle dalle sue labbra.
-Tu mi manchi.- sospira, il suo sguardo rivolto sempre alle stelle sopra di noi
Quelle
semplice parole mi mandano in estasi, questa è la frase
più
importante nella vita di una persona, se non manchi a
nessuno,
significa che non hai lasciato nulla di te, non
occupi neanche un piccolo spazio nella sua anima.
Il tempo
si è fermato, mi sembrano ore che siamo sdraiati qui, senza
muoverci, assorti nella notte, ma non mi lamento, anzi vorrei che
rimanessimo così per sempre.
Perché non c'è cosa più
perfetta che rimanere a guardala, ma questo so che non potrà
succedere.
Senza preavviso, si gira verso di me,
sistemandosi sul fianco così che il suo corpo si incastri al
mio,
senza toccarci, senza poter sentire ancora la sua pelle sulla
mia.
E
mi viene in mente tutte le carezze e i baci passionali sotto la
pioggia, la paura per la sua prima volta e i segni indelebile della
sua stretta intorno al mio braccio, le unghie sulla mia
schiena incurvata dal piacere, a come sembrasse che fosse nata solo
per fare quello con me, l'unico che avrebbe avuto la
possibilità di
assaporarla davvero.
Mi guarda perplessa, scrutando ogni
parte del mio volto: gli occhi azzurri, i capelli biondi disordinati,
il naso piccolo e l'unica fossetta sulla guancia destra.
Tutti
questi particolari che non le sfuggono, era riuscita a trovare il
significato anche in quelli, ma ora li osserva con malinconia e
nostalgia.
Rimango con gli occhi fissi nei suoi, sinceri,
perdendomici dentro, pregando che non li chiuda, ma lo ha
già
fatto.
-Prima che me ne vada, voglio dirti una cosa che non ti ho mai detto...- sussurra appena -...ti amo.-
Il
paradiso non può superare la meravigliosa sensazione che sto
provando. In pace. Tutto sembra perfetto, anzi lo
è.
Il suo
sorriso è emozionato, anche se i suoi occhi non possono
mentire, la
malinconia è palese nelle sue iridi verdi.
Forse in modo
affrettato, non dando la giusta importanza, glielo avrei potuto dire
prima, quando ancora c'era tempo.
Muovo la mano verso la
sua, piccola e indifesa, appoggiata vicino ad una margherita
bianca.
Pochi millimetri ci separano, ma non posso farlo,
anche se il desiderio è forte, qualcosa me lo impedisce e so
che non
posso combattere.
Ora so di poter chiudere gli occhi, ho
tutto quello che mi serve, capisco che è il momento giusto
per
abbandonarsi alla propria oscurità per qualche
secondo, so
che la troverò ancora lì. Abbasso lo sguardo
un'ultima volta su di
lei, stampo nella mente ogni suo particolare, ogni piccolo difetto
che per me non lo sono mai stati.
Un sorriso nasce sulle sue
dolce labbra, ma non uno di quelli tristi né di quelli
felici, ma
uno di quelli che sanno di essere in pace con sé
stessi, che
hanno avuto quello che volevano e che adesso può lasciarsi
andare
completamente.
Chiudo gli occhi, il paesaggio, le stelle e
la ragazza scompaiono per un paio di secondi, lasciandomi di nuovo da
solo.
Li
riapro, ma tutto è diverso.
Sbatto
le palpebre molte volte, cercando di ritornare al punto di prima, ma
la realtà mi colpisce forte, un pungo in pieno petto
frantuma la mia
cassa toracica.
Non
sono sdraiato sul prato, non ci sono le stelle ad illuminare una
notte buia, ma ho solo un vuoto nel cuore, uno di quelli che
è
difficile da rimarginare.
L'agitazione
prende il sopravvento, il cuore comincia ad aumentare i suoi battiti,
secondo dopo secondo lo sento esplodere.
Cerco
invano quegli occhi, ma riesco a vedere solo un soffitto scuro e dei
piccoli fasci luminosi entrare flebili dalla finestra, provocati dai
lampioni fuori dalla stanza.
I
ricordi affiorano veloci, come un nastro che viene mandato a doppia
velocità:
la
risatina per averle fatto il solletico baciandole il collo;
il
piccolo cenno dall'uscio della porta prima di uscire di casa;
il
sorrisetto mentre pensavo alla bella serata che avremmo passato;
decidere
cosa indossare per la cena e accordare la chitarra, pronta per
suonare la sua canzone;
l'attesa
davanti alla sua porta, senza nessuna risposta;
la
suoneria davvero fastidiosa del telefono che vibra nella tasca dei
jeans;
la
voce spezzata di sua madre, i singhiozzi per cui non riesco a
capire nulla di quello che dice;
le
parole pesanti attraverso l'apparecchio telefonico “Ha
avuto
un'incidente.”;
la
corsa disperata verso l'ospedale, le lacrime che mi avevano fatto
male come dei pugnali;
i
visi sconvolti dei genitori e del piccolo fratellino, incosciente di
quello che stava succedendo;
le
domande a cui non mi diedero una risposta;
l'arrivo
di un medico, la sua espressione addolorata e l'urlo del padre;
l'incredulità
nel sentire “Non ce l'ha fatta.”,
rinnegando tutto quello
che disse dopo l'uomo, sentendo rimbombare nella testa solo quella
frase;
la
voglia di vederla, ma senza esser ascoltato da nessuno in quella
piccola sala d'aspetto;
le
mani fra i capelli, le lacrime che minacciavano di uscire, ma che
avevano paura di quello che le aspettava;
l'abbraccio
del fratello, troppo piccolo per capire, ma grande abbastanza per
farmi forza;
il
ritorno a casa, la porta della mia camera che sbatté forte e
la
lampada in mille pezzi sul pavimento;
l'arrivo
di mia madre e delle dolci parole di conforto;
il
dolore che non è ancora andato via.
Tutto
questo torna a galla, facendo troppo male, obbligandomi a chiudere di
nuovo gli occhi e a mettere una mano sul petto,
cercando di diminuire
tutta la sofferenza aggrappandomi alla sottile maglietta che sto
indossando.
Un
sogno. Era stato solo un sogno.
L'illusione
di poterla avere ancora lì accanto a me sparisce
definitivamente,
non sarebbe potuto succedere, lei non c'è più.
Rimango
qualche secondo paralizzato, non so cosa fare, come posso andare
avanti?
I
miei occhi si muovono veloci per la stanza, soffermandosi
sull'oggetto a cui tenevo di più, l'unico che, forse,
avrebbe potuto
aiutarmi.
Mi
alzo, rabbrividendo al contatto con il pavimento freddo.
Prendo
la chitarra, lisciando il legno ormai consumato, toccando le sei
corde facendo uscire la melodiosa scala di note.
Mi
siedo sul bordo del letto, appoggiando lo strumento sulla coscia,
mentre muovo veloci le dita sulla tastiera, in una danza che ormai
sapevo a memoria.
Posso
suonare solo quella, la canzone che ho scritto per lei, ma che non ha
mai avuto la possibilità di ascoltare.
Le
note risuonano lente nella stanza, tutto sembra più leggero
adesso.
Non
ci sono parole, solo una dolce melodia.
Chiudo
gli occhi e un piccolo sorriso nasce sulle mie labbra, mordendomi il
labbro per reprimerlo, non è giusto essere felice.
Decido,
mi rassegno forse, ma decido che sarà questo il modo per
ricordarla
e nello stesso tempo dimenticarla.
Quei
movimenti che mi ricordano lei sono l'unica via di guarigione, il
modo per lasciar scorrere i pensieri e lasciare il passato alle
spalle.
Erano
passati sei mesi, sei mesi senza sentire la sua voce, la sua risata,
i suoi baci e le sue carezze.
Ma
è arrivato il momento, quello dove la persona capisce che
è andata
via, che rivederla in sogno ogni notte non fa bene, anzi, rende tutto
più difficile.
Più
suono, più un sorriso si apre, più il ricordo di
lei è positivo.
Non
c'è cosa più sbagliata, ma mi sento bene, so che
posso finalmente
andare avanti.
Finisco
il pezzo, mi fermo due secondi, osservando le corde vibrare fino a
che anche loro si quietano e adagio la chitarra dietro di me.
Lei
è qui con me, ora la sento, come se una mano si muovesse
lenta sulla
mia schiena, cercando di lenire tutto quello che il mio cuore ha
sopportato fino ad adesso.
Ci
rimarrà sempre ed è tutto quello che mi serve
sapere, o almeno, la
convinzione è quello che adesso mi può tenere in
piedi.
-Ti amo anch'io...- sussurro nella notte, la stanza nel completo silenzio
L'immagine
sorridente della ragazza dalla pelle bianca lascia la mia mente, una
piccola crepa rimane nel cuore, ma non fa più
così male,
rimarrà
lì fino a che avrò il suo ricordo e
sarà per sempre.
Hello
there :)
Prima di tutto grazie al Lilac per il meraviglioso banner :D
Piccola OS su Luke che è stato uno dei primi a colpirmi del
gruppo dei 5SOS, ispirata dalla loro canzone "Beside you".
Beh, che dirvi, siate buone, è la mia prima VERA one shot ed
è un pò corta, lo so, ma mi è venuta
così ;)
Grazie per quelle che la leggeranno e se vi ha colpito o anche se avete
delle critiche, lasciate un piccolo commento <3
Un bacio <3
Se
avete voglia passate nelle mie storie:
Start again?
Life is a movie
Fix
you