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Autore: Alpa    23/06/2008    1 recensioni
Questa è la mia prima fan fiction. Qui vi parlerò di una ragazza italo-americana di nome Kate, che dopo il divorzio dei genitori si ritrova a trasferirsi -assieme alla madre- nel paese della nonna: Orange County. Non vi rivelo nient'altro. Buona lettura.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi voltai di scatto verso l’entrata della fumetteria. Ed era Zack, era proprio lui.
“Zack?!”
“Oh! Ciao Kate!”
Mi salutò come se niente fosse successo, faceva l’indifferente. Tant è che distolse presto lo sguardo da me e continuò a parlare con Hanna. Pare che cercava l’ultimo di Hulk.
Io mi sbrigai a prendere il resto e uscii dalla fumetteria salutandoli entrambi.
Pensai a cos era giusto fare, e decisi di aspettare che Zack uscisse. Gli avrei parlato, gli avrei detto com è che stavano le cose.
Dopo un bel quarto d’ora lo vidi uscire dalla fumetteria a mani vuote, e lo fermai.
“Zack! Ciao, senti, ti andrebbe di andarci a prendere un gelato al pontile?”
Lui mi sorrise: “Guarda mi piacerebbe, ma sai, ora ho proprio da fare.”
“Oh, ok.”

Ero convinta che avesse accettato. Ora perché si comportava in quel modo? Continuava, come la sera precedente, a sorridermi e ad essere gentile. Che si fosse inventato una scusa per evitarmi? Può darsi.
Fatto sta, che da quel momento, persi quell’entusiasmo che avevo prima di uscire di casa. Triste come la birra senz’alcol, mi incamminai verso casa. Durante il tragitto incontrai Summer: “Kate!”
“Ciao Summer.”
“Cheschifo quella maglietta!”
“Sì, lo so che non ti piace, ma io l’adoro.”
“Bè, se lo dici tu! Ma cos è quella faccia?”
“Ho combinato un casino! Ecco cos è successo!”
“Dai sediamoci e mi racconti.”
Ci sedemmo al bar a prendere un aperitivo, e le raccontai di Zack.
“Secondo me cederà presto.”
“Eddai Summer, come ne fai a essere così sicura?”
“La sera che ti ha conosciuta c’ha provato spudoratamente e per di più ti ha anche baciata. Che senso ha gettare la spugna?”
“Ma non significa nulla!”
“Senti a me: prova anche tu a fare l’indifferente come fa lui con te, e vedi come cederà presto.”
“Naaah! Non è da me.”

Il giorno seguente sarebbe stato il primo giorno alla Harbor, quindi sicuramente l’avrei rivisto.
Pensavo che non sarebbe stata una cattiva idea chiedergli di nuovo di andare a fare un giro per parlargli. Sì c’avrei riprovato.

La mattina seguente passò a prendermi Summer con la sua mercedes clk decapottabile. Era uno schianto quell’auto, e anche lei lo era con quel vestitino svolazzante. Io molto più semplicemente ero uscita di casa con le converse verde smeraldo, dei pantaloncini corti di jeans e una t-shirt di spongebob.
Quella scuola era una figata immensa, era bella! Trovai il posto del mio armadietto, ma non riuscivo proprio a capire come si facesse ad aprirlo.
Qualcuno capì che avevo bisogno di una mano: “Serve aiuto?” Era Hanna, la commessa della fumetteria.
“Possibile che tu arrivi sempre nel momento del bisogno?”
Le feci spazio e lei riuscì ad aprirmi l’armadietto, e dopodiché aprì il suo che era proprio di fianco al mio. “Comunque non ci siamo presentate, io sono Kate.”
“Piacere mio! Io sono Hanna! Che materia hai alla prima ora?”
“Oh, ah sì. Ho inglese.”
“Anche io!”
D’un tratto comparve Summer: “Kate, allora ci vediamo alla pausa pranzo in terrazzo, ok?”
“Sì, va bene.”
Intervenne Hanna: “Ciao Summer!”
Summer la guardò quasi con aria schifata: “Ciao Hanna. Allora sei tornata da Pittsburg.”
“Sì, sono tornata definitivamente.”
“Ma che bella sorpresa.” Disse Summer con ironia. “Scusa ma devo proprio scappare.”
Non capivo perché c’era tanto ostilità fra le due: Hanna era così simpatica e carina.
Io e Hanna ci dirigemmo nell’aula di inglese, poco dopo che fosse suonata la campana. L’aula era già piena e Hanna corse a prendere posto. Mentre io fui trattenuta dal professore di Inglese che mi presentò a tutta la classe.
Ironia della sorte: l’unico posto libero era quello di fianco a Zack.
  
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