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Autore: Nana Kudo    27/02/2014    4 recensioni
Una lacrima solitaria le rigò il viso, mentre l'ennesimo petalo color confetto si andava a staccare dal ramo di un albero lì vicino, sfiorandola, librando e danzando in cielo fino a cadere a terra.
“Avevi detto che da zero comincia tutto” disse a bassa voce. “Senza di esso nulla potrebbe mai esistere” aggiunse, stringendo i pugni, con le lacrime che ad intermittenza cadevano nell’acqua del laghetto creando piccoli cerchi in esso che lentamente si espandevano. “Ma perché io mi ritrovo costantemente ferma a questo punto?”
Genere: Romantico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Zero
Come una volta
***
 
 
 
 
 
 
“Avevi detto che da zero comincia tutto” disse a bassa voce. “Senza di esso nulla potrebbe mai esistere” aggiunse, stringendo i pugni, con le lacrime che ad intermittenza cadevano nell’acqua del laghetto creando piccoli cerchi in esso che lentamente si espandevano. “Ma perché io mi ritrovo costantemente ferma a questo punto?”
 
*Una settimana prima*
 
“Hmm..” mugugnò, sentendo un rumore piuttosto fastidioso provenire dal lato sinistro del suo futon. Kogoro, come sempre, aveva russato per tutta la notte impossibilitando così il detective dal dormire, costringendolo a rimanere sveglio fino all’alba con le coperte fin sopra la fronte.
“Hmm hmm” si lamentò di nuovo, agitandosi sul suo futon con la speranza di spostare quel peso dal suo corpo, senza molti risultati.
“Yokoooo!!!!!”
“Ecco che ricomincia”
Cercò di liberarsi del corpo inerme dell’uomo per l’ennesima volta, riuscendoci solo dopo qualche tentativo.
Sospirò, una volta libero dalla morsa dell’inquilino.
Stirò le minute ed esili braccia sbadigliando, poggiando poi gli occhiali che caratterizzavano quella ormai infinita scia di menzogne sul viso.
Nuovo giorno, nuova tortura.
Era così ogni mattina.
Si svegliava per via del corpo del padre dell’amica d’infanzia addosso, lasciandosi una notte insonne alle spalle, e ritornando a cucire nuovi punti su quella lunga catena di bugie che si portava dietro dal primo istante in cui quella recita ebbe inizio, da quando, nel vedere Ran sotto le spoglie di un bambino delle elementari, le aveva detto di essere “Conan Edogawa”.
Si voltò per un’ultima volta in direzione del detective, abbandonandosi ad una smorfia, prima di fare leva sulla maniglia della porta della stanza e lasciare quel posto.
 
***
 
Diede un’ultima scorsa al manifesto in una mano e al display del cellulare nell’altra, deglutendo a fatica.
Valeva davvero la pena di chiamarlo, quando sapeva benissimo che avrebbe –per l’ennesima volta, rifiutato l’invito trovando qualche scusa?
Più osservava il tasto con la cornetta verde del dispositivo, più quella domanda si faceva insistente.
-E se dicessi di sì, invece?-
Si morse un labbro, poggiando i due oggetti alla superficie del tavolino al centro del salotto.
-Magari sta volta è libero da casi e può venire.. non è detto che debba sempre essere occupato..-
Un’ultima occhiata, seguita subito da un sospiro rassegnato mentre le dita sfioravano il telefono.
-Tentare non nuoce- pensò, schiacciando il tasto a sinistra e avvicinando di conseguenza l’apparecchio all’orecchio. –In fondo, anche se dovesse dirmi di no, ci sono abituata, quindi..-
Passò qualche istante, prima che il primo squillo potesse essere udibile.
Si torturò le dita nell’attesa che l’amico rispose, mentre, ad ogni squillo, l’ansia accresceva sempre di più.
Era da tempo che non lo sentiva, chissà come stava, dov’era, a che caso lavorava..
“Ciao, Ran” quella voce così conosciuta e mancata bastò a spegnere ogni singolo pensiero, riportandola alla realtà.
“Ciao Shinichi..” disse, con un delicato rossore ad accenderle le gote. “Ehm.. c-come stai?”
“Bene.. tu?” la voce serena del detective risuonò subito nei suoi timpani, istigando quel colore sul viso della ragazza ad espandersi maggiormente.
“Bene…”
Rimasero entrambi in silenzio per secondi che a loro parvero ore, senza proferire alcun minimo suono.
Ecco, aveva speso così tanto tempo a preoccuparsi se chiamare o meno l’amico d’infanzia, e poi ora che lui aspettava che lei dicesse qualcosa, le parole le erano morte in gola.
Possibile doveva fare sempre così ogni volta che lo vedeva o sentiva? Una volta era tutto più naturale, non aveva timore di un declino dell’amico perché sapeva che in qualsiasi momento lui ci sarebbe stato; e non aveva nemmeno bisogno di domandarsi dove fosse o che stesse facendo in quel momento.
Prese una ciocca di capelli giocandoci, cercando di calmare la tensione; mentre continuava a maledire Sonoko mentalmente per averla in pratica incastrata con tutti i suoi discorsi quella mattina sul fatto che l’amico doveva esserci, che non poteva assolutamente mancare.
Deglutì quella poca saliva rimastale in gola, facendosi coraggio e ponendo la domanda motivo di quella chiamata all’investigatore.
“Dopo domani c’è un incontro di karate, sono le regionali e-”
“Eccoti finalmente! Si può sapere che fine avevi fatto?! Ti stiamo cercando da un’ora!”
Assottigliò gli occhi insospettita, Ran, nell’udire quella voce che, senza molta difficoltà, aveva constatato appartenesse ad una ragazza.
Che ci faceva Shinichi con una ragazza?
“Shinichi chi c’è co-”
“Ehm, scusa Ran ma devo andare, sono di fretta” la battè sul tempo il liceale, impedendole di finire la frase. “Ci sentiamo un’altra volta, ciao!”
“Aspe-” scostò il cellulare dall’orecchio, osservandone il display con un’espressione a dir poco scocciata.
Aveva riattaccato, tanto per cambiare.
Inutile dire che l’imbarazzo che fino a poco prima si era impossessato del suo corpo poco prima, aveva ormai lasciato il posto ad una strana sensazione, qualcosa che lei stessa faticava a trovare un nome: gelosia.
Lei rimaneva in casa a deprimersi per quel detective stakanovista che si faceva sentire da rado, e lui invece? Ah lui invece era in giro con chissà chi.
Sbatté un pugno sul tavolo lasciando lì poi il cellulare rosa, alzandosi e avviandosi in cucina per preparare la cena, continuando a maledire il ragazzo.
-Baka, baka, baka!-
 
***
 
“Eccoti finalmente! Si può sapere che fine avevi fatto?! Ti stiamo cercando da un’ora!”
Strabuzzò gli occhi, voltandosi verso la fonte di quel suono.
Le piccole Ai e Ayumi, con rispettivi sguardi annoiati e curiosi, distavano pochi centimetri da lui.
-Cavolo- imprecò il piccolo Conan, sperando che la persona sull’altro capo non avesse sentito la voce della bambina.
Speranze al vento, però.
“Shinichi chi c’è co-”
“Ehm, scusa Ran ma devo andare, sono di fretta” improvvisò, battendola sul tempo. Non aveva la minima intenzione di insospettire ancora di più la compagna di classe né di rischiare di venir scoperto dall’amica d’infanzia; e l’unica era chiudere al più presto quella chiamata. “Ci sentiamo un’altra volta, ciao!”
Sospirò, spostando il cellulare dal viso.
Sapeva che Ran non avrebbe lasciato correre così facilmente, ma almeno aveva il tempo di inventarsi qualche scusa.
“Ma era Ran-oneesan quella al telefono?” domandò la piccola Ayumi, sporgendosi di più verso l’amico che sobbalzo per lo spavento, ritornando giusto in quel momento alla realtà. “Perché non me l’hai passata? È da tanto che non la vediamo e volevo salutarla!” protestò, curvando le labbra in un broncio.
“Voleva solo sapere se tornavo a cenare; e poi non stavamo giocando a nascondino? Se ti chiamavo per passartela ti avrei preso e avresti perso” replicò il bambino occhialuto, fingendo una risata che non convinse molto la piccola.
“Ah sì, l’avresti presa?” s’intromise Ai, con tono scocciato e sguardo truce. “Non so se te ne sei accorto, ma la partita è finita dieci minuti fa quando ci siamo resi conto che stavi giocando a pallone invece di venire a cercarci”
“Io ve l’avevo detto che non volevo giocare, non dovevate costringermi!” si difese Conan, incrociando le braccia al petto.
“In ogni caso” disse la piccola scienziata, voltandosi in direzione della porta di entrata. “Il dottore ci aspetta dentro per fare merenda”
Aspettò che le due bambine entrassero nella villa dello scienziato, per poi riprendere il telefonino tra le mani e osservarlo con sguardo malinconico.
Sapeva benissimo cosa stava per chiedergli Ran.
Era con lei e Sonoko quella mattina quando ne parlavano, e sapeva già, infatti, che  l’avrebbe chiamato per chiedergli di assistere all’incontro.
D’altronde, che poteva farci se era nel corpo di un bambino delle elementari e non poteva presentarsi come Shinichi?
Non poteva nemmeno chiedere un antidoto ad Ai, visto che sapeva già gli avrebbe urlato contro e alla fine sarebbe rimasto con un pugno di mosche.
Sospirò, alzando lo sguardo al cielo.
Almeno ci sarebbe stato come Conan. Certo, lei non avrebbe mai saputo che in realtà Shinichi era lì, ma in fondo non poteva fare altrimenti.
 
***
 
La palestra era immensa.
Piena di karateki che discutevano con i loro sensei o che semplicemente si riscaldavano prima dell’inizio della gara.
Cinture di diversi colori: verdi, blu, marroni, nere, rosse, gialle, arancio e qualcuna addirittura bianca.
Diede uno sguardo alla tribuna poco distante, alla ricerca di due occhi blu cobalto che da tempo non vedeva.
Cercò a lunghi tra i mille volti conosciuti e meno, trovando soltanto i genitori, Conan, Sonoko, Agasa e i Detective Boys a fare il tifo per lei.
Abbassò il capo, sentendo gli occhi pizzicarle.
-Non è venuto- pensò, abbozzando un sorriso amaro.
Sapeva che non sarebbe venuto, come sempre d’altronde, però una piccola parte di sé sperava di sbagliarsi comunque.
 
“Eccoti finalmente! Si può sapere che fine avevi fatto?! Ti stiamo cercando da un’ora!”
 
Quella sensazione, quella strana emozione che anche due giorni prima aveva provato, cominciò lentamente ad impossessarsi del suo corpo, contagiando ogni sua minima cellula.
Strinse la cintura scura alla vita in un movimento secco e deciso, tornando poi a guardarsi in torno, sta volta con sguardo inquietante, tanto da far paura a qualche concorrente alle prime armi accanto a lei.
Se a lui non interessava essere lì con lei, nemmeno a lei interessava averlo lì con sé.
 
“Vai, Ran! Vai, Ran!” continuavano ad urlare Sonoko e i bambini, sventolando bandierine con su scritto il nome della ragazza e delle fasce stile fangirls legate in capo.
Shinichi guardò annoiato i compagni di classe e la giovane ereditiera, inarcando un sopracciglio. C’era per forza bisogno di fare tutto quel baccano per fare il tifo?
Sbuffò, per poi portare l’attenzione sulla figura dell’amica che, come gli altri concorrenti, si era data ad alcuni esercizi per riscaldarsi prima dell’inizio di quel torneo.
Curvò le labbra in un sorriso, dimenticandosi di tutte le urla e le persone attorno a lui.
Aveva quell’impressione che tutto fosse tornato come una volta, quando lui era un detective liceale noto in tutto il Giappone e poteva tranquillamente stare con l’amica senza doversi controllare e fare attenzione a recitare bene la sua parte, a formulare ogni minima frase con molta attenzione, pur di non farsi sfuggire qualche particolare che l’avrebbe potuta mettere in pericolo.
Già, come una volta.
“Edogawa-kun” la voce di Ai lo distolse da quei malinconici pensieri, mentre con la mano, la bambina, lo tirava per la manica della felpa blu.
“Che c’è?” chiese spaesato l’investigatore, voltandosi in direzione della scienziata.
La piccola si guardò in torno un attimo, prima di invitarlo a seguirla.
“È meglio andare di la”
L’altro annuì, seguendola facendosi spazio tra gli spettatori, fino a giungere all’atrio, più calmo rispetto alla palestra dove si svolgeva la competizione.
“Allora, che dovevi dirmi?”
La piccola Miyano sorrise, infilando le piccole mani nelle tasche dei pantaloncini e tirandone poi dopo un piccolo oggetto che fece sbarrare gli occhi a Shinichi.
 
 
 
 
 
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Nana’s Corner:
Konnichiwaaa!!! :DDD
E finalmente eccoci con il primo capitolo di questa ff!
Sì lo so, ci sono voluti nove mesi, prima che il capitolo fosse pronto ^^”
Gommen nasai! >.<
Cooomunque, che ve ne pare del capitolo?
Sì, in pratica ho pensato di farvi prima vedere una Ran depressa all’inizio, e poi di tornare indietro di una settimana per svelarvi il perché.
Ovviamente, ci vorranno almeno altri due capitoli prima di continuare la trama dal prologo.
Va beh, non credo ci sia molto da spiegare e quindi passo subito col ringraziare Hoshi Kudo, Cristal Mouri, mangakagirl, Arya_drottningu, Misaki Kudo e shinichi e ran amore per aver recensito il prologo di questa ff; Cristal Mouri per aver aggiunto la storia tra le preferite, e kilamya e mangakagirl per averla aggiunta tra le seguite.  Dōmo arigatōgozaimashita <3
Spero il capitolo vi sia piaciuto ^^
Grazie ancora e alla prossima!
 
xxx,
Nana.
   
 
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