Capitolo 1: Semplicemente....Jody
Era
una calda mattina primaverile.
La
Scuola in Giappone era appena iniziata. Era infatti passata appena una
settimana dalla cerimonia di benvenuto dei nuovi iscritti; Jody Harper si fermò
per un attimo a guardare il fiume che scorreva di fianco al vialetto che stava
percorrendo.
Il
tempo era splendido, il sole era splendente e per nulla oscurato dalle leggere
nuvole bianche che vorticavano nel cielo. L'aria, spazzata da un venticello
fresco e piacevole, era cristallina. Era marzo inoltrato, quasi aprile, e non
faceva per niente freddo. Le giornate erano anzi calde e piacevoli, c'era quasi
la voglia di andare al mare...Jody sorrise. Lei, che veniva dall'Europa, non
conosceva molto il Giappone, anche se era il suo paese natale; il fatto era che
se n'era andata quando aveva 7 anni per seguire i suoi zii, che erano emigrati.
I suoi genitori non li aveva ancora conosciuti, aveva sempre vissuto con
parenti. Ora, finalmente, aveva finito di girovagare...era arrivata in
Giappone, terra natia sua e della madre, dove avrebbe vissuto con sua zia, la
sorella di sua madre. Era arrivata la sera prima, e all'aeroporto
internazionale di Narita aveva trovato un uomo vestito di scuro e con gli
occhiali da sole che l'aspettava. Mentre lei si guardava spaurita attorno, lui
si era avvicinato e aveva sussurrato, pur facendosi sentire benissimo "La
signorina Jody Harper? ". La ragazza, che in quel momento era girata
dall'altra parte, aveva sussultato e si era voltata di scatto, fissando
spaventata l'uomo. rendendosi poi conto che l'aveva chiamata per nome, e che
quindi doveva conoscerla, annuì. L'uomo, impassibile, fece un inchino e
continuò "Sono l'autista dei signori Tachikawa. Sono qui per accompagnarla
a casa" detto ciò prese la valigia che la ragazza si tirava faticosamente
dietro e la sollevò senza apparente sforzo. Jody, disorientata, si chiese che
fare. Doveva fidarsi? Ma dopotutto, lui aveva pronunciato il suo nome, e non
potevano essere in molti a sapere che lei sarebbe arrivata li quel giorno...in
Europa non lo sapeva nessuno...e poi aveva sentito dire che in Giappone
chiamare qualcuno per nome era segno di grande confidenza, quindi quello doveva
per forza essere legato ai suoi zii.
Presa
la decisione, si affrettò a seguirlo.
L'uomo
si avvicinò a una lucente limousine e depositò la sua valigia nel bagagliaio.
Jody strabuzzò gli occhi, incredula. Adirittura una limousine? Poi l'uomo aprì
lo sportello e la invitò ad entrare. Lei, titubante ed imbarazzata, salì.
L'uomo
salì al posto del guidatore e partì. Subito nella parte inferiore dell'auto,
separata dal resto, si diffuse una musica gradevole, e vari comparti si
aprirono, rivelando varie cibarie e passatempi, come libri e fumetti.
"Fanno proprio le cosa in grande" pensò sconcertata Jody. Poi la voce
dell'autista si sovrappose alla musica, diffusa anch'essa da un'altoparlante
"Se avesse bisogno di qualcosa, signorina, non esiti a chiederlo. Può
abbassare lo scomparto divisorio con quell'interruttore alla sua sinistra, o
parlare attraverso l'interfono" disse, rispettoso ed efficiente.
"Signorina?"
pensò Jody, poi decise di abbassare lo scomparto. Parlare con uno seduto
davanti a lei usando un altoparlante, o interfono, le sembrava ridicolo. La
parete divisoria si abbassò con un lieve ronzio "Si, ecco ehm....vorrei
sapere dove siamo diretti, ecco, nessuno mi ha detto come si chiama la città
dei miei zii..." concluse, titubante, sapendo di aver fatto la figura
della sciocca. Lei, che era sempre stata considerata una ragazza ferrea e
decisa, si faceva emozionare da un simile sfoggio di lusso...ma l'autista non
diede segno di essersi scomposto "I signori Tachikawa abitano a
Fujisawa" rispose, impassibile. Jody si azzittì, intimorita. Fujisawa?
quel nome le ricordava qualcosa..."Scusi ma...non è che a Fujisawa c'è
qualche manifestazione sportiva o qualcosa del genere? Mi pare di ricordarmi
qualcosa al proposito..." chiese, incuriosita; l'uomo, che intanto si era
fermato ad un semaforo, si girò leggermente verso di lei "Forse si
riferisce al fatto che gran parte della nazionale Giapponese di calcio juniores
si trova qui. Sono appena tornati dai campionnati mondiali Juniores in
Francia" Jody sobbalzò "La nazionale Juniores? Quella che..."
non ci poteva credere. Avrebbe abitato nella citta dove la nazionale si
allenava? "E' la loro sede di allenamento?" chiese. L'uomo ripartì e
rispose "Si. Una volta si allenava la Nankatsu, la squadra che vinse il
campionato nazionale per tre volte di seguito. Molti dei suoi giocatori militano
nella nazionale. Ma naturalmente ce ne sono anche altri."
Jody
sorrise. Interessante. Poi i suoi pensieri si volsero altrove. Pensò alle cose
che le sarebbero potute succedere in Giappone. Pensò all'ultima volta che c'era
stata. Era stato solo nove mesi prima, per formalizzare la sua futura
permanenza.
Quella
volta, siccome gli zii che si sarebbero presi cura di lei non c'erano, la cosa
era stata delegata ai parenti che avevano ad Hokkaido. Lì Jody aveva potuto
riabbracciare suo cugino, quello che da piccola era stato come un fratello per
lei, finchè non l'avevano portata via dal Giappone. Non lo ricordava quasi più
d'aspetto, am la dolcezza e la spontaneità che aveva le erano rimaste impresse
nel cuore.
Si
ricordava anche bene il momento in cui l'aveva incontrato....
...il
suo tutore parlava col padre del ragazzo, mentre lei aveva chiesto il permesso
di andare a trovarlo, visto che non era a casa. Suo zio aveva sorriso e le
aveva indicato la strada per il campo di calcio del pese "Di certo sarà li
ad allenarsi ! fra poco inizierà il campionato nazionale ! Vai pure
piccola" Lei aveva sorriso ed era corsa via. In poco tempo arrivò al campo
di calcio e si fermò, indecisa sul da farsi. I giocatori erano fermi in mezzo
al campo e lei ipotizzò che stessero facendo una pausa; poi, all'improvviso ne
vide uno che sembrava risaltare in mezzo agli altrì, per la carica dominante
che aveva. "Dev'essere il capitano..." pensò lei "Un
momento...." lo riconobbe subito. Era suo cugino, il dolce e gentile
ragazzino che le aveva reso piacevoli i suoi primi 5 anni di vita. Felice,
corse verso di lui, chiamando a gran voce il suo nome "Hikaruuuuuu !!!!!
Sono quiiiiiii" il ragazzo, che si stava ascgiugando il viso, si girò
stupito verso di lei e la riconobbe subito "Jodyyy!!!!!" esclamò. ei
gli saltò al collo felice, stringendolo forte, e lui la sollevò da terra
"Che bello rivederti !!!!" eslamò poi. I suoi compagni di squadra li
guardavano perplessi, chiedendosi chi fosse mai quella graziosa ragazza castana
che era saltata in braccio al loro capitano. Lei stava felice, appollaiata tra
le braccia dl cugino, quando notò una persona che li osservava preoccupata. Era
una bella ragazza dai grandi occhi scuri e capelli castani, e aveva un'aria
sperduta, preoccupata e anche addolorata. Jody fece subito 2 +2 e le sorrise,
poi saltò giù dalle braccia del cugino. Lui sorrise e si voltò per presentarla
ai suoi compagni di scuadra, quando incontrò lo sguardò triste di Yoshiko (
poichè la ragazza che Jody aveva visto era lei ). Rendendosi conto che nessuno
sapeva che quella era sua cugina e che la scena di prima era stata fraintesa,
cominciò a balbettare "Ecco...io...lei...cioè...non è come..." Jody
rise dell'evidente imbarazzo e della figura da imbranato che stava facendo il
cugino, poi si avvicinò con passo deciso e con uno splendido sorriso alla
ragazza, tendendole la mano "Quell'imbranato non riesce nemmeno a
presentarmi, quindi lo farò io. Piacere, sono Jody Harper, la cugina di
Matsuyama. Sono Venuta fin qui dall'Europa èper questioni burocratiche, così ho
fatto un salto a trovare Hikaru, visto che è da quando avevo 7 anni che non ci
vediamo. Tu devi essere la manager della squadra, vero?" Yoshiko,
sconvolta dalla sicurezza della ragazza, rimase un attimo in silennzio, poi
sorrise. Quella ragazzina aveva appena risolto tutto "Si, hai ragione. Mi
chiamo Yoshiko, Yoshiko Fujisawa, molto piacere" il ghiaccio era rotto, e
tutti i ragazzi si presentarono a Jody, mentre qualcuno prendeva di mira
Yoshiko e Matsuyama "Ehi, capitano, dove la tenevi nascosta una simile
bellezza?" "Yoshiko, dillo che te la sei vista brutta?". Jody
aveva riso e si era divertita moltissimo.
Tornando
poi a casa di suo zio con Matsuyama e Yoshiko, aveva chiesto "E così hai
continuato a giocare, Hikaru. E' sempre stato il tuo sogno, me lo ricordo bene.
Quante volte ho giocato a calcio con te da piccola...anche se devo dire che la
più brava ero io." Matsuyama protestò, mentre Yoshiko rideva. Allora Jody
gli rubò il pallone che stava calciando senza problemi e disse "Allora?"
Yoshiko rise ancora di più, mentre lui sorrideva "Si, è vero, l'ho sempre
detto. Tu riusciresti a portare via la palla a Tsubasa e probabilmente
segneresti un goal a Wakabayashi" Lei si fermò "E chi
sarebbero?" chiese "Miei grandi amici che incontrerò al campionato
nazionale. Sono delle promesse del calcio Giapponese, le più grandi" disse
lui con gli occhi che gli brillavano "Come te" sussurrò Yoshiko. Lui
le sorrise teneramente e lei arrossì. Jody, con ancora la palla al piede, li
guardò con dolcezza. Come stavano bene insieme. Poco dopo arrivarono a casa di
Yoshiko e lei la salutò, poichè non sapeva quando si sarebbero riviste. Yoshiko
promise che sarebbe andata a salutarla all'aeroporto a salutarla. "A
domani manager" disse il ragazzo; fecero per allonatanarsi quando Jody
tornò indietro e le sussurrò "Stagli vicino e abbi cura di lui, ma fai in
modo che non pensi sempre solo al calcio, capito? A volte è un po' duro nel
capire certe cose! Comunque ricorda che io faccio il tifo per te!" si allontanoò
di corsa sorridendo, lasciando una Yoshiko rossa fino alla radice dei capelli,
ma felice "Che ragazza straoordinaria!" pensò.
Jody
aveva intanto raggiunto Matsuyama e aveva mcontinuato a calciare il pallone.
All'improvviso dise "Certo che sei proprio imbranato!" lui si voltò
"Perchè?" chiese. Lei si fermò e lo guardò negli occhi "No,
dico, se non intervenivo io per toglierti dai pasticci con Yoshiko, tu che
facevi? Eri li che la guardavi boccheggiando, senza riuscire a spiccicare
parola; ti vuoi svegliare? Lei non può stare li ad aspettare per sempre".
Detto ciò corse via, sempre calciando la palla.
Matsuyama
a quel punto era rosso come un peperone, e rimase interdetto un secondo
"Maledetta ragazzina! Apetta che i prenda e poi...." urlò poi
inseguendola; Jody rise, felice.
Il
giorno dopo Yoshiko e Matsuyama vennero a salutarla all'aeroporto. Quando ormai
si era avviata, si voltò e disse "Mi raccomando Yoshiko! Tieni d'occhio
quello sciocco! Vedi di farlo svegliare! Lo affido a te!" Matsuyama e
Yoshiko arrossirono, poi le sorrisero. "Che ragazza straordianria
Matsuyama; mi dispiace parta. Speriamo torni presto" disse lei, per sviare
il discorso "Già" rispose lui, fissando il punto in cui era sparita.
Da
allora era passato quasi un anno. Lei non aveva più visto Matsuyama, aveva
ricevuto però delle lettere che le parlavano del campionato nazionale e dei
suoi amici trovato sul campo, oltre a qualche accenno tenero a Yoshiko, con la
quale Jody era rimasta in contatto, sempre tramite lettere.
Tre
nomi ricorrevano spesso nei resoconti del cugino. Tsubasa Oozora, Genzo
Wakabayashi e Jun Misugi. Lei li conosceva di fama, e ora forse li avrebbe
incontrati.
Intanto
erano arrivati alla casa dei suoi zii. Lei guardò fuori e le venne un colpo.
Era una reggia ! Una villa enorme ! Solo il parco era grande almeno un
kilometro!!! .
La
porta principale si aprì e i suoi zii uscirono di corsa. Per fortuna almeno non
sembravano persone snob, pensò lei. "Jody, tesoro!!! Ben arrivata!!!"
non fece nemmeno in tempo a scendere dalla macchina che i due la travolsero di
abbracci e baci. Sua zia la afferrò per le spalle e la guardò "Sei il
ritratto di tua madre!! Lasciati guardare! Sei proprio com'era lei alla tua
età! Agile, slanciata e bellissima! Farai girare la testa a tutti i ragazzi del
posto!!!!" Jody sorrise imbarazzata. Era abituata alle lodi, ma non fino a
quel punto !!! Suo zio la abbracciò "Spero ti troverai bene qui, piccola !
Abbiamo già provveduto ad iscriverti ad una scuola qui, puoi cominciare ad
andarci da lunedì! Domani è domenica, così avrai un giorno per riposarti e
organizzare le tue cose ! Non preoccuparti, non avrai problemi, il semestre è
iniziato solo la settimana scorsa ! Comunque avrai tempo per pensarci dopo. Ora
vieni dentro. Non vedevamo l'ora di averti con noi. Questa è casa tua"
Jody
si lasciò abbracciare ancora, imbarazzata. Non si sarebbe mai aspettata una
tale accoglienza....dopotutto era entrata all'improvviso nella vita dei due,
doveva aver sconvolto molto la loro vita normale, e invece loro la accoglievano
coem se avesse fatto loro mun grande dono...d'impulso mollò la borsa che teneva
in mano e li abbracciò entrambi, con le lacrime agli ochhi
"Grazie...grazie!!!" mormorò, mentre sua zia la stringeva forte.
Finalmente la paura era scomparsa. Entrò, ormai sicura che si sarebbe trovata
bene coi suoi adorati zii. La casa era enorme e bellissima, e apparteneva alla
sua famiglia da generazione, come le spiegò sua zia. "Non la lasceremo per
niente al mondo. Tua madre l'amava molto, e le dispiacque molto lasciarla. Ma
non è il momento dei ricordi ! Seguimi, questa è la tua stanza" disse la
donna, indicandole una porta in legno massicciò, al centro del primo piano.
Jody aprì la porta e le mancò il fiato: la camera era stupenda, grandissima,
con un letto a baldacchino enorme e tutto azzurro, il suo colore preferito. Sul
letto c'era un pacchettò. Lei posò la borsa e lo aprì. C'era una divisa
scolastica, composta da una blusa e una gonna tallieur blu e una camicia
bianca. Era la divisa della sua futura scuola. Sua zia gliela mostrò e le disse
"Ci hanno detto che non ami troppo le scuole private, così ti abbiamo
iscritto alla scuola pubblica della città" lei le saltò al collo felice.
La capivano. La capivano proprio. Sua zia l'abbracciò, poi le disse di
cambiarsi e di scendere a cena. la ragazza annuì e si vesti con una maglietta
azzurra leggera e dei pantaloni neri che facevano risaltare la sua figura. Fece
per uscire, quando notò che la camera era provvista di terrazza. Aprì la porta
finestra e vide il parco della villa che si estendeva per chilometri. Laria
fresca le accarezzò il volto, e Jody si sentì veramente bene. Poi guardò su e
vide che la distanza dal tetto era veramente poca. Decise che un giorno avrebbe
provato a salirci. Guardò l'orizzonte e vide un'altra villa, grande almeno
quanto la loro, rivolto proprio in frante a lei. Era bellissima anche quella, e
aveva un parco enorme, dove Jody potè distinguere un campo da calcio
"Chissa chi ci abita per avere un campo da calcio privato? " si
chiese, ma poi una voce la chiamò e lei si dimenticò della villa e scese di
corsa in sala da pranzo. Qui trovò sua zia che stava facendo sedere un bambino
biondo di circa otto anni. Jody si sedette di fronte e sorrise al bambino, che
aveva alzato su di lei due immacolati e grandi occhi grigi. Vedendo il sorriso,
lui arrossì e abbassò gli occhi. La zia si chinò su di lui premurosa
"Hideaki, saluta Jody. Da oggi vivrà con noi" disse. "Ciao"
mormorò il bambino. "Ciao Hideaki" rispose lei sorridendo
"Piacere di conoscerti. Io sono Jody". Ma il bambino rimase
silenzioso, e non accennò ad alzare lo sguardo. La ragazza guardò la zia, che
scosse il capo un po' tristemente, e Jody decise di non fare domande. La cena
fu servita, una tipica cena Giapponese a base di Sushi, che Jody scoprì di
apprezzare molto. Jody e sua zia chiacchierarono molto, e la ragazza le
raccontò di sè, delle sue passioni, della sua vita, dei vari posti in cui aveva
vissuto, dei suoi amici. In cambio seppe molto sulla sua futura vita li, sulla
città e sulla scuola "Credo proprio ti divertirai" le disse la donna.
Erano ormai le dieci di sera, e Hideaki fu portato a letto, senza che avesse
spiccicato parola per tutta la serata. Jody lo seguì con lo sguardo, poi chiese
a sua zia chi fosse e seppe che era figlio del primogenito di sua zia, morto
l'anno prima in australia insieme alla moglie in un incidente. Li era stato in
orfanotrofio, finchè la donna non era andata prenderlo. "Ora vive qui con
noi da tre mesi e parla ancora poco, tranne che con me e mio marito, in
parte" disse, sospirando. Jody annuì, pensando al bambino "Vedrai che
si abituerà anche a te, deve solo prendere confidenza" le disse la donna. Jody sorrise "Lo spero".
Poi sbadigliò "Oh, scusami zia! E' che devo abituarmi al fuso
orario...sai, quando mi sono alzata per partire, qui da voi era mattina, ma in
Europa era ancora notte" sua zia sorrise, osservando tra sè e sè che la
ragazza aveva detto "In Europa" e non "Da noi. Questo voleva
dire che si considerava ancora Giapponese, che si era sempre considerata tale
"Sei identica a tua madre" disse con un sorriso. Jody sorrise a sua
volta. Era bello sentirselo dire. Non l'aveva mai vista, ma gliene avevano
parlato molto e sapeva che era una donna straordinaria. Era per metà
Giapponese, anche se aveva tratti europei, come Jody, cosa che faceva di lei
una bellezza esotica in quello che in realtà era il suo vero paese. La ragazza
si chinò sulla zia e le sussurrò "Vado a letto. Ma prima...sono molto,
molto, molto felice di essere qui" disse, schioccandole un bacio sulla
guancia, poi si allontanò di corsa e si voltò salutandola. La zia si portò la
mano alla guancia dove la ragazza aveva deposto il bacio e sorrise "Sei
proprio come tua madre" ripetè, mentre gli occhi le luccicavano.
Jody
intanto era tornata nella sua camera. Sistemò le sue cose, si mise in pigiama (leggero, poichè faceva caldo. NdA) e si coricò;
si sentiva un po' indolenzita e fuori forma, così decise che il giorno dopo
sarebbe andata a correre, cosa che ultimamente in Europa non aveva fatto,
poichè il trasloco l'aveva impegnata troppo. Le sembrò il momento buono per
ricominciare, così avrebbe recuperato la forma fisica e si sarebbe ambientata
meglio, anche perchè il posto le sempbrava l'ideale pieno di parchi e di verde.
"Andrò a correre lungo il fiume che ho visto dalla terrazza" pensò,
quando all'improvviso il sonno e la stanchezza ebbero il sopravvento e lei
riuscì a pensare solo a quanto era fortunata.
"Buongiornò"
trillò una voce melodiosa e piena di gioia dalle scale; Jody entrò in cucina e
trovò suo zio che faceva colazione. L'uomo la guardò sorridendo "Buongiorno
a lei, signorina. Non è un po' presto per essere domenica, soprattutto per una
che è arrivata ieri dall'Europa? Sono appena le sette" disse, fingendosi
sconcertato. Jody, che si era seduta di fronte a lui e si era preparata una
fetta di pane spalmata con burro e marmellata, sorrise e cominciò a mangiare,
poi rispose "Era una giornata troppo bella per poltrire ! Mi sono
svegliata e ho pensato di andare a correre. Il tempo è splendido" rispose,
con la bocca ancora piena di prelibatezze. "Correvo ogni giorno in Europa.
A dire la verità lo faccio da quando avevo 8 anni. Lo sport mi piace molto.
Quando ero piccola in Giappone giocavo anche a calcio con Hikaru, ti ricordi?
Il mio cugino di Hokkaido.....ah, ora che sono in Giappone potrò vederlo più
spesso. Potrò andare ad Hokkaido a trovarlo, vero?" domandò, speranzosa.
L'uomo la guardò sorpreso "E così abbiamo tra noi una piccola sportiva,
eh? Bene bene, non ho nulla in contrario. Mi fa piacere vederti così allegra.
Non preoccuparti, certo che andrai a Hokkaido se vuoi, ma non penso sia
neccessario andare fin li per vedere Matsuyama. Aspetta un po' e fidati di me.
Capirai cosa voglio dire. E vai pure a correre quanto e quando vuoi. Mi basta
che non ti perdi. Ecco, prendi. E' un cellulare che avevo preso per te. C'è già
memorizzato il numero di casa. Se hai bisogno di qualcosa, basta che chiami e
chiedi. Yusuke può venirti a prendere. " lei annuì e ringraziò, prendendo
il cellulare "Non dovevi. Una cosa così costosa..." ma l'uomo scoppiò
a ridere, e lei lo abbracciò "A proposito, chi è Yusuke?" chiese.
"Eh? Ah, è uno dei nostri uomini; beh, a dirla tutta ha solo 17 anni,
frequenta la tua scuola e è un anno più avanti di te. Era il figlio adottivo
dio mio figlio, il fratello adottivo di Hideaki. Quando i suoi genitori sono
morti, abbiamo preso Hideaki con noi, e volevamo ospitare anche Yusuke, ma lui
non ha voluto, dicendo che non voleva alcuna pietà. Ormai aveva 16 anni e
poteva cavarsela da solo. Mi è piaciuto il suo carisma, così gli ho proposto un
compromesso. Sarebbe venuto con noi, e avrebbe lavorato per me. Doveva
prendersi cura degli ospiti e di Hideaki. Ha accettato, anche perchè vuole bene
a Hideaki come a un fratello. Ora la sua funzione principale è di guardia del
corpo" concluse, e detto ciò la guardò intenzionalmente. Jody si ritrasse,
intimorita e sospettosa "C..c...che vuoi dire con questo?" domandò,
temendo la risposta "Beh, sapeva già che saresti arrivata, allora. L'ho
ingaggiato per te" concluse suo zio, come se fosse naturale
"C...c...cosaaaaaa?????" urlò lei, divenedo viola "Io me la so
cavare da sola!" sbottò "Certo, non ne dubito, ma è meglio non
sottovalutare vari pericoli....dopotutto sei la figlia di una famiglia
facoltosa.....non lasciamo nulla al caso. Suvvia, non è che ti deve stare sempre
attaccato. Ha anche altro da fare" concluse, sorridendo l'uomo. Jody fece
per ribattere, quando sentì una voce dietro di sè "A quanto pare mi hanno
affidato una ragazzina petulante". Furiosa si voltò, solo per trovarsi di
fronte a un ragazzo alto, biondo, con due occhi castani beffardi "Che
noia" disse, guardandola. Lei si infuriò "Bambina petulante? Ma...ma
come si permette, io...." i suoi occhi di un profondo blu scuro mandarono
lampi, poi cercò di trattenersi e si
rivolse allo zio "Se...se questo mi segue mentre corro, lo faccio finire
nel fosso. Non ho bisogno di una balia" detto ciò prese e corse via.
Yusuke sorrise, guardandola; dopotutto non era poi così BAMBINA, almeno da ciò
che la tenuta da corsa (maglietta leggera e
pantaloncini azzurri....che volete è caldo...NdA.) lasciava
trasparire. Sentendo la porta chiudersi, si voltò verso il signor Tachikawa
"Che faccio? Devo seguirla ?" chiese, sorridendo. L'uomo scosse il
capo, sorseggiando il caffè "No, non ce n'è bisogno. Non voglio che la
pedini sempre. Anche tu hai un cellulare, al massimo puoi controllare dov'è.
Ora, se vuoi qualcosa da fare, porta fuori Hideaki e vai alla tua scuola. La
segreteria oggi è aperta, devi formalizzare l'iscrizione di Jody. Anche se ha
solo 16 anni compiuti da poco, l'abbiamo iscritta in prima superiore, un anno
avanti. Il preside ha detto che i risultati dei suoi test lasciavano ben
sperare. Sarete nello stesso edificio" Yusuke sospirò "Che gioia !
Spero non vorrete che l'accompagni a
scuola tutte le mattine" l'uomo rise di gusto "No, non preoccuparti;
a meno che lei non lo voglia....ma non credo succederà...." Yusuke rise,
poi andò a prendere Hideaki e lo portò fuori. Prima di uscire però Yusuke si
guardò intorno, smarrito, e esclamò "Che strano ! Chissa che fine ha fatto
il mio cappello?"
Jody
intanto stava correndo lungo il vialetto che costeggiava il fiume. Aveva
sbollito la rabbia che Yusuke le aveva fatto venire, ma ancora non le andava a
genio l'idea di una simile guardia del corpo. Decise di non pensarci, e lasciò
che la fatica e la corsa allontanassero qualsiasi pensiero. Per evitare
l'insolazione, e anche perchè non aveva trovato niente con cui legarsi i
capelli, aveva indossato un cappellino azzurro che aveva trovato in corridoio,
su un mobile. Aveva pensato che probabilmente era di Hideaki e aveva deciso di
chiedergli poi scusa per averlo preso, approfittandone poi per fare amicizia
col bambino. Dopo mezz'ora circa, si
trovò di fronte a un campo di calcio e si fermò, incuriosita "Un campo? Ma
certo,qui il calcio è molto popolare, si allena anche parte della nazionale !
Ah, una palla ! Vediamo se me la cavo ancora come un anno fa?" pensò,
ricordando l'incontro con Matsuyama. Si infilò la giacca di felpa che aveva
legata in vita, poichè era sudata e cominciava a tirare un'arietta fresca,
anche se la giornata era bellissima e il sole splendeva. Spinse il cancello,
che era aperto, ed entrò. Non c'era nessuno, così lei prese la palla e cominciò
a palleggiare e a giocare per conto suo, imitando alla perfezione il gioco
acrobatico che aveva reso famoso suo cugino (ma lei
non lo sapeva per niente...NdA). Era li da circa 5 minuti, quando
una voce la fece voltare "Ehi, ragazzino, che ci fai qui? Non lo sai che è
vietato agli estranei entrare qui?" Jody si voltò e vide un ragazzo alto
venire verso di lei correndo. Indosava un berretto e una maglia rosse, e dei
pantaloni neri. Jody stoppò il pallone e lo guardò "Scusa, non lo sapevo,
è che non conosco questa città...." il ragazzo si fermò davanti a lei,
guardandola con aria di sfida, e continuò "E questo ti da il permesso di
entrare impunemente nel nostro campo, ragazzino?". A queste parole, Jody cominciò ad arrabbiarsi "Ragazzino?
Ma è miope questo? O è scemo?" pensò, poi decise di non lasciar
correre "Insomma, si può sapere che ho fatto di male? Stavo solo
palleggiando ! Mi spieghi perhè ce l'hai con me? E' forse di tua proprietà
questo campo? E poi, scusa, tu chi saresti?" chiese, arrabbiata. Il
ragazzo, colpito da tale sicurezza e faccia tosta (Come
la chiamava lui. NdA), esitò un
attimo, poi rispose "Chi sei tu, scusa? Perchè devo dirti il mio
nome?" "E perchè dovrei dirtelo io, dato che sei talmente tonto che
non ti accorgi nemmeno che..." solo allora Jody notò che lui aveva alle
mani i guanti "Ma sei un portiere?" chiese, incuriosita. Lui trasalì.
Ma davvero quello non lo conosceva? "Ma tu da dove vieni? Non sai chi
sono?" Jody scosse il capo. "Spiacente, ma sono arrivato ieri
dall'Europa. Portiere, uhm? Bene, fammi vedere di che sei capace" detto ciò,
prese la palla e si posizionò sulla linea di centro campo "Ti vuoi
muovere? Non ho tutta la giornata ! " esclamò, vedendo che lui era rimasto
fermo, come paralizzato. "N...non è possibile, quel ragazzino ( E avanti ! la miopia dilaga ! NdA) mi vuole
sfidare...." pensò Wakabayashi (Perchè, chi
credevate che fosse? NdA); alla fine si riscosse e decise di
dimostrargli coi fatti la sua superiorità. Andò in porta e, calcato il berretto
come suo solito, disse "Avanti ragazzino ! Vediamo se sei così bravo come
credi".
Jody,
che stava palleggiando, rise fra sè "Ragazzino....di nuovo...è proprio
stupido ! E va bene....a noi due ! " all'improvviso cominciò a
correre, la passa al piede, saldo e sicuro, veloce come un fulmine; Wakabayashi
la guardò, leggermente sorpreso "Certo che se la cava bene...è molto
veloce...e quel controllo di palla...mi ricorda qualcosa...."
istintivamente si posizionò meglio, in modo da poter controllare meglio la
situazione. Jody se ne accorse, e intuì che quel portiere riservava qualche
sorpresa "Sono sicura che un tiro normale non basterà. Devo inventarmi
qualcosa...dunque...ma certo!" Detto ciò, arrivò al limite dell'area di
rigore, e si apprestò a tirare "Vuole tirare da fuori area? Illuso"
pensò Wakabayashi. Era pronto per tuffarsi, quando si accorse che c'era
qualcosa che non andava. L'angoalazione del tiro era eccessiva, sarebbe finito
sopra la traversa...era eccessiva anche per un tiro ad effetto....ma cosa....
Jody
tirò, e la palla schizzò verso l'alto a velocità incredibile, poi, arrivata
molto in alto, cominciò a scendere in picchiata, descrivendo una parabola
strettissima. Wakabayashi la guardò ammirato, preparandosi a saltare per
afferrarla, quando fose scesa all'altezza della traversa. Ma non ci riuscì.
Mentre la palla cominciava a scendere, il suo avversario aveva spiccato un
balzo in direzione di essa "Vuole fare una rovesciata?" si chiese il
portiere. Ma allora perchè aveva saltato in modo da rimanere rivolto verso la
porta? Voleva colpire la palla di testa? Ma...i tempi erano sbagliati....non
l'avrebbe mai colpita !
Ma
si sbagliava. A un certo punto, quando la palla era quasi arrivata all'altezza
del giocatore, egli fece una piroetta per aria, prima avvitandosi su se stesso,
e infine ruotanto, quasi fosse leggero come una nuvola, e colpì la palla, che
andava ancora molto veloce, in rovesciata, imprimendovi ulteriore forza. Era a
un'altezza eccessiva, ma il suo corpo continuò la rotazione, spingendo la palla
in basso in picchiata. Wakabayashi, sconvolto dal numero del giocatore, saltò
per prenderla, e a dirla tutta riuscì ad intercettarla, appena sotto la
traversa....peccato che la palla fosse dotata di una velocità talmente elevata
che continuò il suo corso nonostante tutto e si insaccò in rete, trascinandosi
dietro lo sventurato portiere che finì lungo disteso sulla linea, mentre la
palla li sfuggì e continuò ancora a muoversi, roteando come impazzita contro la
rete, spezzandone adirittura qualche filo. Wakabayashi, sconvolto, si trovò
seduto (Si è rialzato, era finito disteso. NdA) mezzò
dentro la porta "Ma quello chi è? Come fa a fare un tiro simile?" si
chiese, alzando gli occhi per osservare l'avversario, il quale stava ancora per
aria (Visto che in Capitan Tsubasa le leggi della
fisica non valgono, io ne approfitto.NdA ) Si era rimesso dritto e stava
scendendo sicuro, pronto ad attutire l'impatto piegandosi sulle ginocchia
quando un colpo di vento gli fece volare via il berretto....Wakabayashi
strabuzzò gli occhi quado vide una nuvola di capelli scuri comparire come dal
nulla e ornare il volto del giocatore, che in realtà era una ragazza, e poi
rialzarsi in reazione alla caduta...già, perchè ora stava cadendo,
deconcentrata dal fatto di essere stata scoperta....e stava cadendo proprio
sopra di lui "Spostati ! " urlò lei, ma era troppo tardi. Gli piombò
addosso con una forza tale da tramortire entrambi, senza che lui avesse tempo
di reagire.
"Ahia,
ma cosa...accidenti, ti avevo pur detto di spostarti!" disse lei,
massaggiandosi il punto in cui la sua testa aveva sbattuto. Lui, che era di
nuovo disteso per terra, ringhiò in rimando "Ma se sei tu che mi sei
caduta addosso ! Ahi ! Potevi anche
stare attenta !" detto ciò la guardò, e tornò alla realtà. Quella che gli
stava distesa sopra era una ragazza....la guardò sconcertato, perdendosi per un
attimo in quegli immensi occhi blu che lo guardavano rabbiosi..."Ma...ma
tu..." mormorò "Wakabayashi ! tutto bene?" una voce lo riportò
all'improvviso alla realtà. Voltandosi, Wakabayashi vide Tsubasa e Misaki che
arrivavano di corsa, mentre la preoccupazione si diffondeva nei loro volti
"Non ti sei fatto male, vero?" chiese il capitano della nazionale
Juniores al suo amico. Wakabayashi li guardò confuso, poi rispose "No, sto
bene". Accidenti ! Erano arrivati proprio nel momento sbagliato. Sicuramente
avevano visto la scena...avevano visto che era stato battuto...e che a batterlo
era stata una ragazza....a proposito "Ehi, tu, principessa, che ne dici di
toglierti da li sopra? O ci stai tanto comoda? No, perchè se per te va bene, io
vorrei alzarmi". Lei arrossì, rendendosi conto di essere mezza distesa
sopra di lui. "Allora?" incalzò il portiere "Ehi, calmati, non
serve arrabbiarsi così perchè ti ho battuto" disse lei di rimando
"COOOSA? Guarda che la tua è stata solo fortuna. E' che mi sei caduta
addosso" Lei strabuzzò gli occhi, incredula. Era così vigliacco? "Ma
se sei finito in porta insieme al pallone, prima ancora che ti cadessi addosso
! " Ringhiò. Lui le si avviccinò minaccioso, poi si voltò verso i due
compagni di squadra "Avete visto tutto, vero?" Tsubasa e Misaki si
guardarono, poi annuirono. Sapevano che per Wakabayashi prendere un goal era un
gran disonore. Poi Tsubasa si sentì in dovere di aggiungere "Se devo
essere sincero, un tiro del genere non l'avevo mai visto. Quell'evoluzione in
aria...quella potenza...e che a farlo sia stata una ragazza poi..." a
queste parole Wakabayashi si rialzò di scatto, facendo cadere Jody "Ehi !
Ma sta un po' attento" disse lei, massaggiandosi la spalla. Lui non la
ascoltò e si voltò di schiena "E' stata solo fortuna. Non ho ancora
recuperato la piena forma dopo l'infortunio. Se dovessi riprovare, non
segneresti" detto ciò, se ne andò.
La
ragazza guardò sconcertata il portiere che si allontanava "Ma è tutto a
posto quello?" esclamò ad alta voce, dimenticandosi dei due ragazzi che
erano li.
Misaki
si voltò verso di lei, che era ancora seduta a terra, e le porse la mano
"Non prendertela. Lui non sopporta di essere battuto. Soprattutto, data la
sua fama di portiere imbattibile, anzi, di Super Goal Gate Keeper, come lo
chiamano. " disse, sorridendo, tirando su la ragazza. Lei si tolse la
polvere dai pantaloncini "Grazie" disse, guardando si essersi pulita
bene. Poi si blocco. Aveva sentito bene? "Scusa, hai detto....cioè quello
sarebbe il famoso SGGK, il portiere numero uno della nazionale
Giapponese?" urlò, incredula. Misaki arretrò, leggermente imbarazzato
"Si...perchè non lo sapevi?" chiese. "No, mi sono appena
trasferita....ma allora è questo il campo dove si allenano i componenti della
nazionale...." un'illuminazione la colpì "Ma
allora...voi....siete..." Misaki le tese la mano, sorridendo "Sono
Taro Misaki, molto piacere. Frequento la prima superiore al liceo
Nankatsu" Lei lo guardò incredula. Mi...Misaki? Uno dei due della golden
Combi che aveva suscitato grande scalpore agli ultimi mondiali? Ma allora,
l'altro....si voltò verso il secondo ragazzo che aveva i capelli neri e gli
occhi dello stesso colore che brillavano vivaci. Le aveva raccolto il berretto
e glielo porgeva "Io sono Tsubasa Oozora, capitano della squadra di calcio
della scuola Nankatsu. Piacere" Lei riuscì a mormorare un piacere
stentato....Tsubasa Oozora....il capitano della nazionale....e la
Nankatsu....era la scuola dove doveva andare lei...e c'erano questi grandi
campioni? "E tu sei?" chiese Misaki "Non ti ho mai vista qui, se
non sbaglio". "Vista? Ah, già, il berretto ! " pensò lei
"Ah, no....io ...sono Jody Harper. Sono appena arrivata. Molto
piacere" disse, rossa come un peperone; intanto, un'altra persona era
arrivata nel campo di calcio. Si trattava di Sanae, che era arrivata presto per
preparare cibo e asciugamani. "Tsubasa, chi è quella ragazza?" chiese
timorosa, vedendo quella bella ragazza dagli occhi azzurri che guardava Tsubasa
imbambolata. Jody si riscosse e si voltò verso di lei. "Io...mi chiamo Jody.
Piacere. Scusate, ma ora devo andare. E' stato un piacere!" detto ciò
corse via. Tsubasa, Misaki e Sanae rimasero a fissarla mentre si allontanava,
stupiti. "Ma chi era?" chgiese Sanae. Tsubasa e Misaki non risposero,
ma si guardarono e annuirono. Quella ragazza, all'apparenza così fragile e
dolce...aveva segnato un goal a Wakabayashi. I loro sguardi erano talmente
infuocati e gioiosi nel guardarla, che Sanae sentì una fitta al cuore (non credo che le importi se Misaki guarda così una ragazza,
ma che lo faccia Tsubasa sì. NdA). "Tsubasa, seguiamola !
" dise Misaki, e il suo amico annuì; i due partirono di corsa, prima che
Sanae potesse fermarli.
"Accidenti,
accidenti accidenti !!! Che ho combinato? Dovevo proprio sfidarlo? E perchè ho
detto il mio nome? Non potevo fane a meno? Accidenti, perchè mi caccio sempre
nei guai ???"
Jody correva a più non posso, cercando di allontanarsi il più possibile dal
campo, quando sentì dei passi dietro di sè. Voltatasi vide Misaki e Tsubasa che
le correvano dietro "O cavolo, e ora che faccio?" presa dalla
disperazione, prese il cellulare datole da suo zio e cercò in rubrica
"Aveva detto che Yusuke poteva venire a prendermi....dunque...eccolo !
" trovato il numero, lo selezionò e pregò che il ragazzo rispondesse.
Intanto non le rimaneva che correre.
Yusuke,
finite le formalità a scuola, aveva riportato a casa Hideaki ed era uscito a
fare un giro con la sua moto. Stava perorrendo il viale lungo il fiume, quando
il cellulare satellittare speciale che il signor Tachikawa gli aveva dato cominciò a suonare. Era
speciale poichè era collegato direttamente a quello di Jody, e ne rilevava
immediatamente la posizione, così il ragazzo seppe subito che lei era nelle
vicinanze del campo di calcio. Accellerò all'improvviso. Dopo la litigata della
mattina, se la ragazza lo chiamava, doveva esserci qualche problema. Per
fortuna era li vicino. Due secondi dopo infatti la vide che correva a più non
posso, apparentemente inseguita da due ragazzi in divisa da calcio bianca. Fece
inversione a U e le si accostò "Jody ! Sono qui ! " le urlò, poichè
il casco smorzava la sua voce. Jody lo guardò come un naufrago guarda una nave
che si avvicina e salì svelta dietro di lui "Dai dai dai, parti, svelto
parti !!!"; lui esitò guardando i due ragazzi che arrivavano di corsa
"Ehi, un momento, ma quei due sono..." "Ti ho detto di MUOVERTI
! "urlò lei; lui mise in moto e partì a tutta velocità, mentre lei gli si
stringeva contro per evitare di cadere "Portami via da qui ! " aggiunse.
I
due amici videro la misteriosa ragazza salire su una moto arrivata
all'improvviso e partire a tutta velocità "Aspetta ! " urlò Tsubasa,
ma Misaki lo bloccò "E' inutile. L'abbiamo persa. Ma non preoccuparti,
qualcosa mi dice che la rivedremo presto. Non parlare con gli altri di quetsa
faccenda, nemmeno con Wakabayashi. Per ora, almeno. Ok?" Tsubasa, confuso,
annuì, e i due ritornarono verso il campo per gli allenamenti.
La
moto rallentò in prossimità del cancello della villa. A quel punto Yusuke
chiese "Si può sapere che è successo? Stavi scappando come se ti stessero
inseguendo gli orchi" lei non rispose, ma guardò altrove, con sguardo
pensoso. Poi fornì una breve spiegazione "Nulla....è che mi sono un po'
cacciata nei guai....ero entrata in un campo privato senza saperlo. Tutto qui"
lui rispose solo "Ah" e non disse altro. Quando però arrivarono
davanti alla porta di casa e suo zio chiese "Beh? Com'è che siete tornati
insieme?" lui disse "Oh, per caso. Stavo girando per la città e l'ho
trovata che correva, completamente esausta. Allora, visto che mi pareva di aver
capito che era da un po' che non correva, le ho offerto un passaggio in
moto" lei lo guardò stupita. L' aveva appena salvata da una spiegazione
imbarazzante. Suo zio infatti soppesò le parole del ragazzo e disse "Va
bene, ma la prossima volta non esagerare, signorina" lei arrossì e mormorò
"Scusa zio, è che se io mi metto a fare sport perdo la nozione del mondo e
di me stessa...." era vero, era quello che le aveva procurato guai, e non
semplicemente il ritrovarsi esusta a chiedere un passaggio, ma ben peggio.
"Comunque la prossima volta che vai in moto mettiti un casco anche
tu" finì suo zio, rientrando poi in casa. Lei rimase per un po' in
silenzio, imbarazzata, poi si voltò verso Yusuke "Grazie...sia per ora sia
per prima. Senza di te non avrei saputo che fare" disse, arrossendo. Lui
finse di non accorgersene e rispose "Oh, prego. Posso solo sapere cosa
stavi facendo?" in tono assolutamente normale. Lei lo guardò senza capire.
Lui fece un sorriso furbo e le si avvicinò, sussurrando "Posso sapere
perchè i 2 campioni della nazionale Giapponese ti stavano inseguendo?"
detto ciò, sempre con lo stesso sorriso beffardo, andò a mettere via la moto.
Lei
rimase in piedi davanti alla porta, confura e irritata. Anche lui ci si metteva?
Vabbè, se non arrivava lui sarebbe stata spacciata....mah, perchè doveva
combinare un simile guaio? Accidenti a lei ! "Meglio che vada a farmi
una doccia per calmarmi" pensò, e corse su per le scale.
"Jodyyyyyyy
!!!! La cena è pronta !!!! " la voce di sua zia la strappò dalla trance
pensierosa in cui era caduta, stando sdraiata sul letto. Si alzò e guardò fuori
dalla terrazza. Era ancora chiaro, ma i colori del crepuscolo circondavano
tutto di un'atmosfera magica. Il suo stomaco brontolò per la fame, a causa del
notevole esercizio fisico che aveva fatto quel giorno. Scese di corsa le scale
e arrivò in sala da pranzo. C'era tutta la famiglia che guardava la Tv. Jody
sedette e le venne servita una saporita minestra di verdure. Stava per iniziare
a mangiare quando Yusuke entrò "Scusate il ritardo, ero al telefono"
disse. La signora Tachikawa sorrise e lo invitò ad entrare "Vieni pure
caro. Siediti vicino a Jody" La ragazza sobbalzò e lo guardò in cagnesco.
Per tutta risposta lui sogghignò. La ragazza si chinò sulla sua misestra e
mormorò "Buon appetito". Sua zia le chiese "Allora cara, ho
sentito che stamattina sei andata a fare un giro, a correre, no? Ti è piaciuto?
Ti sei divertita?" Jody arrossì, chinando gli occhi, mentre una risata
soffocata di fianco a lei la faceva arrabbiare ancora di più. Senza darlo a
vedere pestò il piede di Yusuke, sfoderando poi un sorriso "Si. La vostra
città è veramente bellissima. Ho percorso tutta la strada lungo il fiume, è
veramente stupenda, e ho anche visto una grandissimo campo da calcio"
concluse, lanciando di nascosto un'occhiata a Yusuke per avvetirlo di non dire
nulla. A quelle parole suo zio si animò "Quello che hai visto è il campo
dove si allena la Nankatsu, la squadra più forte del distretto, che ha vinto
per tre volte il campionato nazionale; molti dei suoi giocatori fanno parte
della nostra nazionale ! " Yusuke guardò per aria con fare vago, mentre
sotto la tavola gli arrivava un pizzicotto. "Pensa che...."
"Guarda Hiroshi, ne parlano al telegiornale !!!! " esclamò sua moglie, interrompendolo; in quel
momento infatti la Tv mostrava un'immagine di una dei giocatori chiave,
precisamente....."Oddio, è quello che ho battuto al compo da
calcio" pensò sconvolta Jody "Quello è Genzo Wakabayashi, il
Super Goal Gate Keeper. E' il portiere numero uno del Giappone. Abita anche lui
qui a Fujisawa" dise Yusuke, guardando prima lo schermo, e volgendosi poi
verso di lei. A quel punto sobbalzò: Jody era scattata in piedi, e guardava lo
schermo con occhi sgranati "A...a...allora que...quello è da...davvero
i...il....SGGK?" chiese, stravolta. Yusuke annuì, confuso, e lei
risedette, tenedo gli occhi bassi "Tutto bene cara?" chiese
preoccupata sua zia. "Si...tutto ok, non preoccupatevi...." mormorò
lei. "Occavolo, stavolta mi sono cacciata veramente nei guai ! "
pensò.
La
mattina dopo Jody si svegliò alle 7 e si preparò con cura. Voleva fare buona
impressione fin dal primo giorno, per ambientarsi meglio a scuola. Scese a fare
colazione con la divisa perfettamente in ordine. Le stava molto bene e metteva
in risalto la sua figura, poichè il colore azzurro - blu della gonna faceva
risaltare in pieno i suoi capelli e i suoi occhi, e la camicia bianca le dava
un'aria simpatica e sbarazzina.
In
cucina trovò suo zio e Yusuke che mangiavano. "Buongiorno" disse,
allegra. I due la salutarono. Poco dopo scese sua zia con Hideaki, li salutò e
accompagnò il bimbo a scuola. Lei mangiò una colazione abbondante, poi si alzò
e salutò suo zio, avviandosi. Sulla porta fu raggiunta da Yusuke "Aspettami,
tanto dobbiamo andare nella stessa direzione". Lei sbuffò ma lo aspettò, e
poco dopo i due ragazzi si avviarono. Yusuke però deviò e andò a prendere la
moto "Non andiamo a piedi?" chiese lei, contrariata. Lui scosse il
capo "Da domani se vuoi potrai andare a piedi da sola, ma stamattina
andiamo in moto, visto che devi passare dall'ufficio del preside" Lei
annuì, un po' contrariata. Si avvicinò a lui, grata di aver portato con se un
pettine per puro istinto. Mise il casco che il ragazzo le porgeva e salì dietro
di lui. Yusuke mise in moto e la ghiaia schizzò sotto le ruote.
La
scuola non era poi così distante. Ci arrivarono in cinque minuti, ma anche a
piedi non ci sarebbe voluto più di un quarto d'ora. Quando arrivarono in vista
della scuola, lui si fermò e disse "Io vado diretto al parcheggio delle
moto, tu arriva pure con calma. Ti aspetto all'ingresso" lei era scesa
senza pensarci, gli aveva ridato il casco, e ora non riuscì a fermarlo
"Asp..." . Sbuffando, si sistemò il capelli con il pettine e uno
specchietto portatile (non so, ma le studentesse
Giapponesi sembrano portarsi dietro di tutto a scuola.NdA ) e si
avviò. Il cortile era pieno di gente che si salutava; lei si sentì un po'
persa, e si affrettò verso l'ingresso. All'improvviso però vide uno dei due
ragazzi che il giorno prima l'avevano vista nel campo, Misaki per la
precisione. Cercò di scappare il più in fretta possibile, superando qualcuno,
ma una mano la trattenne afferrandole il polso "Che succede?" chiese
Yusuke. Lei deglutì e scosse il capo "Nulla" . Lui la guardò
scettico, poi però la accompagnò da preside senza fare storie. Lei sospirò.
Doveva fare in modo di evitare quei due.
E
così siamo arrivati all'inizio di questa storia.....
"Dunque,
signorina Harper, siamo molto lieti di averla tra noi. I risultati dei suoi
test sono stati sorprendenti, ecco perchè abbiamo deciso di inserirla in prima
superiore, un anno avanti rispetto ai suoi coetanei. Vedrà che si troverà
bene" Lei sorrise, contenta. Almeno non avrebbe dovuto sorbirsi lezioni
noiose. Yusuke la guardò un po' sorpreso, nonostante lo sapesse già. "La
classe che abbiamo scelto per lei è la 1 A. Il signor Tachikawa l'accompagnerà.
Vedrà che si troverà bene". Lei si guardò intorno; chi era quel tipo che
aveva lo stesso cognome di suo zio? ma non c'era nessuno....tranne Yusuke. Lei
sorrise, imbarazzata, poi salutò in preside e uscì, scortata dal ragazzo. Lui
era silenzioso "N...non sapevo avessi lo stesso cognome dello zio...."
disse lei. Lui non la guardò "E' logico, suo figlio mi aveva adottato,
legalmente ho il suo cognome, no?"; lei annuì, capendo di aver fatto una
figuraccia. Rimasero per un po' in silenzio, poi fu lui a parlare "Hiroshi
me l'aveva detto, ma non credevo fossi davvero così intelligente" lei
arrossì "Hiroshi? Ah, lo zio. Si, in Europa mi hanno ben preparato, anche
se qui i test sono molto più difficili. Comunque io ho girato molto e parlo
tante lingue, inoltre mi piacciono molto la matematica, la fisica e la chimica,
ma anche le materie letterarie...." lui la guardò un po' sconvolto. "Per me sei un po' strana....."
lei non rispose. Era sempre così. Era considerata un genio, ma anche anormale. "Be, meglio per te" concluse lui,
e lei sorrise "Già". Intanto erano arrivati alla sua classe "La
mia è un po' distante, è la 2 F, comunque se chiedi a qualche tuo compagno te
la indicherà. Io passerò ogni tanto " detto ciò bussò e aprì la porta
della classe "Buongiorno professoressa Galway. Questa è la sua nuova
studentessa, Jody Harper. Viene dall'Europa"; la professoressa sorrise
"Ah, certo ! E' quella ragazza che ha preso punteggio massimo a tutti i
test di ammissione. Prego, entra pure; grazie, Tachikawa, puoi andare"
Jody entrò, imbarazzata. Ecco che già faceva la figura della secchiona. Ma non
era così ! Le cose semplicemente lei...le capiva (
e scusate se è poco...NdA.). Si mise in piedi vicino alla cattedra,
e ascoltò la presentazione della prof. "Questa è la vostra nuova compagna,
Jody Harper. E' da poco arrivata da Londra, e ha girato a lungo per il mondo.
E' più giovane di voi di un anno, ma è molto intelligente, ecco perchè è stata
inserita direttamente in prima superiore. Siate gentili con lei. Harper, se
vuoi salutare i tuoi compagni, prego" lei avanzò di un passo e sorrise.
Ormai era inutile essere imbarazzati. "Beh, il mio nome è Jody, e sono
Giapponese, anche se solo per metà, e ho vissuto all'estero da quando avevo 7
anni. Sono sicura che mi troverò bene con voi. E' un vero piacere
conoscervi!" detto ciò li guardò attentamente. Era una classe mista, il
numero di maschi e femmine era quasi pari. Li osservò, anche se era
praticamente impossibile che ne conoscesse qualcuno....e in quel momento lo
sguardo le cadde su qualcuno che invece conosceva bene. C'era caduta sopra il
giorno prima ! E infatti Genzo Wakabayashi la stava guardando con stupore, che
presto si tramutò in rabbia. E non era il solo ad averla riconosciuta. Anche
Tsubasa e Misaki la guardavano stupiti, poi Misaki sussurrò a Tsubasa "Hai
visto? Ti avevo detto che l'avremmo rivista". Infine Sanae, che la
guardava preoccupata. Lei si tirò indietro, terrorizzata. Accidenti. Era
successo proprio ciò che voleva evitare. Li aveva incontrati, e non uno alla
volta, ma tutti quattro assieme. Si trattenne a stento dall'urlare.
Intanto
la professoressa, che non si era accorta di niente, guardò i posti in cerca di
una sistemazione per la ragazza e infine disse "Ecco! Siediti di fianco a
Nakazawa ! Lei è una delle migliori della classe, vedrai che ti aiuterà ad
ambientarti. Mi raccomando Nakazawa, conto su di te ! " Jody, che ancora
non si era ripresa dal colpo di prima, cercò di capire chi fosse Nakazawa,
finchè non vide Sanae che le faceva un cenno. Perfetto. Proprio la ragazza del
giorno prima. Si avvicinò e vide che non era l'unica disgrazia: il posto dietro
al suo era occupato da Tsubasa Oozora, e di fianco a lui c'era Taro Misaki. Ma
la cosa peggiore fu quella che vide per ultima: mentre sulla destra aveva
Sanae, alla sua sinistra, di fianco alla finestra....c'era Wakabayashi. Jody
inghiotti il groppo che aveva in gola, fissandolo. Lui ricambiò la sguardo con
astio, poi si voltò e non le badò. Lei si sedette, sentendo che stava per
svenire. Non era possibile. Pechè doveva succedere proprio a lei? "Stupida,
se ieri stavi buona, ora per te era magari una fortuna essere contornata dai
campioni della nazionale !!!" si disse. Ma non era andata così. E ora?
Il futuro le appariva molto cupo.
Sanae,
che pure era sospettosa nei confronti della nuova ragazza, chiese "Ti
senti bene? Sei pallida...." in quel momento Wakabayashi si girò a
fissarla e lei sentì il suo sguardo di fuoco trapassarle la nuca. Sorrise a
Sanae e rispose "Non preoccuparti, sto bene, solo che....mi sono cacciata
in un mare di guai !!!! ". I suoi grandi occhi azzurri avevano
un'espressione così preoccupata che Sanae, per quanto prima fosse un po'
sostenuta nei suoi confronti, non potè che provare una grande simpatia per lei.
"Ma che è successo ieri?" si chiese.