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Autore: metaldolphin    05/03/2014    5 recensioni
"In un attimo sguainò le katane per affrontare il nemico, che si rivelò essere un agguerrito plotone della Marina. Ma al mio Spadaccino bastarono pochi minuti per sconfiggerli ed io mi alzai, orgogliosa, per andargli incontro.
Aveva le solite superficiali ferite a segnarlo, ma era in piedi e tanto mi bastava. Voltandosi, rispose al mio sorriso, un Dio della Guerra uscito vincitore dall’ennesima battaglia, alto e fiero della sua vittoria.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Usop | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ondeggiare familiare della nave cullò il mio torpido risveglio.
Dovevo avere dormito molto, ma mi sentivo comunque stanca, spossata e leggermente dolorante.

Aprendo gli occhi notai Robin, elegantemente seduta vicino al mio letto, intenta alla lettura di un grosso tomo. Forse ero stata male?
Non ricordavo proprio.
Umettai le labbra secche e la chiamai a bassa voce perché la gola mi doleva.

Sporgendosi dal grosso libro aperto, mi elargì un ampio sorriso, quindi chiuse le pagine logorate ed ingiallite dal tempo, poggiò l’ingombrante volume sul ripiano e mi chiese come stessi, premurosa, anche se con un velo di tristezza nella voce che mi insospettì.
-Bene, credo.- le risposi, poi aggiunsi: -Cosa è successo?
Mi guardò con una certa sorpresa: -Non ricordi proprio nulla?

Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a richiamare alla memoria niente che fosse degno di nota.
-Aspetta, chiamo Chopper- disse infine.
Un po’ confusa annuii, rannicchiandomi sotto le coperte.

Mentre usciva dalla camera, mi accorsi di stringere tra le mani la bandana di Zoro. La portai al viso per esaminarla, chiedendomi perché l’avessi io, quando il ricordo mi colpì come un ceffone in pieno viso.

Improvvise e violente, le immagini mi colpirono e il dolore mi strinse di nuovo, forte e indifferente alle mie grida, insensibile al mio pianto.

Chopper e Robin si precipitarono a sedarmi. Quando fui più calma, crollai sul cuscino a guardare il soffitto, apatica, svuotata da ogni energia.
-Zoro è morto… di nuovo qualcuno ha dato la vita per me…- mormorai.

Robin mi poggiò una mano sul viso e mi costrinse a girarlo, per guardarla. Era seria ed i suoi grandi occhi chiari erano fermi, quasi ipnotici, mentre mi fissavano.
-È vero. Il clone di Bushido-san è morto salvandoti, ma è stata una sua scelta e l’ha fatta perché teneva a te. Non avrebbe sopportato che tu venissi ferita o morissi, come non lo avrebbe permesso lo stesso Bushido-san. Anche lui soffre, sapendo che ti dai la colpa di quanto accaduto.

Il clone...già, la copia di Zoro…



Flashback
Un mese prima erano stati attaccati in mare da una Ciurma strana, composta da svariati gruppi di gemelli, o così avevano creduto.

Alla fine della battaglia, Nami era crollata in ginocchio sul ponte, mormorando tre parole: -Non. Ci. Credo…- guardando lo spettacolo davanti ai suoi occhi.
Nonostante avessero vinto lo scontro, infatti, una disgrazia aveva colpito anche la Ciurma di Cappello di Paglia: sul malridotto pratino, giacevano privi di sensi, non uno, bensì due Spadaccini dai capelli verdi.
-Qual è Zoro?- aveva chiesto Rufy, grattandosi la testa, ma nemmeno un esame approfondito di Chopper era riuscito a chiarirlo. Erano uguali in tutto e per tutto, impossibile capire quale fosse l’originale.

La provenienza del clone fu spiegata da Brook: -È stato uno sbaglio del loro Capitano- disse, riferendosi ai nemici appena affrontati -ho visto come ha fatto… quando ha capito di avere la peggio, per aumentare il suo equipaggio, ha usato il potere di un qualche Frutto del Diavolo, dirigendolo verso il suo uomo più forte; ma proprio in quel momento Rufy l’ha colpito e quella specie di flusso di energia ha colpito proprio Zoro. C’è stato un lampo abbagliante e quando ho ripreso a vedere erano due, gli Zoro svenuti sul ponte.

Gli altri avevano scambiato il lampo per un fulmine della Navigatrice che combatteva col suo Clima-Tact, ma si era rivelato qualcosa di peggio.
-Che sfortuna!- aveva esclamato Sanji - Due Marimo a bordo!

All’ora di cena, il piccolo medico aveva spiegato che, forse a causa dello shock, gli Spadaccini non si erano ancora ripresi, ma pochi minuti più tardi, due identiche e minacciose sagome avevano fatto il loro ingresso nella stanza, lasciando i presenti ammutoliti. Solo Nami, la prima a riprendersi, pose
la domanda: -Chi dei due è Zoro? L’originale, intendo.
Mentre un inquietante ghigno si dipingeva sul volto di entrambi, la Navigatrice sentì un brivido scorrerle lungo la spina dorsale.
-Solo noi lo sappiamo.- disse uno, e l’altro continuò: -Ma non lo diremo, per evitare disagi e favoritismi tra noi.

Dopo le perplessità iniziali, la vita con due Marimo a bordo era tornata ad una relativa normalità; come tutti gli aspetti della vita, c’erano pro e contro in quella situazione… nella prima serie rientrava il fatto di essere più forti, più sicuri… nella seconda, rientravano gli aspetti negativi di avere a bordo ben due Zoro!

Era difficile sia per Nami che per Sanji tenere testa a due Marimo, perché si trovavano a dividere le energie su due soggetti.

Però erano riusciti a convincerli a sorteggiare nel cappello di Rufy due bandane, una delle quali bianca: sarebbe stato utile distinguerli, per sapere a chi ci si rivolgeva.
Nonostante intensive ricerche, infatti, non erano venuti a conoscenza di eventuali rimedi e si erano rassegnati a quella doppia presenza, quasi che ci fossero due gemelli tra l’equipaggio della Sunny.

Naturalmente, per evitare i favoritismi e le discriminazioni a cui avevano accennato i due Zoro, Nami aveva esteso il suo debito ad entrambi…
Fine flashback




Tornai a guardare Robin, sentendo le lacrime sul viso asciugarsi e tirare la pelle.

Zoro stava male per me?

In quel momento capii cosa avesse mormorato lo Spadaccino morente tra le mie braccia: mi amava, come mi amava l’originale. Non chiedeva di non essere lasciato solo, sapeva di stare per morire e voleva che non lasciassi solo l’altro!

Se erano uguali in tutto, lo erano anche nei sentimenti.

Mentre la testa mi doleva sempre più, travolta dalla confusione dei pensieri che mi vorticavano nel cranio, la Sorellona mi porse una domanda che spianò il tutto, svuotandomi da ogni cruccio: -Zoro vorrebbe vederti. Te la senti?

Volevo?
Sì e no.

Sentivo il bisogno di accertarmi che stesse bene, ma allo stesso tempo ne avevo paura.

L’avevo visto morire, percepito il suo ultimo respiro e il suo cuore si era fermato sul mio petto… i suoi muscoli si erano abbandonati ed i suoi occhi erano diventati vitrei nei miei.

Come avrei potuto affrontare il fatto che fosse vivo, quando nella mia mente non lo era?

Ma facevamo parte dello stesso equipaggio e la nave era uno spazio limitato, non potevo evitare di incontrarlo.
Esitai, poi acconsentii e lei mi sorrise con calore, approvando e lasciandomi il viso con una carezza lieve, prima di uscire a chiamarlo.
   
 
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