Il Suv di
Saki non tardò ad arrivare.
La band non
ebbe neanche il tempo di uscire dal
grande edificio rosso, che le guardie del corpo, ben disposte a scudo,
li scortarono
dentro la macchina.
La
stanchezza era molta perciò, anche se
stranamente, per tutto il tragitto verso l’albergo nessuno
pronunciò parola.
Solo Gustav
che ancora aveva la forza di
riflettere enunciò quella che era la considerazione di tutti.
-Quella
bambina è sorprendente-
disse allora con fare pensieroso.
-Già...soprattutto
per aver conquistato Tom, il
che non è un impresa facile. Diciamo quasi impossibile- confermò Georg.
-Ragazzi
nessuno mi ha
conquistato, ne tanto meno una bambina. Dico soltanto che mi ha colpito
molto.
Ha un bel caratterino.- rispose con evidente stanchezza il diretto
interessato.
-Ha un
colore di capelli, quel corvino
intenso...che è meraviglioso.- proferì con aria
sognante il front-man.
-Oddio
Bill... hai notato solo quello? E’ così
carina che da grande sarà una gran bella ragazza- lo riprese
sicuro il gemello.
-Maniaco!-
ribattè allora il cantante, cercando
di dargli una gomitata.
-ehi ehi...
ho solo annunciato pubblicamente le
sue future probabili capacità seduttive.- si difese.
-Chissà,
magari le possiede anche la sorella,
Hel.- riflettè a voce alta Georg che era rimasto colpito
dall’ aspetto fisico
semplice della ragazza. Alta, magra, corpo proporzionato, niente di
appariscente insomma. Non era vestita come la prima volta che
l’aveva osservata
durante l’intervista con minigonna,camicetta e scarpe alte;
Era entrata quel
giorno con una semplice coda alta, trucco leggerissimo, maglietta
bianca, jeans
e converse azzurre. Non aveva uno stile vistoso, ma indossato da lei
sembrava
pronto per una sfilata casual.
-A me dato
l’impressione di una pazza isterica.-
ribattè Tom.
- Era
preoccupata per Sisi!- si ritrovarono a
dire in coro Bill e Gustav per difendere Heloise, lanciandosi poi un
sorriso
imbarazzato.
Il
batterista non poteva negare di essere stato
piacevolmente sorpreso dalle due ragazze.
Lui era un
ragazzo per
natura
discreto. Per questo motivo, stare dietro agli altri sul palco si
adattava
perfettamente al suo modo di essere. Si sentiva bene, a proprio agio;
Non
sarebbe stato capace di essere sempre al centro
dell’attenzione di tutti.
Alla
fine di ogni concerto, quando i suoi compagni
lasciavano il palco, lui ritornava e incitava il pubblico a fare una
gigantesca
ola: questo piccolo rituale gli dava grande soddisfazione. A lui
bastava
questo.
Contrariamente a Bill. Non
si poteva confutare il fatto che anche il cantante era abbastanza
riservato
verso le persone; aveva un impressionante parlantina, ma non si fidava
di tutti
e subito. Diciamo però, che Gustav era diverso.
Lui
decideva al primo incontro se quella persona le stava
simpatica o meno; di solito ne osservava gli atteggiamenti.
Aveva
capito che il trucco era lì, L’aveva imparato da
Georg: A lui piaceva psicologia,e a volte (quand’ era di buon
umore), anche
proliferare perle di saggezza; prontamente colte dal biondino.
Lui
perciò le aveva “esaminate”.
Sisi
era una bambina spontanea fino all’ estremo, come
tutti i bimbi d'altronde.
Aveva
subito preso un posticino tra quei pochi destinati
alle persone che gli stavano davvero simpatiche; non si era fatta
ingannare
dalla sua aria di “orso brontolone”, ma piuttosto
da quella di “tenero orsacchiotto”,
facendolo sentire subito a suo agio; proprio lui che era un
po’ impacciato con
i bambini.
Hel
invece gli era sembrata una ragazza cresciuta troppo
presto, in perenne ansia per la sorellina; a occhio e croce doveva
avere la
loro età, ma cercava disperatamente di sembrare
più grande, di sfuggire alle
naturali perdizioni dei diciottenni.
In
lotta per non perdere l’autocontrollo e non essere
avventata, immatura e incosciente.
Era
una cara ragazza. Anche se Tom avrebbe avuto qualcosa
da ridire su quell’ aggettivo.
- Inutile, a
Tom non gli è stata simpatica dal
momento in cui, quel giorno dell’ intervista gli ha fatto
fare una figura di
merda..- dichiarò sicuro il bassista, riscuotendo
l’amico batterista dai suoi
pensieri e provocando una risata generale, esclusa quella del
chitarrista ovviamente.
-Che
stronza..- borbottò di rimando il rasta,
sperando che la conversazione si chiudesse là.
Intanto le
due sorelle stavano scegliendo le foto
da pubblicare, che non dovevano essere più di dieci.
Più
che altro Sisi le stava selezionando, perché
Heloise si era mentalmente rifiutata di farlo: l’avrebbero
licenziata lo
stesso, a quel punto, meglio far divertire la bimba.
Qualche
minuto fa avrebbe fatto di tutto per
cercare di fare un buon lavoro.
Poi una
segretaria le aveva consegnato la
lettera.
C’era
scritto in grassetto: Tagli al personale.
Quella frase
sembrava voler spiccare a forza, per
lasciare in un secondo piano tutto l’altro.
Personalmente
non aveva mai temuto quelle tre
parole che intimorivano molti dipendenti: Lei era giovane, per di
più aveva
molta dimestichezza con le lingue, per non parlare dei favori che
distribuiva
qua e là; era benvoluta da tutti e nessuno dei suoi
superiori si era mai
lamentato.
Un mese di
lavoro impeccabile, un mese d’
inferno.
Niente le
poteva far sospettare qualcosa: gli
affari andavano bene, avevano quasi il quadruplo delle entrate rispetto
alle
uscite, avevano in cantiere addirittura una rivista mensile che portava
quel
ridicolo nome della Radio.
Però
la lettera c’era. E in bella mostra le
scorrevano ripetutamente quelle tre parole. Tagli al personale, Tagli
al
personale, Tagli al personale. Quasi a voler farsi beffa di lei.
Una
settimana per sgomberare il suo
pseudo-ufficio dalle sue cose, e un posto assicurato in un’
altra loro sede a
Bergamo.
Le avevano
concesso questo.
Ovviamente
l’idea di trasferirsi non le era
passata per la mente neanche un secondo.
Avrebbe
avuto la medesima situazione: stessa
mansione nell’ufficio, stessi problemi economici, anzi,
l’appartamento che avrebbe
dovuto affittare le sarebbe costato di più dato che
già si rendeva conto che
quello attuale era al limite del gratis.
Ok, avrebbe
avuto un lavoro, ma non le sarebbe
servito a niente, avrebbe solo traumatizzato Sisi: non le sembrava
giusto
strapparla dai suoi amici.
Insomma, se
doveva cercare a tutti i costi di
“sopravvivere” l’avrebbe fatto in quella
città; perciò ora l’unica cosa da fare
era cercare un altro impiego, ma non avendo nessuna esperienza oltre
quella e
nessuna laurea risultava alquanto difficile l’assunzione.
Era
spacciata insomma, e già numerose bollette
occupavano la piccola bacheca dell’appartamento.
A lei
personalmente sarebbe bastato anche vivere
in una topaia. Ma c’era Sisi.
Non voleva
proprio ritenerla un peso ma si
rendeva conto che rendeva le cose più difficili.
Ma cosa sto
dicendo? Io non riuscirei a vivere senza di lei! Si
ammonì, scacciando quei pensieri.
Poi tutto ad
un tratto ebbe la sensazione che le
fosse crollato il mondo addosso.
Niente di
imprevisto, se lo aspettava.
Doveva
crollare prima o poi no? Aveva sentito i
commenti sussurrati a funerale dei suoi genitori: Povera
bambina, dovrà crescere prima del tempo.
Alcuni
scommettevano anche che non avrebbe
resistito per neanche un mese.
Lei invece
era cresciuta, ma evidentemente troppo
a rilento perché non era risultato abbastanza.
Non ce
l’aveva fatta.
Eppure, si
era impegnata con tutta se stessa.
I suoi voti
non erano molto alti, tuttavia negli
ultimi due anni di scuola riuscendo a destreggiarsi tra sua sorella, i
compiti,
e la gestione della casa, era arrivata ad avere il massimo dei voti per
prendere la borsa di studio; aveva smesso di divertirsi con gli amici e
ne
aveva chiuso i rapporti con la maggior parte: soltanto chi era disposto
a
seguirla nella sua snervante vita le era rimasto accanto, e i prescelti
erano
davvero pochi.
Quale
diciassettenne preferiva stare a casa il
sabato sera con un amica e la sorellina, e non andare in discoteca a
divertirsi?
Era la
Alla radio
avevano fatto davvero tardi, ma
l’unica che sembrava risentirne era lei.
Lei e
Euphrasie erano state riaccompagnate a casa
con la porsche di Walter guidata con immensa gioia e soddisfazione da
Carlotta.
Per tutto il
tragitto, la sorellina che al
contrario di lei sembrava sotto l’effetto di una potente dose
di caffeina,
aveva riempito l’abitacolo con la sua vocina.
Tutto il
tempo, con neanche mezzo secondo di
pausa per dire : ehi prendi il respiro!,
era stato utilizzato da quel diavoletto per parlare dei Tokio Hotel.
Quel
gruppo di strimpellatori.
Ed Hel non
potette fare a meno di infilarsi,
usando disperatamente l’immaginazione, un paio di tappi per
le orecchie; che
poi furono inutili dato che aveva imparato a memoria tutte le lodi sui
capelli
di Tom, il modo di vestire di bill, i muscoli di Georg che aveva preso
scherzosamente in braccio la bimba , la dolcezza e la simpatia di
Gustav.
Tutto
questo, interamente accompagnato dalle
palesi occhiate d’ assenso da parte di Carlotta, che
ricevettee non poche
gomitate provenienti dalla sua amica, simboleggianti una semplice
intimazione: Tu pensa a guidare!.
Perciò
con la mano di Sisi stretta nella sua,
dopo quel terribile tragitto di 20 minuti, si era ritrovata a cercare
disperatamente le chiavi dell’ appartamento, nella sua borsa
extralarge.
Mai che
trovo una cosa quando la cerco! Imprecò
mentalmente furiosa.
Il sonno
quasi le offuscava la mente, per cui
batté più volte le ciglia quando vide una sagoma
accasciata sull’uscio di casa
sua.
E rimase
leggermente frastornata quando, dopo
aver superato il timore iniziale ed essersi avvicinata, riconobbe un
Leandro
addormentato sulle sue numerose valigie.
Il suo
migliore amico, che le aveva spezzato il
cuore quando, un mesetto prima appena finita la scuola, era partito per
Lei non
aveva sospettato mai nulla, infatti si era quasi innamorata di lui;
fino al giorno in cui le aveva confessato di essere gay.
Altro che
colpo al cuore, trivellata al cuore.
Ledro,
nomignolo affibbiato da Sisi quando ancora non aveva capito bene
come pronunciare il nome, non aveva mai dato
“segnali” della sua omosessualità.
No che lei
si ritenesse esperta, però un gay l’aveva sempre
immaginato con
una voce acuta, ossessivo nella scelta dei vestiti e nell’
abbinamento dei
colori, perso nella cura maniacale della sua immagine.
L’amico
invece non era niente di tutto questo. Diciamo anche
l’opposto.
Quest’
ultimo, durante gli ultimi mesi di scuola si era innamorato di
Horacio, gran bel fusto spagnolo che aveva conosciuto tramite chat.
Heloise era
contenta per lui, confusa ma contenta, per aver visto dopo
tanto tempo Leandro perennemente col sorriso sulle labbra.
Poi la
notizia scioccante: Si volevano sposare.
Ci mise
qualche settimana ad elaborare l’informazione, ma alla fine
si rese
conto che non poteva non gioire per lui; Ne aveva passate
così tante durante la
sua giovane vita che la prospettiva di una felicità duratura
non guastava.
La cerimonia
si doveva svolgere tra 3 settimane, ovviamente in Spagna.
L’amico aveva comprato anche i biglietti per
l’aereo che avrebbero dovuto
prendere le due sorelle, tanto per evitare ripensamenti.
E ora
Leandro, quel ragazzo che aveva preferito
in quegli anni rimanere a casa il sabato sera con un amica e la
sorellina, e
non andare in discoteca a divertirsi, era sull’uscio di casa
sua.
Sentendo la
mano di Sisi sciogliersi dalla propria si riscosse subito dai
ricordi, ma non fece in tempo a fermare la sorellina perché
già partita alla
carica, e non potette che guardarla inerme scaraventandosi sopra il
povero
Ledro per abbracciarlo,al quale quasi per pura volontà di
Dio non venne un
infarto.
Ancora gli
veniva in mente quando un giorno Euphrasie le aveva chiesto il
perché non si sposasse con quel ragazzo che veniva tanto
spesso a casa loro.
Lei aveva
optato per dirgli la verità.
Rispose
infatti che a Leandro gli piacevano i ragazzi e non le ragazze, di
conseguenza loro due potevano restare soltanto buoni amici.
Stranamente
la bambina non fece altre domande, anzi forse questa
rivelazione la legò ancora di più a quello che
ormai lei definiva il suo
migliore amico “grande”.
Era
impressionante come il “diverso” o comunque
l’ “anticonvenzionale”
poteva attrarla così tanto.
Ovviamente
quella sera non si comportò diversamente, e
accettò di andare a
dormire solo se Ledro le prometteva di esserci anche il mattino
seguente; non
lo voleva ammettere ma le era mancato molto e ci era rimasta malissimo
quando
aveva saputo che non l’avrebbe più visto tanto
spesso.
Lo stesso
per Heloise.
Le mancavano
le chiacchierate notturne, i molteplici consigli, le
inesauribili risate.
Inutile, la
distanza l’aveva percepita tutta.
Le
telefonate lunghe costavano troppo, e internet non poteva certo
uguagliare
il “carne ed ossa”.
Perciò
tutte le ore di quella notte furono utilizzate per recuperare quel
mese.
Fecero a
turno.
Prima ci fu
il racconto dell’amore sfortunato di Le’ , di come
era stato
stronzo Horacio, che l’aveva soltanto preso in giro, per
mirare ai suoi soldi.
In pratica
era una storia vecchia come il mondo, ma ognuno nega sempre la
probabilità che il suo amatissimo compagno possa essere
così meschino.
Poi il
racconto dell’andamento del nuovo/vecchio lavoro di Hel,
della nuova
amicizia con Carlotta, della presuntuosità di Walter, di
quanto era cresciuta
Sisi e di come era rimasta colpita da quei quattro strimpellatori da
strapazzo.
-Io non li
chiamerei proprio cosi! Sono famosi in tutto il mondo! E per ad
ogni concerto non si prendono mica pochi bruscolini. Sono bravi!-
-Questo lo
dici dall’alto della tua esperienza musicale?-
-Hai mai
ascoltato una loro canzone?-
-Questa
traumatico test non l’ho ancora fatto. Credo che mi
deciderò quando
tra qualche giorno io e Sisi alloggeremo dentro una scatola di cartone.-
-Va
così male?-
-Ledro, i
tutta sincerità non riuscirei a tirare avanti per neanche un
altro mese senza stipendio; E purtroppo le entrate durante questi anni
erano
troppo poche per sognarsi di mettere qualche cosa da parte.- rispose
franca.
-Senti che
ne pensi se io venissi ad abitare con voi? Ti potrei pagare 4
mesi di anticipo!- propose seriamente.
-No. Mi
dispiace ma non posso accettare.-
-Tieni
presente che io dovrei lo stesso affittare un appartamento,
perché
dai miei genitori non ci torno neanche sotto pena di morte. Se devo
scegliere,
preferisco stare nella stessa abitazione delle mie due ragazze
preferite!-
L’aveva
sempre fregata con quei discorsi.
Era incredibile, ma la fine
di ogni
loro conversazione era segnata dalla sua vittoria.
-E sia.-
accordò Heloise.
Il mattino
dopo, inutile dirlo era nervosissima.
Non le
andava bene niente e aveva la convinzione che tutto il mondo ce
l’avesse con lei.
Aveva rotto
due tazze, cambiato tre jeans e rotto la cerniera ad uno,
mandato un paio di volte a quel paese un assonnato Leandro che comunque
la
capiva e non se la prendeva più di tanto.
L’unica
a non comprendere era Sisi, che spaventata dallo strano
comportamento della sorella era stata buona buonina tutto il tempo sul
tavolo a
disegnare con la mano destra, e a stringere con la sinistra il lungo
morbido
serpente Jörg.
Il clima non
migliorò neanche quando Heloise rischiò di
stritolare la mano
alla bimba, mentre faceva la sua ultima “entrata” a
testa alta nell’imponente
edificio rosso.
Euphrasie
rendendosi conto che non era la giornata ideale per fare i
capricci e soprattutto stare con la sorella, si recò a passo
svelto da Annarita,
la receptionist che giorni prima l’aveva rifornita di
pastelli per colorare.
Il suo
scatolone pesava poco: personalmente non aveva mai trascorso molto
tempo in ufficio, bensì a percorrere avanti e indietro i
corridoi, perciò non
aveva lasciato molto di suo.
Nonostante
avesse già salutato Carlotta le venne un moto di tristezza e
nostalgia, perciò decise di fare un ultima breve visita al
suo ufficio magari
buttando qualche lacrima in modo da sfogarsi ed essere meno nervosa.
Si rendeva
benissimo conto si essere stata intrattabile tutta la mattinata.
Un attimo
prima di bussare sentì delle voci concitate che cercavano
inutilmente di mantenere il tono di voce basso.
-Perciò
il
posto sarà di Leila?-
-Certo!
Questo
e altro per te tesoro!-
-Che scusa
hai
inventato?-
-Tagli al
personale-
Sentì
una risatina soffocata.
-Ovviamente
ci
è cascata, stupida per com’è non ha
neanche chiesto in giro se la lettera era
arrivata anche a qualche suo collega...-
Forse Hel
aveva la stessa espressione che spesso si vede nei personaggi dei
cartoni animati, quando la faccia piano piano diventa più
rossa e poi ti
esplode.
In ogni
caso,tutto quello che si sentì fu uno scatolone sbattere per
terra
e una fotografia frantumarsi, probabilmente quella di lei e Sisi al
campeggio.
Poi una
porta che si apre alquanto furiosamente.
E silenzio.
-Vaffanculo!-
pensò tanto intensamente da chiedersi per un attimo se altri
avessero sentito.
Un grido
interiore prodotto con tutta l’aria dei polmoni, con
l’ intera
forza possibile, con il cuore a mille.
Vaffanculo a
tutti.
Vaffanculo
anche a te! Grazie! Pensò
inferocita lanciando gli occhi verso l’alto.
E se ne
pentì subito.
Ricordava i
discorsi dei suoi genitori sulle bestemmie.
“Se
tu credi nell’esistenza di Dio e quindi sai che Egli
è infinitamente
potente e può colpirti sull’istante,
perché lo offendi invece di invocarlo per
le proprie necessità? Se tu non credi
nell’esistenza di Dio, perché bestemmi il
nulla? “ diceva sua madre.
“Chi
ragiona non bestemmia, chi bestemmia non
ragiona” citava poi, abitualmente suo padre.
Le
sembrò quasi di aver offeso i genitori, che al
contrario suo erano credenti.
Si rese
conto che ora aveva davanti due facce
sbalordite.
Guardò
per un attimo Carlotta e Walter, poi di
nuovo Carlotta.
Un attimo
lunghissimo.
Evitò
di augurarle tutto il male possibile, o le
peripezie che da piccola era stata abituata a vivere lei iniziando con
la morte
di sua sorella Jolanda all’età di 15 anni e
finendo,forse, con il licenziamento.
Non era quel
genere di persona.
Gli
auspicò semplicemente di ottenere dalla vita
esattamente quanto si meritava, di incespicare negli stessi mali che
aveva
causato.
Tanti mali.
Era ovvio
che la mente di tutto era stata
l’amica: Al contrario di quanto aveva sempre creduto Walter
era un burattino.
Per di
più era sicura che lei non era stata la
prima, e che anzi le era andata bene.
Non si
sarebbe meravigliata perciò quando
qualcuno saggiamente l’avrebbe messa in guardia da lei.
Sin da
piccola le era stato insegnato di non
avere pregiudizi, e soprattutto di giudicare lei stessa una persona.
Per questa
ragione, stupidamente, non aveva mai
dato ascolto a tutti i pettegolezzi che giravano sul suo conto.
Si
vociferava addirittura che, per ottenere una
promozione importante, era arrivata ad avvelenare quasi in modo letale
una
collega.
Scandaloso.
Chissà
perché ora era soltanto “una tutto fare”
come lo ero io.
Altro che
semplice “tutto fare”! Quanti premi di produzione
ha preso in
questo mese? 5.
Ci
sarà un motivo no?
Si disse che
in quella stanza non c’era niente
che lei potesse fare, o dire.
Troppo ben
educata a non tirare fuori gli
artigli.
Evitò
soltanto di avere quel po’ di pietà che forse
facilmente si poteva intravedere nei suoi occhi. Loro non la meritavano.
Mentre si
dirigeva a passo svelto verso l’ atrio
del palazzo e si allontanava sempre di più da
quell’ufficio che rappresentava
la sua amarezza, la sua delusione,cercava di non sbattere le ciglia in
modo da
non far iniziare alla grande quantità di lacrime il percorso
che le avrebbe
fatte depositare sul suo mento.
Dovette
costringersi a lasciarle libere però,
quando ormai con la vista appannata non riusciva più a
vedere dove andava, o
più che altro a non riusciva a non scontrarsi con i colleghi.
Non riusciva
a pensare, sentiva la testa vuota e
pesante. Vedeva soltanto il color pesca della carta da parati, che
continuava a
ripetersi ogni piano.
Si accorse
che era finalmente arrivata al piano
terra quando non vide più pesche e iniziò a
vedere kiwi, il colore che
caratterizzava tutti i muri dell’ampio androne.
Ormai
camminava quasi involontariamente cercando
disperatamente di tenersi dentro tutto il disprezzo che provava verso
quella
vita. Le sembrava che tutti le avessero voltato le spalle.
Neanche
quando Sisi la guardò preoccupata e notando
i suoi occhi assenti la richiamò più volte il suo
corpo accennò a fermarsi.
Sentiva un
senso di oppressione, e sperava che
uscita da li si sarebbe sentita meglio, in più non voleva
far vedere alla
sorellina nessuna di quelle lacrime.
Era quasi
uscita dalla grande porta a vetri
quando venne spinta di nuovo dentro da 5 omoni vestiti di nero con gli
auricolari che contornavano tutto il loro viso paffuto e minaccioso.
Era curiosa
di sapere con chi se la sarebbe
presa. Perché lei sapeva che chiunque si fosse nascosto
dietro quei buffoni
avrebbe pagato la frustrazione che si accumulava da troppo tempo,
ansiosa di
riversarsi su qualcuno.
Quel
qualcuno era Bill Kaulitz, che avrebbe per
un po’ maledetto le sue manie di grandezza avendo voluto a
tutti i costi
entrare per primo pronosticando una bell’accoglienza.
Ah, quanto
si era sbagliato.
-Tu!-
iniziò Hel indicando il cantante che si
voltò indietro come volendo dire : “io??”
-Si, sto
parlando con te!- continuò ad attaccare
la ragazza non curante delle lacrime che ormai non volendo perdere il
ritmo
scendevano silenziose sulla guancia –Hai idea di quanto
faccia schifo la vita?-
disse con espressione sdegnata.
-Certo che
no. Tu fai parte di uno di quei
ragazzini viziati, primedonne, che credono di avere il loro mondo ai
piedi
perché sanno cantare bene “Nella vecchia
fattoria” remixata! Come puoi capire?-
Tutto questo
fu detto in un insieme di Italiano,
Tedesco e Francese che Bill e gli altri capirono poco, sfoggiando facce
perplesse.
L’unica
che aveva capito era Sisi che era corsa
dal front man tedesco per abbracciargli le gambe. Un gesto di
solidarietà e
scambio di protezione. Era la prima volta che vedeva la sorella in
quello
stato.
Niente a che
vedere con il nervosismo della mattina.
In quel
momento Hel era una maschera di rabbia e
trucco sciolto, che non ricevendo alcuna risposta scansò
tutti e uscì non prima
di esibire il suo “vaffanculo” in tedesco
provocando la faccia perplessa di
Sisi e quelle irritate degli altri 4.
La bimba
aveva silenziosamente iniziato ad imitare la sorella, sfogando
tutta la sua confusione e il timore verso quella Heloise tanto strana
piangendo.
Il primo che
se ne accorse fu il Kaulitz minore sentendosi distintamente
bagnati i suoi jeans scuri, e invece di fare una scenata, o come suo
solito una
tragedia degna di rappresentazione teatrale sold aut, prese in braccio
Sisi
sorprendendo soprattutto Tom che non avrebbe scommesso neanche un
centesimo sui
53kg per
Vabbè,
sarà
che la mocciosa è più magra di Bill quando aveva
la sua età. Spiegò
mentalmente il rasta, mentre non volendo smentire la fama di sex gott
inziava a
dirigersi verso la receptionist che sembrava un bel bocconcino.
Dopo un
po’ che la piccola si era calmata e seduta comodamente sulle
ginocchia del cantante, iniziò ad osservarlo meglio.
La cosa che
l’incuriosiva di più era il pearcing al
sopracciglio. Lo accarezzò
con indecisione un paio di volte sotto lo sguardo sorridente di Bill;
poi
qualcos’altro l’attirò: la sua collana.
-Ma
è bellissima- pronunciò incantata la bimba,
tastando il teschio in
bella mostra sul collo.
-Davvero?-
chiese realmente interessato l’altro, sorpreso che ad una
bimba
così piccola potesse piacere il suo stile.
-Davvero!
Oggi sei favoloso!- disse squadrandolo con aria ammirata la
bimba, che poco dopo si corresse vedendo il sopracciglio alzato del
cantante.
–Anche l’altro giorno!-
Bill le
sorrise estasiato. Le piaceva troppo quella bimba!
-Comunque-
continuò Sisi lanciando uno sguardo ammonitore a Tom e
Annarita
che stava civettando con il chitarrista dimenticandosi i suoi austeri
principi
–ricorda al tuo gemello che le promesse si mantengono,
perciò volente o nolente
mi accompagnerà dalla parrucchiera!- concluse risoluta.
Strano,
riflettè il
front man, A volte neanche gli adulti si
accorgono che siamo identici.
In effetti i
due fratelli avevano stili
completamente diversi.
Bill, con i
capelli tinti di nero corvino “sparati in aria”
tipo manga,
amante del nero, dei pantaloni aderenti, dei giubbini di pelle,
accessori quali
collari,collane, cinture borchiate,bracciali anelli, e guanti senza
dita a
volontà, adorante del trucco e veneratore di smalti.
Tom con un
look free style, jeans larghissimi a vita superbassa, felpa
extralarge e berretto dal quale escono le ormai lunghe bionde treccine
rasta,
con il bianco a prevalere come colore.
Heloise
intanto era entrata nel primo bar che aveva visto nel marciapiede.
Appoggiata
con i gomiti sul tavolino di ceramica e le mani che le coprivano
il volto cercava di trattenere i singulti naturali provocati dal pianto.
Non voleva
neanche pensare al modo stupido in cui si era comportata.
Preferiva concentrarsi su qualcos’altro.
-Mic?-
domandò titubante una voce stranamente famigliare.
Ha
sbagliato..non mi chiamo..
-
Mèli! – esclamò nostalgica Hel,
abbracciando poi quella ragazza con i
capelli rossicci e invitandola a sedersi.
Mélisande
era una sua cara vecchia amica conosciuta
all’età di 10 quando le loro rispettive madri
comari da sempre, le avevano
mandate nella stesso istituto privato in Francia.
Lei aveva
iniziato a chiamarla Mic, e solo lei
aveva il permesso di farlo, quando un loro compagno Rumeno innamorato
di Hel la
chiamava sempre con quel nomignolo, appunto
“piccola” nella sua lingua madre.
Erano
migliori amiche fino a quando nacque Sisi e
la madre la fece ritornare in Italia: da quel giorno persero i contatti.
-Quanto
tempo...-iniziò Meli.
-Oh, scusa-
l’ interruppe l’amica iniziando ad
asciugarsi le lacrime –avrò un aspetto orribile-
-No…hai
un aspetto stupendo tralasciando le
occhiaie, il trucco colato, e il pallore molto accentuato-
rassicurò sfoggiando
uno dei suoi soliti sorrisi sbarazzini.
Era sempre
stata schietta, ma aveva il potere di
riuscire a farti ridere persino di te stessa.
Ed
è quello che successe a Heloise.
Una bella
risata liberatoria accompagnata da quei
fastidiosi singhiozzi che fortunatamente ormai erano più
radi.
-Allora- le
disse dopo aver sospirato
pazientemente- mi vuoi dire cos’hai fatto in questi 5 anni?-
-Intanto
è nata la mia sorellina, Euphrasie-
-La odi come
avevi pronosticato?-
-No, no
anzi. Lei è la mia luce.- confessò.
Mélisande
sorrise: Heloise non era in grado di
odiare qualcuno.
-Due anni fa
sono morti I miei.- svelò
improvvisamente con una calma inquietante.
-mi dispiace-
-Anche a me,
ma soprattutto per Sisi, alla quale
mancheranno due figure basilari-
-Ha te
però!-
-Si, ma
ancora per poco. Sono messa davvero male
economicamente. Anche se Leandro, un mio amico mi potrebbe aiutare io
non
voglio carità da nessuno-
-A quanto
pare sei sempre orgogliosa- riconobbe.
-Davvero
Meli, non mi sembra giusto.-
-Ma hai un
lavoro?-
-Avevo un
lavoro
Alla radio S.A.S., ma hanno licenziato proprio ieri. Ma ti
prego, non ci
vediamo da anni, non voglio sprecare questo tempo nel raccontarti le
mie sventure.
Piuttosto raccontami le tue di avventure. Sei diventata avvocato come
desiderava tua mamma?-
-No! Per
carità! Ho lasciato un anno dopo di te
quella scuola, e con tutti i soldi che avevo racimolato sono andata in
uno dei
migliori corsi per truccatrici. Il mio sogno era mettere
l’ombretto al mio
cantante preferito.-
-Ah
si! Bill.. NO ! Lo
sai...lui...loro...alla radio...-inziò a balbettare Hel per
la
sovrapposizione delle troppe frasi che voleva dire.
-Calma
calma! Non mi hai fatto finire! Io ci sono
riuscita, capisci il mio sogno si è avverato!
Cioè i miei due sogni...-
-Qual’era
l’altro? No, aspetta...- disse Hel
alzandosi e prendendo per mano l’amica affinché
anche lei si alzasse.
-Oh.Mio.Dio.-
scandì vedendo la pronunciata
pancia di Mélisande.
-E io ero
così preoccupata a delirare nei miei problemi
che non ho visto questa panciona!- disse sinceramente dispiaciuta
accarezzandole ripetutamente il pancione.
-Oh, non ti
preoccupare...mi hai dato per mezzora
l’illusione che il mio volume non è tanto
evidente- disse regalandole uno dei
suoi meravigliosi sorrisi.
-Sono tanto
felice per te!- disse infine
abbracciandola e risedendosi.
-Anch’io!
Per
te !
-Perchè
ti ho trovato un lavoro !- aggiunse
vedendo la faccia interrogativa dell’amica.
-Davvero?-
-Si! Ascolta
che idea fantastica: sarai la mia
sostituta! Dovrò pur andare in maternità no? E
magari quando ritorno ti trovo
anche un'altra mansione! Così lavoreremo insieme!-
-Fammi
capire, tu sei una truccatrice giusto?-
Ma che bella
idea! Solo che io non so tenere in mano un lip
gloss!
-Ehm...-
-No! Non mi
dire che sei rimasta ancora con
quella stupida idea che il trucco non serve a niente!-
Chi tace
acconsente.
-Santo
Kaulitz hai quasi 19 anni! Come hai fatto
in tutto questo tempo?-
-Come vedi
sono sopravvissuta! E poi non è che
avessi così tanto tempo per cimentarmi nell’
impresa...-
-Ma che
impresa..-
-A
proposito...non mi dire che il padre...-
-No no!
Nessuno della band. Il migliore amico di
Bill e Tom, Andreas.- disse orgogliosa pensando al suo futuro marito.
-Ah...bhè
spero che me lo farai conoscere prima o
poi!-
-Certamente!-
-Senti, per
il lavoro...io non so se...e poi che
dirà Daniel?-
- Daniel?
David!- La corresse Mélisande
scoppiando in una risata. –Intanto non ti preoccupare, vado
tra un po’ in maternità
perciò avrai tutto il tempo per imparare; E poi Bill e gli
altri si sono così
tanto affezionati a me che mi accontenteranno...-
-Se lo dici
tu...- rispose un po’ confortata Hel.
-Vedrai...!
Ora ascoltami: noi siamo con il tour
bus, tra venti minuti dovrai essere di nuovo qua, David odia i
cambiamenti
nella tabella di marcia. Fai i bagagli il più presto
possibile.-
-Ma con
Sisi? Non avevo preso in considerazione
che dovevamo girare il mondo!-
-Per ora
ritorniamo in Germania e basta, niente
mondo. Tua sorella non la puoi lasciare con il tuo amico?-
-Ma non ci
penso neanche!- rispose inorridita.
Sia ben
chiaro, non aveva niente contro Leandro;
Ma non poteva lasciare Sisi in Italia e partire. Che senso aveva?
-Allora
portala con te!-
-Non so a
settembre inizia la scuola, e poi non
vorrei strapparla dal suo mondo- rispose sconsolata.
-Dovrai
farlo, perché in caso contrario ci
penseranno gli assistenti sociali a strapparla. Sia dal suo mondo, che
da te.-
disse schiettamente Melisande.
-Hai
ragione, grazie!- approvò alzandosi.
-Avrai tempo
per ringraziarmi come si deve-
interrompendo subito la prevedibile processione di grazie per
dimostrare la sua
riconoscenza. –Ora muoviti!- la esortò
l’altra.
Un abbraccio
veloce e una fuga tra i tavolini del
bar: per stringere Sisi e iniziare al più presto quella
misteriosa avventura
che emanava troppa speranza.
Anche questo
capitolo è finito! Mi sento
soddisfatta, ma qualche piccolo dubbio resta.
Intanto
voglio ringraziare tutta la gentile
people che ha aggiunto questa storia tra i preferiti:
annuk
btb
elenoire
Elisa Duff
Esmuccina
frau
hEiLig FuR ImMeR
kikikaulitz
kikkadreamer
Ladynotorius
Lady_Daffodil
Lally_the best
lebdiesekunde
mewmina__91
Purple Bullet
sole a mezzanotte
SusserCinderella
tokio miky
tokiohotellina95
vallyluccia
_Ellie_
_ToMSiMo_
Poi
ringrazio le 15 magnifiche persone che hanno
voluto recensire il precedente capitolo.
siska:
Non nascondo che sono piacevolmente lusingata dal
fatto che la mia storia ti abbia colpito. Ti voglio ringraziare
soprattutto per
la tua recensione obbiettiva, che mi ha aiutato molto
nell’elaborazione di
questo nuovo capitolo; appunto spero che apprezzerai anche
quest’ultimo
facendomi notare qualche imperfezione o dandomi altri consigli e
suggerimenti
che, ti ripeto, gradisco moltissimo. Magari mi fai sapere se hai
osservato
qualche miglioramento. ^^
Sarakey:
Grazie davvero per I complimenti! Anch’ io spero
che aggiornerai presto le tue fanfic! ! ”Ma
io adoro, amo, stravedo per questa storia e tu lo devi
assolutamente sapere!” Tu
devi assolutamente sapere che mi hai immerso in uno spaventoso brodo di
giuggiole senza ritorno. Sara ti adoroooooo adoro!!!!
_Princess_:
E’ in notevole parte merito tuo se ha deciso di continuare la
storia. Ti
ringrazio, anche perché mi hai fatto capire che non dovevo
mettere da parte
questa mia passione per la scrittura, o almeno la momentanea
ispirazione. Spero
di non aver lasciato come mio solito errori di ortografia e soprattutto
di punteggiatura
(dalle elementari la mia più grande pecca), o almeno spero
nel fatto di essere
migliorata e di aver sparso qua e là meno obbrobri. Il
capitolo è un po’ più
lungo, e ho cercato di rimediare alla gaffe del precedente capitolo
dove ho
fatto intendere l’assenza di guardie del corpo con “La band non
ebbe neanche il tempo di uscire dal
grande edificio rosso, che le guardie del corpo ben disposte a scudo,
li
scortarono dentro la macchina.”
Confido
nelle mie infinite riletture che forse mi hanno preservato dal
commettere altre
sviste. Ma sai com’è. Aspetto con ansia la tua
recensione mentre inizio a
scrivere la mia per il tuo nuovo e perfetto capitolo. ^^
Lally_the best:
sono felicissima che il mio lavoro ti piaccia,
soprattutto Sisi, e spero continuerai a seguirmi!
annuk:
Che dire Ann? Intanto ti faccio notare che ti ho
ringraziato per quinta, in più mi volevo scusare per averti
fatto sorbire un
piano di colore Kiwi. Immagino la tua sofferenza. ^^
Sono troppo contenta che la mia storia ti
piaccia, e spero ovviamente che questo capitolo superi gli altri tre
come
beautiful. Pretendo
Aspetto
la tua recensione!!! Ah, quasi dimenticavo...come non consigliare
“Is
It Not
Always Rainbows And Butterflies?” ? ti
voglio troppo bene! Kuss! [ajeje
nelle vene]
BabyzQueeny:
Davvero l’adori??? Non potete immaginare quanto mi
fate sentire soddisfatta quando me lo dite! Grazie!
SusserCinderella:
Non sto qui a consigliarti di rimando “perfeziona
la scrittura” dettato
tuo errore
grossolano del “cuttigghiate” scritto in una Fic
che leggono in tutta Italia..
Contrariamente
voglio dirti che
prometto di stare più attenta a questi miei errori di
distrazione come quelli
della punteggiatura.
Grazie
per la recensione! Non
vedo l’ora di fare il tanto aspettato
pigiama-tokio-party-hotel. Tadb! Kuss!
tokio miky:
Non credo di essermi ispirata a Lullaby for Emily
anche se non nego che continua ad essere la storia più bella
che abbia mai avuto
la fortuna di leggere. Spero comunque che in questo capitolo si noti la
differenza, o che comunque si percepisca la disuguaglianza tra i
caratteri dei
personaggi. Un grazie enorme per le recensioni, e ti prometto che il
primo
momento libero che ho ti faccio una mega-recensione in Te Lo Giuro. Ti
voglio
bene!!!
MARINA KAULITZ:
adoro le nuove lettrici!!! Willkommen! Spero che
anche questo capitolo ti piaccia e che mi farai sapere cosa ne pensi!
Grazie
ancora per la recensione!!!
Lady_Daffodil:
Sono felicissima che la mia storia ti piaccia! Spero che hai notato
l’allungamento rispetto al solito del capito! Fatto
appositamente per le
adorabili lettrici come te che appena finisce il capitolo e non possono
leggere
subito il prossimo rimangono un po’ deluse... Grazie per i
complimenti, e mi
raccomando fammi sapere che ne pensi di questo nuovo capitolo!
_ToMSiMo_:
Ma io ti divinizzoooooooooooo! Mi hai commentato anche
l’altra mia storia!! Sei
un angelo! Le tue recensioni mi fanno sempre piacere, perché
anche se piccole
si vede la buona volontà di concedermi lunghi attimi di
soddisfazione!
Dankeeee!
btb:
Sono
strastrafelice che la mia storia ti piaccia, soprattutto Hel e Sisi!
Lusingata
che ti piaccia il mio modo di scrivere, che sinceramente a me non
soddisfa più
di tanto. Questo capitolo è un po’ più
lunghetto e forse con un po’ più di
novità, e soprattutto “ritorni” di amici
lontani. Spero che questo capitolo ti
piaccia anche più del precedente e mi farebbe molto piacere
avere un tuo parere
sul nuovo “andamento” della storia...! Grazie
davvero delle recensioni!!!
hEiLig FuR ImMeR:
Grazie dei complimenti! Sisi mi piace soprattutto perché
sa essere un vero diavoletto e poi si sa fare perdonare con quei suoi
sorrisi e
comportamenti che ti spiazzano. Anche a me sta troppo simpatica!!! Tom
si è
fatto un po’ intenerire, ma più che altro si
è lasciato far sorprendere, per
questo abbiamo visto un raro sprazzo della parte dolce del chitarrista.
Un
altro Grazie per le tue recensioni!!!
pikkio:
Salve! Sono davvero contenta che le sia piaciuto
il mio 3 capitolo più del primo!
Seriamente,
spero che in questo
chap si sia visto il mio impegno nel seguire certi consigli da te
dispensati. Fammi
sapere che ne pensi. Soprattutto se hai notato qualche miglioramento e
se ti è
piaciuto. Un bacio grandissimo! Ti vi bi più di tutti!
Ps:
FORZA
GERMANIA!
Dai che questo
europeo sarà nostro! [Ballak in my Heart]
Non
ci credo! Ho finito di
ringraziare tutti...!!! Mi sa che ho impiegato più tempo a
ringraziare che a
scrivere il chap...
Vabbè
ma si sa che poi io mi
dilungo sempre spropositatamente...^^
Davvero,
Grazie, anche a
chi legge soltanto!
Cercherò
di essere il più
veloce possibile nell’aggiornare!
Un
abbraccio Buone vacanze a
tutti!
Eliana