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Autore: Curly_crush    06/03/2014    1 recensioni
Harry ha una ragazza, Felicity, che lui ama molto e che è riuscita a trovare il suo lato migliore. Ma nessuno sa di questa relazione. Sarà proprio questo il motivo della rottura tra i due...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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SAME MISTAKES

Il weekend senza di lei è stato una tortura. Di solito ci troviamo o a casa mia o da lei, dipende chi non ha i genitori tra i piedi. O, come ultima spiaggia, ci vediamo con la compagnia. Ma in questi due giorni non ne abbiamo avuto la possibilità, la domenica è stata via, il sabato doveva studiare per un altro compito e la sera non è venuta al ritrovo con il gruppo, era troppo stanca.
Il fatto è che io ho bisogno di stare con lei, di vederla, di baciarla. È diventata la mia droga, quella ragazza, non posso farci niente. Dopo quasi sei mesi che stiamo assieme, penseresti che subentra l’abitudine, la monotonia, e invece con lei no, con lei ogni giorno è come se fosse il primo.

Non so se sono mai stato così innamorato: sono uno che si affeziona facilmente, questo sì, ma dall’affetto all’amore c’è una bella differenza … E lei è riuscita a farmela capire, a farmi distinguere questi due sentimenti troppo spesso confusi tra loro.

A volte penso che lei si meriterebbe di meglio. In fondo, chi sono io? Un codardo che non ha nemmeno il coraggio di dire ai nostri amici che io e lei stiamo insieme da tempo, ormai. Poi però arriva quella vocina, che dice che mettere la nostra relazione alla luce del sole porterebbe solo guai, che dovrei rispondere a mille domande, che la gente ci giudicherebbe. E mi rendo conto che, in fondo, stiamo bene anche così, solo io e lei, nel nostro piccolo mondo, e la mia parte egoista prende il sopravvento.

Non che io mi permetta di trarre dei privilegi da questa situazione, comunque. Voglio dire, le altre ragazze della scuola pensano che io sia libero, perciò continuano a ronzarmi attorno, provandoci spudoratamente, ma io non le calcolo, per me non esistono, io vedo solo Felicity, punto. Perciò la mia reputazione da stronzo cresce ogni giorno di più. Diciamo che al momento non sono uno dei simpaticoni della scuola, ecco.

Ma non mi importa quello che il resto delle persone pensa di me, a me basta avere lei e degli amici che sanno realmente come sono, e di cui so di potermi fidare.

Sono proprio con loro, in questo momento, con i miei amici, e li ascolto mentre si raccontano cosa hanno fatto durante il weekend e i loro programmi per quella giornata. Il più rumoroso è senz’altro Niall, la sua risata si sente in tutto il cortile della scuola, ed è contagiosa, così alla fine scoppiamo tutti a ridere. Felicity ancora non c’è, però, ed è quasi ora di entrare. Dopo pochi istanti, infatti, sentiamo il suono metallico della campanella, ed entriamo. Continuo a guardarmi indietro, ma di lei non c’è traccia.

Sono in ritardo, ci vediamo dopo

Legge il messaggio di cui mi accorgo entrando in classe. Sorrido, poi rimetto il telefono in tasca. Ecco un’altra delle sue caratteristiche: è un’esperta dei ritardi, specialmente a scuola. È divertente vederla arrivare in classe trafelata, con il fiatone, mentre si scusa mille volte con l’insegnante di turno.

Qualcuno bussa alla porta, deve essere lei. Infatti, eccola entrare, sguardo basso, viso paonazzo, respiro accelerato. Mi viene da ridere, poi la saluto con una linguaccia ed un “Buongiorno dormigliona” mentre appoggia lo zaino a terra e prende posto davanti al mio banco. Lei mi fulmina con gli occhi, poi si siede, riprendendo fiato. La guardo mentre prende tutto l’occorrente dallo zaino, mi perdo ad osservare i suoi movimenti decisi, le sue mani piccole ed affusolate, le sue spalle, forse leggermente più larghe rispetto a quelle delle altre ragazze, ma così fragili, che si muovono lente sotto la maglia.

“Styles, che ne dici, ti va di svegliarti e correggere l’esercizio o ti lascio dormire?”

Alzo gli occhi di colpo, verso la professoressa, che mi sta guardando storto. Cerco una via di fuga, non ho la minima idea di cosa stiamo facendo.

“Frase 4, esercizio 2, pagina 230”, mi sussurra Fizzy, voltandosi appena.
“Sì, certo”, rispondo, recuperando un po’ alla volta.

Leggo la frase, fortunatamente è giusta, sono salvo, più o meno. L’insegnante mi lascia finalmente in pace.

Grazie amore <3”, scrivo in un minuscolo pezzo di carta, poi la tocco piano sulla spalla per passarglielo. Lei lo prende, sorridendomi, poi si volta e scrive qualcosa. Porta il braccio all’indietro e mi restituisce il biglietto.

Chi è il dormiglione adesso? ;)”, leggo, e mi viene da ridere, ma mi trattengo tenendo le labbra tra i denti.

Inaspettatamente, Felicity mi passa un altro biglietto.

Durante la pausa riusciamo a stare un attimo soli? Ho bisogno di parlarti

Questo messaggio sembra serio, sto cominciando a preoccuparmi. Cosa mi dovrà mai dire? Certo, ci diciamo sempre tutto, ma durante il weekend non ci siamo visti, solo sentiti, e so che le cose lei preferisce dirmele in faccia. Potrebbe essere successo qualcosa in questi due giorni, quindi. La curiosità comincia a divorarmi, prima della pausa ci sono ancora due ore, non resisterò mai.


E invece devo farlo, soprattutto perché in queste due ore non sono nemmeno in classe con lei, non possiamo proprio comunicare. L’unica cosa che mi resta da fare è prestare attenzione alle spiegazioni. Che bellezza.

Suona la campanella, salto in piedi e corro fuori dall’aula, nel vero senso della parola. Non ce la faccio più. Il suono delle risate dei miei compagni e le proteste del professore di storia mi arrivano all’orecchio, ma le ignoro e mi dirigo verso il nostro giardino. Cammino avanti e indietro, le braccia lungo i fianchi che spesso salgono verso i capelli, spettinandoli, torturandoli, meglio.

“Oh, sei già qui?”

Sento chiedere alle mie spalle. Mi volto e sorrido a Felicity, le vado incontro e la bacio con calma.

“Certo, sono praticamente scappato dall’aula, non ce la facevo più”, confesso.

Lei rimane seria, sembra sulle spine. Non credo di averla mai vista così … Ansiosa? Preoccupata? Intimidita? Non riesco nemmeno a decifrare la sua espressione, è una maschera di tante emozioni. Prova un sorriso, ma le esce solo una smorfia.

“Harry, io … Ti devo dire una cosa”, comincia, a voce bassa.
“Dimmi, ti ascolto”

Aspetto le sue parole, ma c’è solo silenzio in questo momento, tra noi. Felicity si guarda attorno, si fissa le punte dei piedi, si tortura le mani.

“Tu … Ti sei chiesto perché non ci siamo visti, durante il weekend?”, chiede, guardandomi negli occhi con aria insicura.
“Mi hai spiegato tu stessa che eri impegnata”, rispondo, sicuro.
“E ti sei fidato, deduco”, ribatte lei
“Perché non avrei dovuto farlo, Fizz?”, chiedo io, non capisco cosa stia cercando di dirmi.
“Beh, non è vero che ero impegnata”, dice, dopo qualche attimo di silenzio.

Spalanco gli occhi, non so cosa dire. È la prima volta che mi dice una bugia, e che lo ammette davanti a me.

“E allora perché non ci siamo visti?”, riesco a chiedere.
“Non … Dovevo pensare a delle cose, non ero sicura di volerti vedere”, spiega, la sua voce è un sussurro, faccio fatica a sentirla.
“Ah”, è l’unico suono che esce dalle mie labbra.

Nel frattempo, il mio cuore comincia a battere più forte, ma non per emozioni positive. Sento che c’è qualcosa che non va, non è da lei essere così cauta con me.

“Fizz, che cosa sta succedendo?”, chiedo.

È probabile che la risposta non mi piacerà, ma che altro posso fare, se non chiederle se c’è qualcosa che non va?

“Io …”, sussurra, “Non voglio più stare con te

Le sue parole mi arrivano dritte come un pugno allo stomaco, forse peggio, una coltellata, tanto fanno male. Deglutisco, chiudo gli occhi, tento di recuperare il fiato che mi si è mozzato in gola.

“Cosa?”, chiedo piano.

Lei mi guarda, il suo sguardo è preoccupato, sembra stia soffrendo.

“Harry, non è cambiato niente per me, non c’è un altro, se è questo che pensi …”, spiega.
“Non sto pensando a niente, Fizzy, a niente, se non al semplice fatto che mi stai piantando!”, rispondo, in modo quasi aggressivo.

Davvero, non so cosa pensare, non so cosa ci sia nella mia mente in questo momento, se non le sue parole di pochi secondi fa e il suo viso.

“Non ti sto piantando”, dice, sottolineando l’ultima parola.
“No? E cosa stai facendo allora?”, chiedo.
“Non … Non me la sento più di continuare così, stare assieme a te senza che nessuno sappia niente. Mi sento una criminale, a volte”, rivela.

La guardo, sta dicendo sul serio, non è uno scherzo.

“Insomma, ci vediamo sempre di nascosto, i nostri amici non sanno niente, i genitori nemmeno a parlarne, che senso ha?”, mi chiede.

Vuole una risposta.

“Ma io pensavo che stessimo bene così …”, provo.
“Tu, forse. Ma io no. All’inizio poteva andare bene, ma sei mesi, Harry, sei mesi così no, non ce la faccio!”, esclama.

Non so cosa ribattere, mi ha steso completamente.

“Vedi? Non sei nemmeno in grado di darmi una risposta, una soluzione, di dirmi che proverai a migliorare … Niente”

Le sue parole continuano a ferirmi come lame, e, nonostante tutto quello che sta dicendo sia vero, non riesco né a darle ragione, né a difendermi. È come se avessi perso il senno, e assieme a questa, la voce. La sto perdendo.

Lei mi guarda, poi annuisce, come se si stesse rispondendo ad una domanda nella sua testa, e mi dà le spalle.

“Fizz”, la chiamo.

Lei si gira.

“Solo Fizzy, da oggi. Mi dispiace, Harry”, mi corregge, poi se ne va, lasciandomi solo.

Fizz è il modo in cui la chiamo solo e soltanto io, per il resto degli amici, o per la sua famiglia, è Fizzy o Felicity. Mi ha negato anche il soprannome, non sarà più la mia Fizz, non sarà più la mia ragazza, non sarà più mia, semplicemente. Mi siedo sul muretto, cercando di pensare razionalmente, con calma. Chiudo gli occhi, porto le mani al viso, respiro.

Fizzy mi ha appena lasciato. Smetto di respirare per un attimo.

Il motivo è che non ce la faceva più a nascondersi. Avrei voglia di prendermi a pugni.

È colpa mia, soltanto colpa mia. Avrei dovuto sapere che sarebbe successo, che non avrei dovuto tirare così tanto la corda, e invece ho preferito dare ascolto al mio egoismo. Per quanto forte sia quella ragazza, avrei dovuto immaginare che non avrebbe sopportato in eterno questa situazione. E ora l’ho persa, forse per sempre. Oltretutto, invece di reagire, di chiederle scusa, di tentare di riparare a questo disastro, me ne sto qui a piangermi addosso. Sempre più egoista, Harry, bravo, continua così.

Arriva il segnale della fine della pausa, comincio ad odiare quel suono metallico. Mi alzo, e mi dirigo verso la classe, cercando di ricordarmi che lezione ho adesso. Francese. Merda. Non credo di farcela, non credo di riuscire a stare per un’ora dietro a lei senza poterla toccare o parlarci assieme. Lei comunque non credo ne avrebbe voglia. Vado al mio armadietto, prendo le mie cose ed esco, salto le ultime lezioni, non me ne importa niente.

Almeno, se devo fare il codardo, voglio farlo bene. Non ho più il coraggio di guardarla negli occhi oggi, perché so che è tutta colpa mia. Lei sta soffrendo, e chissà per quanto ha sofferto prima di prendere questa decisione. Sì, anche io sto soffrendo, ma almeno questa volta voglio pensare a come si sente lei, se lo merita, anche se ormai è tardi. Già, è tardi. È tardi per andare da lei e chiederle scusa, è tardi per dirle che mi dispiace, che cambierò, è tardi per dirle che la amo e già mi manca.

Avrei dovuto pensarci prima, avrei potuto comportarmi meglio, dire a tutti che stavamo assieme. Valutando la nostra relazione dallo stato in cui sono ora, mi rendo conto di quanto stupido io sia stato, e di quanto as
surde fossero le mie paure. Temevo la reazione degli altri, le cose che avrebbero potuto dire di noi, della nostra storia. Che cavolo di preoccupazioni sono? Che senso hanno? Stavo bene assieme a lei, non mi mancava niente, lei era, anzi è, perfetta. E me la sono lasciata scappare. Tutto quello che riesco a provare in questo momento è solo rabbia verso me stesso. Sono un idiota, nient’altro.

Continuo a camminare, con lo zaino che pesa solo su una spalla, ma non me ne rendo conto, non so nemmeno dove sto andando. Poi mi accorgo di essere arrivato davanti a casa di Felicity, neanche a farlo apposta. Mi fermo lì, e osservo quella casa, dove ci siamo conosciuti, dove lei mi ha insegnato tutto quello che non avevo capito del Francese, dove ci siamo baciati per la prima volta.

So che sto per piangere, odio la mia emotività, ma non posso farci niente. Mi volto, e torno verso casa mia, continuando a pensare a quanto io abbia perso in questa giornata a causa del mio assurdo carattere egoista. 



Curly space:
Buongiorno! :) Capitolo parecchio deprimente, devo dire... Poverino il nostro Haz, mi fa tanta pena, penso che andrò a coccolarlo un po'... :3
Beh, insomma, Felicity ha deciso di chiudere, adesso cosa succederà? Idee? ;) Fatemele sapere... :)

Intanto un grazie di cuore a sabrinatomlinson per aver aggiunto la storia alle Preferite, a Xdchiara e _haribopayne_ per averla Seguita e a Fenicella per la recensione <3 
Vi adoro :D
E grazie anche a chi ha letto il primo capitolo... :)

A presto,


Curly crush x
  
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