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Autore: Heaven_Tonight    07/03/2014    14 recensioni
“Ikkunaprinsessa”. La Principessa alla Finestra.
C’era lei, Lou, in quel ritratto. C’era lei in ogni suo respiro, in ogni cellula o pensiero.
La sua anima, il suo cuore, le sue speranze mai esposte, il suo amore e la sua fiducia in esso in ogni piccola e accurata pennellata di colore vivido.
C’era lei come il suo caro Sig. Korhonen la vedeva.
Al di là della maschera inutile che si era costruita negli anni.
I capelli rossi e lunghi che diventavano un tutt’uno con il cielo stellato.
L’espressione del suo viso, mentre guardava la neve cadere attraverso la finestra, sognante, sorridente.
Lei fiduciosa e serena. Col vestito blu di Nur e la collana con il ciondolo che un tempo era stata di Maili.
Lui aveva mantenuto la sua promessa: le aveva fatto un ritratto, attingendo a ricordi lontani.
L’aveva ritratta anche senza di lei presente in carne e ossa. Meglio di quanto potesse immaginare.
Cogliendo la sua vera essenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo venticinque

"Il Sentiero delle Fate"




Lucia. Lou.
Il suo nome.
Era Lou per le persone che aveva lasciato in Finlandia.
Era Grace per il suo migliore amico.
Lucia per i suoi genitori e Sgorbietto per i suoi fratelli, Livio e Leonardo.
Era Luly per Mara e la piccola Evangeline.
Eva per Julian.
Era stata Lulù per le sue amichette d’infanzia.
Mia cara bambina” l’aveva sempre chiamata il tenero sig. Korhonen, che non l’aveva mai chiamata per nome.

“Prinsessa…”

Spesso nella sua memoria riaffioravano i timbri delle voci di ognuno di loro, la cadenza, la dolcezza e l’affetto con cui avevano pronunciato il suo nome.
Arrivavano come lampi in un cielo sereno.
Erano ricordi belli. Ricordi cari. Ricordi…


Quando era sola si aggrappava a quei ricordi, cullata da loro.

“Prinsessa…”

C’era una sola voce che teneva chiusa in fondo alla memoria, in fondo a quella enorme scatola di ricordi.
Una voce che l’aveva tormentata durante i suoi sogni.

Soltanto per una persona lei era stata “Prinsessa ”.
E quella voce, quelle labbra che avevano pronunciato quel nomignolo con amore, con struggente tenerezza, passione, dolcezza… quella voce vibrava come un diapason dentro di lei.


Anche ora.
Anche in quel momento, dopo così tanto tempo.

“Prinsessa…”


*******


Quando la loro passione si era placata e i respiri tornati normali, Ville l’aveva guardata intensamente e a lungo.
Apriva la bocca, gonfia e arrossata dopo i suoi baci e la richiudeva subito dopo.
Sembrava che fosse a corto di parole.
Lei lo guardava in silenzio, in attesa, appoggiata sulla sua pancia piatta.

«A cosa pensi?» – la voce di Ville le suonò strana.
La domanda sembrava non convincesse neanche lui perché si morse le labbra, dubbioso.
Lou scosse le spalle.
«
A nulla.»
«
Lou…»
«
Dico sul serio.»

Com’era diventata brava a mentire…
Lui sollevò le sopracciglia.


«Mi metti a disagio quando fai così… e non è da me sentirmi a disagio. Non con te.» - parlò a bassa voce, guardandola fisso negli occhi.
«
Non è mia intenzione farlo… ti sto solo guardando. Sei bello.»
Ville storse la bocca sensuale in una smorfia.
«
Adesso sei tu che sei condiscendente… e non guardarmi così…» – gemette lui.
«
Come ti sto guardando?»
«
Così… come se… mi volessi di nuovo.»
«
È così.» – sussurrò Lou.

“E ti vorrò sempre.”

«Ma dubito che lui, – disse indicando in basso – sarebbe d’accordo ora.»
«‘Lui’ non ha l’autorità di prendere decisioni.» – ribatté Ville con tono serio.

Nonostante tutto Lou sbottò a ridere.
«
Hai una certa età, Valo… non esagerare.»
«Non sfidarmi, bionda.»
«Non chiamarmi bionda.»
«Come vuoi che ti chiami?» – sussurrò con la sua voce sexy, ben modulata, profonda.

“Come ti pare, basta che continui a parlare.”.
Lou alzò di nuovo le spalle con noncuranza.

Era bella quella schermaglia di battute.
Con loro due che si fissavano negli occhi, senza muovere un muscolo.

Bisbigliando.

Un lampo squarciò il cielo, illuminando la stanza.
Ville alzò gli angoli della bocca, lentamente.
«Ogni volta che ci sarà un temporale penserò a questa notte… a come hai fatto l’amore con me. A come mi stai guardando ora.»

Il cuore di Lou mancò qualche battito, ma era risoluta a mantenere un’espressione neutra e non fargli capire che tutte le sicurezze erano quasi svanite.
«Solo a questa?»
«Ho un ricordo preciso e vivido di ogni singola volta che ho fatto l’amore con te.»

Non si muoveva, non la toccava con le mani: eppure lei si sentiva avvolta da lui.
Le braccia rimanevano incrociate sotto la testa, apparentemente rilassate.
Erano i suoi occhi che la incendiavano. Riscaldandola.
Che la riempivano.

E quando la guardava così lei credeva veramente che nessun’altra contasse per lui.
Che lui fosse realmente innamorato di lei.
Di lei, Lou.
Che non era bella, non era alta, non aveva gli occhi azzurri o lunghi capelli di seta neri.
Quando lui la guardava così, in quel modo, lei pensava che niente e nessuno si sarebbe intromesso in quella bolla magica dove esistevano soltanto loro due.

Lou guardandolo si rese conto nuovamente di quanto in così poco tempo lui fosse diventato il centro, il perno sul quale ruotava il suo cuore.
La cosa come al solito la spaventava.
Sembrava che lui ci fosse da sempre e invece erano insieme solo da pochi mesi.
Quanto tempo sarebbe durata la passione di Ville per lei?
Guardandolo ora sembrava che non ne avesse mai abbastanza di lei, che la passione si arricchisse di giorno in giorno di mille altre sfumature, che la desiderasse inspiegabilmente sempre di più…

Quanto tempo ci sarebbe voluto prima che si stancasse di lei, per tornare alle donne cui era abituato?
«Quella ruga al centro della tua fronte non mi piace.» – mormorò di nuovo lui.
«Stavo pensando al da farsi.»
«Riguardo a cosa?» 

Ville sollevò un sopracciglio.
Il perfetto damerino con la puzza sotto il naso.

«Mi chiedevo… - mormorò Lou stiracchiandosi pigra su di lui - se ora sei abbastanza riposato per riprendere il discorso. Vorrei che la tua lista dei ricordi delle volte in cui hai fatto l’amore con me si arricchisse.»
Lui ghignò e un lampo verde giada la tramortì.
«Non hai idea di quanta memoria io riesca a immagazzinare.»

Nascose sotto quella smania di avere tutto per sé l’uomo che amava, di possederlo anima e corpo, il tarlo del sospetto.
Non voleva fare come con Andrea e rischiare di perdere Ville.
Per lei sarebbe stato come togliere l’aria dai suoi polmoni.
Avrebbe agito diversamente.
Con pacatezza, impedendo alla gelosia di avere la meglio su di lei.
Cercò di ricordarselo prima che le braccia magre di Ville la tirassero su, facendola scivolare lentamente sopra di lui e verso la sua bocca.
I capelli fluivano come seta sul corpo di Ville.

«Ti guardavo… - bisbigliava lui infilando le mani tra i suoi capelli, facendovi scorrere le dita lunghe ed eleganti – E vedevo solo il bagliore dei tuoi capelli. Era come se ogni volta che tu apparivi da quella finestra il sole spuntasse improvvisamente… anche se era un giorno di pioggia o c’era la nebbia o neve e ghiaccio ovunque. Non sapevo il tuo nome e non conoscevo neanche il tuo viso… eppure ogni volta che guardavo fuori, speravo di vederti.»

Lou afferrò una delle sue mani e portandola al viso si strofinò lentamente su di essa ad occhi chiusi.
«Tu mi riscaldavi ancor prima di entrare nella mia vita.»



******



«Lilly, torniamo a casa ora.» – Lou chiuse gli occhi facendo un profondo respiro.
Il risultato fu alquanto scadente: sembrava più un singulto.
Si alzò pulendosi le mani sui jeans chiari e sdruciti che le stavano decisamente troppo larghi.
«
Va beneeeee! – Lilly la imitò nelle mosse, pulendosi le manine sporche di erba sul vestitino estivo, poi appoggiò la sua guancia a quella di Mara nella foto – Ciao Mamy, io adesso torno a casa con Luly. Ma tu aspettami che io torno presto presto e ti porto altre conchiglie.»
Lilly le porse la manina, guardando in su e strizzando gli occhioni verde scuro.
«
Però ora il gelato me lo compri?»
Lou scoppiò a ridere suo malgrado.
«
Sei una peste. Adesso invece facciamo una cosa: compriamo il gelato e poi lo mangiamo insieme al papà, che ne dici?»
«Però i gusti li scelgo io.»
«Cioccolato e fragola?» 
Lou storse la bocca.

«
Sì, io sono chic!»- asserì convinta, come se essere chic fosse il passpartout per ogni situazione, saltellandole di fianco mentre si avviavano lungo il sentiero che dal piccolo cimitero dov’era sepolta Mara immetteva sulla strada che costeggiava il mare.

Avrebbe scotennato Simone per tutte le cavolate che le raccontava.

Respirò a pieni polmoni l’aria densa di profumo salmastro portato dalla brezza leggera che veniva dal mare, gli alberi imponenti che formavano quasi una cupola chiusa sopra la testa e cespugli di more selvatiche ovunque.

Lou amava quel posto per la sua bellezza selvaggia e semplice. Dopo la morte di Mara ci veniva spesso da sola, in qualunque ora del giorno e a volte anche di sera tardi, quando non riusciva a dormire. Sorrise al pensiero di lei che vagabondava tra le lapidi anche di notte.
I cimiteri le avevano sempre messo paura e ansia, un timore reverenziale e non ci andava mai, se poteva evitarlo.
Questo prima che Mara morisse.

Dopo, era l’unico posto in cui trovava il coraggio di lasciarsi andare al dolore senza che qualcuno provasse a consolarla o le dicesse di calmarsi; era l’unico posto in cui c’era il vero silenzio e la vera pace. L’unico in cui sapeva che qualcosa di Mara ancora aleggiava intorno a lei.

Aveva chiamato quel posto “Il sentiero delle fate”.

Quando stava per arrivare l’estate quel posto di sera era illuminato soltanto dalle minuscole luci intermittenti delle lucciole. La prima volta che si era ritrovata circondata da quelle creature così brutte e anonime se le si vedeva da vicino ma che nell’immaginario della Lou bambina era piccole fate, angeli custodi dei bambini di tutto il mondo, era stata anche la prima volta che aveva pianto per Mara.

E per Ville. E per la sua vita che aveva preso una direzione completamente sbagliata.

Improvvisamente davanti a quello spettacolo magico e silenzioso, interrotto solo dal sonnolento frinire delle cicale e il respiro del mare, era crollata.
Piangendo per ore, senza respiro.

«Luly?»

«Dimmi.»

«Ora torni a vivere a casa nostra? Non te ne vai un’altra volta, vero? Avevi detto che tornavi presto e invece è passato tanto tantissimo tempo.»

Lou si fermò inginocchiandosi all’altezza della bimba.

«Te l’ho spiegato il perché non sono tornata presto, vero? O te ne sei dimenticata?»

Lilly scosse la testa facendo oscillare i boccoli scuri.

«Me lo ricordo, però mi annoio quando sto da sola.»

«Ma non sei da sola, c’è il papà con te. E Mister Jingle e Calzetta…» - le disse Lou sorridendo.

«Sì ma anche papy è triste quando tu non ci sei e Mister Jingle non parla e neanche Calzetta! Io voglio parlare con te! Sei la mia amica preferita.»

«Tesoro… - Lou la prese tra le braccia affondando il viso nei capelli soffici e profumati di fragola, dandole piccoli baci sul collo come quando era piccolissima – Non era Valentina la tua amica preferita?»- le chiese ridacchiando.

«No. Abbiamo litigato. – borbottò scura in viso - Ha detto che io non posso andare alla festa del suo compleanno perché non ho la mamma che mi accompagna. Lei però non ha il papà, ma al mio compleanno ci è venuta!»

Quanto potevano essere crudeli i bambini nella loro innocenza?

«Non dovresti litigare con la tua migliore amica, sai? È una cosa brutta…» - il pensiero corse subito a Nur, provocandole il solito magone in gola.

Lilly abbassò lo sguardo a terra muovendo avanti e indietro il piede, a metà fra l’ arrabbiato e il pianto.

«Lo so, ma io non ho la mamma.»

Lou rimase senza fiato, non sapendo che dire.

«Tu ce l’hai la mamma… solo che non la puoi vedere come fanno tutti gli altri bambini.» – disse accarezzandole il nasino.

«Lo so questo ma alla festa non posso andarci lo stesso!» – spiegò caparbia incrociando le braccia sul petto come suo solito.

«Senti e se alla festa ci porti tua zia Lou? Pensi che vada bene lo stesso? Lo vuoi chiedere a Valentina, eh? Ti va?»

Lilly la guardò socchiudendo gli occhi dubbiosa.

«Va bene. Ci andiamo ora?»

«Certo! Andiamo!»

«Andiamo! Muovi le chiappe!» – urlò Lilly ridendo.

«Lilly! Dove l’hai sentita questa?»

«Non te lo dico!» – scoppiò a ridere Lilly tirandola per le dita e facendole un male cane.

Avrebbe preso a calci Simone nelle sue chiappe marmoree quanto prima.



******



«Lou! Che bello rivederti! Quando sei arrivata? Karl non mi ha detto nulla!» – le sorrise stupita Katia aprendole la porta con le mani sporche di farina.
La mamma di Valentina, della stessa età di Lilly, e Martina che di anni ne aveva quattordici, abitava a poche centinaia di metri da Karl e Lilly, in una casa gialla a due piani.
Lou abbracciò la donna di slancio, sinceramente contenta di ritrovarla.

«Valeeee, vieni qui subito: c’è Lilly! Martinaaaaa, abbassa quella musica!» – urlò in direzione del giardino sul retro, cercando di sovrastare la musica che proveniva da qualche angolo della casa.

«Hanno bisticciato, lo sai? – le chiese Katia sottovoce con aria dispiaciuta – Non so come le sia venuta quell’idea, mi dispiace. Ne ho parlato anche con Karl…» - arrossì improvvisamente Katia schiarendosi la voce.

«Lo so, Karl me lo diceva ieri sera… - spiegò Lou sedendosi sullo sgabello che le stava indicando Katia – Sono bambini dai… non si rendono conto. Che stai cucinando? C’è un profumino delizioso…»

«Torta di rose, salata e dolce, muffin, crostate… e una marea di altre cose che ho dimenticato perfino di aver impastato!» – disse ridendo Katia scostandosi con il braccio una ciocca di capelli biondi dal viso, indicando il caos che regnava in cucina.
Oltre al piano cucina ingombro di dolci, ovunque c’erano coroncine di carta, bacchette magiche ricoperte di glitter, gonnellini di tulle dai colori tenui.
Lou le sorrise.

Katia le era sempre piaciuta: era una mamma single da qualche anno e cercava di cavarsela da sola senza chiedere l’aiuto dell’ex marito, che come nelle più classiche e scontate delle storie si era invaghito di una giovane donna tradendo sua moglie e mollandola su due piedi per andare a vivere con l’altra.

Aveva sempre sospettato che avesse una cotta segreta per Karl, così gentile e sempre disponibile ad aiutare lei e le due bambine per qualsiasi cosa avessero bisogno.
Quando Simone quasi due anni prima, le aveva fatto notare che Karl iniziava a comportarsi diversamente nei suoi confronti, lei si era allontanata.
Non voleva assolutamente che la situazione precipitasse e si complicasse ancora di più e con la morte nel cuore, era andata via.
Lasciare Lilly era stata una delle cose più dure da affrontare, ma per quanto odiasse ammetterlo, Simone aveva ragione.

Non era sua madre e Karl non era suo marito.
Quella era la casa della sua migliore amica, era la sua famiglia e lei era diventata di fatto una sostituta di Mara, tranne che per la parte “dovere coniugale”.
Era l’unica famiglia che avrebbe mai avuto.
L’unica figlia che avrebbe mai potuto avere.

Aveva sperato che la sua assenza avrebbe accelerato le cose tra Katia e il suo amico, ma entrambi erano timidi e di poche parole… un po’ come lei del resto.

Valentina fece capolino dalla porta, tutta imbronciata.

Lou sorrise alla bimba bionda dagli occhi castani come la mamma.

«Saluta Lou, te la ricordi vero?»

«Sì – borbottò questa, sbirciando Lilly che si era nascosta dietro le gambe di Lou – Ciao!»

«Ciao Valentina, come sei cresciuta… e che bei capelli lunghi che hai…» - disse Lou sorridendo sotto i baffi nel vedere la bimba illuminarsi per il complimento.

Katia le strizzò l’occhio, ridacchiando.

«Perché tu e Lilly non andate a giocare in giardino? – chiese Katia mettendo nelle mani della figlioletta due muffin, spingendola senza tanti complimenti verso Lilly – e dì a tua sorella di abbassare la musica o le stacco la connessione internet!» – urlò in direzione del giardino, dove presumibilmente si trovava la figlia maggiore.

Lou osservò le due bimbe che lentamente si avvicinavano.

Valentina porse il muffin a Lilly che lo prese dopo qualche secondo.

«Vieni, ti faccio vedere il nido con gli uccellini piccini piccini!»– disse Valentina sorridendo alla sua amichetta ritrovata.

Se solo anche tra gli adulti le cose potessero risolversi con un muffin e un nido con delle uova appena schiuse.

Lilly si girò verso Lou facendole un occhiolino sbilenco, storcendo tutto il faccino nello sforzo.

«State attente.» – rimbeccò Katia, tornando ad impastare con foga.

«È stata l’intera giornata di ieri a piangere – disse Katia sorridendo – Se non foste venute voi, l’avrei accompagnata io fra qualche ora… MARTINAAAAA!»

Katia sfoderò un acuto degno di un soprano, facendola scoppiare a ridere.

«Giuro che prima o poi le butto via quei cd: non fa altro che ascoltare quella musica del diavolo tutto il santo giorno! Ma anche noi eravamo così insopportabili alla loro età?»

«Non ne ho idea, non mi sembra neanche di aver avuto l’età di Martina a dire la verità.» - sospirò Lou, interrotta dall’ingresso di una ragazza imbronciata in short di jeans microscopici, maglietta nera tagliuzzata ovunque, innumerevoli braccialetti colorati alle braccia e Converse rosse slacciate ai piedi.

Lou sbattè le palpebre non riconoscendo quasi la piccola Marty di qualche mese prima.

Aveva lasciato una ragazzina con i riccioli biondi e il viso pulito e ora si ritrovava davanti una nuova Martina, con i capelli lisci e ciocche colorate qui e là, gli occhi truccati pesantemente di nero e l’aria annoiata.

«Ciao Lou.» – borbottò questa, lanciando un’occhiataccia alla madre.

«Signorinella, è inutile che mi guardi storto: ti ho detto di abbassare il volume e non fiatare!»– aggiunse quando la figlia aprì la bocca per controbattere.
«Mamma non è la musica del diavolo, quanto sei antica!» – disse aprendo il frigorifero e prendendo una lattina di Coca-Cola.
«Sarò anche antica ma se ti dico di abbassare il volume, tu ABBASSI il volume.» – disse Katia sbattendo l’impasto sul tavolo con vigore.

Martina si girò verso di lei roteando gli occhi.
«
Lou, puoi dire a mia madre che dovrebbe aggiornarsi un po’ sulla musica e smetterla di vedere tutti satanisti?»
Lou aprì la bocca per rispondere, ma Katia la interruppe.
«Lou, dovresti vedere o meglio sentire che genere di musica ascolta questa figlia degenerata – sospirò Katia – non so davvero da chi ha preso!»

«Di certo non da te.» – sputò Martina sedendosi scomposta sul secondo sgabello di fianco a Lou.
Martina prese a sorseggiare rumorosamente la sua bibita, osservandola con curiosità.
«
Tu vivevi in Finlandia, vero?» – le chiese di punto in bianco Martina.
La domanda colse Lou impreparata.


«Ehm sì, vivevo lì qualche anno fa…»
«Com’è? Io voglio andarci appena avrò diciotto anni.»
«Perché lì vive l’uomo dei suoi sogni…» – sospirò teatrale Katia.
Martina fulminò la madre con gli occhi per poi tornare a guardare Lou.

«Hai mai incontrato qualche personaggio famoso?» - tornò a chiederle la ragazzina.

Chissà perché la piega che stava prendendo quel discorso le metteva un po’ di ansia.

«Non ci sono molti personaggi famosi lì…» - spiegò Lou, asciugandosi le mani sudate sui jeans.
«
Beh, ci sono molti musicisti famosi.»


Ahia.

«Non ne conosco molti.»
«Tu vivevi ad Helsinki, vero?» – insistette Marty, attorcigliando una ciocca bionda e fucsia sulle dita.

«Sì… - Lou guardò verso Katia, in cerca di una qualche forma di aiuto ma questa era impegnata a stendere la pasta frolla nella teglia – Vivevo ad Helsinki…»

«Conosci un quartiere chiamato Munkkiniemi?»
Sapeva già dove voleva andare a parare Martina.

"Perché tu, stupida ragazzina, tra tanti gruppi dovevi essere proprio una loro fan?"


«Sì, lo conosco.»
«Marty, lascia stare Lou.»
«Ci sei mai stata? Hai visto per caso una Torre?»


Lou desiderò che una crepa si aprisse sotto i suoi piedi e la inghiottisse.
O che inghiottisse Martina quantomeno, salvandola da quell’interrogatorio.

«Sei fan degli HIM?» – chiese Lou prima che riuscisse ad impedirselo.
Martina saltò sullo sgabello.
«Li conosci? Mamma, li conosce! Davvero li conosci?»– chiese la ragazzina abbandonando la sua aria annoiata, illuminandosi.

«Sì, ne ho sentito parlare.»

“Chiudi quella cazzo di bocca ed esci da questa casa. ORA!”

«Non trovi che Ville Valo sia l’uomo più bello, più sexy, più tutto del mondo?!» – disse Katia facendo il verso a sua figlia, imitandone il tono isterico, sbattendo le ciglia e il viso sognante.

Martina ignorò sua madre.

«Lo hai mai visto? Lo conosci, sai chi è? Ti prego dimmi di sì, dimmi che esiste davvero e che è così come lo si vede nei video e nelle foto!  È stupendo, è bravissimo, ha degli occhi meravigliosi e la sua voce…» – Martina continuava il suo monologo con occhi sognanti e lucidi, esattamente come Katia che continuava a prendere in giro sua figlia, scuotendo poi la testa.


Lou guardava il pavimento maledicendo quella crepa che non appariva.

“Sai Marty, io lo conosco l’uomo dei tuoi sogni… in realtà lo conosco molto bene.
So che esatta sfumatura di colore hanno i suoi occhi quando è appena sveglio e so che timbro ha la sua voce.
So riconoscere quando è arrabbiato o sta ridendo sotto i baffi, prendendoti in giro amabilmente, anche se rimane con la stessa espressione seria e impassibile.
All’uomo dei tuoi sogni piace restare sveglio a comporre musica di notte perché si concentra meglio al buio, e se dorme lo fa a pancia in giù ma soltanto quando è da solo… perché se accanto a lui c’è la donna che ama niente gli impedisce di tenerla stretta a sé tutta la notte.
Ama essere toccato dietro la nuca, ma solo quando lo decide lui.
E ogni volta che fa l’amore è come se fosse la prima volta o l’ultima…
Ha le mani calde e forti… e la sua pelle sa di buono… e di sapone…
E la sua risata… nessuno al mondo ride come lui.
Ed è prepotente… presuntuoso, vanitoso e a volte pieno di spocchia, sa essere crudele e dolce… ed è più bello e meraviglioso di quanto le interviste o un video o una foto possano far trapelare.
È quello e molto di più, è molto altro… e io… io lo amo ancora.”.

«Mi dispiace Martina, non l’ho mai visto.»





******








"Angolo dell'autrice:

Salve a tutti! Eccomi di nuovo... stavo vedendo solo ora che proprio l'8 marzo di due anni fa ho iniziato a postare eu EFP e mi sembra stranissimo.
Da un lato sembra passato pochissimo tempo, mentre dall'altro in questi due anni sono successe tante cose che sembrano molti di più!
Ma bando alle ciance. Ho poco da raccontare stavolta se non che la Musa fa le sue brevi apparizioni quando meno sarebbe opportuno, ma tant'è: la cogliamo al volo per quanto sia possibile! ^.^
Ergo attendo le vostre impressioni e commenti, sapete che ci tengo!
Ringrazio come sempre le mie due Beta:
Deilantha e eleassar . Grazie infinite, donne che sopportate ogni mia pignoleria! :D

Poi come sempre le mie affezionate lettrici che hanno commentato l'ultimo capitolo:

__Ary___, LaReginaAkasha, Soniettavioletstarlet, Cyanidesun, LilyValo, Enigmasenzarisposta, Lady Angel 2002, FloHermanniValo, cla_mika, Izmargad, renyoldcrazy, katvil, arwen85, apinacuriosaEchelon.

E un grazie anche alle nuove lettrici: Infernal_Offering, Soheila, Layla_Morrigan_Aspasia, The_Gamer_Girl 92, DrawingLady, ValonEnkeli.

PS: Grazie anche a Katvil per avermi prestato il suo nome e quello della piccola HIMster Marty! XD
E pure alla mia Crabs
_TheDarkLadyV_ per aver usato il suo senza chiederlo!! XD :V

Alla prossima!
Baci baci,


*H_T*







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