Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: adler_kudo    08/03/2014    5 recensioni
Lo scontro con l'organizzazione si avvicina inesorabile. Conan e i suoi amici dovranno fare molta attenzione perché ogni passo falso può rivelarsi fatale in un gioco di deduzione che si fa sempre più intricato.
Una misteriosa donna arriva a Beika, cosa cela dietro i suoi occhi spietati?
Un vecchio amico ritorna dall'aldilà per aiutare il detective a districare la matassa, ma i pericoli sono sempre in agguato e non sarà facile riuscire a distruggere l'organizzazione senza alleati. Shinichi dovrà ricorrere a tutta la sua logica razionale e alle sue capacità per farlo, ma i suoi amici non resteranno certo a guardare.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2

 

 

Conan stava facendo colazione tranquillamente da solo. Kogoro era ancora a letto come al solito e Ran, ancora esausta, stava riposando in camera sua, o almeno così credeva.

-Conan! La scuola! Siamo in ritardo!- La karateka era uscita trafelata da camera sua vestita ancora come il giorno precedente. Ci mise un lampo a indossare la divisa scolastica e fiondarsi giù dalle scale, mentre ancora il bambino sonnecchiava sulla sua tazza di tè.

-Conan! Farai tardi!-

-Vengo.- sbuffò e scese giù con lei.

Arrivati in strada vennero accolti dal profumo della primavera che stava avanzando sempre di più. I ciliegi erano ormai quasi in fiore e le giacche pesanti erano solo un ricordo dei mesi più freddi. La gente formicolava in ogni parte della cittadina intenta alle proprie occupazioni più o meno oneste e le auto sfrecciavano lungo le strade pulite da poco.

Sonoko li stava aspettando sulla soglia nel posto che una volta Shinichi era solito occupare.

-Ehi! Pensavo non arrivaste più!-

-Scusaci, Sonoko!-

Corsero letteralmente alla scuola e si separarono: le due ragazze al liceo e il bambino alle elementari dove trovò i suoi amici.

Appena usciti da scuola Ai notò una berlina nera parcheggiata poco distante e la squadrò con sospetto. Insomma, non poteva certo temere ogni macchina nera che le si avvicinava, ma quella le dava una strana sensazione. Non era la porche nera di Gin, ma aveva un non so che familiare e preferì tenersene alla larga costringendo gli amici a fare un giro più lungo per evitarla. Si voltò per vedere gli uomini all'interno, ma i finestrini erano oscurati, l'unica cosa che riuscì a scorgere fu la sagoma di una donna dai capelli corti al volante la quale stava probabilmente conversando al telefono. Non ne parlò con Conan, ma era sicura che anche lui aveva notato la stessa cosa.

 

 

-Sei sicuro, Gin?- chiese Chianti alla ricetrasmittente.

-Quante volte ti ho detto che gli ordini non vanno discussi?- domandò l'uomo retoricamente -Ora entra in azione. Hai un'ora di tempo. Se andrà tutto bene potrai farli fuori. Buona fortuna, Chianti.- detto questo chiuse la conversazione e fissò il vuoto davanti a sé con un inquietante sorriso malato. Il suo piano sarebbe funzionato alla perfezione e Sherry sarebbe stata sua. Si accese una sigaretta, l'ennesima da quando aveva iniziato a intrecciare la sua rete di intrighi, era troppo nervoso e lo nascondeva male. Man mano che ogni tassello andava al suo posto e le maglie della rete cominciavano a diventare sempre più strette attorno alla sua preda diventava sempre più teso, con eccitazione crescente, per quello che sarebbe stato l'atto finale. Espirò una nuvola di fumo e disse -Ti farò pentire di essere nata, Sherry.- La sua voce tradiva una nota di piacere perverso che lasciava trasparire la gioia di quando avrebbe finalmente visto il sangue sgorgare dal corpo senza vita della donna che cercava.

 

 

Una volta fatto ritorno all'agenzia Conan si trovò di fronte non solo Ran e suo padre, ma anche una giovane donna dai capelli corti e rossicci. Indossava un paio di normalissimi jeans scuri e una maglia nera con la scritta bianca “Hard Rock Cafè- London”, sopra portava un leggero trench rosso scuro e ai piedi calzava un paio di scarpe dello stesso colore con alcuni centimetri di tacco. Vista così sembrava una ragazzina, ma dal suo volto si capiva che era più vecchia.

-Oh, ciao Conan!- lo salutò Ran -Questa è la nostra nuova vicina di casa. Si è trasferita proprio oggi.-

-Ciao piccolino, piacere, io sono Akiko.- La donna si abbassò alla sua altezza e gli tese la mano con un sorriso smielato palesemente falso, la voce era stridula e forzata per quella gentilezza. Conan la fissò negli occhi e notò che nel suo sguardo c'era qualcosa che non andava; qualcosa di sbagliato, di crudele che nemmeno le lenti a contatto colorate che portava riuscivano a mascherare. Quegli occhi penetranti verde scuro che lo scrutavano come un pezzo di carne per valutarne la qualità non gli piacevano per nulla.

Akiko si rialzò e si rivolse a Kogoro -La ringrazio per l'ospitalità, detective, ma ora devo proprio andare.-

Quando se ne fu andata, Conan iniziò a porre delle domande su di lei con curiosità infantile.

-Si chiama Akiko, giusto?-

-Sì.- rispose Ran mentre tagliava le verdure in cucina.

-E il cognome?-

-Fujimiko.-

-E come mai si è trasferita?-

-Per l'università.-

-E perché proprio qui?-

-Perché è stato l'unico appartamento che ha trovato, Conan.-

-Ma ce ne sono tanti altri in zona!-

-Le sarà piaciuto di più.-

Il detective parve pensieroso, ma ricominciò subito con l'interrogatorio.

-E cosa studia?-

-Fisica.-

-Oh, che bello! E come mai era qui?-

-Perché mentre stava portando dentro le sue valige è scivolata e papà è andata ad aiutarla. Ora lasciami preparare la cena, Conan.-

Conan annuì non completamente soddisfatto; non lo convinceva parecchio quella donna né il modo in cui era piombata nella loro vita, l'avrebbe tenuta d'occhio per un po' di tempo per assicurasi che non fosse dell'organizzazione o altro. Già un altro membro di quei loschi figuri aveva fatto irruzione della loro vita e gli era più vicino che mai, non voleva che si ripetesse la cosa.

 

 

Heiji Hattori passeggiava per il bel giardino di casa sua in attesa che la madre lo chiamasse per cena. Aveva risolto un caso piuttosto complesso ed aveva anche rimediato un ceffone da Kazuha per

averle involontariamente dato della stupida. Sbuffò leggermente infastidito e scrutò l'orizzonte con le mani dietro la nuca e gli occhi socchiusi appoggiato al muro della sua bella casa. Lo rilassava sempre sedersi sulla veranda a tardo pomeriggio; stava perfino per addormentarsi quando un gemito lo ridestò immediatamente. Un uomo che si teneva un fianco insanguinato era appena entrato dal suo cancello zoppicando e si era accasciato al suolo. Aveva vestiti neri sulle tonalità del nero e la pelle olivastra, indossava un cappello anch'esso nero da cui spuntava fuori qualche lunga ciocca ebano e portava a tracolla un borsone da viaggio non troppo grande in tinta con il resto.

Heiji si alzò di scatto e corse ad aiutarlo, ma lui scacciò via in malo modo la sua mano pronta a tamponargli la ferita con un fazzoletto e gli disse scorbutico -La ferita è solo marginale, nulla di importante, Heiji Hattori.-

Il ragazzo sgranò gli occhi. Come poteva conoscere il suo nome?

-Lei chi è?- chiese sospettoso. L'uomo fece un sorriso ironico e rispose reclinando il capo verso l'alto per guardarlo in faccia -Shuichi Akai, FBI.-

Il giovane detective dell'ovest si ritrasse immediatamente sconvolto -Lei è Shuichi Akai?! Ma non era morto?!-

L'agente rise mestamente -Era quello che tutti dovevano credere e lo avrebbero continuato a fare se...- si bloccò e si guardò attorno sospettoso.

-Venga, andiamo dentro.-

Cercando di evitare la madre, Heiji lo portò nello studio di suo padre che non era in casa e lo fece accomodare sulla poltrona da ufficio mentre gli medicava il piccolo taglio sul fianco probabilmente frutto di un coltello a lama corta.

-Allora?- lo incalzò.

-Allora cosa?-

-Cos'è successo?-

-È una lunga storia, ragazzino. Di sicuro il tuo amico ti avrà raccontato di come sono morto. Non sarà stato piacevole per gli altri, ma era necessario. Ho potuto lavorare in incognito e ho scoperto alcune cosse piuttosto interessanti. Mi sono recato ad Osaka appositamente per incontrare un informatore, ma mi sono imbattuto in un rapinatore che armato di coltello mi ha chiesto il portafoglio. C'è stata una lieve colluttazione e mi sono tagliato, nulla di grave.-

Heiji lo guardò di sottecchi, non era convinto appieno della cosa -Quindi è venuto da me?-

-So alcune cose sul tuo conto, Heiji Hattori. Sei l'uomo che fa per me. Non è ancora arrivato il momento del mio ritorno e forse non arriverà mai, ma occorre che qualcuno venga informato della mia inchiesta e quale persona migliore del detective dell'ovest, no?-

-Mi sta chiedendo di essere il suo agente?-

-Sì e no. Dovrai solo portare alcune informazioni a chi ti dirò io, senza rivelare la mia identità. Sono certo di potermi fidare di te, ragazzino, dopotutto hai mantenuto perfettamente celata la nuova identità di Shinichi Kudo.-

-E lei... come..?-

Akai rise -Non mi crederai così ingenuo, vero? Si è praticamente tradito da solo.-

-E quindi lei vuole che passi informazioni all'FBI?-

-No, voglio che le passi a Shinichi Kudo. È tuo amico e nessuno sospetterà di te, ma devi fare presto.- Shuichi gettò un fascicolo di carte sulla scrivania prendendolo dalla borsa -Questo è ciò che dovete sapere. Mi auguro che non ti farai beccare, ragazzino.-

-Non sono un pivellino. Saprò cosa fare.- rispose Heiji con fare sicuro raccogliendo le carte e nascondendole nella giacca.

Akai annuì, si alzò senza dire una parola ed uscì dalla finestra con un balzo felino, si avviò con le mani in tasca fuori dal cancello e scomparve tra le case. Il detective era rimasto solo con delle prove scottanti nella giacca e un compito arduo da portare a termine; contattare Shinichi per telefono, se erano vere le informazioni sul fascicolo, sarebbe stato un suicidio, l'unica opzione che rimaneva era recarsi là di persona e sperare che l'organizzazione non sospettasse di lui. Dopo aver letto le notizie, era certo di una cosa: se Shinichi le avesse usate bene avrebbe sgominato quella banda di criminali.

 

Il giorno successivo Heiji approfittò della distrazione dei genitori per lasciare un biglietto in camera sua nel quale spiegava che doveva recarsi a Tokyo per un caso urgente e per sgattaiolare via verso la stazione. Sapeva che non era il caso di allarmare i suoi genitori con chissà quali spiegazioni o scuse perciò si era limitato a stare sul vago nella lettera e dire loro che sarebbe tornato presto, in più aveva preferito non prendere un aereo nonostante sarebbe stato molto più rapido il viaggio per non destare sospetti sulla sua improvvisa partenza.

Era mattino presto, per le strade non c'era quasi anima viva e difficilmente avrebbe incontrato qualcuno che conosceva, ma proprio davanti alla biglietteria si scontrò con la sua graziosa amica Kazuha, sorpresa quanto lui di vederlo lì.

-Che ci fai qui?- strillò la ragazza sbigottita.

-Che ci fai tu qui, piuttosto? Tra poco iniziano le lezioni!- la rimproverò il detective sperando di cavarsela prima che il treno partisse.

-Ero venuta a prendere mia zia, impiccione! E tu? Dove te ne vai con quel borsone da viaggio?-

-Devo fare una commissione per un amico, niente di più. Ora lasciami andare che devo fare il biglietto.- la scansò con una leggera spallata e si diresse allo sportello tornando poco dopo con il biglietto per Tokyo del primo treno disponibile. Fu rapido a nasconderlo in tasca, ma non abbastanza affinché Kazuha non lo notasse e iniziasse a chiedere -A Tokyo? Perché vai a Tokyo? È per un'indagine? Posso venire anche io?-

-Rispettivamente: sì, non sono affari tuoi, no e no.- Si avviò verso il binario, ma la giovane lo trattene per la manica.

-Heiji! Ti prego, dimmi cosa stai facendo! Non fare tutto di testa tua!-

In quel momento la voce all'altoparlante iniziò a dire -In arrivo al binario 7 il treno per Tokyo...- e Heiji colse la palla al balzo per scrollarsela di dosso anche se a malincuore e corse al binario, ma non aveva fatto i conti con la tenacia della ragazza, infatti se la ritrovò lì accanto proprio mentre il treno arrivava.

-Heiji, per favore! Mi fai preoccupare!-

-E va bene!- sbottò lui -Vado a Tokyo per un amico, contenta?-

-Un amico? Chi?-

-Un amico! E ora finiscila di fare i capricci e vai a casa!-

Kazuha abbassò la testa umiliata e sospirò cercando di trattenere delle lacrime che volevano a tutti i costi uscire; Heiji si accorse della cosa e cercò di scusarsi in tono gentile -Ehi, ehm, non volevo... insomma è urgente, non sarà là per molto e io devo raggiungerlo subito. Sai com'è fatto Sh... cioè, ora devo partire ciao.- le fece un breve cenno di saluto e saltò sul treno che iniziò a sfrecciare verso la capitale poco dopo. La ragazza rimase ferma a guardare il mezzo acquistare velocità e sparire all'orizzonte con la testa ormai piena di congetture. “Di quale amico stava parlando? Chi è così importante da farlo saltare su un treno così di getto? E cosa voleva dire con Sh? Forse... Shinichi! Ecco da chi sta andando! Dal suo amico investigatore! Scommetto che Ran non sa nemmeno che lui è a Tokyo! Ma questa volta non la passano liscia!” Prese il telefono e, mentre tornava all'ingresso per attendere sua zia, chiamò l'amica.

-Pronto?-

-Ran! Ciao!-

-Kazuha! Come stai? È un po' presto per sentirsi, no? Sono solo le sette e un quarto, è successo qualcosa?-

-In effetti, sì. Quel cretino di Heiji è appena saltato su un treno per Tokyo e non si sa che fine abbia fatto.-

-Cosa? Sta venendo qua? Strano, non ha avvisato nessuno... e tu non sei andata con lui?-

-Se non lo incontravo per caso non l'avrei mai saputo!-

-Oh, Kazuha, cosa starà venendo a fare?-

-Te lo dico io, mia cara Ran! Lui e il tuo bell'amichetto stanno indagando su qualcosa e non ci vogliono tra i piedi!-

-Intendi... Shinichi è a Tokyo?!-

-Certo! Dove vuoi che sia! Ha giocare con il suo stupido amico ai giovani investigatori! Ma questa volta non gliela faccio passare liscia!-

Ran si era ammutolita come interdetta e quindi l'altra proseguì indisturbata -Aspettami lì! Cercherò di arrivare il prima possibile tra un giorno al massimo! E poi vedranno! Ciao, Ran.- e chiuse la chiamata senza attendere risposta. Questa volta era davvero furiosa e Heiji non se la sarebbe cavata con poco.

 

 

“Shinichi... a Tokyo?!” La karateka era ancora allibita da quella rivelazione. Shinichi era lì in città e non si era degnato nemmeno di passare a salutarla. Forse non si sentiva ancora pronto a rivederla dopo che l'ultima volta le si era dichiarato a Londra, ma si erano sentiti al telefono due giorni prima e dunque perché almeno non dirle che era nei paraggi? E Heiji che lo raggiungeva in treno? Avrebbe fatto prima a prendere un aereo, e poi perché tutto questo mistero?

 

 

 

Amuro bussò alla porta della giovane studentessa trasferita da poco nel quartiere e non si stupì affatto quando ad aprirlo fu una donna in un corto abito gotico con un fucile di precisione sulle spalle. L'interno dell'appartamento era scuro, le tapparelle abbassate facevano filtrare a malapena la luce mattutina di quella splendida giornata; era un monolocale arredato in modo scarno con un letto disfatto, un tavolo ingombro di carte e munizioni e un cucinino adatto in particolare per i cibi precotti. Su un piccolo scaffale c'era una televisione vecchio stile ancora con le antenne e sul lato destro la porta che conduceva ad un piccolo bagno azzurro in cui la luce era accesa. Sul pavimento vi erano bottiglie e carte e candele come se l'inquilino vi abitasse da dei mesi. La donna che aveva aperto non si scompose minimamente e lo invitò ad entrare facendolo accomodare in una delle uniche due sedie del locale.

-È grazioso qui.- iniziò Amuro gettando un'occhiata attorno.

-Cosa vuoi, Bourbon?-

-Non ti agitare Chianti. A quanto vedo hai cambiato campo d'azione...-

-Non per mia scelta. Mi è stato imposto, ma tu come fai a saperlo?-

Si scrutarono negli occhi come due animali che si studiano prima di attaccarsi, poi Amuro rise -È il mio lavoro! Scoprire le cose prima degli altri.-

-Bhè non deve essere stato troppo ben fatto fin ora se Gin ritiene di dover usare me.-

-Dici?- l'ironia dell'espressione si percepiva con mano -Sarà. Ma ti avverto. Non osare mettermi i bastoni tra le ruote, Chianti. Gli ordini che ti ha dato Gin non dovranno interferire minimamente con il mio progetto o salta tutto. E tu non vuoi che il capo di a te la colpa, no?-

La donna strinse i denti con rabbia, ma non rispose.

-E poi- continuò lui -Il tuo compito è a breve durata, tra un po' arriverà qualcuno di più competente in questo campo, giusto?-

Chianti punto in un lampo la canna del fucile alla testa del collega che però non si scompose.

-Metti via quel giocattolino, non ti servirà almeno per ora.- Bourbon si alzò e fece per uscire, ma poi indugiò un secondo sulla soglia e disse -Attendi mie istruzioni... e scalda l'arma.-

Una volta di nuovo fuori alla luce del sole Amuro si guardò attorno constatando che nessuno l'aveva visto uscire da lì e si avviò per la strada. “Gin è sempre stato incapace di vedere più in là del suo naso. Non riesce a capire che non è Sherry il problema. I nostri problemi sono ben altri di una scienziata traditrice fuggita. Shuichi Akai dovrebbe essere morto, ma la storia non mi convince per quanto anche Vermouth abbia dichiarato capitolo chiuso sulla questione. E poi c'è quel detective liceale che Gin crede di aver eliminato... bazzecole, è ancora vivo e vegeto e la sua cara amica Ran lo sa bene. È stata toccante la loro conversazione al telefono l'altro ieri... peccato che gli sforzi di Kudo per tenerla il più corta possibile siano stati vani, sono riuscito a rintracciarlo comunque. È qui a Tokyo e so anche come fare uscire il pesce dal suo nascondiglio in modo che cada nella rete. Devo ammettere che forse l'intervento di Gin è stato provvidenziale; grazie a lui non mi dovrò neppure sporcare le mani ed eliminerò l'ultima resistenza all'organizzazione e per finire darò a Gin quel che vuole: la sua Sherry.”


Angolo Autrice:
Scusate il ritardo... 
Sperto vi piaccia il secondo capitolo =)
Ora scappo a guardare "Elementary"
Buon Weekend!

A_K

  
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