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Autore: fedekost    28/06/2008    1 recensioni
Quando Jamie si svegliò quella mattina non aveva idea che la sua vita sarebbe radicalmente cambiata. L'arrivo del misterioso signor Robinson aveva scombussolato la routine quotidiana della sua famiglia, che non sarebbe mai piùritornata come prima. Seguite Jamie nelle sue avventure nel mondo di Hogwarts e (ri)scoprite con lui l'emozione di (ri)vedere tutto come se fosse la prima volta!=PAUSA ESTIVA=
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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=Nota dell'Autore=
Ragazzi, dopo un po' di tempo ecco qui il sesto, nuovo capitolo! Spero che vi piacerà, visto che siamo arrivati al punto che tutti aspettavamo! Comunque no, non farò incontrare a Jamie nessuno dei personaggi della saga di Harry Potter, ho solo rubato l'ambientazione! Buona lettura, e mi raccomando: recensite tutti! :-P
CAPITOLO VI
Il giorno della partenza si avvicinava sempre di più, sebbene il tempo per Jamie passasse in modo straordinariamente lento.
Se ne stava rintanato nella sua stanza a leggere i libri di scuola, a fare qualche piccolo esercizio con la bacchetta e ad osservare ogni singolo oggetto magico che gli passava sotto gli occhi.
Una volta aveva anche liberato il Boccino, che aveva cominciato a volare ronzante per tutta la stanza e, se Jamie non lo avesse fermato, sarebbe addirittura volato dalla finestra.
Mentre lo rincorreva ogni tanto gli spariva dalla vista e dopo circa due ore riuscì a riacciuffarlo e a richiuderlo nella scatola.
-Che oggetto inutile…non credo che l’aprirò più.-aveva detto il ragazzo quando, stremato dopo la caccia al Boccino. si era disteso sul letto a riposare tranquillamente.
Usciva dalla sua stanza solo per mangiare, e di questo la signora Summers si preoccupava.
-Tesoro, stai calma…è normale! È emozionato per la partenza!-le disse il marito quando la donna si confidò con lui.
-Io non ne sarei così sicura.-disse la signora Summers tremando leggermente. Poi, dopo una breve esitazione, disse al marito quello che da tempo avrebbe voluto dirgli, ma che non aveva mai avuto il coraggio di fare.
-Oliver, avremo fatto la scelta giusta?-
Passava interi pomeriggi a sognare che da un momento all’altro saltasse fuori una donna da un cespuglio e le dicesse, insieme ai suoi cameraman, che suo marito e suo figlio avevano partecipato ad uno scherzo.
-Sei a “Candid Camera”! Le telecamere sono lì, lì e lì!-
Una bella risata e sarebbe tornato tutto alla normalità.
Ma non era così.
-Tesoro, io credo che se Jamie abbia deciso di andare, noi non abbiamo altra scelta se non assecondarlo. Se dovesse essere una scelta sbagliata lo scoprirà da solo.-

Mancava ormai solo un giorno alla partenza, e Jamie non stava più nella pelle.
Di tanto in tanto il padre lo andava a trovare nella sua stanza per vedere come stava, dargli un’occhiata e magari chiacchierare un po’, ma per la maggior parte delle sue visite Jamie era silenzioso e si limitava a rispondere con monosillabi annoiati.
Quando la sera andò a dormire, il signor Summers si avvicinò al figlio mentre la moglie era in bagno a in cremarsi tutto il viso con quelle creme che gli costavano un occhio della testa, e gli disse:
-So come ti senti. Devo svelarti una cosa.-
Sebbene Jamie ascoltasse attentamente il padre, non aveva però voglia di parlare perché era stanco, stanco a causa dell’attesa che l’aveva stremato per tutti questi giorni.
Mugugnò, facendo capire al padre che stava ascoltando.
.Vedi, quando avevo la tua età, bé…anch’io ricevetti quella lettera…quella che ti ha cambiato la vita.-
A questo punto Jamie aprì gli occhi e si alzò a sedere, appoggiandosi contro il muro dietro il letto. Guardò il padre con un’espressione mista di curiosità, stupore ed incredulità.
-E perché non me lo hai mai detto?-
L’espressione del signor Summers si addolcì e divenne più cordiale mentre diceva:
-Mio padre non lo permetteva. Lui era troppo fiero di vedermi mandare avanti la sua carriera, e già aveva organizzato tutto il mio futuro come medico. Io stesso non volevo deluderlo, e lo assecondai.
Rifiutai l’offerta del signor Jefferson, ed è tutta la vita che lo rimpiango.
Ed è proprio per questo che non voglio che tu faccia il mio stesso errore e che io non commetta quello di mio padre.-
Jamie si stupì delle parole del genitore, che riteneva così semplice ed ordinario, e che invece, giorno dopo giorno, stava scoprendo sempre di più.
-Perché mi dici questo?-chiese Jamie dopo un po’.
-Volevo solo che tu lo sapessi.-rispose semplicemente il signor Summers, baciando il figlio sulla fronte mentre si sentiva in fondo al corridoio la chiave del bagno girare.
-Adesso dormi, domani sarà una giornata faticosa. Buonanotte.-
Prima di uscire spense la luce sul comodino del figlio e, giunto alla porta, diede un’ultima occhiata al bambino, anzi, al ragazzo che stava tranquillamente sdraiato nel suo letto, ignaro di ciò che il futuro gli avrebbe riservato.
Chiudendo la porta non poté fare a meno di pensare, in un moto di gelosia:
-Quello potevo essere io.-
La notte che separava Jamie dalla sua partenza fu una delle più insonni e fastidiose che il ragazzo passò.
Si svegliava ogni mezz’ora sperando che fosse giorno, e invece, guardando l’orologio proiettato dalla sua sveglia sul soffitto, notava con dispiacere che era troppo presto.
Ormai aveva perso il conto delle volte che, non riuscendo a prendere sonno, aveva aperto uno dei suoi libri di testo e cominciato a leggerlo, per poi distrarsi a fantasticare.
Un paio di volte era anche sceso in cucina a bersi un bicchiere di latte caldo o una camomilla, per prendere sonno.
Niente.
Nulla funzionava, era sempre lì, sdraiato sul letto a fissare l’ora sul soffitto, senza riuscire a chiudere occhio.
Quando finalmente si addormentò erano le cinque, e tre ore dopo la madre lo svegliò di soprassalto.
-Svegliati tesoro, o farai tardi!-disse agitata la dona accarezzando i capelli del figlio.
Ai piedi del letto c’era già il baule pieno di tutto ciò che Jamie avrebbe portato ad Hogwarts, uno zaino pieno di snack e riviste per il viaggio e il libro Storia di Hogwarts.
Dopo una colazione veloce ed una doccia fredda per svegliarsi meglio, Jamie era sul sedile posteriore della Mercedes e stava andando verso la stazione di King’s Cross.
La strada sembrava interminabile, ed ogni semaforo era incredibilmente rosso. Per una decina di minuti rimasero addirittura imbottigliati nel traffico, ma la magistrale conoscenza delle strade londinesi del signor Summers li portò alla stazione con vie secondarie e meno trafficate alle dieci e un quarto.
-A quanto detto dal signor Robinson-cominciò il signor Summers prendendo un carrello e posandoci sopra il baule di Jamie-ci dovrebbe essere una barriera magica tra i binari nove e dieci…seguitemi-
E dopo pochi minuti arrivarono davanti a un’ordinaria colonna fra i binari nove e dieci.
Mentre la madre e il padre discutevano su come arrivare al treno con acidità, Jamie vide un ragazzino biondo accompagnato dalla madre, una donna alta ed elegante, correre verso la colonna davanti a loro e…sparirci dentro.
-È quella.-disse indicando la colonna, che sembrava straordinariamente solida.
-Tesoro, ma co…-ribatté la signora Summers, ma dovette interrompersi quando una ragazza con i capelli viola ed i suoi genitori corsero contro la colonna e vi sparirono dentro.
-Vogliamo andare?-domandò il signor Summers a Jamie, che con un sorriso da orecchio a orecchio gli fece capire di si.
Quando giunsero alla colonna, Jamie ci appoggiò una mano sopra, che straordinariamente scomparve.
Lo stesso successe quando tentò il signor Summers, mentre per la signora Summers non ci furono risultati. La colonna rimase possente sotto la sua mano.
-MA perché io no e tu…si?-chiese incredula al marito con gli occhi lucidi.
Dopo un sorriso d’intesa col figlio, Oliver disse misteriosamente alla moglie porgendole le chiavi della Mercedes:
-Poi ti spiego…accompagno io Jamie, se vuoi vai in macchina.-
La donna annuì e si mise di fronte a Jamie.
-Lo so che forse ti sono sembrata contraria ma in realtà sono-fece una pausa, evidentemente voleva scegliere bene la parola-spaventata.-
Jamie la guardò con gli occhi lucidi e poi l’abbracciò molto affettuosamente, sussurrandole all’orecchio:
-Perdonata-
La madre sorrise, lo baciò e poi si voltò per andare in macchina.
-Ok, adesso vogliamo andare?-disse il signor Summers, ma prima che potesse ricevere risposta attravrsò la barriera furtivamente lasciando il figlio lì da solo.
Non passarono pochi istanti che eccolo però riapparire dall’altra parte, dove il padre lo aspettava.
Un grande treno rosso fiammante sferragliava davanti a lui, e uno stupefacente traffico di persone di tutti i tipi entrava ed usciva da quello che diceva il cartello essere l’”Espresso di Hogwarts”.
-Magico-disse Jamie spingendo il carrello e cercando dai finestrini uno scompartimento. Ne trovò uno vuoto verso la fine del treno, e aiutato dal padre vi caricò dentro il baule. Quando ebbero finito mancavano pochi minuti alle undici, ed era giunto il momento dei saluti.
-Comportati bene, e scrivici, voglio sapere tutti i dettagli!-disse con malinconia il signor Summers abbracciando il figlio.
-Certo!-Annuì il ragazzo ricambiando l’abbraccio.
Il fischio del controllore li divise e Jamie disse, facendo una linguaccia:
-Adesso devo andare, saluta mamma e fate i bravi!-
Quando giunse nel suo scompartimento il treno parti e lentamente uscì dalla stazione mentre Jamie osservava il padre salutarlo dal finestrino.
Se avesse avuto una vista più acuta probabilmente avrebbe visto una lacrima scorrere sul viso dell’uomo.
  
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