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Autore: darkronin    11/03/2014    1 recensioni
Seguito di Preludio.
Quali tracce ha lasciato Loki dietro di sé? Chi sono i suoi alleati? E fin dove sono arrivate le sue arti magiche e i suoi infiltrati?
Il nuovo ed eterogeneo gruppo di Vendicatori avrà qualche alleato o solo politici pronti a dar la caccia a tutti i superumani? Forse avrete la risposta...
- - - Crossover Avengers-X-men col Marvelverse più in generale (come dovrebbe essere in realtà)
- - Altri personaggi principali rispetto a quelli della fic precedente (in cui erano secondari o appena presentati): Antman, Wasp, i Fantastici4 – nella seconda parte anche Tempesta, Angelo, Namor, T'Challa, gli agenti dell'Atlas (tutti), Visione.
- Altri personaggi secondari aggiuntivi rispetto alla fic precedente: i Guardiani della Galassia, Bucky, Quick Silver, Quentin Quire, Agente Sittwell, Yo-yo, Hellfire, Phobos, Sebastian Druid, Sole Ardente, Agente O'Grady, Gatta Nera, Abigail Brand, Norman Osborne (era ora), Sentry, Dottor Strange, Victor Von Doom, Fratello Voodoo, Hellstorm, Scarlett, Magik, il nuovo Club Infernale (Kilgore, Kensington, Enduque eVon Katzenelnbogen)
+ Riferimenti a: Ultimate Universe, Civil War, Dark Reign, Secret Warriors
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nick Fury, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'ira degli eroi'
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41. Ragione e Sentimento



Kurt non si era allontanato un attimo dal capezzale di Rogue. Appollaiato come parrocchetto sul suo trespolo, frustava l'aria con la sua coda lanceolata e pregava sommessamente, gli occhi chiusi, il capo rivolto verso il basso. L'uraniano aveva fatto quanto era in suo potere e così anche lo stuolo di medici, erboristi, agopuntori, fisioterapisti e ogni qualunque altre categoria paramedica fosse stata disponibile nella città scavata nella roccia. La ragazza era fisicamente a posto: non c'erano danni permanenti né al suo corpo né al suo cervello. Allora perché ancora non si svegliava?
Quel dannato collare dell'MRD...
Perché aveva deciso di collaborare col cajun a quella follia? Perché non si era accorto di quello stupidissimo condensatore? Sembrava davvero essere assolutamente necessario e invece, quando Bob l'aveva analizzato, aveva scoperto che era stato la causa prima di tutta quella distruzione e della perdita di controllo della mutante.
Kurt rivide in un lampo la scena di sua sorella scatenata come mai gli era capitato di vederla. Aveva capito subito che non era come le altre volte, quando bastava farsi riconoscere, veicolarle i propri sentimenti e la propria memoria tramite contatto fisico: si calmava sempre all'istante perché non avrebbe mai torto un capello a lui o a Logan. Ma quella volta aveva visto, intrappolata nella sua copia malvagia, solo un'eco della sorella. Perfida al punto di baciarlo...e morderlo, addirittura. Era stato tutto così strano... non aveva neanche assorbito nulla tramite il contatto fisico che lei aveva cercato: non poteva essere diventata padrona dei suoi poteri in un colpo solo.
In un primo momento aveva pensato fosse merito del collare. Il secondo successivo aveva realizzato che, se aveva il collare e se questo era in funzione, non avrebbe dovuto poter usare nemmeno i poteri acquisiti e, quindi, non sarebbe dovuta impazzire.
Ora non poteva fare altro che pregare il Signore che la donna così forte che era Rogue si risvegliasse. Non importava che accusasse stanchezza o perdita di memoria. La voleva accanto a sé. Come avrebbe fatto senza il sostegno di quella roccia che lo aveva sempre difeso nonostante il suo aspetto spaventoso? Era lei che l'aveva sempre protetto. Anche in quella squallida cella, quindici anni prima. Era stato il caso, era stata la scelta egoistica di Mystica o era stata una decisione del Signore di influenzare in quel modo la mente della donna, risparmiando lui a discapito della ragazza? Poteva anche essere stato che Rogue si fosse offerta al suo posto: conoscendola ne sarebbe stata capace.
Da quando l'aveva incontrata, quando erano entrambi poco più che preadolescenti, lei era stata sempre presente nella sua vita. L'aveva incoraggiato, sostenuto da lontano, gli aveva mostrato la via, gli aveva fatto credere di poter essere accettato dai suoi simili nella scuola di Westchester. E così era stato. Con quella sicurezza non sua, aveva reso possibile l'accettazione degli altri. Certo, c'era gente ben più spaventosa di lui, come Glob Herman -l'uomo gelatina di cui si vedevano visceri e struttura scheletrica-, Evan Sabahnur-anche detto Apocalypse Boy per la sua carnagione cianotica e con un orrendo taglio della bocca che gli dava l'aspetto particolare di chi è stato torturato a lungo- o Doop, una copia mal riuscita del più famoso Slimer.
La forte, rude, scostante ma disponibile e dolce Rouge ora giaceva priva di coscienza sul letto sotto di sé. Kurt si dondolava avanti e indietro aggrappato alla sbarra ai piedi del letto, picchiettandosi il petto mentre salmodiava un rosario intervallato da infiniti mea culpa.
Era pronto a pagare qualunque prezzo il Signore avesse voluto proporgli: Rogue aveva appena assaggiato la normalità e doveva già...
No, un attimo. Non sapeva nemmeno cosa fosse successo. Il fatto che avesse il collare non voleva dire che lei e Gambit avessero concluso qualcosa...
“Signore, ti prego!” biascicò col volto in lacrime “Ha già sofferto abbastanza!” Erano momenti come quelli che facevano vacillare la sua fede. Lui se l'era meritato, era figlio di sua madre, e nelle prigioni dell'MRD aveva finalmente capito perché il Signore avesse voluto punirlo con un aspetto tanto mostruoso, attirandosi le ire e le paure della gente. Ma Rogue? Cosa aveva fatto per meritarsi tutto quello? Aveva ucciso Carol Danvers? Non era stata colpa sua, non aveva potuto sottrarsi. E quel terribile potere la affliggeva da molto tempo prima. Non riusciva davvero a capire il disegno divino. Ma cosa doveva pensare? Che Dio li punisse gratuitamente come un qualunque sadico essere umano? Doveva esserci un messaggio nascosto che gente come loro avrebbe colto solo tramite le tribolazioni.
A volte avrebbe preferito non essere tra i prescelti se tanta sofferenza era segno di predestinazione. E ancora, come poteva il Dio misericordioso che amava, avere tante preferenze e così marcate?
No...doveva calmarsi... quelle bestemmie erano solo il frutto della sua disperazione. Il Signore non li avrebbe mai abbandonati. Non avrebbe mai abbandonato nessuno. Doveva aver fede. Ma come era difficile, in certi momenti, non cedere allo sconforto. Eppure, in quel momento, era disposto a tutto, anche a barattare la sua stessa anima per la salvezza della donna.
Il male: ecco cos'era quel sentimento che si insinuava in quella sottile linea d'ombra che né la sua mente razionale e scientifica né la sua fede riuscivano a coprire.
“Rogue, ti prego... sei forte...puoi superarla...qualunque cosa sia...” biascicò. Se né la scienza né la religione potevano sostenerlo, l'unica, ancora una volta, era la diretta interessata. Doveva rivolgersi a lei perché tutto dipendeva dalla ragazza. Forse, Rogue era sotto shock. Per cosa, Kurt non poteva saperlo.
Passarono i minuti o forse le ore, da quando erano stati lasciati soli in quella stanza.
Finalmente, come indicavano i nuovi rumori prodotti dalle macchine di monitoraggio a cui era attaccata, schiuse gli occhi.
“Anna!” urlò il ragazzo fiondandolesi addosso “Oh Dio mio, ti ringrazio! Ti ringrazio!”
“Cosa...?” domandò la ragazza rispondendo poco convinta a quella manifestazione d'affetto. “Kurt, che ti succede...? Mi sento così strana...”
“Non ricordi nulla?” domandò lui allontanandosi appena e tergendosi gli occhi gonfi di lacrime “Oh, Cielo, Anna, ti credevo quasi morta ed è stato... terribile... non farmi più uno scherzo del genere!” frignò cercando ancora il suo calore.
“Kurt, s'il vous plaît ... non capisco... non ricordo...”
“Ma certo... sì...” si disse il mutante, accontentandola mentre scrutava gli occhi della sorellastra. Qualcosa non andava: l'iride era innaturalmente rossa e la cornea... nera. Come gli occhi di Gambt. “La tua memoria a breve termine dev'essere stata danneggiata... ricorderai con un po' di riposo...” disse accomodandosi al suo fianco senza lasciarle andare la mano guantata e aiutandola a stendersi di nuovo. “Qual è il tuo ultimo ricordo?” domandò dopo qualche minuto.
Rogue chiuse gli occhi, concentrandosi “Gambit... ricordo Gambit.. era notte... è tutto così confuso...”
“Sei stata con lui tutta la sera...” confermò Kurt. Digrignò i denti, non per la rabbia ma per la tensione che ormai faticava a sopportare. Cos'era successo, davvero?
“Dov'è ora?” domandò lei portandosi una mano alla fronte “Mi pare... avessimo un discorso in sospeso...”
Nei pochi secondi che passarono, mentre Kurt cercava le parole per comunicare a Rogue gli ultimi avvenimenti, la vide arrossire e voltare il capo di lato. “Ti sei ricordata qualcosa?” domandò ansioso
“Non... non ne sono sicura... Potrebbe essere un sogno...” biascicò lei
“Qualunque cosa tu ricordi, Anna, è importante, ti prego!” la incalzò lui.
“Io... credo... no, sicuramente è solo un sogno... ci siamo … beh, ecco...baciati... ma è una cosa impossibile...” si schernì “Kurt... dov'è Gambit? Devo chiarire questa... cosa... credo che ne avessimo parlato anche in macchina, andando alla festa...”
Kurt si rabbuiò. E per diversi motivi. Ma il pensiero principale, accantonando il suo dolore egoistico, era focalizzato sui mutamenti che la sorella aveva subito: quegli occhi così scuri, quell'inflessione francese che ogni tanto le scappava, quell'elettricità che sentiva guizzare nelle mani della sorella ma che non si scatenava perché non c'era nulla di inorganico su cui fare presa, stavano scavando nella sua mente la peggiore delle ipotesi che non voleva rendere reale tramite parole avventate. “Ricordi nulla di un bracciale?” domandò ancora lui, eludendo le richieste della sorella.
“Sì... il bel bracciale che avevo visto quando siamo andati a cercare un regalo per Kitty...”
Kurt si prese la testa tra le mani, disperato: Gambit probabilmente era morto per mano di Rogue. E tutto perché lui non aveva controllato bene quel dannato aggeggio. “E' tutta colpa mia...” sibilò irato “Avrei dovuto pensarci...”
“Kurt, ti prego... cosa sta succedendo? Mi stai spaventando...” disse alzando lo sguardo sulla stanza ricavata dalla roccia “E dove siamo? Dov'è Gambit, santo cielo!”
Il ragazzo si passò la mano tripartita sul volto, mordendosi le labbra. I canini appuntiti rilucevano sulla sua pelle scura “Dalle ricostruzioni...” cominciò piano, deglutendo.
“Ricostruzioni?” lo interruppe la donna arricciando il naso, perplessa.
Lui annuì “Solo tu puoi dirci come è andata. Ma da quello che mi hai detto credo di essermi fatto un quadro chiaro. Gambit ti ha dato il bracciale. Un bracciale ricavato da un collare dell'MRD. Un collare che io ho contribuito a smontare e adattare al bracciale.” pronunciò una frase alla volta, assicurandosi che lei seguisse il suo filo logico. “Poi...” deglutì, vistosamente a disagio “... dici che, forse c'è stato un bacio... e Gambit non si trova... capisci quello che voglio dire? Con Carol... quella volta, non eri ancora in possesso di tutti i poteri che hai oggi.” disse scuotendo la testa. Aveva trascinato e ricacciato sua sorella nel baratro più nero della sua esistenza e l'aveva trasformata, ancora una volta, in un'assassina. “Di sicuro c'è che, a un certo punto, sei impazzita, Anna. E al polso avevi il bracciale. Capisci?” domandò vedendo il suo sguardo vacuo “Ho commesso un terribile errore. Quel collare era progettato apposta per te, per quando ti fossi sentita sicura e emozionata a livello esponenziale. Per quanto Gambit l'abbia preso da uno scatolone in mezzo a mille altri quel congegno era studiato per te, per attivarti come una bomba a orologeria esattamente per quell'evento. Forse era una trappola preparata da tempo... Essex poteva sapere in anticipo dei preparativi del Triskelion e poteva immaginare le mosse di Remy... d'altronde lo conosce bene...”
“Dov'è Remy?” domandò tagliente, lo sguardo ancora fisso davanti a sé “Dov'è?”
“Mi dispiace Anna... io... non lo so. Non era nella sala al momento dell'attacco. Il disco di Bob ha effettuato una scansione dell'edificio prima di decollare per controllare che non ci fossero vittime o feriti. E la polizia, accorsa sul luogo, non ha trovato nulla, se non le macerie. Gambit sembra essersi volatilizzato...”
“Cosa?” alitò lei esterrefatta
“Non... non pensarci, Rogue, ti prego. Non incolpare te stessa...” balbettò Kurt con voce rotta. Era straziante anche solo immaginarsi nei panni della sorella. Immaginare di aver ucciso l'uomo che amava e con cui aveva appena stabilito un qualche legame. “Probabilmente era una trappola di Essex. Sapeva cosa vorticava nella testa di Remy e deve aver usato quel... quel bacio come detonatore... Non è colpa tua!”
Rogue, sotto shock, poggiò la testa contro il muro alle sue spalle.
Remy era scomparso. Lei l'aveva attaccato. Questo era quanto si poteva ragionevolmente presupporre dalle ricostruzioni.
“Bob... l'uraniano.. oh Dio, non sai di cosa sto parlando, ovviamente... comunque uno in gamba ha provato a recuperare i filmati delle telecamere di sorveglianza ma... era tutte registrazioni disturbate. E' evidente che quell'affare emetteva un qualche campo magnetico in grado di interferire con le normali tecnologie...”
“Remy... non c'era... non è stato trovato...”
“No, Rogue, nemmeno un capello, mi dispiace...” confermò posando la mano su quella della ragazza artigliata al lenzuolo
“Non c'era... Gambit e Nathaniel... il collare...”
“Rogue, non....” cominciò il fratello che lei si liberò dalla sua stretta
“Era tutta una bugia, dannazione!” urlò in preda alla rabbia “Lo sapevo che non mi dovevo fidare di quello sporco cajun!”
“Che stai dicendo...?”
“Mi ha usata, Kurt. Mi ha usata come fanno sempre tutti! Mi ha venduta a suo padre non appena ha saputo sarei stata nella squadra di scorta a Stark e, quindi, vicina a tutti i grandi scienziati e ai più potenti eroi non mutanti della Terra! Mi ha stordita con le sue moine. Sono stata una stupida!” urlò abbracciandosi le gambe in un gesto nervoso “Stupida stupida stupida! Lo sapevo! Avrei dovuto sondare la sua mente. Perché devo sempre giocare pulito quando lui non fa altro che barare? Che rabbia!” urlò facendo ondeggiare pericolosamente le attrezzature attorno a sé.
“Calmati, Rogue!” disse lui allarmato e in parte sollevato che lei ancora non avesse capito di essersi trasformata nell'assassina del uomo che, tecnicamente, amava “Calmati... ricordi cosa succede quando perdi il controllo, no? Ne sei appena uscita, calmati!” quasi urlò prendendole il volto tra le mani. Poggiò amorevolmente la fronte su quella della ragazza, stringendola in un abbraccio accogliente, lasciando che il suo amore arrivasse a calmarla “Calmati... ci sono io con te...”
“Mi ha usata, Kurt! Mi ha scatenata e mi ha lasciata da sola...” disse con voce improvvisamente rotta “Non mi ha mai amata... sono sempre stata solo una pedina nelle sue mani e in quelle di Essex”
“Non dire così... non ci sono prove... non...”
“Quale altra spiegazione puoi fornire, Kurt? Razionalmente! Quale se non che mi abbia attivata e se la sia data a gambe? Guarda caso nessuno ha visto nulla... Che stupida... che stupida! E per colpa della mia superficialità ho rischiato di ammazzare gente innocente!”
“Ma non è successo, Rogue! Rogue non sei un'assassina! E forse lui non c'entra nulla. Abbi fede ne...”
“Ah! Smettila Kurt, tu e la tua fede! Devo fidarmi di chi? Di un ladro disonesto e imbroglione? Uno che gioca col cuore delle donne per divertimento? Mi sorprende che tu abbia collaborato con lui e se non fossi mio fratello e non sapessi che hai passato quello che ho passato io penserei che tu abbia cospirato contro di noi!”
“Ma cosa dici!” si inalberò il mutante “Ed è davvero da malfidati ritenere Gambit capace di una tale bassezza. Non sarà uno stinco di santo ma è pur sempre un X-man!”
“E' un uomo che ha coperto lo sterminio dei Morlock e che era a conoscenza del progetto di Sinistro!”
“Cosa?” allibì il teleporta mentre Rogue si mordeva le labbra.
Si era lasciata scappare il segreto che, fino a quel momento aveva difeso con tutta se stessa ma che, in quel momento, sembrava far quadrare il cerchio.
“Gambit è figlio di Sinistro. Era presente anche lui nella struttura dove noi fummo tenuti prigionieri... I ricordi che fluirono in me, al primo contatto, furono che lui ne era stato tenuto all'oscuro. Ora capisco che, al nostro primo incontro, già conosceva i miei poteri e sapeva come sfruttarli a suo vantaggio. Non mi stupirei se scoprissi che è anche telepate, come il padre. Di certo può influenzare le menti e, oltre a farti fare quello che vuole, forse può anche farti pensare quello che vuole...”
“Non può essere...” alitò lui cercando negli occhi della sorella la smentita a quella confessione.
“Che stupida!” urlò “E' colpa mia... è tutta colpa mia! Se Essex sa come distruggere i mutanti è tutta colpa mia...”
“Non... Rogue, l'avrebbe scoperto lo stesso, con o senza di te...” cercò di consolarla lui
Ma lei gli riservò un'occhiata gelida “Dovresti sapere quant'è pesante il senso di colpa.” sibilò “Ora, lasciami sola, ti prego. Non voglio dubitare anche di te... sei l'unico che mi rimane..” disse ributtandosi a letto e infagottandosi nelle lenzuola.
Kurt l'osservò un attimo, smarrito. Chinò il capo, vinto dalla tristezza e si teleportò all'esterno, nel lungo corridoio di pietra. Si buttò a terra, la schiena poggiata contro la parete dura e fredda mentre calde lacrime gli solcavano il volto. Piangeva per la condizione della sorella e per il potenziale pericolo in cui si trovavano i suoi simili. Pianse per la morte del compagno di squadra, ritenendola più plausibile di un suo tradimento. Pianse per tutti i sentimenti che gli aggrovigliavano lo stomaco, bloccandogli la gola in un nodo di tragica disperazione: lei si fidava di lui... non poteva deluderla, tradirne la fiducia o ferirla in alcun modo. Serrò gli occhi. Doveva rinunciare a ogni idea avesse avuto ed essere forte per lei. Ma pianse anche la sua fede che andava sgretolandosi man mano sotto i colpi violenti della realtà e della disperazione. Perché? Perché punirlo ancora in modo così indiretto e subdolo, tramite le persone che amava? Dio lo stava mettendo ancora alla prova e lui non era degno. Ma perché mettere un traditore tra loro, se ciò si fosse rivelato vero?
Era così che si sentì anche Gesù quando venne tradito? Prima da Giuda e poi dal suo fedelissimo Pietro? Chi sarebbe stato il prossimo? L'alfiere che, involontariamente, avrebbe tradito? Che fosse proprio Rogue? Sì... a vedere gli ultimi sviluppi era proprio lei la causa del suo dolore. Avrebbe volentieri pianto disperatamente ma non era suo diritto. Il dolore della sorella, al di là del muro, era molto più profondo e cocente. Ed era l'unica, tra i due, che avesse il diritto di stare così male.

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Qualcuno mi chiedeva che fine avesse fatto Gambit... ecco... voi siete autorizzati a scegliere solo tra le opzioni proposte dai due fratellini... perché la verità sta da un'altra parte :) e, ovviamente, non ve lo dirò ora dove dovete guardare :)
Per completare il quadro ho postato anche quella che è poi diventata una song-fic, The winner takes it all (un nome che è tutto un programma! Ah... mi faccio prendere la mano... e questa seconda parte è stata piena zeppa di songfic...) dove si vede Rogue, rimasta sola, a macerarsi in questo stato d'animo pietoso tra desiderio di lasciarsi cullare dall'idea di una bella bugia e il masochismo nel voler affrontare una realtà atroce che magari non è nemmeno quella giusta...così, tanto per essere preparati al peggio salvo poi rimanerci male comunque (davvero, non lo augurerei al mio peggior nemico... a ben vedere, il mio preferito, Remy, rappresenta tutto ciò che odio in un uomo vero -_- vabbè...).
Si tratta di un approfondimento non strettamente necessario ai fini della narrazione.
Ma se pensate che il malessere di Rogue si esaurisca con una bella dormita, sbagliate. Dai, sarebbe inverosimile. Ci tornerò nella terza parte (è la parte -a mio parere- più bella abbia scritto finora)
Quante volte ci diciamo "non farò mai così, proprio no!" e puntualmente ci caschiamo con tutte le scarpe? Ora, non voglio far diventare la fic una cosa sdolcinata -non vedo perché  dovrebbe esserlo, tra l'altro..sta poveraccia soffre come un cane- quindi ho deciso di narrare queste elucubrazioni in separata sede per non allontanarmi troppo dalle vicende di tutta la squadra.
Che dirvi? Ci si risente la prossima settimana con il penultimo capitolo.
Baci a tutti
   
 
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