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Autore: Harriet    13/03/2014    0 recensioni
In un mondo simile al nostro, dove la storia ha preso tutto un altro corso, in un ipotetico inizio Novecento, c'è una città indipendente sulla costa egiziana, dove ogni giorno c'è qualche storia che vale la pena di raccontare.
Queste sono le storie della città, e di quattro dei suoi figli più bizzarri. Gente particolare, dal passato oscuro o doloroso, gente dai modi singolari e dai principi a volte discutibili. Ma una cosa è sicura: quando vogliono aiutare la città, hanno uno stile inconfondibile e molto efficace.
{Raccolta di 4 storie, delle quali la prima e l'ultima sono leggibili da sole. Ambientazione vagamente steampunk + magia.}
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Almiressa'
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II

Mappa crittografata di Almiressa


29 marzo


La città ha sette quartieri, cinquantanove piazze, quarantadue torri e un numero di templi compreso tra duecentotré e duecentosette – deve ancora ricontarli e decidere quali sono realmente templi e quali no. Sui libri c'è scritto che ci vivono più di tre milioni di persone. A percorrerla tutta a piedi ci vogliono due giorni. Questo non è scritto da nessuna parte: lo sa perché una volta ha camminato per una giornata intera e ha attraversato tre quartieri e mezzo.

La città non è difficile da conoscere. Quello che perdi a volte te lo restituisce.


Il Limite e le Mura, i due quartieri esterni, non gli piacciono granché: ci sono troppi rumori, per via delle fabbriche, e il cielo è sempre pieno di fumo. Gli edifici sono larghissimi e tutti uguali. Per il Quartiere della Fiera non ha simpatia. Ci abitano le persone sempre pulite, a cui non piace se le guardi dritte negli occhi. Non ha opinioni sul Quartiere del Grano e sulla Giustizia, se non che hanno dei nomi buffi e che gli edifici sono un po' troppo pigiati. Però gli piacciono i loro colori molto scuri. La gente dice che i colori scuri sono tristi, invece per lui sono i i più belli, perché si vedono bene.

I suoi quartieri preferiti sono Alessandria e il Porto. Sono sempre affollati, e questo è un problema, però sono sempre uguali a se stessi. Una volta che li impari, puoi girarci quanto vuoi: è tutto come deve essere. Se impari le strade, se impari la gente, non ti puoi perdere. Lui ha solo dieci anni, ma non ci si perderebbe mai, perché è tutto molto chiaro: se impari le strade sai dove devi andare, e se impari la gente, sai dove non devi andare.


Oggi passerà tutta la giornata con il suo amico Elie. Adi lo ha svegliato molto presto, lo ha fatto vestire velocemente e gli ha detto che si fida di lui e sa che sarà molto bravo.

Mi raccomando, Aurel: devi aiutare Elie a stare allegro, oggi. Fallo parlare. Fagli molte domande. D'accordo?

Questo è quello che gli ha detto Adi. Lui ha risposto di sì. Aurel fa sempre molte domande a Elie, perché dice quasi sempre la verità, e gli spiega tutte le cose con molta calma. Elie è l'unica persona con cui la sua famiglia lo lascia andare in giro anche se non c'è nessuno di loro.

Adi lo ha portato al Mercato dei Fiori. Ci vendono anche i fiori, ma vendono soprattutto roba da mangiare. Lo fanno in una piazza circondata da case di pietra. Ci sono tavolini, tende e carretti pieni di roba colorata e profumata, e Adi passa dal banco della verdura alla tenda del tè. Poi compra dei fiori, che non servono a nulla, ma rendono le persone felici.

Quando va in giro con Adi, le persone a volte li guardano in maniera un po' strana, perché vedono che parla solo lui. Loro non sanno che Adi non parla come tutti, ma ti fa sentire la sua voce dentro la testa. Gli ha spiegato che non può più parlare, ma che l'importante per lei è farsi capire. All'inizio la voce di Adi gli faceva un po' paura, ma ora gli piace molto, perché è soffice e calda.

Adi è la sua persona preferita. Se il mondo dovesse finire domani, lui vorrebbe salvare tutta la sua famiglia, ma soprattutto Adi.

Elie li sta aspettando vicino alla casa con la porta azzurra, la preferita di Aurel. Ha gli occhiali un po' storti, e più capelli grigi dell'ultima volta in cui si sono visti, tre settimane fa. Adi guarda Elie e Aurel sa che gli sta dicendo qualcosa dentro la sua testa. Gli dispiace non poter sentire.

- Grazie.- Risponde Elie. Stringe le labbra, come se stesse per mettersi a piangere. Adi gli posa una mano sul braccio e forse gli dice qualcos'altro. Poi guarda Aurel e sorride.

Piccolo, ti affido a Elie. Mi raccomando. Devi farlo stare allegro.

- Va bene.

Adi se ne va e lui dà la mano a Elie. Ha già in mente una domanda da fargli

- Posso chiamare Adi, Dara e Mirick la mia famiglia, anche se non mi hanno concepito e fatto nascere?

- Aurel, che ne sai tu di concepimento e nascita?

- Io so tutto. Dara me l'ha spiegato. Mi ha detto come nascono i bambini. Mi ha anche detto che alle persone di solito non piace sentirne parlare. A te piace sentirne parlare?

- No. Sì. Lasciamo perdere.

- No, sì o lasciamo perdere?

- Lasciamo perdere. Vedi, Aurel: tu vivi insieme a Dara, Adi e Mirick. Loro si prendono cura di te e ti vogliono bene. Quindi puoi chiamarli famiglia, anche se non sei nato da loro.

- Qualche volta le persone pensano che Adi e Dara siano i miei genitori. Ma non è vero. E non sono neanche innamorati. Sono amici.

- Dara ti ha spiegato anche cosa vuol dire essere innamorati?

- Certo. Come te e Arjun.

Elie diventa molto rosso in faccia e guarda da un'altra parte. Certe volte le persone sono molto complicate da capire, e le loro espressioni ancora di più.

- Tu che ne sai di me e Arjun?

- Ti ho visto che gli davi un bacio sulle labbra alla festa dell'Estate, al Porto.

- Non ti sfugge niente, eh?

- Non è possibile sapere se una cosa mi è sfuggita, perché se mi è sfuggita non l'ho vista, e quindi non lo so.

Questo di solito è il momento in cui Elie si mette a ridere e cambia discorso. Lo fa anche questa volta. Però comincia a parlare della città di Almiressa, e allora va bene, perché è uno degli argomenti preferiti di Aurel.

Le cose più interessanti di cui parla Elie sono le città, le mappe e le lingue antiche. Aurel starebbe ore a sentirlo, e vorrebbe imparare tutte le cose che sa lui. Una volta Elie gli ha regalato un libro, Crittografia delle mappe, scritto dal signor David Lyndon (Elie dice che è un suo amico di Londra, e che si sono conosciuti in un gruppo di supporto per studenti di materie neglette, qualunque cosa sia.) In questo libro c'è scritto come si fa a tracciare la mappa di un posto in un modo che tu ci capisca benissimo, ma qualcun altro no. Può servire se devi fare una missione segreta per l'esercito o per la Marina Mediterranea, per esempio.

Aurel ha imparato alcuni sistemi spiegati nel libro. Una volta ha fatto la mappa della nave dove vive con la sua famiglia, e l'ha fatta vedere a Mirick. Gli ci sono voluti sei minuti e mezzo per capire cosa fosse. Allora ha fatto un sorriso enorme e gli ha detto che è molto bravo. Aurel lo sa da solo, che è molto bravo, ma è contento quando qualcuno glielo dice. Soprattutto Mirick. Perché Mirick sorride sempre e parla con gentilezza, ma è distratto. Parla poco con lui e Adi. Parla un po' di più con Dara, ma di solito dice solo provetta, reazione alchemica, saturazione del cristallo salino e altre cose del genere. (Aurel ha deciso che un giorno imparerà cosa sono. Ora è troppo occupato con la crittografia delle mappe.)


Elie si ferma in un'erboristeria. Erboristeria è una delle parole che Aurel sa dire nelle tre lingue che parla bene (l'amarico, il rumeno e il romaní) e in quella che parla così così (l'arabo.) Ogni volta che trova una parola difficile decide di impararla in tutte le lingue, così è sicuro di non dimenticarsela.

Questa erboristeria è una stanza molto stretta e alta. C'è una scala di legno dipinta di bianco e azzurro, al centro, che sale su, avvolgendosi su se stessa (si chiama scala a chiocciola, ma è un nome strano e non vuol dire niente) e raggiunge una terrazza di legno, dove ci sono altri scaffali pieni di scatole e vasi. Un anno fa c'era una scala vecchia e brutta, e un giorno la signora Abenet, la venditrice, è caduta perché un gradino si è rotto. Allora Dara ha costruito la scala nuova, che sembra leggera e delicata, ma non è vero: regge il peso della signora Abenet. Regge anche Aurel, che ha fatto una prova di resistenza correndoci su e giù per un'ora.

Il negozio è pieno di gente. Aurel si pianta in un angolo, aggredito dagli odori (troppi tutti insieme) e conta le persone. Poi arriva Elie: ha comprato delle medicine, ma non vuole dirgli a cosa servono. Lo prende per mano di nuovo e lo porta via da lì.


Per pranzo siedono a un tavolino fuori da una locanda che dà su una piazza molto pulita e bella. Elie è un po' strano, però. Ogni tanto si gira da un'altra parte, e quando pensa che Aurel non lo stia guardando smette di sorridere. Aurel tira fuori fogli e matite dallo zaino che porta sempre con sé. L'ha fatto Adi. La stoffa è quella di un suo vecchio lenzuolo colorato. È largo, resistente e perfetto. Dentro allo zaino c'è anche Crittografia delle mappe: Aurel ha deciso che farà una mappa segreta della città, cominciando dal quartiere di Alessandria, quello dove lui ed Elie stanno passeggiando. Comincia a disegnare e a fare domande a Elie. Finalmente lui smette di guardare il niente e comincia a rispondergli.

Alla fine del pranzo, Elie paga per tutti e due. Un giorno Aurel guadagnerà dei soldi e allora ripagherà tutto il cibo che Elie gli ha offerto fino ad allora.


La Via dei Lumi è un posto strano, pieno di negozi. Dara gli ha detto che è il posto dove si comprano libri e oggetti magici, e che bisogna essere bravi per capire se ti stanno vendendo qualcosa che funziona, oppure se ti stanno prendendo in giro.

- Se ti fidi delle persone sbagliate, ti metti nei guai.- Gli ha spiegato Dara. - Qualcuno potrebbe venderti un oggetto inutile. Oppure potrebbe volere da te un sacco di soldi, che tu non hai.

- Ti è capitato che qualcuno ti prendesse in giro, e così ti sei messo nei guai?- Ha domandato lui.

- Sì, ma non ad Almiressa.

- E cosa hai fatto?

- Ho avuto bisogno dell'aiuto di Mirick.

Ad Aurel questa cosa non è mai tornata. Di solito è Mirick che ha bisogno dell'aiuto di Dara.

Si fermano a comprare del tè alla menta da una ragazza che lo vende proprio fuori da uno dei negozi più colorati. Mentre beve, Aurel fissa gli occhi su una persona appena uscita da un negozio: sottobraccio ha un grosso libro del quale Aurel vede metà titolo: illecite. Non sa cosa vuol dire. Lo chiederà a Elie. Il tè è molto buono.


Attraversano due mercati, una piazza piena di musicisti (troppi tutti insieme) e un parco, dove Aurel chiede di fermarsi su una panchina di pietra, per portare avanti la sua mappa.

- Elie, cosa vuol dire illecite?

- Sono cose che non si possono fare. Dove hai sentito questa parola?

- L'ho letta. Tu hai mai fatto cose illecite?

- Sì.

- La mia famiglia ha mai fatto cose che non si possono fare?

- Vedi, Aurel, a volte si fanno delle cose illecite, ma con uno scopo buono.

- Sì o no?

- Sì.


Più tardi Elie lo porta in una libreria. È una stanza larga, con il soffitto basso, tutta piena di scaffali di legno stracolmi di libri. Se Aurel potesse, li riordinerebbe in una maniera più logica, ma la signorina Micol non glielo lascia fare. Micol è bassa, carina e ha il naso a punta, e dice che un giorno diventerà la bibliotecaria della Biblioteca di Almiressa.

Elie si mette a sfogliare un libro in una lingua sconosciuta ad Aurel. Sulla copertina c'è un orologio.

- Che libro è, questo?

- Spiega come funzionano gli orologi.

- Ma tu lo sai già. Hai un negozio dove ripari gli orologi.

- Volevo vedere se l'autore di questo libro dice delle cose giuste oppure no.

Aurel glielo prende dalle mani e prova a leggere, ma non capisce.

- In che lingua è?

- Francese.

- Perché tu sei francese. Sei nato a Marsiglia. Vero?- Aurel ripete le cose che Elie gli ha detto tempo fa, e l'uomo annuisce. - Ma sei andato via da Marsiglia perché il tuo innamorato Arjun non ci poteva rimanere. Anche se Arjun è indiano e non francese. Vero?

- Verissimo.

- Perché non ci poteva rimanere?

- Dai, scegli un libro. Te lo regalo io.

Elie sta di nuovo guardando da un'altra parte. Aurel si accontenta di quello che sa, e comincia a frugare tra i libri per sceglierne uno.

Certe volte le persone non vogliono proprio darti risposte.


È quasi buio quando tornano al porto. Il quartiere di Alessandria è al sicuro nei disegni di Aurel. Davanti all'attracco della nave dove Aurel vive con la sua famiglia ci sono Dara e Adi, insieme ad Arjun, l'innamorato di Elie. Da sotto una manica gli spunta una fasciatura intorno al braccio sinistro. Ha anche altre bende sulle braccia e intorno alle dita. Aurel guarda la faccia di Elie, e vede che sta sorridendo nello stesso modo in cui sorride Adi quando pensa che Dara o Mirick si siano fatti male mentre lavorano, e poi invece scopre di no.

- Ciao, Elie. Ciao, piccolo.- Li saluta Dara. - Tutto bene?

- Ho fatto tante domande a Elie, come mi ha detto Adi.- Risponde Aurel.

- Molto bene.

Arjun sembra stanchissimo, però quando Elie gli si avvicina, fa un sorriso molto grande.

- Ehi. Non ti mettere a piangere, ti prego. Sto bene. Sono stati bravi. Sono riusciti a rimettermi a posto.- Dice. Poi guarda Aurel e sorride. - Grazie di aver tenuto compagnia a Elie. Era preoccupato.

- Perché?

- Perché ieri notte mi sono fatto male, e avevo bisogno di qualcuno che mi curasse. Così la tua famiglia ha aiutato me, mentre tu aiutavi Elie a non stare in pensiero per me.

- Perché non sei andato all'ospedale?- Domanda Aurel, e Arjun si mette a ridere. Non è una risposta molto sensata.

- Grazie, Dara.- Dice Elie. - Senza di voi, non so come...

- Siete amici. Quello che possiamo fare, lo facciamo volentieri. Non siamo dottori, lo sapete, ma non dovrebbero esserci problemi.

- Mirick ha studiato la medicina sui libri ma non fa il medico di mestiere.- Precisa Aurel, ripetendo un'informazione che ha sentito dire spesso.

- Per quanto Aurel abbia ragione, siamo riusciti a curare Arjun.- Dice Dara. - E abbiamo fatto anche un'altra cosa. Così la prossima volta che si farà così male da dover andare in un ospedale di quelli seri, dove ti chiedono i documenti, non avrà problemi e non dovrà venire a farsi riparare da un biologo, un ingegnere e una sarta.

A quel punto Arjun si fruga in tasca e tira fuori un foglio di quelli dove ci sono scritti tutti i tuoi dati, come ti chiami, quando sei nato e così via. Elie lo legge e gli viene da piangere.

- Dove lo avete rimediato?- Chiede.

- Io non lo so.- Risponde Arjun. - Ho passato la giornata su un letto, mentre Mirick giocava con le ossa del mio braccio.

- Non importa come lo abbiamo rimediato. Abbiamo amici, in città.- Spiega Dara. - Non è una vera e propria identità completa, ma un documento come questo può passare diversi controlli.

- Finalmente dopo cinque anni di clandestinità, ho un cognome che posso sbandierare senza pericolo!- Dice Arjun.

- Arjun, perché non puoi tornare a Marsiglia? Elie non me lo vuole dire.

Arjun si mette a ridere di nuovo. Elie diventa molto rosso.

Aurel, ne abbiamo già parlato, gli dice la voce di Adi nella testa. Se qualcuno non ti vuole dire una cosa, significa che è un segreto.

Invece non è un segreto, perché Arjun decide di rispondergli.

- Ho disobbedito a una persona. Al mio capo. Non avrei dovuto farlo.

- E perché invece l'hai fatto?

- Perché era una persona cattiva. Ma ho sbagliato comunque.

- Questo è opinabile.- Dice Dara.

- Cosa vuol dire opinabile?

- Facciamo così.- Dice Dara. - Quando Arjun starà meglio, li inviteremo a cena a casa...

- Nave.

- Nave. Li inviteremo a cena sulla nave e ci faremo raccontare tutta la storia.

Elie e Arjun fanno tutti e due quella faccia strana che fanno le persone di fronte a certe domande di Aurel. Non capita spesso che guardino in quel modo Dara, però.

- Dara, sei proprio sicuro che sia il caso?- Chiede Elie.

- Troverete il modo di raccontare una versione dell'ammutinamento adatta ai bambini.

- Cos'è un ammutinamento? Lo sai dire in altre lingue? Perché adatta ai bambini?

- Forza, è ora che tutti tornino a casa.- Dara saluta Elie e Arjun, abbracciandoli tutti e due. Adi forse dice loro qualcosa, Aurel non lo sa.

Elie si china davanti ad Aurel e apre le braccia. Non abbraccia mai per primo, aspetta che sia Aurel a farlo. Aurel non ama molto abbracciare le persone, ma per alcuni fa un'eccezione.

Aurel prende la mano di Dara e quella di Adi, e li guida verso la nave. Gli piace notare come sono fatte le mani delle persone a cui vuole bene. Quelle di Adi sono piccole e un po' scolorite, piene di anelli e con le unghie dipinte. Le mani di Dara sono grandi e lunghe, con un sacco di piccole cicatrici di tagli che si è fatto lavorando, cioè costruendo cose. Ha anche dei cerchi disegnati sulle mani, ma non gli vuole spiegare cosa sono. Dara è così grande che gli basterebbe poco per fare male alle persone, ma non lo fa mai. Dara è sicuramente la seconda persona preferita di Aurel.

Anche Mirick sarebbe una delle sue persone preferite, se ogni tanto si fermasse a rispondere a qualche domanda, o se guardasse i disegni di Aurel un po' più spesso.

La loro nave si chiama Noor, che vuol dire luce in arabo. Il nome gliel'ha scelto Mirick, perché ha un sistema magico speciale per illuminarla tutta. Aurel adora quando l'accendono completamente. Mirick è mezzo slovacco e mezzo francese, ma ha dato alla nave un nome arabo perché è la lingua di Dara, che è siriano, e Dara è il suo migliore amico, e ha progettato il sistema delle luci.

Per salire sulla scala che li porta dentro la nave, si fa prendere in braccio da Dara.

- È l'ultima volta che lo faccio! Sei grande, Aurel!

Non ascoltarlo, dice Adi. Finché non sarai diventato più grande e grosso di lui, puoi chiedergli di prenderti in braccio.

Non c'è pericolo, allora. Aurel non pensa che potrà mai diventare più grande e grosso di Dara.


Dara dice sempre che nessuno conosce la città come Aurel. Non è vero: lui sa quello che vede, ma ad Almiressa ci sono sempre dei segreti, e quelli lui non li sa. Per esempio, cosa fa la sua famiglia quando lui non c'è. Perché Arjun era così felice di avere un documento. Perché se disobbedisci a una persona cattiva non puoi stare a Marsiglia, ma ad Almiressa sì. Perché ci sono dei casi in cui fai una cosa illecita, ma è comunque una cosa buona. Un giorno forse capirà.

Dara ha preparato qualcosa da mangiare. Si siedono tutti e tre intorno al tavolo, pieno di quaderni, scatole, bottiglie e altre cose fuori posto, tipo due o tre paia di occhiali strani di Mirick. Aurel preferirebbe che ci fosse più ordine, ma sia Dara che Adi sembrano stanchi: stanno mezzi distesi sulle sedie, non hanno voglia di rimettere a posto le cose. Mangiano senza dire nulla. Ogni tanto lo guardano e sorridono. Aurel si chiede se tutte le famiglie sono così, o se la sua è così confusionaria perché inventano e costruiscono le cose, e quindi sono disordinati.

Finalmente arriva anche Mirick: lo saluta, si siede con loro e mangia. Sembra che stia dormendo a occhi aperti. Però Aurel è felice che sia venuto. Dopo mangiato Aurel tira fuori la mappa crittografata che ha disegnato e la porge a Dara. Lui la guarda per più di un minuto, poi sorride.

- Stai disegnando la città?

- Sì.

- Sei una delle persone più sorprendenti che io abbia mai conosciuto, Aurel.

- Vuol dire che faccio delle cose che non ti aspetti? A me non piace, quando succedono cose che non mi aspetto.

Dara, seduto accanto a lui, gli dà un bacio veloce sulla guancia.

- A me sì.

Ad Aurel non piace molto essere baciato, ma Adi gli ha spiegato che Dara se ne dimentica, e che se fa così, significa che gli vuole bene e lo considera prezioso. Quindi lo lascia fare.

Sarebbe bello se le cose fossero tutte come sembrano, ma purtroppo non è così. Però Adi, Dara e Mirick sono esattamente quello che sembrano – almeno per quello che riguarda Aurel. Questo gli basta.


   
 
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