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Autore: Mirtilla27    13/03/2014    1 recensioni
Questa non è una di quelle storie che finiscono con il classico “Per sempre felici e contenti”. Questa non è una di quelle storie dove accade di tutto, ma alla fine il tutto si risolve. Questa non è la storia di una principessa, né di un principe bello e ricco. Questa è una di quelle storie che vorresti ascoltare quando tutto il mondo ti sembra orribile. Questa è una di quelle storie belle da leggere con una tazza di cioccolata calda, davanti ad un camino acceso. Quindi, caro lettore, se non ti va di leggere una storia triste, forse è meglio se chiudi subito questo libro. Ma se sei pronto per entrare con me nella vita del libro, io ti accompagnerò, narrandoti la storia più intensa che io abbia mai ascoltato. Non è la mia storia, è la storia di Melania. E, se vorrai sapere come inizia la nostra storia, sarò lieta di narrarla per te.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2 Quando Melania arrivò all’Aprica, notò che sua nonna aveva organizzato la casa in modo tale da non procurarle fastidi. Aveva tolto lo stereo e la televisione e aveva fatto dipingere lo studio del nonno di verde e l’aveva arredato con un grande letto a baldacchino e un divano rosso appoggiato alla finestra. La nonna non era mai stata brava ad abbinare i colori. La casa era una grandissima villa anteguerra, con le pareti gialle e le finestre bianche piene di fiori. Il cortile era enorme e sul retro si vedeva il bosco. La camera di Melania si affacciava sul bosco. Le sarebbe piaciuto un sacco poterlo visitare, ma il dottore aveva consentito alla ragazza solo mezz’ora al giorno all’aria aperta, dal momento che il suo sistema immunitario era troppo debole per andare a zonzo. Quella mezz’ora Melania la sfruttava fino in fondo. Aspettava con ansia ogni giorno le quattro del pomeriggio, metteva i suoi jeans preferiti e la maglia con le fragole che le piaceva tanto, poi indossava il cappellino di lana rosa, il giubbotto pesante e apriva la porta respirando a pieni polmoni. Correva in giro per il prato e quando si stancava, accorreva sua madre che, premurosa, la faceva stendere sull’erba. Melania guardava le formiche che, instancabili, portavano ogni sorta di prelibatezza nella tana, poi alzava gli occhi al cielo e giocava con le nuvole. Le nuvole l’avevano sempre accompagnata, ogni istante della sua vita. Erano una sorta di compagnia per lei. Se era triste o si sentiva male, le bastava alzare gli occhi al cielo e lo spettacolo che si apriva ai suoi occhi era meraviglioso. Quando era più piccola era convinta di avere dei poteri magici e riusciva a far piovere o nevicare. Le sue amiche non le credevano mai, anche se Melania era riuscita ad azzeccare sempre ogni previsione. Melania aveva un sacco di amiche che adorava profondamente. Andavano insieme a scuola, a danza e al catechismo. Facevano un sacco di feste insieme e chiacchieravano per ore al telefono. Ma nessuna delle sue amiche era rimasta accanto alla malata. Forse per paura, forse per ribrezzo, se ne erano andate tutte, una dopo l’altra. Come biasimarle, d’altronde anche il padre di Mel se n’era andato. Disse a Chiara che non se la sentiva di avere una figlia malata e in fin di vita, ma le promise che avrebbe pagato tutte le spese e le cure mediche necessarie. Melania non lo volle vedere mai più. Non le rimase più nessuno e così cercò di arrangiarsi da sola. Era felice così, da sola con la mamma, la nonna e i suoi pensieri. Ogni tanto Melania pensava al suo futuro, a che Università le sarebbe piaciuta fare, al lavoro, alla casa, all’avere un marito e magari un figlio. La sera, quando non riusciva a prendere sonno, si metteva la vestaglia rosa e si piazzava davanti alla finestra della sua stanza e guardava il bosco davanti a lei. Era così oscuro, ma al contempo così affascinante, che i sentimenti che provava per quell’insieme di alberi, le provocavano sempre turbamento e i suoi sogni venivano tormentati da strane figure incappucciate che la rapivano e la portavano nell’ombra. Questa era la vita di Melania, un continuo tormento. Finchè una sera, mentre era seduta a quella finestra, non si accorse di una strana luce proveniente dal bosco. La luce, all’inizio tanto piccola, si avvicinava sempre di più alla ragazza che, incuriosita, aprì la finestra. Il punto giallo diventò delle dimensioni di un dito e si mise a danzare vorticosamente intorno a Mel. Poi le sfiorò la punta del naso. Melania sentì le gambe estremamente pesanti e la testa iniziò a girare. Non si accorse nemmeno di stare cadendo, altrimenti si sarebbe appoggiata a qualcosa. Mentre era svenuta, sognò se stessa che vagava nel bosco, ma non vagava a caso, aveva una meta. Stava correndo, stava scappando. Qualcosa, dietro di lei si avvicinava sempre di più. Ma cos’era? Melania non ne aveva idea. Provò a fermarsi un paio di volte, ma le sue gambe non ne volevano sapere, correvano loro per lei. E poi arrivò al centro di una radura, la luce filtrava dagli alberi e davanti a lei c’era una porta fatta di luce. Ciò che la inseguiva era ormai vicino, così chiuse gli occhi, trattenne il respiro e si tuffò nella porta di luce.
  
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