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Autore: Autumvn    13/03/2014    1 recensioni
«Sav, meglio stargli lontano» mi avvertì comprensivamente Amber.
In quel primo momento, pensai su quanto fosse stata banale nel darmi quell'avvertimento, non sapevo nulla di lui, neanche il suo nome. Non sapevo niente di lui a quei tempi.
Solo ora riuscivo a capire come Amber avesse inquatrato tutto alla perfezione, mi aveva avvertita ma,
testarda com'ero non le diedi ascolto, ed ora la mia mente era annebbiata da un unico pensiero: quanto quell'amore avrebbe messo per consumarmi del tutto.
Fin da piccola erano soliti a dirmi "Savannah bambina mia, non farti fregare dall'amore"
Ma ora ero arrivata al punto di farmi consumare dall'amore stesso.
Era sempre stato un mio grande difetto: una volta innamorata, amavo fino a consumarmi le ossa.
Peccato che quell'amore non riusciva mai ad apprezzarlo nessuno.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Secondo Capitolo.

 

La sveglia cominciò a suonare ininterrottamente senza darmi sosta.

Sbuffai, per poi tirare fuori un braccio da sotto le mie amate calde e soffici coperte, poi diedi un sonoro colpo alla sveglia, finalmente smise di suonare, alleviando così, il fastidio alle orecchie provocato da essa.

Con un calcio riuscii a levarmi le coperte di dosso, misi ai piedi un paio di pantofole e mi diressi verso il bagno.

La sera precedente mi aveva turbata particolarmente. L'atteggiamento della madre di Amber nei confronti di quel povero ragazzo non mi era sembrato molto, come dire, giusto. Ma come sempre, non mi avevano lasciato modo di esprimere liberamente la mia opinione. Ma oramai, avevo gettato la spugna, da tempo mi ero adattata ai loro modi di fare e di pensare; avevo imparato a tacere anche quando loro erano dalla parte del torto. E tutto questo cominciava a stancarmi.

Uscii dal bagno, subito dopo la voce squillante di mia madre mi giunse all'orecchio.

«Savannah, non vorrai fare tardi alla tua prima lezione, vero?»

Perchè devi essere sempre così maledettamente irritante?

«Mamma, sto scendendo.»

Arrivai in cucina, misi in spalla lo zaino color rosa antico e uscii dalla porta sentendo di sfuggita un lamento di mia madre, sul fatto di non aver fatto colazione, ma la ignorai.

Durante il tragitto, dovetti chiedere numerose volte indicazioni, ma alla fine arrivai a destinazione, senza grossi problemi.

C'era gente che gironzolava ovunque, senza Amber al mio fianco, mi sentivo sola, spaesata ed insignificante.

Aprii lentamente la cartina della scuola, e con l'altra mano presi il foglio, con su scritto gli orari delle lezioni, il numero del mio armadietto e dove rivolgermi se mai incontrassi degli ostacoli o problemi. Presi un lungo respiro e mi avviai, cercando di sembrare il più sicura possibile, senza far intravedere alcun segno di timore.

All'interno, quell'edificio sembrava non finire mai, anche se, era molto più affollato, e gli studenti, non facevano che darmi spallate, lanciarmi occhiatine e risolini. In quel momento, avrei preferito correre via e nascondermi, sicuramente Amber mi avrebbe accolto nel letto con lei, ma a ripensarci bene, Jenna avrebbe avrebbe immediatamente avvertito mia madre, mettendomi così in serissimi guai.

Chiusi gli occhi per alcuni secondi, così da potermi calmare, sospirai nuovamente, strinsi ancora di più la cinghia dello zaino, e ripresi a camminare più determinata di prima.

Raggiunsi senza problemi l'armadietto, dove quasi subito infilai lo zaino, prendendo in mano solamente i libri che servivano per la prima lezione, ovvero,Storia, la materia che odiavo più di tutte, ovviamente, dopo educazione fisica, quella proprio non la mandavo giù.

Le classi erano, a mio parere, molto piccole, anche se a dire il vero il numero di studenti in ognuna di queste era molto elevato.

Corsi verso l'ultimo posto rimasto in prima fila, perfettamente nella traiettoria del professore il quale, aveva appena preso posto.

Cominciò a martellare la mano sulla cattedra per richiamare l'attenzione, smise soltanto quando tutti chiusero la bocca, e puntarono gli occhi su di lui.

Era basso, grasso, e abbastanza stempiato, non ispirava particolarmente simpatia, ma perlomeno non aveva una voce stridula, anzi, era bassa, ascoltarlo, mi rendeva difficile non posare la testa sul banco e chiudere gli occhi. Fu abbastanza antipatico, da non presentarmi agli altri, anzi ignorò la mia presenza, in classe non non mi guardò, neanche una volta, rimasi abbastanza offesa da quell'atteggiamento. Ma decisi di non dargli peso, in fin dei conti, era soltanto il primo giorno.

Al suono della campanella mi precipitai in corridoio e grazie alla mia straordinaria memoria e al mio fantastico senso di orientamento, trovai quasi immediatamente il mio armadietto. Soltanto ci fu un piccolissimo inconveniente. Non si apriva. Non sia aprii neanche quando cominciai a prenderlo a pugni, ma mi fermai immediatamente, non appena mi accorsi che diversi occhi erano puntati su di me, fu allora che decisi di rivolgermi alla segreteria.

Fortunatamente non trovai molti studenti in attesa d'aiuto, ansi, ne trovai soltanto una. A prima vista non sembrava una ragazza molto tranquilla, a dir la verità non smetteva di urlare contro quella povera signora.

«No! Non lo voglio quel fottutissimo armadietto!»

«Ma signorina, abbiamo a disposizione solo quello, la prego di capire»

Tossì ma, me ne pentii quasi immediatamente, la signora allo sportello decise di darmi la precedenza, e la ragazza davanti a me si spostò con poco garbo.

«Desidera?»

«Non funziona la serratura del mio armadietto.» dissi, così, fredda come il ghiaccio senza aggiungere altro.

«Perfetto, io mi prendo il suo e lei si prende il mio, vedrai che troverò il modo per aprilo.» la ragazza mi strappò dalle mani il foglietto con su scritto il numero e la combinazione, e senza neanche darmi tempo di ribattere se ne andò, guardai a bocca la signora, ma lei scosse la testa e mi girò le spalle, così, presi un lungo respiro e raggiunsi il mio armadietto, dove fortunatamente trovai quella ragazza.

Le picchettai la spalla, così da farla girare «Ah si, vero, tieni questa è la combinazione del mio armadietto, si trovai a fianco alla porta del bagno dei maschi, buona fortuna.»

«Ehm, no veramente, ecco, io, vorrei indietro il mio armadietto.» Dissi leggermente intimorita.

La ragazza smise di dare innumerevoli pugni all'armadietto, nell'intento di farlo aprire, e prese a paralizzarmi con lo sguardo.

«Mh, ma ora è mio»

«Ma veramente io..» sospirai, non sapevo come ribattere, così alzai bandiera bianca «Ci sono alcuni dei miei libri lì, ti dispiacerebbe ridarmeli?»

Sorrise compiaciuta «Oh, ma certo, appena riesco ad aprirlo te li farò avere.»

Mi posizionai sconsolata davanti a quello che sarebbe dovuto essere il mio armadietto, senza battere ciglio, inserii la combinazione ed esso si aprì senza problemi.

Quella ragazza non aveva posizionato nulla nel suo interno, così, lo riempii immediatamente con la mia enorme ed ingombrante borsa.

Di colpo due grandi braccia mi cinsero la vita, ed una voce bassa, roca e profonda cominciò a parlare al mio orecchio.

«Stasera, solito posto, cerca di esserci, ho bisogno del tuo supporto.»

Mi si accorciò il fiato, il cuore perse qualche battito, ma non riuscii a voltare lo sguardo, fin quando, quelle stesse mani non mi costrinsero a girarmi.

Abbassai gli occhi, non avendo il coraggio di guardare l'individuo posto esattamente davanti a me.

Con due dita, mi alzò, forse con troppa forza il mento.

«Ma tu non sei Erin.» Disse subito dopo aver scrutato alla perfezione il mio viso.

Non appena alzai lo sguardo ed i miei occhi si scontrarono con i suoi, una lampadina mi si accese nel cervello.

«Ehi, mai io ti conosco» sorrisi.

Si guardò attorno, forse per cercare..come l'aveva chiamata? Ah si, Erin.

Poi tornò ai miei occhi «Tutti mi conoscono.» mi ammiccò tendendo ad allontanarsi.

«No, davvero, ti ho visto ieri, al ristorante mentre raccoglievi quei cocci per terra.» dissi cercando di fare conversazione,o per lo meno di fare amicizia, ma il suo viso si rabbuiò.

«Si, vi ho visti sai?» rise «Fammi indovinare, ti sei appena trasferita da una grande città, sei una sedicenne viziata a cui tutto è permesso, hai una famiglia ricca da far schifo e che altro? Dai su, dimmi anche che quella puttana che mi ha licenziato ieri è tua madre e mettiamo la ciliegina sulla torta.» fece per andarsene, ma per qualche strano motivo parlò di nuovo «Ah, e per la cronaca, tu non mi conosci affatto.»

Rimasi a bocca aperta, e come una stupida, lo lasciai andare via, senza prima aver ribattuto qualcosa di estremamente intelligente.

Che poi come si permetteva, come io non conoscevo lui, lui non conosceva me. Non ero viziata, cazzo no.

Ma tutto quello che riuscii a dire in vano fu un flebile «In realtà quella non era mia madre..» Ma ovviamente la mia voce non arrivò al suo orecchio, ormai ben lontano.

Il resto delle lezioni passarono in fretta, avevo già riempito più di mezzo quaderno con vari appunti che, ovviamente mi sarebbero serviti più in la.

Ma non riuscivo a togliermi quelle parole dette con tale odio da parte di quello sconosciuto. Non mi conosceva non poteva giudicarmi.

Uscii distrattamente dall'aula 134, ovvero, quella dove si tenevano le lezioni di Filosofia, e con mia grande sorpresa, proprio lì vicino, vi era, quel ragazzo che aveva osato giudicarmi. Parlava ridendo con la stessa ragazza che si era appropriata del mio armadietto.

Senza pensarci, mossi le gambe nella loro direzione.

«Ehi, tu.» Dissi cercando di attirare la sua attenzione del ragazzo

«Ti prego, chiamami Harry.» Disse ancora prima di girarsi, ma la sua espressione, cambiò non appena realizzò chi fossi.

Avrei voluto dirgli tante di quelle cose, ma per qualche strano motivo, davanti a lui non riuscivo a fare un discorso di senso compiuto.

«Erin, lei è la figlia di quella put..di quella che mi ha tolto il lavoro ieri.» disse duro.

Ah ecco, era lei Erin.

«V..veramente, lei non è mia madre.» dissi abbastanza insicura.

«Allora perchè cenavate insieme?» Inarcò un sopracciglio.

«L..lei è la madre della mia migliore amica.»

«Bene, Harry, ci penso io, ci vediamo dopo.» Erin gli stampò un veloce bacio sulla guancia per poi prendermi a braccetto.

Mi portò fuori in cortile, dopo di che, si mise davanti a me, sospirò, per poi dar fiato alle sue parole «Scusalo, lui non è sempre così, solo, lascialo stare.»

«Ma io volevo solo spiegargli come stanno realmente le cose, non sono una ragazzina viziata, sul serio.» Dissi imbarazzata.

«Bene, farò in modo di farglielo sapere, ma sta lontana da lui. Non è un tipo molto socievole e tu non riusciresti a stargli dietro, o perlomeno non riusciresti a capirlo.»

Annuii, un po' incerta le tesi la mano «Comunque, io sono Savannah.»

«Mh, si, penso che potremmo diventare amiche.» Sorrise « mi chiamo Erin, Erin Payne.»

Sorrisi nuovamente, alla fine non sembrava poi così antipatica, forse non lo faceva neanche apposta.

Feci per voltarmi, ma un peso morto mi si gettò addosso.

«Amber!» Urlai abbracciandola.

«Sono venuta a prenderti.» annunciò l'ovvio, per poi staccarsi da me.

Erin intanto aveva già raggiunto Harry. Si stavano allontanando, ma i loro sguardi non smettevano di fissarmi. Stavano sicuramente parlando di me.

«Come sono andate le tue prime lezioni?» Disse Amber distraendomi dai mie pensieri.

«Oh, ehm, piuttosto bene.»

«Hai preso degli appunti vero? Poi magari me li passi.» disse infine prendendomi la mano, ed iniziammo ad incamminarci verso casa, quando sfortunatamente, Amber scorse con lo sguardo Harry.

«Ehi, ma quello non è..»

La bloccai immediatamente «Si, Amb, è lui.» Tagliai corto.

Sbuffò rumorosamente «Vado a scuola con un matto incosciente, perfetto.»

«E sarà meglio stargli alla larga, sopratutto tu Amb, sa che quella che lo ha licenziato è tua madre.» l'avvertii.

«Non ho paura di lui.» Dichiarò sicura di se.

Bene, perchè io si.

Non le risposi, ansi, non aprii bocca fino a quando non aprii la porta della mia camera da letto.

Avevo salutato Amber poco prima di entrare in casa, ed è scontato dire che rivolsi a mia madre soltanto alcune inutili parole.

Amavo la mia pelle a contatto con quel soffice materasso. Mi dava un senso di serenità.

Chiusi per quelli che mi sembrarono pochi secondi gli occhi, ma come previsto, mi addormentai. Ed a svegliarmi in tarda serata, ci fu Amber, che come al solito,non usò maniere molto dolci.

«Amb, stavo dormendo.» dissi con la voce ancora impastata di sonno.

«Tua madre ci ha dato il permesso per uscire a fare una passeggiata stasera.» disse sovreccitata.

«Ma cosa? No Amb, sono stanca.» mi giustificai strofinandomi gli occhi.

«No, non ci pensare neanche, alzati, renditi presentabile, e tieniti pronta per una serata all'aria aperta.»

Sbuffai, feci quello che mi era stato richiesto, salutai scocciata mia madre, per poi uscire di casa. L'impatto che ci fu tra la mia pelle e l'aria gelata fu abbastanza traumatico.

«Bene, Amber l'avventuriera, ora dove andiamo» dissi ironizzando un po' la situazione.

«Su internet, ho visto dei posti qui, in cui almeno una volta nella vita si deve andare.»

Portai la mani alla testa «Ok, e sarebbero?»

Sorrise, tirando fuori dalla borsa alcuni fogli, poi me li mostrò.

«Amber, scherzi? Sono quasi tutte discoteche.»

«Non hai letto tutto! Si, sono discoteche, ma in ognuna di queste succede qualcosa di particolare, per questo dobbiamo andarci. Sai che non andrei mai in comunissime discoteche.»

Scossi la testa «Non se ne parla.»

«Andiamo Sav!» Cominciò a pregarmi in tutte le lingue di sua conoscenza, che a dire il vero, erano davvero tante!

«Basta Amb, ho detto no, se vuoi vacci da sola.» Dissi cominciando ad innervosirmi.

Sbuffò per poi sedersi su una panchina «Quindi ora cosa facciamo?»

Ci pensai un po' su, poi presi a guardarmi in giro, quando delle luci ad un po' d'isolati di distanza attirarono la mia attenzione.

«Andiamo a vedere cosa fanno lì.» Dissi prendendola per un braccio.

Camminammo per circa un ora, o anche di più. Ma non perchè il posto dove dovevamo andare era lontano, ma bensì perchè, ci fermavamo ogni due secondi a ridere e scherzare.

Alla fine si erano fatte le due passate quando finalmente raggiungemmo la destinazione.

«Oh, perfetto, siamo finite in una fiera di paese. Ottima idea Savannah, non riesco ad immaginare niente di più eccitante, davvero.» Amber non la finiva di prendermi in giro. Era davvero insopportabile quando prendeva a fare così.

Girammo tutta la zona, sinceramente non c'era niente che attirasse la mia attenzione, sarebbe stato meglio rimanere a letto.

«Sav, andiamo a casa, comincio ad avere sonno.» mi si aggrappò al braccio Amber.

«Certo, andiamo.» ripercorremmo per circa tre volte la stessa strada, prima di trovare quella in cui iniziava la fiera.

Stavamo per uscire da quel caos quando scorsi di sfuggita una ragazza che al primo impatto mi sembrò Erin.

Scossi la testa pensando fosse il sonno, ma poi udii la sua voce, e fu lì che mi girai e vidi anche Harry, ma al suo fianco vidi per la prima volta un volto nuovo, ma non ci feci caso.

La mia attenzione passò direttamente ad Harry, il quale due ragazzi un po' più grandi di lui erano intenti a passargli due bottiglie piene di birra, che lui ovviamente scolò in due secondi, ma non finì lì, successivamente, bevve quattro bicchierini di tequila, seguiti da altri quattro di Vodka.

Amber continuava a spingermi, ma non potei fare a meno di correre in suo soccorso non appena lo vidi accasciarsi a terra.

Ovviamente Erin e l'altro ragazzo lo presero in spalla facendolo sedere sul marciapiede.

Quando arrivai lì, il respirò non volle regolarizzarsi, così parlai a fiato corto.

«Perchè diavolo l'ha fatto?» Chiesi allarmata «Cercava forse di suicidarsi?» Tenni saldo il tono iniziale.

Erin mi guardò con aria severa, per poi prendermi di nuovo da parte, mentre con la coda dell'occhio vidi il ragazzo insieme a loro intendo a fargli rigettare tutto quello che aveva ingerito poco fa.

«Sto cercando di essere il più gentile possibile con te, e così non mi stai facilitando il lavoro tesoro, neanche un po'.» sorrise falsamente.

«Ma..lui..» lo indicai.

«Harry starà bene, non lo conosci neanche, smettila di preoccuparti.»

«Voglio aiutarlo.» Affermai decisa.

A quel punto mi guardò seria, forse anche un po rossa in viso a causa della rabbia.

«Non puoi! Devi andare via! Non puoi essergli amica, peggioreresti tutto. Sta lontana da lui, è l'ultima volta che te lo ripeto.» disse quasi urlandomi contro.

Ci rimasi visibilmente male, ma a distogliermi di nuovo dai miei pensieri, arrivò Amber che con uno strattone mi allontanò da quella scena.

«Tua madre mi ha appena chiamata, è abbastanza alterata, Sav, sono quasi le tre.» Disse cominciando a mangiarsi le unghie.

A quell'avvertenza il cuore mi salì in gola, sicuramente appena rientrata a casa mi avrebbero ammazzata viva.

La presi sotto braccio cominciando a correre il più velocemente possibile.

Arrivate a casa, ci salutammo frettolosamente. Entrai in punta di piedi, chiudendo di scatto gli occhi per paura di qualche schiaffo improvviso. Ma appena li riaprii, trovai solo lo sguardo severo di mia madre.

«Savannah.» disse duramente «Ti sembra forse l'ora di rientrare a casa? Sai forse che ore sono? Tra precisamente tre ore la sveglia in camera tua suonerà. Credi che andando a dormire a quest'ora domani riuscirai a stare attenta alle lezioni? Credi che continuando così otterrai una buona media scolastica?»

Lo stava davvero dicendo? Si preoccupava di come avrei seguito le lezioni il giorno dopo ma non di dove avevo passato la notte. Bene.

Serrai le labbra superandola, senza degnarla di uno sguardo.

«Ti ho forse dato il permesso di andare in camera tua?» disse afferrandomi per una mano, ma la strattonai subito dopo correndo in camera e sbattendo la porta. Sentii infine solo la voce esasperata di mia madre chiamare il mio nome, ma la ignorai chiudendo gli occhi e cadendo in un sonno profondo.




Parole a mee.

Rieccomi babiees.
Scusate il ritardo ma vabe dai, ci siete abituate :')
Ringrazieta la mia Lauretta, se non ci fosse stata lei a rompere per questo aggiornamento,
probabilmente avrei tardato ancora di più.
Ma comunque torniamo a noi, all'inizio, si lo so, i capitoli non sono molto lunghi, ma man mano che la storia andrà avanti
i capitoli prenderanno lunghezza, e per quanto riguarda la storia, so che non ci si capisce nulla ma poi si scoprirà cosa fa Harry, tranquille.
Detto questo, vi lascio che sto morendo di sonno, al prossimo capitolo <3


(Crediti a @ehimaliik per il banner)

Passate qui, amo questa storia:
 

Like a wind of summer.

 



 
   
 
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