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Autore: HollyMaster    13/03/2014    1 recensioni
Perchè Mags è sottovalutata.
1. Il gioco continua: "Volevano allenare i loro figli perché vincessero e tornassero a casa, impazziti ma vivi. E io avrei fatto lo stesso."
2. La rosa del caduto: "Il corpo deforme di un Tributo in un campo di rose bianche."
3. E' un gioco di strategia: "[...] era necessario. Era strategia."
4. Presa all'amo dai ricordi: "Era così che mi calmavo."
5. L'Elenco Bianco: "Tutti ancora ragazzini, per questo il colore bianco, perché sono puri e innocenti."
6. L'Ibrido che in me: "-Vuoi diventare tu il mostro dal quale scappa?-"
7. Un’intervista con la coscienza: "-Non dire nulla. Io credo in te.-"
8. Il silenzio del cannone: "La nube si avvicina. Ne vengo immersa."
Storie scritte per il contest a turni indetto da ManuFury "1 su 24 ce la fa!" sul forum di EFP
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nick: HollyMaster

Tributo: Mags

Turno: Secondo

Titolo Storia: La rosa del caduto

Genere: Angst

Raiting: Arancione/Rosso

Pairing: Non è presente

Note: Nello zaino era presente, oltre al genere e al raiting obbligatorio, questa immagine http://www.cliccascienze.it/files/1rosa-nera.jpg

E’ la prima fanfiction  propriamente angst che scrivo quindi spero che lo sia sufficientemente. Detto questo, buona lettura!

 

 

 

Era sopravvissuto al bagno di sangue e continuava a lottare in cerca di qualche goccia d’acqua.

Era difficile non poterlo aiutare; fissarlo da uno schermo piatto, osservare ogni sua minima mossa e pregare, sperare che trovasse ciò di cui aveva bisogno.

Essere mentori non era per niente come mi ero sempre immaginata. Durante la mietitura trattenevi il fiato allo stesso modo e spalancavi la bocca ogni volta che una nuova, magnifica e mortale arena veniva presentata. Non era meno straziante vedere strappare via la vita a uno dei tuoi due Tributi nei primi secondi del gioco.

Ora mi rimaneva solamente lui.

Il Tributo che continuava a camminare nelle caverne costruite appositamente per essere l’ultimo paesaggio che avrebbe dovuto vedere.

Le gallerie si snodavano per diversi kilometri ed erano volutamente strette; se avevi la sfortuna di incontrare un altro tributo non potevi evitare lo scontro diretto. Il capo stratega era stato astuto, forse voleva finire in bellezza la sua carica durata dieci anni. Annate di successi di cui io stessa avevo preso parte solamente l’anno prima.

Mi avvicinai allo schermo come se in quel modo potessi trasmettere un po’ di coraggio anche a lui.

Aveva un anno in più di me, sarebbe dovuta essere la sua ultima Mietitura, era stato sfortunato.

Era forte, massiccio, ma si spostava a fatica, trascinava i piedi, rischiando ad ogni passo di cadere.

Era disidratato.

Poggiai una mano sullo schermo come nella speranza di dargli conforto. Avrei volto aiutarlo, ma gli sponsor avevano un altro vincitore in mente per quell’anno.

Il Tributo continuava a trascinarsi per gli stretti cunicoli, quando si aprì, davanti a lui, una piccola grotta. Era due o tre volte più larga dei cunicoli in cui fino a quel momento si era imbattuto.

Era spaziosa.

Ma quello che lasciava stupiti erano le bellissime rose nere che erano cresciute in ogni anfratto di quella caverna. Ne sbucavano dal pavimento sabbioso, dalle mura rocciose e ne pendevano perfino dal soffitto.

Il colore scuro delle rose faceva brillare le piccole gocce di rugiada che ne decoravano i petali.

Sorrisi quando capì il motivo della loro esistenza e quando anche il Tributo lo comprese,  le sue labbra imitarono le mie, incurvandosi a loro volta.

Acqua!

Il Tributo spalancò le labbra mostrando una lingua porosa e secca. Gli occhi avevano una strana luce, un po’ folle, ma che sapeva di speranza.

Tolsi la mano dallo schermo, per andare a congiungerle sulle ginocchia, rilassandomi; aveva finalmente una possibilità.

Il Tributo si avvicinò a uno dei fiori e ci si piegò sopra catturando, con la lingua, ogni piccola goccia di rugiada.

Un rumore squarciò l’aria e la mia mano saettò nuovamente sullo schermo appena in tempo per vederlo: un piccolo insettino nero staccarsi dal petalo della rosa e risalire la lingua secca del Tributo, rivelando un bianco candido. Presto fu seguito da altri e ognuno scopriva un nuovo pezzo di petalo che da nero si tramutava in un bianco accecante.

Urlai al Tributo di combatterli.

Lui non poteva sentirmi e la sua lingua, ancora disidratata, non poteva percepire nulla.

Se ne accorse appena il primo insetto raggiunse la sua gola. Si portò la mano sul collo mentre sgranava gli occhi sorpreso dall’arrivo della morte.

Provò a sputare, a pulirsi la lingua con le mani ma ora ogni piccolo insettino di ogni rosa stava percorrendo il suo corpo, tanto da farlo assomigliare ad un nero mostro informe.

Crollò a terra scosso da spasmi.

Se non fossi stata abituata a scene del genere da svariate edizioni precedenti di Hunger Games, avrei di certo vomitato. Pensare a quei piccoli esserini che entravano nella sua bocca, zampettavano veloci giù, lungo la gola e si depositavano sulla bocca dello stomaco, aspettando di essere raggiunti dagli amici; era una delle scene più ripugnanti che avessi mai visto.

I miei occhi si fecero lucidi, pieni di lacrime che non avrei voluto versare mentre quelli di lui diventavano vitrei ma rimanevano spalancati in un’espressione di terrore.

Stava cedendo alla morte e non potevo chiedergli di combatterla. Stava annaspando alla ricerca d’aria, ma quei piccoli ibridi si erano intrufolati ovunque: non l’avrebbe trovata.

Ancora qualche altro movimento violento dopodiché l’informe massa nera si bloccò mentre gli insetti continuavano a cibarsi del corpo del Tributo ormai morto.

La mia mano scivolò sullo schermo del televisore al plasma, percorrendolo interamente, mentre le telecamere diminuivano lo zoom mostrando l’intera scena.

Il corpo deforme di un Tributo in un campo di rose bianche.

Il suono sordo di un cannone rimbombò nell’aria facendomi sobbalzare mentre gli insetti si allontanavano da quel corpo che avevano dilaniato, come se qualcuno avesse suonato la ritirata.

Il rombo del cannone e le rose bianche.

La morte e Snow.

   
 
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