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Autore: Wave__    14/03/2014    1 recensioni
Janelle Ravenwood, 17 anni, popolare e con una migliore amica che per lei è tutto. Janelle ha sempre avuto tutto nella vita, non s'è mai lamentata. L'unico suo difetto? Nascondere la reale sè stessa.
La sua vita improvvisamente cambia, quando entra a contatto con Ryan Brexton, un ragazzo al quanto misterioso che lavora nella scuola come sostituto dell'allenatore della squadra di football.
Janelle ne resta incantata, eppure qualcosa di ancora più grave sta per abbattersi su di lei.
Tutto inizia con un incubo, che ogni notte non le lascia scampo.
Un incubo con un orrore ben più profondo, con una realtà ancora più spaventosa.
..E' questo quello che accade quando si diventa l'ossessione di qualcosa con un'anima più oscura della notte stessa.
Genere: Fantasy, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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LA REALTA’ CAMBIA IN MODO IMPREVEDIBILE  - CAPITOLO 9
 
Quegli occhi così azzurri mie erano rimasti impressi, in ogni propria sfaccettatura. Non ne avevo mai visto un paio così, di un colore così intenso per di più.
Un colore azzurro ghiaccio, con sfumature di blu scuro, una tonalità talmente favolose che disegnarli sarebbe stata un’impresa.
Ero in fissa. Totalmente.
Non riuscivo a levarmeli dalla mente, neanche a volerlo.
Perché diamine continuavo a pensarci? Perché, maledizione?!
Un’altra settimana era trascorsa, ed io non avevo dimenticato quell’incontro.
Come avrei anche solamente pensato di poterlo fare? Impossibile.
Quel paio d’iridi non facevano altro che ballarmi nella mente, come una danza senza fine, senza sosta, continua ed instancabile nel mio cervello.
Chiusi con uno scatto secco la cerniera della borsa di cheerleading, portandomela a tracolla. Dovevo mettere out quei pensieri.
Andiamo, era stato solamente un incontro!
Che sarebbe mai potuto succedere?
Niente più, niente meno. Chi l’avrebbe più rivisto, poi.
Finalmente sarei tornata a praticare quello sport che tanto amavo, e si sa, quando una passione ti attraversa il cuore, non puoi fare altro che riprenderla in mano, non puoi nasconderla, non puoi metterla nei meandri della tua mente, non puoi farlo.
Uscii da casa dirigendomi al college per l’ennesimo pomeriggio.
Mi ero diretta all’esterno, in prossimità del campo di football, nonostante fossero gli ultimi giorni d’ottobre. Mancavano solamente due giorni ad Halloween. 
Sapevo che, anche se il tempo era abbastanza freddo, l’allenamento si sarebbe svolto all’esterno, mentre le coreografie all’interno.
Mi sembrava strano dover andare a parlare con il capitano, quando il capitano ero sempre stata io.
Respirai profondamente e, titubante, mi avvicinai alla ragazza dai lunghi capelli biondi seduta a terra che stava facendo riscaldamento.
Non la conoscevo e, come avevo saputo, lei aveva preso il posto di Charlotte.
Una nuova alunna forse? O magari era già lì, a Yellow Stone, da un po’ ed era divenuta popolare per via del suo essere capitano?
«Scusa se ti disturbo, sei Victoria?» domandai gentilmente, aspettando una sua risposta. La osservai mentre si alzava da terra e mi scrutava dalla testa ai piedi; i suoi occhi erano andati a squadrarmi. Dalla testa ai piedi ed io, non mi ero mai sentita così tanto in soggezione. Era come se mi stesse facendo la radiografia.
«Si, in persona. Cosa hai bisogno?»
Il suo tono di voce era freddo, gelido. Ma che cazzo avevano tutti, ultimamente?! Prima Ryan, adesso questa Victoria. Non potevano semplicemente dimostrarsi carini e simpatici con quelli che non conoscevano?
Ovviamente no, l’essere malfidenti regnava sovrano.
«Io.. Avevo bisogno di te, per tornare in squadra, in quanto capitano. Ho sentito che Charlotte aveva ceduto il suo posto, assieme al tuo nome. »
Affermai, mordendomi il labbro inferiore, tendendo la mia mano verso di lei, aspettando che l’afferrasse, cosa che fece poco dopo.
«Piacere di conoscerti, Victoria. Janelle Ravenwood, ma per la maggior parte Ever.», lasciai la sua mano, facendo un respiro profondo e riprendendo a parlare.
«E’ da un anno che non ne faccio più parte, a causa di problemi ad un ginocchio. Adesso posso riprendere a tempo pieno, e volevo tornare in squadra.».
Ottenevo sempre quello che volevo, e l’avrei ottenuto anche in quel momento. Cheerleading era la mia unica sola e vera passione. Lo praticavo praticamente da sempre e, visto che quello era il mio penultimo anno, volevo finire in bellezza con ciò che mi faceva sentire viva.
Victoria era rimasta in silenzio, come a valutare la situazione. Voleva per caso che facessi anch’io la selezione, per passare in squadra?
«Facevi già parte del team, per cui non ho bisogno di altro. Ricordati che gli orari degli allenamenti sono cambiati. Al giovedì ci sono solamente io, per elaborare le coreografie, mentre il lunedì e il mercoledì ci sono anche le altre ragazze.»
Restai davvero senza parole. Probabilmente se fosse stata un’altra, ci avrebbe pensato due volte a riprendermi. Avevo inizialmente avuto un impatto negativo, su di lei.
Ma chi non lo avrebbe avuto? Era peggio d’un ghiacciolo, fredda e sulle sue.
«Davvero? Io non sono come ringraziarti. Non ti deluderò, mi allenerò assiduamente per tornare al massimo delle mie potenzialità. Stanne certa.»
Passai gran parte del pomeriggio con Victoria, che volle vedere una delle mie vecchia coreografie, insegnandomi anche parte di quella nuova, che aveva ideato lei stessa e che era anche abbastanza difficile.
Ma non mi sarei data per vinto, l’avrei imparata tutta, alla perfezione.
N’era valsa la pena di passare così tanto tempo assieme a lei. Inoltre mi piaceva, ma se avessi saputo di lì a qualche mese che cosa sarebbe successo, mi sarei allontanata a gambe levate da lei. Il più lontano possibile.
Avevamo chiacchierato, fino quando una figura femminile, fluida e sinuosa, dai lunghi capelli neri, mossi e dagli occhi azzurri, aveva fatto la sua comparsa.
Victoria si era voltata rapidamente -interrompendo il discorso che stavamo facendo, sulla faccenda della popolarità- come se l’avesse sentita arrivare ancor prima di vederla. Il suo sguardo divenne qualcosa d’impenetrabile, qualcosa che non mi sarei mai aspettata di vedere sul suo viso.
«Scusami un attimo..»
Alzai le spalle e annuii, restando a guardare la scena, inebetita.
Victoria si era avvicinata e, visto che non erano neanche tanto distanti da me, le loro voci si sentivano perfettamente.
«Ti ho detto che non devi venire qua. Vengo io da te. Adesso vattene, per favore.»
Una risata leggera era aleggiata nell’aria, prima che altre parole la riempissero.
«Cos’è, paura del piccolo Adam? Del tuo fratellino? Darebbe di matto se sapesse che ti vedi con me? Oh, non immagini quanto quel ragazzino sclererebbe.»
I toni tra le due non erano di certo dei migliori, ed io come una stupida avevo attirato l’attenzione su di me. La mora lanciò un’occhiataccia a Victoria, come se potesse leggere in quello sguardo, ciò che le stava chiedendo.
«Kassandra..»
Din din din! Eccolo lì il nome della misteriosa sconosciuta..
..Che si stava avvicinando a me, e la cosa non mi piaceva per nulla. Il suo sorrisetto dipinto sul viso, la sua aria spavalda, il suo modo di atteggiarsi.
C’era qualcosa che non mi piaceva, qualcosa che mi metteva i brividi.
Era qualcosa nella sua espressione, qualcosa che m’incuteva un terrore che mi andava ad attanagliare le viscere.
“La piccola Janelle. L’ossessione di Derek.”
Derek? Chi era Derek? E da dove era arrivato quel pensiero?
Mi gelai. Mi ero sentita la voce di quella Kassandra nella testa.
Si, ero certa che fosse la sua.
Ferma, di una calma quasi innaturale, atona. Priva di sentimenti. Piena di un sarcasmo allucinante.
Era impossibile, totalmente impossibile. Non succedevano certe cose, non esistevano certe cose.
«Tu devi essere Janelle. Ryan mi ha parlato di te.»
Ryan? Quel Ryan? E lei chi era? Come mi conosceva? Io non l’avevo mai vista e mai avevo sentito neanche il suo nome. Sgranai gli occhi, senza sapere che dire.
Fu solamente in quel momento che notai la mano di Victoria stringere il polso di Kassandra, come a volerla trattenere, proprio per farla voltare verso di lei.
Che cazzo succedeva? E perché quegli sguardi inquisitori da parte della bionda nei confronti della mora?
Gli occhi chiari della ragazza che si trovava a pochi metri da me, si staccarono da quelli di Victoria, puntandoli su di me.
«Fai troppe domande, ragazzina.»
Domande? Ma chi diamine aveva parlato, adesso? Non avevo spiaccicato parola, non avevo aperto bocca. Avevo semplicemente.. Pensato differenti domande.
«Scusami!?»
Domandai acidamente, folgorandola con lo sguardo.
Ma che problemi aveva la tipa qua? Si sentiva bene o si era fatta di qualche fungo allucinogeno, prima di mettere piede al campo?
Mi alzai in piedi, poco dopo, decisa ad andarmene.
Non avevo intenzione di stare in quel posto neanche un secondo di più.
«Kassandra, lascia stare. Metti a rischio solamente tutto.. E tutti.», sibilò il capo delle cheerleader, in un tono decisamente basso, come a non farsi sentire, i suoi occhi quasi avrebbero potuto perforarla da parte a parte. Eppure la ragazza non si mosse, un immenso menefreghismo era sprigionato da ogni poro.
Rischio? Tutti? Perché non riuscivo a capire quella situazione?
Una sensazione prese possesso dentro di me, urlandomi di andarmene.
Di prendere le mie cose e scappare lontano, tornarmene a casa e dimenticare ciò ch’era appena successo.
L’avrei fatto, se le mie gambe avessero eseguito gli ordini che il mio cervello aveva impartito. Non mi mossi e Kassandra non l’ascoltò, anzi.
Si avvicinò maggiormente a me, il suo viso ad un palmo dal mio.
«Sono la sorella di Ryan, bambolina.. E ti consiglio di stargli lontana. Molto lontana. Lontana chilometri luce. Tu non lo conosci, non sai un cazzo di lui. Lascialo in pace.»
Sprizzava cattiveria da ogni poro, da ogni angolo di sé stessa. 
Ma chi si credeva di essere? Pensava di venire a darmi ordini? Manco mi conosceva!
«Volatilizzati. Chi ti credi di essere?»
Sputai fuori senza neanche rendermene conto. Che cosa voleva, poi?! Avevo visto suo fratello solamente una volta, e allora? Non avevo fatto nulla di male.
Il suo dito si era alzato verso di me, ma Victoria prontamente s’era messa in messo. 
«Kass, smettila, cazzo!»
«Se pensa di portare mio fratello sulla strada del bene, ha sbagliato a capire.»
Cosa stava dicendo? La strada del bene? Era per caso impazzita?
Sgranai gli occhi, senza capire. Mi allontanai d’un passo, indietreggiando verso la sacca da cheerleading, afferrandola prontamente.
«Non glielo ha detto. Lei non sa.»
Okay, la cosa mi stava spaventando non poco. Cosa avrei dovuto sapere? Cosa mi avrebbe dovuto dire Ryan? Cristo, era solamente uno sconosciuto, niente di più!
Mi aveva perfino detto di stargli lontana.
Adesso sua sorella veniva qua, al campo, urlandomi addosso frasi sconnesse e senza senso, come se potessi sapere di cosa parlava.
«Ever, sarà meglio che tu vada. E’ tardi e sei stanca. Ci rivediamo al prossimo allenamento.»
Annuii, senza dire nulla. Presi la balla al balzo per sparire.
Si, dovevo davvero andarmene e defilarmi da quel luogo, tornando a casa.
Anche perché il buio stava calando ed io, quella sera, volevo fare il giro lungo, per l’isolato, prima di rientrare.
«Si, certo.. Noi.. Ehm.. Ci vediamo», commentai, lanciando successivamente un occhiata alla mora, che si ricompose, tornando a fissare Victoria, prima di sibilarle qualcosa che non sentii. 
Ero uscita quasi di corsa dal cancello della Yellow Stone, prima di tornare a camminare, lungo la strada e l’isolato che avevo deciso di percorrere, lentamente e con dieci minuti di strada in più.
Tutto perché amavo il freddo, quel venticello leggero che sfiorava la mia pelle.
Non avrei mai neanche minimamente immaginato, quello che sarebbe successo.
Quello che era successo nelle ore precedenti –l’allenamento, il tornare in squadra, l’aver parlato con Victoria e le parole piene d’odio di Kassandra-, erano nulla in confronto a quello che stava per succedere. 
  
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