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Autore: Lulumiao    16/03/2014    5 recensioni
Una raccolta di One shot su Super Mario, di vario genere. Il pairing Peach x Daisy è sempre sottinteso, ma non sempre presente. Buona lettura :) Queste fanfiction non sono state scritte a scopo di lucro e i personaggi e i luoghi descritti nelle storie sono di proprietà di Nintendo.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Bowser, Bowserotti, Daisy, Peach, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Mi scuso enormemente, dato che l’ultimo aggiornamento risale a sette mesi fa. Neanche mi ero resa conto che fosse passato così tanto tempo D: Perdonatemi. Purtroppo ho avuto un terribile blocco in cui ho scritto solo qualcosina su My little pony… L’ispirazione non arrivava, perciò ho preferito non scrivere piuttosto che creare roba illeggibile. Ma finalmente sono tornata! Questo è un capitolo un po’ di transizione, ma spero vi piaccia lo stesso. È piuttosto breve, ma non sempre si riesce a scrivere capitoli lunghi. A un certo punto troverete una citazione quasi identica ad uno scambio di battute tra Ron e Hermione nei romanzi di Harry Potter. Il nome del soldato Umino è preso da quel personaggio insopportabile di Sailor Moon che si chiama così XD Be’, buona lettura :)
Personaggi: Bowser, sorpresa (OC), bowserotti compreso Bowser Jr., soldato Umino (OC), Peach (citata)
Generi: Comico, Slice of life
Lunghezza: One shot (1498 parole)
Tipo di coppia: nessuna
Note: nessuna
Avvertimenti: nessuno
Rating verde
 
 
Un consiglio martellante
 
In quella caldissima giornata estiva, la famiglia koopa al completo si trovava al mare. Bowser, il re della Terra Oscura, la sera precedente aveva deciso che lui e i suoi figli si sarebbero presi una meritata vacanza, perciò quella mattina sovrano e prole erano partiti per il Lido Dolce Calura, sull’Isola Delfino. Erano con loro Umino, un paratroopa rosso dall’aria perennemente scocciata, e una martelkoopa di nome Isabella. Entrambi facevano parte delle guardie di Bowser, ma quel giorno il loro unico compito era trasportare ombrelloni e sdraio; un’attività abbastanza umiliante per dei valorosi soldati, soprattutto per Isabella. La martelkoopa, dagli occhi marrone scuro e il martello sempre a portata di mano, provava una sincera ammirazione per Bowser e si guardava sempre intorno con attenzione, cercando di captare ogni pericolo che potesse dirigersi verso il sovrano, magari impegnato in qualche riunione o a giocare con i propri figli. La soldatessa adorava la tenacia di Bowser, il suo amore per i bowserotti e la sua forza fisica. Spesso si intrufolava segretamente in cucina per aggiungere cibo nel piatto del suo signore (non doveva dimagrire troppo!) e sperava che un giorno il re riuscisse a conquistare la tanto amata principessa Peach. Ma la martelkoopa non mirava solo alla carriera militare: amava lo studio ed era ormai prossima alla laurea in Lingue Umane, che forse un giorno le avrebbe fatto meritare un posto tra i più colti consiglieri di Bowser. Cresciuta in un paesino di periferia della Terra Oscura, aveva sempre sognato di poter incontrare il re. Era entrata nella scuola militare e ben presto si era distina per determinazione e prontezza di riflessi; aveva ricevuto molte onorificenze, ma era rimasta ugualmente molto stupita quando era stata nominata guardia dell’esercito reale e spedita immediatamente nella capitale del regno. Lì aveva incontrato Bowser che, durante una cerimonia, l’aveva fatta entrare ufficialmente nel corpo di guardia del palazzo. Tale era stata la commozione della martelkoopa che quasi aveva fatto cadere l’attestato datole dal re durante questa solenne occasione.
Nella grande città aveva iniziato a studiare e la settimana successiva si sarebbe laureata; era difficilissimo lavorare come soldato e allo stesso tempo studiare, a volte le capitava di ripetere lezioni per quasi tutta la notte. Ma non si dava per vinta, sapeva che un giorno la sua grinta e il suo titolo di studio le sarebbero valsi qualche promozione.
 
«Papà, siamo arrivati!» urlò Morton saltando giù dalla nave volante ormai in fase di atterraggio. A causa del suo peso sprofondò quasi completamente nella sabbia del Lido Dolce Calura, guadagnandosi le prese in giro dei suoi fratelli e le urla terrorizzate dei bagnanti. Isabella prontamente corse in soccorso del bowserotto, che si dibatteva cercando di liberarsi dalla morsa rovente. Quando ci riuscì, Morton neanche la ringraziò e corse a tuffarsi a bomba in acqua, ovviamente affondando di nuovo nella sabbia, essendo l’acqua ancora bassa. Tutti i suoi fratelli, tranne Ludwig, lo seguirono.
Ormai chiunque stesse godendosi la calda giornata estiva era fuggito in preda al panico raccogliendo borse e bambini e sulla spiaggia erano rimasti solo Bowser, le due guardie e il bowserotto dai capelli blu notte.
«Veal padve, tvovo oltvemodo sconveniente il compovtamento dei miei ignobili fvatelli. Cvedo sia necessavio un vostvo vichiamo all’ovdine». Detto questo, tirò fuori dalla propria borsa un libro intitolato “Teoria del solfeggio-livello avanzato” e, piazzatosi sotto al primo ombrellone libero, si mise a leggere senza ulteriori osservazioni.
«Ah, questi ragazzi…» sospirò Bowser, sdraiandosi sul lettino che Isabella aveva prontamente preparato per lui. La martelkoopa chiese al re se gradisse una bibita fresca. «No, magari più tardi. Soldato Umino paratroopa, va’ a controllare che i miei figli non affoghino» ordinò all’annoiatissimo soldatino, che con un grugnito di disappunto si diresse verso la riva.
Isabella decise che, se il re non voleva una bibita, si sarebbe quantomeno rinfrescato grazie all’enorme ventaglio che la martelkoopa aveva portato da casa. Soffiandosi il naso (si era raffreddata proprio una settimana prima dell’ultimo esame), sventolava. Mentre era occupata in questa attività, si accorse che il sovrano si guardava intorno con attenzione, come per assicurarsi di non essere spiato; in particolare controllò che Ludwig si trovasse a debita distanza e, improvvisamente, si rivolse ad Isabella con queste parole: «Ehi, tu, Ameriella. Ascoltami bene».
«Isabella, Vostra Maestà» lo corresse lei.
«Sì, sì, è uguale. Stammi a sentire. Dunque, tu sei una femmina».
Perspicace, il mio signore, pensò Isabella. Ma evidentemente Bowser aspettava una conferma. «Direi di sì, Altezza».
«Quindi sai dare tutti quei consigli idioti sull’amore e le relazioni» disse il koopa. Isabella non era esattamente il tipo di fanciulla che se ne intende di romanticismo, ma confermò con un cenno del capo per non contraddire il suo idolo.
«Allora devi rispondere a questa domanda. È per, ehm, un mio amico» disse Bowser, leggermente nervoso. «Come si conquista una ragazza? Questo mio amico è interessato ad una ragazza bellissima, bionda, con gli occhi azzurri, sempre gentile con tutti, generosa…» quando si accorse che stava sognando ad occhi aperti, si interruppe. Dopo una breve pausa continuò: «Uhm, dunque, cosa devo consigliargli per fare in modo che lei cada ai suoi piedi?».
Isabella dubitava fortemente che Bowser le stesse chiedendo aiuto per conto di un suo amico, molto probabilmente stava parlando della principessa Peach, ma il re si vergognava di dirglielo; questo la intenerì molto, ma si concentrò per dare una risposta che potesse essere di aiuto. Conosceva bene i modi discutibili con cui il koopa cercava di conquistare il cuore della principessa dei funghi e quella era l’occasione perfetta per fargli capire come doveva comportarsi. «Be’, dovreste dirgli di non essere invadente, di lasciarle i suoi spazi, di non mostrarsi presuntuoso né iracondo» rispose soffiandosi ancora una volta il naso con un fazzoletto di carta e mantenendo il ritmo dello sventolamento.
«Presuntuoso?!? Iracondo?!? Lui è il più nobile dei nobili! Non si abbassa certo a questi comportamenti!» esclamò Bowser alzandosi leggermente per guardare negli occhi la sua confidente.
Isabella tentò un’altra strada: «Be’, sicuramente il vostro amico sbaglia qualcosa, dal momento che la ragazza non gli ha ancora donato il suo cuore».
Bower sembrò riflettere per un po’. «Uhm, in effetti, forse, è leggermente appiccicoso… Ma solo un po’!» disse, leggermente alterato.
La martelkoopa voleva vedere fino a che punto Bowser avrebbe ammesso i suoi difetti. Inoltre non le era mai capitato di stare a contatto con il suo idolo per così tanto tempo e voleva approfittare della situazione; e poi si stava anche divertendo. «Sire, alle ragazze piacciono gli uomini che sanno proteggerle…» «Per questo non ci sono problemi!» «…ma che rispettano il loro spazio. Con le ragazze ci vogliono pazienza e gentilezza. Se voi… cioè, il vostro conoscente, rinunciasse ad un po’ di egocentrismo, il fidanzamento sarebbe immediato!» concluse Isabella con convizione.
Il re sembrava ancora pensieroso. «Mh… Forse hai ragione. Ma per quanto riguarda i regali? Cosa vogliono le donne?».
«Non siamo tutte uguali, Maestà. Alcune amano i fiori, altre preferiscono doni… come dire… meno sdolcinati».
Bowser grugnì. «Umpf. Fammi degli esempi. Tu cosa vorresti ricevere in regalo?» chiese.
Isabella faceva parte di quella categoria di donne che non amano i regali smielati; una volta un bel koopa l’aveva conquistata con un gattino feroce, un’altra volta un goomba si era guadagnato la sua simpatia regalandole un robottino giocattolo, un tartosso dai gusti strani le aveva donato un (secondo lei) bellissimo peluche a forma di alieno. Sicuramente la principessa Peach avrebbe gradito al massimo il gattino. «A me piacciono i gatti, Altezza. Forse anche questa fortunata donzella li gradisce».
Improvvisamente le parve che una lampadina si accendesse sulla testa di Bowser. «Giusto! Un gatto! Pea… Cioè, la ragazza di cui stiamo parlando, adora i mici! Sei un genio, Mariella!».
«Isabella…».
 «Quello che è. Mi hai dato un’ottima idea, andrò subito a riferire!». Detto questo il re si alzò dal lettino e cominciò ad avviarsi fischiettando verso la riva del mare, ma si fermò come pietrificato non appena udì le parole del figlio primogenito, che probabilmente si era stancato di leggere e aveva deciso di andare a farsi un bagno. E che, evidentemente, aveva un udito più fino del previsto. «Veal padve, vi pvego di smetteve di angustiavvi sulla conquista della pvincipessa Peach e di vichiamave la vostva ivvagionevole pvogenie che sta cevcando di annegave il soldato Umino» disse altezzoso.
Bowser era sconcertato e disse incredulo: «C-cosa?! Ti sbagli! Non stavamo parlando di Peach! Parlavamo di… un’altra ragazza!».
Ludwig si voltò e lo fissò, sollevando un sopracciglio. «Sì, cevto, e Beethoven suonava la gvancassa». Detto questo, continuò per la sua strada, mentre in lontananza si udiva la voce di Umino che chiedeva disperatamente aiuto.
«A-aspetta! Hai capito male! Torna qui, Ludwig!» urlò Bowser partendo all’inseguimento del figlio.
Isabella, cercando di non scoppiare a ridere e gettando il fazzoletto pieno di virus del raffreddore in un cestino, posò il ventaglio e si diresse a passo svelto a salvare il collega pensando che, forse, il suo re aveva una possibilità di vivere una storia d’amore come si deve.
 
  
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