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Autore: ColettedeJarjayes    16/03/2014    5 recensioni
Ad occhi chiusi entrambi, sapevano vedere il mondo meglio degli altri. Ad occhi chiusi, con le orecchie tese alla melodia, aprivano il loro cuore senza saperlo.
Questa è la storia di un violinista parigino, una violinista mancata, di un amore, e forse due, se contiamo quello per la musica.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alt! Riprendete il primo capitolo che son passati mesi, va... Buona lettura. C.
"Sei stanca, Oscar?"
La giovane dai capelli color del grano si voltò sussultando. Come poteva non esserlo? Aveva rischiato grosso sfidando un giovane rampollo di una nobile famiglia francese, aveva ricevuto un incarico oneroso come quello di Comandante delle Guardie Reali, che le aveva regalato notti insonni a studiare nomi di soldati e nuovi modi per migliorare la sicurezza della reggia e l'efficienza dei suoi soldati, e poi aveva anche avuto il privilegio di altre notti insonni per organizzare la sicurezza per l'arrivo della Delfina. La quale, dopo nemmeno cinque minuti in terra francese, aveva già causato qualche guaio. Come poteva non essere stanca? Era stanca anche di Nanny, che le ricordava ogni giorno che lei era solo una ragazzina. RagazzinA, accidenti.
"Scusa, non volevo spaventarti".
"Non mi spavento mai, io, André. Il fifone qui sei tu. Non ti ho sentito entrare, tutto qui."
"Ho bussato, ma stavi strimpellando..."
"Io stavo...che cosa?"
"E' un modo per dire che stavi tentando di suonare, che suonavi distrattamente"
"So cosa vuol dire. Ma io suono sempre alla perfezione!"
André Grandier posò il vassoio del te sul tavolino tondo, sorridendo ironicamente. E rimase a testa china per assicurarsi che la ragazza non vedesse la sua espressione; ma capì di essere in pericolo, in serio pericolo, quando sullo stesso tavolino si appoggiò il violino. Solo il violino.
Voltandosi, vide la giovane Oscar con un'espressione furbetta che faceva oscillare l'archetto vicinissimo al suo viso, dicendogli: "Lo vedi questo archetto, André? E' nuovo, sai. E ne ho tanti altri..."
André alzò le mani, arrendendosi: "D'accordo, scusa, Oscar, stavo solo scherzando. Sento già un bernoccolo che cresce spontaneamente sulla mia testa!"
La ragazza ripose violino e archetto nella custodia, sospirando. 
"Mhmh...in effetti non era un gran concerto. Ma lo spartito è nuovo, lo stavo studiando."
"Beh, Oscar, tutti i musicisti provano, prima di esibirsi. Che spartito è?"
"Boccherini. Una composizione in re maggiore. Ma gli allegretti maestosi non mi riescono un granché."
"Allegretto maestoso. Tutto tuo padre."
"Come fai a sapere che è stato lui a regalarmelo?"
"Beh, da quando hai ricevuto l'incarico, tuo padre fischietta allegretto e cammina tutto contento, come fosse il re dei generali. Maestoso."
I giovani si guardarono e risero di gusto, complici. 
André ascoltava la bellissima scala di note squillanti della risata di Oscar, chiedendosi come fosse possibile per lei usare quei toni gravi tutto il giorno, con i suoi soldati. 
E Oscar si trovò, senza sapere come, a pensare ai contrappunti degli spartiti. Alle note basse che esaltano la composizione principale. Come si stava continuamente abbassando la voce di André! Com'erano belli i toni della sua voce maschile, che lei non riusciva a riprodurre neanche impegnandosi. 
"André, per punizione per avermi portato del te, anziché della cioccolata, dovrai star qui a sentirmi suonare!"
André si portò le mani sul cuore, fingendosi colpito e rotolando a terra chiedendo pietà e ridendo. Se solo lei avesse saputo che l'aveva colpito al cuore davvero, lui che ormai si credeva dimenticato come il primo spartito che le avevano regalato (una filastrocca piuttosto scema, invero, su un asino e un berretto di lana, che il generale aveva acconsentito a comprare su insistenza del giovanissimo André, per il quale aveva un debole, il classico debole da padre circondato da figlie e alla ricerca disperata del maschietto), buttato in chissà quale baule, mentre il violino solista si beava di grandi composizioni. 
Proprio come ora. Guardandola concentrarsi su quello spartito fresco fresco di orgoglio paterno, si sentì scivolare via tutto il calore delle risate di poco prima. E si sentì, terribilmente, misero spettatore di uno spettacolo cui aveva sempre partecipato. 

Ringrazio tutti per le bellissime recensioni, e chiunque abbia letto il primo capitolo, ormai tanto tempo fa. Mi scuso per il ritardo, non dipeso totalmente da me. Non prometto tuttavia aggiornamenti in tempi brevi. La vita è uno spartito imprevedibile! A bientot, e grazie.
Colette. 
  
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