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Autore: Andy Grim    30/06/2008    2 recensioni
Mi ero ripromesso di non pubblicare questa storia finché non ne avessi ultimato la pubblicazione su MANGANET... ma leggendo la recensione di Kitthex sulla mia one-shot "Le dimissioni di Asuka Junior" (ispirata a questa stessa serie) è scattato qualcosa che mi ha spinto ad esaudire il suo desiderio di leggere qualcos'altro di mio e dunque rieccomi qui! Può darsi che Kitthex non bramasse affatto di leggere un secondo racconto su Saint Tail e ancora meno una storia come questa! Ho già pubblicato su EFP un lavoro analogo basato su Lamù e non so se abbia incontrato molto successo (ho avuto solo 12 recensioni abbastanza lusinghiere, ma un numero di letture in calando nella sequenza dei capitoli). Per carità, il lettore è giudice e mi rendo anche conto che si tratta di un genere forse troppo originale (ho infatti già deciso di NON pubblicare altre demenzialità di questo tipo)! Chi preferisse qualcosa di più "normale", può entrare nella sezione su Candy Candy e leggersi "Un compagno per Flanny Hamilton". Per ora non vi è altro, ma spero, nel prossimo futuro, di potervi offrire altre opere (le idee non mi mancano, lo sbuzzo un po' di più)! Riguardo alla storia qui presente, si propone di illustrare le lotte interne del co-protagonista di KST nella sua perpetua caccia alla coduta ladruncola di Seika, nonché le continue schermaglie amorose con le rivali in amore di quest'ultima. Ai lettori che fossero contemporaneamente dei fan di Uruseiatsura e di Kaitou Saint Tail potrebbe interessare il confronto diretto fra le equipes organiche di due esemplari umani (Ataru Moroboshi e Alan Daiki Asuka) che più diversi di così non avrebbero potuto essere. Buon divertimento... o almeno me lo auguro!
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 39: La notte è ancora lunga

Capitolo 39: La notte è ancora lunga

 

*O

rmai sta diventando un’abitudine…!* si disse Rip Kirby, il responsabile della Motoria dell’organismo umano maschile di Alan Daiki Asuka.

Davanti a lui il monitor della percezione visiva gli rimandava le immagini delle silenziose strade di Seika rischiarate dalla luce dei lampioni. Erano circa le due del mattino e il contatore energetico avvertiva costantemente il pilota che rimanevano soltanto poche centinaia di calorie prima che il loro assistito finisse addormentato sul selciato!

Il buon Kirby stava sempre di più rimpiangendo i vecchi tempi… quando a quell’ora “gareggiava” regolarmente con la sua “antagonista” Rosanna Speedy nel sempre vano tentativo di acchiappare quel misterioso fuorilegge in gonnella. Nonostante andasse sempre e comunque a finire male, il capo della Muscolare cominciava veramente a provare una discreta nostalgia per le emozioni di quelle cacce… e anche per le frustrazioni che seguivano le loro conclusioni fallimentari! Cosa importava se la missione andava a buca? Voleva solamente dire che poi ce ne sarebbe stata un’altra e poi un’altra ancora!

Il successo avrebbe comportato un prezzo troppo alto da sopportare: il termine di quel gioco fantastico. Una sfida troppo esaltante per poterne fare a meno, anche per il capo della Cerebrale, a dispetto di quel suo atteggiamento così intransigente: l’intera equipe organica sapeva bene quanto il “duro” Jimmy Watson soleva appassionarsi nel tentativo di indovinare le mosse della sua omologa Rebecca Lange!

Tutto ciò per arrivare a dire che tutte quelle malinconiche “passeggiate” notturne fra la dimora degli Haneoka e quella degli Asuka (beh, una volta anche da quella della Takamya…) cominciavano a dare sui nervi al giovane investigatore, probabilmente perché gli ricordavano troppo il tragico rientro dalla realizzazione dell’Ipotesi Zero![1] Oppure - ipotesi assai più probabile - perché gli avrebbero ricordato per sempre l’andata “in bianco” di quell’ultima serata!

D’altra parte, per un perfetto gentiluomo come Alan, riaccompagnare la mancata “partner” era stato il minimo. Se non altro, una volta che fosse rincasato definitivamente, quell’ulteriore consumo di energia gli avrebbe conciliato sicuramente il sonno!

***

“Sammy, qui abbiamo finito” annunciò la voce del responsabile della Sensitiva “fra pochi secondi riattiveremo il cross-over!”

“Ricevuto” rispose il capo della Genetica “tieniti pronto, Julius!” disse poi, rivolto verso un assistente che teneva gli occhi fissi sui suoi strumenti.

“Signorsì!” rispose costui.

Ad un cenno del suo superiore, Peter Finch, nella camera del controllo percettivo, settò dapprima il check-up del ripristinato apparecchio,[2] dopodiché, constatatone l’esito positivo, richiuse i circuiti di collegamento coi ricevitori della Ripro.

Rassicuranti luci verdi si accesero sul pannello di controllo del cross-over, mentre, nella sezione Genetica, avveniva un fenomeno analogo sul pannello di Julius Chester.

“Il collegamento è ripristinato, signor Spade!” riferì l’addetto al suo capo-sezione.

“Benone” borbottò quest’ultimo, tenendo le mani in tasca “allora non rimane che provarlo!”

“Tutto bene, Sammy?” tornò a chiedere Gus Chandler.

“Pare di sì… potete inviarci i segnali di prova!”

“Bene. Hai sentito, Phil?” disse allora l’altro, dopo avere aperto il canale con la Neurologica “Puoi immettere le informazioni mnemoniche sul canale della Ripro!”

“D’accordo…!” rispose Marlowe, con voce un po’ titubante.

“E se proprio vuoi un consiglio” s’intromise il capo della Cerebrale “usa quelle di miss Takamya: sono senz’altro le più efficaci!”

“Dacci un taglio, imbecille” ribatté Marlowe, sostenuto “lo decido io che cosa trasmettere, chiaro?!”

“Volevo solo aiutarti” rimpallò pacatamente Watson “se dobbiamo fare un collaudo, facciamolo come si deve!”

“VUOI CHIUDERE QUELLA BOCCACCIA, SÌ O NO...?!!”

Da parte sua, anche il capo della Sensitiva pensava che il collega della Cerebrale non avesse poi tutti i torti… ma era meglio non stressare ulteriormente il povero Marlowe, specialmente dopo l’esperienza che aveva dovuto passare. Per di più, lo stesso Eddie Parker, capo dell’Immunitaria, aveva sconsigliato di concludere il ripristino dei circuiti proprio quella medesima sera, onde evitare un ulteriore dispendio di fluidi; ma lo stesso Coordinatore non aveva voluto sentire ragioni: visti i precedenti, non era assolutamente il caso di trascorrere dell’altro tempo con la Genetica in disarmo!

“Stai buono, Jimmy” lo riprese Gus “lascia che il nostro collega proceda come ritiene più opportuno. Quando vuoi, Phil!” gli disse, infine.

Il capo della Neuro, dopo avere ringraziato Chandler, inserì alcune informazioni mnemoniche relative a Lisa Haneoka verso il sistema di selezione. Forse fu un errore dovuto allo stress… sta di fatto che non furono propriamente le immagini di un’irosa compagna di scuola quelle che raggiunsero la Genetica, dal momento che l’amperometro e il manometro del circuito erettivo andarono istantaneamente a fondo scala, mentre un paio di inibitori si misero a sfrigolare minacciosamente…

“Basta, così… BASTA…!!!” gridò allarmato Spade, vedendo anche il quadro della situazione eccitativa passare da DEFCON 5 a DEFCON 3. Con un guizzo, Marlowe si affrettò allora a ridisattivare gli interruttori delle celle di memoria selezionate.

“Porca miseria” imprecò, sconcertato “erano le immagini dell’attacco di stasera!! Non volevo usare proprio quelle, accidenti a me…!”

“Confessa, che lo hai fatto apposta!” lo accusò ironicamente Watson.

“Non è vero!! Sei tu che mi rendi nervoso, brutto rompi…”

“Piantatela” li interruppe Chandler “Sam, mi senti? Com’è la situazione…?”

“Operativa” rispose Spade dopo pochi secondi “credo che i circuiti necessitino di una ritaratina verso il basso… ma il sistema funziona di nuovo. Altroché se funziona…!”

“Non dirmi che avete avuto…”

“No, ma c’è mancato poco! Il pannello di Julius ha registrato subito un sovraccarico e… ahio, scotta…!!”

“Non lo tocchi, signore!” lo ammonì il suo collaboratore.

“Mi… mi dispiace, Sam” tornò a dire Marlowe “non era mia intenzione…”

“Non fa niente, Phil” gli rispose il collega, bonario “l’importante è che siamo di nuovo in corsa. E poi, se anche fosse successo, non sarebbe stato nulla in confronto alla magra di stasera!”

“Questo è poco, ma sicuro!” borbottò Watson.

“Comunque, fammi un favore, vecchio mio” continuò Spade, in tono più serio “d’ora in avanti, evita di applicare mosse drastiche che coinvolgano la mia Sezione… per lo meno, senza avvertirmi!”

“D’accordo… promesso!” convenne umilmente Marlowe.

“Benone” esclamò poi quello della Sensitiva, battendo il pugno di una mano sul palmo dell’altra “questo problema è risolto! Adesso non rimane che…”

All’improvviso, il pavimento delle camere di controllo ebbe un repentino scossone e tutti gli organici si ritrovarono gambe all’aria…

“Che diamine è successo…??” gridò Marlowe, spaventato.

“Non… non capisco” rispose Chandler, trascinandosi poi verso il comunicatore intersezionale “Sensitiva a Motoria: mi senti, Rip? Cos’è accaduto…?”

“Blackie mi ha staccato la spina” rispose Kirby, senza esitare “ho le calorie a zero. E, come tutti sanno, sacco vuoto non sta in piedi!”

“Forza maggiore, amico” rispose il collega chiamato in causa “la Cardiaca ci ha tagliato il comburente!”

“Cosa?!” esclamò nuovamente Chandler “E perché…?”

“Ve lo dico io, il perché” rispose immediatamente Dick Tracy “col vostro collaudo del c… avete provocato un richiamo di sangue pazzesco: se non tagliavo l’ossigeno a Wolfe, mandavo a pallino l’intera centrale di Watson!”

*Capirai che danno…!* Marlowe non trattenne la battuta mentale.

“Siete degli incoscienti” esclamò invece con veemenza il responsabile della sezione scampata “e sì che Eddie ve l’aveva detto di non procedere proprio stasera!”

“Ma… adesso Alan come sta…?” s’informò sempre Chandler.

“Disteso piatto in mezzo alla strada!” rispose il capo della Motoria.

“E sta dormendo come un ghiro…!” precisò, a sua volta, quello della Metabolica.

“Santi Numi, fate qualcosa” intervenne allarmato il collega dell’Immunitaria “svegliatelo e tiratelo su, prima che qualcuno lo investa…!!”

“Tracy e Wolfe stanno facendo il possibile, Parker” gli riferì A1 “fra meno di un minuto saremo in grado di…”

Il messaggio del Coordinatore venne improvvisamente interrotto…

“Avverto vibrazioni in aumento sotto di noi, signor Chandler” annunciò la voce di Peter Finch, in preda al panico “massa di notevoli proporzioni in rapido avvicinamento!”

Tutti i capi-sezione trasalirono all’istante. Non ci voleva un’analisi approfondita da parte della Cerebrale per comprendere che Alan stava per correre il rischio di essere investito da un’automobile… e il rischio parve mutarsi in certezza quando i sensori, tattili e acustici, di Chandler rilevarono che la direzione di provenienza della minaccia portava inesorabilmente quest’ultima in perfetta rotta di collisione col corpo del detective, profondamente addormentato sulla pavimentazione stradale.

“Oh, Signore Iddio, no” sussurrò il Coordinatore, con la fronte già madida di sudore “Motoria, tiratelo su! SU, PRESTO…!!!”

“Non posso eseguire, signore” rispose tragicamente Kirby “l’energia è tuttora a zero!!”

“Stiamo pompando più ossigeno possibile verso la Metabolica, signore!” comunicò Tracy.

“Lo stiamo ricevendo, Dick” trasmise a sua volta Wolfe “stiamo per mandare alla Sensitiva e alla Motoria le calorie necessarie… ancora quattro secondi, signor Harper!”

“Quattro secondi per il risveglio… almeno tre per rialzarlo” calcolò rapidamente Chandler “quanto all’impatto, Finch…?”

“Sei secondi alla velocità attuale, signore!”

Uno in meno del necessario… senza contare il tempo che sarebbe occorso, una volta rimesso in piedi, per toglierlo dalla traiettoria di pericolo!

“Siamo fottuti… e molto meno piacevolmente di quanto potevamo esserlo stasera…!” concluse amaramente Parker.

“Non può finire così” esclamò Marlowe a bassa voce, con gli occhi già colmi di lacrime “no, non può…!!!”

“Quattro secondi all’impatto!!” annunciò Finch, con voce strozzata.

*Perdonami, Virginia…!!* disse il povero Marlowe, fra sé e sé, stringendo gli occhi ed i pugni.

Tutto pareva perduto… ma il zelante angelo custode di Alan faceva buona guardia anche quella volta. All’improvviso, al posto delle disastrose sollecitazioni dell’investimento, i sensori acustici della Sensitiva captarono un acutissimo quanto prolungato stridore di freni, che terminò provvidenzialmente prima che le ruote anteriori del veicolo iniziassero a schiacciare come una frittella il corpo del giovane detective…

Per fortuna, i concitati calcoli di Peter Finch avevano errato per difetto!

***

Quella sera i coniugi Shinomya avevano decisamente fatto le ore piccole. Era raro che si congedassero da un ricevimento poco oltre il termine della cena, dal momento che la signora non voleva che “il suo tesorino” rimanesse sola molto a lungo, nonostante la presenza della servitù, composta da persone fidatissime.

Ma stavolta le cose erano andate diversamente. Al party, tenutosi nella villa del ricco mercante d’arte Genzo Katamura,[3] erano intervenuti anche il sindaco con consorte al seguito, perciò gli Shinomya - una delle famiglie più in vista della città - non avevano certo potuto fare un affronto del genere al primo cittadino, congedandosi in anticipo!

Per la cronaca, i signori Morinaka erano stati invitati perché Katamura intendeva offrire in dono al Municipio di Seika alcuni pregiati pezzi della sua pinacoteca personale. Dietro a tanto generoso “civismo” si celava naturalmente la volontà di rifarsi una “verginità etica” che facesse dimenticare i trascorsi traffici di quell’individuo, sui quali le indagini della polizia, almeno finora, non avevano purtroppo portato a nulla.

“Va’ più in fretta, James” disse la signora, sollecitando l’autista “non vedo l’ora di essere a casa!”

“Mi perdoni, madame, ma c’è il limite di velocità!”

“James ha ragione, cara” intervenne il marito “e smettila di preoccuparti per Sayaka: sarà già nel mondo dei sogni, da ore!”

“Lo dici tu” lo smentì la moglie “sai bene quanto si preoccupi, se non ci vede tornare per tempo!”

Il marito emise un sospiro: “Forse non farebbe così, se tu non le stessi sempre col fiato sul collo… dopotutto, alla sua età, dovrebbe essersi già data una svegliata!”

“Ma cosa dici? Nostra figlia è ancora una bambina!”

“Sarà” ribatté il signor Shinomya, guardando fuori dal finestrino con le braccia conserte “però, l’altro giorno, non mi sembrava più tanto una bambina, mentre si mangiava cogli occhi il figlio dell’ispettore Asuka!”

La moglie lo fissò con sguardo obliquo: “Beh, che gli piacesse non era un mistero… fin da quella volta che venne da noi per proteggere il velo nuziale che quegli arrivisti degli Hiwatari ci avevano appioppato!”

“Già… e per fortuna che non c’è riuscito!” commentò il padre di Sayaka, convinto.

“Una vera fortuna” annuì sua madre, sospirando “sempre però che si sia trattato di un caso!”

“Che vorresti dire…?”

“Ah, voi uomini siete sempre così superficiali” sentenziò la signora, con deciso orgoglio femminile “secondo te un ragazzo in gamba come Asuka Jr. si sarebbe lasciata sfuggire quella ladruncola in un modo tanto puerile?”

“Bah… a dire il vero, da quanto racconta lo stesso sindaco, non è che nella lotta a Saint Tail il suo giovane elemento di fiducia abbia poi collezionato così tanti successi!” commentò il marito, con signorile ironia.

“Secondo me lo ha fatto apposta, invece” ribadì la moglie con ostentata sicurezza “è chiarissimo che voleva salvare Sayaka!”

“Sia come sia, dobbiamo effettivamente ringraziarlo. E comunque, se sono rose…”

“Santo Cielo…!!!” esclamò all’improvviso l’autista, inchiodando repentinamente i freni.

Al brusco arresto della berlina, i signori Shinomya (che non portavano le cinture di sicurezza per non sgualcire i loro abiti da sera) furono proiettati poco gentilmente contro gli schienali - per fortuna generosamente imbottiti - dei sedili anteriori. La signora lanciò un gridolino, mentre il signore imprecò sottovoce.

“Si può sapere cosa ti è preso, James?!” chiese poi, seccato.

“Chiedo venia, signore” si giustificò il domestico “ma c’era un corpo, disteso in mezzo alla strada!”

“Che cosa…?” esclamò la signora.

“L’hai… l’hai investito?” domandò preoccupato il marito.

“No, signore: per fortuna ho frenato il tempo!”

“Andiamo a vedere!” disse il padrone, aprendo lo sportello.

Anche la moglie e l’autista scesero dalla vettura. Fatti pochi passi, il terzetto trasalì nel vedere il corpo di un giovanotto quindicenne beatamente disteso per terra, a pochi centimetri dal muso della macchina! L’autista di casa Shinomya si affrettò quindi a chinarsi su di lui per accertarsi delle sue condizioni.

“È ferito…?” chiese il padrone.

“No, signore… sembra semplicemente fuori combattimento!”

“Forse è ubriaco” ipotizzò la signora “ah, mio Dio, questi giovani d’oggi!” concluse, distogliendo lo sguardo con sincero disgusto.

“Non credo, madame” disse ancora James, dopo averlo discretamente osservato e annusato “sembra solo profondamente addormentato!”

“Beh, proviamo a voltarlo!” disse il signor Shinomya afferrando il ragazzo disteso per le spalle. Non appena fu possibile scorgere il volto del “bell’addormentato nel viale”, la signora Shinomya sussultò dallo stupore: “Ma… è Alan Asuka…!!”

“Sembra proprio di sì!” confermò il marito, con voce incolore.

“Ma sta bene…?” s’informò ancora la moglie.

“Pare…” rispose il marito dopo avergli accostato l’orecchio al petto, mentre James gli tastava il polso “…ad ogni modo sta dormendo come un ghiro!”

“Cosa facciamo, signore?”

“Per prima cosa, direi di svegliarlo!”

L’idea, per quanto pratica, si rivelò infruttuosa. Né alcune vigorose scrollatine, né altri discreti pizzicotti riuscirono a strappare dalle grinfie di Morfeo il “ragazzo speciale” di Seika!

“Niente da fare” esclamò sconsolato il padre di Sayaka “e adesso?”  

“Proporrei di portarlo a casa sua, signore!” suggerì il domestico.

“Buona idea, James” approvò il padrone “se solo conoscessimo l’indirizzo!” concluse però, con disappunto.

“In tal caso, signore, ritengo non rimanga altro da fare che chiamare la polizia!”

Era, in effetti, la cosa più sensata da fare. Doppiamente sensata, nel caso specifico.

Se non che, la madre di Sayaka ebbe un guizzò repentino, accompagnato da un istantaneo bagliore dello sguardo: “Ascolta, caro: non mi sembra il caso di creare un allarme inutile. Io direi di portarlo a casa nostra, invece!”

I due uomini la fissarono, il buon James con espressione flemmatica, il marito con fare decisamente più perplesso: “Ma, tesoro… credi davvero che…”

“Senti” iniziò la signora posando la mano ingioiellata sulla spalla del consorte “io non so cosa gli sia successo… tuttavia, conoscendo la serietà di questo ragazzo, non credo abbia commesso nulla di cui si debba vergognare. Però, se chiamiamo la polizia, metteremo in imbarazzo sia lui che l’ispettore Asuka… per non parlare del sindaco!”

Dopo una breve meditazione, il marito si decise ad annuire: “Forse hai ragione… ma vorrei proprio sapere cosa stava combinando!”

“Non preoccuparti, caro: ce lo faremo raccontare domattina, dopo che una buona dormita lo avrà rimesso completamente in sesto!”

“E va bene, mi hai convinto. Dammi una mano, James!”

“Subito, signore!”

I due sollevarono il ragazzino e lo distesero sul sedile posteriore, posandogli la testa sul grembo della signora, che continuava a guardarlo con un comprensivo sorriso materno. Scuotendo la testa, il signor Shinomya si sedette invece accanto all’autista, mentre quest’ultimo rimetteva in moto la vettura e ripartiva verso la loro villa.

 

***

Tanto per confermare le previsioni della madre, la “piccola” Sayaka era in quel momento assolutamente sveglia, se pure coricata nel suo lettuccio a leggere uno dei suoi romanzi preferiti: Piccole Donne Crescono, di Luisa M. Alcott.

Di frequente - vale a dire ogni volta che finiva una pagina - i suoi occhioni si soffermavano sul “fatidico” specchio di Leche, tornato a riprendere il suo posto sopra il comò. E ogni volta, ritornando con lo sguardo sul libro, emetteva un lievissimo sospiro mentre il suo indice destro provvedeva a voltare la pagina senza bisogno di essere umettato con la saliva, dal momento che aveva appena terso qualche lacrimuccia traditrice.

Sayaka non sapeva quanto fosse reale quel dato che denunciava la presenza di sette donne per ogni uomo sulla faccia del Pianeta… probabilmente si trattava di una panzana, ma era comunque assai probabile che ci fossero effettivamente sette donne per ogni uomo decente! Non si spiegava altrimenti la masochistica tendenza del genere femminile a innamorarsi sistematicamente delle stesso individuo irreversibilmente già “marcato” da una o più altre!

Quando la ragazzina si rese conto di non aver letto nemmeno mezza pagina delle dieci o quindici che aveva sfogliato, si decise a posare il libro sul comodino e a sistemarsi il guanciale per abbandonarsi finalmente - o almeno sperava - all’oblio del sonno. Stava per spegnere l’abat-jour, quando avvertì dei rumori al piano di sotto e capì che i suoi genitori erano appena rientrati.

Sentendo anche la voce del signor James e trovando insolito che non rientrasse in casa senza prima sistemare la macchina in garage, abbandonò le coltri spinta dalla curiosità, indossò una graziosa vestaglietta rossa sulla camicia da notte color miele, infilò i piedini nelle pantofoline ricamate e si affrettò ad uscire dalla sua camera per poi scendere precipitosamente le scale che portavano giù in soggiorno…

“Mamma, papà… cosa…??”

Se l’insolita comparsa di Asuka Junior alla sua festa di compleanno l’aveva lasciata felicemente sorpresa, la vista del suo bramato “sempai” inerte fra le braccia del fedele domestico la trasformò questa volta nella perfetta raffigurazione dello stupore: i bulbi oculari le si ingrandirono a dismisura, mentre le pupille si facevano microscopiche. Inutile aggiungere che il suo colorito aveva assunto immediatamente lo stesso colore della sua veste da camera!

“Scusaci per il ritardo, tesoro” le si rivolse il padre, cercando di mantenere un contegno decentemente flemmatico “abbiamo avuto dei contrattempi!”

“Ma… ma…” farfugliò la ragazzina avvicinandosi rapidamente dopo avere superato la paralisi dello shock “…che cosa gli è successo…?!!”

“Nulla di grave, cara” si affrettò a tranquillizzarla la signora “probabilmente era impegnato in una delle sue missioni e la stanchezza lo ha vinto. Così si è addormentato per la strada!”

“Per la strada…??” chiese Sayaka portando le mani alle guance.

“Proprio così” confermò il signor Shinomya, mentre l’autista stendeva il giovanotto sul divano “e per poco non lo abbiamo messo sotto!”

“Oh, no…!!” esclamò la ragazzina, guardandolo con angoscia.

“Non temere, ci siamo fermati in tempo, grazie al Cielo!” le disse la signora, mettendole una mano sulla spalla.

“E… e adesso come sta…?” domandò ancora la figlia, a bassa voce, dominando con un certo sforzo la tentazione di abbracciarlo.

“Bene, a quanto sembra” le rispose il padre “solo che non riusciamo a svegliarlo!”

“Desidera che chiami il medico di famiglia, signore?” domandò James.

“Ma no” intervenne la signora “la fronte è fresca e il polso regolare. Credo che abbia bisogno soprattutto di un buon sonno ristoratore. Dì piuttosto ad Elizabeth di preparare la stanza degli ospiti!”

“Benissimo, madame!”

“Vuoi proprio farlo restare qui da noi?” le domandò il marito, con fare tuttora dubbioso.

“Mi sembra la cosa migliore, tesoro” rispose la moglie, guardando di sottecchi la figliola, alla quale s’illuminarono gli occhi “che problema c’è?”

“Beh, nessuno, se è per questo… pensavo solo che suo padre si preoccuperà!”

“Se ti ricordi, il sindaco diceva che l’ispettore era in servizio, questa notte” sorrise la donna “e quindi non rincaserà prima di domattina!”

“Già, è vero. Comunque sarà bene telefonare in centrale per rassicurarlo!”

“Ma no, papà” saltò su allora Sayaka, ansiosamente “perché vuoi farlo impensierire sul lavoro? Domattina è domenica… basterà riaccompagnarlo a casa per tempo e sarà tutto sistemato!”

“Dici? Però…”

“Signori, la camera è pronta!” annunciò Elizabeth, la cameriera.

A questo punto il capo-famiglia, vinto dal sonno incombente, accentuato dai postumi dell’abbondante cena, capitolò: “Uff… d’accordo, facciamo come credete. Adesso, però, andiamocene a letto… portiamolo su, James!”

“Ci penso io, signore, non si preoccupi!” disse costui, riprendendolo in braccio.

Mentre il solerte domestico cominciava a salire le scale, Sayaka gli disse: “Mi… mi scusi, James… posso… posso chiederle un favore?”

“Mi dica, signorina!”

“Ecco…” rispose la ragazza, tornando ad arrossire “…potrebbe essere così gentile da… da spogliarlo, prima di… metterlo a letto?”[4]

“Stia tranquilla, ci penso io!” rispose il buon James, in tutta serietà.

Tenendo le mani giunte e la boccuccia appena incurvata in un sorriso, Sayaka rimase ad osservare l’uomo mentre portava il suo prezioso fardello verso la stanza degli ospiti.  Restandole di spalle, i suoi genitori non potevano vedere il suo sguardo compiaciuto, tuttavia il signor Shinomya non poté trattenersi dal sussurrare ironicamente alla moglie: “Ancora una bambina, eh?!”

La signora lo guardò con un viso apparentemente impassibile, che poi mutò con un sorriso dolcemente malizioso: “Non pensarci, amore… su, su: andiamo a letto!”

 

***

In meno di mezz’ora, casa Shinomya si ritrovò immersa nella più completa tranquillità. Anche la servitù si era ritirata e tutti si erano già o stavano per abbandonarsi al torpore dell’assopimento. Tutti. O quasi…

Erano circa le tre e un quarto del mattino quando il silenzio venne infatti turbato dal fruscio di leggeri passi felpati che, provenienti dalla camera della padroncina, percorrevano il corridoio del piano superiore per dirigersi verso quella degli ospiti.

Giunta davanti alla porta, una piccola donna, non più timida ma risoluta, si arrestò qualche momento per portarsi una mano al seno e cercare di contenere i battiti del suo giovane cuore ferito. Poi, quella stessa mano tremante si allungò verso la maniglia…

Dopo avere varcato quella porta ed essersela richiusa alle spalle, Sayaka Shinomya, ultima “erede” della Principessa di Leche, soprannominata miss velo da sposa dai membri del Consiglio Organico asukiano, si avvicinò lentamente a quel giaciglio dove riposava, ignaro e beato, il giovane protagonista dei suoi dorati sogni di fanciulla…

 



[1] Vedi capitolo 5.

[2] Termine più consono di “riparato”, dal momento che avevano dovuto sostituirne l’intera componentistica!

[3] L’attuale possessore del quadro La Sfinge (v. capitolo 18).

[4] In quel preciso momento, a Tokyo, una certa signora Asuna Kujo Mitaka, veniva scossa da un telepatico brivido…!

  
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