Capitolo 39: La notte è ancora lunga
*O |
rmai
sta diventando un’abitudine…!* si disse Rip Kirby, il responsabile della Motoria
dell’organismo umano maschile di Alan Daiki Asuka.
Davanti
a lui il monitor della percezione visiva gli rimandava le immagini delle
silenziose strade di Seika rischiarate dalla luce dei lampioni. Erano circa le
due del mattino e il contatore energetico avvertiva costantemente il pilota che
rimanevano soltanto poche centinaia di calorie prima che il loro assistito
finisse addormentato sul selciato!
Il
buon Kirby stava sempre di più rimpiangendo i vecchi tempi… quando a quell’ora
“gareggiava” regolarmente con la sua “antagonista” Rosanna Speedy nel sempre
vano tentativo di acchiappare quel misterioso fuorilegge in gonnella.
Nonostante andasse sempre e comunque a finire male, il capo della Muscolare cominciava
veramente a provare una discreta nostalgia per le emozioni di quelle cacce… e
anche per le frustrazioni che seguivano le loro conclusioni fallimentari! Cosa
importava se la missione andava a buca? Voleva solamente dire che poi ce ne
sarebbe stata un’altra e poi un’altra ancora!
Il
successo avrebbe comportato un prezzo troppo alto da sopportare: il termine di
quel gioco fantastico. Una sfida troppo esaltante per poterne fare a meno,
anche per il capo della Cerebrale, a dispetto di quel suo atteggiamento così
intransigente: l’intera equipe organica sapeva bene quanto il “duro” Jimmy
Watson soleva appassionarsi nel tentativo di indovinare le mosse della sua
omologa Rebecca Lange!
Tutto
ciò per arrivare a dire che tutte quelle malinconiche “passeggiate” notturne
fra la dimora degli Haneoka e quella degli Asuka (beh, una volta anche da quella
della Takamya…) cominciavano a dare sui nervi al giovane investigatore,
probabilmente perché gli ricordavano troppo il tragico rientro dalla
realizzazione dell’Ipotesi Zero![1] Oppure
- ipotesi assai più probabile - perché gli avrebbero ricordato per sempre
l’andata “in bianco” di quell’ultima serata!
D’altra
parte, per un perfetto gentiluomo come Alan, riaccompagnare la mancata
“partner” era stato il minimo. Se non altro, una volta che fosse rincasato
definitivamente, quell’ulteriore consumo di energia gli avrebbe conciliato sicuramente
il sonno!
***
“Sammy,
qui abbiamo finito” annunciò la voce del responsabile della Sensitiva “fra
pochi secondi riattiveremo il cross-over!”
“Ricevuto”
rispose il capo della Genetica “tieniti pronto, Julius!” disse poi, rivolto verso
un assistente che teneva gli occhi fissi sui suoi strumenti.
“Signorsì!”
rispose costui.
Ad
un cenno del suo superiore, Peter Finch, nella camera del controllo percettivo,
settò dapprima il check-up del ripristinato apparecchio,[2]
dopodiché, constatatone l’esito positivo, richiuse i circuiti di collegamento
coi ricevitori della Ripro.
Rassicuranti
luci verdi si accesero sul pannello di controllo del cross-over, mentre, nella
sezione Genetica, avveniva un fenomeno analogo sul pannello di Julius Chester.
“Il
collegamento è ripristinato, signor Spade!” riferì l’addetto al suo
capo-sezione.
“Benone”
borbottò quest’ultimo, tenendo le mani in tasca “allora non rimane che
provarlo!”
“Tutto
bene, Sammy?” tornò a chiedere Gus Chandler.
“Pare
di sì… potete inviarci i segnali di prova!”
“Bene.
Hai sentito, Phil?” disse allora l’altro, dopo avere aperto il canale con la
Neurologica “Puoi immettere le informazioni mnemoniche sul canale della Ripro!”
“D’accordo…!”
rispose Marlowe, con voce un po’ titubante.
“E
se proprio vuoi un consiglio” s’intromise il capo della Cerebrale “usa quelle di
miss Takamya: sono senz’altro le più efficaci!”
“Dacci
un taglio, imbecille” ribatté Marlowe, sostenuto “lo decido io che cosa
trasmettere, chiaro?!”
“Volevo
solo aiutarti” rimpallò pacatamente Watson “se dobbiamo fare un collaudo,
facciamolo come si deve!”
“VUOI
CHIUDERE QUELLA BOCCACCIA, SÌ O NO...?!!”
Da
parte sua, anche il capo della Sensitiva pensava che il collega della Cerebrale
non avesse poi tutti i torti… ma era meglio non stressare ulteriormente il
povero Marlowe, specialmente dopo l’esperienza che aveva dovuto passare. Per di
più, lo stesso Eddie Parker, capo dell’Immunitaria, aveva sconsigliato di concludere
il ripristino dei circuiti proprio quella medesima sera, onde evitare un
ulteriore dispendio di fluidi; ma lo stesso Coordinatore non aveva voluto
sentire ragioni: visti i precedenti, non era assolutamente il caso di
trascorrere dell’altro tempo con la Genetica in disarmo!
“Stai
buono, Jimmy” lo riprese Gus “lascia che il nostro collega proceda come ritiene
più opportuno. Quando vuoi, Phil!” gli disse, infine.
Il
capo della Neuro, dopo avere ringraziato Chandler, inserì alcune informazioni
mnemoniche relative a Lisa Haneoka verso il sistema di selezione. Forse fu un errore
dovuto allo stress… sta di fatto che non furono propriamente le immagini di
un’irosa compagna di scuola quelle che raggiunsero
“Basta,
così… BASTA…!!!” gridò allarmato Spade, vedendo anche il quadro della
situazione eccitativa passare da DEFCON
“Porca
miseria” imprecò, sconcertato “erano le immagini dell’attacco di stasera!! Non
volevo usare proprio quelle, accidenti a me…!”
“Confessa,
che lo hai fatto apposta!” lo accusò ironicamente Watson.
“Non
è vero!! Sei tu che mi rendi nervoso, brutto rompi…”
“Piantatela”
li interruppe Chandler “Sam, mi senti? Com’è la situazione…?”
“Operativa”
rispose Spade dopo pochi secondi “credo che i circuiti necessitino di una ritaratina
verso il basso… ma il sistema funziona di nuovo. Altroché se funziona…!”
“Non
dirmi che avete avuto…”
“No,
ma c’è mancato poco! Il pannello di Julius ha registrato subito un sovraccarico
e… ahio, scotta…!!”
“Non
lo tocchi, signore!” lo ammonì il suo collaboratore.
“Mi…
mi dispiace, Sam” tornò a dire Marlowe “non era mia intenzione…”
“Non
fa niente, Phil” gli rispose il collega, bonario “l’importante è che siamo di
nuovo in corsa. E poi, se anche fosse successo, non sarebbe stato nulla in
confronto alla magra di stasera!”
“Questo
è poco, ma sicuro!” borbottò Watson.
“Comunque,
fammi un favore, vecchio mio” continuò Spade, in tono più serio “d’ora in
avanti, evita di applicare mosse drastiche che coinvolgano la mia Sezione… per
lo meno, senza avvertirmi!”
“D’accordo…
promesso!” convenne umilmente Marlowe.
“Benone”
esclamò poi quello della Sensitiva, battendo il pugno di una mano sul palmo
dell’altra “questo problema è risolto! Adesso non rimane che…”
All’improvviso,
il pavimento delle camere di controllo ebbe un repentino scossone e tutti gli
organici si ritrovarono gambe all’aria…
“Che
diamine è successo…??” gridò Marlowe, spaventato.
“Non…
non capisco” rispose Chandler, trascinandosi poi verso il comunicatore
intersezionale “Sensitiva a Motoria: mi senti, Rip? Cos’è accaduto…?”
“Blackie
mi ha staccato la spina” rispose Kirby, senza esitare “ho le calorie a zero. E,
come tutti sanno, sacco vuoto non sta in piedi!”
“Forza
maggiore, amico” rispose il collega chiamato in causa “
“Cosa?!”
esclamò nuovamente Chandler “E perché…?”
“Ve
lo dico io, il perché” rispose immediatamente Dick Tracy “col vostro collaudo
del c… avete provocato un richiamo di sangue pazzesco: se non tagliavo
l’ossigeno a Wolfe, mandavo a pallino l’intera centrale di Watson!”
*Capirai
che danno…!* Marlowe non trattenne la battuta mentale.
“Siete
degli incoscienti” esclamò invece con veemenza il responsabile della sezione
scampata “e sì che Eddie ve l’aveva detto di non procedere proprio stasera!”
“Ma…
adesso Alan come sta…?” s’informò sempre Chandler.
“Disteso
piatto in mezzo alla strada!” rispose il capo della Motoria.
“E
sta dormendo come un ghiro…!” precisò, a sua volta, quello della Metabolica.
“Santi
Numi, fate qualcosa” intervenne allarmato il collega dell’Immunitaria
“svegliatelo e tiratelo su, prima che qualcuno lo investa…!!”
“Tracy
e Wolfe stanno facendo il possibile, Parker” gli riferì A1 “fra meno di un
minuto saremo in grado di…”
Il
messaggio del Coordinatore venne improvvisamente interrotto…
“Avverto
vibrazioni in aumento sotto di noi, signor Chandler” annunciò la voce di Peter
Finch, in preda al panico “massa di notevoli proporzioni in rapido avvicinamento!”
Tutti
i capi-sezione trasalirono all’istante. Non ci voleva un’analisi approfondita da
parte della Cerebrale per comprendere che Alan stava per correre il rischio di
essere investito da un’automobile… e il rischio parve mutarsi in certezza
quando i sensori, tattili e acustici, di Chandler rilevarono che la direzione
di provenienza della minaccia portava inesorabilmente quest’ultima in perfetta
rotta di collisione col corpo del detective, profondamente addormentato sulla pavimentazione
stradale.
“Oh,
Signore Iddio, no” sussurrò il Coordinatore, con la fronte già madida di sudore
“Motoria, tiratelo su! SU, PRESTO…!!!”
“Non
posso eseguire, signore” rispose tragicamente Kirby “l’energia è tuttora a
zero!!”
“Stiamo
pompando più ossigeno possibile verso
“Lo
stiamo ricevendo, Dick” trasmise a sua volta Wolfe “stiamo per mandare alla
Sensitiva e alla Motoria le calorie necessarie… ancora quattro secondi, signor
Harper!”
“Quattro
secondi per il risveglio… almeno tre per rialzarlo” calcolò rapidamente
Chandler “quanto all’impatto, Finch…?”
“Sei
secondi alla velocità attuale, signore!”
Uno
in meno del necessario… senza contare il tempo che sarebbe occorso, una volta rimesso
in piedi, per toglierlo dalla traiettoria di pericolo!
“Siamo
fottuti… e molto meno piacevolmente di quanto potevamo esserlo stasera…!” concluse
amaramente Parker.
“Non
può finire così” esclamò Marlowe a bassa voce, con gli occhi già colmi di lacrime
“no, non può…!!!”
“Quattro
secondi all’impatto!!” annunciò Finch, con voce strozzata.
*Perdonami,
Virginia…!!* disse il povero Marlowe, fra sé e sé, stringendo gli occhi ed i
pugni.
Tutto
pareva perduto… ma il zelante angelo custode di Alan faceva buona guardia anche
quella volta. All’improvviso, al posto delle disastrose sollecitazioni
dell’investimento, i sensori acustici della Sensitiva captarono un acutissimo
quanto prolungato stridore di freni, che terminò provvidenzialmente prima che
le ruote anteriori del veicolo iniziassero a schiacciare come una frittella il
corpo del giovane detective…
Per
fortuna, i concitati calcoli di Peter Finch avevano errato per difetto!
***
Quella
sera i coniugi Shinomya avevano decisamente fatto le ore piccole. Era raro che
si congedassero da un ricevimento poco oltre il termine della cena, dal momento
che la signora non voleva che “il suo tesorino” rimanesse sola molto a lungo,
nonostante la presenza della servitù, composta da persone fidatissime.
Ma
stavolta le cose erano andate diversamente. Al party, tenutosi nella villa del
ricco mercante d’arte Genzo Katamura,[3] erano
intervenuti anche il sindaco con consorte al seguito, perciò gli Shinomya - una
delle famiglie più in vista della città - non avevano certo potuto fare un
affronto del genere al primo cittadino, congedandosi in anticipo!
Per
la cronaca, i signori Morinaka erano stati invitati perché Katamura intendeva
offrire in dono al Municipio di Seika alcuni pregiati pezzi della sua
pinacoteca personale. Dietro a tanto generoso “civismo” si celava naturalmente la
volontà di rifarsi una “verginità etica” che facesse dimenticare i trascorsi
traffici di quell’individuo, sui quali le indagini della polizia, almeno
finora, non avevano purtroppo portato a nulla.
“Va’
più in fretta, James” disse la signora, sollecitando l’autista “non vedo l’ora
di essere a casa!”
“Mi
perdoni, madame, ma c’è il limite di velocità!”
“James
ha ragione, cara” intervenne il marito “e smettila di preoccuparti per Sayaka:
sarà già nel mondo dei sogni, da ore!”
“Lo
dici tu” lo smentì la moglie “sai bene quanto si preoccupi, se non ci vede
tornare per tempo!”
Il
marito emise un sospiro: “Forse non farebbe così, se tu non le stessi sempre
col fiato sul collo… dopotutto, alla sua età, dovrebbe essersi già data una
svegliata!”
“Ma
cosa dici? Nostra figlia è ancora una bambina!”
“Sarà”
ribatté il signor Shinomya, guardando fuori dal finestrino con le braccia
conserte “però, l’altro giorno, non mi sembrava più tanto una bambina, mentre
si mangiava cogli occhi il figlio dell’ispettore Asuka!”
La
moglie lo fissò con sguardo obliquo: “Beh, che gli piacesse non era un mistero…
fin da quella volta che venne da noi per proteggere il velo nuziale che quegli
arrivisti degli Hiwatari ci avevano appioppato!”
“Già…
e per fortuna che non c’è riuscito!” commentò il padre di Sayaka, convinto.
“Una
vera fortuna” annuì sua madre, sospirando “sempre però che si sia trattato di
un caso!”
“Che
vorresti dire…?”
“Ah,
voi uomini siete sempre così superficiali” sentenziò la signora, con deciso
orgoglio femminile “secondo te un ragazzo in gamba come Asuka Jr. si sarebbe
lasciata sfuggire quella ladruncola in un modo tanto puerile?”
“Bah…
a dire il vero, da quanto racconta lo stesso sindaco, non è che nella lotta a
Saint Tail il suo giovane elemento di fiducia abbia poi collezionato così tanti
successi!” commentò il marito, con signorile ironia.
“Secondo
me lo ha fatto apposta, invece” ribadì la moglie con ostentata sicurezza “è
chiarissimo che voleva salvare Sayaka!”
“Sia
come sia, dobbiamo effettivamente ringraziarlo. E comunque, se sono rose…”
“Santo
Cielo…!!!” esclamò all’improvviso l’autista, inchiodando repentinamente i
freni.
Al
brusco arresto della berlina, i signori Shinomya (che non portavano le cinture
di sicurezza per non sgualcire i loro abiti da sera) furono proiettati poco
gentilmente contro gli schienali - per fortuna generosamente imbottiti - dei sedili
anteriori. La signora lanciò un gridolino, mentre il signore imprecò sottovoce.
“Si
può sapere cosa ti è preso, James?!” chiese poi, seccato.
“Chiedo
venia, signore” si giustificò il domestico “ma c’era un corpo, disteso in mezzo
alla strada!”
“Che
cosa…?” esclamò la signora.
“L’hai…
l’hai investito?” domandò preoccupato il marito.
“No,
signore: per fortuna ho frenato il tempo!”
“Andiamo
a vedere!” disse il padrone, aprendo lo sportello.
Anche
la moglie e l’autista scesero dalla vettura. Fatti pochi passi, il terzetto
trasalì nel vedere il corpo di un giovanotto quindicenne beatamente disteso per
terra, a pochi centimetri dal muso della macchina! L’autista di casa Shinomya
si affrettò quindi a chinarsi su di lui per accertarsi delle sue condizioni.
“È
ferito…?” chiese il padrone.
“No,
signore… sembra semplicemente fuori combattimento!”
“Forse
è ubriaco” ipotizzò la signora “ah, mio Dio, questi giovani d’oggi!” concluse,
distogliendo lo sguardo con sincero disgusto.
“Non
credo, madame” disse ancora James, dopo averlo discretamente osservato e
annusato “sembra solo profondamente addormentato!”
“Beh,
proviamo a voltarlo!” disse il signor Shinomya afferrando il ragazzo disteso
per le spalle. Non appena fu possibile scorgere il volto del “bell’addormentato
nel viale”, la signora Shinomya sussultò dallo stupore: “Ma… è Alan Asuka…!!”
“Sembra
proprio di sì!” confermò il marito, con voce incolore.
“Ma
sta bene…?” s’informò ancora la moglie.
“Pare…”
rispose il marito dopo avergli accostato l’orecchio al petto, mentre James gli
tastava il polso “…ad ogni modo sta dormendo come un ghiro!”
“Cosa
facciamo, signore?”
“Per
prima cosa, direi di svegliarlo!”
L’idea,
per quanto pratica, si rivelò infruttuosa. Né alcune vigorose scrollatine, né
altri discreti pizzicotti riuscirono a strappare dalle grinfie di Morfeo il
“ragazzo speciale” di Seika!
“Niente
da fare” esclamò sconsolato il padre di Sayaka “e adesso?”
“Proporrei
di portarlo a casa sua, signore!” suggerì il domestico.
“Buona
idea, James” approvò il padrone “se solo conoscessimo l’indirizzo!” concluse
però, con disappunto.
“In
tal caso, signore, ritengo non rimanga altro da fare che chiamare la polizia!”
Era,
in effetti, la cosa più sensata da fare. Doppiamente sensata, nel caso
specifico.
Se
non che, la madre di Sayaka ebbe un guizzò repentino, accompagnato da un
istantaneo bagliore dello sguardo: “Ascolta, caro: non mi sembra il caso di
creare un allarme inutile. Io direi di portarlo a casa nostra, invece!”
I
due uomini la fissarono, il buon James con espressione flemmatica, il marito con
fare decisamente più perplesso: “Ma, tesoro… credi davvero che…”
“Senti”
iniziò la signora posando la mano ingioiellata sulla spalla del consorte “io
non so cosa gli sia successo… tuttavia, conoscendo la serietà di questo
ragazzo, non credo abbia commesso nulla di cui si debba vergognare. Però, se
chiamiamo la polizia, metteremo in imbarazzo sia lui che l’ispettore Asuka… per
non parlare del sindaco!”
Dopo
una breve meditazione, il marito si decise ad annuire: “Forse hai ragione… ma
vorrei proprio sapere cosa stava combinando!”
“Non
preoccuparti, caro: ce lo faremo raccontare domattina, dopo che una buona
dormita lo avrà rimesso completamente in sesto!”
“E
va bene, mi hai convinto. Dammi una mano, James!”
“Subito,
signore!”
I
due sollevarono il ragazzino e lo distesero sul sedile posteriore, posandogli
la testa sul grembo della signora, che continuava a guardarlo con un
comprensivo sorriso materno. Scuotendo la testa, il signor Shinomya si sedette invece
accanto all’autista, mentre quest’ultimo rimetteva in moto la vettura e
ripartiva verso la loro villa.
***
Tanto
per confermare le previsioni della madre, la “piccola” Sayaka era in quel
momento assolutamente sveglia, se pure coricata nel suo lettuccio a leggere uno
dei suoi romanzi preferiti: Piccole Donne
Crescono, di Luisa M. Alcott.
Di
frequente - vale a dire ogni volta che finiva una pagina - i suoi occhioni si
soffermavano sul “fatidico” specchio di Leche, tornato a riprendere il suo
posto sopra il comò. E ogni volta, ritornando con lo sguardo sul libro,
emetteva un lievissimo sospiro mentre il suo indice destro provvedeva a voltare
la pagina senza bisogno di essere umettato con la saliva, dal momento che aveva
appena terso qualche lacrimuccia traditrice.
Sayaka
non sapeva quanto fosse reale quel dato che denunciava la presenza di sette
donne per ogni uomo sulla faccia del Pianeta… probabilmente si trattava di una
panzana, ma era comunque assai probabile che ci fossero effettivamente sette
donne per ogni uomo decente! Non si
spiegava altrimenti la masochistica tendenza del genere femminile a innamorarsi
sistematicamente delle stesso individuo irreversibilmente già “marcato” da una
o più altre!
Quando
la ragazzina si rese conto di non aver letto nemmeno mezza pagina delle dieci o
quindici che aveva sfogliato, si decise a posare il libro sul comodino e a
sistemarsi il guanciale per abbandonarsi finalmente - o almeno sperava - all’oblio
del sonno. Stava per spegnere l’abat-jour, quando avvertì dei rumori al piano
di sotto e capì che i suoi genitori erano appena rientrati.
Sentendo
anche la voce del signor James e trovando insolito che non rientrasse in casa
senza prima sistemare la macchina in garage, abbandonò le coltri spinta dalla
curiosità, indossò una graziosa vestaglietta rossa sulla camicia da notte color
miele, infilò i piedini nelle pantofoline ricamate e si affrettò ad uscire
dalla sua camera per poi scendere precipitosamente le scale che portavano giù
in soggiorno…
“Mamma,
papà… cosa…??”
Se
l’insolita comparsa di Asuka Junior alla sua festa di compleanno l’aveva
lasciata felicemente sorpresa, la vista del suo bramato “sempai” inerte fra le
braccia del fedele domestico la trasformò questa volta nella perfetta
raffigurazione dello stupore: i bulbi oculari le si ingrandirono a dismisura, mentre
le pupille si facevano microscopiche. Inutile aggiungere che il suo colorito aveva
assunto immediatamente lo stesso colore della sua veste da camera!
“Scusaci
per il ritardo, tesoro” le si rivolse il padre, cercando di mantenere un
contegno decentemente flemmatico “abbiamo avuto dei contrattempi!”
“Ma…
ma…” farfugliò la ragazzina avvicinandosi rapidamente dopo avere superato la
paralisi dello shock “…che cosa gli è successo…?!!”
“Nulla
di grave, cara” si affrettò a tranquillizzarla la signora “probabilmente era
impegnato in una delle sue missioni e la stanchezza lo ha vinto. Così si è
addormentato per la strada!”
“Per
la strada…??” chiese Sayaka portando le mani alle guance.
“Proprio
così” confermò il signor Shinomya, mentre l’autista stendeva il giovanotto sul
divano “e per poco non lo abbiamo messo sotto!”
“Oh,
no…!!” esclamò la ragazzina, guardandolo con angoscia.
“Non
temere, ci siamo fermati in tempo, grazie al Cielo!” le disse la signora,
mettendole una mano sulla spalla.
“E…
e adesso come sta…?” domandò ancora la figlia, a bassa voce, dominando con un
certo sforzo la tentazione di abbracciarlo.
“Bene,
a quanto sembra” le rispose il padre “solo che non riusciamo a svegliarlo!”
“Desidera
che chiami il medico di famiglia, signore?” domandò James.
“Ma
no” intervenne la signora “la fronte è fresca e il polso regolare. Credo che
abbia bisogno soprattutto di un buon sonno ristoratore. Dì piuttosto ad
Elizabeth di preparare la stanza degli ospiti!”
“Benissimo,
madame!”
“Vuoi
proprio farlo restare qui da noi?” le domandò il marito, con fare tuttora dubbioso.
“Mi
sembra la cosa migliore, tesoro” rispose la moglie, guardando di sottecchi la
figliola, alla quale s’illuminarono gli occhi “che problema c’è?”
“Beh,
nessuno, se è per questo… pensavo solo che suo padre si preoccuperà!”
“Se
ti ricordi, il sindaco diceva che l’ispettore era in servizio, questa notte”
sorrise la donna “e quindi non rincaserà prima di domattina!”
“Già,
è vero. Comunque sarà bene telefonare in centrale per rassicurarlo!”
“Ma
no, papà” saltò su allora Sayaka, ansiosamente “perché vuoi farlo impensierire
sul lavoro? Domattina è domenica… basterà riaccompagnarlo a casa per tempo e
sarà tutto sistemato!”
“Dici?
Però…”
“Signori,
la camera è pronta!” annunciò Elizabeth, la cameriera.
A
questo punto il capo-famiglia, vinto dal sonno incombente, accentuato dai
postumi dell’abbondante cena, capitolò: “Uff… d’accordo, facciamo come credete.
Adesso, però, andiamocene a letto… portiamolo su, James!”
“Ci
penso io, signore, non si preoccupi!” disse costui, riprendendolo in braccio.
Mentre
il solerte domestico cominciava a salire le scale, Sayaka gli disse: “Mi… mi
scusi, James… posso… posso chiederle un favore?”
“Mi
dica, signorina!”
“Ecco…”
rispose la ragazza, tornando ad arrossire “…potrebbe essere così gentile da… da
spogliarlo, prima di… metterlo a letto?”[4]
“Stia
tranquilla, ci penso io!” rispose il buon James, in tutta serietà.
Tenendo
le mani giunte e la boccuccia appena incurvata in un sorriso, Sayaka rimase ad
osservare l’uomo mentre portava il suo prezioso fardello verso la stanza degli
ospiti. Restandole di spalle, i suoi
genitori non potevano vedere il suo sguardo compiaciuto, tuttavia il signor
Shinomya non poté trattenersi dal sussurrare ironicamente alla moglie: “Ancora una
bambina, eh?!”
La
signora lo guardò con un viso apparentemente impassibile, che poi mutò con un
sorriso dolcemente malizioso: “Non pensarci, amore… su, su: andiamo a letto!”
***
In
meno di mezz’ora, casa Shinomya si ritrovò immersa nella più completa
tranquillità. Anche la servitù si era ritirata e tutti si erano già o stavano
per abbandonarsi al torpore dell’assopimento. Tutti. O quasi…
Erano
circa le tre e un quarto del mattino quando il silenzio venne infatti turbato
dal fruscio di leggeri passi felpati che, provenienti dalla camera della
padroncina, percorrevano il corridoio del piano superiore per dirigersi verso
quella degli ospiti.
Giunta
davanti alla porta, una piccola donna, non più timida ma risoluta, si arrestò
qualche momento per portarsi una mano al seno e cercare di contenere i battiti
del suo giovane cuore ferito. Poi, quella stessa mano tremante si allungò verso
la maniglia…
Dopo
avere varcato quella porta ed essersela richiusa alle spalle, Sayaka Shinomya,
ultima “erede” della Principessa di Leche, soprannominata miss velo da sposa dai membri del Consiglio Organico asukiano, si
avvicinò lentamente a quel giaciglio dove riposava, ignaro e beato, il giovane protagonista
dei suoi dorati sogni di fanciulla…
[1] Vedi capitolo 5.
[2] Termine più consono di “riparato”, dal momento che avevano dovuto sostituirne l’intera componentistica!
[3] L’attuale possessore del quadro La Sfinge (v. capitolo 18).
[4] In quel preciso momento, a Tokyo, una certa signora Asuna Kujo Mitaka, veniva scossa da un telepatico brivido…!