Under The Pain
Capitolo 6
Hinata sospirò affranta, osservando nel frattempo
la minuta figura nera ai suoi piedi.
Un animale era di sicuro l’ultima cosa che poteva
permettersi di avere, nella situazione in cui si trovava.
Senza contare
in fattore Padre, che non le avrebbe mai permesso di tenersi un gatto.
Lo sapeva bene, lei, che quando per puro caso si
era imbattuta in quella piccola palla di
pelo, dietro l’Ichiraku, avrebbe dovuto lasciarla là. Ma, per carità,
pioveva a dirotto, e quella povera creatura se ne stava in quel buio angolino
della strada, tutta bagnata a miagolare triste triste; non aveva potuto
resistere.
E ora si trovava nella sua stessa stanza,
all’oscuro di tutto e tutti. Logicamente non
poteva rimanere in quella casa, per nessuna ragione al mondo.
Era già tanto che avesse passato la notte nel suo
letto senza che le domestiche se ne accorgessero, e proprio non se la sentiva
di rischiare ancora.
Ragion per cui, doveva
assolutamente consegnare il cucciolo - sempre che fosse un maschietto - a qualcuno.
E, per quanto si sforzasse di pensare a chi sarebbe stato davvero disposto a
tenerlo con sé, era solo una la persona che per lei era giusta. Per il gatto, ovviamente.
E fu così, che Hyuga Hinata raccimolò tutto il suo
coraggio, si infilò un abito decente e scese le scale in punta di piedi,
pregando che a quell’ora del mattino non vi fosse nessun membro del Clan
sveglio.
Si sbagliava,
ovvio.
Quando intravide una lunga chioma castana dirigersi
tranquilla verso di lei, il suo cuore mancò di un battito. Sostenne lo sguardo
indagatore del cugino, stringendo forte a sé la sacca della borsa a tracolla,
decisa più che mai a non cedere, nonostante fosse al corrente del fatto che lui
sapeva.
“Hinata-sama. Come mai esce a quest’ora del
mattino?”
“Vado a fare una passeggiata, magari passo anche da
Ino.”, sorrise lei, reggendo il gioco.
Il viso di Neji si rilassò, e lui sfiorò con la
mano destra la guancia di lei; il suo corpo s’irrigidì, a disagio.
“Buona fortuna, sai a cosa mi riferisco.”, sussurrò
il ragazzo, superandola.
Hinata indugiò un attimo, impreparata:
“Grazie, Neji-san!”, fu l’unica cosa che si sentì
in grado di biascicare, prima di varcare la soglia correndo.
La casa di Sasuke non distava molto da dove abitava
lei; si riscoprì infantilmente felice di questo dettaglio, mentre titubante si
avvicinava all’imponente abitazione.
Titubante,
appunto.
Man mano che procedeva, di passo in passo, la sua
sicurezza diveniva sempre più una fumosa nebbiolina inconsistente, fino a
svanire del tutto nel momento in cui la ragazza si ritrovò di fronte alla porta
di Villa Uchiha.
Il ricordo della giornata precedente, passata verso
la fine della festa assieme al moro, non fece che peggiorare la situazione.
Imbarazzo.
Tremendo, odioso, indistruttibile Imbarazzo.
Guancie in fiamme. Era arrossita. Di nuovo.
Una profonda irritazione si fece strada dentro di
lei, e solo allora si decise ad abbozzare un’apparente sicuro bussare alla
porta.
La voce che le rispose era roca e strascicata, ma
nonostante tutto la riconobbe all’istante, accogliendola con un fremito.
“Entra pure.”
A quell’affermazione ubbidì automaticamente,
varcando la soglia di casa Uchiha in un misto di insicurezza e riverenza.
Erano tante le voci che circolavano su
quell’edificio, la maggior parte delle quali raccomandava di non avvicinarsi a
esso in nessun caso, poiché vi aveva vissuto un Clan Maledetto. Sinceramente,
Hinata non ci aveva mai creduto, come la maggior parte dei giovani abitanti del
villaggio.
Ma in quel momento, proprio mentre osservava la
figura pallida del suo compagno, gli occhi socchiusi per la forte luce del sole
che filtrava dalla porta, tutto ciò che si presentava dinnanzi a lei assumeva
un’aria piuttosto spettrale.
Solo allora si accorse che Sasuke era quanto più si
avvicinasse alla sua idea di Fanstasma.
Gli atteggiamenti silenziosi, gli sguardi
indecifrabili e l’irrequietezza perennemente dipinta sul volto. Ma non fu certo
questo il motivo della sua improvvisa paura.
La verità era
che adorava da matti anche questo lato di Sasuke Uchiha.
Il solo aver formulato un pensiero simile bastò per
metterla a disagio, mentre camminava insicura verso la terza porta del
corridoio a destra dell’entrata, dalla voce che l’aveva accolta. Un leggero
mugolare all’interno della borsa le fece ricordare del piccolo cucciolo per cui
era uscita quella mattina.
“Io..Ecco, sono venuta per chiederti un favore.”
Alzò il viso verso il volto di lui, educatamente,
ma la voglia di distogliere le iridi fredde da quel volto, quello che la
ossessionava, era forte.
[Gli occhi le bruciavano.]
Sasuke non replicò, attendendo il seguito del
discorso. Hinata non osservava il suo viso, ma negli occhi d’inchiostro
dinnanzi a lei era comparso un debole spiraglio di curiosità.
La ragazza aprì la bocca per proseguire, ma le sue
labbra non si mossero. Allora sospirò, poggiò la tracolla sul pavimento [fresco
e piacevole al contatto, in quella afosa giornata] e attese che la minuscola
testolina del felino sgusciasse all’esterno.
Quando ciò accadde, Hinata si stupì non poco nel
vedere il pericoloso Sasuke Uchiha afferrare immediatamente il micio per la collottola,
portandolo a pochi centrimetri dagli occhi scuri.
“Oh. Ciao, micio. Immagino di doverti tenere qui
con me.”
Sorrise appena, voltandosi poi verso di lei. Hinata
si morse il labbro inferiore, imbarazzata.
“Scusami, ti devo un enorme favore. Naturalmente
pagherò tutto io, e mi prenderò la responsabilità di curarlo, perciò non dovrai
preoccuparti di nulla..E scusami ancora.”
Non comprese il motivo per cui Sasuke non accennava
minimamente a cessare di sorridere, ma anzi, lo faceva in modo appena più
evidente, sforzandosi quasi di non ridere.
E si sa, questo è un fatto non associabile ad un Uchiha.
“Va tutto bene?”, domandò preoccupata, nonostante
le labbra che si curvavano verso l’alto, contagiate dal quell’evidente
buonumore.
Lui annuì, porgendole la mano sinistra. Solo allora
Hinata si accorse di essersi accucciata, per posare la tracolla a terra, in
precedenza. La afferrò meno esitante del solito, mentre raggiungeva il braccio
destro del ragazzo raccogliendovi il piccolo micio, aggrappatovisi a forza di
artigli.
“Dovrai passare di qui parecchie volte, se hai
intenzione di curarlo.”
Quella era solo una constatazione, tuttavia le
parve di cogliere una nota vagamente maliziosa nel tono con cui Sasuke aveva
appena pronunciato la frase.
“Oh, solo se avrò il permesso di entrare alla
villa! Non ti disturberò di nuovo. Mi dispiac-“
“Ti prego, non finire la frase. A me va bene così.”
Sasuke levò il dito indice posato pochi istanti
prima sulle labbra rosee di Hinata, proseguendo il discorso.
“Le chiavi di casa sono nella fessura in basso a
destra della finestra.”, concluse, un sorriso furbo sulle labbra solitamente
rigide.
S’incamminò per il corridoio, raggiunto in poco
tempo dai passi affannati di lei.
“Grazie davvero,
Sasuke.”
Quella frase, soffiata con una spontaneità e
un’innocenza disarmanti, ebbero un effetto quasi distruttivo sul corpo del
giovane. Spalancò le palpebre, fissando la figura ignara e più tranquilla di
Hinata procedere al suo fianco, e un’espressione trionfante gli si dipinse sul
volto.
Quando giunsero nell’ampio salotto, Hinata fu
felice di accomodarsi al suo fianco. Posò delicate carezze sul manto nero della
piccola creatura adagiata sulle sue ginocchia, in cerca del modo migliore per domandare a Sasuke di
risolvere il suo imbarazzante quesito.
Fu lui a renderle le cose più semplici, parlando
con lieve imbarazzo, abilmente mascherato.
“Allora, questo felino..E’ maschio o femmina?”
Hinata sollevò di scatto il viso, osservandolo ansiosa.
“Veramente..Non ne ho la più pallida idea. Io..Non
me la sento di controllare.”
Ci fu un attimo di silenzio. Poi, accadde.
Era una cosa che succedeva spesso, quando stava in
compagnia dei suoi amici. L’aveva visto fare da moltissime persone, e aveva
sempre provato un flebile senso di serenità, se si trattava di qualcuno a cui
voleva bene.
Ma sentire
il suono della Sua risata era totalmente differente. Era..
Vederlo, il volto di Sasuke, mentre le labbra si
schiudevano e lui sorrideva, sorrideva
davvero, le fece mancare per un attimo il respiro.
E sapere che la causa di tutto quello era lei, la fece sentire dannatamente
contenta.
Rimase a fissare il ragazzo al suo fianco anche
quando si fu ripreso, sul viso dipinta un’espressione quasi luminosa,
e anche quando lui la osservò interrogativo, non riuscì a mutare
comportamento.
Solo quando Sasuke
le chiese il motivo del suo mutismo, riuscì a riscuotersi dallo
sbigottimento.
“Oh, scusa, ma ti stavo osservando e mi
sono..Incantata.”
Quella mezza verità la fece arrossire più
moderatamente del necessario, e fu enormemente sollevata quando il ragazzo
decise di non indagare oltre, afferrando il micio con entrambe le mani.
Sasuke lanciò un’altra occhiata di sottecchi verso
Hinata, curioso e un poco imbarazzato per la sua affermazione.
E
gratificato, da quella sorta di complimento.
“Ehm, credo che controllerò io.”
Il viso della ragazza si accese di curiosità; si
avvicinò ulteriormente alla minuta figura del felino, sfiorando con la chioma
scura la spalla dell’Uchiha, il quale sorrise fugacemente.
Vederla così, nel suo vestito leggero color lilla,
anziché nella aderente divisa Anbu, mentre fissava un poco agitata il piccolo
micetto nelle sue mani, gli fece provare l’istinto di coccolarla.
La sua espressione si fece per qualche attimo
scettica. Sasuke Uchiha non era solito pensare a quel tipo di smancerie.
Eppure, non riuscì del tutto a disprezzare quella
bizzarra idea.
“Ti consiglio di chiudere gli occhi: ciò che stai
per vedere potrebbe scioccarti.”, la stuzzicò, sarcastico.
Lei, d’istinto, fece una piccola smorfia
imbronciata, per poi domandarsi con una punta di nostalgia da quando non si
comportava in quel modo. Da quando non
ritornava indietro nel tempo, per essere di nuovo bambina.
Era cresciuta troppo in fretta, Hinata. E il suo
lavoro non permetteva molti svaghi, esigeva solo persone mature, intelligenti,
e schifosamente adulte.
Voltò lo sguardo sulla parete scura in legno
massiccio dinnanzi a sé, curiosa di sapere cosa le avrebbe annunciato Sasuke.
Furono attimi, quelli, in cui una sorta di
imbarazzata tensione aleggiava nella stanza.
Quando Sasuke aprì la bocca per parlare, Hinata in
un certo qual modo era già certa della notizia che stava per ricevere.
“E’ un maschio.”, constatò, con voce incolore.
La ragazza sorrise, cominciando a carezzare il pelo
soffice della piccola testolina nera sulle ginocchia di Sasuke.
“Non so dirti perché, ma lo immaginavo.”
In quel momento Hinata non osservava il suo viso,
ma l’occhiata profonda che il ragazzo le riservò la trapassò con un’intensità
tale da farle vibrare ogni centimetro di pelle.
Era sempre
così dannatamente potetente, quello sguardo.
Tremò vistosamente. Non di terrore. Era una
sensazione diversa, piacevole nella sua particolarità.
Alzò di scatto il proprio volto, e sli occhi di
Sasuke erano rossi.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la voce era
stata ingoiata dallo stupore. Improvvisamente il piccolo felino balzò sul
pavimento, allontanandosi impaurito.
Sasuke la fissava insistentemente, e le sue iridi
insanguinate [così impregnate di dolore] la perforavano intense, incatenandola
a loro senza più lasciarla.
Portò la mano sinistra verso il suo collo pallido,
lentamente. Scostò ogni singola ciocca buia dal viso e le accarezzò piano la
clavicola, lo sguardo perso neglio occhi di lei assorto.
Hinata gli afferrò il braccio, invitandolo a fermarsi,
preoccupata.
Notò due particolari importanti, in quel momento.
Il primo, era che a quel gesto un po’ affannato, le
iridi rosse erano tornate del consueto buio totale dei suoi occhi affilati. Il
secondo, era che quel comportamente così strano
da parte sua era cessato immediatamente, lasciando spazio a un’espressione
pentita e tormentata.
Un lamento roco e sofferente gli uscì dalle labbra,
prima di allontanare bruscamente il suo braccio dalla mano di Hinata,
disgustato da sé stesso.
La ragazza rimase immobile e muta, la mano tesa a
mezz’aria. Si avvicinò timidamente al corpo perfetto di lui, che nel frattempo
la guardava, arrabbiato e ferito [da sé stesso].
Lei avvertì un lancinante dolore al petto, nel
momento in cui lo vide afferrarsi il capo tra le mani e soffrire
silenziosamente.
[Non lo aveva mai visto in quello stato
pietoso.]
“Perdonami, se puoi. Io..Non riesco a controllarlo.”
Se aveva cominciato a pronunciare flebilmente le
sue scuse, l’ultima parte della frase era densa di rabbia repressa.
“E’
straziante, non me ne rendo nemmeno conto.”, proseguì, “Ma si attiva lo stesso, se..”
Non finì di pronunciare la frase, distogliendo lo
sguardo.
“Vai a casa, Hinata. Lo dico per il tuo be-“
Ammutolì, nell’istante in cui si ritrovò ad un
soffio due iridi color del ghiaccio. Le mani di lei vagavano febbrilmente alla
ricerca delle sue, e quando si trovarono, finalmente, si strinsero in una dolce
morsa.
I suoi occhi, così
splendidamente chiari, s’incatenarono ai suoi. Sasuke appoggiò la
fronte a quella di lei, senza interrompere quel contatto visivo, quasi fosse
l’unica cura per il suo dolore.
Hinata si scordò addirittura di arrossire, troppo
impegnata ad alleviare quel dolore che, dannazione, avvertiva come fosse suo.
Si sentì circondare il volto dalle mani di lui, infuocate, e le premette con le
proprie sulla sua pelle fredda.
Rimasero così, in quella bizzara posizione, per un
lasso di tempo relativamente lungo, ma che sembrò loro durare solo pochi
attimi, durante il quale Sasuke era rimasto incollato a quelle iridi lilla,
quasi assorbendone tutto il contenuto.
Quando si staccarono, fu come se il tempo che prima
si era quasi bloccato ricominciasse a scorrere. Solo allora Hinata si accorse
del miagolio insistente del piccolo micetto ai loro piedi, molto probabilmente
affamato.
Diede una veloce occhiata all’orologio da parete
posto alla sua destra, e un forte senso d’agitazione si impossessò di lei,
quando constatò di essere in mostruoso ritardo per il pranzo, alla Villa del
Clan.
“Ci penso io al gatto, tu vai pure.”, la rassicurò
Sasuke.
Lei annuì incerta.
“Grazie, davvero. Non so cosa avrei fatto se non
avessi accettato di tenerlo.”
Sorrise radiosa, prima di raggiungere correndo
l’entrata.
Fece per varcare la soglia, quando due braccia
forti la afferrarono da dietro.
Tutto ciò che
avvertì poi, furono due labbra sulla guancia, vicino all’orecchio, e un saluto
riconoscente.
Eccomi
tornata con un aggiornamento! Chiedo perdono per il ritardo mostruoso, mi
dispiace sul serio.
Fra tre
giorni parto per le vacanze, quindi aggiornerò [e sta volta prometto che sarò
costante] fra 14 giorni all’incirca.
Scusate se
non vi rispondo dettagliatamente come al solito, ma ho pochissimo tempo e tra 5
minuti arrivano ospiti xD
.Special
Thanks to : mart, Tsuyuko[scusa per il ritardo dell’aggiornamento xD] ,
Princess Hina, hinata21, nana89, minority girl, AliDiPiume, AyuTsukimiya.
Vi adoro
tutte!
Grazie mille
anche a chi ha aggiunto la fict fra i preferiti!*-*
Un bacio,
adesso scappo!
SecchY