Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: _isafan99_    18/03/2014    3 recensioni
Non tutto era perduto. Potevo ancora incontrarlo.
Potevamo ancora stare insieme.
Strinsi nella mano il ciondolo d’argento respirando profondamente e poi lo lasciai ricadere sul petto, dove c’era il cuore. Batteva, sì batteva, ma ad un ritmo nuovo. Eterno.
Avevo 17 anni.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

- Tanto non mi prendi! – risi saltando una radice.
- Ma se praticamente vi ho raggiunta!! – affermò la voce calda alle mie spalle.
- Ti sbagli: sono molto più veloce di te! – tirai ancora un po’ più su la lunga gonna color lavanda in modo da correre meglio, ma delle mani mi presero per i fianchi fermandomi.
- Presa. – mi sussurrò quella voce bellissima all’orecchio facendomi venire i brividi.
Mi voltai e il mio sguardo si scontrò con quello di Louis: azzurro, come se il mare e il cielo si fossero fusi tra loro e fossero colati nei suoi occhi. Lo guardai dal basso in alto, era un po’ più alto di me e ciò non mi dava fastidio, dopotutto aveva quasi ventidue anni. Mi sorrideva dolce, un sorriso bianchissimo che formava delle piccole rughe ai lati della bocca, caratterizzata da labbra sottili, mentre i capelli castani erano leggermente mossi dalla brezza che soffiava tra gli alberi della foresta.
Il mio cuore perse qualche battito alla vista di tanta bellezza.
- E ora? – chiesi con un filo di voce.
Lui sorrise e posò dolcemente le labbra sulle mie. Si allontanò troppo presto, ma giusto per guardarmi negli occhi e accarezzarmi una guancia con la mano.
Alzò il volto al cielo tinto dal rosa del tramonto.
- Si sta facendo tardi. – affermò – Dobbiamo tornare indietro. –
Mi rabbuiai. Sapevo cosa voleva dire “tornare indietro”, voleva dire far finta che non ci fosse  niente tra di noi, voleva dire nascondere il nostro amore, voleva dire tornare al ruolo della “figlia del nobile ricco” e al “servo senza importanza”.
Mi si strinse lo stomaco.
- No. – dissi abbassando lo sguardo verso le foglie sotto i nostri piedi – Non voglio tornare a casa. –
- Signorina Delailah … -
- NO!! – interruppi bruscamente Louis e mi voltai dandogli le spalle, non volevo che mi vedesse piangere.
Per un attimo restammo in un silenzio interrotto solo dai miei singhiozzi leggeri. Poi Louis mi prese delicatamente un polso e mi fece voltare. Notai che anche lui aveva gli occhi lucidi e un’espressione triste dipinta sul volto. Mi abbracciò e mi lasciai cullare della sue braccia forti, stringendolo a me il più possibile.
- Scappiamo. Senza dire niente a nessuno: prendiamo un cavallo e andiamocene, io e te, solo io e te. – sussurrai con la guancia appoggiata alla sua sentendo un filo di barba pungermi – Senza qualcuno a dirci cosa fare, cosa no …. Solo io e te! –
Lui sospirò e mi prese il viso tra le mani fissando i suoi occhi nei miei.
- Sapete che lo farei. Sapete che con voi scapperei ovunque, che vi porterei dall’altro capo del mondo pur di stare insieme. – disse con voce rauca appoggiando la fronte alla mia - Ma non possiamo. –
Mi guardò di nuovo negli occhi, mi scostò un ciuffo di capelli neri e mossi dal volto e mi asciugò col pollice una lacrima che mi rigava la guancia. Poi mi diede un bacio delicato sui capelli prima di mettersi di fronte a me e indicarmi con la mano la via per il palazzo, come un buon maggiordomo.
Allora mi ricomposi, tornando a esercitare un ruolo che non mi apparteneva più.
E che non mi sarebbe mai più appartenuto.
*****
Studiai il mio riflesso nello specchio: il viso magro aveva dei lineamenti delicati ed era incorniciato da una folta chioma di capelli neri e mossi, ora raccolti in una crocchia dietro la testa, anche se alcuni ciuffi mi ricadevano sulle tempie. Gli occhi a mandorla erano grandi e verdi con sfumature azzurre intorno alla pupilla mentre un cerchio grigio mi circondava l’iride; erano contornati da lunghe ciglia nere sotto sopracciglia sottili e ben delineate. Le labbra erano carnose e avevano acquisito un colorito rosso che contrastava con la mia carnagione chiara.
Abbassai lo sguardo: indossavo un vestito porpora, lungo e attentamente ricamato sugli orli delle maniche, della scollatura sul petto e della gonna, con fili d’oro. Avevo ancora i piedi scalzi, ma sarebbero stati fasciati in delle scarpette, porpora anch’esse, molto presto, appena le domestiche fossero tornate in camera.
Alzai di nuovo gli occhi sullo specchio e mi si bloccò il respiro in petto: dietro di me c’era Louis.
Mi voltai di scatto:
- Cosa fai qui? – sbraitai arrabbiata e un po’ sorpresa  – Non puoi salire nelle mie camere! –
- S-siete … incantevole! – disse lui con quegli adorabili occhi blu sbarrati, insieme alla bocca.
La rabbia mi sbollì in un secondo, lasciando il posto ad una sensazione molto più calda e piacevole.
Sorrisi.
Louis indossava degli abiti eleganti e i capelli erano stati pettinati all’indietro lasciando libera la fronte.
Mi alzai avvicinandomi a lui, controllando con lo sguardo che la porta fosse ben chiusa.
- Cosa volevi dirmi? – chiesi dolcemente.
- Io … - si riscosse – Io volevo darvi questo … dono. – mi porse una scatolina di legno. La aprii e estrassi fuori una catenina, con un ciondolo d’argento a forma di cuore tutto lavorato appeso a essa. Notai su un lato una piccola fessura, la aprii e al suo interno trovai una piccola incisione: “Ti amerò per sempre”.
Mi vennero le lacrime agli occhi.
- Lo so che non è bellissimo e sicuramente non è come tutti gli altri stupendi ciondoli che ricevete ogni giorno, ma … mi farebbe piacere che lo accettiate come simbolo del mio amore. – disse un po’ imbarazzato.
- Louis … - lo guardai negli occhi - … è il regalo più bello che abbia mai avuto in tutta la mia vita. –
Lui sorrise sollevato e me lo allacciò dietro al collo, sfiorandomi con le dita.
- E noto anche che c’è scritto “ti” e non “vi”. – commentai ispezionando la scritta.
- Ho sbagliato? – si rabbuiò all’istante.
- No, adoro questa nostra confidenza. – si aprì in un sorriso a trentadue denti – Lo indosserò sempre. Lo giuro. – ricambiai il suo sorriso. Lui mi posò una mano sulla guancia e mi baciò le labbra con dolcezza e amore.
Poi tutto successe in fretta.
Una guardia buttò a terra la porta della mia stanza con un calcio e altre cinque si fiondarono su Louis bloccandogli le mani dietro la schiena e trascinandolo verso l’uscita.
- FERMI! Cosa state facendo??!! Lasciatelo! È UN ORDINE! – continuavo a gridare.
Uno dei soldati si voltò verso di me e con tono duro affermò: - Abbiamo avuto ordine da suo padre, il re, di arrestare quest’uomo. –
- Che cosa?! E perché mai?? – chiesi confusa e terrorizzata.
- Per aver avuto una relazione con te, figlia mia. – mio padre entrò possente facendo inchinare le guardie e Louis davanti a sé.
- Padre, ma che sciocchezze andate dicendo?! – cercai di rimediare nascondendo alla meglio il panico che mi attanagliava le viscere.
- Non mentire Delailah, l’ho saputo da fonti attendibili. – disse lui guardando con odio e disprezzo il ragazzo bloccato tra le guardie – E sarà punito duramente per le sue azioni. –
- No padre! Lasciatelo andare, vi prego!!! – gridai con le lacrime a rigarmi le guance – Io lo amo, io lo … - lo schiaffo che mi arrivò in piena guancia fu talmente forte e inaspettato che caddi a terra e le parole mi morirono in gola.
- DELAILAH!! – Louis si dimenò cercando di liberarsi, ma ricevette un pugno nello stomaco che lo fece piegare su se stesso gemendo di dolore.
- Domani verrà giustiziato!! – mio padre uscì dalla stanza gridando un “Portatelo in cella!!” ai soldati che, ubbidendo, portarono via Louis davanti a me, che restavo a guardare, incapace di far qualcosa oltre a piangere.
*****
- Louis Edward Jonson, verrai giustiziato dal boia per aver disonorato mia figlia e per aver tradito la mia fiducia. – il giudizio di mio padre rimbombò tra le pareti della piazza del castello, al cui centro si innalzava il patibolo affiancato dal boia incappucciato con la falce in mano. Intorno a loro si era riunito il popolo per assistere all’esecuzione di Louis, che stava silenzioso a testa bassa – Che quest’uomo paghi per le sue colpe!!! –
- NOOOO!! – il mio grido disperato eccheggiò per tutto il palazzo. Mi buttai ai piedi di quell’uomo crudele che mi era costretto chiamare padre – Vi prego padre, perdonatelo, vi prego!!! Non lo vedrò più, non avrò più a che fare con lui, non starà più nel nostro regno … - grosse lacrime mi cadevano dagli occhi già rossi e gonfi dalla notte passata in bianco – Ma, vi prego padre, risparmiategli la vita. –
- BASTA! – tuonò col suo vocione il re lasciandomi un altro schiaffo dato col dorso della mano questa volta – Boia … - fece un cenno all’uomo incappucciato che fece posare il collo di Louis sulla lastra di marmo.
Lui mi guardo con quei grandi occhi azzurrissimi e sorrise. Poi mosse le labbra e compresi ciò che mi stava comunicando: “Chiudi gli occhi”. Ma non ci riuscivo, non volevo lasciarlo andare. Lui ripeté: “Chiudi gli occhi”. Il boia alzò la falce per l’ultima volta e in uno scatto io mi rannicchiai a terra chiudendo gli occhi e tappandomi le orecchie. Ma nonostante questo, mi ricorderò sempre il rumore della lama che fendeva l’aria e metteva fine alla vita di Louis, insieme al nostro amore appena sbocciato.
Urlai di dolore, come se il boia non avesse ucciso solo il ragazzo che amavo, ma avesse tagliato la testa anche a me.
Sentii la mano di mio padre posarmisi sulla spalla e con un movimento brusco mi ritrassi dal suo tocco. Avevo ancora le mani sulle orecchie, ma comunque percepii cosa mi stava dicendo.
- L’ho fatto solo per il tuo bene figliola. – mi disse – Perché sai che dopo la morte di tua madre sei il mio unico amo… -
- NO!!! – sbottai – Non provare a dirlo!!! – ero ancora rannicchiata su me stessa, non volevo guardarlo – Tu non sai cosa vuol dire ‘amare’, non hai mai dato amore a nessuno e non ti sorprendere se la mamma ha smesso di combattere e si è lasciata morire dopo avermi dato alla luce! – dissi senza farmi problemi a dare a quell’assassino del ‘tu’  – Lei è morta per sfuggire da te!!!! – conclusi infine con tutta l’acidità, la rabbia, la cattiveria che possedevo.
Senza voltarmi e con lo sguardo basso, evitando con tutte le mie forze di guardare lo ‘spettacolo’ nella piazza, mi alzai e cominciai a correre giù dalle scale di pietra, in preda a violenti singhiozzi che mi scuotevano da testa a piedi.
Non me ne importava più niente. Non mi importava più di nessuno. Non aveva senso vivere senza di lui, senza i suoi abbracci, i suoi sorrisi dolci …
Inciampai nel mio vestito e caddi rovinosamente fino alla fine della rampa. Sentii un forte dolore alla testa e qualcosa di caldo e denso scendermi per la tempia, ma mi stava bene: volevo sentire dolore.
Arrivai nelle cucine vuote, dato che tutte le serve e i servi erano andati a pulire la piazza dopo l’esecuzione del mio unico, vero, grande amore, con il sangue che mi pulsava nelle orecchie. Presi un coltello e me lo ficcai nella pancia con tutta la forza che avevo. Provai una forte fitta che mi lacerava la carne, ma non era neanche lontanamente paragonabile a quella che mi aveva squarciato il cuore poco prima, a confronto sentii sollievo: era finita, stavo per raggiungerlo …
Mi accasciai sul pavimento freddo boccheggiando, cercando involontariamente aria, che cominciava a mancarmi, mentre il sangue mi colava giù dalle gambe. Vidi le scarpe di una cameriera, poi delle macchie nere mi annebbiarono la vista. L’ultima cosa che pensai fu Louis … ai suoi occhi blu … al suo sorriso dolce … alla sua voce calda quando gli chiedevo di cantare per me …
Buio.
*****
- Allora? – chiese una voce lontana e ovattata – Ha funzionato? –
- Non lo so. – rispose un’altra voce, più calda e più vicina.
- Magari l’hai fatto troppo tardi. – questa era più acida e dura, una voce femminile che lasciava trasparire una nota divertita.
- Non lo so! – tuonò la voce calda di prima.
Aprii lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre e cercando di focalizzare meglio le figure che mi circondavano.
- Oh, è sveglia, che peccato … - la voce acida ora aveva anche un volto: lunghi capelli ramati le ricadevano sulle spalle, gli occhi erano di un grigio intenso screziati di … rosso? Era rosso quello?? Il volto era segnato da numerose lentiggini e aveva un espressione di ribrezzo sul volto che mi fece crescere dentro una rabbia sconosciuta. Indossava un abito verde scuro, molto semplice, senza ricami o altri abbellimenti.
- Ciao. – la mia attenzione fu catturata dal proprietario della voce rassicurante – Come ti senti? – chiese con un espressione preoccupata. Era un ragazzo poco più grande di me, i capelli biondi erano spettinati e gli occhi erano di un marrone intenso, con forti sfumature rosse (e ne ero sicura!) intorno alla pupilla.
- Bene. – la mia voce era un sussurro.
Ero confusa: mi trovavo in una stanza piuttosto piccola (rispetto a quelle di palazzo), prevalentemente in legno; le finestre erano chiuse e coperte da travi, di legno anch’esse, dalle quali filtrava qualche raggio di sole, ma la stanza era illuminata dalla luce soffusa di qualche candela posizionata qua e là. Accarezzai le coperte ruvide sulle quali ero stesa e capii di essere su un letto.
Mi guardai intorno. C’erano altri due ragazzi e tre ragazze nella stanza, di cui una era vestita umilmente (con uno straccio bianco sporco legato alla vita, che interrompeva il grigio del vestito, il quale le arrivava al ginocchio) e guardava gli altri con sospetto.
Allora ricordai tutto. Portai le mani all’addome e notai che sotto al taglio sul vestito che mi ero fatta con quel coltello da cucina non c’era niente: né una lacerazione, né bende, solo sangue secco.
Portai la mano alla tempia, dove mi ero ferita cadendo dalle scale, e non sentii dolore, sole sangue incrostato che mi aveva sporcato una cioccia di capelli.
Lacrime disperate mi ritornarono agli occhi: - Cosa avete fatto? Perché sono qui?? – accusai il ragazzo con la voce incrinata dal dolore.
- Stavi morendo. – mi disse come se fosse ovvio – E io ti ho salvata … -
- Non volevo essere salvata!! – sbottai interrompendolo bruscamente mentre le lacrime cadevano copiose – Non ha più senso continuare a lottare e vivere se lui non c’è più … -
La ragazza con i capelli rossi sbuffò.
Fu un attimo: provai una rabbia accecante e in un attimo l’avevo bloccata al muro tenendola per il collo. Dal petto mi uscì un ringhio involontario e cupo.
Lei, invece, non si scompose minimamente. Mi prese il polso della mano con la quale le stringevo la gola e me lo stortò. Emisi un gemito di dolore quando sentì l’osso spezzarsi.
Come un fulmine il ragazzo biondo mi liberò da quella stretta e mi allontanò dalla rossa che cominciava a innervosirmi.
- Se vuoi davvero fare a botte, ti do il vantaggio di nutrirti, prima. – disse sprezzante la ragazza.
Mi stavo ancora chiedendo come avessi fatto a raggiungerla così velocemente, e come avesse fatto lo stesso il biondo, quando mi accorsi di avere una sete strana, che mi rendeva la gola secca e mi faceva sentire debole. Deglutii.
- Rosmary, smettila! – il ragazzo che ancora mi ispezionava il polso, che peraltro sembrava essere tornato magicamente a posto, la fulminò con lo sguardo.
- Oh, ma dai Mason: mi sto divertendo con la figlia dell’uomo che mi ha rovinato la vita. –
Ignorai il commento.
- Ho sete. – mi sfuggì dalle labbra – O è fame. Sono un po’ confusa … -
Mason mi lasciò il braccio e mi fissò negli occhi per qualche secondo, poi fece un gesto con la mano a due ragazzi, i quali mi fecero arrivare addosso una ragazza bendata che prima non avevo notato. Feci scorrere lo sguardo dalla ragazza al biondo.
- Non capisco. – dissi allontanando da me la nuova arrivata che tremava come una foglia continuando a ripetere “Non sapevo cosa fare. Ho dovuto dirlo” come una cantilena inquietante.
- Facile: la mordi e basta! –
- ROSMARY!! – tuonò Mason.
Spalancai gli occhi e guardai i loro volti uno per uno.
- Siete cannibali. – sussurrai.
La rossa scoppiò in una fragorosa risata, che si interruppe all’ennesima occhiataccia del ragazzo. Quest’ultimo si voltò verso di me e con un espressione gentile dipinta sul viso e per un attimo mi sembrò ancora più grande.
- No, non siamo cannibali. – mi spiegò con voce calma – Siamo vampiri … e ora …  –
- Benvenuta nel club! –
- Rosmary. Va. Fuori. Da. Questa. Stanza. ORA!! – il tono di Mason fece tremare di paura anche a me, ma Rosmary rimase lì dov’era, in silenzio, intimorita.
Silenzio.
Mi vennero in mente tutte le leggende, le storie legate ai vampiri, che mi raccontavano da piccola le serve ... La notizia non mi aveva sconvolto più di tanto, in realtà, era come se dentro di me lo sapessi già, come se l’avessi intuito ...
Quando capii a cosa servisse la ragazza, fu tutto un altro paio di maniche.
- No. Mi rifiuto categoricamente di bere il suo sangue. – feci una smorfia disgustata.
- Delilah … - la ragazza vestita di stracci mi guardò. Come osava darmi del tu?! – Lei … - si interruppe e abbassò lo sguardo incapace di proseguire.
- Lei ha avvertito le guardie quando ha visto Louis entrare in camera tua. – concluse Mason togliendo la benda dai suoi occhi. Riconobbi una delle domestiche che mi assistevano nelle mie stanze.
Ciò che provai non fu rabbia, né sete di vendetta … fu odio allo stato puro. Sentii un calore agli occhi e una strana forza inondarmi da testa a piedi. In neanche un secondo affondai i denti nel suo collo, spezzandole l’urlo nel petto, con una brutalità che non sapevo di possedere.
Dopo poco mi raddrizzai, lasciandola cadere a terra, esangue, con gli occhi mezzi aperti.
Qualche giorno prima, a una vista del genere, sarei rimasta scioccata, ma in quel momento provai una forte sensazione di piacere, una gioia infinita e intensa. Mi sembrò di avere il cuore più leggero ora che avevo avuto la giustizia che bramavo. O almeno, una parte.
- Bene, possiamo ufficialmente darci del tu dato che sarai parte della famiglia d’ora in poi. – commentò uno dei ragazzi appoggiati alla parete di fronte a noi, divertito.
Guardai il mio riflesso in uno specchio sul muro: la pelle era praticamente trasparente e aderente agli zigomi, gli occhi erano colorati di un rosso acceso, infossati in due profonde occhiaie nere. Feci un respiro profondo cercando di non scoppiare in un urlo, calmandomi, e il mio volto tornò normale, insieme agli occhi che tornarono verdi.
- No. – affermai facendo accigliare Mason – Quando avrò compiuto totalmente la mia vendetta, mi ucciderete. Non trovo senso nell’eternità se Louis non è al mio fianco. – mi pulii le labbra ancora sporche di sangue col dorso della mano.
*****
Guardavo davanti a me con felicità, anche se un po’ mi dispiaceva aver perso tutti i miei ricordi dell’infanzia, della mia famiglia, di mia madre …
Il castello continuava a bruciare meravigliosamente, tingendo il cielo nero di grigio e illuminando i dintorni di sfumature arancioni e rosse. Uno spettacolo mozzafiato!!
Risi.
Mi voltai verso i miei nuovi amici che guardavano lo scenario con stupore e meraviglia, come me.
- Bene. È finita. – dissi – Cosa dovete fare? Paletto nel cuore? Fuoco? Se è questo vado direttamente a fare compagnia a mio padre … –
- Aspetta un attimo. – Mason fece avanzare verso di me la (come avevo scoperto poco prima) cameriera che continuava a guardarsi le scarpe – Ha una cosa da dirti. –
La ragazza alzò leggermente lo sguardo su di me, intimidita e un po’ terrorizzata. Notai che di ‘ragazza’ non aveva proprio niente: al massimo avrà avuto 12 anni!!
- Io … sono … una strega. Io, mia madre e mio padre ci siamo trasferiti qui qualche anno fa, ma loro … sono stati bruciati sui roghi. – balbettò – Comunque, ho fatto un incantesimo a Louis … o perlomeno alla sua anima, prima di morire, perché so cosa vuol dire perdere una persona cara … - si interruppe.
- E quindi …? – la incitai con un vago senso di speranza.
- Louis … rinascerà. – concluse – La sua anima è salva e lui tornerà in vita. Un giorno. –
Mi si allargò il cuore. Non tutto era perduto. Potevo ancora incontrarlo.
Potevamo ancora stare insieme.
Strinsi nella mano il ciondolo d’argento respirando profondamente e poi lo lasciai ricadere sul petto, dove c’era il cuore. Batteva, sì batteva, ma ad un ritmo nuovo. Eterno.
Avevo 17 anni.

______________________________________

Saaaaaaaaaalveeeeeeee!!!!
Allora, questa è la mia prima ff e questo (e credo si sia capito) è il primo capitolo! Non so se vi è piaciuto, se la storia vi interessa minimamente … quiiiiindi, chiedo a tutte voi di recensire (accetto anche critiche) questo capitolo e fatemi capire se posso continuare o devo assolutamente “appendere la penna al chiodo” (?)!!!
Grazie a tutte ;D
_isafan99_

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _isafan99_