Capitolo
2
Liam
stava camminando avanti e indietro nello studio
della suora direttrice di quell’istituto o come la chiamava
lui “testa di
pezza”
Aveva
dovuto litigare con i propri genitori per colpa
della ragazzina che avrebbero adottato.
Per
una volta che i genitori non dovevano pensare alle
sue sorelle che, finalmente, si erano sposate e potevano passare un
po’ di
tempo con lui doveva arrivarne un’altra.
Si
era sentito sempre un gradino, anzi due, al di
sotto delle sue sorelle.
I
suoi genitori si preoccupavano più di loro che di
lui.
Dopo
i due matrimoni aveva pensato che adesso che in
casa vivevano solo loro tre sarebbe arrivato il suo momento.
Il
momento di essere coccolato, di essere compreso, di
essere messo in punizione.
Si,
aveva persino voglia di essere messo in punizione.
Perché
avrebbe fatto capire che i genitori ci tenevano
a lui.
Sembrava
che la cosa stesse funzionando, Karen e Geof
gli davano più attenzioni.
A
cena parlavano proprio come una vera famiglia..
Tutto
questo fino a nove mesi fa quando la madre gli
comunicò che era nuovamente incinta.
Seppe
rispondere solo con un misero sorrisino.
In
realtà sentiva che il mondo gli stesse per cadere
addosso
E
quando due mesi prima seppe che aveva perso la
bambina
(avevano
scoperto che era una femmina)
Si
sentì rincuorato e un verme allo stesso tempo.
Lui
non voleva quell’esserino nella sua vita, nelle
braccia di sua madre.
Tutto
sarebbe ricominciato daccapo
Ma
si sentiva un verme perché non poteva non essere
felice di quella cosa.
Si
fermò in mezzo alla stanza e decise di accendersi
una delle sue
“camomille
personali”
Se
la portò alle labbra inspirando tutto il fumo che i
suoi polmoni potevano contenere.
Si
era stancato di sorelle.
Si
era stancato di non essere considerato.
Prese
il suo cellulare tra le mani per il formicolio
nella tasca che aveva sentito.
Da: Mamma
A: Liam
Hai conosciuto già la
tua futura
sorellina? :)
Strinse
il cellulare tra le mani chiudendo gli occhi
per restare calmo.
Lo
faceva per caso a posta?
Da: Liam
A: Mamma
No, per fortuna
Alzò
lo sguardo sentendo lo scricchiolare della porta.
Dinnanzi
a lui si presentò una ragazza.
Una
ragazza bellissima.
Aveva
lunghi capelli biondi raccolti in un nastrino,
gli occhi verdi come i smeraldi e poi quelle labbra a forma di
cuoricino.
Liam
sentì qualcosa pulsare al suo petto, sempre più
veloce.
Non
si aspettava una ragazza così bella, si aspettava
piuttosto una bambina.
Di
quelle rompipalle che se non le dai qualcosa non
stanno zitte un minuto.
Per
un secondo il ragazzo sentì le labbra pesanti,
incollate l’una all’altra.
Fece
un respiro per poi schiarirsi la voce.
“Sei
tu Paige vero?”
La
vide annuire debolmente, probabilmente imbarazzata.
Liam
provò ad assumere lo sguardo più annoiato
possibile,
pensò
che era strano che non gli fosse uscito
naturale.
Sospirò
e si accomodò su una delle poltroncine
presenti nella stanza, erano molto comode e avevano un imbottitura
rossa che lo
attirava particolarmente.
Non
era di un rosso normale ma un rosso più scuro.
Il
rosso forte era il colore della passione
dell’amore..ma del momento
Invece
lui pensava che il rosso scuro era il colore
dell’amore eterno, di un amore che bruciava come il fuoco
all’inizio e che
piano piano si va ad affievolire ma che rimane sempre rosso, che rimane
sempre
amore.
“Su
vieni a sederti che abbiamo di che parlare”
Gli
elettrizzava l’idea di stare seduto di fronte a
quegli occhi e a quelle labbra che lo avevano colpito al primo momento.
Erano
così interessanti.
Gli
occhi non erano comuni, erano di un verde
brillante e il sole che gli rifletteva dentro li rendeva ancora
più belli di
quanto fossero.
Erano
contornati da piccole ciglia a differenza di
quelli delle ragazze che vedeva sempre.
Le
labbra lo facevano impazzire.
Erano
piccole ma carnose.
Rossicce
ma non troppo.
Avevano
la forma di un cuoricino e gli sembravano
perfette per il viso da bimba che ancora aveva.
Nonostante
tutte le emozioni che provava dopo nemmeno
dieci minuti,
lui
sapeva benissimo come nasconderle.
Era
un professionista in questo campo.
Vide
la bionda venire verso di lui, sembrava un pezzo
di legno, così tesa.
Gli
veniva quasi da ridere, per tenerezza più che
altro.
I
miei genitori vogliono adottarti, hanno parlato con
la direttrice e domani verrai a vivere a casa nostra. Sono Liam il loro
terzo
figlio”
Parlò velocemente abbassando di tanto in tanto gli occhi,
se
rimaneva a guardare per troppo quelli cristallini
di Paige si sarebbe bloccato.
Se
lo sentiva.
“Piacere
io sono Paige”
Liam
la guardò farsi tutta rossa e abbassare lo
sguardo.
Non
potè fare a meno di ridere.
Quella
ragazzina lo attirava terribilmente eppure era
così strana, impacciata, timida.
Completamente
diversa da quelle con cui passava il
tempo di solito.
Era
il momento di far tacere questa stupida
attrazione.
“Lo
so che sei Paige, genio”
Disse
con tono di scherno.
Neanche
quella battutina acida era riuscito a fermare
quella corsa incontrollata che il suo cuore stava facendo.
Si
morse il labbro inferiore abbassando lo sguardo
verso il capo della ragazza.
Era
basso e gli occhi, da quella prospettiva, erano
coperti dai capelli biondi.
Notò
qualcosa luccicare scendere lentamente lungo il
roseo viso della bionda fino ad arrivare al parquet.
Liam
aprì bocca quasi sbiancando.
“Hey
stavo scherzando, non piangere”
Disse
velocemente, dire che stava entrando in panico
era poco.
Insomma,
lui era tipo da battutine acide come questa,
non si era mai fatto tanti scrupoli a farle.
Ma
mai nessuno aveva reagito così.
Ecco
un’altra gocciolina scenderle giù per il viso,
questa volta dal lato opposto, ma finendo nello stesso punto di parquet
di
prima.
“Paige?”
Aveva
la voce che tremava leggermente.
Gli
faceva un certo effetto vedere quella testolina
cacciare lacrime e farle frantumare sul pavimento.
Gli
faceva un bruttissimo effetto.
Si
sporse dalla poltroncina e prese il viso di Paige
con una mano.
Aveva
gli occhi lucidi con alcune lacrime in procinto
di uscire.
Aveva
le guance rosse e umidicce.
D’impulso
si avvicinò di più a lei e con l’altra
mano
le asciugò tutte le lacrime presenti sul piccolo viso della
ragazza.
“Non
volevo offenderti, mi dispiace”
Aveva
detto ‘mi dispiace’ ?
Era
rimasto stupito perfino lui di quelle due parole
che la sua voce aveva pronunciato senza prima consultare il cervello.
“Scusa,
sono una stupida”
Si
allontanò dal ragazzo visibilmente imbarazzata e
triste mentre si asciugava altre lacrime con la manica del maglioncino.
“Credo
sia meglio finire qui l’incontro”
Non diede il tempo di far aprire bocca a Liam che già si era
volatilizzata via,
lasciandolo lì solo, come se non ci fosse mai stata.
Guardava
il soffitto.
Bianco,
senza polvere, senza umido.
Un
soffitto normale. Un soffitto bianco e noioso.
Eppure
quella sera era diventato davvero molto
interessante, dato che Liam non riusciva a staccargli gli occhi di
dosso.
Era
nella sua camera, con precisione nel letto, sotto
la coperta di pile bordeaux.
Odorava
ancora di nuovo.
Pensava
ancora all’incontro con la sua “sorellina”
Non
era riuscito a togliersela dalla mente un secondo.
Quegli
occhi lucidi.
Le
guance rosse.
Le
labbra a cuoricino.
Grugnì
e si portò la coperta sul viso.
Faceva
di tutto per non pensarla, per non pensare a
quel maledetto istituto.
Ma
era sempre nella sua mente.
Quel
pomeriggio, come d’abitudine da tre anni a questa
parte, si era recato al parco pochi metri dietro la scuola materna per
incontrarsi con Harry, Louis, Zayn e Niall.
Erano
i suoi più grandi e unici amici.
Li
aveva conosciuti circa tre anni prima in palestra,
iniziarono piano piano a diventare sempre più amici fino a
diventare
inseparabili.
Quasi
fratelli, oserebbe dire Liam.
Era
diventato maggiorenne da appena una settimana quando
decise di iscriversi alla nuova palestra che aveva aperto poco tempo
prima
vicino all’università dove andava sua sorella.
Da
lì conobbe loro, quei quattro pazzi che fin dal
primo giorno lo avevano trattato come un amico.
Il
primo con cui aveva parlato era Louis.
Era
il più grande e aveva già 21 anni, finirono a
correre sulla stessa fila di Tapiroulant.
Il
primo a parlare fu Louis, lui non avrebbe mai
cominciato, non era un tipo di molte parole.
Ricordava
quel momento come se fosse stato il giorno
prima.
Gli
chiese se aveva mai provato a impostare la
velocità massima al tapiroulant.
Inizialmente
l’aveva preso per un ragazzo senza
qualche rotella.
Ma
alla fine si ritrovarono a correre tutti e due come
dei forsennati cercando di tenere il ritmo della velocità
massima.
Dopo
di lui ci furono tutti gli altri, che proprio
Louis gli presentò.
Ecco,
stava riuscendo a non pensare a Paige, stava
pensando all’incontro con i suoi amici.
..aveva
pensato di nuovo a Paige.
Quel
nome lo perseguitava da tutto il giorno.
Una
parte di se voleva cancellare con tutto se stesso
quell’incontro mentra l’altra parte voleva
tenerselo stretto nel cuore.
Ogni
volta che gli tornava in mente il viso della
piccola bionda gli si scaldava il cuore, sentiva la voglia di sorridere
senza
sapere nemmeno il perché.
Si
levò la coperta dal viso risistemandola con cura.
Tornò
a guardare il soffitto.
Quelli
erano i programmi per la notte.
Guardare
il soffitto e pensare alla sua nuova quasi
sorella.
Angolo
Autrice
Ciao!
Il primo capitolo è arrivato a 107 visite! Non
me lo aspettavo, sono felicissima di questo ma.. non
c’è nemmeno una
recensione…
Mi
piacerebbe sapere cosa pensate della storia e se
vale la pena continuarla quindi potete lasciarmi anche una piccolissima
recensione? Giusto per farmi sapere se vi piace :)
Grazie
per aver letto!