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Autore: Zakarya    20/03/2014    1 recensioni
Luce, buio. Come fanno a coesistere cose tanto diverse, a riversarsi sul mondo in un così armonico miscuglio, ad illuminare ma allo stesso tempo mettere in ombra un oggetto, una persona, un sentimento? “E perché la mia faccia è sul bordo di una vasca da bagno?” - Non ricordare la serata appena passata, chi non ha mai avuto quest'esperienza? Dantalian però, dovrà fare i conti con la sua "piccola dimenticanza", più avanti...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1: Bianca come il marmo




Luce, buio. Come fanno a coesistere cose tanto diverse, a riversarsi sul mondo in un così armonico miscuglio, ad illuminare ma allo stesso tempo mettere in ombra un oggetto, una persona, un sentimento? “ E perché la mia faccia è sul bordo di una vasca da bagno? ”
 
Dantalian, con un enorme emicrania, un dolore acuto alla schiena ed il viso stranamente umido sul bordo di una vasca da bagno, si era appena risvegliato al suono non poi così sommesso di qualcuno che imprecava sonoramente.
 
<< Mh, no mamma… Non voglio andare a scuola… >>
 
Ok, c’era qualcosa che non andava. Chi aveva parlato? perché qualcuno urlava bestemmie contro “ le bottiglie di birra che qualche stronzo ha lasciato in giro per casa ” ? E perché, all’improvviso, qualcosa di caldo gli stava carezzando la testa?
 
<< Mh… mamma… Da quando ti sei fatta bionda? >>
 
<< Amico, non so quale sia il tuo problema >> -aveva cominciato a dire Dantalian con la voce impastata dal sonno, e nel parlare sentiva chiaramente il suo fiato atroce che sapeva chiaramente di distilleria clandestina- << ma io non sono tua madre. >>
 
<< Ah. >>
 
A quanto pareva, il ragazzo che l’aveva appena chiamato mamma, c’era rimasto male nel sapere che davanti non aveva la propria progenitrice, ma un perfetto sconosciuto biondo dalla pelle bianca come il marmo ( e come il marmo, le venature sulla pelle diafana erano ben visibili e distribuite ), con evidenti occhiaie e grandi occhi verdi un poco offuscati dal sonno, che sapeva chiaramente di alcool e che aveva dormito con la guancia contro il bordo di una vasca di marmo bianco.
 
<< Mi spiace, amico mio >> Aveva detto il biondo, seguito da un grugnito di quello strano essere avvolto in quella che prima doveva essere una tenda da doccia, perché era semi-trasparente, con delle piccole margheritine disegnate sugli angoli. << ..ma credo di non essere tua madre. >>
 
Dantalian si era alzato, ma subito si era dovuto tenere al bordo della vasca ancora caldo ( ma come faceva ad essere così bollente dove aveva poggiato la sua guancia? ) visti i giramenti di testa portati da quella che doveva essere una sbornia epica, visto che non si ricordava perché aveva dormito in un bagno. Dopo un attimo di giramenti di testa, e due imprecazioni a fior di labbra, finalmente il biondo poté riaprire gli occhi, e “ godersi ” il magnifico caos che vi era nella sua camera da letto improvvisata: Il bagno, dalle pareti d’intonaco bianco ed arredato con dozzinali mobili di legno e plastica, ospitava un gran numero di bottiglie di vino vuote, lattine accartocciate di birra, bicchieri di plastica con ancora dei pop-corn all’interno e..della panna sul soffitto?  Come diavolo c’era arrivata? Il bagno era molto stretto, tanto che due persone non sarebbero mai passate nel poco spazio tra il lavandino bianco non del tutto immacolato ( qualcuno doveva averci fumato dentro, perché era pieno di cenere all’interno ) e la vasca incastonata nel muro.  Cosa cavolo era successo in quella stanza? Il biondo si guardò un poco nello specchio, notando la propria pessima cera: i capelli erano tutti in disordine, e sembravano sporchi di farina sulle punte; gli occhi erano semi-chiusi, forse dal sonno o forse per l’intontimento post-sbronza e i vestiti erano… Sporchi di cosa, di whisky? Emanavano un odore di distilleria illegale da far impallidire perfino un produttore di Moonshine.
 
<< Torna qua… >> riecco la voce provenire dall’interno della vasca. “ Fortunato lui ” pensò Dantalian in quel momento. “ Le vasche da bagno sono più comode del pavimento.''  << Eddai, aiutami ad alzarmi… >>
 
Il biondo si girò un po’ scocciato, e si mise a ridacchiare alla scena che gli si parò davanti: un ragazzo, avvolto nella tenda da doccia fiorata, giaceva tra lattine di birra accartocciate, sigarette spente, e sulla testa aveva uno di quei ridicoli cappellini colorati che si mettono alle feste dei bambini. Era carino però, anche se forse più devastato del biondo. Il ragazzo era moro, con lunghi capelli che gli riscendevano, anche se tutti scombinati, sul petto fasciato da una t-shirt a maniche corte verde smeraldo che, si disse Dantalian, aveva bisogno di una bella stirata energica. Era muscoloso, si capiva benissimo, e aveva dei grandi occhi castani come quelli di un cerbiatto.
 
<< Va bene, va bene. Mamma Dantalian ti aiuta ad uscire. >>
 
<< Grazie mamma… >>
 
Aveva una voce calda, vibrante anche se parecchio impastata dal sonno, e una volta aiutato ad alzarsi, Dantalian si rese conto che oltre ad essere bello, era anche parecchio alto, tanto da superarlo di tutta la testa ed anche di più.
 
<< Hey, grazi- >> Il biondo si ritrovò tra le braccia il gigante, scivolato nella tenda da doccia che si era trascinato dietro uscendo dalla vasca.
 
<< Hey, ma che combini?! In piedi, su, muoversi! >> Cercò di tirarlo di nuovo su, ma.. Si era forse addormentato con la faccia sulla sua spalla? A giudicare da un sommesso russare, sì. << Ma guarda te se il primo bel ragazzo che vedo, mi si addormenta addosso.
 
Già, Dantalian era omosessuale dichiarato, e da un mese single, dopo una relazione durata ben 5 anni ma che inevitabilmente era dovuta finire, causa contrasti continui ed incomprensioni. Aveva 27 anni, i capelli lisci che arrivavano a mala pena sotto le spalle, un fisico asciutto e lievemente sotto il proprio peso forma… Ed era alto un metro ed un tappo. Nel corso dei suoi 27 anni si era ritrovato spesso in situazioni del genere, con un ragazzone troppo cresciuto contro il proprio corpo, ma mai in tali circostanze. Non gli era mai successo di ritrovarsi a dormire poggiato contro una vasca, risvegliarsi, non ricordarsi un bel niente e raccattare un enorme ragazzo con lunghi capelli castani che alla fioca luce del sole sembravano avere riflessi rossi e color oro, che ora gli sonnecchiava allegramente sulla spalla. Wow, cominciamo bene la giornata…
 
<< Oh andiamo, svegliati, gigante! Che cavolo, e apri ‘sti occhi! >>
 
<< Ancora 5 minuti, biondo… >>
 
 Il ragazzone stava grugnendo qualcosa, mentre strusciava il proprio viso sulla minuscola spalla di Dantalian, che stava per cedere sotto il peso di quel testone ( già, aveva un capoccione enorme, ma del resto era proporzionato al colossale corpo muscoloso ) pieno di capelli che il biondo scoprì essere morbidi come sottili fili di seta.
 
<< Mh.. Ok, forse… Ce la faccio, si. >>
 
<< Wow, grande capacità di recupero, gigante! Ed ora staccati! >> Dantalian, poco elegantemente, se lo scacciò di dosso: sapeva anche un po’ di fumo, e dato che Dantalian non fumava, gli diede non poco fastidio quell’odore nelle narici di prima mattina. << Oh avanti, cosa fai con quelle mani?! Hey, fermo, fa male! >>
 
Infatti, il ragazzone stava armeggiando con le sue gigantesche e calde mani, contro la schiena dell’altro, carezzandola quasi con atteggiamento protettivo, e mugugnava qualcosa che sembrava un chiaro segno di assenso a ciò che toccava. Un altro poco il suo strusciarsi contro la spalla di Dantalian, e finalmente il gigante si staccò.
 
<< Grazie per l’aiuto, piccoletto. >> Disse il colosso, una volta tornato in posizione eretta. << Non chiamarmi colosso, chiamami col mio nome: Thorfdir. >>
 
<< ..Ma un nome più semplice, i tuoi genitori no, eh?! Io sono Dantalian, e non chiamarmi piccoletto! >>
 
Il biondo gonfiò le guance, con fare offeso, per poi fissare prepotentemente i propri occhi ora di un vivido color verde vivo nelle iridi color nocciola dell’altro, notando con piacere che oltre al color nocciola ospitavano anche dei piccoli sprazzi d’oro.
 
<< Ah beh, perché Dantalian è il nome più semplice del mondo! Oh andiamo, piccoletto è  molto più facile del tuo nome completo! >>
 
Gli occhi del così detto “ piccoletto ” si chiusero in quella che era la sua espressione di totale disgusto e disprezzo, arricciando il naso e scoprendo i denti: se la prima impressione è quella che conta, quel tipo non gli sarebbe mai stato simpatico.
 
<< E non chiamarmi piccoletto, io ho quasi trent’anni! Sei tu che sei cresciuto troppo. Cos’è, ti hanno innaffiato le piante dei piedi, colosso? >>
 
Nell’ultima parola, Dantalian ci mise tutta la poca bile che aveva accumulato nel giro di quella corta conversazione. Sospirando debolmente, Thorfdir, il tipo che l’aveva appena fatto avvelenare di prima mattina, gli posò una mano sulla spalla, e si mise a ridere sguaiatamente.
 
<< Ah, se tu hai trent’anni, giuro che mi mangio i pantaloni! >>
 
<< Beh, credo che prima di mangiarteli, tu debba trovarli, signor colosso-in-mutande… E toglimi quella zampa di dosso, ragazzino! >>
 
Il gigante guardò rapidamente in basso ed arrossì debolmente, guardandosi intorno alla ricerca dei propri pantaloni, e ritrovandoli assieme alle scarpe in quello che fino a pochi minuti fa era stato il suo giaciglio per la notte. Mentre il moro si rivestiva, il biondo intanto si dava una sciacquata al viso: però, ci mancava solo un ragazzino troppo cresciuto a rovinargli la poco gradevole mattinata… Una telefonata dal suo ex sarebbe bastata a fargli tirar giù una blasfemia tanto potente da essere udita fino al Vaticano.
 
<< Dimostrami che hai trent’anni, biondo… >> Cominciò Thorfdir, mentre si richiudeva la patta dei jeans che sembravano essere usciti da qualche film di guerra: l’orlo era zuppo e la cenere di sigaretta vi era caduta sopra, rimanendo così appiccicata al tessuto. Più avanti invece, erano presenti varie chiazze di rosso, con dei piccoli pezzettini, che Dantalian esaminò rapidamente, decretando che fossero pezzi di pomodoro, dato che per tutto il bagno vi erano pizzette al pomodoro mezze mangiucchiate, ed in alcuni punti erano anche strappati, ma non in quella maniera che “ fa figo ”, ma strappati da qualcosa che sembrava un paio di forbici, a giudicare dai tagli regolari.- << ..e giuro che ti offro una bottiglia di vino, per il disturbo. >>
 
<< Non mi parlare di alcool, ti prego. Preferirei una spogliarellista cubana piuttosto che dell’alcool, in questo momento! >>
 
<< Beh.. >> Cominciò il moro, sistemandosi i capelli in una coda bassa, legandoli con il laccio per capelli bianco che fino al momento prima aveva usato come braccialetto. << ..Non mi intendo di spogliarelliste, ma se vuoi posso informarmi. >>
 
Si, aveva ragione, la prima impressione è sempre quella giusta. Quel tipo era proprio un coglione, non c’era alcun dubbio.
 

 
Allora cos’è che lo attraeva? Forse quelle chiazze d’oro incastonate nel mogano dei suoi occhi? O forse la sua vertiginosa altezza ( adorava i ragazzi più alti di lui, ed essendo alto 1.62, non ci voleva molto ) contornata da lunghi capelli mossi e da guizzanti muscoli avvolti in una t-shirt verde? Cos’era che lo spingeva a guardarlo ed ad arrossire?
 
<< No grazie, non mi servono spogliarelliste, sono di altre, mh, diciamo… Vedute. >>
 
Ed il biondo sprofondò meglio che poté nell’unico asciugamano pulito che aveva trovato in un mobile nel bagno, sperando vivamente che l’altro non facesse battute, o che non fosse uno di quegli omofobi che a scuola lo picchiavano e lo rinchiudevano per ore nel bagno delle ragazze.
 
<< Oh, ma allora basto io! Non ti preoccupare, sono bravo nel mio lavoro! >>
 
Dantalian trasalì, voltandosi a fissarlo con un sopracciglio alzato all’inverosimile, in una totale espressione di sgomento.
 
<< Mi stai dicendo che mi sono ritrovato, di prima mattina, a dormire in bagno con uno spogliarellista senza pantaloni nella vasca? >>
 
All’espressione confusa ed un poco preoccupata di Dantalian, il moro sorrise: aveva dei denti bianchissimi, come quelli di un Finlandese in una nota pubblicità di gomme. A giudicare dal nome, anche Thorfdir doveva essere nordico.
 
<< Esatto piccoletto! Ma non ti preoccupare, non abbiamo fatto niente. Sono un dio del sesso a letto, se avevamo fatto qualcosa, te ne saresti ricordato! >>
 
Detto ciò, il nordico scoppiò in una sommessa risata, mentre scompigliava i capelli del biondo e lo salutava con la mano, dichiarando che andava a far colazione, e spariva dietro la porta di legno riciclato ornata da un enorme buco nel mezzo.
 
“ Se la prima impressione è quella che conta, ‘sto qui è un gran coglione. ”
 
 


Allora, grazie a chiunque leggerà questa storia: è la prima che pubblico! 

Beh, come qualcuno avrà notato, in questo capitolo non ci sono alcune delle tematiche in descrizione: le affronterò nei capitoli successivi.

Ah, se leggete tra le righe, troverete dei piccoli indizi per arrivare a scoprire qualcosa riguardo al secondo capitolo ( che pubblicherò giovedì prossimo )

Detto ciò, spero vi sia piaciuto, avevo un ansia a pubblicarlo... ^^''

Alla prossima!
  
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