Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: Directioner_2001    23/03/2014    2 recensioni
*TRATTO DAL DICIASSETTESIMO CAPITOLO*:
"Cominciamo gli Hunger Games.
Gli Hunger Games è vendicare, non uccidersi.
Ed è questo che dobbiamo fare io e David.
Vendicare i nostri tre amici.
Cuori spezzati, lacrime che scendono.
Questi sono gli Hunger Games.
Amicizia e amore: cosa prendere e cosa lasciare.
Ho preso l'amore, mi hanno ripagato con l'amicizia.
Ora inizia la rivoluzione.
In questo istante."
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Bimba Mellark, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Io vi ucciderò, in un modo o nell'altro. '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Due.


A pranzo non mangio niente, solamente qualche spinacio e una fetta di pollo con una salsina, ma niente di che.
Lascio la forchetta sul piatto, ancora pieno.
-Non hai fame?- mi chiede mamma.
Scuoto la testa, e metto le mani sotto al tavolo.
-Sicura?- sussurra David.
Lo fa apposta essere genitle davanti a tutti?
-Sì, sono sicura, tranquillo Frost.- rispondo con un sorriso forzato, anche se gli darei un bel pugno in faccia per la sua stronzaggine e i suoi modi di fare quando siamo in pubblico.
-Frost?- chiede papà stranito.
-E' il suo cognome, perchè me lo chiedi?
-No, non è questo, perchè l'hai chiamato col cognome e non...- viene interrotto da me.
-David? Nahh!Mi andava di chiamarlo così, se posso essere congedata, vado in camera mia a riposarmi qualche ora.- dico con sfrontatezza.
Mi alzo dalla sedia, e sento che Effie mi ha congedato.
Perfetto.
Ora non vengo seguita da David...o qualcun altro.
Ma solo da Rye che vuole farmi compagnia.
Lui è un gentiluomo.
Mi prende la mano, mentre davanti a noi la porta scorrevole si apre al lato destro.
Me la lascia prima che io possa fermarlo.
Si butta sul mio letto saltandoci sopra e si sdraia dopo neanche un secondo sfinito.
Rido mentre mi avvicino a lui a gattoni.
-Povero piccolo.- gli sussurro spostandogli il ciuffo dalla parte sinistra.
-Ho sonno.- dice strofinando i suoi occhi con i palmi chiusi in un pugno.
-Mettiti sotto le coperte.- gli ordino.
Fa in fretta, a infilarsi sotto il piumone caldo.
Il riscaldamento non è attivo e tra poco sentirò anch'io freddo.
Dovrò dirlo a qualcuno no?
Chiude gli occhi stanco, mentre a volte rabbrividisce.
Esco dalla stanza e di corsa arrivo fino alla stanza o vagone principale, dove alcuni tecnici lavorano davanti ai dei pc.
-Scusate.- interrompo il loro lavoro, catturando l'attenzione di quei 4 uomini seduti su delle sedie girevoli.
-Dica, signorina Mellark.
-Potete accendere il riscaldamento?Sapete..l'inverno non porta bene.
-Certo, lo accenderemo adesso.- dice uno coi capelli biondo scuro, cliccando sulla tastiera un tasco, e ad un tratto sento il caldo vento che mi sfiora dolcemente le gote.
-Grazie.- dico mentre mi sbottono la giacca di pelle marrone.
-Di nulla.- risponde il biondo.
Appena esco, la porta si chiude di scatto davanti a me, e questo fa crescere una curiosità inaudita.
Ma non voglio dare fastidio.
E' già troppo che abbia chiesto il riscaldamento, figuriamoci di sbirciare.
Sciolgo i capelli che prima avevo raccolto in una coda bassa, e li muovo un po', solo per renderli più mossi.
Mi fermo davanti ad un finestrino.
La neve cade velocemente, da questo punto di vista.
-Ehi.- qualcuno mi saluta, e so chi è.
Mi ha fatto sobbalzare dalla paura, però.
-David, cosa vuoi?
-Niente, sei stata tu a chiedere il riscaldamento?- si avvicina a me.
Annuisco, e solo pochi secondi dopo ho visto che era a petto nudo.
Distolgo lo sguardo, anche se ha più o meno 14 anni, i muscoli li ha già ma non proprio...beh.
Sospiro, mentre lo sento ridere.
-Cosa ridi?
-Ti vergogni di me?
-Mh...no, certo che no!- rido anch'io, ma nervosamente.
-Certo, certo...e se faccio così?- mi stringe i fianchi da dietro, mentre respira sul mio collo.
Beh, prendermi in giro è il suo forte, davvero!
-Smettila.- dico scostandomi da lui.
-So che ti piace.
-Sei un lurido porco.- gli dico disgustata.
-No, sei tu che sei troppo...- mi prende il mento.- Mh... non ho parole per descriverti.
-Lasciami stronzo.- do un ceffone alla sua mano e mi avvio alla porta, prima che mi prenda il polso e mi blocca al muro stringendomelo.
-No...
-Tu sei fatto o cosa?- gli chiedo.
-Sì sono fatto, problemi?
-Mio dio...- roteo gli occhi.
Devo uccidere Haymitch.
Riporto lo sguardo su di lui e continuo :-Idiota, sei un pazzo.
-Si pazzo di te.
-Ti riaccompagno in camera.- decido all'improvviso, prendendogli il braccio e stringendolo attorno al mio collo.
Lo faccio "strisciare" fin quando non arriviamo davanti alla porta di camera sua.
Butto di peso il suo corpo sul letto, e lo ricopro con il piumone.
-Prim?- mi chiama prima che io sparisca dietro alla porta.
-Cosa c'è adesso Frost?
-Resti con me?
Cosa?
-Che cosa?
-Resti con me?- ripete la domanda, con occhi da cucciolo.
Ci devo pensare.
-Sì, okey.- annuisco.
Mi metto sotto le coperte, accanto a lui.
Fa poggiare il mio capo sul suo petto e ci addormentiamo, quando sentiamo un rumore brusco che ci sveglia nella notte fonda, anzi..."mi" sveglia.
Ho dormito così troppo?
Lui sobbalza poi ritorna a dormire.
Io invece, mi alzo e me ne vado, lasciandolo solo.
************
-Prim, Prim....- qualcuno mi sta chiamando.
Mi ci vuole minimo 5 minuti per alzarmi e mettere a fuoco la mia vista per vedere di nuovo, quando i miei occhi sono appannati.
-Prim....- è papà.
-Cosa c'è?- dico coprendo la mia vista con il cuscino.
-Siamo al Distretto 11.- mi avverte.
-Di già?- chiedo stupita.
-Si, andiamo, ci aspettano.
-Okey.- annuisco infilando le ballerine.
-Noi stiamo fuori.- continua ad avvertirmi.
Papà, non sono una bambina.
-Vi raggiungo tra poco.
Lui va via, mentre io mi rimetto il vestitino di ieri che mia madre ha conservato in tutti questi anni.
Quelli di mia zia.
Metto le ciocche dietro all'orecchio, e prima di scendere sospiro.
Davanti all'uscita vedo i miei, David, Effie e Haymitch.
-Aspettavamo solo te.- mi dice Haymitch.
Gli porgo la mano, la stringe fortemente e mi spinge dentro, aiutandomi a salire nel furgoncino nero, che avrebbe portato tutti noi al Palazzo di Giustizia del Distretto 11.
Guardavo dal finestrine le persone sfinite.
Basta, vorrei urlare.
Non devono per forza lavorare.
Una vita normale non se la possono permettere.
Neanche come quella dei Capitolini.
Poggio una mano sul finestrino, pochi minuti dopo divenne nera, ma soprattutto il mio dorso.
Che frustata oh!
Un segno rossastro si fa spazio sul mio dorso e io mi ritrovo a imprecare a bassavoce.
-Ma è impazzito?- sbraita mia madre.
Mi fa cadere su di lei e inizia a calmarmi.
Ma non ci riesco.
Brucia, e tanto.
-Fa tanto male.
-Deve imparare sua figlia, Katniss Everdeen.- dice con voce seria rivolgendosi a mia madre.
Mentre io lo fulmino.
-Non guardare fuori al finestrino mai più?!- ringhia ancora mamma, contro il Pacificatore che mi ha fustrato la mano.
-Sì.- ha anche il coraggio di rispondere.
Prima che io e David possiamo andare sul palco del palazzo di Giustizia, mi medicano la mano.
Devo tenerla nella tasca della giacca di mio padre che mi ha prestato volentieri per non farla notare a nessuno.
Bhe, è andato tutto normale.
David parla mentre io fisso la gente.
Loro credono che noi stiamo insieme.
Non è vero.
Siamo amici.
Solo amici.
L'unico che amo per davvero è Matt.
Lui mi regala i sorrisi.
Se devo sorridere con David, è solo forzato.
Anche se a volte, me lo fa scappare improvvisamente.
Fa un grande discorso.
Ho scoperto che i tributi del Distretto 11 li aveva visti di rado nei boschi, non ci aveva mai parlato.
Io, invece, non li avevo mai visti...eppure, mi davano qualcosa di familiare che io devo ricordare.
Non so come si chiamano.
Ma a rispetto del discorso di David su di loro, dal suo punto di vista sembravano coraggiosi e brutali.
Io non posso dire niente, ovviamente.
Ma ce ne ritorniamo dentro.
E ripartiamo con il treno.
Devo aspettare minimo due settimane, per sperare che tutto questo finisca presto.
E quando arriviamo al Distretto 8, mi accorgo di piangere.
La mia ferita sul dorso della mano è guarita dopo 5 o 4 giorni da quella discussione nel furgoncino, quindi non c'è il bisogno di tener nascosta la mano facendo crescere la curiosità fra la gente e posso naturalmente tenere il foglietto dove stanno scritte le parole scelte da Effie.
Come ha fatto con mamma e papà minimo 12-13 anni fa, quando io non esistevo.
Quando loro erano solo normali maggiorenni che hanno vissuto per due volte nell'arena.
E forse, questo pericolo lo scamperò anch'io, se mi capitasse giustamente.
Scendiamo dal treno e risaliamo nello stesso furgoncino.
Quel Pacificatore non è più con noi, quindi ho scampato qualche altra frustata da parte sua.
Scendiamo, e il sindaco del Distretto 8 ci accoglie con un sorriso mozzafiato sul viso.
-Benvenuti.- ci dice contento.
-Grazie tante.- rispondiamo tutti in coro.
Questo mi fa scatenare una piccola risata, anche a papà.
Le porte del palazzo di Giustizia del Distretto 8 si aprono davanti a noi, e io e David camminiamo senza pietà finchè non siamo al centro del palco.
Quest'ultimo ricomincia con il suo discorso, e ci mette un bel po' per leggere il fogliettino sotto l'attenzione di tutti.
Voglio qualcosa di spontaneo! Capisci?
E quando ha finito di leggere è pronto ad andarsene ma lo blocco.
Anzi, ci blocchiamo entrambi.
Lui dalla mia stretta...e io, dal volto di Madlyn.
I capelli carota raccolti in una coda alta.
Gli occhi neri che lacrimano.
L'hanno ripresa mentre stava morendo tra le mie braccia.
Mi passo una mano sull'occhio e prendo il controllo del microfono.
-Vorrei dire qualcosa....- inizio.
-Sicura?- sussurra David.
Annuisco e deglutisco prima di incominciare.
-Madlyn era la mia migliore amica.
Ci eravamo conosciute da poco ma già lo era.
Mi disgustavano i suoi capelli color carota, ma non perchè non erano belli...ma perchè non mi piace la carota.
Odio il fatto di non averla salvata.
Tengo ancora il suo bracciale nel mio cassetto, per non dimenticarla.
La pece mi fa ricordare i suoi occhi. 
Mi manca tanto da morire, sono stata una vera idiota.
Ho rinunciato a lei solo per un po'.
Non ho mai provato in vita mia angoscia, tristezza e senso di colpa insieme contemporaneamente.
Ho dovuto passare una vita di gioia insieme alla mia famiglia, e non ho potuto provarle, ma in quel momento...era davvero troppo.
Imparerò a mangiare la carota, magari mi potrà piacere per davvero.
La sogno, ogni notte quando ho gli incubi...perchè mi tranquillizza.
Piango ogni volta che vedo l'arancione del tramonto, anche se mi dovrebbe piacere perchè mi ricordano i riflessi dei suoi capelli e il colore preferito di papà...ma non è questo il punto.
Il solo fatto che io non l'ho salvata, mi fa rendere la persona più brutale al mondo.
Un coltellino ha messo fine alla sua vita, e credo che sarebbe stata meglio stare lassù invece che vivere gli Hunger Games.
Le sue ultime parole sono state un "Fai quel che sai fare, io credo in te".
Sapete, mi sono fissata con il piantare i suoi fiori preferiti: le rose, e vicino anche le primule dalle quali ho preso il nome.
Così, quando ho bisogno di tenerla vicina almeno per qualche secondo è nel mio giardino, accanto ai miei fiori.
Era troppo giovane, non doveva morire.
Era troppo gentile, non doveva essere colpita.
Era troppo.... carina, con me.
Io non ho mai ricambiato, non ho avuto il tempo per farlo.
Era già morta.
Credeva in me.
Sapeva che io avrei vinto, anche se ero la più piccola.
Mi odierete sicuramente per non averla curata, e sto parlando con voi famiglia di Mad.
Ho tanto bisogno di lei, ora.
L'avrei voluta portare a casa....volevo farle conoscere mamma e papà e magari Matt, il mio migliore amico del Distretto, ma non potevo.
Aveva chiuso gli occhi appena, quando realizzai che era morta.
Non riesco a capire perchè avevo perso tempo a parlarle...l'ha voluto lei.
Merito di non averla mai conosciuta.
L'ho tradita.
Mi dispiace.- finisco il mio lungo discorso.
Asciugo le lacrime scese e mi accorgo che ho il singhiozzo.
Tutti alzano le tre dita, prima portandole alle labbra e baciarle.
Trattengo un sospiro.
Che gesto dolce.
Le alzo anch'io, e David mi supporta.
Quando all'improvviso tutto si fa nero.
Noi tutti portiamo lo sguardo in cielo, quando vediamo il fuoco divampare davanti ai nostri occhi.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Directioner_2001