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Autore: Inathia Len    23/03/2014    3 recensioni
Ognuno ha dei segreti o cose che non racconterebbe mai a nessuno. I nostri personaggi non sono da meno, perché c'è sempre qualcosa che nessuno di vi dirà. In questa raccolta, si raccontano, svelando quattro segreti su di loro e le loro vite...
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Da piccolo avrebbe voluto fare l’edicolante

In realtà, glielo aveva proposto sua madre quando, già a dieci anni, leggeva qualsiasi quotidiano/mensile gli passasse sotto il naso. Dal giardinaggio alla fisica quantistica, dalla politica all’uncinetto, dall’informatica alla cucina macrobiotica. Mycroft era una macchina per leggere. E più leggeva, su quanti più giornali riusciva a mettere le mani, quanti più ne voleva. Per quello sua madre gli aveva detto, scherzando, che avrebbe dovuto aprirsi una sua edicola, così da essere sempre sicuro di riceve le notizie fresche di stampa. Ma Mycroft non aveva capito la battuta e, tutto serio, aveva cominciato a progettare la sua personalissima edicola. Stava ore e ore sdraiato sul pavimento di camera sua, circondato da fogli pieni di disegni e scritte, annegando in un mare di pastelli a cera e pennarelli, solo per rifinire ogni più piccolo dettaglio. E quando andavano in giro ed entravano in una vera edicola, Mycroft non poteva fare a meno di dire al proprietario come avrebbe dovuto migliorarla, per renderla “un’edicola degna di questo nome”. Alla quinta dalla quale furono cacciati, Mycroft decise che gli edicolanti erano persone poco educate e che non sarebbe mai diventato uno di loro.

 

Preferiva la macchina da scrivere a qualsiasi computer sulla Terra

 

Gli dicevano che era antiquato, che un uomo nella sua posizione non poteva provare tutta questa avversione verso la modernità, ma Mycroft li ignorava e continuava a dettare ad Althea su quella vecchia macchina da scrivere. Voci di corridoio dicevano fosse appartenuta ad un avo scrittore e che Mycroft la usasse ancora per scaramanzia. L’uomo non smentiva né dava adito alle voci, infischiandosene con quel sorrisino che faceva tanto saltare i nervi a Sherlock. La verità, era molto semplice. Quello che adorava in quella macchina da scrivere, era la macchina in sé per sé. Il rumore delle dita di Althea sui tasti era come quello di una vecchia nenia che ricordava l’infanzia; la pittura originale, quasi ormai del tutto svanita, nei pochi punti in cui resisteva si arricciava in una maniera che Mycroft riteneva coraggiosa, quasi non volesse lasciare la superficie e lottasse con tutte le sue forze. Era vero, ormai cominciava a mostrare tutti i suoi annetti. Ad alcune lettere mancava il “cartellino” di riconoscimento, spesso si inceppava e non si muoveva più per ore, ma Mycroft non avrebbe mai tradito la sua vecchia amica con un giovane computer.

 

Odiava la neve

La gente gli dava del pazzo, quando lo veniva a sapere, ma Mycroft Holmes odiava la neve e tutto ciò connesso ad essa. La rottura di scatole di dover spalare il vialetto davanti alla casa dei genitori perché Sherlock era troppo occupato a giocare al consulente detective per farlo, la noia di dover trovare delle scarpe da neve che andassero bene per i completi eleganti, per non parlare dei disagi che causava in città. Solo un folle, quindi, avrebbe amato quell’acqua giacchiata che ogni anni imperversava dovunque. Non era più un bambino, ma, contrariamente a tutti i bimbi, nemmeno all’epoca l’aveva trovata “bella”. Si stava a casa da scuola, e quindi? Nessuno lo invitava fuori a giocare, Sherlock era sempre preso da Redbeard e quindi non stava con lui… perché avrebbe dovuto amare quei pomeriggi passati in casa con sua madre a fare biscotti, se poi non ne poteva assaggiare nemmeno uno perché veniva spedito al piano di sopra non appena arrivavano le amiche di sua madre? E così continuava imperterrito la sua campagna contro la neve, compatendo silenziosamente quanti la ritenevano una manna dal cielo. Aveva sentito, addirittura, che alcuni militari brasiliani, quando l’aveva vista per la prima volta, in Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale, ne avevano mandato pacchi a casa. Mycroft rideva sempre pensando alle facce di chi aveva ricevuto lettere d’acqua. E poi il pazzo era lui!

 

La passione degli ombrelli gli era venuta dopo aver visto Mary Poppins

Da quando l’aveva visto per la prima volta, Mycroft aveva amato quella tata strana e magica, tutta canzoni e schiocchi di dita. Sherlock lo prendeva in giro, dicendo che Mary Poppins era da femminucce, ma lui non lo ascoltava. La amava, amava Mary Poppins con tutto il suo cuore e, in particolare, amava il suo ombrello parlante. Aveva supplicato sua madre di prendere una tata a lui e Sherlock, sperando con tutto il suo cuore che comparisse lei, ma il bulldozer che si era presentato al suo posto lo aveva bruscamente svegliato dai suoi sogni ad occhi aperti. Mary Poppins non esisteva, ma si poteva dire lo stesso del suo ombrello? Aveva così cominciato a collezionarli uno dopo l’altro, nella speranza di trovare un giorno quello dalla forma e le dimensioni giuste, che gli avrebbe parlato così come aveva parlato a lei. E così, forse, avrebbe potuto ritrovare la tata dei suoi sogni.

 

 

 

 

 

Inathia's Nook:

Eccoci al terzo capitolo. procediamo spediti, no? sono contenta che la raccolta vi piaccia, era solo una balzana idea, non avrei mai creduto di scriverci sopra. e invece eccoci qua, con Mycroft. Non è stato semplice scrivere di lui, ho cercato di mettere qualcosa di interessante, ma un'accenno agli ombrelli non ho potuto non metterlo ;P ah, e scrivere quella parte contro la neve ha ucciso una parte di me, considerando che io la amo con tutto il cuore. spero vi piaccia quanto i precedenti, dovrei riuscire ad aggiornare domani con... 

un mega bacio a tutti, e un grazissime a chi ha recensito <3

  
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