Capitolo 7
UNA PROMESSA E' UNA PROMESSA
Il dolore è rabbia. Un calcio ad una sedia nel corridoio, pugni sul muro e lacrime, tante lacrime senza freni giù per il volto. Lo zio Jesse e Daisy sono vicini a lui.
"Luke stai calmo". Cerca di tranquillizzarlo lo zio Jesse.
"Vedrai,
andrà tutto bene".
"Ma
che ho fatto zio Jesse? Che ho fatto?". Luke è spalle contro il muro, le
mani a coprirsi il volto rigato di lacrime. Ed è per tutti così
"Che
ho fatto zio Jesse? Che ho fatto? Si tratta di Bo, capisci? Di Bo,...io l'ho
lasciato solo, non sono andato con lui, me lo aveva anche chiesto, se ci fossi
stato anche io....come ho potuto zio Jesse, come ho potuto? Si tratta di
Bo.....del mio Bo...".
E la
rabbia è dolore. Il cugino maggiore, quello più forte, più responsabile, si
lascia cadere su una sedia nella sala d'attesa, la testa tra le mani.
Lo zio Jesse gli si avvicina, solleva il suo viso con la mano ed una carezza.
"Luke, quello che è accaduto non è colpa di nessuno, né tantomeno colpa tua. E' stato solo un periodo difficile, ma io sono certo che andrà tutto per il meglio, lo so...deve essere così".
Chissà
quanto lo zio Jesse tenti di convincere Luke, e quanto di convincere se stesso.
L'attesa
è lunga, il tempo sembra non passare mai. Affacciato alla finestra della sala
d'attesa dell'ospedale Luke non fa che rivedere frammenti di passato, del suo
passato e per caso o per destino non gli viene in mente un solo attimo nel
quale non ci fosse al suo fianco suo cugino Bo. Le gare Nascar,
le coppe sollevate insieme, le fughe sul Generale, i suoi piani ben congeniati
nei quali coinvolgeva il cugino che lo seguiva ogni volta incondizionatamente,
talvolta senza neanche fare domande. E gli ultimi giorni, quelli da
dimenticare.
"Luke"
la voce di Daisy interrompe bruscamente i pensieri di Luke e forse è una
fortuna.
"Si
Daisy". Luke si volta, le spalle appoggiate al muro, sembra una
resa.
"Come
stai?"
Luke
fissa il pavimento.
"Non riesco a credere a quello che ho fatto Daisy, sono venuto per...per ..sono venuto per ferirlo. Quello che sono riuscito a dirgli..."
Daisy sfiora il mento del cugino maggiore, lo
costringe ad alzare il viso. Lo osserva una frazione di secondo e si rende
conto che non lo ha mai visto in quello stato. Lui era sempre stato una roccia
per Bo e per lei. Un punto fermo nella loro vita, un rifugio sicuro. Ma ora lo
guarda di fronte a sè, le spalle chine, curvo su se
stesso, chiuso nelle sue stesse braccia.
Daisy guarda il cugino che abbassa nuovamente lo sguardo.
"Che c'è Luke?"
"Io.. gli ho detto che vorrei che non fosse
mai arrivato alla fattoria, e che ora spero che non ci rimetta mai più
piede"
"Daisy avresti dovuto vedere i suoi occhi, non dimenticherò mai quello sguardo. Gli avessi dato un pugno in pieno viso gli avrei fatto meno male, volevo ferirlo e... credo di esserci riuscito".
"Luke, riuscirete a dimenticare tutto, ne sono certa. Voi non potete stare l'uno senza l'altro".
Sorride un attimo Daisy e continua.
"Avresti dovuto vederlo Luke, è stato...bè saresti stato davvero orgoglioso di lui"
"Io lo sono già Daisy, lo sono sempre stato. Lo sarò sempre". Guarda la cugina ed abbozza un sorriso.
"E' che ho questo maledetto carattere. Vorrei dirglielo, vorrei essere certe volte come lui. Riuscire ad abbracciarlo, a dirgli quello che sento, come fa lui."
"Tu non hai un - maledetto carattere - siete solo diversi. Siete straordinari entrambi Luke e lui ti adora esattamente per come sei"
Daisy si getta tra le braccia del cugino che la
accoglie, la stringe forte, mentre lacrime silenziose tornano a solcargli il
viso.
Si rivolge a Karen: "Portami il necessario per un drenaggio addominale. Margaret tu vai a chiamare Owen e Benjamin"
Karen e Margaret guardano John Brown. Il suo volto è tirato. Si scambiano uno sguardo fra di loro. Sono entrambe alla sinistra del letto vicino a Bo.
Il dott. Colly, sgrana gli occhi: "Che vuoi fare? Non vorrai mica tentare un drenaggio dell'emorragia?"
"Non ho altra scelta" Risponde il Professore.
Il giovane dottore afferra il polso del primario. Lo trascina in un angolo della stanza, lontano da Bo e da tutto il resto.
"Sei impazzito? Vuoi infilargli un ago nello stomaco in questo momento e nelle sue condizioni? Hai idea del dolore che sentirà? Quello che sta sentendo ora, in confronto, gli sembrerà una passeggiata. Non puoi farlo John."
"Tu che faresti al posto mio Tobias?" si rivolta il Prof. Brown verso di lui.
"Quello che tu consiglieresti a ciascuno di noi di fare, John. Dargli dei calmanti, cercare di attutire il dolore, e aspettare. John, lo sai meglio di me che non può farcela, non puoi più fare niente per lui. Lascialo andare."
"Non posso." Risponde il primario.
"John" insiste il dott. Colly. "Il suo cuore non ce la farà mai, non reggerà al dolore e morirà così, è questo che vuoi? Lascialo andare serenamente John."
Il Prof. Brown sposta lo sguardo verso Bo che continua a lamentarsi. Poi guarda il suo collega.
"Non posso. Devo provarci. Non posso." E si incammina verso il letto di Bo.
Il Dott. Colly afferra il suo maestro per un braccio. Lui si volta.
"Lascia almeno che lo faccia io. Sei troppo coinvolto"
Il Prof. Brown lo guarda, accenna un sorriso di ringraziamento e scuote la testa.
Si avvicina a Bo. Fa un cenno a Karen e Margaret che si allontanano uscendo dalla stanza. Il Dott. Colly lo affianca dallo stesso lato del letto.
John Brown si avvicina a Bo.
"Bo ascoltami".
Lui non vuole saperne. Il dolore che sente è terribile non dà tregua. Non riesce a smettere di tremare e di gridare.
Il Professore lo afferra dalle spalle. Lo squote e ripete.
"Bo, ascoltami, ti prego"
Bo muove lo sguardo verso di lui. Cerca di fare un respiro, trema ancora. Lo guarda di nuovo e lui capisce di poter parlare.
"Ascoltami. Hai una forte emorragia in corso. Ecco perchè fa così male. Io posso aiutarti. Sentirai un po' di dolore" - uno sguardo fra lui ed il Dott. Colly - "ma poi andrà meglio. Va bene per te? "
Bo guarda il Prof. Brown. Fa cenno di si con la testa.
Bo si guarda intorno. Con Margaret sono entrati due uomini, uno dalla carnagione pallida, l'altro di colore, a giudicare dalla stazza avrebbero potuto essere benissimo due campioni di lotta libera se non fosse per i camici bianchi che indossano.
Un rumore metallico richiama l'attenzione di Bo che si accorge che Karen ed il Dott. Colly stanno alzando le barriere laterali del letto. Ciascuno afferra una mano di Bo, bloccandole entrambe alle rispettive ringhiere del letto attraverso l'apposito laccio di plastica.
Bo riporta lo sguardo sul Prof. Brown. Che lo ricambia.
"Ti fidi di me Bo?"
Bo lo guarda e ripete il cenno di prima con la testa.
"Bene. Procediamo allora. Ho bisogno della tua collaborazione Bo". I due uomini con il camice bianco si mettono ognuno ad un lato del letto all'altezza delle gambe di Bo.
"Fai un respiro profondo" continua il Prof. Brown rivolgendosi a Bo, nascondendo ai suo occhi l'ago legato al drenaggio che gli ha appena consegnato Karen.. "Quando inizi a sentire dolore ti fermi e mi fai un cenno, anche piccolo, andrà benissimo. Ok?"
Bo fa cenno di aver capito.
"Da adesso quando vuoi. Bo."
Bo chiude gli occhi, inspira finquando una fitta lancinante gli mozza il fiato. Quello è il segno. Il Prof. Brown lo sa. Inserisce in un unico colpo secco l'ago nell'addome di Bo.
Bo fa quasi un salto sul letto. Inarca la schiena, la testa buttata all'indietro, grida con tutta la forza che ha in corpo. Non riesce a star fermo. Il dolore è fortissimo. Le mani legate gli impediscono ogni scatto che potrebbe essere pericoloso per l'operazione. I due uomini in camice pensano a bloccargli le gambe. Il dott. Colly da una parte, Margaret e Karen dall'altra cercano inutilmente di bloccargli le spalle.
La famiglia Duke è fuori appena sull'uscio della porta chiusa. Sentono tutto. Resta ognuno impietrito al suo posto. Luke abbraccia se stesso, strizza gli occhi, abbassa la testa.
"E' finita Bo, è finita. Sei stato bravissimo"
Il Prof. Brown sfila l'ago. Il più è fatto. Di più non si può fare. Passa una mano sulla fronte sudata di Bo. Fa un cenno ai due uomini in camice che lasciano libere le gambe. Ne fa un altro a Karen e Margaret che sciolgono le mani dalle ringhiere del letto. Guarda il Dott. Colly che fa un cenno di assenso con la testa. Si rialza su se stesso.
"Caposala". Margaret richiama l'attenzione di Karen su Bo.
Si è riadagiato sul letto. Le mani tese lungo i fianchi così come sono cadute dai legacci. Le gambe stese. La testa reclinata da un lato sul cuscino bagnato dalle lacrime che gli scivolano dagli occhi chiusi lungo il viso.
"Sistemiamo il letto e tutto il resto, prendete un cambio, vi do una mano a farlo". Attira su di sè l'attenzione il Professore.
Dopo una lunga attesa finalmente i medici escono dalla stanza di Bo.
I Duke si avvicinano, discreti ma uniti.
"Come sta?" chiede Jesse.
"Gli abbiamo appena infilato un ago di otto centimetri in una ferita aperta, direi che sta bene...!" risponde amaro ed amareggiato il Professore
"Venite pure con me"
Karen
utilizza un tono più dolce e comprensivo di quello che ha usato poco prima suo
marito.
Entrano
nello studio, quello stesso studio del primo giorno, sembra passata una vita da
allora.
"La situazione è pessima"
Esordisce il Prof. Brown, la voce grave al di là della scrivania su cui poggiano un mucchio di carte sparse fino ai bordi.
"La lesione si è estesa, è in corso una fortissima emorragia. Dobbiamo intervenire assolutamente, togliere il proiettile ed arginare la situazione, per quanto possibile."
Si sfila gli occhiali e guarda i suo interlocutori uno ad uno.
"Ho
bisogno che mi firmiate il consenso all'operazione"
"Ma professore"
Interrompe lo zio Jesse
"La
volta scorsa ha detto che Bo non avrebbe superato un intervento
chirurgico"
"Vero" conferma il Professore
"Ed
il rischio è ancora molto alto, forse addirittura più di allora, ma non abbiamo
altra scelta. O interveniamo o lo perderemo sicuramente durante una prossima
crisi violenta come quella di oggi"
"O firmi tu zio Jesse, o firmo io" è la voce decisa di Luke.
Lo zio Jesse sposta lo sguardo verso gli occhi di Luke. Non li trova. Luke continua a fissare il pavimento. Torna di nuovo al Prof. Brown, lo trova a porgergli un pacco di fogli ed una penna. Un suggerimento Jesse raccoglie.
"
Mi raccomando" . Rivolgendosi al Prof. Brown
firmando.
"Faremo
il possibile"
"Anche l'impossibile, vi prego."
Il Professore inforca nuovamente gli occhiali ed
afferra la cornetta del telefono sulla sua scrivania.
"Rimango
anche io" sussurra Luke sollevando finalmente lo sguardo.
"Non so se è opportuno. Ha bisogno di molta tranquillità" tuona il professore.
"Non ci saranno problemi...glielo assicuro" Ora Luke guarda dritto negli occhi il Professore.
"Per
favore, ho bisogno di esserci"
Si scambiano uno sguardo Karen ed il Professore.
"Fate
come volete, io sono qui, qualsiasi cosa avvenga avvisatemi subito. Passo più
tardi a controllare la situazione".
E' un
silenzio irreale quello nella stanza di Bo. Luke è alla finestra è buio, è
notte, cerca di non pensare. Sono già passate tre ore quando il prof. Brown entra nella stanza.
"Come
va?" chiede sottovoce.
A
rispondere è Karen. "E' tranquillo. Sta ancora riposando"
"Potrebbe svegliarsi a momenti, mi raccomando...." e così dicendo appoggia una mano sulla spalla di Luke, sussurra "Coraggio.." ed abbandona la stanza.
Luke lo ringrazia con lo sguardo.
Passa
ancora il tempo, sempre più lento.
"Si sta svegliando" richiama l'attenzione Margaret.
Bo reclina il viso prima da un lato, poi dall'altro.
Il volto rassicurante di Karen è la prima cosa che vedono gli occhi semi aperti di Bo.
"Va meglio?" chiede.
Bo fa
soltanto cenno di si con la testa, che butta di nuovo su un lato. Un ciuffo di
capelli gli ricade sulla fronte.
Bo guarda Luke. Se non lo conoscesse bene come invece pensa di conoscerlo, direbbe che ha pianto.
"Devo
avere un aspetto orribile". Esclama in un respiro.
"Non
più del solito" risponde il cugino più anziano.
Karen e Margaret si guardano interdette a quella risposta, quasi pronte a non si sa bene quale tipo di intervento. Ma Bo e Luke si incrociano in uno sguardo, Luke sorride, Bo ricambia il sorriso.
"..e
francamente credo dovresti fare qualcosa non puoi certo farti trovare così per
il Ballo di fine inverno" prosegue Luke.
"...già...il ballo di fine inverno..." sussurra Bo . "Quanto manca?" chiede.
"Dieci
giorni." risponde Luke che continua "Hai già deciso chi
portare?"
"No, veramente no".
Le due
infermiere si guardano stupìte di come si sentissero
entrambe delle intruse in mezzo a quella discussione all'apparenza così frivola
eppure cosi intima.
"E
tu?" chiede Bo.
"Io
pensavo a Mary Beth Parker". E' la risposta di
Luke.
"Ottima
scelta" approva Bo.
"Vuoi
sapere da chi aspetta l'invito Daisy?" chiede Luke.
"Non
ne sono sicuro". E' la risposta di Bo.
"Infatti
non l'ho voluto sapere neanche io, le lezioni non si dimenticano". Sorride
Luke.
"Che
vuol dire?" si inserisce Karen in punta di piedi.
Luke
guarda Bo con complicità, la loro complicità, si capiscono, si sorridono
ancora.
"Ecco,
vede quando eravamo ragazzi Daisy diffuse la voce che voleva a tutti i costi
essere invitata al ballo da un certo...."
"Jason
Kent" completa Bo.
"Già"
prosegue Luke "era un ragazzino orribile, pieno di ciccia, e di brufoli
sul viso, per carità, magari oggi è uno splendore, ma allora era veramente
terribile, noi ci chiedevamo come potesse essere interessata a lui nostra
cugina ma non ci ponemmo più di tanto il problema, andammo da tale Jason e lo
minacciammo che lo avremmo picchiato duramente se non avesse invitato Daisy al
ballo. Lui fu stupito tanto quanto noi, tanto che raccontò a tutta la contea
che avrebbe portato Daisy Duke al ballo. Peccato che la voce giunse anche ad un
tale Derek non ricordo più cosa che era la vera ambizione di nostra cugina che
aveva messo in giro la voce di Jason solo per ingelosire il suo ambito
cavaliere"
"E
come andò a finire?" ancora Karen
"Bè
Daisy non fu mai invitata da Derek che credette al fatto che nostra cugina
fosse interessata al simpatico Jason al quale venne la varicella e non potè comunque portarla al ballo. Fece comunque in tempo a
raccontarle delle nostre minacce e dietro consiglio saggio dello zio Jesse noi
fummo costretti a nasconderci dalla sua ira. Così rimanemmo quattro giorni e
tre notti rinchiusi nel fienile" ride al ricordo Luke, ride di cuore, e
ride di cuore anche Bo, finchè una fitta di dolore
allo stomaco lo costringe a tornar serio.
Luke se ne accorge
"Tutto
bene?" chiede Luke.
"Si
tutto bene", sorride Bo, fa un respiro profondo, un istante di silenzio.
Guarda Luke e continua "Luke, io non..."
"Ne
parliamo un'altra volta. Ti va?". Lo interrompe Luke.
Annuisce sollevato Bo, sorride, e sorride anche Luke, lo sanno bene entrambi che non avrebbero mai più affrontato l'argomento..
"Avrei dovuto chiamarti" . Bo guarda Luke.
"Si avresti dovuto" risponde il cugino maggiore che prosegue "Ma non dopo quello che ti avevo detto. E' comprensibile che tu abbia pensato che non sarei mai venuto".
Non si scompone Bo, gira il viso un attimo dall'altra parte e risponde al cugino.
"No, questo non l'ho mai pensato"
Luke è sorpreso. Guarda Bo.
"Davvero?". Chiede quasi sollevato.
Bo continua a guardare altrove, non per non guardare il cugino, solo per trovare quella posizione un po' meno scomoda e meno dolorosa. E risponde sereno.
"La vita di Daisy era in pericolo. Saresti corso immediatamente"
Lo stomaco di Luke si stringe in una morsa..
"Capisco. Sarebbe troppo facile e suonerebbe come una bugia troppo comoda se ti dicessi ora che sarei corso anche per te?."
Bo torna a guardare il cugino, rinunciando alla ricerca della comodità che tanto non trova.
"Tu prova a dirmelo". Sorride.
E' un dare avere questa frase. Bo sta dando una possibilità a Luke e Luke lo sa, come sa che suo cugino in quel momento ha bisogno di sentirsi dire qualcosa da lui.
"Io, sarei corso anche per te, Bo." Lo guarda. " Bo, io correrò sempre da te, qualsiasi cosa accada fra noi, qualsiasi cosa la mia stupidità mi faccia fare o dire, io per te ci sarò sempre."
Bo guarda Luke che ricambia lo sguardo e la mente di entrambi va alla discussione precedente.
"Pensi che sia una bugia?" Chiede Luke temendo la risposta.
Bo guarda suo cugino maggiore. Scuote la testa. Respira
"No."
Luke lo guarda. Bo ricambia.
"Lo era?"
"No" è la risposta di Luke accompagnata da un rassicurante sorriso.
"Credevo che me la sarei cavata da solo.." riprende il discorso precedente Bo.
"Te la sei cavata benissimo." risponde Luke.
"Questa è una bugia..." commenta Bo con un pizzico di ironia.
"Hai
salvato la vita di Daisy"
"Non
esagerare..."
"E'
quello che dice Daisy"
"Allora
esagera Daisy"
"Non
credo...sei stato troppo istintivo, impulsivo come tuo solito, ma hai avuto
fegato. Per quel po' che può contare, sappi che sono molto, molto orgoglioso di
te"
Sorride
Bo a sfottere se stesso poi guarda il cugino. Gli trova sul volto un
espressione sorprendentemente seria.
"Dici
sul serio?" Bo cerca la conferma.
Luke sa che non conta poco quello che gli ha appena detto. Bo ha sempre cercato la sua approvazione e la sua stima e forse é venuto il momento di dimostrargli che aveva sempre avuto entrambe
"Dico
sul serio, cugino".
Quel "cugino" riporta Bo al sicuro, riesce a guardare Luke, sorride. Sposta il braccio sinistro steso sul letto, allunga la mano a cercare quella di Luke appoggiata anch'essa sul letto di Bo. Ma Luke non è pronto. Abbassa lo sguardo, maledicendo fra sé sé stesso, tira indietro la sua mano, impacciato come al solito quando si tratta di manifestazioni d'affetto. Bo, ritira piano la mano, guarda il cugino, gli sorride per dirgli che non c'è problema, che "lo sa."
Luke
ricambia un sorriso. "Ora riposa, fra qualche ora ti opereranno
e tutto tornerà a posto, dovrai solo sbrigarti a riprenderti, così torni a
casa.. considerato quanto detesti gli ospedali.."
"Io detesto litigare con te." E' la risposta
naturale di Bo mentre ricomincia a cercare la posizione giusta nel letto.
Luke lo guarda e si chiede come riesca suo cugino a dire
certe cose, in quella situazione e dopo tutto quello che è
accaduto, con quella spontaneità di cui soltanto lui sa essere capace sin
da quando erano bambini.
"E' una cosa che proprio non sopporto" continua il cugino minore
trovando finalmente un appoggio per la testa dolorante sul lato sinistro del
cuscino.
"Lo so, non piace neanche a me". E' tutto ciò che riesce a dire Luke
abbassando lo sguardo.
"Luke"
lo chiama di nuovo Bo.
Fingendosi
spazientito Luke solleva lo sguardo abbozzando un sorriso che lo tradisce.
"Che c'è?" Chiede restando seduto.
"Grazie.". E' la risposta.
Luke si volta verso il cugino.
"Di cosa?". Luke guarda Bo. Stupito, incredulo, smarrito.
"Di esserti fermato". E' la risposta.
"Ho paura" . Non è sicuro che Bo abbia realmente pronunciato quelle due parole, ma da qualche parte dentro o fuori di sé Luke le sente. Bo non è sicuro di averle realmente pronunciate, ma spera che Luke dentro o fuori di sé le abbia sentite.
Luke stringe il cugino più forte a sé, gli occhi lucidi di voglia di piangere e dire a qualcuno che anche lui ha una paura folle, ma il suo compito ora è un altro e Luke lo conosce fin troppo bene.
"Andrà tutto bene, Bo, andrà tutto bene."
"E'
tutto pronto, abbiamo già somministrato una lieve dose di anestetico, ora lo
portiamo in sala operatoria." E' l'alba, Bo è semicosciente, gli
occhi chiusi. Sente lo zio Jesse che gli bacia la fronte e la voce di Daisy che
con tono rassicurante dice qualcosa che lui non riesce a capire., Non apre gli
occhi solleva la mano destra e aspetta. Luke si avvicina non parla stringe la
mano di Bo fra le sue. E' il gesto che facevano prima di ogni corsa, era farsi
reciprocamente gli in bocca al lupo, portava fortuna.
Il
tempo scorre lento. Fuori dalla sala operatoria lo zio Jesse ha scovato
una sorta di Cappellina all'interno dell'ospedale aspetta lì e prega. Daisy e Cooter parlano di cose senza senso. Luke aspetta in
silenzio, fissa il vuoto dal vetro di una finestra e aspetta.
"Vuole?" Luke si gira, è Margaret con una tazza di caffè caldo.
"Grazie, accetto volentieri". Luke prende il bicchierino di carta. Dà un sorso al caffè. "Scuro, senza zucchero, bollente. Proprio come lo prendo io. Glielo ha detto lui, vero?"
Guarda l'infermiera.. Sa che quella ragazza è molto lontana dai canoni di bellezza che piacciono al cugino eppure è sicuro che Bo in qualche modo ne è rimasto colpito. La guarda e sa che lei è stata con suo cugino sempre, tutto il tempo, come avrebbe dovuto fare lui.
Margaret conferma con
un cenno del viso.
"Cos'altro Le ha detto?" . Ora
Luke vorrebbe sapere tutto di quei giorni passati.
Margaret sorride. Calza meglio gli occhiali sul
naso e risponde:
"Mi ha detto che siete cugini ma è come foste fratelli, anche se lei un
fratello vero ce l'ha".
Luke abbozza un sorriso. Poi scuote la testa. Neanche questo
ha mai detto a Bo e se ne accorge soltanto ora.
Avrebbe dovuto dirglielo che nonostante l'arrivo di Jud e la scoperta di avere un fratello carnale, nel suo
cuore suo fratello era da sempre e per sempre sarebbe stato Bo. Aveva sempre
dato per scontato che lui lo avesse capito, ma forse si, sarebbe stato meglio
dirglielo.
"Avrei
dovuto esserci" e si chiede come mai stia dicendo questa cosa ad
un'estranea.
"Lei
c'è stato". Luke la guarda e vede quella dolcezza che potrebbe aver
conquistato il cugino.
"No, non ci sono stato, non ho fatto nulla, l'ho lasciato solo. Lui non lo avrebbe mai fatto."
Margaret ascolta lo sfogo di Luke in silenzio. Poi
aggiunge:
"Lo so e la ringrazio dal profondo del cuore".
Margaret sorride ed arrossisce.
"Ha passato dei momenti brutti, brutti davvero, ha sofferto molto"
Luke abbassa lo sguardo, chiude gli occhi.
"Ma
ci sono stati anche momenti più sereni nei quali abbiamo chiacchierato di molte
cose e lui era sereno, apparentemente tranquillo. Ha riso e sorriso tante
volte. Ma anche in questi momenti il suo sguardo tradiva l'espressione del
viso. Sembrava cercare continuamente qualcosa, qualcosa che gli mancava,
qualcosa di importante, come fosse qualcosa di sé. "
Luke
apre gli occhi, solleva lo sguardo, la osserva.
"
Quando ieri notte l'ho visto parlare con lei, ho capito. L'ho visto ridere con
il cuore per la prima volta, l'ho visto sereno, non ho visto quello
sguardo, sembrava aver ritrovato quello che cercava".
"Grazie"
è tutto quello che riuscì a dire il cugino maggiore per trattenere quel groppo
in gola e quella stretta allo stomaco.
Il
rumore di una porta che si apre, lo si aspetta tanto e quando lo si sente si
vorrebbe tornare all'attesa per paura di ciò che porta. E' il Prof. Brown ancora in camice e mascherina accompagnato da Karen.
Si avvicina ai Duke, tutti riuniti, tutti uniti. "Non so ancora spiegarmi
come sia stato possibile, ha ragione Karen, voi Duke siete una razza davvero
particolare...è andato tutto bene, è andato tutto veramente bene."
Daisy
abbraccia in lacrime, lo zio Jesse che con uno sguardo al cielo mormora
"Grazie", Luke sorride e piange e sorride e piange di nuovo
lasciandosi abbracciare da Cooter e dallo zio Jesse.
Il
sole entra attraverso i vetri della finestra socchiusa Bo è seduto sul letto e
Luke al suo fianco anche lui sul letto. Daisy, Cooter
e lo zio Jesse chiacchierano del più e del meno ad un angolo della stanza il
prof. Brown controlla la cartella clinica.
"Mi sembra tutto a posto, siamo pronti per rimetterci in piedi! Tu come ti senti?"
Bo
sorride "Mai stato meglio"
"Bene.
Preparo il foglio delle dimissioni per domani così sarai pronto per il ballo di
Hazzard"
"A
proposito del ballo" . Con lo sguardo Bo scavalca i presenti, cerca
qualcuno "Margaret, mi chiedevo se volesse per caso accompagnarmi al
ballo? Non le prometto grossi giri di valzer ma sarà piacevole comunque".
Sorride.
Margaret
si guarda intorno quasi a controllare che la domanda fosse rivolta proprio a
lei.
"Io...bè
io si certo volentieri, mi farebbe molto piacere" balbetta e sorride.
La
porta si apre d'improvviso, entrano due persone completamente nascoste da
altrettanti fasci di fiori.
Luke
e Bo si scambiano uno sguardo.
"Rosco sei il solito imbecille ti avevo detto un
mazzo di fiori non l'intero chiosco. Salve ragazzi" . Spuntano Rosco e Boss da dietro le piante.
"E'
bello vederti in piedi Bo, cioè quasi in piedi...volevo dire" anche Enos fa
il suo ingresso nella stanza
"Grazie
Enos".
"Bo
Duke?"
"Presente"
risponde Bo ai due tizi in giacca e cravatta che entrano nella stanza dopo aver
bussato.
"Polizia
Federale. Questo è per lei"
Bo
apre la busta che gli viene consegnata, dentro c'è un assegno.
"Ma
sono un mucchio di soldi". Esclama Bo.
"E'
la giusta ricompensa per averci aiutato a catturare quei delinquenti, ancora
grazie". Così dicendo i due abbandonano la stanza dell'ospedale.
"Tieni
Boss questo è tuo" Bo, l'istintivo ed impulsivo Bo, consegna l'assegno a
Boss. "Pagaci tutte le rate della nostra ipoteca che vuoi".
Rapido
e veloce sorprendentemente agile come una gazzella Boss Hogg
afferra l'assegno "Quanti bei soldoni" e felice come un bambino si
rivolge al suo sceriffo "andiamo Rosco corriamo
in banca a versare questi bei dollarucci".
I
ragazzi e lo zio Jesse ridono della scenetta, ridono di cuore, la fattoria per
un bel po' è salva Bo e Luke sono di nuovo complici, amici, fratelli. Daisy è
al settimo cielo, corre ad abbracciare Bo che le sussurra "una promessa è
una promessa".