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Autore: Heartline    25/03/2014    6 recensioni
E se Katniss avesse partecipato ai 70esimi Hunger Games? Quattro anni dopo Effie estrae il nome di una persona che Katniss non avrebbe mai voluto vedere nell'arena. Che cosa farà per salvarlo?
Questa è la mia prima ff e spero davvero tanto che vi piaccia :)
Genere: Azione, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Haymitch Abernathy, Johanna Mason, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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È incredibile quanto velocemente passi un anno. Sembra che siano passati solo pochi giorni da quando ho allenato i miei ultimi tributi. Oggi ne saranno scelti altri due, due in più la cui morte porterò sulla coscienza. Mi tiro le coperte fin sopra la testa, non avendo alcun desiderio di scendere dal mio letto oggi, ma so che devo comportarmi bene: due anni fa, ai 72esimi Hunger Games, fu estratto il nome di Gale e so benissimo che non era stato un caso. Come non erano stati un caso quei mutanti che erano stati programmati e mandati ad ucciderlo e io sono dovuta rimanere ferma a guardare senza poter fare niente per salvare il mio migliore amico. Al sol pensiero mi vengono i conati. Ovviamente nessuno a Capitol City sa la vera storia, nessuno sa che Gale era abbastanza forte e bravo per uscire vivo dall’arena, ma le mie azioni avevano fatto arrabbiare Snow e quella fu la mia punizione: vedere Gale fatto a brandelli dai mutanti, la sua carne che veniva lacerata e…
No, shh, non ci pensare, non ci pensare, dico a me stessa, cercando di cacciare le lacrime che minacciano di uscire. Alzo gli occhi verso l’alto e faccio un bel respiro profondo.
Devo stare molto attenta a non far arrabbiare Snow altrimenti quest’anno potrebbe essere scelta Prim o uno dei fratelli di Gale. Johanna ha ragione, è così difficile essere un vincitore ed avere persone a cui tieni.
Decido di rimanere altri cinque minuti a letto, quanti bastano per me per riprendermi almeno un po’ e non troppi da far infuriare qualcuno, ma purtroppo non mi sono concessi neanche quelli visto che  sento la porta di camera mia aprirsi. Caccio impercettibilmente la testa fuori dalle coperte, solo per vedere chi è venuto a disturbarmi e i miei occhi solo colpiti da un fuxia molto acceso e non mi serve vedere la faccia per capire che mi trovo in presenza di Effie. “Sveglia sveglia Katniss bella, oggi è un grande, grande giorno!” mi dice aprendo le tende, cosa che mi fa nascondere ancora di più sotto le coperte quando una luce forte colpisce il mio viso. “Coraggio Katniss, non sei curiosa di conoscere i nuovi tributi?”, mi chiede. Mi sforzo di non sbuffare e roteare gli occhi. Voglio bene ad Effie, davvero, ma a volte la sua mentalità da persona che è cresciuta a Capitol City mi fa venire voglia di urlare contro. Non sento i suoi passi, quindi presumo che sia ancora in camera mia e che non se ne andrà finché non mi alzerò. Così raccolgo tutte le mie forze e mi metto a sedere, al ché Effie mi rivolge uno dei suoi sorrisi e si avvia verso la porta. “Il tuo team di preparazione verrà tra venti minuti”, mi informa per poi uscire chiudendo dietro di sé la porta. Mi alzo per andare in bagno con l’intenzione di farmi una doccia prima che arrivi il team, quando il telefono squilla. Non molti ne possiedono uno e sono ancora di meno quelli che sono felice di sentire quando chiamano, ma ciononostante rispondo, in caso sia il Presidente Snow.
“Pronto?”.
“Ciao Katniss”, al suono della sua voce lascio andare un respiro che non mi ero accorta di trattenere e un sorriso si fa strada sul mio volto. Ero davvero felice che avesse chiamato perché era sempre capace di tirarmi su di morale e soprattutto oggi ne ho davvero bisogno.
“Finnick”, lo saluto.
“Tutto bene?”, mi chiede lui.
Abbasso lo sguardo e mi mordo il labbro inferiore. No, non va per niente bene. Sono stata il mentore solo di sei ragazzi e già non sopporto il peso del senso di colpa. Sono costretta a vedere e rivedere la loro morte davanti ai miei occhi ogni santa notte, vedo Gale morire e rimorire per colpa mia e al solo ricordo mi manca l’aria. Non sono sicura che io sia capace di andare avanti così ancora a lungo, adesso capisco per Haymitch beve così tanto, anche io a volte vorrei farlo, ma non voglio rovinarmi. Devo essere forte e devo rimanere me stessa. Ormai Snow mi controlla, perché ha in pugno tutto ciò che mi sta cuore, ma non gli lacerò controllare anche il mio carattere. Sento le lacrime iniziare a scorrere lungo il mio viso e non oso rispondere alla domanda di Finnick, non voglio fargli sapere che sto piangendo, ma un singhiozzo mi tradisce.
“Katniss!”, dice lui realizzando quello che mi sta succedendo, “Katniss, hey, hey stai tranquilla”, anche lui sta qualche secondo in silenzio, probabilmente cercando qualcosa da dire che mi tiri su di morale, lo so che è difficile, cosa potrebbe mai dirmi?
“Oh avanti Katniss, così però mi ferisci”, dice lui ad un tratto. Aggrotto le sopracciglia.
“Perché?”.
“Be’ perché non pensi all’unica cosa positiva degli Hunger Games”, mi risponde lui come se fosse ovvio, ma la sua risposta mi lascia ancora più confusa di prima.
“E quale sarebbe?”.
“Che incontrerai me, in carne ossa, il mitico Finnick Odair”, al che mi scappa una risata. Anche se lui l’ha intesa come battuta, sono davvero contenta di rivederlo. In questi tre anni in cui sono stata mentore io e lui abbiamo legato tantissimo e sono davvero contenta di averlo nella mia vita. È una delle poche cose belle che mi rimangono.
“Ha ragione Mr. Odair, come ho mai potuto lasciare che i miei pensieri oscurassero un evento senza il quale non potrei vivere”, lo presi in giro.
“Certo, prendimi in giro in tanto lo so che mi ami”, mi risponde.
“Quest’anno Annie verrà a Capitol City?”.
“No Katniss”, mi risponde, improvvisamente stanco, sento il suo tono di voce intristirsi, “Mags prenderà il suo posto”.
Anche se in teoria toccherebbe a Finnick e ad Annie essere i mentori dei tributi del distretto 4, ogni anno Mags prende il posto di Annie, perché con il suo crollo mentale non può svolgere il suo ruolo da tutor e non può sopportare le pressioni della capitale. Dal tono di Finnick capisco che forse non glielo avrei dovuto chiedere. Ogni anno spero di incontrarla, vorrei imparare a conoscerla meglio. Mi sento incolpa per aver intristito il mio amico con non aveva fatto altro che farmi sentire meglio.
“ Be’…”, inizio cercando di mettere qualche parola insieme, qualsiasi cosa, “adesso sei tu che ferisci me Mr. Odair”.
“Come mai?”.
“Be’ perché non pensi alla cosa positiva che ciò comporta”, gli rispondo, cercando di usare le stesse parole che prima lui aveva usato con me.
“E quale sarebbe?”, mi chiede divertito.
“Che passerai più tempo con me”, mento. Entrambi sappiamo che non è vero, saremo troppo occupati a occuparci dei nostri tributi per stare più di cinque minuti insieme, ma in questo memento la bugia sembra essere premiata con una sua risata.
“Direi che io e te passiamo fin troppo tempo a parlare, sai. Il tuo ego sta diventando grande quanto il mio”.
“Come se fosse possibile”.
“Mi dispiace Katniss, ma il mio team di preparazione mi reclama”. Mi sento improvvisamente vuota, Finnick è l’unica cosa che mi tiene a galla in questo momento, ma so bene che non posso trattenerlo.
“Certo, certo”, rispondo quasi automaticamente, mi accorgo di essermi incantata e di aver passato qualche secondo in silenzio. Scuoto la testa dalla mia trans. “Ciao Finnick”.
“Ci vediamo presto”.
Sospiro appoggiandomi al muro. Dopo un po’ riprendo le azioni che avevo cominciato prima della chiamata. Non appena esco dal bagno, ancora in accappatoio e con i capelli bagnati, mi ritrovo il mio team di preparazione ad aspettarmi.
“Era l’ora”, dice Cinna con tono serio e poi abbandona la falsa maschera e mi sorride correndomi incontro. Mi fiondo fra le sue braccia, era così bello rivederlo.
“Tutto bene?”, mi chiede. Annuisco con la testa.
“Pronta a lavorare?”.
“Sì”.
“Brava”, dice accarezzandomi la guancia.
 
 
 
Ore più tardi, dopo un doloro tempo speso con il mio team di preparazione, quando finalmente decidono che sono abbastanza decente per essere vista pubblicamente, mi dirigo verso il palco e mi siedo vicino a Haymitch, incredibilmente sobrio, probabilmente il suo team non gli ha dato tempo per bere. Non appena l’orologio batte le due il sindaco sale sulla pedana e inizia a leggere. Ogni anno è la stessa storia. Ricordo bene come ci si sente a stare dall’altra parte, giù dal palco in mezzo agli altri ed è proprio lì che vorrei trovarmi in questo momento. Se il nome di Prim viene estratto non potrei fare niente, non potrei offrirmi. Paradossalmente stare sul palco, dove sapevo di “stare al sicuro” mi metteva ancora più ansia.
Finito il discorso del sindaco Effie inizia a presentare. “Felici Hunger Games! E possa la fortuna sempre essere a vostro favore!”, è la sua frase di apertura ogni anno. Attraverso la folla scorgo mia sorella e i fratelli di Gale. È il momento del sorteggio. “Prima le signore!”, Effie esclama ed è adesso che inizio ad odiarla, come ogni anno, perché deliberatamente estrae il bigliettino con molta lentezza.
Per favore fa che non sia lei, per favore non lei, non lei…
“Vicky Lambert”. Torno a respirare di nuovo. So che dovrei essere dispiaciuta per la ragazza e in parte lo sono, ma sono anche sollevata che non sia capitata mia sorella.
Poi Effie ripete tutto d’accapo, ma questa volta per i ragazzi.
Per favore fa che non siano loro, per favore non loro, non loro… penso riferendomi ai fratelli di Gale.
“Peeta Mellark!”.
Mi irrigidisco, sento il cuore che minaccia di uscirmi dal petto e mi accorgo che il mio labbro inferiore sta sanguinando per quanto fortemente lo abbia morso per non urlare.
Non lui. 
  
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