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Autore: Agapanto Blu    26/03/2014    3 recensioni
Quando le urla della partoriente tacquero e si alzarono quelle più fioche e infantili dei nuovi nati, nessuno gioì.
Luka dal passato misterioso, Luka che combatte, Luka con brutti e bei ricordi che Yuki non conosce più.
Com'è successo che il Duras più amato dal re dei Demoni, già marchiato del simbolo dei peccatori perché appartenente alla famiglia maledetta, abbia scelto di tradire la sua stirpe, i suoi simili, per la fonte di vita dei suoi nemici?, per una donna umana che avrebbe dovuto voler uccidere?
***
Il passato di Luka e la prima vita di Yuki con lui, o come potrebbe essere andata secondo me.
ATTENZIONE: ci sono dialoghi o descrizioni presi dal manga, non è un tentativo di plagio ma una ripresa di alcuni particolari per "avvalorare" la mia tesi. :)
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Yuki Sakurai, Zess/Luka Crosszeria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
Capitoli:
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Capitolo IV
LA NON-SCELTA
 
 
“…Se solo potessimo stare per sempre insieme…
…”
 
 
La porta si aprì e la donna entrò senza preoccuparsi di bussare.
Takashiro Giou, capofamiglia del clan della Luce del Dio e capo degli Zweilt, alzò gli occhi ma senza molta sorpresa. Lasciò cadere i documenti che teneva in mano sul ripiano della scrivania e si lasciò cadere con la schiena contro lo schienale della sedia.
“Sono arrivati al limite, vero?” chiese, la voce stanca, pur sapendo che era così.
La guaritrice della famiglia annuì.
“Sono peggiorati tutti.” ammise, cupa, “Shusei-san è al limite, ormai.”
“Credevo che dopo avergli parlato avesse avuto un miglioramento.” commentò Takashiro, la fronte aggrottata.
“Ha ripreso a sforzarsi di mangiare per una settimana o poco meno, ma adesso è peggio di prima: non tocca più cibo.” spiegò lei.
L’uomo sospirò e si passò una mano sul viso.
“Gli altri?” chiese.
“Hotsuma-san è intrattabile, il solo avvicinarsi alla sua camera significa rischiare una rissa e Kuroto-san è andato a provocarlo già un paio di volte solo in questi ultimi cinque giorni, con il risultato che ora hanno entrambi molti lividi nonostante siano stati fermati praticamente subito. Sairi-san è a sua volta davvero teso, non lo sento parlare da quattro giorni. Ria-san e suo fratello sono chiusi nella loro camera dalla sparizione di Yuki-sama, tre settimane fa, e continuano a usare i loro poteri per provare a individuarla, ma senza risultati. Tsukumo-san è debolissimo perché non riesce a dormire, ha incubi continui e la stanchezza lo renderà presto troppo lento e privo di forze, totalmente incapace di lottare. E Tohko-san ha perso il ciclo mestruale, ho fatto dei controlli e, anche se non posso dire con certezza che le si sia interrotto per lo stress, sono certa che non sia per una gravidanza. L’unico a sembrare ancora in sé è Oboro-san, ma anche lui vaga per i corridoi della Mansione del Crepuscolo senza meta, come se non sapesse dove andare.”
Takashiro chiuse gli occhi e sospirò, rimanendo fermo per un istante.
“Abbiamo bisogno della Luce del Dio.” disse, quasi parlando tra sé, “Gli Zweilt sono nati da lei, dal suo potere sono stati creati i loro. È il loro unico punto di riferimento e la loro salvezza: se non ritroviamo Yuki-sama in fretta, nessuno di loro sopravvivrà a lungo.”
“Con tutto il rispetto, Takashiro-san, gli Zweilt sopravvivono nel periodo tra un’incarnazione e l’altra della Luce del Dio.” intervenne la donna, confusa, “Non capisco perché ora…”
“Perché ora non lo sanno.” la liquidò Takashiro, alzandosi in piedi, “Perché quando lei muore per loro, sanno che era destino che andasse così e che non c’era altra possibilità e quindi se ne fanno una ragione. Ora come ora, Yuki-sama potrebbe essere viva, morta, prigioniera, sofferente… Ciò che sta uccidendo gli Zweilt non è la vera e propria assenza di Yuki, è il non sapere cosa le stia succedendo e dover comunque rimanere immobili perché non sanno cosa fare.”
Erano passate tre settimane. Riti, ricerche e pattugliamenti si erano risolti in un nulla di fatto. Ognuno degli Zweilt aveva dato il massimo senza risparmiarsi, ma purtroppo non era servito a nulla. Yuki-sama sembrava scomparsa nel nulla, sparita, ed era come se non fosse nemmeno più stata nella loro dimensione. Le possibilità erano due: che fosse stata catturata e portata ad Infernus, oppure che fosse…morta. La seconda possibilità era terrificante: se fosse deceduta senza l’assistenza di Takashiro, la Luce del Dio non avrebbe potuto reincarnarsi e il suo potere, in quanto lei priva di eredi biologici, sarebbe andato perso per sempre: la guerra contro i Duras e la salvezza dell’umanità sarebbero state in quel caso seriamente compromesse.
Takashiro attese ancora un attimo, gli occhi chiusi, ma poi sollevò le palpebre e puntò il suo sguardo sulla guaritrice.
“Riunisci tutti gli Zweilt. Dobbiamo ritrovare la principessa, in un modo o nell’altro.”
 
[And I’d give up forever to touch you
‘cause I know that you feel me somehow.
You’re the closest to heaven that I’ll ever be
and I don’t want to go home right now.]
 
Luka, gli occhi chiusi, allargò appena le braccia sollevandole all’altezza del proprio ventre e fece appello a tutti i suoi poteri. Sentì l’aria crepitare attorno a sé e percepì le piccole scosse di energia crearsi e svanire in mezzo alle sue dita aperte, ma attese ancora un attimo. Solo quando sentì finalmente il proprio sangue pulsare al ritmo dell’incantesimo, iniziò.
Ti invoco, con un antico incantesimo, dall’abisso più oscuro. Ti invoco attraverso il nostro contratto di sangue, per risvegliarti dal flusso eterno.” Il sangue aumentò la sua corsa, sempre più veloce fino a quando il cuore sembrò smettere di battere, incapace di reggere quel ritmo, e iniziò a volare. “Ti getterai sullo zolfo, offrendo il tuo sangue insieme al mio?”  L’aria attorno a lui era tanto densa di energia da gonfiargli i vestiti e i capelli, sollevandoli dalla pelle per lasciarli ondeggiare, esponendo la carne al vento e alla vista, diffondendo il suo odore nello spazio circostante come in un ammonimento ad altri predatori. “Mostra al tuo maestro oscuro la tua volontà e seguimi. Il tuo potere verrà resuscitato, così come quei fiammeggianti occhi cremisi!” Era ora. Si concentrò ed estese la propria mente, cercando con essa l’oggetto del sigillo che stava creando. “Vieni, re delle bestie! SALAMAN-!
“Ehm, Luka, forse è meglio se ti fermi…”
Luka aprì gli occhi, confuso.
E il suo incantesimo si spense come un debole cerino in pieno mare quando il demone scoprì che davanti a sé, nel pentacolo che aveva disegnato per terra, non c’era nessuno.
“… S-Sodom?” chiese, un po’ esitante, sbattendo le palpebre un paio di volte.
La risposta che ottenne fu il sorriso imbarazzato della Luce del Dio, inginocchiata a terra dall’altra parte del pentacolo, mentre indicava un abete. In quel momento, la voce disperata di Sodom che chiamava aiuto fece alzare gli occhi del demone.
Il piccolo drago, a cavalcioni di un ramo, si dimenava e agitava le braccia sopra la testa per scacciare alcune gazze intente ad attaccarlo ferocemente.
Luka non capiva.
“È stato…distratto…” spiegò Yuki, visibilmente in difficoltà, mordendosi il labbro inferiore, “da qualcosa di luccicante nel loro nido.”
Luka spostò di nuovo gli occhi sul suo famiglio e per un attimo rimase fermo, però alla fine sospirò.
“Un attimo.” chiese alla Zweilt prima di avviarsi a salvare Sodom.
“È ancora un cucciolo e i draghi hanno una mente molto dispersiva, prima della maturità.” gli gridò dietro lei, prendendo le difese del piccolo, “Non è colpa sua, ci vorrà un po’ perché impari a rimanere concentrato così a lungo.”
Un po’ quanto?!” borbottò piano lui saltando sul ramo, stando però attento a non farsi sentire perché non era troppo sicuro di voler sapere la risposta.
La sua apparizione fu sufficiente a far scappare i molesti animali e subito Sodom scoppiò a ridere e gli si gettò addosso per aggrapparsi ad una gamba. Luka fu tanto sorpreso dal repentino cambio d’umore del suo famiglio, che perse l’equilibrio e così entrambi i due caddero rovinosamente a terra.
Yuki si lasciò scappare un urletto spaventato quando li vide a terra, ma sorrise sollevata quando notò che Luka aveva stretto Sodom al petto per impedire che si facesse male nella caduta.
Erano ormai tre settimane che lei e il Duras avevano stretto il patto per la sua liberazione in cambio di un aiuto con Sodom e lei aveva ormai imparato quanto Luka fosse diverso da come appariva. Era protettivo con il ‘suo’ piccolo, rispettoso con lei, orgoglioso e determinato ma anche triste. Non le ci era voluto molto per capirlo, la disperazione della sua anima appariva palese se solo si scalfiva un minimo la sua cortina di ghiaccio, e siccome lui non parlava molto lei si era risolta a chiedere, di nascosto, informazioni a Sodom sul suo padrone. Quel poco che il drago, convinto in totale buona fede di non stare facendo nulla di male, le aveva potuto raccontare l’aveva scioccata. Non c’era da stupirsi che i demoni fossero così brutali se venivano cresciuti in modo tanto crudele. Certo, la situazione di Luka era stata aggravata dalla sua nascita, ma le veniva difficile accettare che un bambino potesse essere stato trattato a quel modo, anche se lei aveva studiato il clan dei traditori sin dalla prima vita poiché i Crosszeria erano sempre in prima linea in battaglia e perciò sapeva che erano gli schiavi della loro società. A conti fatti, avrebbe anche potuto comprendere se fosse diventato l’assassino che il suo mondo pretendeva che fosse, ma lui non era così, forse non lo era più o magari non lo era mai stato. Lo ammirava per il codice morale che si era imposto da solo e che seguiva anche quando i costi per lui diventavano altissimi. Yuki non aveva mai conosciuto nessuno come lui, prima.
Scrollando un po’ la testa tornò alla realtà e sorrise con dolcezza guardando gli scarsi tentativi del Duras di sgridare Sodom. In fondo, sapevano bene tutti e tre che non ne sarebbe mai stato capace, ma lui ogni volta tentava e puntualmente falliva, arrendendosi con un sospiro davanti all’espressione supplichevole del cucciolo.
Il draghetto aveva legato parte dei suoi poteri a quelli del suo master circa dieci giorni prima, ma ancora non era riuscito a stare fermo a sufficienza perché Luka lo riportasse alla sua forma animale. Yuki stava cercando un modo per rendere il tutto più immediato ma fino a quel momento erano riusciti a vincolare al potere di Luka solo la forma di drago di Sodom e quest’ultimo aveva ancora il controllo degli altri tre aspetti che aveva sviluppato. Avrebbero potuto lasciare tutto com’era, ma sia lei che Luka avevano qualche riserva sul dare al cucciolo la possibilità di divenire quasi-umano a suo piacimento.
“Riproviamo.” borbottò Luka, avvicinandosi, e la sua voce riscosse Yuki dai pensieri in cui si era di nuovo persa.
Però proprio in quel momento Sodom sbadigliò sonoramente e Yuki non poté fare a meno di scoppiare a ridere dell’espressione disperata di Luka.
“Master, Sodom è…” Sodom si fermò. Aggrottò la fronte, lanciò un’occhiata a Yuki e poi tornò a guardare il suo padrone con un’espressione concentrata. “Io sono stanco.”
Yuki annuì quando il cucciolo la guardò cercando conferme e questi si aprì in un sorriso enorme.
“Sodom sono bravo, visto Master?”
Luka sorrise con metà delle proprie labbra. Yuki sembrava essere riuscita dove lui aveva fallito, insegnando a Sodom a riferirsi a sé stesso con la prima persona. I risultati erano ancora scarsi, ma era un bel passo avanti.
“Ho visto e sei molto bravo.” lo accontentò spettinandogli i capelli.
Sodom rise e corse nella caverna, diretto al giaciglio che aveva iniziato a dividere con Yuki.
Luka spiò con la coda dell’occhio la Luce del Dio che, ridendo piano a sua volta, si era girata per seguire con lo sguardo la corsa di Sodom. Lei accettava il famiglio senza problemi, dalla prima notte in cui questi era crollato addormentato al suo fianco gli aveva permesso con grande disponibilità di dormirle abbracciato, mentre Luka all’esterno faceva la guardia. Vederli stretti nella notte, così simili a due fratelli o ad una giovane madre con suo figlio, faceva sempre crescere a dismisura il suo istinto protettivo.
“È molto dolce.” commentò la Luce del Dio riportandolo alla realtà.
Luka si accorse di dover rispondere qualcosa perciò sbuffò.
“Combina un sacco di guai.” borbottò sentendo addosso quegli occhi color ambra e scoprendosi sorprendentemente a distogliere lo sguardo con una sorta di strano imbarazzo.
“Non così tanti, in fondo…” lei provò a difendere il cucciolo, sempre sorridendo perché sapeva che in fondo non ce n’era bisogno perché sotto la superficie il demone provava un grande affetto per il suo famiglio. “O almeno, non così tanti come potrebbe.”
Luka scrollò le spalle, ma non la contraddisse.
Il silenzio si prolungò e divenne pesante tanto che il demone si accorse che, esaurito il discorso Sodom, non c’era nulla di cui loro parlassero. Non che ci fosse qualcosa di strano, lei era la sua prigioniera e lui la teneva in vita solo per una questione meramente pratica. Però quel silenzio gli metteva ansia.
D’un tratto ricordò una cosa che lo aveva incuriosito e prima che potesse decidere la sua bocca aveva già dato fiato alla sua domanda.
“Perché non ti nutrivano?”
Yuki alzò gli occhi su di lui, totalmente sorpresa.
“Sei troppo magra.” si affrettò a spiegare lui, distogliendo lo sguardo e rivolgendolo alla caverna, “Ti hanno nutrita meno di quanto il tuo corpo necessitasse. Mi stavo solo chiedendo perché gli Zweilt abbiano indebolito così la loro fonte di vita.”
Yuki arrossì violentemente, nonostante la pacata educazione nella domanda di Luka, e di colpo chinò la testa.
Luka non ne fu tanto sorpreso, doveva aver fatto qualcosa per essere punita e privata di cibo, ma lo fu quando si scoprì a pensare di andare a caccia per darle qualcosa di più nutriente di bacche e frutti e verdure.
“Non è andata come credi tu.”
Luka riabbassò lo sguardo su Yuki, ancora inginocchiata a terra appena al suo fianco, e la trovò a giocherellare con la stoffa della gonna ormai a brandelli del suo kimono. Sembrava molto esitante.
“Non è che mi interessi.” disse quindi scrollando le spalle, “Mi sembra solo un po’ stupido.”
“Mi davano del cibo.” lo interruppe lei, senza guardarlo. Sotto gli occhi di Luka, lo sguardo di Yuki si svuotò di ogni forza, divenne vacuo e malinconico, come mai lui l’aveva visto, mentre sul viso le sorgeva un sorriso amaro e finto. “Tutto ciò che potevo desiderare,” continuò ancora, apparentemente incurante dello sguardo che le teneva fisso addosso, “qualsiasi cosa avessi voluto, mi sarebbe bastato chiederla per ottenerla. Per il cibo come per tutto il resto, una sola mia parola e avrei avuto ciò che volevo. Che bello, vero?” Luka non riusciva a immaginarlo, specialmente sentendo il tono addolorato di lei. Era come se stesse recitando un copione senza crederci davvero, eppure continuava. “Mi davano del cibo, davvero, ma io non riuscivo a mangiarlo.”
Yuki sospirò e, lentamente, si tirò in piedi per poi spazzare via la polvere dalla propria gonna con le mani. Luka la fissava sbigottito.
Quindi…si era ridotta in quello stato da sola?!
“Perché?!” chiese, senza accorgersi di come la sua voce avesse perso la propria apatia.
Yuki sollevò gli occhi su di lui e per farlo dovette alzare un po’ il mento, ricordandogli quanto fosse più bassa, infine dopo un attimo sorrise, anche se lo fece con una tale mestizia che Luka stentò a riconoscere in lei la ragazza che aveva conosciuto sino ad allora.
“Sono…stata ammalata.” ammise lei,  un po’ incerta come fosse alla ricerca delle parole giuste da usare per spiegarsi, “Ero molto debole, non avevo quasi le forze per muovermi, e rigettavo qualsiasi cosa riuscissi a mangiare.”
Luka ne fu sorpreso, però effettivamente la Luce del Dio gli era apparsa molto debilitata al loro primo incontro, il giorno della battaglia, e camminava a stento. A ben pensarci, si era ripresa in modo sconcertante, considerate le sue condizioni di allora: aveva mangiato senza problemi, riso con Sodom e, anche se spesso preferiva sedersi o inginocchiarsi, camminava senza difficoltà, forse un po’ lentamente ma nulla di troppo strano.
“Ora stai bene.” si lasciò sfuggire il demone facendo quelle riflessioni e squadrandola con uno sguardo un po’ sospettoso. Forse era un potere della Luce del Dio, guarire rapidamente?
Yuki sobbalzò neanche fosse stata colpita a tradimento, quindi alzò su di lui uno sguardo un po’ allucinato, come se lui le avesse detto qualcosa di incredibile cui lei non aveva mai pensato prima. Per un po’ rimase lì, a guardarlo, quindi abbassò lo sguardo sulle proprie mani annuendo tra sé e sé in modo preoccupante.
Luka la guardò con confusione e lei, dopo alcuni secondi, sorrise un po’ in un modo strano però molto…dolce. E se lo pensava lui, che di dolcezza sapeva ben poco…
“Mi sento meglio, ora.” mormorò lei in quel momento, sempre fissandosi le mani ma con un’espressione un po’ più normale sul volto, “Non l’avrei mai creduto possibile prima, ma ora è come se fossi guarita.”
Luka aggrottò la fronte.
“Lo sei, no?” chiese. Che strana scelta di parole aveva fatto. Per come la vedeva lui in quel momento, lei sembrava così perfettamente in salute e nel pieno delle proprie forze che lui stentava a credere fosse stata nelle condizioni che aveva descritto prima.
Yuki sembrò di nuovo sorpresa per un attimo, ma poi sorrise.
“Colpa mia, colpa mia!” rise appena, giustificandosi con le guance che si arrossavano, “Ho…sbagliato parole.”
Luka la fissò, sempre più confuso dal suo modo di fare e dai suoi cambi d’umore ingiustificati, ma alla fine scrollò le spalle e si avviò verso il bosco. Ovviamente, andava a caccia solo e soltanto perché voleva che Sodom mangiasse un po’ di carne, non perché gli importava di rimettere in forze la Luce del Dio.
 
[And all I can taste is this moment,
and all I can breathe is your life,
‘cause sooner or later it’s over:
I just don’t want to miss you tonight.]
 
Yuki osservò Luka allontanarsi. Aveva una bella camminata, decise, e qualcosa nel modo in cui teneva le spalle che gli dava un’aria da guerriero imbattuto pronto a sfidare chiunque si fosse messo sulla sua strada. Lei, però, non stava pensando solo a quello, ma anche alle domande che le aveva fatto. Erano segno che era stato molto attento a lei, ai suoi bisogni e alle sue necessità, però dicevano anche che lui non sapeva nulla. Takashiro le aveva detto che aveva fatto il possibile perché non trapelasse la verità sul destino che attendeva il possessore della Luce del Dio, ma lei non aveva creduto che avrebbe funzionato davvero.
Sospirò. Per poco, presa dal momento, non aveva dato proprio ad un demone la chiave per distruggerla. Se i Duras avessero mai scoperto in cosa consistesse davvero il suo potere e quali ne fossero le conseguenze per lei, avrebbero iniziato a ferire gli Zweilt di proposito piuttosto che tentare di ucciderli e, ad un tale ritmo, lei non avrebbe potuto reggere a lungo.
Stupida., si rimproverò, però poi alzò lo sguardo nella direzione in cui era sparito Luka.
Sicuramente era la sua follia che si avvicinava di nuovo dopo la parentesi di quei giorni, perché Yuki aveva la strana sensazione di potersi fidare di lui.
Che sciocchezza., scosse la testa, Un Duras e una Zweilt, come potrebbero mai coesistere pacificamente?
Eppure, le diceva una vocina nella sua testa, non era proprio quello che stavano facendo loro da quasi tre settimane?
 
[And I don’t want the world to see me
‘cause I don’t think that they’d understand.
When everything’s made to be broken,
I just want you to know who I am.]
 
Luka si fermò nel bel mezzo della corsa, lasciando solchi nel terreno dove i suoi piedi fecero perno per permettergli di voltarsi immediatamente all’indietro.
Era andato a caccia, alla fine, e aveva trovato una lepre perciò, in mancanza di trappole, l’aveva inseguita. Peccato che qualcuno avesse inseguito lui. Erano un paio di secondi, Luka lo aveva sentito subito, e perciò il demone aveva cercato un minimo di spazio dove poter ingaggiare battaglia senza che il suo avversario avesse migliaia di nascondigli.
Arricciò un po’ le labbra e ringhiò verso il misterioso inseguitore, il suo corpo accucciato d’istinto e teso in avanti in una posa aggressiva e pronta all’attacco.
Una risata cattiva accompagnò l’entrata nel piccolo spiazzo dell’alto Duras dai capelli rossi e Luka si irrigidì d’istinto.
No!, corse con la mente a Sodom, per controllare che lui e Yuki stessero bene, ma si fermò appena in tempo quando i suoi poteri percepirono il sigillo che aveva posto attorno alla grotta. Se avesse contattato il suo famiglio, la protezione sarebbe svanita e Cadenza avrebbe potuto sentire il piccolo drago con la stessa facilità con cui poteva lui. Aveva già fatto quell’errore ad Infernus, quando il suo collegamento mentale con Sodom aveva a sua insaputa annullato il sigillo di mascheramento rendendo palese al suo master la presenza del draghetto, e non l’avrebbe ripetuto.
Strinse i denti costringendosi a tornare impassibile e a raddrizzarsi in una posa eretta, nonostante tutto il suo corpo gli stesse urlando di attaccare e poi correre a proteggere gli occupanti del suo rifugio. Doveva fidarsi del fatto che la barriera fosse ancora alta e che quindi nessuno l’avesse infranta, non aveva altra scelta.
“Cadenza.”
Il Duras rise nel sentire l’ammonimento nella voce di Luka e, senza neanche accennare un attacco, iniziò ad applaudire piano, schernendolo.
Lo Zess si tese. Non era un buon segno, Cadenza era troppo felice.
“Ah, Luka…” sospirò il rosso smettendo di applaudire per mettersi le mani sui fianchi, arrivando ormai ad un passo solo dal suo interlocutore, in una distanza troppo corta per una conversazione normale. “Non avrei mai creduto esistesse qualcuno così…così…” avvicinò il viso a quello di Luka, soffiandogli in faccia l’ultima parola, “…idiota.”
Luka si tirò indietro di un passo, ringhiando in avvertimento.
“Cosa ci fai qui?” chiese, furioso. Ogni fibra del suo corpo stava iniziando a tirare in direzione della grotta, voleva andare dalle uniche due creature che il suo spirito piegato volesse proteggere, e lui dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non assecondare quell’ordine.
Cadenza rise ancora, quindi fece un passo indietro, come per accontentare il desiderio di un bambino capriccioso, e allargò le braccia per mostrargli che non era armato. Non che contasse qualcosa, dato che avrebbe potuto materializzare la sua spada dal nulla in qualsiasi momento.
“Sono solo venuto a controllare.” spiegò con la sua voce calma, “Tu puoi immaginare per conto di chi, vero?”
Luka si irrigidì, un brivido gli corse lungo la schiena e gli occhi gli si sgranarono un poco.
Maledizione! Erano tre settimane che non faceva rapporto e che non combatteva per stare con Sodom, perché non aveva pensato ad inventare una scusa?!
“Gli Zweilt si sono rinchiusi nella Mansione del Crepuscolo.” disse quindi, dando fiato alla prima menzogna che la sua mente seppe inventare, “Non posso raggiungerli là dentro, devo aspettare che escano.”
“Come mai così sulla difensiva, Luka?” Cadenza si finse sorpreso e piegò un po’ la testa da un lato, “Non ti ho mica accusato di nulla, o sbaglio?”
Luka si costrinse a non stringere i pugni. Aveva fatto un errore e Cadenza lo sapeva, non avrebbe perso l’occasione di lavorarci sopra.
“Se non sei qui per sapere come procede la caccia, allora sparisci. Ho altro da fare.” ringhiò, voltandosi per allontanarsi dal rosso.
Non aveva ancora fatto un passo che Cadenza lo afferrò per un braccio e, voltandolo, lo lanciò a sbattere con la schiena contro uno degli alberi. Luka sentì il colpo, il dolore sordo dell’impatto, e subito si piegò sulle ginocchia evocando un incantesimo, i denti scoperti e un ringhio furioso in gola. Scosse elettriche viola come malva iniziarono a crepitare attorno a lui.
Cadenza non perse la sua aria giocosa, ma anzi scoppiò a ridere. Si divertiva a provocarlo e Luka lo sapeva, voleva che commettesse uno sbaglio per poterlo riferire a Lucifero e vederlo punito dal suo master. Non doveva stare al suo gioco, altrimenti sarebbe finita davvero male.
Sforzandosi di sopprimere l’ammaliante voce che gli diceva di fare a pezzi quel maledetto e risolversi un sacco di problemi, Luka si raddrizzò. La schiena gli mandò una debole protesta per questo, ma ormai lui era abituato a peggio. Tenendo l’albero alle proprie spalle, puntò gli occhi in quelli di Cadenza.
“Che. Cosa. Vuoi?” ringhiò.
Cadenza lanciò un’occhiata desiderosa al suo corpo, facendo scivolare lo sguardo dall’alto verso il basso in modo tanto lento e intenso che a Luka parve di sentire le sue mani sulla propria pelle come avevano fatto anni prima. Provò l’impulso di vomitare.
“Cadenza!” alzò la voce d’istinto, scosso dalla piega che gli eventi stavano prendendo, ma seppe subito di aver fatto l’ennesimo errore.
Il Duras apparve in un secondo accanto a lui e lo afferrò per i capelli sulla sommità della testa per sbatterlo ancora contro il tronco e premere il proprio corpo contro il suo, bloccandolo.
Luka sentì il panico crescere. Era uno Zess, pertanto non aveva il permesso di fermare un demone libero dall’usarlo, però forse…
“Non ti è concesso farlo.” sibilò quando Cadenza avvicinò i denti al suo collo, “Sono più che certo che il mio master non te ne ha dato il permesso. Allontanati o vedremo come reagirà nel sapere che hai toccato il suo Zess senza il suo consenso.”
Un lampo di qualcosa, forse paura, attraversò gli occhi del Duras per un secondo prima che questi tornasse alla sua espressione malignamente soddisfatta.
Con sommo sollievo di Luka, Cadenza si staccò. Non indietreggiò, ma questo provava che davvero non aveva il permesso di toccare il giocattolino del re e non era poco.
“Vuoi sapere cosa sono venuto a fare qui? Va bene, allora.” sibilò il rosso, tenendo il viso ad un soffio da quello di Luka. La sua voce trasudava di nuovo soddisfazione e Luka era più che certo che non fosse una buona cosa. “Riguarda proprio i tuoi cari Zweilt, sai? È molto strano che si siano rinchiusi nel loro quartier generale e che non stiano facendo nulla, giusto? Non ha senso, va contro i loro patetici ideali moralistici, perciò mi sono chiesto cosa stessero tramando. Mi ha molto sorpreso che tu non avessi investigato e te ne fossi rimasto da parte ad aspettare, non sei un novellino e neanche qualcuno che può fare certi errori. Comunque, vuoi sapere cosa ho scoperto?, perché gli Zweilt non stanno combattendo?” Luka si irrigidì, intuendo la catastrofe in arrivo. “Sembra che la loro principessa, la Luce del Dio, sia incredibilmente…scomparsa. Puff! Nel nulla. E senti cos’altro ho scoperto: la ragazza è sparita proprio dopo la battaglia con noi. Sono certo che hai presente quello scontro nel quale tu, misteriosamente, non ti sei fatto vedere. Dov’eri, Luka? Non hai sentito l’esplosione?”
“L’ho sentita.” inventò il demone, tenendo gli occhi fissi in quelli del rosso, “Proprio per questo non sono venuto: sai benissimo che sarei morto se mi fossi avvicinato. È il motivo per cui anche tu sei scappato, no?”
Cadenza digrignò i denti per un secondo, ma poi chiuse gli occhi e sorrise con condiscendenza.
“Giusto, giusto…” mormorò, ma Luka era certo che ci fosse dell’altro, “Mi è solo sembrato strano che le tue comunicazioni con Infernus si siano interrotte proprio allora. Che coincidenza assurda, non trovi?” Luka trovò più saggio non rispondere e attese. Sapeva dall’espressione di Cadenza che il rosso non credeva davvero che lui avesse la Luce del Dio, era più probabile che stesse solo cercando di stuzzicarlo per attirarlo in trappola, quindi lui doveva mantenere la calma e non fargli capire che c’era qualcosa di vero nelle sue accuse. “Un’altra coincidenza è che ho dato un po’ un’occhiata in giro e le tue tracce più recenti non si allontanano da una grotta poco lontana da qui. Sei rimasto tre settimane nel tuo rifugio, Luka? Non ti sarai ammalato, spero.”
Maledetto bastardo, un giorno ti farò a pezzi.
“Ho avuto da fare.” ringhiò l’altro, sempre più furioso, “Tu proprio non avevi altri compiti da eseguire, visto che passi tanto tempo a preoccuparti di ciò che faccio io.”
Cadenza non prese bene l’ultima insinuazione di Luka e rafforzò la presa di una mano sui suoi capelli per poi afferrare con l’altra la camicia del moro sul petto, ma quando avvicinò il volto per ringhiare qualcosa si bloccò. Una fragranza strana, non di Luka né del suo famiglio, raggiunse il suo naso. Era dolciastro, per lui nauseante, chiaramente appartenente ad...
“…una donna, Luka?” Cadenza sgranò gli occhi, un sorriso luminoso e soddisfatto che gli si allargava sul viso.
Luka si sentì morire e si irrigidì. Questo non andava assolutamente bene. In teoria lui non poteva avere una relazione con nessuno al di là del proprio master, a meno che questi non disponesse diversamente, e Cadenza stava sicuramente pensando che l’odore di femmina fosse una prova della sua ‘infedeltà’, ma se avesse anche scoperto che era della Luce del Dio... Luka doveva fare qualcosa, e anche in fretta, o la situazione avrebbe oltrepassato il punto di non ritorno.
Ragionò in fretta: Cadenza voleva metterlo nei guai, era l’unica cosa che gli importasse; non credeva davvero che lui avesse la Luce del Dio, credeva solo che lui stesse approfittando della sparizione degli Zweilt per provare a scappare. Non poteva più negare di essere stato a contatto con una donna e, con le prove evidenti che era rimasto nel bosco, non poteva neanche inventare di un contatto casuale.
Luka doveva scegliere velocemente. Se il suo master avesse saputo che lui aveva addosso odore di femmina, l’avrebbe punito senza dubbio. Se avesse negato di aver avuto una compagna, Cadenza avrebbe preteso di controllare nella grotta e avrebbe trovato la Luce del Dio, viva e vegeta nonché libera. Non era una vera scelta.
“Stanne fuori!” ringhiò quindi, sulla difensiva, “Questo non ti riguarda!”
Cadenza scoppiò a ridere, tanto forte che indietreggiò e si piegò su se stesso tenendosi la pancia con le mani. Luka strinse i pugni, ma si costrinse a non dire niente. Meglio uno schiaffo che un pugnale nel petto.
“Oh, Luka! Sapevo che eri un idiota, ma arrivare a questi punti…!” disse il rosso, tra le risa. Dopo un po’ smise e si tirò su, ma solo per fissare Luka con espressione felice e una luce folle negli occhi. “Ti farà a pezzi quando saprà che hai avuto un’amante nel mondo umano! Non vedrai più nulla al di fuori della sua camera da letto per il resto dell’eternità e potrai ben dire addio al tuo animaletto! Non vedo l’ora di sentirti piagnucolare!”
Luka si scagliò contro il rosso, incapace di resistere oltre, ma Cadenza scomparve.
“Bastardo…” ringhiò lo Zess, ma poi sgranò gli occhi.
Se Cadenza stava andando ad avvertire il suo master, in capo a pochi minuti Luka sarebbe stato richiamato e il suo Contratto non gli avrebbe permesso di rifiutare o di rimandare.
Doveva mettere Sodom e Yuki al sicuro prima di allora.
 
[And you can’t fight the tears that ain’t coming
or the moment of truth in your lies.
When everything feels like the movies,
yeah, you bleed just to know you’re alive.]
 
Yuki si sforzò di trattenersi, ma alla fine dovette mettersi una mano davanti alle labbra per nascondere le risate.
Sodom si stava sforzando di passare alla forma umana da quella di palla di pelo che aveva finalmente ottenuto di nuovo, ma sembrava proprio che non ce ne fosse verso e così Yuki si era ritrovata a fissare un piccolo ammasso peloso e nero che si gonfiava come un gatto bagnato a tradimento, soffiando e squittendo.
“Stai tranquillo, Sodom.” disse alla fine, prendendo l’animaletto tra le dita e portandoselo all’altezza del viso, “Andrà bene con il tempo, devi ancora imparare.”
In risposta, il piccolo le leccò la punta del naso, facendola ridere di nuovo. Risata che, però, si interruppe quando qualcuno entrò di corsa nella caverna.
Yuki alzò lo sguardo, sorpresa, ritrovandosi davanti un Luka pallido e ansimante per la corsa.
“Che succede?!” chiese, saltando in piedi e stringendo d’istinto la presa su Sodom.
Luka la ignorò per andare ad afferrare il proprio cappello e togliersi il cappotto. Gettò entrambi sul pagliericcio, fece spostare Yuki e poi con una scossa fece bruciare tutto per nascondere a chiunque l’odore di lei, nel caso Cadenza o il suo padrone avessero deciso di dare la caccia alla sua fantomatica amante.
“Ti riporto a casa.” ordinò quindi alla ragazza, senza ascoltare le sue deboli richieste di spiegazione.
Yuki tentò ancora di ribattere, ma prima che potesse farlo Luka si piegò e la prese mettendole un braccio dietro le ginocchia ed uno dietro la schiena. Lei si lasciò scappare un urlo di sorpresa e spostò una mano da Sodom per aggrapparsi alla camicia di Luka.
“Che stai facendo?!” esclamò, sgomenta.
“Puoi aprire un varco nella barriera della Tenuta Principale?” chiese Luka, ignorandola.
Yuki esitò, confusa.
“Ma Sodom…?”
“Puoi o no?!” ringhiò lui.
Yuki sobbalzò, sorpresa, ma alla fine annuì, sebbene con un po’ d’esitazione, e Luka, senza più chiedere niente, iniziò a correre.
 
[And I don’t want the world to see me
‘cause I don’t think that they’d understand.
When everything’s made to be broken,
I just want you to know who I am.]
 
La Luce del Dio fissò il Duras in volto, mentre saltava di albero in albero per portarla a casa.
Aveva acconsentito a farlo entrare e una parte della sua anima le stava dando dell’idiota per questo, ma lei la blandiva dicendo che ci sarebbero stati gli Zweilt, che lei aveva ormai ripreso le forze e che quindi lui, se anche avesse avuto cattive intenzioni, non avrebbe potuto farle del male.
L’altra parte, quella decisamente già impazzita, stava pregando sottovoce che quell’unico legame vero mai creato nella sua vita non la tradisse.
 
[And I don’t want the world to see me
‘cause I don’t think that they’d understand.
When everything’s made to be broken,
I just want you to know who I am.]
 
Luka continuò a correre anche quando vide il Kekkai davanti a sé. Yuki aveva detto di poterlo fare entrare e lui non aveva tempo di dubitare della sua parola.
La barriera si aprì proprio di fronte a loro un attimo prima che vi sbattessero contro e si richiuse immediatamente dopo il loro passaggio.
“Non posso aprire un varco troppo grande troppo a lungo.” spiegò piano Yuki, le mani avviluppate a Sodom, “Takashiro se ne accorgerebbe e sinceramente non voglio che ti facciano a pezzi per avermi aiutata.”
Luka fu sorpreso dalla sua premura, tuttavia si sentì in dovere di rimettere la scala delle priorità della ragazza nel giusto ordine.
“Hai troppa fiducia in quel branco di ragazzini.” borbottò, “Non riuscirebbero a prendermi neanche se decidessi di lasciarglielo fare.”
Yuki gli rivolse un’occhiataccia, però aveva il sorriso sulle labbra e questo confuse Luka.
Oltrepassarono il giardino correndo verso la casa che si presentava loro dal suo retro. Yuki decise che era meglio per loro: passare dal portone principale con un Duras come portantina non le sembrava l’idea migliore possibile.
“Quale stanza?” chiese Luka, facendola sobbalzare.
“Ultimo piano, estrema sinistra, la finestra sotto la torretta.” spiegò, imbarazzata.
Takashiro le aveva fatto riservare un’intera ala della Tenuta e lì non aveva accesso nessuno tranne lei. Si sforzò di vedere il positivo della faccenda: Luka non avrebbe rischiato di essere scoperto.
Il demone accelerò ancora, muovendosi ad una velocità tale che due donne, intente a raccogliere qualcosa nel giardino, non lo videro passare. In un attimo, si infilò nella finestra indicatagli da Yuki, posò lei a terra e si richiuse le tende alle spalle.
Entrambi rimasero fermi, in silenzio, per un attimo. Alla fine, fu Yuki a spezzare il silenzio.
“Cos’è successo, Luka?” sussurrò. In ginocchio a terra, le mani che accarezzavano distrattamente una piccola pallina di pelo crollata nel sonno, aveva la testa chinata verso il basso e una voce molto triste. “Il nostro patto non è ancora concluso, Sodom non è ancora capace di controllare le sue mutazioni.”
Luka si accertò che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, quindi sospirò.
“Lo so, per questo lo lascio a te.”
Quando Yuki sobbalzò e sollevò su di lui gli occhi sgranati, Luka stava ancora accusando il colpo del dolore che quelle parole gli avevano causato. Separarsi da Sodom era l’ultima cosa al mondo che volesse fare, ma portarlo con sé significava fargli correre un pericolo enorme.
“Che stai dicendo?!” esclamò Yuki. La Luce del Dio corse a posare Sodom sul proprio letto, quindi ebbe cura di coprirgli le orecchie con la coperta, prima di tornare dal Duras. “Sei impazzito?! Sodom ci starà malissimo!”
Luka strinse i pugni ma poi, tra i denti, snocciolò alla Luce del Dio quel minimo che doveva sapere sull’incontro con Cadenza di poco prima.
“Se lo porto con me adesso, lo faranno a pezzi.” concluse, lo stomaco che gli si rivoltava al solo pensiero. “Di te perlomeno si fida.”
Yuki lo fissò. Il suo viso aveva un’espressione tremendamente triste e Luka vide, per la prima volta in vita sua, qualcuno piangere per lui.
“Puoi restare qui, magari c’è un modo per…”
“Ho un Contratto.” la fermò Luka, scuotendo la testa, “Non c’è modo in cui possa disobbedire.”
Yuki chiuse gli occhi, come in preda ad un forte dolore, e solo dopo alcuni attimi annuì.
“Grazie, Luka. Per tutto.” sussurrò, “Se c’è qualcosa che posso fare…”
Luka esitò. Lo feriva l’idea di chiedere a lei ciò che altri avevano fatto a lui, sapeva quanto fosse brutto essere costretti a cedere un gesto d’amore a qualcuno che non si conosce o che si odia, ma non aveva molte possibilità di scelta.
“Il mio master mi chiederà se ho avuto una compagna.” mormorò, guardandola in viso ma sforzandosi di non vederla, “Il Contratto mi costringerà a dire la verità, che non sono andato a letto con nessuna, e, se questo accadesse, il padrone inizierebbe a indagare sul tuo odore.”
Yuki parve confusa per un secondo, poi arrossì appena però sostenne lo sguardo di Luka.
“Quindi…cosa?” domandò piano, “Mi stai chiedendo di…venire a letto con te per poter dire al tuo master che hai effettivamente avuto una relazione?”
Luka scosse la testa.
Non c’era tempo per quello, e comunque non era certo di voler far sperimentare a Yuki l’esperienza di un rapporto vuoto e solo passivamente consensuale. Tuttavia, se voleva salvarla e tenere Sodom al sicuro, doveva portare qualcosa al suo signore.
“Scusami.” mormorò solo.
Yuki non fece in tempo a chiedere. Luka le prese il viso tra le mani e premette con forza le labbra sulle sue.
Il demone si irrigidì e si staccò di botto.
Che diavolo…?! Qualcosa non era andato come doveva. Avrebbe dovuto sentire la pelle della sua bocca che si piegava sotto la sua forza, la consistenza pastosa e viscida della saliva, il male per l’impatto tra i loro visi e poi basta. Certo, sensazioni non troppo piacevoli, ma niente di che. Invece qualcosa non aveva funzionato, forse erano stati i loro poteri a fare interferenza. Luka aveva sentito un calore strano, lì sulle labbra, e la pelle e la saliva di lei non gli avevano dato fastidio, ma ora sentiva come se ancora la bocca di lei fosse sulla sua, come se gli avesse lasciato un marchio a fuoco che era bollente ma non bruciava. Si era staccato in fretta, ma lo stesso respirava a fatica, come se avesse corso per ore, e c’era qualcosa che batteva nelle sue orecchie coprendo gli altri suoni.
Quando riuscì a mettere a fuoco la scena davanti a sé, Yuki sembrava non essere in condizioni migliori.
Luka indietreggiò fino alla finestra, riaprì le tende e poi l’imposta, quindi cercò di concentrarsi ancora un attimo.
Sodom, ti ordino di rimanere con Yuki.” dichiarò, infondendo tutto il suo potere in quell’ordine, rendendolo ufficiale e insolvibile. Guardò ancora per un attimo Sodom, tutto raggomitolato sotto il lenzuolo bianco, e provò una forte gratitudine verso di lui per avergli voluto bene in quel suo modo infantile e sincero. Alla fine, guardò Yuki. “Per favore, prenditi cura di lui.”
Lei annuì, come in trance, e Luka si lasciò cadere fuori dalla finestra senza voltarsi indietro.
 
[And I don’t want the world to see me
‘cause I don’t think that they’d understand.
When everything’s made to be broken,
I just want you to know who I am.
I just want you to know who I am.
I just want you to know who I am.]
 
Luka continuò a correre, anche se sapeva di starlo facendo senza meta né motivazione. Non aveva un posto dove andare, la grotta non l’avrebbe protetto, né qualcuno da raggiungere e comunque non sarebbe importato ancora a lungo dove o con chi fosse: quando il suo master l’avesse richiamato, nulla avrebbe più avuto importanza e lui sarebbe stato di nuovo all’inferno senza possibilità di scampo. Però non riusciva a fermarsi, perché troppi pensieri lo stavano inseguendo.
Che cosa aveva fatto?! Un’idiozia, senza dubbio. Aveva sentito il bisogno di proteggere la Luce del Dio, non solo Sodom, e così aveva dato a Cadenza ciò che voleva, una scusa per metterlo nei guai, pur di tenerlo lontano. Yuki però non era niente per lui, non era un suo famiglio o un membro del suo clan o della sua famiglia, non si conoscevano e certo lui non le doveva niente. Maledizione, era la principessa degli Zweilt!, il capo dei suoi nemici!, che diavolo gli era saltato in mente?!
Aveva fatto una stronzata, ecco l’unica spiegazione. E per salvare lei, aveva appena condannato se stesso ad un destino che nemmeno Cadenza gli avrebbe mai riservato.
Era a malapena uscito dalla barriera, con l’aiuto di Yuki, quando accadde.
LUKA!
Gli si mozzò il respiro. Le catene roventi del Contratto sorsero dal terreno e lo avvolsero immediatamente, anche se non aveva disobbedito ad alcun ordine, trascinandolo in ginocchio per terra. Subito la pelle iniziò a gonfiarsi, scottata, e piccole vesciche iniziarono ad apparirgli addosso mentre il suo corpo veniva avvolto sempre di più dal metallo. Strinse i denti, sforzandosi di non emettere un suono, ma il dolore si intensificò soltanto.
LUKA, VIENI IMMEDIATAMENTE QUI!
E Luka non ebbe scelta, né prese una decisione. Prima che potesse anche solo pensare a cosa la voce nella sua testa gli avesse ordinato, tutto attorno a lui divenne nero e fu come se stesse precipitando nell’abisso più oscuro dell’universo.
A ben pensarci, era esattamente ciò che gli stava succedendo.
 
[I just want you to know who I am.]



 
Testo della canzone che inframezza il capitolo: 'Iris', Goo Goo Dolls.




Salve!
Lo so, è passato un po' di tempo, ma ora sono qui, no?
Allora, altro capitolo praticamente di mia totale invenzione, non c'è assolutamente nulla preso dal manga che sostenga questa tesi, ma pazienza XD L'incantesimo usato da Luka all'inizio del capitolo, invece, è preso dall'adattamento anime del manga :)
Scappo perché devo andare a pubblicare questo capitolo in inglese XD
Come al solito, dedicato alla mia virtuale Onee-chan, Chris :)
A presto a tutti,
ciao ciao!
Agapanto Blu
  
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