Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: adler_kudo    26/03/2014    5 recensioni
Lo scontro con l'organizzazione si avvicina inesorabile. Conan e i suoi amici dovranno fare molta attenzione perché ogni passo falso può rivelarsi fatale in un gioco di deduzione che si fa sempre più intricato.
Una misteriosa donna arriva a Beika, cosa cela dietro i suoi occhi spietati?
Un vecchio amico ritorna dall'aldilà per aiutare il detective a districare la matassa, ma i pericoli sono sempre in agguato e non sarà facile riuscire a distruggere l'organizzazione senza alleati. Shinichi dovrà ricorrere a tutta la sua logica razionale e alle sue capacità per farlo, ma i suoi amici non resteranno certo a guardare.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 4

 

 

Conan stava rincasando apparentemente tranquillo solo che la casa in cui stava andando non era certo quella del detective Kogoro, si stava infatti recando alla dimora del dottor Agasa dove viveva anche Ai, la giovane scienziata ex-membro dell'organizzazione. Il detective non sapeva ancora di preciso il perché stava andando là, ma nel tumulto di pensieri che gli affollavano la testa quella sembrava una delle mosse migliori. Suonò il campanello a lungo e un vecchietto tutto trafelato corse ad aprire esclamando per la sorpresa di vederlo lì a quell'ora.

-Non dovresti essere a scuola?-

-Per favore dottore, sa bene che non mi occorre. Ho bisogno di Ai, subito.-

-Ai è a scuola. Dovrai attendere che torni. È successo qualcosa, Shinichi?-

L'uomo dal camice bianco un po' annerito da una recente piccola esplosione chimica lo invitò ad entrare e gli offrì del tè che il bambino rifiutò serio.

-L'organizzazione ha fatto qualcosa a Ran.-

-Cosa?! Ne sei sicuro?-

Così gli raccontò tutto e durante la narrazione strinse più volte la stoffa del divano trattenendo un moto di rabbia e frustrazione, non verso lacrime però, si rifiutava di credere che l'avessero uccisa, era un'eventualità che non voleva nemmeno prendere in considerazione. Fu il dottor Agasa a farglielo notare.

-Ma non credi che la possano aver...?-

-Non lo dica, dottore. NON lo dica nemmeno. Non è così.-

-Gin ha dato ordini precisi a quella donna. Credi che si sia tirata indietro?-

-IO so che non è così! Non può essere così, non deve.- Qualche lacrima iniziava a farsi strada tra i suoi occhi blu, ma lui la ricacciò dentro sforzandosi di apparire forte.

-Shinichi...- il vecchietto gli posò una mano sulla spalla per consolarlo e gliela strinse, ma in quel momento il detective venne attraversato da un pensiero fulmineo e scattò in piedi.

-Non le possono aver sparato, non c'era sangue sul muro!-

Agasa lo guardò stranito -Come dici?-

-E per terra... devo andare dottore. Dica ad Ai di stare allerta!- esclamò e si fiondò fuori dalla porta correndo al vicolo dietro l'agenzia. Scansò passanti su passanti e, ansimante si gettò a terra in quello sporco viottolo alla ricerca di qualcosa. Frugò tra le scatole ammonticchiate di rifiuti e trovò quello che cercava: la scarpa di Ran! Significava che non era lontana perché non sarebbe stato affatto facile per una donna trasportarne un'altra priva di sensi e senza scarpa in un luogo più sicuro senza farsi notare per strada. Due addetti alla nettezza urbana arrivarono per svuotare i bidoni e lo rimproverarono dato che il posto non era certo adatto ad un bambino. Iniziarono a vuotare i contenitori nella tritatutto del camion quando il detective gridò loro di fermarsi.

-Aprite quel bidone, presto!-

I due obbedirono stupiti dal tono perentorio della richiesta e urlarono quando si trovarono di fronte il corpo di una ragazza stesa su dei sacchi neri.

-Ran!- la riconobbe Conan e la fece tirare fuori e chiamare un ambulanza. L'abbracciò stretto e le dette dei piccoli colpetti sulla guancia per cercare di farla riprendere. Fu un sollievo sentire la sua bocca emettere qualche suono strozzato e riprendere a respirare con regolarità.

-Ran, stai bene.-

-Shinichi?-

Solo in quel momento il detective parve realizzare di aver lasciato a casa gli occhiali e si affrettò a risponderle sorridente -No, no, sono Conan.- Aveva già perso la sua copertura con l'organizzazione, non aveva certo intenzione in quel momento di dirle tutta la verità dato che di problemi ne aveva già abbastanza.

Dopo i classici esami clinici di routine, i due tornarono a casa mano nella mano e trovarono Kogoro che stava parlando dispoticamente con un agente di polizia dandogli dell'incompetente perché non aveva ancora trovato sua figlia.

-Papà, sto bene!-

-Bambina mia, dove sei stata!-

-È una storia lunga. Se non ti spiace prima vorrei farmi una doccia.-

L'incombenza di raccontare l'accaduto a Kogoro passò quindi nelle mani di Conan che a dire il vero non ne fu molto lieto. Si inventò che mentre era uscita aveva trovato un'amica e si era fermata a parlare, poi mentre rincasava si era sentita male e si era fatta accompagnare in ospedale da un taxi, aveva il cellulare scarico e quindi non era riuscita ad avvisare. Conan l'aveva trovata prima mentre parlava e poi l'aveva portata dal medico. Fortunatamente l'uomo abboccò e non ne riparlò più.

 

 

Vermouth stava fumando con calma una sigaretta seduta nel piccolo appartamento lasciatole da Chianti. Il piano di Gin era cambiato dopo le ultime notizie, ma lei era riuscita a limitare i danni con abilità. Nelle pareti della stanza riecheggiavano ancora le urla di poco prima, quando lei e Chianti avevano avuto una discussione piuttosto accesa.

-Allora sei arrivata... dov'è che è stata la cocca del capo?-

-Avevo degli affari da sbrigare che non ti riguardano.-

-E immagino che nemmeno Gin sappia di questi affari.-

-Non ti riguarda, rossa. Il tuo lavoro lo hai fatto. Male, ma lo hai fatto.-

-Cosa hai detto?!-

-Sei sorda, rossa?-

-Figlia di buona donna! Come ti permetti!-

-Andiamo, non sai recitare. È una grazia che non ti sia fatta scoprire, ma ora tocca a me.-

-Dov'è il mio fucile? Ti uccido!-

-Indendi questo?-

-Ridammelo, bastarda!-

-Modera i termini!-

-Appena lo prendo ti faccio fuori!-

-Non vorrai far saltare il piano di Gin, sai quanto ci tiene.-

-Credo dovrà fare a meno di te!-

-Non fare la bambina. A proposito, so che i piani sono cambiati.-

-Già, e credo proprio che Gin sarà soddisfatto del mio operato, a differenza del tuo.-

-Hai giocato al piccolo cecchino pazzo?-

-Grrr, non osare offendermi! Ho buttato quella stupida ragazza dove si meritava, nella spazzatura!-

-Prendi il tuo stupido fucile e esci! Non mi piacciono i lavori di questo tipo.-

-Rilassati Vermouth! Che ti prende?-

-Sparisci da questa casa! E non impicciarti più di questa cosa!-

Chianti aveva preso il suo fucile e se ne era andata dandole della pazza. Lei si era alzata ed aveva guardato alla finestra lo stradino dove fortunatamente c'era il piccolo detective che stringeva tra le braccia la ragazza che per fortuna si muoveva. Aveva maledetto Chianti per la sua mancanza di finezza e si era versata uno scotch per rilassarsi, accomodandosi sulla sedia al centro dello spoglio monolocale.

 

 

Ran, dopo che l'acqua calda prese a scrosciarle addosso, si abbandonò ad un lungo pianto silenzioso. Le lacrime si confondevano con la pioggia tiepida della doccia, nessuno avrebbe mai detto che stesse davvero piangendo se non fosse stato per gli occhi arrossati. Le piaceva piangere sotto la doccia perché le sue lacrime così sembravano un nulla. Si appoggiò alla parete fredda sussultando al gelido contatto e scivolò giù accucciandosi piccola sul piatto della doccia. Sentiva l'acqua calda scorrerle addosso, inzupparle i capelli, entrarle negli occhi già bagnati e scenderle attorno, percepiva il fastidioso freddo del muro di ceramica lungo la schiena provocarle dei brividi dai quali non si sottraeva, per mancanza di forza o volontà. Si abbandonò ad un solo gemito quando si decise ad alzarsi e mormorò tra sé e sé -Perché te ne sei andato? Da quando non sei più con me succede di tutto.- Non si era chiesta il motivo dell'aggressione di quella mattina, ormai aveva smesso di chiedersi il perché di tante cose che le accadevano da quando era rimasta senza il suo migliore amico, che poi era anche di più, voleva solo che tutto tornasse come prima ed avrebbe lottato per questo.

 

 

-Allora che cosa volevi?- chiese Ai per telefono al suo solito modo “molto cortese”.

-Bhè, non so se hai notato, ma abbiamo visite.- rispose Conan sottovoce per non farsi sentire dai suoi coinquilini.

-Ti spiace smetterla di parlare per enigmi?-

-I tuoi vecchi amici. Sono qui.-

-Ah! Allora avevo visto giusto.-

-Cosa intendi dire?-

-Quella berlina nera all'ingresso della scuola ieri... era sospetta.-

-Era di Chianti.-

-Chianti?! Mi ha trovato?!-

-Non esattamente...- Il detective le raccontò tutto. Per fortuna il dottor Agasa aveva avuto la creanza di non dire nulla e lasciare a lui l'onere della spiegazione, così Ai, preoccupata com'era, non ebbe il tempo di assimilare troppo bene l'informazione che sapevano della doppia identità di Shinichi. Fu solo dopo qualche secondo che esclamò -Ma ti hanno scoperto! Hai visto quello che stavano per fare alla signorina dell'agenzia oggi! Ci è mancato un soffio. Deve ritenersi molto fortunata se è ancora viva. Non so cosa sia successo, ma se l'ordine era di morte non escludo che ci riproveranno, e non solo con lei! Shinichi, fa come ti dico, vieni via da quella casa!-

All'altro capo ci fu un sospiro -Non posso. Abbandonarla è fuori questione. Sorveglierò meglio la situazione da qui.-

-Fa come vuoi.- la scienziata chiuse la chiamata con un tonfo secco.

 

Conan aveva appena risposto il cellulare nella tasca quando sentì il campanello della porta e andò ad aprire trovandosi sulla soglia con sua enorme sorpresa nientemeno che Heiji Hattori.

-Ciao moccioso. Posso entrare?-

-Heiji...- sbuffò il bambino -Non chiamarmi così! Piuttosto che ci fai qui?-

Il ragazzo del Kansai fece per parlare, ma notò la presenza di Kogoro e dopo averlo cordialmente salutato chiese sottovoce -C'è un posto dove possiamo parlare tranquilli?-

-Vieni.- lo esortò Conan portandolo in quella che da un po' era diventata camera sua. Chiuse accuratamente la porta e si accomodò sul letto facendo segno all'altro di fare lo stesso.

-Cosa c'è?- domandò sulle spine per tanta segretezza.

-Ho delle novità. Alcune buone, alcune cattive. Quali vuoi per prime?-

-Di cattive ne ho avute a sufficienza per oggi, dammi le buone.-

Heiji assunse un aria professionale e disse -Tieni- gettandogli in grembo un plico di fogli un po' stropicciato. Conan lo lesse in breve tempo e disse -Te lo ha dato Shuichi Akai, non è vero?-

-E tu come...?-

-Lo immaginavo.- Shinichi si godé l'espressione incredula sul volto dell'amico e aggiunse -Immaginavo che uno furbo come lui avesse avuto un piano, è rimasto in incognito e ha potuto lavorare in pace. Un po' come me. Quando te lo ha dato?-

-Uff, si è presentato a casa mia e...- gli narrò del loro scambio di battute.

-Ora è tutto chiaro. Grazie Heiji per essere venuto subito da me. Allora, vediamo un po', Bourbon che è Tooru Amuro lo sapevo già, Chianti infiltrata... appena scoperto e se ne pentirà, possibile intervento di Vermouth... già incontrata... e scusa Heiji, ma quali sarebbero le buone notizie?-

Il detective dell'ovest rise dicendo che erano quelle che aveva appena letto e lo spronò a continuare.

-Uhm, Gin. Lo sospettavo. E ora sa tutto.-

-Che intendi dire?- Heiji iniziò a giocherellare con un cubo di Rubik abbandonato sulle coperte e ascoltò il racconto dell'amico su quanto accaduto negli ultimi due giorni.

-Ti hanno scoperto?! Accidenti, Kudo! E io che pensavo fossi furbo!-

-Hattori, non è il caso di irritarmi. E poi...- Sentirono bussare alla porta e Conan andò ad aprire trovandosi di fronte Ran ancora con l'asciugamano in testa -Conan, papà mi ha detto che c'è Heiji. È qui con te?-

Heiji intervenne da dietro il bambino -Sì, sono qui! Ciao, Ran!-

-Heiji! Quanto tempo, come stai?- I due si scambiarono i soliti convenevoli e poi la ragazza se ne andò invitando a restare per cena l'amico che accettò di buon grado. Heiji e Shinichi trascorsero l'ora successiva chiusi in stanza a pianificare un possibile scontro, ma con così pochi dettagli effettivi era impossibile dedurre accuratamente quali fossero le intenzioni di Gin. Vennero interrotti dal suono del campanello e si trovarono in casa una Kazuha che a stento conteneva la rabbia, ma che tuttavia ebbe la buona educazione di salutare e non fare una scenata davanti a tutti.

-Kazuha! Che ci fai qui?- la salutò felice Ran -Pensavo che fossi rimasta a casa. Heiji ha detto che...-

-Ran, io e te dobbiamo parlare.- la ragazza prese il braccio dell'amica e la portò in cucina chiudendo bene la porta sotto lo sguardo sbigottito dei due ragazzi.

-Che succede, Kazuha?- domandò Ran tra il divertito e il curioso.

-Sai perché Heiji è qui? Non si tratta di una visita di piacere o di un breve caso sennò mi avrebbe chiesto di venire con lui, è qui per un'altra cosa. È qui per Shinichi!-

-Cosa?! Ma no, è impossibile!-

Kazuha scosse la testa con vigore e iniziò ad esporre le sue ragioni -Quando eravamo alla stazione stava per dire un nome, ma poi si è bloccato. Stava dicendo “Sh”, quante persone di Tokyo conosce che abbiano un nome che inizia così e sono detective?-

-Ma Kazuha...-

-Se fossi in te, io chiederei spiegazioni e anche tante.-

Ran non rispose e cambiò direzione dello sguardo spostandolo dal lavello al fornello pensierosa. I sogni che aveva fatto qualche giorno prima le riaffiorarono nella mente e si chiese se Heiji non fosse venuto a Tokyo proprio per aiutarlo perché era in difficoltà. I suoi pensieri vennero interrotti dall'amica che le piazzò il cellulare in mano e le ordinò, ma lei scosse la testa e uscì dalla stanza rivolgendosi a tutti i presenti sorridente come se niente fosse -Cosa volete per cena stasera? Dato che siete tutti qui, saremmo onorati se rimaneste per la notte. Non è vero, papà?-

Kogoro alzò gli occhi dalla televisione e annuì con poco interesse -Fai del riso al curry.-

-Sì- confermò Conan dato che quello era il suo piatto preferito.

Le due ragazze quindi ritornarono in cucina e al loro discorso precedente, mentre i ragazzi si guardarono straniti e tornarono ai loro progetti.

-Dunque, l'organizzazione ha mandato Chianti qui in incognito, ma non è certo brava a nascondersi. Di sicuro stavano prendendo tempo per l'arrivo di Vermouth. Gin dev'essere piuttosto impaziente di finire il suo piano se non è riuscito ad aspettare.-

-Tieni conto che grazie e quella lì hanno scoperto chi sei.-

-Sì, ma il merito va tutto a Bourbon, purtroppo.-

-Quale sarà la prossima mossa dell'organizzazione, secondo te?- chiese Heiji osservando i vari dati sulle carte sparpagliate sul letto.

-La prossima mossa?- Shinichi ci pensò su e concluse con fredda logica -Attirarmi nella loro rete allo scoperto.-

 

 

Gin fumava nella sua porche nera con il finestrino abbassato e ascoltava Chianti spiegargli le ragioni per cui non era riuscita a uccidere quella ragazzina come da ordini. Le sue parole rapide rimbombavano tra le pareti dello scuro magazzino dove si erano nascosti dalla luce della luna che era sorta al posto di quella calda del sole da poco.

-Chianti...- la interruppe infastidito dal continuo parlare -Basta. Hai fallito, non mi interessa se un uccello ti ha distratto o cos'altro, era una stupida ragazzina e tu dovevi farla fuori, non lo hai fatto, hai fallito. Ora piantala di scusarti e va a casa. Avrai notizie.-

La donna si irrigidì e sfrecciò via con la sua berlina nera presa in affitto maledendo il suo capo mentalmente. Gin spense il mozzicone e sospirò al suo fedele compare Vodka -Mi sa che dovremmo fare noi.-

Vodka sorrise sadico e avviò il motore.

 

 

Ai era nel suo letto, ma i mille e mille pensieri gli impedivano di dormire serenamente. Aveva lasciato la finestra aperta per permettere all'arietta primaverile notturna di entrare e farla rilassare anche se a poco era servito. Aveva la brutta sensazione che qualcosa stesse per accadere, ma si ripromise di fare in modo che, qualsiasi cosa fosse, ne sarebbe uscita da sola. Aveva già messo troppe persone nei guai per la sua codardia, per non aver voluto affrontare a viso aperto quei criminali; Shinichi aveva pagato per il suo errore di aver scelto la parte sbagliata e era stato costretto a vivere come un altro, ma non si era mai rassegnato e aveva continuato a combattere. Lei si era solo nascosta ed aveva atteso che qualcuno lavorasse per lei, che rischiasse per lei, però dopo quello che era successo quel giorno non poteva più permetterlo. Sua sorella era morta per il suo tradimento, tanti altri avevano pagato per lei, Ran quella mattina aveva rischiato tanto per causa sua, non sarebbe più dovuto essere così, si sarebbe presa le sue responsabilità.

Sentì alcuni rumori dal basso, probabilmente un gatto, ma si irrigidì non appena vide un fumo violetto entrare dalla finestra. Cercò di proteggersi il volto con un fazzoletto, ma il sonnifero ebbe la meglio e si accasciò sul pavimento. Avrebbe dovuto chiamare aiuto, avrebbe potuto chiamare aiuto, ma così facendo avrebbe svegliato il dottore che dormiva tanto bene nel suo letto. Si abbandonò quindi al suo destino non rassegnata, ma pronta a combattere da sola.



Angolo autrice:
Buonasera a tutti! :)
Vi comunico che sono in partenza per una piccola vacanza quindi aggiornerò un po' più tardi la prossima volta. 
intanto spero vi godiate la quarta parte dello "scontro finale"
Grazie a tutti quanti
un bacio :*

A_K

  
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