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Autore: Astoria Castoldi    27/03/2014    2 recensioni
Sono passati sei mesi e non so come andare avanti. Tutti i giovedì mi siedo sulla stessa maledetta panchina, aspettando di vederlo sbucare dal sentiero che porta a casa sua, sperando che tutto torni come prima.
Ma quante possibilità ci sono? Nessuna, ormai. Me le sono giocate tutte quando ho scelto di permettergli di andarsene, quando ho deciso di dipingergli un paio di ali e lasciarlo libero.

[...] Giro pagina, ed inizio a gettare parole sul foglio.
È ora di fare un salto nel passato, di cominciare dall'inizio e parlare di questa storia.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quinto. 
Friday I'm in Love.

I don't care if Monday's blue, 
Tuesday's grey and Wednesday too.
Thursday, I don't care about you.
It's Friday, I'm in love.

La mattina seguente mi recai al lavoro come al solito: il sole era sorto da poco e illuminava le strade di Baltimora con i suoi delicati raggi. Il cielo respirava colori caldi, completamente libero dalle nubi che l'avevano coperto nell'ultima settimana. Potevo sentire chiaramente l'estate invadere la città e il vento tiepido scompigliarmi i capelli mentre sfrecciavo sui rollerblade attraverso il Cylburn Arboretum, suggestivo parco che separava l'appartamento dal manga cafè, ascoltando il lettore mp3 riprodurre tramite auricolari le canzoni del momento. 
Le mie orecchie, invase da musica assordante, mi permettevano di estraniarmi completamente dal mondo esterno per entrare a far parte di uno di quei video che passavano su Mtv e dei quali avrei sempre voluto essere la protagonista; le parole sussurrate per il playback, lo sguardo malinconico fisso sulla telecamera, le ambientazioni e i contesti suggestivi...
Baltimora era il mio palcoscenico, la mia scenografia; io il menestrello di un pubblico ancora immerso nel sonno oppure troppo occupato ad andare al lavoro per accorgersi di ogni dettaglio circostante o badare a me.
Percorsi con calma la Falls Road, osservando le vetrine dei negozi ancora chiusi. Arrivata all'ultimo semaforo che mi separava dal mio posto di lavoro, mi fermai per prendere le chiavi del manga cafè e controllare l'orario: come al solito ero in ritardo di qualche minuto. Notai di sfuggita la data sul cellulare: era venerdì. Questo voleva dire che il giorno dopo Delia ed io saremmo dovute andare a quella festa e io ancora non sapevo cosa fare.
Decisi di rimandare il pensiero e presi in mano il lettore musicale: come da rituale del venerdì, scorsi la lista delle canzoni e premetti "play" su un brano dei The Cure intitolato "Friday I'm in Love". Questi tipi di associazioni, per quanto stupidi potessero essere, erano ormai nelle mie abitudini e mi mettevano di buon umore.
Rimisi il lettore in tasca e attraversai la strada, mentre la musica risuonava nelle mie orecchie. In lontananza vidi una figura di fianco al mio negozio, appoggiata al muro come se stesse aspettando l'apertura. Tra me e me pensai che non potesse già essere uno dei ragazzi che si incontravano da me durante la settimana per i soliti giochi di ruolo. Era troppo presto.
Decisi di lasciar perdere e concentrarmi invece sulla canzone, continuando a pattinare come se nulla fosse.
"I don't care if Monday's blue, Tuesday's grey and Wednesday too..."
In quanto a pensieri, quella settimana era stata un delirio: il ricordo di Roberto mi tormentava in continuazione, quasi a volermi comunicare qualcosa. Dormivo poco, la mia luna era perennemente storta e l'autostima sei metri sottoterra.
Più cercavo di distrarmi e dire a me stessa che non mi importava, più rimanevo incastrata nella questione. Sembrava una strada senza uscita.
"Thursday, I don't care about you..."
Giovedì. L'irruzione di Zack e Alex nel mio manga cafè.
Non sapevo nemmeno cosa dire a riguardo. Ero rimasta leggermente sconvolta, piuttosto confusa riguardo tutta la faccenda, eppure ero sicura che quell'evento potesse portarmi da qualche parte.
Arrivai davanti al negozio e presi in mano la chiave.
Mi voltai verso il ragazzo appoggiato al muro, curiosa di sapere chi fosse.
"...it's Friday and I'm in love."
Alex.
Sobbalzai, sorpresa. Tra tutte le persone che avrebbero potuto trovarsi lì, lui era la meno probabile.
Cercai di ricompormi il più in fretta possibile e mi levai le cuffie dalle orecchie, riponendo in seguito il lettore nella borsa. Ero nel panico più totale, non capivo per quale motivo fosse dalle mie parti e desideroso di frequentare un manga café a partire dall'orario d'apertura, oltretutto.
Abbozzai un sorriso piuttosto tirato, che lui ricambiò senza problemi.
Ne approfittai per osservare i suoi lineamenti più da vicino: aveva occhi profondi ed espressivi, color cioccolato di ottima qualità; il viso era aggraziato, illuminato da labbra perfette. Due fossette decoravano i lati della bocca, impegnata a trasmettere un'espressione felice. Era davvero un ragazzo molto bello.
«Buongiorno. Sembri stanca.» disse cortesemente, spezzando la barriera di distrazione che avevo involontariamente creato intorno a me.
«Sì, effettivamente non ho dormito molto.» risposi, accompagnando la frase con un enorme sbadiglio «Però vedo che anche tu sei mattiniero.»
Il suo sorriso si spense di colpo, trasformandosi in una smorfia imbarazzata. Si passò una mano tra i capelli nocciola per alleviare la tensione.
«Già. Fottuta insonnia.» disse, ridendo.
Nel frattempo aprii la porta del negozio e lo invitai ad entrare. Quella storia non mi convinceva e volevo indagare più a fondo.
«Cosa ti porta da queste parti?» chiesi, cercando di nascondere il più possibile la mia curiosità. I nostri passi riecheggiarono all'interno del negozio vuoto; all'esterno, la città si stava lentamente svegliando.
«Quando non riesco a dormire, esco a farmi una passeggiata. E...beh, questa volta ero di passaggio.» rispose, balbettando leggermente, ma feci finta di non notarlo.
«Così ne hai approfittato per un caffè.» aggiunsi, «Mi sembra giusto.»
«Sì» disse sospirando, «...un caffè.»
Mi voltai a guardarlo: sembrava piuttosto pensieroso, il che mi metteva non poco a disagio. Entrambi sapevamo che non si trovasse lì per quello, però nessuno dei due aveva intenzione di metterlo in chiaro.
«Ti dispiace se ti faccio attendere qualche minuto? Devo sistemare la macchina.» chiesi, immaginando la risposta.
«No, tranquilla. Ho tanto tempo a disposizione.»
Un altro sorriso, piuttosto forzato, sbocciò sulle sue labbra.
Abbandonai il contatto visivo per poter mettermi a lavorare dietro il bancone, ma rimasi comunque a controllare le mosse di Alex, che nel frattempo aveva iniziato a girovagare per il locale, guardandosi intorno un po' spaesato.
Con la coda dell'occhio lo vidi fissare alcune mie tavole appese sulla parete di fianco alla libreria dei fumetti francesi: sembrava interessato a studiarle fino all'ultimo tratto di china, neanche fosse stato un critico d'arte. Si poteva percepire con chiarezza la curiosità tipica di un artista, anche dalla distanza che ci separava.
«Sono bellissimi.» disse, interrompendo il silenzio, «Chi li ha fatti?»
Una vampata di calore pervase le mie guance. Mi voltai verso di lui, con un sorriso da ebete stampato sulla faccia.
«Io. Sono vecchi lavori scartati durante la selezione per il portfolio.» balbettai, cercando di portare una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Scartati? Perché?» chiese. Il suo sguardo era interrogativo e nella sua voce si avvertiva una nota di disappunto, come se la mia affermazione l'avesse in qualche modo offeso.
Sorrisi, sentendomi gratificata dal suo modo di fare e dai complimenti.
«Beh, perché non sono i migliori.» risposi.
Dopo quell'affermazione rimase a fissarmi a bocca aperta per qualche secondo, per poi continuare il giro turistico.
Si fermò davanti all'illustrazione di una pin up in abiti succinti, contemplandola con interesse.
«Questa farebbe impazzire Jack.» disse ridendo.
 Lo raggiunsi per vedere di cosa stesse parlando e nella mia testa cominciò a frullare un'ipotesi per la soluzione del problema creatosi il giorno prima.
«Dici? Potrei fare qualcosa di simile come regalo di compleanno, dato che non ho idee migliori al momento.» osservai, dando voce ai miei pensieri.
Alex mi lanciò un'occhiata curiosa alla quale risposi alzando le spalle, visibilmente imbarazzata.
«Oh, non è necessario. Il nostro è un invito per scusar-» cercò di controbattere, ma la frase gli si spense magicamente in gola. Al posto delle parole, un sospiro carico di preoccupazione si fece largo tra le sue labbra perfette.
Rimasi interdetta, ma subito lui riprese il controllo della situazione.
«Mi dispiace terribilmente per ieri. Non vorrei che avessi pensato male di noi...o di me.»
Sembrava piuttosto atterrito e al contempo sincero, così gli diedi una pacca sulla spalla per rassicurarlo.
«Niente di male, in realtà. Ma senza dubbio siete dei pazzi.» dissi, cercando di trattenere a stento una risata.
«Ora andiamo di là, almeno ti preparo il caffè. E parlami un po' di Jack, così posso fargli un regalo di compleanno decente.» aggiunsi.
Lo vidi arrossire, per poi abbozzare un sorriso gentile. Evidentemente si sentiva sollevato, perché iniziò a raccontarmi tante cose sulla sua vita: dalle passioni ai sogni, per poi allargare il discorso alla band in generale.
Chiacchierammo tutto il giorno tra caffè, fumetti, aperitivi improvvisati e disegni.
Riuscii persino ad abbozzare il regalo di Jack in maniera soddisfacente.
Alex rimase a bocca aperta quando mi vide disegnare; con poche linee precise creai in breve tempo la silhouette di una donna dalle curve morbide. Ormai mi dilettavo con ragazze pin up da anni, era come se per me fosse diventata un abitudine; ma lui sembrava estasiato da quel lavoro appena accennato ed io mi sentivo lusingata fin dentro le viscere.
Ridendo e scherzando, quel ragazzo dai capelli scompigliati color nocciola stava alimentando un sorriso perpetuo sul mio viso, grazie alla sua presenza e i suoi modi gentili. Ed io non potevo sentirmi meglio.

 

Finalmente ho pubblicato questo capitolo.
Credetemi, tra tutto quello che ho scritto, questo è ciò di cui sono più fiera. Forse perché finalmente la storia sta prendendo una piega interessante, o solamente perché sono ancora elettrizzata dal concerto.
A proposito di questo, è stato bellissimo. Tutto. 
Ho incontrato persone che non vedevo da secoli, la signing session è stata stupenda (hanno adorato i miei disegni, mi viene da piangere solo a ripensarci!) ed il concerto semplicemente incredibile. Grandissimi anche i The Anthem e i Blitz Kids.
Non vedo l'ora di rivederli.

Nel frattempo, spero vi siate goduti questo capitolo. E vi sia piaciuto.
Fatemi sentire i vostri pareri, soprattutto se c'è qualcosa che non va.
Sono sempre pronta a critiche costruttive.

Un grosso abbraccio,
vostra Astoria.

(:

  
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