Capitolo 41: L’adolescenza è finita!
Q |
uando
le nebbie del sonno si rialzarono davanti agli occhi del nostro malcapitato
protagonista,[1] la visione dell’ambiente
circostante dovette confermargli per la seconda volta di avere trascorso la
notte in un giaciglio diverso dal proprio… e, come se non bastasse,
l’inquietante scoperta fu seguita dalla constatazione ben più sconcertante di ritrovarsi
nuovamente in costume adamitico!
*Che
diavolo è successo…?* si chiese, cercando di far mente locale. Stendendo la
mano verso la parte destra del letto, i sensori epidermici di Gus Chandler
dovettero appurare che anche quella zona manteneva un più che discreto tepore… avrebbe
anche potuto trattarsi del tepore del suo stesso corpo, se anche i sensori
olfattivi non avessero percepito un profumo indubbiamente quanto squisitamente femminile…
la conferma finale la diedero comunque quelli ottici, registrando la presenza
di un secondo cuscino appoggiato alla testiera di quell’inaspettato talamo!
Quella
vista fu determinante nello svegliare del tutto il “piccolo” detective, facendogli
rivivere in un lampo tutte le sensazioni provate durante la notte appena
conclusa: calore, tenerezza, umidità, fragranza, libidine, appagamento, dolce
spossatezza.
L’ormai
in tutti i sensi giovane uomo si lasciò ridistendere sul proprio guanciale,
assaporando quel delizioso formicolio che lo pervadeva dappertutto. Un sorriso
beato gli spuntò dalle labbra…
“E
così, ce l’hai fatta… eh, Lisa?” mormorò “Anzi, no… Seya. Sei riuscita a farmi
tuo, finalmente…! Beh, avrei dovuto immaginarlo che, come sempre, avresti vinto
tu…!”
Sempre
sorridendo, cercò allora di rammentarsi come l’ardita cacciatrice di cuori (e
non solo…) l’avesse convinto a “concludere” una volta che erano giunti
nuovamente a casa di lei, chiedendosi soprattutto come diavolo avessero fatto
ad eludere la sorveglianza dei suoi genitori (e del “paparino” in particolare)!
Mentre
si soffermava su quest’ultimo aspetto, la vista della camera nella penombra mattutina
gli rivelò che non si trovava affatto dove aveva poc’anzi supposto di essere:
quella non era affatto la stanza di Lisa Haneoka!
*Questa
è forte! Vuoi vedere che mi ha portato in uno di quegli alberghi che…*
Ma
poi si rese conto che qualcosa non quadrava: in tutta Seika non esisteva nessun esercizio adibito a quel genere di attività: Hideo Morinaka,
uomo di severi principi morali, non ne avrebbe mai autorizzato l’apertura! Ed
era ancor meno probabile che avessero messo in pratica una “fuga d’amore” in
qualche città vicina, dove potessero trovarne uno… senza contare che, essendo entrambi
minorenni, non li avrebbero nemmeno ammessi!
Dunque?
Che Lisa avesse chiesto “appoggio logistico” a qualche amica? Ma a chi? Non
certo a Mara, per ovvie ragioni! Anche Sara era da escludere (la sorella novizia
non le avrebbe di certo perdonato di aver favorito quel loro grave peccatuccio). Kyoko e Ryoko, dal canto
loro, non avevano certo i mezzi per…
Rina…!!!
La sua famiglia, in effetti, avrebbe anche potuto… ma l’ipotesi era un po’
troppo forte.
*Va
bene che erano diventate amiche, diceva… ma da qui ad aiutarla a consumare un
rapporto con me, ce ne corre…!*
All’improvviso
ebbe come una folgorazione e una forte scossa di brivido spazzò via tutte le
sensazioni mnemoniche citate in precedenza. Il nostro si guardò intorno con
terrore… e se si fosse trovato appunto in casa di Rina? E se quella fosse stata
la sua camera? E se fosse stata proprio lei
a possederlo, quella notte…?
“Calma,
ragazzo” si disse, stringendo i pugni “Rina non farebbe una cosa del genere…
non più, almeno! Aveva detto di volerti bene[2]… non
potrebbe mai farti uno scherzo simile…!!”
In
quel momento la porta si aprì e Alan, con un sussulto, si rimboccò istintivamente
le coperte fino al mento… era comunque più che deciso a mantenere la calma e ad
imporsi di essere pronto a qualunque cosa avrebbe visto… ma ciò che vide fu
troppo anche per lui!
***
Avvolta
nella sua graziosa vestaglia scarlatta, Sayaka Shinomya entrò nella stanza
reggendo un vassoio con entrambe le mani. Richiuse la porta con il piede e avanzò
verso un tavolinetto centrale, dove posò l’oggetto facendo tintinnare le
porcellane della colazione. Dopodiché, ostentando un ancheggiamento piuttosto
sexy, s’avvicinò per sedersi sul bordo del letto con un movimento che mise
generosamente in mostra il suo tutt’altro che disprezzabile decolté… infine
avvicinò il suo visino a quello del beneamato “ospite” e gli stampò un delicato
bacio sulle labbra.
La
“provata” centrale sensitiva asukiana dovette constatare che l’essenza proveniente
dalla pelle di quella fanciulla era la cosa più sensuale che avessero mai ricevuto
e anche il sapore e la morbidezza di quelle labbra non avevano paragone
rispetto al bacio della volta precedente.[3] Ma a Gus
Chandler non occorreva elucubrare più di tanto per avere una risposta al
fenomeno suddetto: era soltanto la normale, meravigliosa differenza fra una
ragazza e una donna!
“Buongiorno,
amore…!” sussurrò Sayaka, col suo dolcissimo sorriso.
Il
detective avrebbe voluto ricambiarla con uno sguardo di puro ghiaccio, ma per
quanti sforzi facesse si dovette accontentare di uno neutro (del resto non
aveva nemmeno avuto la forza per respingere quel bacio).
“Cosa…”
deglutì faticosamente “…cosa ci fai, qui?”
La
giovane inclinò graziosamente la testa, lisciandosi i bellissimi capelli
castano-scuro.
“Questa
è casa mia!” rispose, con aria di perfetta innocenza.
Il
ragazzo annuì a denti stretti, per poi ribattere: “Hai ragione… mi correggo:
cosa ci faccio, io, qui…?!”
Senza
il benché minimo segno di disagio davanti al suo ritrovato sguardo d’acciaio
(la prima risposta aveva restituito un po’ di grinta alla sezione di Marlowe)
la “fedifraga” gli rispose soavemente: “Hai avuto un incidente, ieri sera!”
“Cosa?
Che incidente…?” chiese lui, corrugando le sopracciglia.
“Sei
svenuto” rispose lei, avvicinando “pudicamente” i bordi della vestaglia,
notando che gli occhi del detective puntavano proprio lì “o ti sei addormentato
in mezzo alla strada, non lo so…. e, per poco…” sospirò, rabbuiandosi “…la
macchina dei miei, di ritorno da un ricevimento, non ti ha investito!” si coprì
il volto con la mano “Oh, Alan… sono morta di paura quando ti hanno portato in
casa…!”
Nello
sguardo umido della giovane, il nostro amico dovette necessariamente trovarvi una
preoccupazione genuina, cosa che non poté fare a meno di apprezzare. Tuttavia
la centrale di Watson non era inibita a tal punto da non fare alcune considerazioni.
“Se
è come dici… mi spieghi perché i tuoi non hanno chiamato un’ambulanza, oppure
la polizia? A che scopo portarmi a casa tua?”
Sayaka
lo fissò con lo sguardo più felino che poteva. Altri brividi, generati dagli
ultimi scampoli di adrenalina smossero ancora il suo spogliato corpo.
“Ti
dispiace…?”
All’improvviso
il nostro eroe sentì un urgente bisogno d’aria… e, dopo averne ingoiato
un’abbondante porzione, riuscì con più successo a riordinare le idee. Ricordava
vagamente di avere accompagnato Lisa (o meglio Seya) a casa. Ricordava le
emozioni contrastanti che lo avevano accompagnato nel ritorno verso la propria
dimora, soprattutto una profonda serenità, mischiata al forte rammarico di non avere
potuto “donarsi” a lei…
Un
momento… (alla Neuro, il nuovo galvanometro adrenalinico digitale esplose in
una nuvola di fumo nero, fra le irriferibili imprecazioni di Murdock)… ma,
allora… se lui e lei non lo avevano fatto…
cos’erano tutte quelle sensazioni che avvertiva permanere nel suo corpo (come
anche nel suo cuore)…?!
Improvvisamente,
la colonna del termometro corporeo presente nella centrale di Eddy Parker andò
giù in caduta libera, per poi risalire con uguale velocità, mentre la fronte
del poliziotto in erba si copriva di gelide stille di sudore… Alan guardò la
sua “anfitriona”… guardò la stanza, guardò quel letto, guardò il cuscino… ma
guardò soprattutto il suo corpo senza la minima traccia d’un pigiama… e guardò
di nuovo lei…
“Sa…
Sayaka… si può sapere… cos’hai combinato…??” inutile precisare che stava
tenendo le dita intrecciate sotto le coperte.
Il
suo sorriso di ritorno, tutto un concentrato di dolcezza e di malizia, fu una
conferma ancora più chiara della successiva risposta vocale: “Cosa abbiamo combinato… vorrai dire…!”
La
centrale epatica registrò, subito dopo, una notevole fitta di dolore e un
pallore cadaverico si diffuse di conseguenza sul madido volto del novello
“libertino”…
“A
cosa… vorresti alludere…??”
“Andiamo,
tesoro” ribatté lei, coprendosi una delle guance, pudicamente arrossate “non
ricordi proprio nulla…?!”
Ormai
non occorreva nient’altro, per capire. Ma come chi affoga si aggrappa a un filo
d’erba, così al povero Alan non restava che voltare l’ultima carta di quella fatale
mano di poker…
“Stai
bluffando… non è vero…?” domandò, con un sorriso già piuttosto spento.
Scuotendo
il capo e rimandandogli uno sguardo indubbiamente tenero (Chandler giudicò la
responsabile di quella Neuro non meno abile di quella haneokiana), l’ormai
giovane donna sollevò con implacabile lentezza la coperta dalla parte dove il
giovanotto aveva percepito quel calore profumato… e quello che i suoi occhi
dovettero vedere fu proprio il quarto asso (di cuori, ovviamente) di un poker del tutto risolutivo.
Ma
purtroppo quelle carte non erano le sue…!
***
E
così, per la sesta volta da quando nell’organismo maschile umano del “non più”
piccolo detective era stata presa la decisione di risolvere una volta per tutte
il “dilemma Lisa/Seya”, il consiglio organico asukiano si trovò riunito intorno
al tavolo delle riunioni d’emergenza. È superfluo specificare che l’atmosfera
incombente sull’assemblea era la più cupa di tutte le sedute precedenti. A
parte il povero Philip Marlowe, che manteneva lo sguardo fisso nel vuoto, solo
Dick Tracy, Blackie Wolfe ed Eddy Parker trovavano il coraggio di guardare in
faccia il Coordinatore. Tutti gli altri, chi più chi meno, si sentivano troppo
corresponsabili per l’incidente appena intercorso, la cui gravità avrebbe
potuto comportare conseguenze del tutto incalcolabili.
Lew
Harper, dal canto suo, continuava a lisciarsi la fronte con la mano destra,
mentre batteva sul tavolo il palmo della sinistra. La sua esitazione
nell’avviare quella gravosa discussione era piuttosto tangibile.
“Allora,
signor Spade…”
Quando
finalmente A1 si riscosse e la sua voce raggiunse il capo della Genetica,
quest’ultimo fu attraversato da un vero e proprio elettroshock e dovette
umettarsi le labbra più volte, anche solo per essere in grado di balbettare un:
“Co… co… comandi, signore…!”
“…vorrei
innanzitutto sapere se… durante il rapporto con la signorina Shinomya ci sia
stata… una sorta di… resistenza all’avanzamento!”
“Di…
di che genere, signore…?”
Watson
alzò gli occhi al soffitto, mentre Parker, Kirby e Chandler guardarono il
collega con marcato quanto ironico stupore. Harper sbuffò e batté il pugno sul
tavolo: “Spade, fingere di non capire non diminuirà la sua responsabilità in
questa faccenda! Quindi farà bene a rispondermi a tono” prese una boccata
d’aria “c’è stata deflorazione o no…??!”
Un
sommesso borbottio gli giunse dall’altro capo del tavolo… A1 stette per
esplodere, ma ritenne più saggio tentare un’ultima provocazione per raggiungere
il suo scopo: “Se la imbarazza così tanto rispondermi davanti a tutti i
colleghi, caro Sam, può sempre venire qui a dirmelo in un orecchio… MA SI DIA
UNA MOSSA, PER DIO…!!!”
Il
poveraccio deglutì un paio di volte, poi si schiarì la voce: “La… la risposta è…
è sì… signore…!”
Il
Coordinatore si appoggiò allo schienale della sua poltroncina, stringendo
convulsamente il bordo del tavolo: “Bene” grugnì fra i denti “prima pessima
notizia appurata! Passiamo alla seconda…” tornò quindi a guardare il capo della
Ripro, intento ad allargarsi il colletto del camice “…quando avete segnalato
l’emissione dell’STF… il raccordo di giunzione era ancora… inserito
nell’interfaccia di passaggio della controparte…?”
La
suddetta domanda fu seguita da un silenzio sepolcrale. Tutte le facce dei sette
membri del consiglio, seduti attorno ai tre lati del tavolo, erano rivolte alla
coppia di colleghi che occupavano quello riservato alle “relazioni esterne”.[4] Rip
Kirby, accorgendosi del nuovo blocco psichico che stava per incombere sul
collega genetico, decise di rispondere
per lui: “E così, signore… eravamo dentro!”
Il
Coordinatore, che già si aspettava una risposta simile, annuì amaramente,
indugiando lo sguardo sul povero Spade, che appena riuscì a farfugliare:
“Forse… non era… nel periodo fertile… signore…!”
“Sì,
come no” ribatté A1, sarcastico “con tutta la fortuna che quello si ritrova…!”
Marlowe
fece improvvisamente udire la sua voce, come risvegliandosi da uno stato di catalessi
profonda: “Se l’abbiamo fecondata” mormorò “è la fine…!!”
Lì
per lì, Harper non trovò il coraggio di rispondergli che, anche in caso
contrario, le prospettive non sarebbero state per nulla rosee, almeno dal punto
di vista del loro detective, in quanto l’incremento medio di 500 punti
garantito da un rapporto C avrebbe rialzato il C.R. di miss velo da sposa (soprannome oramai veramente inquietante) alla
quota di 1463 punti, riportandola nella zona dell’amore! Non ebbe comunque il tempo di farlo, perché qualcuno bussò
alla porta e, subito dopo, fu fatto entrare Timothy Murdock, il fedele aiutante
del capo della Neuro.
“Scusate,
signori… ho qui il resoconto che avevate chiesto!”
“Proprio
al momento giusto…!” gli rispose A1, facendogli cenno di porgerlo al suo
superiore. L’addetto si avvicinò quindi alla sedia di Marlowe, sempre assorto
nei suoi pensieri e gli pose una mano sulla spalla.
“Signore…”
“Leggilo
tu, Tim” rispose questi, con voce spenta “io non ne ho il coraggio!”
Harper
masticò l’ennesima imprecazione, constatando che più la situazione si faceva
critica, più i suoi collaboratori si facevano pervadere da una preoccupante
apatia. Doveva fare assolutamente qualcosa al riguardo. Si stupì comunque di
vedere l’espressione distesa di Murdock, mentre diceva al suo responsabile: “Coraggio,
signore: c’è una buona notizia!”
Marlowe
ebbe un guizzo, poi storse la bocca in una smorfia amara: “Mi vuoi prendere in
giro…?”
“Nient’affatto!
Vede… abbiamo constatato che il… ehm… rapporto completo con la signorina Sayaka…
ha provocato un apporto relazionale di ben 624 punti!”
Un
secondo silenzio ben più glaciale del primo, ripiombò su quella disgraziata
assemblea e a tutti parve di sentire chiaramente lo scricchiolio del giaccio
che si spaccava…
“E
TI PARE UNA BUONA NOTIZIA…???!!!” gridò il povero gestore emotivo, sconvolto da
quel giudizio, apparentemente folle, del suo assistente.
Murdock
però non si scompose e, presentandogli il modulo che aveva con sé, concluse il
suo rapporto sorridendo: “Lo è, signore. Perché si da il caso… che quei punti
siano stati attribuiti alla signorina Lisa Haneoka, alias Seya… altrimenti
detta la Ladra Saint Tail!”
“Che
cosa…??!” sussurrò Marlowe, strappandogli il foglio di mano. Non poteva credere
ai suoi occhi, ma effettivamente la riga battuta dalla stampante
dell’elaboratore emotivo riportava chiaramente che il Coefficiente Relazionale
assegnato al soggetto in questione, presentava adesso un valore di 2667 punti,
mentre quello della momentanea “vincitrice” rimaneva “fermo” a quota 963!
“Ma…
non è possibile…! Non ha assolutamente senso!! A cosa si deve un simile
miracolo…?”
“È
semplice, capo… vede, il signor Asuka credeva di fare l’amore con miss Haneoka,
anche se, in realtà, lo stava facendo con miss Shinomya! Ecco perché il cross-over
ha interpretato i segnali come provenienti dall’ex-antagonista… e l’elaboratore
emotivo li ha elaborati come tali, incrementandone il suo coefficiente!”
“Ma…
un momento” balbettò il capo della Neuro, sempre più confuso “anche se ciò che
dici è giusto, il cross-over effettua pur sempre una verifica sulle onde
cerebrali della sorgente… non avrebbe mai potuto commettere un simile errore!”
“Beh…
non saprei, signore…” ribatté Murdock, improvvisamente imbarazzato “…può essere
che la matrice del sistema selettivo abbia subito una… piccola modifica!”
ipotizzò, fissando il capo-sezione seduto di fronte al suo superiore.
“Ma
questo può farlo solo l’elaboratore cerebra…” il capo della Neuro s’interruppe
di colpo, piantando due occhi sgranati sul medesimo soggetto. Quest’ultimo,
cercando di darsi faticosamente un tono, rispose con nonchalance: “Ehm… in
effetti… proprio ieri sera, dopo l’incidente… avevamo pensato bene di
effettuare un controllo sulla presenza di eventuali danni. Potrebbe anche darsi
che, data la fretta…”
“Sei
stato tu…!!” esclamò Marlowe con un tono che rivelava tutto il suo positivo stupore.
Come
per togliere gli ultimi dubbi al capo della Neuro, intervenne direttamente A1:
“Insomma, caro Watson… potrebbe darsi che abbiate invertito involontariamente gli identificativi
delle frequenze di Lisa e di Sayaka nella matrice dell’elaboratore” ipotizzò,
con un sorriso compiaciuto “che cosa ne dice?”
Il
capo della Cerebrale, sempiterno “nemico” della mitica ladra coduta, si passò
più volte il fazzoletto sulla fronte fradicia di sudore, per poi rispondere
bonariamente: “Ecco, signore… io ritengo… che potrebbe essere andata proprio così!”
Philip
Marlowe attese che gli occhi del collega smettessero di vagare lungo le pareti
per incontrare i suoi e, quando ciò inevitabilmente accadde, lo fissò con intensità
per dirgli soltanto: “Grazie, Jim…!”
“Lascia
perdere” bofonchiò il collega “sono anch’io dalla parte di Alan, se mi
permetti. E quest’ultimo scherzetto da parte della sciacquetta non mi era per niente
piaciuto…!”
“Alla
faccia della sciacquetta” commentò
ironicamente Gus Chandler “e alla faccia della scherzetto: 624 punti…!!”
“Ehm…
a proposito” intervenne il capo della Cardiaca “state tutti molto attenti a non
scivolare, quando procedete lungo i corridoi: c’è ancora qualche micron di
adrenalina!”[5]
“Grazie
dell’avviso, signor Tracy” grugnì nuovamente A1 “ma credo che questo sia
proprio l’ultimo dei nostri problemi…!”
Tale
affermazione fece raffreddare di nuovo l’atmosfera della riunione,
momentaneamente alleviata dalla “rivelazione” di Watson. La cosa stimolò
inopportunamente Sam Spade, che si fece scappare un’affermazione di questo
genere: “Forse, però… dovremmo guardare anche il lato positivo… signore…!” il
titolo l’aggiunse dopo che il Coordinatore l’ebbe freddato con un’occhiata
piuttosto torva.
“Questa
cosa sarebbe, Sammy? Un’altra delle sue brillanti battute di spirito…?!”
“No,
signore…” altra deglutizione con allargata di colletto “…è che pensavo… adesso
che il signor Alan è diventato un uomo… insomma… sarà più facile per lui
gestire il rapporto con la signorina Haneoka. O no…?”
Prima
di rispondergli, A1 osservò il povero Marlowe che si copriva la faccia con le
mani, poi sospirò. A che scopo arrabbiarsi, dopotutto? Il capo della Ripro era perfettamente
convinto di quello che diceva!
“Sarà
un gran giorno, signor Spade, quando il discernimento di ciascun direttore
organico riuscirà ad andare un po’ al di là delle proprie specifiche competenze.
Sono certo che allora gli esseri umani faranno un grande passo avanti nelle relazioni
interpersonali!”
“Io…
temo di non avere compreso, signore…!” rispose il malcapitato, perplesso.
“Beh,
adesso non ho il tempo di spiegarglielo! Ho solo da impartirle questo ordine,
Spade: ripristini tutti gli inibitori alla massima efficienza di bloccaggio. E anche
lei, signor Chandler, attivi tutti i filtri attenuatori alla massima potenza.
D’ora in poi e fino a nuovo ordine, saranno le sezioni Cerebrale ed Emotiva a mantenere
il totale controllo - e sottolineo totale
- sul comportamento dell’organismo. Sono stato chiaro…?”
“Signorsì…!”
risposero i due interessati.
“La
seduta e tolta, tornate alle vostre squadre. Marlowe e Watson, voi seguitemi in
ufficio!”
“Bene…!”
risposero gli altri due.
“Ah,
un’ultima cosa…” il Coordinatore fermò i sottoposti mentre stavano alzandosi
per uscire. Piantò loro lo sguardo più duro che poteva e pronunciò le frasi
seguenti calcando accuratamente su ogni parola “…è ovvio che nessuno di noi, io
per primo, ha voluto che il signor Asuka si cacciasse in un guaio del genere. Ma
purtroppo ce lo abbiamo fatto finire… e sarebbe inutile disquisire su chi ne detenga
la maggiore responsabilità! Adesso, il nostro compito prioritario, è soltanto
quello di tirarcelo fuori… e per riuscirci dobbiamo avere tutti un concetto molto
chiaro…” attese qualche secondo per accertarsi della loro totale attenzione e
concluse “…signori, da oggi l’adolescenza è finita:
qualunque cosa ci aspetti, il nostro assistito dovrà saperla affrontare da uomo… visto che abbiamo permesso a una
donna di farcelo diventare!”
Lew
“A1” Harper rimase ancora qualche secondo a contemplare i volti sgomenti dei
suoi subordinati e finalmente li congedò: “Potete andare, signori… e
ricordatevi quanto vi ho detto!”
La
sala si svuotò, di nuovo nel più completo silenzio.