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Autore: KIAsia    27/03/2014    1 recensioni
STORIA INCOMPLETA.
Ciao caro Ignaro che sta leggendo,
So che può sembrarti strano che una strega racconti una storia proprio a te, ma è così. Una storia di amore, di magia e di altro ancora.. sta a te scoprire di cosa però. Ovviamente non ti svelerò tutto il mio mondo su due piedi, dovrai essere paziente e pronto a sorbirti i due protagonisti innamorati e i loro amici per poter venir a capo di ogni particolare.
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FanFiction Klaine ambientata in un contesto fantasy (come si era capito) che col tempo verrà svelato, non ci saranno solo loro, ma anche xxx che è fondamentale non dirvelo adesso. E' ambientata nei tempi nostri. Kurt trova un peluche per strada e decide di riportarlo alla propria casa, imbattendosi in ragnatele, polvere e un proprietario basso con gli occhi color nocciola: Blaine Devon Anderson.
Ma cosa avrà da nascondere quella casa, o sarà la casa stessa a dover essere nascosta? Chi sarà a ridacchiare alle disavventure di Kurt o a parlare con Blaine?
Genere: Fantasy, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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NomeCapitolo: Ala spezzata.

Ship: Klaine.

Rating: Verde.

N° parole: 5580.

 

Ed è così che la strega continuò a narrare:

 

Kurt stava bevendo una grande tazza di caffè bollente seduto al tavolo della cucina in completo silenzio solo rotto dal ticchettio del vecchio orologio di legno affitto sopra la porta ormai da dieci minuti.

Ripensava assorto alla sera prima quando era andato nel bagno del secondo piano per poter spegnere la luce che Blaine aveva lasciato accesa ed era successo semplicemente dell'assurdo.

Ma non era stupito di quello che era successo nella stanza: era sconvolto dal fatto che Blaine per tutta la cena non avesse fatto parola del suo “non vuoi?”. Kurt non capiva cosa lui stesso non avrebbe volute volere, lui voleva tutto da Blaine e questo era scontato quando spaventoso per il castano.

Un brivido gli passò per tutta la schiena quando la sua mente lo riportò al ricordo di quella sensazione come se fosse stato toccato il dietro del suo collo, come se delle dita fredde e un po' umide avessero giocato con i suoi capelli. Era stato strano, ma anche intimo e qualcos'altro che non sapeva classificare, era una sensazione troppo.. troppo per darle semplicemente un nome.

Sospirò per l'ennesima volta e finì la bevanda ormai fredda con l'ultimo sorso.

Si alzò deciso a finire il suo lavoro con l'ultima stanza rimastagli, non avrebbe potuto tardare quel momento per ancora un secondo di più. Era riuscito a stare in quella casa per un mese, adesso doveva solo sperare che Blaine mente di trasferire nella casa un sacco di polvere e lanciarla su ogni mobile immaginabile per poter tardare il suo rientro a casa.

Si trascinò afflitto in cima alle scale, superò la porta della sua stanza e quando spalancò quella della camera di Blaine rimase assolutamente senza parole: aveva sempre pensato che la camera di una persona raccontasse la storia stessa del suo proprietario come se fosse uno scatto fotografico che racchiudeva il passare degli anni con i poster, le foto da bambino in braccio a suo nonno, con le scritte indelebili sulla scrivania o ancora con i vestiti lanciati malamente sulla sedia.

Ma Kurt non si trovò in una stanza classica di un adolescente. Le pareti erano colorate con ogni sfumatura di colore possibile probabilmente erano state usate delle spugne per raggiungere quell'effetto magnifico.

Kurt camminò sulle punte dei suoi piedi socchiudendo gli occhi mentre passava un dito sopra il muro pulito sentendo il ruvido della tempera sulla parete, era magica. Il letto era matrimoniale spazioso con due cuscini bianche e con coperte di un azzurro chiaro e qualche pagliuzza di marrone qua e là.

Si sedette lasciandosi sprofondare nella morbidezza del materasso. Non era stanco, ma non resistette allo stendersi di lato posando la testa sul cuscino di Blaine. Aveva gli occhi chiusi quando lo fece e il profumo forte tanto quanto delicato del moro lo circondò arrivandogli direttamente alla testa scombussolandolo. Si ritrovò a sorridere ed a stringere a se l'altro cuscino come una bambina abbraccia il suo pupazzetto preferito.

Aprì piano gli occhi e quello che vide lo meravigliò lasciandolo a bocca aperta: il soffitto non era di un semplice bianco con le tegole di legno che caratterizzavano il resto della casa, era solo il cielo.

Nuvole bianche erano sparse sopra un cielo azzurro con qualche tonalità più scura, si vedevano in lontananza uno stormo di uccelli neri volare verso destra, persi nell'infinito cielo che li circondava, senza una vera meta. Kurt poteva quasi vedere le nuvole chiare spostarsi seguendo il vento che gli scompigliava i capelli, socchiuse gli occhi godendosi la sensazione del sole che gli riscaldava la pelle pallida perché, anche se non si vedeva, un sole c'era.
Kurt si immaginò un piccolo bambino tutto riccioli con un grosso papillon rosso che saltava sul quel letto la notte di Natale senza alcuna intenzione di dormire, un ragazzino che scorreva veloce le dita sul game boy con la lingua tra le labbra pronto a vincere l'ultimo livello, un piccolo ometto in pantaloncini che guardava allo specchio gonfiando i muscoli dei bracci come si vede in TV Blaine alla finestra che osservava fuori con una nota nostalgica e triste negli occhi.

Ma andò anche più in là immaginando un uomo adulto che sedeva alla scrivania di legno scarabocchiando chissà quale affare oppure un signore dagli occhi nocciola e i capelli bianchi che accarezzava con le dita una foto con un sorriso dolce perso in ricordi lontani.

Per quanto stette lì non so dirvelo nemmeno io, ma si da il caso che ad un certo punto si alzò sconsolato dal fatto che quel giorno non aveva più nessun angolo della casa da pulire e che probabilmente era anche l'ultimo che passava lì dentro.

Poteva provare a chiedere altri giorni oppure fingere di niente e non ricordare all'altro che cosa doveva fare visto che difficilmente parlavano di quello che faceva Kurt in quella casa, ma si sarebbe sentito troppo in colpa in quanto veniva pagato a stare lì. Avrebbe potuto domandare a Blaine se volesse un coinquilino, ma era sicuramente esporsi troppo e avrebbe retto un rifiuto da parte dell'altro, era troppo importante per lui continuare a credere che Blaine si trovava bene con Kurt, altrimenti sarebbe caduto senza la forza di rialzarsi.

La cosa che non sapeva era che c'era un motivo se il moro non gli chiedeva mai di come procedesse il lavoro, temeva che così facendo l'altro avrebbe aumentato il ritmo e finito prima, lasciandolo solo. Sarebbero stati da prendere a menate, lo so io, lo sapete voi e pure gli altri due abitanti della casa.

Si chiuse la porta alle spalle scendendo svelto le scale, avrebbe lavato i piatti che avevano usato il giorno prima per cenare. Passa la spugna sulle stoviglie con la musica dentro le orecchie per non sa quanto e li asciuga con uno straccio visto che non sa cosa fare. Dopo decide di guardarsi un film sul divano e quando passa nel corridoio vede il peluche blu lì a terra dimenticato.
Non sa bene perché ma lo prende dalla zampa trascinandolo affianco a se prima di premere play pronto a vedere “Amour”, un film francese che aveva fatto successo. Non lo avesse mai fatto, nemmeno dieci minuti dopo si era dovuto alzare per afferrare un pacchetto di fazzoletti stringendosi al pupazzo come sua zattera di salvezza in quel mare di disperazione. Alla fine entrambi avevano stampato in faccia un enorme punto interrogativo.

«Ma cos-?» sibilò passandosi il dorso della mano sulle guance bagnate. «L'hai vista la fine? Oh andiamo non può finire così? Perché l'ho guardato? Sono troppo debole e romantico per questi drammatici!» borbottava camminando su e giù per la stanza davanti agli occhi arrossati dal bianco, ma divertiti da quella scena di Thad, aveva così tanta voglia di annuire e di sclerare con l'altro in quel momento.

Quando il suo stomaco brontolò si rese conto che erano ormai le tre passate e il suo corpo faceva proprio bene a reclamare cibo, così lo accontentò preparandosi un paio di panini integrali con rucola e prosciutto crudo, li adorava. Mangiò con peluche seduto difronte a lui osservandolo attentamente, ogni tanto si ritrovava a dire qualche frase, come se volesse iniziare una conversazione con quell'oggetto inanimato.

Kurt, stai impazzendo, semplice. Ma ha degli occhi così.. realistici.

E il castano non di sbagliata affatto, Thad aveva gli occhi molto simili a come gli aveva avuti molto tempo prima: di un nero pece che stonava col suo collare rosso acceso. Dopo l'ennesima occhiata all'orologio da parte dell'orsacchiotto e l'ennesimo balzo dallo spavento di Kurt, capì.
Capì perché guardava l'orologio come in attesa.

Capì perché sembrava così spaventato e triste.

Capì perché si sentiva solo a tavola quel giorno, perché solitamente Blaine a quell'ora era tornato ed insieme mangiavano.

Blaine non era tornato a casa.

Kurt si alzò di scatto e si guardò attorno come se si fosse appena svegliato. «Ma dove è Blaine, Thad?».

Ceerto, chiamalo pure per nome adesso. Che c'è avete preso confidenza?

«Non lo so.» rispose sussurrando il pel-

Merda, merda, merda. Quello non parla!

Nessuno rispose sussurrando spaventato a sua volta, semplicemente. Kurt si mise subito le cuffie le orecchie perché conoscendosi sarebbe andato fuori di capo aspettandolo seduto a terra davanti alla porta, e non era sicuramente il caso di fare quelle figuracce. Blaine era grande e vaccinato, non aveva bisogno del controllo maniacale di Kurt, ma era spiegabile: il ragazzo aveva perso la madre quando era troppo piccolo e suo padre aveva rischiato troppe volte la vita. Così corse giù in biblioteca afferrando un libro dal titolo interessante La Ragazza Drago e iniziò a leggerlo andando a sedersi su una poltroncina rosso scuro nel centro della sala.
Kurt si perse nella storia di una ragazza orfana romana, di uno strano signore pronto ad adottarla che la porta allo zoo, che ride del fatto che abbia paura dell'altezza.

Perché ride? Pure io ne ho.. è una cosa frequente, no

Si sorprende quando quella scopre di avere un possente drago Thuban dentro di se, il quale può essere svegliato con un piccolo neo in mezzo alla fronte, trova scontato che quella ragazzina bionda dello zoo fosse proprio come lei e non vede l'ora che la loro amicizia si evolva nella più bella del libro.
Si rattrista quando viene descritto che mondo fosse stata la Terra che prima tutto quel disastro scoppiasse. Se lo può immaginare mentre legge le parole dell'uomo: quel posto magico con alberi alti, draghi colorati che volano tra le nuvole e molta pace che adesso, nel mondo fatto di smog e omicidi, non si troverà mai.

Comunque sia quando lesse che è già al capitolo 14 strabuzzò gli occhi e chiuse il libro, solo dopo averci messo un segnalibro. Si alzò sgranchendosi le gambe, ma quando vide l'ora scritta sull'orologio quasi non volò a terra dallo sconcerto: erano già le sette e mezza.
Scende svelto le scale tornando in cucina, si tirò su le maniche deciso a cucinare delle ottime lasagne ai porri, erano buonissime secondo lui tutte bianche. Sapeva che anche a Blaine sarebbero piaciute: hanno la pasta e hanno un sapore molto dolc-

Blaine.

«Blaine? Dove sei? Sei tornato?» gridò inutilmente perché sapeva che non era arrivato a casa, non aveva sentito la porta chiudersi e la calda voce di Blaine urlare un “Sono io!” come era solito fare da un mese a quella parte. Ma non si arrese in quanto non riuscì a credere che davvero l'altro non fosse ancora tornato, quindi andò in ogni stanza spalancando la porta e sperando di trovarci il ragazzo.
Dopo aver fallito nella sua miserabile ricerca, tornò davanti ai fornelli mettendosi all'opera. va poco alle dieci quando si ritrovò seduto da solo al tavolo con un'abbondante porzione di lasagne sul piatto, si era obbligato ad aspettare il ritorno di Blaine, ma ormai ha troppa fame e quindi ne prende solo una forchettata, poi un'altra ancora finché non rimane nemmeno l'ombra sopra il piatto.
Sconsolato si alza e pulisce piano. Ogni tanto uno sbuffo irritato gli esce dalle labbra.

Non è possibile che non ho nemmeno il numero di telefono di Blaine? E perché la lavastoviglie qui non c'è? Dove siamo, eh? Nel medioevo?
Sapeva che non era da lui rifarsela così con tutto e tutti, ma non poté fare altrimenti: era davvero preoccupato e non riusciva a perdonarsi di non avere avuto il numero del cellulare o qualcos'altro con cui rintracciarlo. Si passò una mano sulla fronte accasciandosi sulla sedia, guardò verso la porta e dovette corrugare le sopracciglia quando vide il peluche sistemato proprio davanti ad essa.

Aspettava il suo proprietario, o meglio amico, pure lui, ma aveva un'altra preoccupazione, o meglio la stessa, solo più giustificata perché lui sapeva in che guai assurdi e pericolosi il morettino poteva essersi cacciato.

Kurt si fece una grande tazza di caffè e per un attimo pensò di passarne una anche a Thad, come se poi lui bevesse, ma particolari. Si sedette sul divano facendo zapping con il telecomando annoiato: trovo un programma carino che gli permetteva di commentare diabolicamente i vestiti da sposa di quelle povere racchie.
Si divertì non dimenticando nemmeno per un secondo perché era ancora alzato alle una di notte, tutti i suoi muscoli era in tensione preoccupati così tanto che non si spaventò del peluche che ormai era accanto a lui stretto al suo braccio senza che lui lo avesse toccato. Al contrario lo avvicinò mettendoselo sulle ginocchia in cerca di calore.
«Arriverà, sono sicuro che arriverà.» soffiò triste mentre l'ennesima donna sfilava con un abito a sirena che non faceva altro che metterle in risalto i fianchi abnormi.
Appena il programma terminò si alzò deciso ad andare a letto arrendendosi alla stanchezza e mentre l'orologio segnava le due passate andò a letto senza riuscire a dormire. I suoi occhi si socchiusero e la sua mente vagò verso pensieri non tanto piacevoli, incidenti, rapine e ospedali.

Fece una smorfia rigirandosi nel letto odiandosi per quei pensieri che sicuramente non lo aiutavano a riposare.

~○~○~

Il rumore di una porta che sbatteva lo risvegliò facendogli spalancare gli occhi di soprassalto, non ricordava nemmeno quando era riuscito ad addormentarsi sotto le note di chissà quale testo. Il rumore si ripresentò e proveniva proprio dal piano di sotto.

Kurt trattenne il fiato per poter captare meglio il suono: sembrava che qualcuno stesse camminando e si trascinasse dietro di se un lungo e peso mantello. Fece un piccolo salto sul letto paventato quando un gemito accompagnato ad uno sbuffo gli giunse chiaro alle orecchie interrompendo il ritmo di quello struscio. Il castano non aspettò un altro secondo precipitandosi giù dal letto e scendendo le scale due scalini alla volta. Si fermò sconvolto a metà di queste quando notò la luce della cucina accesa che illuminava il piccolo corridoio facendo vedere uno strano...

Ma cosa è? Sembra un.. coso piumoso...

Sinceramente nemmeno io avrei trovato un giusto nome da dargli nella sua situazione da Ignaro, ma si da il caso che io sappia cose che lui e voi neppure immaginate quindi posso dirvi che erano delle lunghe piume nere e marroni.
Il cuore di Kurt correva sempre più veloce mentre avanzava verso la luce e posava svelto la schiena contro il muro affianco allo stipite della porta, trattenne il fiato cercando di ricordarsi dove fossero i coltelli.
Sono nel terzo, o secondo?, cassetto.. proprio sotto al lavello. Se corro forse riesco a prendergli prima che il ladro si accorga di me, ma cosa viene a rubare qui dentro? Quadri.

Sbuffa e scuote la testa sapendo che non aveva tempo di distrarsi con i suoi stupidi ragionamenti contorti quindi concentrato torna a ragionare.

Se li prendo però non posso più tornare indietro... e se il ladro fosse armato? Contro una pistola non potrò fare molto.. mi devo nascondere allora... dove? In biblioteca? In bagno magari.. quanto vorrei che Blaine fosse qui adesso.

Chiuse gli occhi e inspirò forte, tremava forte spaventato da tutto quello che sarebbe potuto succedere, ma allo stesso tempo l'adrenalina gli scorreva tra le vene distraendolo: era pronto, avrebbe lottato pur di salvarsi.
Sospirò e svelto entro nella cucina facendo una lunga falcata verto i coltelli, la sua unica arma, con la coda dell'occhio però vide una figura scusa seduta sulla sedia accanto al tavolo: era a petto nudo, coi pantaloni strappati a metà polpaccio, salì con gli occhi fino al viso dolorante incorniciato da ricci capelli scuri che guardava preoccupato la sua ala non degnandolo di considerazione, come se non lo avesse nemmeno sentito entrare.

Ma.. Blaine?

Fermò la sua corsa verso le armi e si voltò tutto per vedere meglio il ragazzo. Smise di respirare dalla paura perché, se della gamba destra di vedeva la pelle ambrata della caviglia, dalla gamba sinistra partendo da metà coscia spuntavano piccole e affilate piume scure che alla fine lasciavano spazio ad una zampa di falco o aquila da cui partivano artigli lunghi e pericolosi. Kurt si vietò di pensare a lui tra le grinfie di quella cosa tremando visibilmente.
I suoi occhi salirono più in su superando la pancia piatta e i pettorali accennati del petto fino a soffermarsi alla spalla destra che una spalla più non era. In realtà partivano piume chiari da metà petto, ma dal collo partiva una lunga piuma marrone seguita ma molte altre che insieme formavano una lunga ala d'uccello.
Kurt si portò una mano sulle labbra dalle quali però non uscì neppure un suono come se la voce se ne fosse andata via lasciandolo là solo. Il suo sguardo partì dalla spalla piumata, scese più in giù dove una mano rossa di sangue copriva una parte dell'ala, scendendo ancora trovo ali sempre più sottili e lunghe. Dovette piegare il collo perché sarà stata di due metri continuando fino a raggiungerlo e superarlo oltre la porta, per finire nel corridoio. Averla lì accanto alla caviglia, con quelle piume nere proprio a un centimetro da lui fu la goccia che fece straboccare il vaso: gli tornò la voce come un fiume in piena e un urlò forte gli uscì dalla bocca facendo vibrare i vetri e lui.
Ovviamente e finalmente il ragazzo alato lo notò alzando svelto la testa, sbarrò gli occhi come se avesse visto il suo peggior incubo avverarsi, e così era.

«Kurt!» esclamò trattenendo il fiato.

«Blaine! Cosa cazzo succede qui?» Perché quello era senza nessuno dubbio il proprietario della casa, il suo datore di lavoro, il pittore di quadri, il fissato di papillon e il ragazzo di cui Kurt aveva una cotta: Blaine Devon Anderson.
E il moro ci pensò davvero su cosa rispondergli, non poteva spiegargli tutto adesso, sarebbe stato un condannarsi a morte: Kurt era visibilmente sconvolto con quegli occhi azzurri spalancati e la bocca che formava una “o” perfetta, non poteva rischiare proprio adesso di perdere tutto quello che lo aveva portato fin lì.
Fece per alzarsi con una mano allungata verso l'altro, ma con un gemito dal dolore si ributtò sulla sedia troppo stanco anche solo per riprovarci. Strinse le labbra trattenendo l'ennesimo gemito: si era ridotto davvero male quella volta, si era distratto per un attimo ed ecco il risultato.
Non avrebbe mai voluto quello, lui puntava di non farglielo mai sapere. Poteva essere il suo piccolo segreto e ce l'aveva quasi fatta, un altro solo giorno o forse due e ce l'aveva fatta, forse si era illuso per un attimo accecato dall'amore e dal fine di tutto quello.
Così penso alla risposta più adatta, a quella che sarebbe bastata in quel momento e non la trovò, perché non esisteva. Era illuso, ma non stupido.

Dopo non si sa quanto sotto lo sguardo scioccato di Kurt, rispose determinato «Sono ferito.».

Lo mormorò indicando con il mento la ferita sull'ala che teneva stratta con la sua mano umana mentre il sangue scivolava sia sulle piume scure sia sul braccio fino al gomito dove gocciolava a terra sporcando il pavimento.

Non distolse lo sguardo osservando come l'espressione di Kurt cambiava: da scioccata ad arrabbiata e un goccio delusa. Gli fece male, ma non avrebbe mollato, non adesso.

Kurt lo avrebbe preso volentieri a schiaffi per quello che aveva appena detto perché sicuramente era l'ultima cosa che avrebbe voluto sentirsi dire. Era l'unica cosa che forse aveva capito, quella che aveva notato anche senza l'aiuto utile quando un pugno nell'occhio di Blaine.
Stava per rispondere con una sua uscita sarcastica e magari anche una manata quando notò gli occhi dell'altro, conosceva bene quello sguardo in quanto altre volte lo aveva visto: quando gli chiedeva della sua famiglia, di come mai tutta quella polvere o di tutto quello che riguardava anche il giorno prima che lui entrasse in quella casa.
Non avrebbe risposto a niente in quel momento quindi con un sospiro sconfitto si arrese e annuì «Ok. Vado a prendere il kit si emergenza.».

Si congedò camminando dritto e spedito grazie all'adrenalina che ancora non smetteva di aiutarlo, le avrebbe dovuto dedicare una statua. Ma non andò lontano visto che la voce roca di Blaine lo richiamò facendolo voltare.

«No, aspetta: vai in bagno-» ansimò riprendendo il fiato per lo sforzo e digrignò i denti dolorante. «Lì c'è il mobiletto affianco al lavandino... dentro c'è la poz- medicazione giusta: è una boccetta a forma di usignolo. Prendi anche delle garze e.. del cotone!» finì stiracchiando un sorriso che altro non fu che una smorfia.

Kurt annuì di nuovo e muto salì le scale, arrivò in bagno e cercò tra quelli che pensava fossero saponi scegliendo la bottiglia in fondo metà vuota.

Saponi... certo.
Ridacchiò isterico di se stesso perché aveva ignorato ogni piccolo segnale assurdo compreso quel mobiletto troppo profondo, il peluche che camminava, la voce che inondava le stanze della casa, la gravità che cambiava, la pizza mangiata e troppo altro per ricordarlo.

Si obbligò a non pensarlo in quel momento, non avrebbe retto altro e adesso doveva pensare solo a Blaine che era ferito ad un al-

NO.

Era ferito, punto.

Quando giunse nuovamente in cucina aveva tra le mani tutto l'occorrente necessario e lo passò a Blaine.

«Grazie Kurt..» soffiò il moro mentre cercava di stringere le dita, tutti i suoi muscoli dolevano e quando afferrò la boccetta quasi non cadde a terra se non per i riflessi di Kurt che la presero al volo.

«Faccio io.» disse prendendo il mano le redini della situazione: verso un po' di .. ciò che conteneva la boccetta sul cotone, era uno strano liquido verde-acqua che subito andò ad impregnare il cotone bianco.

«Adesso tamponami la ferita e per non smettere per niente al mondo.» Lo guardava con gli occhi seri e decisi, quando Kurt rese lo sguardo quasi non soffocò con la sua stessa saliva davanti a quelle pupille sottili come un ago e nere come la notte. Non disse nulla, zitto annuì e avvicinò la mano all'ala ferita.
Appena il cotone toccò la ferita la schiena di Blaine si inarcò e gli occhi si spalancarono facendo diventare le sue pupille due fessure semi invisibili, dalle sue labbra uscì un ringhiò di dolore e Kurt pensò di non aver mai visto una persona ridursi così.

Allontanò la mano per fargli riprendere aria, ma Blaine lo prese per il gomito e disse roco «N-non devi fermarti, ricordi?».
Kurt pensò che era assurdo ciò che gli stava chiedendo, che non avrebbe mai potuto farcela, ma sapeva benissimo che non poteva tirarsi indietro e che l'altro era determinato, glielo doveva... forse. Così lo fece e Blaine ebbe la stessa reazione di prima mandando gli occhi indietro. La mano del moro scivolò dal gomito accarezzandogli tutto il braccio fino a prendere quella dell'altro facendo intrecciare le loro dita insieme.
E Kurt si fermò di nuovo, ma stavolta non perché l'altro sentiva dolore, solo per quel gesto così intimo che gli mandò, se possibile, in pappa il cervello. Portò gli occhi sopra le loro mani e strinse debolmente arrossendo sulle guance. Intanto Blaine guardava il volto di Kurt mentre i propri occhi, distraendosi dal dolore e dalla sensazione delle piume tornavano lentamente alla loro forma umana.
Starete pensando che è assurdo, in una situazione del genere fermarsi, ma non lo è per loro. Loro che non aspettavano altro, il tempo si fermò e i loro occhi si incrociarono, quelli nocciola con qualche goccia di miele di Blaine si mescolarono a quelli azzurri ghiaccio di Kurt formando un vortice di sensazioni.

A rompere quel contatto fu il nostro amato Anderson quando l'ennesima scossa di dolore gli fece chiudere gli occhi e digrignare i denti, Kurt ormai liberato da quella presa ritornò a tamponare la ferita guardando come gli occhi di Blaine ad ogni tocco si affilassero sembrando sempre di più quelli di un gatto.

Ma le loro mani erano ancora intrecciate e Blaine si distrasse decisamente molto sentendo quella sensazione di calore partire dalla sua mano e raggiungergli ogni parte del corpo scuotendogli il cuore. Così non inarcò più la schiena stringendosi le labbra tra i denti lo guardava sul viso osservandolo con quelle pupille affilate mentre pian piano Kurt lo medicava.
Il castano continuò a tamponare fissando la ferita concentrato e le piume si ritirarono sotto la pelle facendo apparire il braccio ambrato di Blaine con un grosso taglio profondo poco sopra il gomito, anche le corte piume della gamba e artigli annessi sparirono lasciandolo lo spazio al piede nudo. Quando ebbe finito fasciò tutto con la garza dopo averla impregnata bene dello strano liquido, e batte le mani una volta sola andandole a lavare.

Blaine lo seguì con gli occhi come se volesse studiarlo e si alzò in piedi stiracchiandosi «Grazie Kurt, sto già molto meglio.».

Kurt guardava il rosso del sangue di Blaine scivolargli via dalle dita e si sciacquò anche i polsi, con la coda dell'occhio scorgeva benissimo la boccetta ormai quasi vuota a forma di uccellino marrone, ma ciò che gli fece realizzare tutto furono stranamente i pantaloni strappati di Blaine, perché se da una parte erano lunghi fino al polpaccio, a destra finivano a metà coscia perché prima... prima c'erano tutte quelle piume e gli artigli e ancora piume.

Non lo guardò in faccia e svelto salì in camera correndo su per le scale troppo sconvolto anche solo per pensare o per reagire, l'adrenalina era finita e lo aveva lasciato solo con la realtà dei fatti.

Sbatté forte la porta alle sue spalle e Blaine udì chiaramente la serratura chiudersi.

 

Kurt si gettò sul letto e con gli occhi spalancati guardava il soffitto, si prese i capelli tirandoseli mentre portava l'altra mano tra i denti per non urlare, non voleva che Blaine lo sentisse.

Cosa era appena successo? Cosa realmente lo aveva portato a piangere silenziosamente disteso sul materasso? Perché?
Non si asciugò gli occhi, lo rilassava sentire la lacrima calda scendere dal suo occhio passargli la tempia e sparire tra i suoi capelli poco sopra l'orecchio, lo distraeva da tutto quello a cui avrebbe dovuto pensare. Fece un lungo e fragoroso respiro cercando di mettere insieme i pezzi della serata:

Si era addormentato, un rumore lo aveva svegliato. Era Blaine che gemeva e si sedeva accanto al tavolo stanco di portarsi a presso un.. ala. Un ala, dillo Kurt.
«U-un'ala. Un'ala, un'ala, un'ala..».

Magari se lo ripeto perde di senso, come il proprio nome. E aveva una zampa al posto del piede.. e delle piume al posto del polpaccio.. Ma era Blaine, solo Blaine.

«Zampa, zampa, zampa, piume, Blaine, piume, piume, Blaine, zampa, piume, ala, piume, Blaine, Blaine... merda!» Perché tutto quello non funzionava, perché tutto quello era assurdo e non aveva senso, perché aveva voglia solo di dimenticare tutto, di poter dire a se stesso che era tutto uno stupido sogno, ma non lo era. Lo sai quando è reale e non devi aspettarti di svegliarti per stropicciarti gli occhi. Quello non era un incubo.

Si alzò a sedere portandosi le gambe al petto e stringendole a sé. Scivolò piano e il freddo che il pavimento gelato gli portò lo fece raggomitolare ancora di più posando il mento sulle ginocchia. Le lacrime copiose gli appannavano la vista impedendogli di vedere nel buio della sua stanza, ma aveva paura a chiudere gli occhi perché, ogni volta che lo faceva, gli occhi neri come la pece e sottili come uno spillo di Blaine gli apparivano davanti ricordandogli ogni singolo momento dove aveva trattenuto il fiato, aveva strabuzzato gli occhi e abbandonato la realtà.

La realtà.
Gli scappò da ridere così forte da sentire male alla gola, si tappò la bocca, si sentiva un pazzo da manicomio raggomitolato e ridacchiante. Non si sa bene quando, ma la stanchezza venne a fargli visita visto che ormai era quasi mattina e lo costrinse a chiudere gli occhi e a farsi stringere tra le braccia di Morfeo ancora disteso sul pavimento freddo.
Non sognò mentre dormiva, non sognò perché aveva già avuto un incubo con gli occhi aperti per quella notte.

 

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Blaine intanto era ancora giù in cucina e seduto su un'altra sedia si teneva la testa sul palmo della mano stanco tanto quanto sveglio e vigile. Il dolore stava andando sparendo e sapeva che tra nemmeno una settimana dopo sarebbe rimasto solo un graffio sul suo braccio e un brutto, orribile ricordo nella sua mente.
Si alzò e prese uno straccio e pulì il sangue a terra, strusciava con la mano sana con forza e ogni suo muscolo era in tensione, avrebbe voluto doverlo fare con la sua grande faccia di cazzo. Aveva rovinato tutto secondo lui, Kurt era visibilmente sconvolto e adesso sarebbe scappato dalle sue braccia.
Non avrebbe dovuto aspettare, non avrebbe dovuto essere così stupido da non capire che prima o poi il segreto sarebbe stato svelato, avrebbe dovuto solo agire e fare quello che doveva subito invece di volere che tutto venisse da se.
Si schiaffò una mano in fronte e scosse la testa per l'ennesima volta cercando di scacciare quei pensieri inutili, era inutile piangere sul latte, o sangue in questo caso, versato. Il pavimento tornò lindo e alzò la testa verso il soffitto quando gli giunse chiara alle orecchie il suono della risata di qualche ottava più alta del solito di Kurt, aveva sentito che pronunciava qualche parola come anche il suo nome.
Non poteva nemmeno immaginare cosa l'altro stesse combattendo, dopotutto lui non aveva vissuto mai davvero come Ignaro. Nel suo periodo gli umani sapevano, almeno per sentito dire, le leggende e i miti di cui adesso tutti pensano che siano solo storie. Fra cui alcune le sono davvero, ma non tutte.

Non tutte.
Blaine aveva sperato di poter tenere quel suo segreto con se e portarselo nella tomba, mancava così poco e si sarebbe sbarazzato di quelle piume e quel becco arancione, mancava solo una cosa, un paio di giorni forse.

Ormai ce l'aveva fatta, ma mai cantare vittoria prima di aver tagliato il traguardo.

Si alzò da terra e si lavò le mani combattendo contro la stanchezza, salì le scale silenziosamente come solo lui poteva fare e socchiuse gli occhi concentrandosi sull'udito per sentire se Kurt fosse ancora sveglio, si rilassò tornando il camera quando il lento respirare di Kurt gli giunse alle orecchie: dormiva.

Entrò nella stanza chiudendosi piano la porta alle spalle facendola scricchiolare, guardò per un attimo i suoi due amici seduti uno di fronte all'altro mentre lo osservavano preoccupati.

«Vedrai che andrà tutto b-» Thad fu interrotto a metà frase dalla voce rassegnata di Blaine.

«No, zitto. Sai che non è così! Dovevo dirgli tutto, farlo subito oppure dovevo.. dovevo.».

«Sei drammatico.» se ne uscì il suo amico incrociando le braccia al petto. «Ti perdonerà, vedrai.»

«E se non lo facesse?».

«Lo farà.» rispose superiore e deciso senza distogliere lo sguardo.

«Se scappasse?» fece un passo in avanti mentre lo guardava rosso di rabbia verso se stesso soprattutto. «Cosa farei? Come farei senza di lui?».

«Cazzo Andy. Da quanto tempo lo aspettiamo? Troppo per lasciarcelo sfuggire dalle mani!» alzò le braccia al cielo e spalancò gli occhi ovvio. «E poi, non scapperà! Andiamo svegliati Andy, pende dalle tue labbra quel ragazzino!»

Thad intanto alternava gli occhi da Blaine all'altro non sapendo cosa pensare o dire: era d'accordo con lui, ma come avrebbe potuto non capire la paura viscerale di Blaine? Quindi se ne stava in silenzio giocando con il suo orecchio peloso.

«Mi ha visto in quelle condizioni!» disse Blaine marcando ogni parola mentre si avvicinavano sempre più. Per un attimo Thad ebbe paura che cominciassero a fare a botte con solo un piccolo peluche blu come lui a dividerli.

«Ti ha salvato, curato e medicato mentre eri in “quelle condizioni”» mimò le virgolette con le dita affusolate. «o sbaglio eh?».

Blaine sorrise contento e sognante guardando il soffitto/cielo e gongolò «Sì.. l'ho notato questo....» si perse un attimo nel ricordo delle loro mani intrecciate e di quell'attimo sfuggente nel quale i loro occhi si sono fusi. Tossì svelto tornando nel mondo dei vivi appena se ne accorse.

Thad fece una faccetta adorabile gonfiando le guanciotte «Guardalo, com'è innamorato!» ridacchiò picchiettando al ginocchio del suo amico.

«Aww davvero, Andy sei da strapazzare adesso!» esclamò a sua volta l'altro stando al gioco ridendo.

Blaine ghignò sapendo di avere comunque il coltello dalla parte del manico. «Parlano loro...» gli guardò entrambi godendosi la scena di Thad che svelto abbassava lo sguardo sulle sue zampette che improvvisamente erano davvero, ma davvero interessanti mentre la risata dell'altro si interruppe bruscamente e gli lanciò un occhiataccia di fuoco.

Fu il turno di Blaine a ridere «Su, adesso uscite che io vorrei andare a letto!» borbottò indicandogli la porta.

Lui prese Thad portandoselo in braccio il quale perse almeno altri dieci anni di vita «Ce ne andiamo, sua altezza.» soffiò svogliato.

«Quante volte te lo devo dire che non mi devi prendere in collo, eh?» sbuffò Thad intrecciando le zampe.

«Come se ti dispiacesse poi!» ghignò l'altro stringendolo di più a te. Il peluche non rispose perché sapeva quanto l'altro avesse ragione, sbuffò soltanto per l'ennesima volta mentre insieme uscivano dalla stanza lasciando da solo Blaine, solo con i suoi pensieri.

Si distese sul letto cercando la posizione ottimale per non sentire un male cane mugolando ad ogni movimento, ma appena si sistemò per bene cadde in un sonno profondo troppo stanco per pensare ancora.

 

Thad si addormentò tra le sue braccia mentre piano gli accarezzava le orecchie, sapeva quanto il peluche amava giocarsi. A lui non serviva dormire quindi si metteva comodo sul divano chiudendo semplicemente gli occhi, come se fosse umano davvero.

 


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ciao *scansa sassate* non mi uccidete, io vi voglio taanto bene e poi Kurt ha fatto da crocerossina vestita diciamo... no eh? Va beh.
Se avete domande o non avete capito qualcosa o anche solo per dirmi che mi devo ritirare potete farmelo sapere!
Sarebbe davvero importante per me che almeno questo capitolo mi diciate cosa ne pensate, è quello che mi spaventava di più! 

 

  
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