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Autore: _xxjawaad    28/03/2014    2 recensioni
"Siamo distesi, fermi, immobili a fissarci. Guardo i suoi occhi, così sinceri e profondi allo stesso tempo, così pieni di una luce abbagliante da farmi morire di gioia". Una storia appassionante di due ragazzi così simili tra loro eppure così diversi, intrecciata con le storie dei loro amici e delle rispettive famiglie. Mettetevi comodi e..buona lettura!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Il mare. Le onde e la spiaggia. Il luogo perfetto per una giornata da dimenticare dopo l’ennesimo litigio con i miei, ormai litigo anche per le cose più futili con loro e come sempre pretendono di avere ragione senza chiedersi come sto veramente. I soliti discorsi “Non ti impegni abbastanza” “Ancora sei una bambina, cosa ne puoi sapere del mondo” “Aggie, non ce la facciamo più con te”. Mi stanno rimbombando in testa tutte queste frasi come fossero lame che mi colpiscono la testa, il cuore, la schiena; cosa ne possono sapere loro? Credono di conoscermi, ma in realtà sanno proprio poco di me, per non dire che non sanno nulla.
 
Scuoto la testa, chiudo gli occhi e mi godo la tranquillità del mare mentre sono distesa, ferma, immobile sulla spiaggia. Sento il rumore delle onde che si scagliano delicatamente sulla sabbia in una giornata primaverile come questa, sento l’odore salato dell’acqua, uno degli odori che amo di più e cercando di non pensare a niente mi godo questa splendida giornata tiepida di sole, con un leggero vento che mi sposta i capelli sul viso. Apro gli occhi e fisso il cielo azzurro sopra di me, oggi il cielo ha lo stesso colore della mia sciarpa, un azzurro intenso e accesso, uno di quei colori che non possono essere descritti ma che fa rimanere sempre senza parole. Ora c’è buio, adesso luce, mi sento la faccia bruciare.
 
Non ho neanche il tempo di alzarmi per capire cosa sia successo che una mano tocca la mia schiena e una voce vellutata mi domanda “Scusami, ti sei fatta male?” mi giro mentre con la mano destra mi massaggio la guancia indolenzita e davanti a me vedo un ragazzo con un’espressione preoccupata che mi fissa dritto negli occhi. Per un attimo ho un mancamento e mi aggrappo al braccio del ragazzo ancora poggiato sulla mia schiena, poi vedo una palla a terra, una di quelle che si usano per giocare a pallavolo. Ecco cosa mi ha colpito la faccia, o meglio ‘chi’. Mi giro verso il ragazzo. Ora capisco perché ho avuto un mancamento, non è stato per via della botta. Questo ragazzo mi lascia senza fiato, ora che lo vedo meglio posso osservare tutti i particolari del suo viso; capelli scuri corti con un lungo ciuffo, che non si muovono neanche con una folata di vento appena arrivata, come fossero scolpiti; occhi quasi color miele, grandi, magnetici e perfetti; labbra carnose e rosee, anche loro perfette.
 
Rimango imbambolata a fissarlo con la mia mano ancora sopra il suo braccio, anche lui mi fissa ma ha ancora un’espressione preoccupata sul volto e aspetta che gli risponda “Oh, si fa un po’ male ma non fa niente”, ancora ho la guancia indolenzita dal colpo arrivato in piena faccia “Certo che hai una buona mira devo dire” gli sorrido ancora fissandolo negli occhi.
 
“Si, me la cavo” ride con una faccia compiaciuta ma riesco a percepire dal suo sguardo che è sollevato all’idea di non avermi fatto così tanto male, infatti già il dolore alla guancia sta passando e io mi immergo di nuovo nei suoi occhi color miele. Per non parlare della sua voce, così vellutata e profonda, sembra che canti. “Sei sola? Io sono con dei miei amici, vuoi unirti a noi?”, come posso dire di no ad un sorriso splendido come il suo? Un sorriso che improvvisamente mi fa stare bene, in pace col mondo, con tutti.
 
“Grazie” questa è l’unica parola che esce dalla mia bocca “Questo sarebbe un si?”, ride ancora, “Si, vengo”. Sono così imbranata, non ci so fare con le persone, dico sempre qualcosa che non dovrei dire, rido sempre nei momenti sbagliati e sono sempre impacciata.
 
Il ragazzo prende la palla e inizia a camminare verso i suoi amici, io per un attimo rimango ferma osservando i suoi movimenti perfetti e sinuosi e  le sue forme scolpite, poi lo raggiungo a passo svelto, cercando di non essere scordinata nei movimenti e mi accorgo che non ci siamo presentati, non so il suo nome, sto per chiederglielo ma lui mi precede “Scusami se non mi sono presentato, io sono Zayn tu sei?” “Aggie, piacere” e ricambio con un enorme sorriso, il migliore che ho.
 
“Ei ragazzi, vi presento Aggie” un insieme di voci e risatine si sovrappongono tra loro, alzo la testa e mi trovo davanti quattro splendidi ragazzi, quasi tutti della stessa altezza. Mi fissano compiaciuti e mi sento le guance andare a fuoco, non di certo per la pallonata ricevuta ma per il fatto che cinque ragazzi compreso Zayn mi stanno fissando. Odio essere al centro dell’attenzione, è una cosa che non sopporto, mi fa sentire vulnerabile, come in preda ad un attacco di panico. “Piacere” mi esce dalle labbra un lieve suono, quasi sussurrato, loro notano che sono imbarazzata e così iniziano a farmi sentire a mio agio, si presentano e mi parlano in modo gentile. Ma nessuno mi fa l’effetto provocato da Zayn, perché nessuno di loro quattro è Zayn. Inizio a cercarlo con gli occhi e lo vedo seduto sulla riva che guarda nel vuoto, ha la mia stessa espressione quando sto per scoppiare a piangere.
 
Gli altri ragazzi mi stanno parlando ma io fisso lui, preoccupata. E’ una cosa impossibile che io mi senta così protettiva nei suoi confronti conoscendolo solo da pochi minuti. Il cuore mi sta scoppiando, non so se avvicinarmi e parlarci, la testa mi dice il contrario ‘Aggie neanche lo conosci, è inutile’ , ma il cuore ha la meglio. “Scusate ragazzi” loro mi guardano di sbiego e io inizio a camminare verso la riva per raggiungere il ragazzo dagli occhi color miele. Mi fermo un istante dietro di lui, non si è accorto della mia presenza, sono ancora in tempo per tornare indietro, ma le mie gambe vanno da sole, non riesco a controllarle e infine mi seggo accanto a lui. Non dico niente, rimango in silenzio e osservo il mare, osservo l’orizzonte. “Sai, da piccola mi chiedevo sempre cosa ci poteva essere al di la del mare, fantasticavo e immaginavo sempre posti sperduti e fantastici. Ho sempre amato il mare, sin da quando mi ci portavano i miei genitori all’età di tre anni” io fisso ancora il mare ma sento i suoi occhi su di me, forse mi sta guardando già da un po’, da prima che iniziassi a parlare.
 
“ Io anche amavo il mare” mi fissa ancora e io non posso fare altro che girarmi, voglio vedere la sua espressione, i suoi occhi “ E adesso? Adesso non lo ami più?” i suoi occhi sono spenti, vuoti e le sue labbra socchiuse, lo guardo “Forse non dovevo chiedertelo, scusa” mi alzo per andarmene, sicura di aver sbagliato a  sedermi accanto a lui, sicura di dargli fastidio con le mie fantasticherie, è evidente che in questo momento lui voglia stare da solo. Ma con mia sorpresa mi ferma dal polso “No, era una domanda perfetta, ma non posso rispondere, stai un po’ qui con me ?” “E i tuoi amici?” mi giro e vedo che tra un palleggio e l’altro ci fissano “Non ti preoccupare per loro” mi sorride.
 
Per la prima volta mi sento veramente bene, parliamo come se ci conoscessimo da sempre. Mi racconta di lui, della sua vita, cosa gli piace fare e mi sorprende sapere che ama la musica tanto quanto me, lui studia canto e alcune volte quando ha un po’ di tempo libero posta dei video su youtube mentre canta qualche cover.
 
Sento vibrare il cellulare, lo prendo dalla tasca dei miei jeans e con mia grande sorpresa vedo che si è fatto tardi, 6.30 pm, sulla schermata spunta il nome della mia migliore amica e portandomi una mano alla fronte clicco ‘rispondi’ pronta a sentire le sue urla “Aggie ma dove sei, è mezz’ora che ti aspettiamo, ti sei dimenticata dell’appuntamento vero?” c’è una nota di disappunto nella sua voce.
 
“Ali non so come ho fatto a dimenticarlo, scusami tanto! Arrivo subito, promesso” “Ti aspettiamo” è arrabbiata, ma anche io lo sarei. Sono una stupida, riesco persino a dimenticare un appuntamento con le mie migliori amiche, mi farò perdonare, o almeno spero. “Zayn..devo andare, comunque mi ha fatto piacere conoscerti” gli do un bacio in guancia sentendo la sua corta barba morbida e scura e mi alzo “Aggie aspetta” il tempo di girarmi e già è in piedi davanti a me “Vuoi un passaggio?” mi guarda aspettando una risposta che non arriva subito, mi ha presa alla sprovvista “Se non do fastidio, si, mi daresti un grande aiuto” “ Fastidio? no stai tranquilla, mi fa piacere”.
 
Raggiungiamo i suoi amici, di cui non ricordo i nomi visto che mentre si presentavano e parlavano io ero più attenta a cercare Zayn che ascoltarli “ Liam io accompagno Aggie da una parte e poi torno qua, dillo agli altri” il ragazzo con i capelli castano chiaro mi sorride e io ricambio il saluto.
“Zayn posso prendere l’autobus se vuoi, non c’è bisogno, veramente” Liam mi guarda “Noi non lasciamo le ragazze carine come te da sole alla fermata, sarebbe poco educato” che risata dolce che ha Liam, mi fa subito tenerezza questo ragazzo. Io arrossisco come faccio sempre quando ricevo quei pochi complimenti che mi vengono fatti da qualcuno. “Grazie”. Ci allontaniamo e iniziamo ad incamminarci verso il motore di Zayn.  
  
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