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Autore: Alue    28/03/2014    1 recensioni
A un tratto il ritmo si fermo per dare spazio al balletto e il battito di un cuore attraverso un elettrocardiogramma. Uno dei ragazzi, quello che come pettinatura aveva scelto una lunga frangia nera a ricoprirgli gli occhi, si collocò al centro del palco, mentre gli altri si misero attorno a lui, per dar vista al pezzo forte dello spettacolo: “Il leader…”, pensai fra me.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XXIX
 
I giorni cominciarono a scorrere dopo la chiusura delle scuole, che capitò quattro giorni dopo la partenza di Hyun Joong, e fui soddisfatta dei voti che avevo ottenuto, nonostante la matematica fosse ancora il mio tallone d’Achille. Subito dopo, a poco a poco cominciai a chiudermi in me stessa: Kibum era tornato il migliore amico di Federica; Jong finalmente si dedicava alla sua ragazza; Hongki aveva da fare con gli FT Island; gli SHINee stavano organizzando la loro vacanza con la meta a Barcellona; Sukkie era partito per una una settimana a Hong Kong con la sua famiglia il giorno dopo Hyun Joong; e i miei genitori cominciarono a prendersi un po’ di tempo per loro, dato che con l’estate sarebbe arrivato il momento delle ferie.
Ero sola. Sola, ecceto per le poche volte che m’incontravo con il resto dei SS501, i quali anche loro avevano da fare con i lavori estivi. Vedevo molto spesso Jung Min e Hyung Jun, perché oltre Sara e Taemin avevano preso a fraquentare il “Paradise Caffè”.
Minho mi fece compagnia a lavoro, ma cercai di ripargarlo per il duro lavoro che gli avevo lasciato i giorni in cui mi ero presa delle ferie anticipate, così mi ritrovai a fare straordinari su straordinari. Cercavo di tenermi occupata per non dover fermarmi e pensare a quanto mi mancasse Hyun Joong, o cosa stesse facendo, servendo i clienti e dandomi al disegno in casa, chiamando a raccolta anche Nanà quando dovevo badare a lei e giocando con il pongo e con il das, creando tanti oggettini e pupazzi che avrebbe potuto utilizzare per giocare. Eravamo tornati alle origini, quando per amica avevo solo Tiffany e tutti gli altri badavano alle loro cose da fare, ma questa volta non avevo nemmeno il mio migliore amico.
Un pomeriggio afoso però, mentre allestivo la vetrina con nuovi dolci e paste di ogni genere, vidi arrivare da fuori una persona familiare. Non ci badai molto. Misi in ordine gli ultimi biscotti e tornai dentro la cucina per prendere la torta che un cliente aveva ordinato. Cloe me la passò e subito dopo la portai davanti per poterla mettere al fresco: la misi in frigorifero e notai subito che la stessa figura di prima si era seduta ad un tavolo accanto alla vetrina, seduto in modo scoposto e con le mani in tasca, mentre aspettava. Lo guardai meglio e riconobbi Donghae, il ragazzo dei Super Junior dietro al quale Sukkie aveva sbavato.
Mi avvicinai a lui: -Annyeong-haseyo –lo salutai con educazione- cosa posso servirti?-, domandai sorridendogli un po’ impacciata. Mi sentivo in soggezione, perché era bello proprio come lo ricordavo.
Donghae girò la testa verso di me e mi sorrise: -Una coppa grande di gelato con fragola e cioccolato-, rispose senza badare troppo a quel che diceva.
-Con panna?-, chiesi e lui annuì.
-Va bene, arriva subito-, sorrisi.
Andai a prepararglielo, facendo attenzione a presentarlo bene, dato che quelle erano le prime volte che lo servivo, e aggiunsi una ciliegina alla fine. Presi un cucchiano lungo e messo tutto in un piatto piano, tornai da Donghae.
-Ecco qua-, esclamai posandolo sul tavolo.
-Grazie mille-, sorrise dolcemente. Lo lasciai mangiare in tranquillità e tornai al mio lavoro, pulendo i bicchieri e le stoviglie che gli altri clienti avevano utilizzato.
Dopo un po’ arrivarono anche Sara e Taemin, portandosi dietro Federica e Jonghyun: gli servii due frappè giganti che si divisero.
-Come va, Yaya?-, domandò Federica, scrutandomi con gli occhi, mentre posavo sul loro tavolo il vassoio e gli porgevo i frappè.
-Bene-, mentii con un finto sorriso.
-Io non direi-, commentò scettico Jong mentre cominciava a bere il frappè suo e di Feffe. Gli lanciai un’occhiataccia, ma non risposi, vedendo che Federica gli aveva schiacciato un piede di proposito sotto il tavolo.
-Ahi! Mi hai fatto male!-, sbottò Jong accigliato.
-Ops… non l’ho fatto a posta-, disse Feffe. Trattenni una risata e mi congedai tornando al lavoro non appena Cloe mi chiamò.
Andai da lei, la quale mi porse un vassoio di biscotti a forma di panda che portai al bancone. Lì sistemai in fila uno dietro l’altro in un bancone, ma fra questi mi capitò uno a forma di orsacchiotto e mi fermai un attimo a contemplarlo. Sorrisi e istintivamente portai una mano al ciondolo che non avevo tolto neanche per un secondo. Posai quel biscotto nel posto giusto, tornando a sistemare gli altri con i panda. Una volta finito sorrisi soddisfatta nel vederli tutti in ordine e misi il vassoio esposto, per poi notare che Donghae mi stava fissando dal suo posto. Distolsi lo sguardo e sistemai dei piatti.
“Perché mi fissa così? Non è che per caso ho qualcosa fuori posto?”, pensai guardandomi addosso, ma non c’era niente che non andasse.
-Quant’è il gelato?-, domandò la sua voce poco dopo, spaventadomi. Alzai gli occhi su di lui, che mi stava sorridendo.
-Ah…ehm… s-si –balbettai- ti faccio lo scontrino-, dissi girandomi verso la cassa e facendolo velocemente. Glie lo porsi: -Sono duemila won-, dissi.
Donghae annuì e tirò fuori il portafogli, dandomi i soldi. Mi girai di nuovo per dargli il resto, ma mi fermò: -No, tieni pure il resto-, mi sorrise.
-Oh… -esclamai un po’ sorpresa- Gampsa-inmida-, ringraziai.
Aspettai che andasse via, ma domadò: -Sei la sorella di Jonghyun?-.
Lo guardai, sempre più sorpresa, per poi guardare Jonghyun che rideva al tavolo con gli altri e tornare a Donghae: -Sì, sono io. Perché?-.
-Oh, no, niente. Era solo curiosità –sorrise- non vi assomigliate molto-, rispose scrollando le spalle.
“Oh, allora era per questo che mi stava fissando prima”, pensai.
-In effetti…-, osservai.
-Accidenti, è davvero carina come dicevano gli altri-, sussurrò, ma le mie orecchie lo recepirono subito.
-Eh?-, dissi in imbarazzo, ma m’ignorò.
-Mi stavo chiedendo se per caso…-, cominciò, ma vidi Jong alzarsi dal travolo e avvicinarsi a noi con un fare non proprio amichevole.
-Ciao, Donghae!-, sorrise appoggiandosi al bancone con un braccio, con molta nonchalance.
-Ciao, Jonghyun-, rispose Donghae un po’ sorpreso, ma non scomponendosi.
-Come va?-, domandò Jong continuando a sorridere in quel modo finto e comico allo stesso tempo. Lanciai uno sguardo al suo tavolo, chiedendo con gli occhi che cosa stesse facendo, ma vidi gli altri trattenere a stento le risate.
-Bene. –Donghae sorrise- Io… stavo andando-, disse rimettendo il portafogli in ordine.
-Davvero?-, domandò Jong continuando quella commedia.
-Sì, devo proprio andare-, esclamò Donghae sempre più imbarazzato e prese la strada per la porta d’uscita. Lo guardai, finché non mi accorsi che mio fratello mi stava guardando male.
-Che c’è?-, domandai alzando un sopracciglio.
-Non ti sei minimamente accorta che ci stava provando con te?! Pensavo ti mancasse Hyun Joong!-, sbottò teatralmente.
-Sì, me ne sono accorta, ma non mi sembra di aver ricambiato!-, ribattei irritata. Per come parlava sembra che avessi fatto chissà cosa!
-Yha… devi stare più attenta-, mi ammonì abbsando la voce.
-Non farmi ancora da balia, Jong. Hai promesso-, replcai.
-Ho il permesso di Federica- disse pieno di sé. A quelle parole guardai Federica che mi sorrideva angelicamente da lontano e alzai gli occhi al cielo.
-Vi preoccupate che possa tradire Hyun Joong?-, domandai scettica prendendo un vassoio di dolci e cominciando a riempire un piatto.
-Io no, ma Federica sì-, disse ironico.
-Beh, non fatelo -commentai tagliando corto- tieni, offre la casa-, dissi continnuando a riempiere il piatto.
-Io mi preoccupo per te, sorellina, da quando è andato via non hai più sorriso-, mormorò Jong alzandomi il viso per guardarmi. Lo fulminai.
-Sto bene, Jong, non devi preoccuparti. Mi manca, ma non posso strapparmi i capelli. Tornerà-, dissi apatica.
-Ah, si? Stai bene? –domandò sarcastico- allora perché non esci con noi quando te lo chiedo, eh? Perché non ti sei sentita con Jongsuk al telefono? Sta qualche giorno ad Hong Kong, ma non è morto. Potete anche sentirvi!-, sbottò cominciando ad arrabbiarsi.
Finii di preparare il piatto e lo misi davanti a lui: -Portalo al tuo tavolo. Offre la casa-, ripetei glaciale, non vedendo l’ora che se ne andasse.
-Yha… almeno stai pensado a cosa vuoi fare al tuo compleanno? E’ tra pochi giorni, te ne sei dimenticata?-, domandò sempre più preoccupato.
Stavo rimettendo il vassoio a posto e lo fissai per un momento, ricordandomi che Hyun Joong non ci sarebbe stato, per poi guardare Jong e pulire il bancone: -No, non voglio festeggiare, perciò non organizzate niente. Lasciami stere, Jong, mi hai messo di cattivo umore-, dissi ferma e triste.
Jonghyun sospirò profondamente: -Sono i tuoi diciotto anni. Come puoi non festeggiarli?-, insistette.
Mi fermai, stringendo a pugno il panno con cui stavo pulendo, e chiusi gli occhi per trattenermi: -Jonghyun-, dissi esasperata, per poi fulminarlo con gli occhi.
Mio fratello sospirò rassegnato e con un gesto irritato prese il piatto con i biscotti, girando finalmente i tacchi e tornando al suo posto.
Mi fermai e, lasciando lo straccio accanto al lavandino, mi rifugiai nel bagno sul retro del negozio, sentendo le lacrime spingere sui miei occhi per uscire. Chiusi a chiave e mi lasciai andare silenziosamente.
“Hyun Joong, possibile che mi debbano ricordare in ogni secondo di te?! Spero solo che Jongsuk torni al più presto… almeno con lui posso ridere senza problemi!”, pensai, sfogandomi.
Una volta che mi fui calmata, cercai di nascondere il rossore dei miei occhi sciacquandomi il viso e passando un po’ di fondotinta che Cloe teneva nell’armadietto per le emergenze del dopo lavoro, per tornare fuori a proseguire il mio lavoro.
 
Dopo quella giornata di lavoro, che duro stranamente poco poiché chiudemmo verso le sei, tornai a casa e senza troppi indugi mi cambiai i vestiti per andare a fare una passeggiata al parco. Avevo bisogno di stare da sola, io e il mio i-pod, senza nessuno che mi chiedesse come andasse e come mi sentissi, così dopo essermi isolata dal resto del mondo, feci partire “U” di Hyun Joong, l’unica canzone che ero riuscita a trasferire dal suo computer al mio cellulare, e cominciai a camminare. “U” era l’ultima canzone che aveva composto prima di partire e che mi aveva dedicato quando ero andata a torvarlo per fare le valigie.
Tu, che puoi farmi sorridere.
Farò tesoro solo di te.

Fidati di me, così il mio cuore non potrà mai cambiare.
Riacquistai pian piano il sorriso a quelle parole e, avvistato il parco in lontananza, feci attenzione ad attraversare la strada per andare a sedermi accanto al laghetto delle anatre.
Tu sei l’unica nella mia vita.
Ti proteggerò sempre.
Ti prometto che per te farò qualsiasi cosa.
Le parole continuavano a fluire nelle mie orecchie, mentre sorridevo e guardavo divertita i bambini dare da mangiare alle anatre. Il cattivo umore che Jong mi aveva messo quel pomeriggio se n’era andato.
“Da quando sei partito non ci sentiamo quasi mai, neanche per messaggi... sei troppo impegnato con tuo padre. Chissà poi cosa starai facendo? Per fortuna c’è la tua voce con me”, pensai giocherellando con il ciondolo. Vidi una coppia arrivare da lontano e l’osservai quando si sedetto sulla prima panchina che trovarono: stettero un po’ lì, poi all’improvviso lui tirò fuori una scatolina e l’aprì, rivelando probabilmente un anello, dato che lei annuì energicamente.
Tu credi nel mio amore.
Sono nato per essere il tuo unico uomo.
Anche se arriverà la fine del mondo, io resterò al tuo fianco.
Ti prometto che amerò per sempre solo te.
La canzone finì e cominciai a cercarne una che potesse andarmi a genio in quel momento, quando sentii una voce familiare alle mie spalle. Mi girai e togliendomi le cuffie vidi di nuovo Donghae.
-E’ libero questo posto?-, domandò e annuii. Si sedette accanto a me nello stesso modo scomposto e comodo di quel pomeriggio.
Imbarazzata, guardai avanti a me, rimettendomi una cuffia e facendo partire la canzone che avevo trovato.
-Senti riguardo ad oggi pomeriggio… non so perché tuo fratello sia arrivato come se mi volesse sbranare, ma a quanto pare ha capito male. Non avevo cattive intenzioni-, disse di punto in bianco un po’ imbarazzato.
Ridacchiai e lo guardai divertita, pensando che forse priprio quel giorno Jong aveva fatto bene ad intervenire: -Ah, davvero?-, domandai tra l’ilare e lo scettico.
Donghae mi guardò di traverso sempre più imbarazzato, ma cercò di nasconderlo: -Sì, sarà sembrato che ci stessi provando, a proposito scusami per il commento che ho fatto, ma non è così-.
-No? Non pensi più che sono carina come fanno i tuoi amici?-, domandai punzecchiandolo sempre più divertita.
-Sì, cioè, volevo dire no… sì, sei carina e tanto anche, ma è un pensiero comune per tutti noi Super Junior. Pensavo non avessi sentito quel commento…-, si giustificò farfugliando. 
-Mh-, mugugnai trattenendomi per non scoppiare a ridere.
-Yha… è vero. Volevo solo chiederti se per caso ti andava di aiutarci a ridipingere le stanze dell’orfanotrofio qui vicino-, borbottò un po’ irritato.
Alla parola orfanotrofio drizzai le orecchie e mi feci più seria e curiosa: -Orfanotrofio?-, ripetei.
-Sì, quello all’angolo con la scuola, ce l’hai presente? Facciamo un po’ di volontariato quest’estate. Quei bambini ne hanno bisogno e abbiamo pensato a te, perché ci è piaciuta moltissimo la scenografia che hai disegnato per gli Shinee. Era colorata e allegra, due cose che ai bambini piacciono molto-, sorrise Donghae, dimenticandosi subito dell’imbarazzo generale.
-Che cosa carina! –cinguettai- certo, mi piacerebbe molto partecipare!-, sorrisi dolcemente.
-Perfetto!-, esclamò.
-Mi farai sapere quando dovremmo andare?-, domandai vedendolo alzarsi.
-Certo! Magari mando una e-mail a Jong, va bene?-, chiese. Annuii sorridendo.
-Ok, allora ci vediamo in giro-, disse congedandosi.
-Sì, ci vediamo Donghae-, sorrisi e lo guardai allontanarsi.
“E’ un ragazzo gentile e simpatico. Abbiamo sbagliato tutti a trarre conclusioni affrettate –pensai ridendo fra me- Ho già delle idee per quei bambini e chissà se Federica vorrà partecipare? All’occorrenza porto anche Sukkie”, risi alzandomi per tornare a casa: il solo stava lentamente scendendo e mi sarei dovuta fare una doccia prima di sedermi a tavola con la mia famiglia. Azionai di nuovo le musiche e m’incamminai.
***
Passò qualche giorno e Donghae si fece subito vivo, spiegando a Jong come stavano le cose e informandoci sul giorno in cui avremmo iniziato a lavorare per le stanze dei bambini. Avvertii anche Federica, che accettò volentieri, perché anche se non ricordava i momenti in cui era vissuta lì, sapeva bene che quei bambini ne avevano bisogno. Avremmo iniziato da luglio a ridipingere tutto e l’idea che avevo era di disegnare un animale su una parete di ogni stanza, così ripresi a vivere di nuovo, disegnando per loro e tenendomi occupata. Jong però non smise di preoccuparsi, perché continuò a chiedermi della festa di compleanno e cosa avrei voluto fare, ricevendo solo dei “niente” fermi, finché non tornò Sukkie due giorni dopo la proposta di Donghae.
Ero a lavoro quella mattina ed erano quasi le undici: i clienti erano andati via quasi tutti e avremmo chiuso a mezzogiorno. Mi dedicai a pulire e a risistemare le piatti e bicchieri, quando sentii la porta del negozio aprirsi alle mie spalle: -Arrivo subito da lei, un secondo-, dissi finedo di pulire delle posate.
Non sentii una risposta, ma all’improvviso mi sentii cingere i fianchi da dietro e posarsi una testa s’una mia spalla.
-Ti sono mancato?-, domandò Jongsuk guardandomi sorridente. Quel ragazzo era bellissimo quando sorrideva e dalla prima volta che l’avevo visto avevo sempre pensato che se non ci fosse stato Hyun Joong e Sukkie non fosse stato gay, sicuramente mi sarei innamorata di lui all’istante, ignorando tutti i miei precedenti pretendenti di cui avevo pensato lo stesso.
Mi girai subito, sciogliendo l’abbraccio e gli gettai le braccia al collo: -Ciao, Sukkie! Certo che mi sei mancato!-, dissi stringendolo.
Jongsuk scoppiò a ridere e ricambiò la stretta: -Sono contento, almeno significa che ci tieni a me-.
Sciolsi l’abbraccio e lo guardai male, ma non nascosi un sorriso: -Certo che ci tengo –commetai dandogli un debole pugno sul petto- sei il mio migliore amico, no?-, sorrisi.
-E tu la mia migliore amica-, replicò lui accarezzandomi i capelli.
Jongsuk era altissimo rispetto a me: un metro e ottantasei d’altezza, accanto solo ad un metro e sessanta scarso; un gigante, e mi piaceva proprio per questo, perché era la persona più alta che conoscessi. Persino più alta di Hyun Joong!
-Hai finito di lavorare?-, domandò con curiosità.
-No, manca ancora un’ora-, dissi dispiaciuta.
-Allora ti aspetto facendoti compagnia. Ho detto ai miei che mangio fuori-, sorrise.
-Vieni a casa nostra allora, avverto mia madre di cucinare per una persona in più-, proposi.
-Non disturbo?-, chiese.
-Nah… a casa mia più siamo e più ci divertiamo-, sorrisi dolcemente prendendo il telefono.
Chiamai mia madre, la quale non si fece problemi anche perché da tempo voleva conoscere il mio nuovo migliore amico, e dissi a Sukkie che non c’erano problemi.
Nel tempo che trascorremmo insieme gli proposi di venire a dare una mano all’orfanotrofio e alla parola magica “Donghae”, Sukkie accettò senza battere ciglio.
Mi divertii con lui nei giorni seguenti. Era una ventata d’aria fresca quei giorni, ma quando Jong gli disse del mio compleanno, Jongsuk ci rimase male, pur non asfissiandomi come mio fratello. Capiva il mio stato d’animo e mi lasciava spazo per respirare.
Passo il compleanno di Hyun Joong e gli spedii per posta un regalo: un braccialetto d’argento con i nostri nomi incisi sopra e la data in cui ci eravamo messi insieme, con in più una lettera. Ci sentivamo davvero poco, perché i nostri impegni e il fuso orario non coinciva mai, ma quando ci riuscivamo era breve ed intenso. Più speciale del vedersi ogni giorno.
Per un po’ di tempo a casa mia non si parlò più del mio compleanno, ma della vacanza di una settimana che stavano organizzando gli Shinee a Barcellona, fin quando la sera prima mio padre, il quale non si era mai interessato alle feste, a tavola disse: -Domani sera andiamo a cena fuori per il tuo compleanno-.
Lo guardai perplessa: -Perché? Avevo detto di non voler far niente-.
-Infatti non faremo nulla, è solo una cena in famiglia. Va bene, no?-, disse.
Papà sorrise e quel sorriso mi fece fidare: -Va bene-, risposi.
-Domani andiamo a trovare un bel vestito da metterti allora. E’ pur sempre un giorno importante e voglio che tu sia vestita come una principessa-, commentò mamma.
-Mamma…-, l’ammonii esasperata e terrificata al solo pensiero di cercare ancora vestiti.
-Fagli mettere quello che vuole lei, tesoro. Non voglio che si senta a disagio-, disse papà masticando un boccone di carne.
-Sì, non preoccuparti seguirò i suoi gusti-, confermò mamma.
-Staremo bene. Almeno farai qualcosa-, commetò Jong sorridente. Mio fratello mi fece pensare che mi stessero nascondendo qualcosa, ma distolsi subito quel pensiero, perché papà non parlava mai a sproposito e non era tipo da organizzare sorprese, perciò ero molto tranquilla.
Finimmo di mangiare tranquillamente e poi, aiutata mamma a fare i piatti, ci mettemmo tutti insieme a guardare un film per famiglie, finché la serata non finì e andammo tutti a dormire.
 
***
Il giorno dopo passò in fretta, fra il mio breve turno di lavoro e lo schopping. Venne anche a Sukkie a fare shopping e il suo modo di correre ovunque fra i negozi mi ricordò molto Kibum, anche se non ero mai costretta da lui a provare vestiti su vestiti, si limitava invece a seguirmi e a incoraggiarmi, aiutandomi a scegliere.
-Che ne dici di questo vestito bianco e azzurro?-, domandai a Jongsuk prendendo il vestito in mano: era completamente bianco, con solo un semplice nastro azzurro che fasciava il busto appena sotto il seno.
-E’ carino, e ti rispecchia molto, però anche quello blu a pois non è male, visto che ha lo scollo dietro come un prendisole. Perché non li provi per vedere come ti stanno?-, rispose sorridendo.
Annuii e dopo averli provati entrabi chiesi quale mi stesse meglio: -Allora?-, sorrisi.
-A me piace di più quello a pois. Trovo che ti doni di più-, rispose mamma, tenendo in braccio Nanà s’un fianco.
-Sì, lo credo anch’io-, confermò Jongsuk annuendo.
Dopo aver deciso, pagammo e uscimmo dal negozio. Mamma aveva ancora qualche commissione da fare, se non che trovare un vestitino carino per Nanà, così Jongsuk ed io rimanemmo soli a gironzolare per il centrocommerciale. C’inbucammo nel negozio di animali, da dove non uscimmo per più di un’ora, poi tornammo indietro e cominciammo ad avviarci per tornare a casa. Mamma sarebbe tornata insieme a Nanà e alle sue amiche.
-L’hai sentito?-, domandò Jongsuk all’improvviso, sulla strada del ritorno.
Alzai lo sguardo su di lui perplessa: -Chi?-, domandai.
-Hyun Joong, chi se no?-, sorrise come se fosse la risposta più scontata del mondo. Mi rattristai, perché non sentivo Hyun Joong da due giorni.
-No, ancora no. Aveva detto che si sarebbe fatto sentire lui, perché era impegnato, perciò evito di chiamarlo-, risposi calciando un sassolino per terra.
-Mh… capisco-, commentò.
Per un po’ non parlammo, ma poi mi rivolse un gran sorriso e mi attrasse a sé con il braccio libero, dato che con l’altro stava portando le mie buste, continuando a camminare. Mi abbracciò forte, baciandomi i capelli, senza curarsi di nulla. Era la prima volta che Jongsuk si dimostrava così affettuoso nei miei confronti, perciò mi lasciò sorpresa, ma allo stesso tempo contenta.
-Vedrai che entro sta sera si farà sentire. E’ il tuo compleanno, dannazione! Non vorrà far desiderare proprio oggi!-, scherzò.
-Lo spero per lui, altrimenti quando torna di lui ne farò rimanere un cumulo di cenere-, sbottai sarcastica.
Jongsuk rise: -Così ti voglio!-, commentò.
Arrivati a casa, salutai Sukkie che tornò indietro e attesi che arrivasse l’ora in cui mi sarei dovuta preparare. Mi feci una rapida doccia, dedicando più tempo del solito ai miei capelli che non avevano intenzione di voler essere domati quel giorno, e nel frattempo mandai un messaggio a Hyun Joong: “E’ tutto il giorno che aspetto una tua telefonata. Perché non mi chiami?”.
Attesi una risposta cominciando ad infilarmi il vestito e le scarpe in corda dello stesso colore del vestito, e gli mandai un altro messaggio: “YHA! Rispondimi almeno è il mio compleanno! Ti sei già dimenticato di me in soli quindici giorni?!”.
Tornai al bagno, ma lo trovai occupato da Jong, provai quindi quello di sotto, ma era occupato da mamma, la quale stava facendo il bagno a Nanà, così tornai in camera. Vidi il telefono vibrare e lessi il nome, rispondendo subito.
-Ce l’hai fatta!-, dissi scocciata.
-Scusami, amore… non ho sentito la sveglia vibrare e non mi sono svegliato. Qui a Londra è mezzogiorno, ma non mi sono ancora abituato al nuovo orario-, sentii biascicare dispiaciuto Hyun Joong e mi ricordai all’improvviso del fuso orario di dodici ore che dovevamo seguire.
-Accidenti! E’ vero il fuso orario…. Scusami, ti ho svegliato!-, mi affrettai a scusarmi.
-Non preoccuparti. E’ meglio che tu mi abbia svegliato, oggi devo essere in orario per fare commissioni importanti a mio padre… e le avrei già dovute finire –mi consolò- Ma lasciamo stare, ci penserò dopo… Buon compleanno, amore!-, mi gridò nelle orecchie, frantumandomi un timpano.
-Grazie -risposi sorridendo fra me- mi sorprende che tu sia così vitale di primo mattino-.
-Mi sto abituando in fretta agli orari –commetò ridacchiando, per poi cambiare discorso- Allora? Come vanno le cose lì?-, domandò e lo sentii trafficare con qualcosa di molto rumoroso, forse dei piatti.
Sospirai triste: -Vanno…-, risposi.
-Mh… però sei triste, vero?-, chiese cercando di prendermi per il verso giusto.
-Mi manchi… e vorrei che fossi qui. Nulla di più-, dissi sincera, allungandomi sul letto per poi fissare il soffitto.
Sta volta fu Hyun Joong e sospirare dall’altro capo del telefono: -Lo so… non immagini quanto tu possa mancare a me-.
-Le cose con tuo padre come vanno?-, domandai curiosa, sperando che con lui procedesse bene.
-Insomma… vanno. Non si può dire che ci parliamo come se fossimo padre e figlio, piuttosto come due estranei, ma almeno non ci litigo-, rispose.
Sorrisi fra me: -Per fortuna. Mi fa piacere sentirtelo dire… però perché non provi a recuperare un po’ il rapporto?-, domandai.
-Non è semplice come credi. E’ come tentare di rimettere insieme i cocci di un vaso rotto senza colla-, rispose con l’amaro in bocca.
-Provaci, amore. Almeno potrai dire che hai tentato. Pensa che dopo potrai convincere Federica a conoscerlo meglio… credo che anche a lei non piacia molto. Ho notato che non ne parla mai volentieri… a proposito è successo qualcosa quando si sono visti? Non mi avete mai detto niente-, chiesi curiosa e preoccupata al tempo stesso.
-Papà si è limitato a parlargli e a spiegargli come fossero andate le cose quella volta, ma niente di più. Sembra che il suo interesse iniziale nel ritrovarla sia scomparso del tutto-, rispose.
-Ho capito… -dissi dipiaciuta per Federica- ma almeno ha te. Ricordati che adesso siete una famiglia-, sorrisi fra me. Mentre parlavo con lui, mi vestii, indossando il vestito che avevo scelto e lasciando i capelli sciolti. Continuammo a parlare del più e del meno, senza curarci dei soldi che avremmo speso, dato che Hyun Joong aveva acquistato appositamente una scheda internazionale.
-Cosa farai questa sera? Grande festa?-domandò allegro- A proposito non metterti niente di troppo scollato quando non ci sono-.
-Per tua informazione sto indossando un vestito dalla scollatura piuttosto vertiginosa per colpa di Kibum, e la gonna è corta abbastanza da lasciarmi scoperto molto delle mie gambe. Ho intenzione di divertirmi in tutti i sensi in discoteca!-, lo pungolai, guardandomi allo specchio e pensando che il mio vestito era molto più ordinario di come l’avevo descritto: la gonna arrivava appena sopra il ginocchio, e senza scollatura. Il corpino si allacciava dietro al collo, lasciando scoperte solo le spalle.
-YHA! Cambiati subito! Non hai il permesso di andare vestita in quel modo quando non ci sono!-, sbottò arrabbiato.
-Ooh… siamo gelosi? E poi come osi? Non sei mica mio padre! Posso vestirmi come voglio!-, continuai a stuzzicarlo, soffocando una risata.
-Non sarò tuo padre, ma sono il tuo fidanzato, perciò vatti a cambiare immediatamente! Mi stupisco che ti mandino in giro conciata a quel modo! Dov’è finito quell’inutile di tuo fratello?!-, continuò a sbraitare.
-E’ di sotto che aspetta. Stiamo per andare-, risposi tranquillamente.
-Di sotto che aspetta?! COSPIRA ALLE MIE SPALLE! E Federica!? Almeno lei spero che ti abbia detto qualcosa!-.
-No, anche lei è di sotto con gli altri-, mentii spudoratamente.
-Non ci credo… anche lei? –mormorò sconvolto prima di fracassarmi un timpano con un acuto- YHA! Prima che parta seduta stante per la Corea ti consiglio di cambiati!-, sentenziò più nel panico che fuori di sé. Scoppai in un sonora risata che lo fece innervosire ancora di più, ma cercai di calmarlo.
-Rilassati, Hyun Joong, stavo scherzando –risi a crepapelle- In realtà stiamo per andare a cena fuori la mia famiglia ed io. Non ho voluto fare nulla-, dissi, mentre mi calmavo e tralasciando di rivelargli il dettaglio che non avevo voluto organizzare niente, perché lui non ci sarebbe stato quella sera.
-Perché? Amore, sono i tuoi diciotto anni!-, disse indignato e preocupato.
-Appunto, sono i miei- mormorai decisa nel sottolineare l’ultima parola.
-Aigoo… sono sicuro che è colpa…-, cominciò a borbottare, ma le urla di Nanà che arrivarono dal piano di sotto: -Yaya!!! Facciamo taddi alla cena! Scendi!-.
-Arrivo! –urlari di rimando a mia sorella- Amore? Scusami, devo andare. Ci sentiamo domani, va bene?-, dissi alzandomi e prendendo la borsa con un giacchetto per la sera-.
-Va bene. Divertiti-, disse Hyun Joong e per un attimo ebbi la sensazione che stesse sghignazzando dall’altro lato. Stavo avendo le allucinazioni?
Perplessa guardai la cornetta e scossi la testa, rispondendo: -Lo farò. Ti amo-.
 -Ti amo anch’io-, lo sentii dire, riattaccando.
Scesi e, presa la borsa, uscii avviandomi alla macchina, mentre mamma cercava un giacchetto per Nanà nella fretta e Jonghyun correva per la casa a cercare per l’ennesima volta il suo cellulare, probabilmente suicidatosi da qualche parte. Entrai nell’abitacolo della macchina e attesi finché non arrivarono e partimmo.
 
-Mi spiegate dove stiamo andando?-, domadai allarmata guardando fuori dal finestrino. Era più di mezz’ora che stavamo viaggiando, mentre mi avevano detto che il ristorante si trovava appena a pochi minuti da casa nostra. 
-Siamo quasi arrivati-, rispose papà lanciandomi uno sguardo dallo specchietto retrovisore.
Nanà, seduta fre me e Jonghyun nel suo seggiolino, mi sorrise: -Non sei contenta, unnie? E’ il tuo compleanno!-, disse innocentemente.
-Certo che sono contenta-, risposi accarezzandole i capelli e forzando un sorriso, che sperai risultasse vero.
-Con quella faccia no di certo-, commentò sarcastico Jong, alzando gli occhi su di me, ma tonando subito al suo cellulare con cui stava armaggiando da quando eravamo partiti.
-Yha! Anche se fosse non sono affari tuoi!-, lo ammonii scrucciandomi.
-Smettetela di litigare, siamo arrivati davvero. Non voglio sentirvi fiatare sta sera, perciò tieniti i tuoi commenti, Jong, chiaro?-, c’interruppe papà severo svoltando a destra per poi parcheggiare in un enorme parcheggio.
-Sì…-, borbottò Jong contrariato.
Scendemmo dalla macchina e guardai subito il ristorante, che come previsto, era molto tranquillo e modesto. Non esagerato, ma piccolo e carino, proprio come piaceva ai miei genitori. C’eravamo stati una volta, forse per qualche festa, non ricordavo molto bene, ma sapevo che dentro c’era una sala abbastanza grande da contenere circa cento persone e che mi era piaciuto moltissimo sia per il cibo, sia per l’angolo karaoke con cui intrattenevano i commensali.
-Te lo ricordi?-, domandò mamma, mentre c’incamminavamo verso l’entrata.
-Sì, ma quando ci siamo venuti?-, chiesi sbirciando dentro le finestre, ma le tende spesse e scure me lo impedirono.
-Qualche anno fa per il compleanno di Nanà-, rispose lei.
-Ah, già –commentai, fulminando subito dopo Jong che non smetteva di scrivere a qualcuno sul cellulare- la smetti di messaggiare? E’ da quando siamo partiti che non fai altro che scriverti con qualcuno. Cosa stai confessando di più importante di tua sorella?-, lo ammoii.
-Non sono affari tuoi-, rispose imitandomi. Sospirai vinta, guardandolo male e rivolsi di nuovo lo sguardo al ristorante, che però aveva all’improvviso qualcosa di strano.
-Perché hanno spento le luci?-, domandai davanti all’entrata.
-Non lo so, forse è saltata momentaneamente la corrente. Entriamo-, rispose papà titubante, incoraggiandomi però ad entrare per prima.
Aprii la porta d’entrata, facendo ingresso e notando subito delle sagome nel buio a qualche metro di distanza fa me. Aguzzai la vista per capire che cosa fossero e subito la luce si accese, rivelando un boato di voci che mi fecero saltare, insieme a quelle dei miei genitori, Jong e nanà dietro di me.
-BUON COMPLEANNO, YAYA!-, escplosero Shinee, SS501, Hongki e la sua famiglia, Amber, IU, Federica e Sara comprese.
-No… non è possibile-, mormorai portandomi una mano al viso per coprirmi e vergognandomi come una ladra, anche se felicissima della sorpresa. Dietro ai ragazzi c’erano due enormi palloncini a forma di “18” rigorosamente rosa, con altri a forma di stelle argentate: immaginai che fossero opera di Kibum. Sui tavoli invece dei segna posti di tanti colori diversi avevano già fissato dove ci saremmo dovuti sedere.
-E’ impossibile! Avevo detto niente feste!-, sorrisi nel vederli arrivare a valanga su di me. Li abbracciai uno ad uno, non dimenticando nessuno.
-Non potevamo lasciarti da sola a deprimerti per il nostro stupido leader in un giorno così importante! Proprio tu che ci hai sempre tirato su di morale!  E poi ci siamo divertiti così tanto a preparare tutto, tutti insieme!-, rispose Jung Min stringendomi a sé come se fossi sua sorella minore. Ormai, da quando Hyun Joong ed io ci eravamo messi insieme e soprattutto da quando avevamo rivelato a Jong di frequentarci, Jung Min aveva preso pieno possesso di me come un secondo Kibum. Per non parlare dell’amicizia che era nata fra i due: sembravano che fossero stati divisi alla nascita.
-Dovevamo fare qualcosa per te, Yaya. Sei stata così triste in questi giorni che era impossibile vederti così-, commentò Onew, mentre salutavo Minho.
-Ora capisco perché non avete più parlato del mio compleanno all’improvviso-, dissi guardandoli senza riuscire a smettere di guardarli.
-E’ stata un’idea di Key-, disse sincero Hyung Jun, lanciando un’occhiata affettuosa a Kibum.
-Sì, beh…-, cominciò Jong alle mie spalle, che probabilmente voleva essere partecipe della conversazione, ma Federica lo bloccò sul nascere: -Sì, Jong, è stata anche una tua idea-, disse facendo segno di “no” dietro di lui.
-Grazie, Key-, gli sorrisi dolcemente.
Papà arrivò dietro di me e mi paòò un braccio attorno alle spalle, baciandomi i capelli: -Sta volta è vero, si è dato molto da fare per te-, sorrise guardando Jong.
-Ecco! Almeno qualche volta mi riconosci qualcosa-, borbottò Jong, ma corsi ad abbracciarlo per non farlo parlare più di tanto: -Grazie, Oppa!-, cinguettai buttandogli le braccia al collo.
-Yha… -mormorò sorridendo- è la prima volta dopo sette anni che mi chiami oppa. Che cos’è successo? Avevi undici anni l’ultima volta-.
-Oggi mi sento in vena di chiamarti così: sono felice-, dissi sciogliendo l’abbraccio, ma senza fornire troppe spiegazioni. Era vero, avevo smesso di chiamarlo Oppa, quando era diventato il ragazzo di Krystal: odiavo il modo con cui lo apostrofava ogni volta ed ero tornata ad odiarlo quando avevo sentito chiamare Hyun Joong in quel modo.
Mi guardai intorno e mi accorsi che Jongsuk non era ancora arrivato: -Jongsuk?-, domandai curiosa e dispiaciuta che non ci fosse.
-Oh, ha detto che sarebbe arrivato in ritardo per via di una commissione importante-, rispose Federica.
-Ah…-, mormorai dispiaciuta.
-Non preoccuparti, arriverà-, sorrise Kyu Jong.
-Avrà avuto solo un contrattempo-, scrollò le spalle Young Saeng.
In quel momento arrivò un cameriere che ci chiese se fossimo pronti per poter cominciare a portare i piatti, così papà fece cenno di sì e ci accomodammo ai tavoli. Il cibo era buono e divorammo il primo piatto senza troppe cerimonie, anche perché alle nove e mezza di sera la fame cominciava a farsi sentire. Ero stata messa a capo di un’enorme tavolata dove sedemmo tutti insieme, eccetto i miei genitori e Nanà che avevano preferito avere un tavolo per loro, in modo da poter imboccare la piccola con un seggiolone senza problemi. Mangiando, attesi che Sukkie facesse ingresso da un momento all’altro. Non sapevo perché, ma tenevo molto a quel ragazzo, molto più di quando avessi tenuto a Tiffany in tanti anni di amicizia, se così si poteva definire, perciò mi dispiaceva un po’ il suo ritardo. Tra me e Tiffany non c’era stata mai molta complicità, ma eravamo sempre state bene insieme, fin quando non aveva scelto Krystal; con Jongsuk era diverso, perché a volte bastava uno sguardo per poter capire l’uno i pensieri dell’altra.
“Roba da migliori amici”, pensai sorridendo fra me, mettendo un boccone in bocca. Il mio cellulare vibrò sul tavolo e lessi sul display che c’era un messaggio in arrivo. Aprii la posta e lessi il messaggio: “Ti prego, perdonami!!! T_T Sono in estremo ritardo, ma non è colpa mia, lo giuro! Spero solo che il regalo possa farmi perdonare! Sto arrivando più veloce della luce!”. Scoppiai in una sonora risata, attirando lo sguardo degli altri e spiegai: -Sukkie è in arrivo-.
Qualche minuto dopo Jongsuk entrò nel ristorante con un enorme pacco fra le mani, ma ignorai quel particolare e mi fiondai fra le sue braccia per salutarlo.
-Quanta enfasi per salutare il tuo migliore amico! Non oso immaginare se fossi stato il tuo ragazzo!-, rise tentando di abbracciare sia me, sia di tenere in braccio il pacco che da vicino sembrava sempre più enorme.
-Già, se non sapessi che sei la ragazza di uno dei miei migliori amici, direi che sei innamorata di Jongsuk-, commentò Jung Min arrivando con al seguito gli altri.
-Ho pensato che non arrivassi più! Perché hai fatto tardi?-, dissi guardando Jongsuk  curiosa, e sciogliendo l’abbraccio.
-Per il regalo-, rispose Kibum un po’ seccato. Che cos’era successo? Kibum aveva detto di dover essere rigorosamente in orario e il ritardo di Jongsuk aveva sballato i suoi piani?
-Ehi, io ho fatto del mio meglio per essere in orario, ma il regalo non voleva entrare nella scatola!-, borbottò Sukkie offeso.
-Dai, Key, in fondo non è successo nulla di grave: guarda il lato positivo, almeno è vivo e non si ammazzato insieme al regalo per arrivare-, disse Feffe dandogli una leggera e scherzosa gomitata su un braccio per sdrammatizzare. Jongsuk mise a terra il pacco.
-Abbiamo pensato che fosse l’unica cosa che ti sarebbe piaciuta veramente-, osservò Taemin, che teneva teneramente per mano Sara, ignorando il piccolo battibecco.
-Già, sei così difficile di gusti che ci siamo strappati i capelli fino a quando Minho non ha avuto un lampo di genio-, osservò Jong inorridito al ricordo dei giorni precedenti.
Papà arrivò in tutta calma insieme a mamma, ma non appenà fu davanti a noi sgranò gli occhi: -Oddio…-, commentò sconvolto notando le dimensioni della scatola.
-Aprilo, Yaya! Aprilo!-, strillò Nanà saltellando sul posto e abbracciando il pacco troppo grande per lei.
-Adesso? -domandai- ma dobbiamo ancora finire di cenare-, osservai perplessa.
-Sarebbe dovuto già essere aperto-, disse Kibum acido.
-Smettila, Key-, intervenne Federica.
-Dai, Yaya!-, mi sollecitò Nanà.
-Va bene, va bene! Lo apro!-, e così dicendo cominciai a sciogliere il fiocco verde che era allacciato intorno. Vidi dei buchi sulla parte superiore del coperchio e m’incuriosii sempre di più, sentendo che qualcosa si muoveva e arrivando ormai a capire che cos’era.
-Io avevo detto di prenderlo abbastanza grande, ma non intendevo delle proporzioni di un cavallo!-, commentò papà divertito, mentre sollevavo il coperchio e lanciavo un grido di gioia. Presi in braccio il cucciolo di Husky che era subito saltato fuori dalla scatola e comiciai a ridere, vedendolo cercare la mia faccia con la lingua nel tentativo di potermi lavare la faccia. Il cucciolo era grigio, con una maschera bianca sul muso e gli occhi azzurri.
-Oh my God,  sei belissimo!!!-, pigolai contenta.
-Non potevamo scegliere una taglia meno grande di questa, non sarebbe stata così felice di riceverlo-, commentò Jongsuk ridendo.
-Dovevamo aspettarcelo-, disse mamma più felice di me nel vedere un cucciolo della sua razza preferita finalmente entrare nella nostra famiglia.
-Quanto ha?-, domandai guardando gli invitati.
-Quando siamo andati a prenderlo al canile ci hanno detto che ha circa due mesi-, rispose contenta IU.
-E sei già così enorme?-, domandai al cane che aveva le dimensioni di un barboncino adulto.
-E’ un maschio –disse Kibum- e gli avevano già dato un nome per distinguerlo dai fratelli. Hanno detto di averlo chiamato Joyan-, spiegò chiandosi ad accarezzarlo accanto a me.
-Un maschio… -commentò quasi schifato Jong- avevo espressamente chiesto di prendere una femmina-, borbottò.
-Non era tuo il regalo, Jong, ma di tua sorella-, lo rimbeccò Hongki con sorriso.
-Jo-Yan… -ripetei scandendo le sillabe del nome- mi piace!-, annunciai sorridendo.
Papà si schiarì la voce vedendo arrivare la seconda portata di cibo e ci sollecitò tutti a tonare a tavola. Fortunatamente quella sera in quel ristorante c’eravamo solo noi, così potemmo tenere il nuovo arrivato a gironzolare per la sala liberamente. Era sta una sorpresa magnifica ricevere quel cane come regalo di compleanno, perché non avrei potuto chiedere di meglio.
Continuammo così a mangiare indisturbati, ascoltando le peripezie di Jongsuk che era stato trattenuto a casa da Joyan, che fino a qualche minuti prima di andare via non aveva avuto intenzione di entrare dentro la scatola da regalo. Nanà dopo aver finito di cenare si appropriò delle cambe di Kyu Jong e non si mosse da vicino a lui fin quando mamma e papà, finito di cenare, non si alzarono per recuperarla e andare a domandare un favore ai proprietari del locale. Quando tornarono, sussurrarono qualcosa all’orecchio di Jonghyun e si sorrisero complici: Jong si alzò dalla tavola, andando a sedersi sul piccolo palco nell’angolo karaoke del ristorante, dove era andato a sedersi anche il proprietario a cui disse qualcosa, rivolgendosi poi a noi, schiarendosi la voce.
-Beh… che dire? Oggi è un giorno molto importante per la mia sorellina, a cui faccio i migliori auguri di compleanno, ma è anche un giorno molto importante per me… -cominciò impacciato e notai mia madre passare un cd al ragazzo che stava armeggiando con un computer e il televisore dietro Jong- ...diciotto anni fa è nata la persona che, anche se in un periodo buio, ha reso la mia vita bella come lo è ora. Sorellina, se fossi stato un fratello migliore, meno appiccicoso, meno iperprotettivo e rompi scatole, mi sarei potuto fermare a pensare a cosa regalarti, oltre che ad un cucciolo insieme a tutti gli altri, ma non ne sono stato capace. Non sono un tuttofare come Key, o un fratello impeccabile come Taemin, perciò l’unica cosa che posso fare è dedicarti “You are my life" di Michael Jackson, dato che dici sempre che la mia voce gli assomiglia molto…-.
-Esibizionista!-, gridò papà ed ebbi un déjà-vù, solo che questa volta l'esibizionista inquestione non era Hyun Joong, ma mio fratello.
Jong ignorò nostro padre e andò avanti: -…cantare è la cosa che mi riesce meglio e questa canzone esprime tutto ciò che vorrei dirti. Ti voglio bene-.
Mio fratello si girò a dare l’ok al ragazzo dietro di lui e la base musicale cominciò, mentre sullo schermo della televisione cominciacavano apparire le mie foto che ripercorsero tutta la mia vita.
-”Tutto ad un tratto ero perso in un mondo di estranei..”-. Le fotografie di quando Jong era piccolo, proprio il periodo in cui Yoona era scomparsa.
-“Nessuno di cui fidarmi… per conto mio… ero solo”-. Jong inseme a papà, ma con il volto vuoto e spaventato.
-“Poi improvvisamente sei arrivata”-. Le prime fotografie scattate con Jong in Italia.
-”Prima era nuvoloso, ma ora è così chiaro”-. Le foto con i nonni.
-”Hai portato via la paura e mi hai riportato alla vita”-. Una fotografia scattata con Hongki e Jong da piccoli che non avevo mai visto prima d’allora; senza volerlo il mio viso si girò verso Kangin e Sooyoung i quali mi sorrisero impacciati al ricordo di quella foto e tornai al video.
-”Tu sei il sole, mi fai brillare come e più delle stelle. Quel barlume nella notte…”-. L’arrivo di Angelica nella nostra famiglia e le foto insieme a lei.
-”Tu sei la luna che brilla nel mio cuore”-. Foto con i SS501 scattate qualche giorno prima della partenza di Hyun Joong.
-”Sei il mio giorno, la mia notte, il mio mondo”-. Foto con gli Shinee, con Federica, ai pic-nic, in campeggio, al mare.
-”Tu sei la mia vita”-. Una bellissima foto con Jong, la mia preferita, scattata un anno prima al parco di fronte il laghetto delle paperelle, dove sorridevamo entrambi felici all’obbiettivo, mentre lo abbracciavo da dietro cingendogli il collo.
Il video continuò così e mentre le immagini scorrevano davanti ai nostri occhi non mi accorsi che delle lacrime cominciarono a colarmi lungo le guance. Non avevo mai capito perché mio fratello fosse così attaccato a me, ma in quel momento realizzai che ero stata una luce nel buio: prendendosi cura di me non aveva pensato alla mancanza di Yoona. Scese dal palco quando la musica stava per finire e, continuando a cantare e venendomi incontro, mi fece alzare dal posto dove ero per avvolgermi con le sue braccia muscolose. Mi sentii protetta e al sicuro rifugiandomi nel suo petto come ero solita fare da bambina.
-Ti voglio bene, fratellone. Davvero tanto… grazie-, sussurrai nelle sue orecchi quando ebbe finito di cantare.
-Te ne voglio anch’io, sorellina… Buon compleanno e grazie a te-, disse bacinadomi i capelli.
Da quel momento la serata trascorse senza altri colpi di scena e sorprese.
Verso le undici mamma e papà furono costretti a portare Nanà a casa, poiché cominciava a dormire sulle sedie, e rimanemmo soli anche se con il conto pagato. Dopo un po’ decidemmo anche noi di andar via, ma i ragazzi non avevano voglia di andare a casa, così decidemmo di andare a bere qualcosa al “Black Rhum”. Ci sedemmo ad un tavolo e ordinammo qualcosa per tutti, rimanendo i compagnia finchè Jung Min, Minho e Taemin non dovettero riaccompagnare a casa le loro ragazze. Federica rimase con noi e, salutati tutti loro, non ci volle molto che i soliti persero la testa e cominciarono ad ordinare cocktail su cocktail: Kibum e Onew si ubriacarono in poco tempo, ma fortunatamente nessuno dei SS501 e degli Shinee rimasti li seguì.
-Ragazzi, dov’è finito Kibum?-, domandai ad un certo punto, non avendolo più visto da un po’ di tempo.
-Non so, ha detto che andava in bagno-, rispose Federica guardandosi intorno perplessa. Alzai le sopracciglia cercandolo con gil occhi, ma non ne vidi traccia.
-Volete che vada a cercarlo?-, propose Young Saeng, ma lo fermai, perché vidi Kibum uscire dal bagno e dirigersi frettolosamente fuori dal locale.
-No, vado a recuperlo io. Torno subito-, dissi offrendomi e alzandomi nello stesso momento.
-Vuoi una mano? Kibum è intrattabile quando è ubriaco-, domandò Federica preoccupata.
 -No, credo di riuscire a cavarmela. Devo solo riportarlo dentro-, risposi scollando le spalle, ridendo.
-Aish! Se tuo fratello non si fosse perso a chiacchierare con Kyuhyun al bancone lo andrebbe a riprendere lui! Che cos’avrà da parlare con lui poi?-, borbottò Federica lanciando uno sguardo inceneritore a Jong.
Kyu Jong, Hyung Jun e Young Saeng risero, ma ero quasi all’uscita e non riuscii a sentire la risposta di Jongsuk che se la rideva insieme agli altri. Una volta fuori dal “Black Rhum” non faticai a trovare Kibum, il quale non si era allontanato troppo e stava per entrare nel parcheggio delle auto. Lo rincorsi fino ad arrivare da lui e lo bloccai prendendolo per un polso e farlo girare.
-Kibum!-, esclamai quando ripresi fiato.
Kibum mi sorrise, con la testa chissà in quale mondo, e afferrò le mie spalle, chinandosi alla luce per vedermi meglio: -Ah… sei tu. Pensavo fosse Feffe. Di solito è lei quella che m-ich riporta indietro-, disse ridendo.
-Sì… -dissi guardandolo di traverso per capire fino a che punto fosse ubriaco- forza, vieni con me-, commentai poi ignorando quello che aveva detto.
-Dove mi porti?- domandò fra le nuvole, mentre lo prendevo per mano per trascinarlo con me e non farlo scappare chissà dove.
-Ti riporto indietro, dove pensi che ti voglia portare?-, domandai scettica.
Lo sentii ridere ancora e fermarsi di botto, stringendo di più la sua mano attorno alla mia: -Non mi hai mai preso per mano-, sorrise avvicinandosi al mio viso.
-Questo perché non avevo nessuno motivo per farlo-, osservai cominciando ad aver fretta di tornare indietro.
-Perché no? In-ich… fondo in vacanza al mare avresti potuto-, disse sorridendo ancora e avvicinandosi ancora. Non riusciva a vedermi bene? Era a pochi centimetri dal mio naso, perciò indietreggiai sentendomi messa in soggezione. Guardandolo negli occhi, cercai di liberare la mia mano, ma la sua stretta si fece più forte tanto da torcermi il braccio per il dolore.
-Key, mi fai male-, dissi tentando di aprire la sua mano con forza.
-Male? –sorrise ironico, per poi scoppiare a ridere, ma non gli diedi retta, troppo presa ad allentare la presa- MALE?!-, ripetè urlando e mi spaventai. Aveva improvvisamente camibiato umore: sembrava lucido, ma leggevo la follia nei sui occhi.
-Kibum… non urlare, ti prego, ci stanno guardando tutti-, lo ammonii notando che i passanti avevano voltato lo sguardo verso di noi.
-Parli di male?! COME IL MALE CHE HAI FATTO A ME SCEGLIENDO HYUN JOONG!?-, sbraitò fuori di sé. I battiti del mio cuore accelerarono per il timore che potesse combianare qualcosa di brutto, e lo guardai pietrificata di fronte a quella parole: mi ero convinta che la cotta gli fosse passata.
“Key… perché stai dicendo questo? Non mi hai dimenticata? Sono passati mesi, dannazione! Persino Hyung Jun sta frequentando nuove ragazze!”, pensai maledicendomi. Possibile che quell’anno tutti i ragazzi mi ronzavano intorno come api col miele?!
-Key, cerca di calmarti…-, mormorai sconcertata.
-Non chiamarmi così! E soprattutto non dirmi quello che devo fare! –gridò strattonadomi e avvicinandomi pericolosamente a sé- Ho fatto di tutto per te! Sono stato un fratello, un amico… arrivando quasi a litigare con la mia migliore amica per te! Ma no… hai sempre preferito lui. LUI! Ti ha usata, umiliata e trattata male, ma l’hai sempre amato! Ed io che come un’idiota l’ho anche aiutato a farti passare una serata perfetta con te prima che partisse!-, urlò in un acuto.
-Key, mi stai facendo male!-, strillai, ma non sentiva. Era assente, come se il suo inconscio e l’alcool che aveva mandato giù gli stessero facendo buttare fuori tutto quello che immaginavo avesse trattenuto dentro. Gli avevo fatto del male… troppo male, perché l’avevo fatto innamorare inconsapevolmente e avevo ignorato i suoi sentimenti, credendo che fossero solo passeggeri. Non avevo mai tenuto conto che anche Kibum era un ragazzo come tutti gli altri, avendolo sempre considerato come un secondo fratello; non avevo tenuto conto che non era un ragazzo da fare regali a chiunque, preferendo riceverli e mettendo sempre se stesso al primo posto di fronte agli altri; se regalava qualcosa era sempre poco costosa e la vacanza al mare che era riuscito a regalarmi con la complicità di mia madre gli era costata sicuramente un occhio della testa. Solo in quegli istanti capii quanto tenesse a me e per quale motivo mia madre mi avesse sempre spinto fra le sue braccia: lei aveva sempre saputo tutto fin dall’inizio! Sapeva che Kibum provava qualcosa di più del semplice affetto e l’aveva sempre sostenuto, senza rivelarmi nulla! Forse essendo la sua confidente personale, dato che mia madre sapeva essere una buona ascoltatrice, proprio in quel periodo in cui con Federica i rapporti non erano molto stretti. Kim Kibum mi amava e mi aveva sempre amato, ma ero stata troppo ingenua e troppo ottusa per potermene accorgere. Io che avevo sempre rimproverato mio fratello della sua superficialità, avevo commesso il suo stesso errore…
Negli occhi di Kibum cominciai a scorgere uno scintillio di lacrime e in poco tempo la sua ira cedette il posto alla fase depressiva degli ubriachi: -Ho tentato di dimenticarti, ma non ci riesco! Ho cercato di esserti vicino anche così, ma quando ti vedo insieme ad un altro fa sempre più male! Ogni abbraccio, ogni bacio di qualcun altro è una pugnalata al cuore! Ma tutti sono migliori di me! Hyung Jun, Jung Min, Taemin! Persino Jongsuk è riuscito a fare breccia nel tuo cuore nel giro di un mese! Anche se ha fatto ritardo ed io ho cercato di farti trovare il meglio anche oggi! –urlò sull’orlo di una crisi di pianto- Che cos’ho che non va per te!? Volevo essere io il tuo migliore amico… IO! E hai rifiutato anche questo!-, disse sciogliendo finalmente la mano. Massaggiai lentamente le dita e vidi le lacrime scorrere copiose lungo le sue guance morbide e paffute.
-Kibum…-, sussurrai con il cuore in pena per lui. Mi sentivo un mostro.
-Perché non posso averti? PERCHE?!?!-, gridò scuotendomi per le spalle, azzerando le distanze frai nostri visi, e spaventandomi ancora. Alle mie spalle sentii le voci degli altri, forse richimati dalle sue urla e impensieriti dal tempo che scorreva senza vederci ritornare.
-Perché non ti amo, Key! –gridai a mia volta- Vorrei! Ma non ti amo!-, dissi sconvolta.
-Yaya!-, sentii la voce di Jongsuk alle mie spalle e i sui passi in corsa.
Kibum alzò gli occhi su di lui, guardandolo con odio, ma Jongsuk non ebbe il tempo di arrivare che Kibum azzerò gli utimi centimetri fra di noi, femandomi il viso con le mani, e premendo con le sue labbra sulle mie. Ebbi la sensazione di aver già vissuto qualcosa del genere e in un attimo il mio cervello ricordò il sogno che avevo fatto mesi prima, ma in quel sogno Kibum mi aveva ricordato maledettamente Hyun Joong. Adesso era solo rabbia e follia, che probabilmente non gli avrebbero fatto ricordare niente il giorno dopo.
Cercava avidamente le mie labbra mordendo e premendo con forza, mentre provavo ad allontanarlo, divincolandomi e spingendolo senza successo. Sentii a rallentatore anche le urla di Jonghyun, che stava dando di matto, e Federica.
Mio fratello piombò su Kibum, mollandogli un sonoro cazzotto che lo fece cadere a terra, e nello stesso momento Jongsuk mi prese fra le sue braccia, constatando se avessi qualcosa che non adasse bene: -Stai bene?-, domandò preoccupato.
Annuii, ma non staccai gli occhi da Kibum che veniva aiutato da Federica a rialzarsi da terra: -Sei impazzito!? Non lo vedi che è ubriaco!?-, urlò lei.
-Ubriaco!? A me sembra perfettamente sobrio!-, sbraitò Jong, che si avvicinava a me.
-Jong, calmati, non è successo niente-, dissi guardandolo per rassicurarlo.
-Niente!? Ti ha baciata senza il tuo permesso!-, mi urlò contro.
-Smettila, Jong! Kibum non sta bene! Se fosse stato in contidizioni migliori non l’avrebbe mai toccata! Lo sai che non lo farebbe mai, è il tuo migliore amico!-, gridò Federica e vidi i SS501 arrivare.
-Ragazzi, che cos’è succeso?-, domandò Hyung Jun preoccupato, ma Jong non diede il tempo di poter spiegare: -Perché l’hai fatto, allora?!-, urlò a Kibum.
-PERCHE’ L’AMO!-, ammise esasperato Kibum. Federica cercò di trattenerlo per un braccio, vedendo che voleva avanzare, ma Kibum si arrestò, rivelando il suo dolore e facendo rimanere a bocca aperta tutti i presenti. Tutti tranne Federica.
Calò il silenzio. Un silenzio in cui Jong cercò d’incamerare le sue parole e poterle capire, mentre Key si lasciava andare nuovamente a fiumi di lacrime amare.
-Tu… cosa?-, domandò mio fratello più che perplesso. Kibum non rispose e lo guardò assente, forse immerso solamente nel suo orgoglio distrutto da amante sofferente. Sospirò sonoramente e dandomi un ultimo sguardo si allontanò in direzione della sua macchina. Federica lo seguì, temendo che potesse fare qualche sciocchezza e nessuno fiatò.
-Sukkie, per favore, portami a casa…-, mormorai spezzando il silenzio che si era creato.
-Sì-, annuì cingendomi le spalle.
-No, tu torni a casa con me. Devi spiegarmi molte cose-, intervenne Jonghyun, ma con un gesto ed uno sguardo esasperato lo misi a tacere: -No, vai da Kibum. Si sentirà già uno schifo… adesso non capisce nulla, ma quando tonerà lucido si sentirà ancora più male per i sensi di colpa nei tuoi confronti –lo pregai con gli occhi- Resta con lui, Jong-, conclusi.
Salutai con un mezzo sorriso i SS501 e mi lasciai condurre da Jongsuk in macchina. Salii, pensando che il giorno dopo Hyun Joong avrebbe di sicuro saputo tutto tramite i suoi amici, e non ebbi la forza di parlare per tutto il tragitto. Jongsuk da parte sua non fece domande e come un buon amico si premurò solo di portarmi sana e salva a casa; anche per quello mi piaceva Jongsuk: diversamente da tutti gli altri, quando volevo rimere in silenzio non ero costretta a sentire per forza la sua curiosità nelle domande. Avrebbe aspettato pazientemente.
“Key, proprio tu che hai organizzato questa festa per rendermi felice… tu che dici di amarmi così tanto… hai rovinato tutto”, pensai rientrando a casa.
M’infilai il pigiama e portai Joyan in camera mia. Infilatami sotto le coperte, attesi con il nuovo cucciolo il ritorno di Jong, ma spensi subito la luce per non farmi trovare sveglia non appena lo sentii salire le scale.
“Spero solo che le cose fra voi due si sistemino, Key… non voglio essere la causa della rottura della vostra amicizia”, mi rimproverai chiudendo gli occhi.
Nel buoio cercai con una mano il ciondolo di Hyun Joong e lo strinsi forte fra le dita, mentre con la mano libera coccolavo Joyan. La presenza di quel cucciolo calmò pian piano il mio cuore che si sentiva in colpa e lentamente scivolai nel sonno: “Perdonami, Key…”.




{Spazio Alue :D}
Buon venerdì a tutti!! Come va? Passata bene la settimana? Io no ._. ero in gita. Una settimana d'inferno .-. *se la svagheggia, perché sa che tutti sono con i fucili puntati su di lei: causa Kibum* Ehm.. si *sorride* Vi prego, perdonatemiiiiii!!!!! T_______T Lo so che chi ama alla follia Kibum, vorrebbe solo infilarmi qualcosa nel CAPRANZI! Ma anche lui prima o poi doveva esplodere no?  Ebbene, è esploso ._. BOOM! Patt u.u Però ora che ha toccato il fondo può solo risalire :D Bene, mettetevi comodi che siamo arrivati alla fine! Manca solo un capitolo e poi bye bye fanfiction! Contenti eh, di non avermi più fra i piedi :D (ç_ç piango ._.). Che presa a male ragazzi... Oh, ma che carino Donghaer che fa volontariato con i Suju! *^* caruccio, caruccio. Ma... Hyun Joong tornerà? Mh, sempre più tentata di non farlo tornare u.u Voi che dite? :D 
Ebbene, io vi lascio con questo MADORNALE dubbio, e un abbraccio (ruffiano :D) per tutti! ^^ 
Love U! <3 Bye!! 

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