Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Harrys_bravery    28/03/2014    16 recensioni
Vi ricordate Ally? La spigliata bambina dagli occhi blu, che da un po' ormai riempie le vite di Harry e Louis? Bè secondo voi come reagirà al matrimonio dei due? E all' arrivo di un secondogenito? Scopriamolo insieme!
Dal testo:
"Tra nove mesi avrai un fratellino piccolino piccolino, oppure una sorellina chi lo sa!”. La bambina cominciò a saltare sul divano per poi immobilizzarsi un attimo e chiedere: “Che vuol dire un fratellino o una sorellina? Deve essere maschio e basta. Io devo rimanere la principessa della casa”.
Singlefather!Louis ; Teacher!Harry; Sequel Be with me so Happily e Right Home.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Angolo Autrice

Ciao :) Sono tornata! non vi sbarazzerete MAI di me. Allora, ho mille cose da dire quindi andiamo dritti al sodo. Questa os è il sequel (del sequel) (omg!) di Be with me so happily  Right Home . Se siete qui per la prima volta SHAME ON YOU! vi consiglio di leggere almeno Be with me so Happily, che è l'os di partenza, Right Home infatti è solo un episodio aggiuntivo, credo che la storia si capisca bene anche senza la seconda os :). Siete stati in tantissimi a chiedermi di continuare, quindi l' ho fatto per non deludervi, però non ci saranno altri sequel perchè penso che con questa Shot gli argomenti di cui trattare siano finiti, e perchè io amo troppo questa serie di storie quindi non smetterei mai di scrivere. Se vi piace, se le avete lette tutte, se la odiate o non so, è l'ultima occasione che avete per farmelo sapere quindi parlate ora o tacete per sempre. Detto ciò, mi sono impegnata tantissimo perchè è stato un periodo difficile per me e la scrittura era l'unica evasione possibile, quindi vi avviso che ci sono quintali di Fluff   mangiavo Nutella mentre scrivevo . Poi, un' altra cosa importante, a causa degli esami, sparirò per un po' quindi potrò tornare solo a Maggio. Lo so, lo so vi mancherò tantissimo Fate sì con la testa, grazie però vi prometto che l'attesa sarà ben ripagata! Ho in mente una Kitten!Harry, una M-preg e un' altra rossa Arrgh . IMPORTANTISSIMO: la storia è un po' diversa dalle altre, non c'è un vero e proprio Plot, ma si tratta di una serie di evenimenti in ordine cronologico. I tre asterischi segnano la fine di un periodo di tempo. Se non ho parlato molto della gravidanza è solo perchè non sapevo come trattare un argomento del genere. La smetto di annoiarvi, giuro! Quindi ancora una volta grazie a tutti, soprattutto a chi mi lascia una recensione spingendomi ad andare avanti. Ci vediamo tra un mesetto. Baci! :)

QUI per il banner.
 

Beautiful Life



“Questo è carino” sentenziò Louis con aria saccente, “ti dico di no, papà. Sembro una meringa gigante!”. Ally, dall’ alto dei suoi sette anni, aveva ormai ben chiari i suoi gusti e questo vestito di certo non rientrava nei parametri. Harry invece, le scattò una foto e la inviò a Gemma tramite sms, solo quando ricevette una faccina che vomitava in risposta commentò “Magari Ally ha ragione… Non mi piace poi così tanto”. Il suo fidanzato, anzi il suo promesso sposo lo guardò con aria esasperata prima di aggiungere “Harry! È il quarto negozio in cui andiamo, è il duecentesimo vestito che si prova e io non ho intenzione di chiedere altri permessi a lavoro per…  Questo! Quindi, ti prego…”. E forse Louis aveva ragione, anzi senza il forse. Aveva chiesto un permesso all’ azienda per cui lavorava, dicendo che sua figlia era terribilmente malata, e in realtà dovevano semplicemente scegliere il vestito da damigella per il loro matrimonio. Bè… Semplicemente  in teoria, nella pratica non c’era nulla di semplice perché: “Troppo lungo; troppo corto; troppo poco rosa; sembro una meringa gigante”. E tra l’altro, essendo il contabile, Louis avrebbe dovuto recuperare il lavoro il giorno successivo, il che rendeva tutto ancor più stressante. Non che il dover concordare il suo lavoro, con le ore che Harry faceva a scuola (essendo insegnante) e gli impegni e i corsi di danza di Ally con i preparativi per le nozze non fosse stressante, anzi. Il riccio avvolse le spalle del maggiore con il suo braccio muscoloso, spingendo la testa di Louis sulla sua spalla così da potergli sussurrare “Hai ragione amore, ma è il nostro giorno e deve essere tutto perfetto, anche e soprattutto la damigella d’onore”. A quelle parole Ally s’illuminò, fece ondeggiare i capelli, ormai diventati lunghissimi e lisci come quelli del suo papà, per poi sporgere il labbruccio all’ infuori e pregare: “Provo l’ ultimo e basta. Ti prego, papi!”; e Louis annuì così la piccola sparì di nuovo nel camerino. “Un altro abito da cerimonia, e vomiterò all’ istante” sentenziò il maggiore, strisciando il naso nell’ incavo del collo di Harry per inspirare il suo profumo e cercare di tranquillizzarsi. “E io che volevo farti vedere il mio…” Louis sollevò di scatto la testa, urtando il mento del riccio, ma non se ne curò perché: “Porta male vedere il vestito della sposa prima del matrimonio!”. “Sposa?” fece Harry con fare indignato; “Sai cosa intendo”. “Papà, che ne pensate di questo?” Ally fece la sua apparizione con un vestitino blu di raso che le fasciava i fianchetti sottili, e delle piccole balze azzurre in tulle. Louis nemmeno si prese la briga di rispondere perché sapeva che entro tre secondi, sarebbe arrivata una lista dettagliata dei difetti dell’ abito, e infatti: “Solo che questo coso mi prude un sacco!” si lamentò la piccola riferendosi al tulle. “Dai, amore, rivestiti e andiamo. Ti va un gelato?” Harry voleva mitigare la delusione della bambina per non aver ancora trovato un vestito ad un mese dalle nozze. “Sì!” urlò contenta, andando a cambiarsi in tutta fretta; “La stai viziando… Di nuovo” precisò Louis. “E dai, Lou! È solo un gelato mica la pasticceria di Barbie!” si difese il riccio, ma un gridolino arrivò alle loro orecchie dal camerino: “Posso avere anche quella, papà Harry?”. Louis scoppiò a ridere, e si limitò a pizzicare amorevolmente il sedere di Harry. Non appena fuori dal negozio, Ally si fece prendere in braccio da Harry, perché ormai aveva sette anni e Louis davvero non riusciva più a tenerla (nonostante si sforzasse di farlo quando leggeva il dispiacere negli occhi di sua figlia), “Nessun vestito era adatto ad una principessa”, sentenziò convinta. Harry rise, con la sua risata roca che faceva venire la pelle d’ oca a Louis. “Però vuoi sapere un segreto?” le domandò il più grande dei due papà, “Tu eri bellissima in tutti quei vestiti. Tu sei sempre bellissima, amore mio”. Come sempre, la piccola si finse imbarazzata e nascose la testolina nell’ incavo del collo di Harry, facendo ridere entrambi gli adulti.
 
 
“Domani Gemma viene a Londra”, sussurrò Harry nell’ orecchio di Louis, abbracciandolo da dietro mentre il maggiore apparecchiava la tavola per la cena. “Davvero?” il liscio si rigirò nell’ abbraccio, giusto in tempo per lasciare un bacio sul mento del suo fidanzato. “Porterà Ally a scegliere un vestito. Così tu potrai andare a lavoro, io potrò controllare che i miei allievi sappiano scrivere tutto l’alfabeto in maiuscolo e saremo tutti contenti”, Louis sospirò tra le braccia del suo uomo, perché davvero dove sarebbe senza di lui? Bè di certo non in procinto di sposarsi… “Papà! Papà sono cieca! Aiuto! Aiuto” l’urlo arrivò dal piano superiore, e Louis si afflosciò sul petto di Harry sospirando “è finita la pace”. Il riccio ridacchiò, constatando “è durata più del solito! Quasi un minuto intero tutto per noi!”. “Aiutatemi! Papà Harry! Papà Lou!”, dopo aver bisbigliato un vado io, Louis si incamminò verso le scale consapevole del fatto che avrebbe trovato sua figlia con la faccia mezza sepolta dentro un maglione. Ultimamente infatti la piccola voleva vestirsi da sola “Perché, ormai sono grande papà!”, ma aveva ancora un paio di problemi tecnici, come il non riuscire mai a tirare fuori la testolina dallo scollo. “Sono qui, amore”, e come previsto Ally si stava agitando dentro un maglioncino verde che le aveva regalato Harry: dimenava le braccia e scuoteva la testa senza riuscire a scappare dalla trappola. Il ragazzo, le tirò fuori la testa, sistemandole poi i capelli, e rimboccandole la maglia per poi lasciarle un bacino affettuoso sulla punta del nasino. “Grazie Papi” sussurrò la piccola, cominciando a pizzicargli le guance (da quando aveva sorpreso Harry a farlo, anche lei aveva preso questo fastidioso vizio). “Sai chi viene domani, tesoro?” Ally fece cenno di no con la testa, “Zia Gemma! Andate insieme a prendere il vestito per il matrimonio. Ti va, sì?”. E dedusse che fosse un sì, quando la piccola cominciò a saltellare contenta e urlare battendo le manine. “Lou! È pronto” li avvertì Harry dal piano di sotto. “Prendo Polly e arrivo” rispose la piccola. Louis annuì scendendo le scale, e chissà perché né lui né Harry si sorpresero di trovare di nuovo tracce di rossetto sul musetto del gattino dal pelo bianco, oppure fermaglietti di varie forme al centro delle sue orecchie pelose. Ally aveva preteso un gatto, dopo la prima visita a casa di nonna Anne, e soprattutto dopo aver socializzato con Dusty, il gatto di casa Styles. “Amore, quante volte devo dirti che il micio non è una delle tue bambole?” la riprese Harry, e il tono sarebbe stato anche severo, se non fosse che stava indossando un grembiule rosa con i fiorellini per non sporcarsi mentre cucinava. “Che vuoi papà? Fino a poco fa ero cieca! Dovresti esser contento che io sia guarita” mormorò Allison accompagnando il tutto con uno sbuffo, per poi portare Polly davanti alle sue ciotole (Rosa, indovinate chi le aveva scelte?)  con i croccantini e l’acqua. “Sei ancora in tempo” gli ricordò Louis, che ogni tanto si divertiva a giocare sul fatto che una volta sposati, il riccio non avrebbe mai (e dico mai) potuto lasciarli. Harry sbuffò, portando a tavola la cena, e “Non scherzare, Lou”. Ma tanto lo sapevano benissimo entrambi che non sarebbe andato da nessuna parte. Anzi, lo sapevano tutti e tre.
 
 
“Sai cosa pensavo, amore?” chiese Harry dopo cena, quando Louis e Ally erano accoccolati sul divano, entrambi sotto una coperta e guardavano un episodio di chissà quale telefilm. “Mh?” il riccio doveva ammettere che ogni tanto Louis più che parlare, muggiva o mugugnava (anche se i versi che Harry decisamente preferiva erano quelli che faceva a letto… Ma dettagli). “Parlo con te!” lo riprese, rubando il telecomando e spegnendo la Tv per ripicca, il che portò Ally a lamentarsi: “Ma papà! Io la stavo guardando!”. Harry la ignorò, per aggiungere “Non mi hai mai fatto una vera proposta di matrimonio. Sai che intendo, no? L’anello, lo stare in ginocchio, le belle parole, i ti amo e tutto il resto…”. La bambina sollevò la testa, particolarmente attenta ed interessata alla conversazione, mentre al pari di un bambino di cinque anni Louis si lamentava “Mmh! Devo proprio?”. “No. Ok, hai ragione… Non devi” Harry riaccese la televisione e si diresse in cucina un po’ dispiaciuto, per finire di asciugare i piatti. “Papi, credo che papà ci sia rimasto male” gli mormorò Ally all’ orecchio per non farsi sentire dal riccio in cucina; “Ma… Avevamo programmato di fargli una sorpresa…”. “Non essere cattivo, papi! Non voglio che papà Harry sia triste. Dai, per favore” la piccola prese a sbattere gli occhioni così blu e così simili ai suoi, e Louis non poté che concordare, “Vallo a prendere, dai”. Il maggiore spense la televisione, mentre Ally spariva di corsa sulle scale, si sistemò la felpa, e aggiustò i capelli alla ben e meglio. E pensare che lui voleva chiederglielo il giorno del loro anniversario, vestiti di tutto punto, mentre cenavano al lume di candela… Ma ormai, il danno era fatto. Ally tornò affannata, con una scatolina di velluto blu tra le mani: Louis l’aveva nascosta dove Harry non avrebbe mai guardato, tra le bambole di Allison (perché, andiamo! Guardare lì dentro equivaleva a tentare il suicidio). Il riccio lo capì subito che padre e figlia stavano architettando qualcosa, non appena se li trovò entrambi in cucina, con le mani dietro la schiena e due paia di occhi gemelli che lo fissavano. “Harry…”, cominciò Louis e il più piccolo già perse qualche battito. “Lo sai, tra di noi sei tu quello che ci sa fare con le parole, non io. Avevo programmato una cenetta romantica il giorno del nostro anniversario, ma tu sei sempre così impaziente, amore! Non so cosa si debba dire in questi casi” e il maggiore si grattò la nuca imbarazzato, mentre Ally ad un passo da loro li osservava con aria sognante, “Forse dovrei dirti che la notte hai davvero i piedi troppo freddi, che di solito occupi più della metà del letto e che lasci sempre in disordine la cucina”. Harry ridacchio, ma aveva gli occhi lucidi, “Eppure, non riuscirei a passare una sola notte senza le gambe attorcigliate alle tue. E guarda che lo so che fingi di occupare più spazio di quanto devi, solo per starmi più addosso”; il riccio alzò le mani in segno di resa, arrossendo. “E, la cucina puoi metterla a soqquadro quante volte vuoi se poi mi prepari la Mousse al cioccolato che mi piace tanto. Questo per dirti che… La casa era troppo grande solo per me ed Ally, e che sei entrato nelle nostre vite come un fulmine a ciel sereno. Pensa, se fosse stato Niall il maestro preferito di Ally, probabilmente non saremmo nemmeno qui!” la piccola ridacchiò, perché quando Harry era ancora il suo maestro aveva desiderato così tanto che stesse col suo papà, e ora era successo. “Non so bene quando mi sia innamorato di te, però so perfettamente in che momento il mio amore per te ha iniziato a traboccare dai miei occhi, a riempirmi il cuore e a pompare nelle vene. Vuoi un esempio? Quella sera in cui ero stanco morto, ma dovevo finire i conti per l’azienda e tu sei rimasto sveglio, aspettandomi sul divano, preparandomi il thè ad intervalli di un’ ora.” Louis rise, solo a ricordarselo, “Oppure, quella volta che Ally si ammalò, e tu chiedesti un permesso a scuola, e quando io rientrai trovai Ally completamente sdraiata sul tuo torace, mentre entrambi dormivate felici. E poi ti sei ammalato anche tu, ed eri così carino con gli occhi lucidi e le guance rosse per la febbre”. “O ancora quella volta in cui mi hai preso in braccio perché avevo lasciato le pantofole di sopra, e non volevi che mi raffreddassi! E ti ricordi quando…”, “Papà!” lo interruppe Ally, perché davvero Louis avrebbe potuto continuare per ore a parlare dal momento che HarryHarryHarry era il suo argomento preferito di conversazione. “Insomma, sto cercando di dirti… Che ti amo immensamente, e per qualche scherzo del destino, tu ami me e mi rendi un uomo migliore. Mi hai offerto la tua giovinezza, la tua parte migliore, sei diventato papà e fidanzato eh Oh mio Dio mi vien da piangere”, Louis si asciugò una lacrima, mentre Harry sorrideva e lo osservava con i lacrimoni pronti a rigargli le guance. “Io posso offrirti la mia casa, la mia gelosia, le mie insicurezze e i capricci di questa principessa qui” il maggiore indicò la bambina, anche lei commossa, “Siamo un pacchetto completo! Prendere o lasciare”. “Per me è sufficiente, Lou. Davvero, anche io, tu, Ally e una baracca sarebbe sufficiente” lo interruppe Harry, che si stava torturando le mani per l’ emozione. “Ma non vale, Haz. Tu la sufficienza la dai a tutti i tuoi alunni” e Harry scoppiò a ridere, mentre piangeva perché quello era l’ uomo che amava, e lo faceva ridere e piangere insieme e “Louis, ti prego, fai in fretta perché muoio dalla voglia di baciarti”. Il maggiore allora s’ inginocchiò davanti a lui, fece cenno ad Ally, che mise tra le sue mani la scatolina di velluto. Harry li guardò con uno sguardo indagatore, quasi a dire “E questo quando l’avete preso?” , e i due Tomlison (Due ancora per poco) si sorrisero complici. Louis aprì la scatolina, che conteneva una semplice fedina in oro bianco: l’aveva scelta con Ally (aveva anche saltato la lezione di danza per accompagnarlo in gioielleria). “Harold Edward Styles, vuoi sposarmi?”, e Harry ormai nemmeno ci provava a trattenere le lacrime, perché il cuore gli stava esplodendo, perché sembrava che tutto urlasse LouisLouisLouis “Sì! Sì che lo voglio! Ora baciami, stupido”. Il riccio lo tirò su di peso, fino a spingerselo addosso, per poi baciarlo. Era un bacio scombinato, scomposto, fatto di labbra, lingue e braccia che cercavano di coprire più pelle possibile. Quando si staccarono, notarono Ally che si asciugava le lacrimucce con la manica del maglioncino, e corsero ad abbracciarla. Harry la prese in braccio, mentre lei non faceva che ripetere “vi voglio così tanto bene!” tra le lacrime. “Amore, Hei! Principessa! Va tutto bene” cercò di calmarla Louis, accarezzandola, ma anche lui stava piangendo. Allora, il maggiore prese l’anello ed Harry gli porse la mano, tenendo l’altra ben stretta attorno ai fianchi della piccola; “Mi dai una mano?” chiese Louis sorridente rivolgendosi ad Ally. La piccola si sporse, e posò le sue dita su quelle del suo papà, per far scivolare insieme l’ anello sul dito di Harry. Perché era quello ciò che stava facendo, il ricco: stava prendendo entrambi, indissolubilmente legati, per sempre. “Vi amo” sentenziò il più piccolo, e poi prese a baciarli entrambi, con foga e amore.
 
 
Quando il campanello suonò, il giorno successivo, alle 7.00 in punto, Louis voleva semplicemente prendere un fucile, e ammazzare chiunque fosse. La loro giornata cominciava alle 7.30, e se non veniva svegliato dai bacini che Harry gli lasciava sul collo e sul viso dopo aver staccato la sveglia, la mattinata non partiva col piede giusto. “Mmh, vai tu, Haz” mugugnò, rigirandosi nelle coperte. Harry si alzò, si stiracchiò un attimo ed indossò la maglia del pigiama per non scioccare chiunque fosse aldilà della porta. Scese le scale insonnolito e con ancora la stampa del cuscino sulla faccia. Quel maledetto campanello non ne voleva sapere di smettere, continuava a suonare e tra poco si sarebbe svegliata anche Ally, e davvero Harry eviterebbe volentieri che lei si svegliasse capricciosa. “Sì?” il tono del riccio era piuttosto infastidito e minaccioso, quando aprì la porta, ma quando si ritrovò davanti sua sorella Gemma, si lasciò sfuggire un sorriso. “Sei ancora in pigiama?! Ho preso il treno delle 5.00 per essere qui presto e ad accogliermi trovo… Uno Zombie?!” nemmeno le due ore di viaggio da Holmes Chapel a Londra erano riuscite a stancare Gemma, che nonostante l’ orario era già attiva e pimpante. Harry l’ abbracciò senza indugi, letteralmente trascinandola dentro casa di peso; “Gem! Sei qui! Grazie per esser venuta! Giuro che stavo impazzendo”. “Sì, sì ma calmo con le effusioni, riccio” la ragazza si finse schifata, ma il fratello sapeva bene quanto si fossero mancati. “Vieni, ti preparo il caffè. Anzi, devo preparare la colazione a tutti quindi se aspetti un attimo…” Harry stava gesticolando come un ossesso, era felicissimo di avere lì sua sorella, manco fosse una Wedding Planner di professione. Gemma, invece, non lo stava degnando della benché minima attenzione, troppo presa a seguire con lo sguardo la mano di Harry che volteggiava nell’ aria. Quando realizzò che suo fratello non si sarebbe fermato (e probabilmente avrebbe continuato a straparlare per altre tre ore), Gemma afferrò la sua mano con entrambe le sue, e finalmente poté soffermarsi sull’ anello. “Uh lalà! E questo?” Il riccio arrossì, “è…Uhm… Il mio anello di fidanzamento, immagino. Sì!”. “Quando te l’ ha dato? Cosa ti ha detto? Si è messo in ginocchio? Oh mio Dio! La mia passivella si sposa!” Harry storse il naso, “Smettila di chiamarmi in quel modo orribile”. “Amore? Chi era alla porta?” la voce di Louis assonnata e roca, proveniente dalla cima delle scale li fece voltare. “Louis!” lo salutò allegra Gemma, e se il loro fosse un normale rapporto tra cognati, probabilmente il maggiore sarebbe in imbarazzo, perché... Bè indossava il pigiama. Ma in realtà, entrambi amavano prendersi in giro e soprattutto fare scherzi (e non è un caso che la loro vittima preferita fosse Harry). Una volta scesa la rampa di scale, Louis lasciò un bacio sulla guancia di Gemma e “Ti fermi a fare colazione, vero?” domandò. “Ovvio! Ho fatto tutta questa strada, mi pare il minimo che mi offriate la colazione. Ma dov’ è la mia nipotina?” Harry intrecciò il braccio intorno ai fianchi del suo fidanzato, ed era bello come si muovevano, notò sua sorella, quasi fossero in simbiosi e i movimenti di uno venivano completati dall’ altro. “In camera, dorme ancora. Vuoi svegliarla tu?” le propose Harry, e lei accettò di buon grado, salvo poi voltarsi a metà rampa di scale per urlare “Svegliatevi anche voi!”, interrompendo così il lungo bacio del buongiorno. Gemma si sedette sul bordo del lettino di Ally e cominciò ad accarezzarle i capelli, “Pasticcino? Buongiorno”. La piccola storse il naso infastidita, e continuò a sonnecchiare; “Che nipotina monella…” e cominciò a farle il solletico da sotto le coperte. Suo malgrado Ally si ritrovò a ridere, e quando si accorse che quelle non erano le mani né di papà Lou, né tantomeno di papà Harry, strabuzzò gli occhi. “Zia Gemma!” urlò gettandole le braccia al collo, “Ciao pasticcino!”.
 
 
È inutile specificare che quel giorno Ally saltò la scuola, e che miracolosamente, accompagnata dalla zia, riuscì a trovare l’abito perfetto per il matrimonio. “Però non dovete vederlo, perché deve essere una sorpresa!” sentenziò la piccola arricciandosi una ciocca liscissima con l’ indice. E forse solo in quel momento Harry realizzò che stesse per sposarsi, che stesse per trascorrere la sua intera vita con quelle due persone che da tempo ormai gli scaldavano il cuore. Si domandò se fosse pronto, se davvero potesse riuscire a compiere il cosiddetto grande passo, e la risposta lo colpì dritto in faccia quello stesso pomeriggio, quando rincasò dopo una riunione a scuola. Il riccio trovò sua sorella Gemma e Louis sul divano, e tra di loro Ally che pimpante gettava a terra pezzettini di carta da un cestino. Stavano ridendo per chissà quale battuta di Louis, quando Harry mise piede in casa e, davvero, vedere sua sorella interagire con così tanta naturalezza e spontaneità con sua figlia e il suo fidanzato gli scaldò il cuore. “No, amore, se fai così diventa un’ arma!” Louis rideva mentre riprendeva  la bambina, Gemma tratteneva a stento le lacrime tenendosi la pancia con la mano. “Papà sono io la damigella, i petali li spargo come voglio” rispose Ally, gettando una manciata di carte dal cestino con più forza ed enfasi del dovuto. “Non sapevo che oggi ci fossero le prove generali del matrimonio!” ridacchiò Harry entrando, “Papà!” e fu un attimo e il cestino era abbandonato sul divano e Ally già tra le braccia del riccio. “Le stavamo insegnando a spargere i petali dei fiori” gli spiegò Gemma. “Sì? Fammi vedere allora, principessa” e la mise giù mettendole il cestino tra le mani. E quella risposta Harry la leggeva nei sorrisi della sua famiglia, della sua bambina e nel suo. Era pronto? Ci sarebbe riuscito? Sì.
 
                                                                                                                        * * *
 
Harry non era nervoso, no, assolutamente. Stava solo per sposarsi! E sinceramente la presenza di Ally non era rassicurante. Prese un bel respiro, e fermò la piccola che correva come una trottola nel suo vestitino: “Amore, mi metti agitazione. Per favore, puoi stare ferma, e calma… Fallo per papà, mh? Grazie”. Ally annuì ma il secondo dopo stava già correndo di nuovo, ed Harry maledisse Louis e “La piccola deve stare con te, perché deve spargere i petali mentre entri in sala!”.  Certo, era facile per lui: si preparava tranquillamente a casa, e poi lo aspettava all’ altare. Harry, invece, doveva cambiarsi altrove (“Perché vederci prima del matrimonio è contro la tradizione, Haz”), doveva fare i conti con le sue mani tremanti, tenere a bada Ally, ed evitare che sua sorella Gemma uccidesse Lottie. “Se quella bionda tinta si avvicina di nuovo a me, le pianto il mio tacco cento in mezzo agli occhi. Ha osato criticare il mio abito, Harry. Il mio!” , Gemma fece la sua apparizione in quel momento, portando tra le mani il papillon che mancava allo smoking di Harry. “Gem, ti prego… Almeno per oggi! È il mio matrimonio!” la supplicò, ma il riccio sapeva benissimo che tra sua sorella e sua cognata non corresse buon sangue altezzose e primedonne com’ erano entrambe. Gemma gli allacciò il papillon, e gli allisciò la giacca, mentre un’ Anne commossa, osservava da lontano. “Papà, papà! Mi aggiusti questa coroncina? Mi cade davanti agli occhi” la piccola corse incontro ad Harry,  facendo svolazzare lo Chiffon del suo vestitino. Ed Harry dovette ammettere che sua sorella ci sapeva davvero fare in fatto di vestiti, e quella bionda tinta doveva tacere, perché per ora era ancora uno Styles, e ci teneva a difendere la famiglia, ecco. L’ abitino di Ally infatti, era perfetto: in Chiffon bianco, con un sottile corpetto e delle leggere balze, che partivano dalla cintola rosa, allacciata in un fiocco. “Vieni qui, amore” Harry le sistemò la coroncina di fiorellini rosa coordinata, per poi scompigliarle i capelli, arricciati in morbidi boccoli per l’ occasione. “Sei un principe oggi, papà!” fece Ally con gli occhioni blu identici a quelli di Louis che brillavano. “Non vedo l’ora di vedere papà Lou!” aggiunse poi, facendo una giravolta tanto per far ondeggiare il vestito. “Anch’io, principessa. Non vedo l’ ora…”.
 
 
Louis era tranquillissimo, era all’ altare nel suo smoking con tanto di cravatta coordinata e scarpe lucide e aspettava che dall’ imponente porta in legno lucido facesse ingresso il suo quasi marito con la sua damigella al seguito. Era tranquillissimo, davvero. Non aveva la tachicardia, la sudorazione nervosa o giramenti di testa. Quelli cominciarono quando partì la marcia nunziale. Si voltò un attimo per vedere tutta la sua famiglia che gli sorrideva orgogliosa, e poi quella di Harry, al completo, tranne per Anne che avrebbe dovuto accompagnarlo all’ altare. E Louis voleva fermare tutto, tutto, solo per far scorrere il tempo più lentamente, per imprimere a fuoco nella sua memoria la porta che cigolava prima di aprirsi, Ally che spargeva petali di rosa sul tappeto rosso sorridente e bellissima, e lui. Con la madre sottobraccio, i capelli tirati dietro dal gel, gli occhi emozionati e uno smoking che l’ unico aggettivo per descriverlo era Wow. Anne, asciugandosi le lacrime ogni passo, fece scivolare il braccio del figlio tra le mani di Louis e gli sorrise commossa, per poi tornare a posto con Allison. “Sei bellissimo” gli bisbigliò Louis, e Harry arrossì, farfugliando un emozionato “Tu di più”. E il maggiore se lo aspettava, tutti se lo aspettavano a dire il vero, che Harry si sarebbe messo a piangere, perché era fatto così, piangeva ai matrimoni di tutti, figuriamoci al suo. Eppure quel “Sì, lo voglio” suonò forte e chiaro nonostante i singhiozzi, e anche quello di Louis non si fece attendere. Ally batté le mani felice, e sarebbe corsa in braccio ai suoi genitori se solo nonno Robin non l’avesse fermata. Louis afferrò la nuca di Harry e lo baciò, davanti agli occhi di tutti, circondati dall’ applauso e dall’ amore delle loro famiglie. “Sei mio Harry Tomlinson” gli sussurrò nell’ orecchio, e il riccio ridacchiò asserendo un convinto “Tuo e basta”.
 
 
E da quel momento in poi fu solo un crescendo di felicità: dopo la consueta pioggia di riso (da cui Harry e Louis cercarono almeno di proteggere Ally, che non ne voleva sapere di lasciarli andare), giunsero alla fiammante auto nera noleggiata per l’ occasione per andare in sala e festeggiare con amici e parenti (perfino Liam, il vecchio amico di Louis, era riuscito a venire da Doncaster). Una volta tra i sedili posteriori della macchina, i novelli sposi si rilassarono un po’, ed Ally li attaccò con baci su tutto il viso “Siete bellissimi! Siete i miei principi e io vi amo tanto, tanto! Più del coniglietto Benny” , e considerando che Benny era il suo peluche preferito i due si ritennero soddisfatti. Il tavolo degli sposi era al centro della sala, perfettamente addobbata con fiori rossi e drappi avorio, ma contava tre sedie anziché due. Ally si sedette su quella centrale, dondolando le gambette minute, e arrossendo ai complimenti che tutti gli invitati le rivolgevano. Harry si mise di nuovo a piangere durante il primo ballo da sposati (Sposati! Suonava così strano!). Louis gli accarezzò la schiena mentre dondolavano sul posto sotto gli occhi di tutti e “Ti amo. Come il primo giorno, o il secondo, o il quarantesimo, però tutti insieme” rivelò. E il riccio nascose di più il viso nell’ incavo del collo di Louis, dove più gli piaceva perché il suo odore si mischiava con il proprio e a tratti con quello di Ally, e pianse ancora un po’ per la felicità. “Mio Dio, Lou! Come si fa a non amarti? Ti amo, vita mia” Louis sorrise, prima di baciarlo causando lo schiamazzo di tutti gli invitati; “Non mi hai mai chiamato così… Mi piace”. Harry gli sorrise commosso e poi una manina paffuta si posò sulla gamba di ciascuno dei due, Ally li guardava dal basso con gli occhioni blu accesi e un sorriso larghissimo. "Posso ballare anche io con voi, sì?” chiese, con le guance un po’ arrossate e i due non se lo fecero ripetere due volte: il più piccolo si chinò, prendendola in braccio, per poi schiacciarla tra lui e suo (Oh mio Dio!) marito.
 
 
Louis avvolse Allison in una ventina di tovaglioli per evitare che si sporcasse il vestito durante il pranzo. “Papà, posso avere le patatine fritte?” chiese speranzosa, e il maggiore annuì; “Solo per oggi”. Ci furono tantissimi brindisi, balli, risate e foto: tantissime foto, ma la più bella era quella che ritraeva Harry mentre abbracciava Louis da dietro, e quest’ultimo che teneva salda tra le braccia Ally, mentre faceva la linguaccia. “Questa la incorniciamo e la mettiamo in salotto”, sentenziò il liscio. “Papà Harry! Stanotte io voglio dormire nel lettone con voi” si impuntò Ally, ma zia Gemma (o la salvatrice come la denominò Louis in quel momento) propose: “Ti va di dormire in albergo con me stanotte? Nonna Anne e nonno Robin hanno una camera matrimoniale e io ho paura a restare da sola…”. “Puoi anche stare con me e Fizzy se vuoi” fece Lottie, arrivata in quel momento e Louis e Harry poterono percepire la tensione che aleggiava tra le due. “Ma zia Fizzy ti fa compagnia, invece zia Gemma è da sola! Papà Lou, posso dormire con zia Gemma stanotte, vero?” Gemma sfoggiò un sorriso vittorioso, mentre ancheggiava soddisfatta in direzione della bionda. I novelli sposi sbuffarono, ma “Certo che puoi, amore” concesse Louis. Tutto procedette in modo impeccabile, almeno fino a che Ally non si rovesciò addosso una fetta di torta nunziale, ma “Sei comunque la più bella di tutta la sala!” la rassicurò il papà riccio.
 
 
“Casa dolce casa” sentenziò Louis, davanti alla porta d’ ingresso del loro appartamento, mentre cercava le chiavi da qualche parte tra le buste contenenti i regali ricevuti. “Lou”, lo chiamò Harry, bloccandogli le mani e fermandolo dalla frenetica ricerca, “Cosa cambierà adesso?”. Il maggiore gli strinse le mani, e si mise in punta di piedi per baciarlo; “Niente. Sei solo un po’ più mio”. Il riccio sorrise, accarezzandogli il volto prima di osservare le loro mani intrecciate: i due anelli d’oro gemelli che brillavano segnando la loro unione. “Stasera sono tutto tuo” fece Harry ammiccando. Quando Louis fece per entrare nell’ appartamento, il più piccolo lo fermò. Il maggiore lo guardò con aria interrogativa, e il riccio si limitò a scrollare le spalle e dire “Abbiamo rispettato tutte le tradizioni, quindi anche questa!”. Lo prese in braccio, e Louis si aggrappò al suo collo sorpreso, ed entrarono in casa insieme, mentre ancora si baciavano e Harry cercò alla cieca di chiudere la porta col piede. “Stasera Ally non c’è, puoi urlare quanto vuoi, Lou, non ti sentirà nessuno” Harry gli mordicchiò il labbro inferiore; “Che marito rude che ho!”.
 
                                                                                                                               * * *
 
La campanella suonò puntualissima, mentre Louis aspettava con la schiena poggiata alla sua auto che Ally uscisse da scuola. Non appena riconobbe alcuni volti della classe della piccola, il liscio si avvicinò, richiamando la bambina che si guardava attorno spaesata. “Papà!” urlò Ally, correndo tra le braccia di Louis tutta contenta. “Com’ è andata oggi, amore?” chiese, prendendo lo zainetto evitando che il suo peso gravasse sulle spalle esili di sua figlia, e dirigendosi poi mano nella mano verso l’auto. “Bene! Ho avuto una stellina dorata per il compito di scienze! A casa te la faccio vedere” , “Sei bravissima, tesoro. Ti va se passiamo a prendere papà Harry dall’ asilo prima di tornare a casa, sì? Altrimenti dovrà tornare a piedi.” Ally si fece più attenta e subito annuì “Sì, andiamo”. Era da un po’ che lo faceva, Louis l’aveva notato, ed anche suo marito se n’ era accorto: Allison cercava una qualsiasi scusa per andare a lavoro dal riccio. “Amore…” cominciò Louis sospettoso, “Perché ultimamente vuoi sempre andare all’ asilo da papà?”; Ally arrossì, come colta con le mani nel sacco. “Se te lo dico, devi giurare che non dici niente a papà Harry!” pose la bambina come inequivocabile condizione, e il padre accettò. “Papà sta sempre con gli altri bambini… Mi ricordo come faceva, quando andavo io lì a scuola. Prende tutti in braccio, e vuole bene a tutti. Da anche i bacetti, sai papi?” Louis ridacchiò annuendo, mentre restava concentrato sulla strada davanti a sé, “Però io non voglio. Lo deve fare solo con me, non con gli altri”. E improvvisamente tutto si fece più chiaro, gelosia! Ally era gelosa di tutti quei bimbi che potevano avere il suo papà per tutta la mattinata. “È diverso, tesoro. Questo lo sai vero?” il ragazzo con gli occhi blu la guardava di sottecchi mentre guidava, “No… Perché lui fa con loro le stesse cose che faceva con me…” esalò la bambina con il faccino triste. Louis parcheggiò davanti all’ asilo dove per la prima volta aveva visto Harry, l’aveva conosciuto e se ne era innamorato, Ah! Quanti ricordi. Si voltò, poi, verso Ally e le mise due dita sotto il mento per farle sollevare il visetto: “è diverso, Allison. Te lo posso assicurare”. “Perché?”; “Perché tu sei sua figlia. Non lo puoi capire adesso, ma quando sarai mamma vedrai. Tutti i bambini dell’ intero asilo scompaiono quando arrivi tu, papà Harry non ha occhi che per te. Vogliamo fare una prova?” Ally annuì sorridente, già rincuorata, scendendo dall’ auto. Quando Louis e la piccola entrarono nell’ asilo, trovarono Harry circondato da un paio di bambini che aspettavano che i genitori venissero a riprenderli, ma non appena vide suo marito e sua figlia, si allontanò da tutti e ordinò al suo collega Niall di prestare loro attenzione. “Lou! Che ci fate qui?” qualcosa gli finì dritta sullo stomaco, e sorrise, sollevando Ally per posarle un bacio sulla fronte; “Ciao amore di papà!”. Louis mimò un “Te l’avevo detto” alla bambina, a cui seguì l’ occhiata interrogativa di Harry. Il maggiore lo liquidò con ti spiego dopo fatto a gesti, per poi asserire “Ho preso Ally da scuola, mi ricordavo che finivi adesso e siamo passati a prenderti”. “Ma che bella sorpresa!” commentò il riccio, baciando a fior di labbra il suo uomo. “Papà ho avuto una stellina dorata!” lo informò la bambina, radiosa tra le sue braccia, mentre tutti gli altri bambini erano rimasti in compagnia di Niall e lei sorrideva vittoriosa. “Sei la più brava, amore mio! Tutta tuo padre! Che sarei io…”Louis sbuffò, fingendosi infastidito ma poi sorrise, prendendo Harry per mano e avviandosi verso l’ uscita.
 
 
“Ally era gelosa dei bambini a cui fai da maestro all’ asilo” gli rivelò Louis quella sera stessa, mentre si stringeva al corpo caldo e forte di Harry sotto le coperte. “Ecco perché vuole sempre venire da te”, il riccio sgranò gli occhi e “Davvero?” domandò incredulo. Louis annuì, affondando ancor di più il suo naso nel petto grande e forte di Harry. “Se è così gelosa di… Bè estranei, figuriamoci quanto lo sarà di suo fratello”, “o sorella…” aggiunse il più grande, grattando con le unghie la canottiera intima di Harry affinché la togliesse. “O sorella” concesse il più piccolo, levandosi la canotta e restando a petto nudo. Louis amava stare sotto le coperte, accoccolato sul petto statuario di Harry mentre quest’ ultimo gli lasciava carezze pigre ma piene d’amore sulla schiena e tra i capelli. Ma amava ancor di più che non ci fossero ostacoli tra il busto del suo uomo e la sua bocca, nessun tipo di tessuto, niente di niente. Si divertiva, infatti, a marchiarlo con baci e succhiotti giusto per enfatizzare il concetto di sua appartenenza. Il maggiore lasciò un bacio fugace sul capezzolo di Harry, per poi ravvivare un succhiotto quasi scolorito proprio sulla clavicola: “Così se qualcuno ti vede senza maglia, capisce che non deve farsi strane idee perché sei mio” gli aveva spiegato una volta Louis. “Sai” il liscio interruppe la sua opera quando si ritenne soddisfatto del colore quasi violaceo, che adesso campeggiava sulla clavicola di Harry, il più piccolo ridacchiò, scompigliandogli i capelli con una mano; “Credo che tu debba essere il padre biologico”. Harry arrestò ogni movimento, si puntellò sui gomiti per sollevarsi e lo guardò dritto in quei due pezzi di cielo che Louis aveva al posto degli occhi, “Sei sicuro, Lou?”. “Sì. Insomma, io sono il padre di Ally, biologicamente parlando, e mi sembra giusto che anche tu…” non riuscì a terminare la frase perché il riccio lo stava già baciando con foga, passione e amore, soprattutto amore. “E poi, mmh… Mi- Ah!- piacerebbe che…” Louis tentava di farfugliare qualcosa, tra i baci e gli strusciamenti che Harry gli stava regalando e che comunque non appagavano le sue necessità, “mmmh, che avesse i tuoi occhi”. “Ti amo, Louis William Tomlinson!” sentenziò Harry, che sopra di lui, si reggeva ai lati della sua testa per non gravargli addosso. “Quindi, sì… Ti toccherà venire in una provetta. Ma ho letto in giro, mi sono informato sai?, che ti danno dei giornalini sconci così toccarti diventa più… Facile” Harry rise, mordicchiandogli il lobo dell’ orecchio e solleticandogli i fianchi scoperti a causa del sollevarsi della maglia. “Non mi servono giornaletti porno, ho una tua foto con un delizioso perizoma rosa salvata sull’ I-Phone” rispose il riccio, e Louis sgranò gli occhi al limite del possibile perché: “Avevi giurato di averla cancellata!”. Il maggiore cercò di divincolarsi, così da raggiungere il cellulare di Harry che campeggiava sul comodino, ma quest’ultimo gli impedì di muoversi cominciando a fargli il solletico. “Dove credi di andare eh? Stasera sono io il capo” e Louis si lasciò manovrare come una bambola, per tutta la notte.
 
                                                                                                                          * * *
“No, glielo diciamo dopo cena… Con calma. Dai, Lou!” Harry tentò di imitare gli occhioni dolci di Ally, mentre acquattato dava i croccantini al gattino Polly. “Se stai cercando di imitare Allison, stai fallendo miseramente” lo informò il maggiore, con il guanto da forno a coprirgli le mani mentre estraeva la pizza. “Comunque, va bene. Glielo diciamo dopo cena” concesse Louis, solo per bearsi del “Ti amo” e dei baci che ne derivarono. “Ally! È pronta la cena. Scendi!” urlò il liscio in direzione delle scale, e una figurina piccola e minuta comparve affannata in cucina poco dopo. “Dove credi di andare, signorinella?” la riprese Harry bloccandola prima che si sedesse a tavola; la bimba lo guardò imbronciata “Ho fame, papà”. “Fammi vedere le manine” le chiese in tono severo il papà dagli occhi verdi, e la bambina arrossì, per poi mostrare i palmi sporchi d’ inchiostro, “Fila!” le intimò indicandole il bagno con l’ indice e la piccola, seppur sbuffando, si incamminò. “Lo sai che ha ubbidito solo perché vuole che poi tu le faccia le trecce, vero?” Louis gli cinse la vita da dietro, posando (seppur con qualche difficoltà) il mento sulla spalla di Harry; il riccio sorrise sornione. “Amore, non hai ancora finito i compiti?” chiese il maggiore, poco dopo, quando tutti erano seduti a tavola e stavano gustando la pizza che Harry aveva preparato quel pomeriggio. “Quasi, devo solo colorare l’ultimo pezzo di un disegno” Ally si piazzò un pezzo di pizza in bocca, cominciando a masticarlo rumorosamente. “La prossima volta, se prima non finisci i compiti, non vai a danza. Sono stato chiaro?” fece Louis imperioso, non voleva che la piccola si stancasse troppo e stesse sui libri anche dopo cena. “Va bene. Papà Harry, poi mi fai le treccine?” il riccio quasi si strozzò con la pizza ridacchiando mentre Louis gli rivolgeva la classica occhiata da te l’avevo detto. “Dopo amore. Prima io e papà Lou dobbiamo dirti una cosa importante” le rispose Harry, accarezzandole i capelli. “Non diamo via Polly vero?!” domandò Ally spaventata guardandosi intorno alla ricerca del micio, che stava languidamente sdraiato sul tappeto. “Non diamo via nessuno. Al massimo aumentiamo” rivelò Louis, ma evitò di aggiungere altro, finendo la cena tra le chiacchiere allegre di Ally.
 
 
Più tardi, con Harry sdraiato sul divano che faceva volteggiare Ally in aria, e la sua testa riccioluta posata sulle sue cosce, Louis comprese che non ci sarebbe stato momento migliore per dirglielo. Così, tirò un pizzicotto al più piccolo, che si raddrizzò subito, e si mise la piccola sulle ginocchia, “Vedi, principessa, io e papà Lou dobbiamo dirti una cosa”. La bambina li osservava con occhi grandi e pieni di curiosità, ma non si azzardava a fiatare. “Ti ricordi quando, un paio di natali fa… Ci hai chiesto un fratellino?” Louis cominciò, accarezzandole la testa, sperando che la piccola capisse e scegliendo le parole giuste; Ally annuì, “Bè… Tra nove mesi avrai un fratellino piccolino piccolino, oppure una sorellina chi lo sa!”. La bambina cominciò a saltare sul divano, e per una volta il maggiore glielo concesse (era davvero troppo fissato con quel divano e i suoi cuscini), e “Sì! Sì! Saremo quattro!” fece abbracciandoli entrambi con le braccia minute, disseminando baci un po’ ovunque. “Sei contenta?” le domandò Harry, baciandole la punta del nasino, e lei annuì convinta per poi immobilizzarsi un attimo e chiedere “Che vuol dire un fratellino o una sorellina?  Deve essere maschio e basta. Io devo rimanere la principessa della casa”. Il riccio guardò Louis, un po’ spaesato e il maggiore prese in mano la situazione: “Questo non lo possiamo decidere noi, però sai cosa possiamo scegliere? Il nome!”. Gli occhi di Allison si illuminarono mentre lasciava bacini soffocanti su tutto il viso del maggiore, sugli occhi, sulle guance, sulle labbra e sul mento. “Posso sceglierlo io? Posso? Ti prego, ti prego, ti prego!” Harry ridacchiò abbracciandoli entrambi, per poi strisciare il naso tra i capelli di Ally e annusare l’odore di bambina, di casa e famiglia che quelli emanavano. Louis si voltò a cercare conferma negli occhi di Harry, che annuì impercettibilmente; “Certo che puoi sceglierlo tu, principessa”. “Se è maschio si deve chiamare Luke! È un nome bellissimo. Se invece è femmina Mirtilla, così io potrò chiamarla Mirty… Oppure Tilla!” i due genitori scoppiarono a ridere e Louis commentò “Speriamo sia maschio!”, prima di tornare a coccolarsi felici e ad elencare un’altra centinaia di nomi.
 
                                                                                                                             * * *
Nei mesi successivi ci furono un sacco di cambiamenti in casa. Per dirne una, quella che a Louis bruciava di più, il maggiore fu costretto a rinunciare al suo studio (come amava definirlo), per vedere la sua scrivania in mogano rimpiazzata da una culla e un fasciatoio. Il primo periodo fu difficile, soprattutto perché Ally voleva comprare solo completini celesti e salopette da bambino. “Dovremmo prendere un colore neutro, tesoro. Può anche essere una bambina” le fece notare una volta Harry, e lei per ripicca non gli parlò per tutto il giorno sbuffando sonori “Tanto è maschio”. Quando giunse la notizia che si trattasse a tutti gli effetti di un maschietto, Ally non riuscì a contenere l’ entusiasmo e insistette perché dipingessero il nome Luke in blu sulla parete della cameretta del suo fratellino. Col trascorrere dei mesi poi, la cameretta del bambino si riempì di giochi, peluche, e vestiti che Ally sceglieva in prima persona. “Voglio comprargli una palla! Perché gli piacerà il calcio, proprio come papà Lou” affermò convinta un giorno, posizionando al centro del carrello una palla bianca e nera. “Gli insegnerai a giocare papi?” chiese poi rivolta al maggiore che “Certo che lo farò, piccolina”, le rispose. Ally storse un po’ il naso perché “Tra poco non sarà più quella piccola! Io sarò la sorella maggiore, quindi non potrai più chiamarmi così”, Louis la prese in braccio, sussurrandole un “Tu sarai sempre la mia piccola” sbaciucchiandola un po’. Alla vista di quella scena, il cuore di Harry si riempì d’amore e di gioia, e credette che niente, avrebbe mai potuto eguagliare quella sensazione. Ma si sbagliava, Oh se si sbagliava! Perché quel giorno di metà Novembre, quando in ospedale vide sua figlia sulle punte dei piedi per toccare la manina di Luke appena nato avvolto nella copertina blu, capì che quello sarebbe stato il ricordo più bello di sempre, della sua intera vita. Quello, e Louis che lo baciava sussurrandogli “Ha gli occhioni verdi come te. È bellissimo amore”. E ovviamente Harry quel giorno pianse tanto, perché la sua vita poteva dirsi completa. Aveva un marito che lo amava più della sua stessa vita, un’ adorabile principessina capricciosa e adesso un bambino piccolissimo che spariva tra le sue braccia per quanto era piccino (e anche un gatto, a voler essere precisi). “Ciao Luke!” fece Ally avvicinandosi a Harry che aveva il bambino in braccio, mentre Louis lo avvolgeva nel lenzuolino. Il bambino fece dei versetti estasiati alla vista di quella bimba dagli occhi blu. “Hai sentito papà? Gli piaccio”.
 
 
Nessuno però, tranne Louis che ci era già passato, avrebbe mai potuto immaginare che avere un bambino potesse essere così difficile. A sette mesi, Luke adorava l’ omogenizzato di pollo e il latte caldo, le coccole delicate di Louis che riuscivano a farlo addormentare, e le braccia forti di Harry che lo facevano sentire al sicuro. Ma senza dubbio, amava la piccola peste di ormai otto anni che lo accarezzava con la punta delle dita sottili, o che gli lasciava bacini sulla fronte. Erano una famiglia felice, e si amavano tanto anche se tutto comportava alcuni sacrifici, come orari di lavoro improponibili per far sì che almeno uno dei due stesse a casa col piccolo. Sicuramente, comunque, erano meno felici quando Luke scoppiava a piangere nel cuore della notte ora per fame, ora perché voleva esser cambiato o semplicemente per quelle fastidiose coliche che gli procuravano fastidio al pancino. “Harry…” mormorò Louis, assonnato con gli occhi ancora chiusi mentre dalla radiolina posata sul comodino sentiva Luke piangere nella sua stanzetta. “Non ci provare, Lou. Tocca a te stavolta” e giusto per enfatizzare il concetto, il riccio si girò di spalle. Il maggiore sbuffò, ma si alzò comunque, arrancò fino al suo ex studio (era una ferita ancora aperta, grazie tante) e prese tra le braccia quel fagottino urlante. “Va tutto bene, piccolino. Sssh, c’è papà Lou ora. Fai la ninna, sssh” ma il bambino non smetteva, e si toccava distrattamente il pancino con la mano piccola e affusolata, quegli occhi verde smeraldo che Louis conosceva bene, pieni di lacrime che lo imploravano di fare qualcosa. “Altre colichette? No, amore. Adesso passano. Andiamo nel lettone con papà, ti stendi a pancia in giù e fai la nanna con noi, sì?” Luke fece dei versetti posando la manina sulla guancia barbuta di Louis. Barbuta! Aveva sempre odiato la barba, ma con un lavoro due bambini e tanto stress, non aveva mai un attimo di tempo nemmeno per la cura di se stesso; per non parlare del tempo da trascorrere con Harry! Poteva dire di essere ufficialmente in astinenza. Avvolse il suo bambino nella copertina, per poi tornare da Harry, ma il letto era stato occupato da un altro inquilino. Ally si era presentata con la mano a stropicciarsi gli occhietti e il pigiamino rosa ben rimboccato nei pantaloni, supplicando “Fallo smettere, papà”; e Harry semplicemente aveva allargato le braccia e l’aveva stretta al petto. “Guarda! C’è anche la sorellina!” fece Louis con la sua solita voce mielosa che usava solo con Luke. Harry alzò la testa, richiamato dai gorgoglii del piccolo e “Amore di papà!” sussurrò tendendogli le braccia. Louis lasciò scivolare il corpicino di Luke dalle sue braccia a quelle di Harry, per poi spiegare “Ha le coliche, lo teniamo qui con noi per un po’ finché si calma, mh? Mettilo a pancia in giù”. Ally sbuffò, perché inavvertitamente Louis le aveva schiacciato i capelli sedendosi, “Principessa tu cosa ci fai qui?” chiese. “Il petto di papà Harry attutisce i suoni” spiegò velocemente, per poi accoccolarsi al fianco di Louis. Si stava stretti da morire in quattro, su un letto matrimoniale, tra i vagiti di un bimbo di sette mesi e i lamenti di una bambina di otto anni perché “Papà, mi stai tirando i capelli!”. Si stava stretti, è vero, ma si stava così bene.
 
                                                                                                                         * * *
Louis stava girando il pollo nel forno, altri cinque minuti e si sarebbe bruciato, e Harry ancora non si degnava di tornare. “È solo un consiglio di classe, Lou. Non dovrei metterci molto” aveva detto, certo come no. Scolò la pastina per Luke e la mischiò col formaggino, cercando di non pensare al fatto che fossero le nove di sera e suo marito sarebbe sicuramente tornato senza la spesa. L’aveva chiamato sette volte. Sette! E lui? Niente. “Mantieni la calma” si impose mentalmente mentre “Ally! Luke! Venite a tavola, la cena è pronta” urlò affacciandosi dalla cucina. Una bambina di ormai dieci anni si affacciò, guardando la tavola vuota seppur imbandita. “Papà Harry?” chiese un po’ imbronciata. “Vorrei saperlo anch’io” rispose Louis astioso. Con difficoltà, e passetti incerti ecco comparire anche un bambino di due anni e mezzo, biondo cenere, capelli lisci e occhi verdi. “Faffa! Faffa!” farfugliò, e Louis sapeva bene che era il suo modo di dire pappa. “Secondo me dovremmo portarlo da un medico per le F al posto delle P” gli aveva suggerito Harry, un tantino preoccupato, ma il maggiore aveva minimizzato il tutto; “Ha solo due anni e mezzo, Harry! Dagli un po’ di tempo”. Louis si chinò per prendere tra le braccia Luke, che ne approfittò per lasciare un bacio bavoso  sulla guancia di papà Lou, e metterlo nel seggiolino. Era furioso con Harry, aveva mal di schiena da una settimana perché sollevare i suoi bambini diventava sempre più difficile (crescevano e pesavano di più. Fategliene una colpa…), ma le piccole attenzioni dei suoi piccoli lo rallegravano un po’. “Fafà Harry?” domandò Luke con metà del contenuto del piatto spalmato su tutta la faccia. Louis sospirò rassegnato, e mise a posto la bavetta che aveva preso, “Torna tra poco. Noi cominciamo a mangiare”. “Papi, lo sai che mi hanno dato un assolo di danza per il prossimo spettacolo?” lo informò Ally, con gli occhioni brillanti di emozione. “Sono così fiero di te, piccola!” si complimentò accarezzandole i capelli. “Brava Ally” asserì Luke, guadagnandosi un bacino dalla sorella. “Papà Harry mi farà lo chignon per il balletto, vero?” chiese un po’ incerta, spaesata dall’ assenza del padre. “Sì tesoro, certo. Luke, non infilarti la pasta nella salopette!” in quel momento la porta d’ ingresso si aprì, facendo comparire Harry, coperto dal suo giaccone e, sorpresa delle sorprese, senza la spesa. “Hei” salutò il riccio entrando. Ally lo accolse con un caloroso abbraccio, correndogli incontro, mentre Luke si limitò ad urlargli “Fafà!” visto che era bloccato nel seggiolino. Di solito a questo si aggiungeva il rumoroso bacio di Louis, che questa volta non ci fu. Il riccio lo guardò sorpreso, per poi chinarsi e lasciargli un bacio sulla tempia; “Tutto bene, amore?” chiese. Louis aggirò la domanda, “Il pollo è nel forno”, tornando a fare il verso dell’ aereoplanino col cucchiaio in mano per far mangiare Luke. “Come mai hai fatto così tardi, papi?” chiese Ally curiosa, mentre mangiava il pollo preparato da Louis, per poi aggiungere “Non farlo mai più, papà Louis cucina malissimo”. Il riccio ridacchiò, riempendosi il piatto e sedendosi accanto al suo uomo, che in quel momento lo stava ignorando; “Allora la prossima volta resta a digiuno visto che tuo padre non si degna né di tornare ad un orario decente, né tantomeno di fare la spesa”. Ally ammutolì, e anche i versetti di Luke scomparvero, facendo cadere un silenzio pesante sulla tavola. “Hai ragione, Lou. Scusami… Abbiamo finito tardi il consiglio di classe e…” Louis fece volteggiare la sua mano nell’ aria, come ad intimargli di fare silenzio. “Avevi la lista della spesa da stamattina. Ti ho fatto sette chiamate, Haz. Chiedo solo un po’ di collaborazione, è forse troppo?” il maggiore si alzò di scatto, gettando il suo piatto nel lavello, e restando lì di spalle alla sua famiglia. “Hei, Lou. Calmati, amore” lo riprese Harry, raggiungendolo e massaggiandogli i fianchi. “Non chiamarmi in modi carini mentre sono arrabbiato con te!” intimò il maggiore allontanandosi. Il riccio era sicuramente il più paziente tra i due, ma si sa, la pazienza ha un limite. Quindi anche Harry sbottò “Così io non collaboro eh? Infatti stamattina la colazione si è preparata da sola, i piatti dell’ ora di pranzo sono miracolosamente tornati puliti. Sono stato a lavoro, Louis, non al calcetto a giocare con gli amici”. “Puoi sparecchiare e mettere a letto i tuoi figli o è chiedere troppo?” fece Louis astioso, per poi lasciare la cucina e rintanarsi al piano di sopra. E doveva essere davvero arrabbiato, perché quando il maggiore si infuriava (e questo Harry lo sapeva bene) diventava tutto di qualcun altro: tuo padre, i tuoi figli, come se lui non c’entrasse nulla. “Fafà Louis è arrabbiato?” chiese Luke innocentemente dall’ alto del suo seggiolino, mentre Ally ancora non si azzardava a fiatare. “Sì, amore, ma vedrai che adesso passa” lo rassicurò Harry, per poi prenderlo tra le sue braccia. “Avete finito di cenare? Andiamo a mettere il pigiamino?” domandò poi, scavando per cercare un’ allegria che ormai non trovava più. “Voglio mettere il figiamino di Sfiderman oggi!” lo informò Luke agitandosi tra le sue braccia, e il riccio annuì, andando di sopra.
 
 
Luke giocava distrattamente con Polly sul tappeto rosa della camera di Ally, col suo bel pigiamino di Spiderman indosso. Harry, stava aiutando la piccola a far sbucare la testolina dal suo, di pigiama. “Il gatto ti ha mangiato la lingua?” le sussurrò non appena gli occhioni di Allison fecero capolino da sotto la maglia, non era mai stata zitta per così tanto tempo, quasi un record a dire il vero. “Papà, tu e papà Lou non vi state lasciando, vero? Perché la mia compagna di classe… Sua madre non vuole più… E io non potrei se voi…” le frasi erano sconnesse, alternate dai lacrimoni che stavano rigando le guance paffute di Ally. “Amore, hei no! No, piccola mia” Harry l’abbracciò stretta stretta, “Papà Lou è solo un po’ nervoso. È normale litigare ogni tanto. Tornerà tutto normale, te lo prometto”. “Ferché Ally fiange?” chiese Luke, e allora la bambina si asciugò gli occhi e sorrise, per non spaventare inutilmente il fratello. “Ally, fossiamo colorare con i tuoi fennarelli?” chiese allora Luke, e la piccola annuì, prendendolo per la manina e scortandolo fino alla scrivania dove conservava tutti i colori. “Vado a sparecchiare tavola, fate i bravi eh!” si raccomandò Harry prima di uscire.
 
 
Dopo aver sparecchiato e lavato tutti i piatti (poi chi è che non collabora, eh?!), Harry tornò nella stanza di Ally. Trovò Louis che rubava i pennarelli a Luke, che saltellava per raggiungerli lì dove suo marito li teneva sospesi a mezz’ aria oltre la sua testa, e Allison che rideva felice. “Li prendo io!” fece la bambina, saltando tra le braccia del padre. Louis si piegò un po’ in avanti, un po’ per la sorpresa, un po’ per il dolore acuto alla colonna vertebrale. “Amore!” la riprese Harry entrando, “Sai che papà Louis ha mal di schiena! Se fai così lo fai stare peggio. Vieni qui, ti prendo io”. La bambina si precipitò tra le sue braccia, mentre Louis sollevava gli occhi al cielo con un sorriso carico d’amore sulle labbra. Potevano aver discusso, ma mai avrebbero dimenticato la cosa più importante che c’era tra loro: il loro amore. Louis ridiede a Luke il pennarello, per poi avvicinarsi ad Harry e prendergli una mano tra le sue. “Scusa, amore. Ho esagerato” e bastò perché Harry si chinasse a baciargli le labbra rassicurando definitivamente Ally, ancora ben stretta tra le sue braccia. “Odio anch’io il mio lavoro quando mi tiene così tanto tempo lontano da voi, Lou. Ma è quello che ci permette di pagare le bollette e andare in un posto carino in vacanza l’estate” Harry fece scendere la bambina, che si defilò insieme a Luke. Così, il riccio poté stringere il corpo minuto di suo marito tra le braccia. “Ti amo. Tantissimo, Harry. Lo giuro” sussurrò Louis sul suo petto, intrecciando le dita dietro la nuca dell’ altro. “Anch’io amore mio” e si baciarono di nuovo, e Harry sarebbe anche andato oltre se non fosse stato assolutamente certo del fatto che sua figlia stesse origliando con Luke al seguito, per cui rimandò a quella notte. “Guarda che ti vedo, Ally” disse Louis, con gli occhi puntati nelle iridi verdi del marito, lo specchio esatto di quelle del suo bambino, senza nemmeno il bisogno di controllare se Allison stesse origliando o no. Poco dopo infatti, comparve con Luke affianco, ed entrambi si precipitarono ad abbracciarli.
 
                                                                                                                              *  * *
“Papà Harry! Luke mi sta schizzando!” si lamentò Ally, richiamando l’attenzione del riccio, comodamente sdraiato sulla spiaggia a prendere il sole. “Non ti sta schizzando, Ally” la rimproverò Louis, che invece era in acqua con loro, “Sta solo imparando a nuotare”. Il piccolo agitò ancora le gambine, producendo schizzi d’acqua, ben saldo non solo grazie al salvagente ma anche tra le braccia di Louis. “Papà! Lo sta facendo apposta! Non voglio bagnarmi i capelli” si lamentò ancora, e allora Harry disse definitivamente addio alla pace, e cominciò a camminare nel suo costume giallo e ad immergersi nell’ acqua. Era Agosto, caldo torrenziale, e loro si trovavano in vacanza in sud Italia. Niente di meglio che una vacanza rilassante, nonostante con Ally e Luke al seguito la parte del rilassante  veniva notevolmente trascurata. “Chi osa infastidire la mia principessa? Eh?” il tono del riccio era fintamente duro e scioccato. Ally si aggrappò alle sue spalle forti, mentre il riccio prese a schizzare acqua contro suo marito e Luke. Il piccolo si arrampicò sul petto di Louis, che nel tentativo di proteggergli gli occhietti, si voltò di spalle ad Harry. Il liscio sentì indistintamente Ally ridacchiare e allora si voltò urlando “Vendetta!” mentre Luke cominciava a muovere i piedini e schizzare tutti quanti. “Basta! Pietà!” implorò Harry, e i due la smisero. Louis si avvicinò al marito lasciandogli un bacio a fior di labbra, mentre Luke sguazzava placidamente nel suo salvagente. “Ho i capelli tutti bagnati!” si lamentò Ally, e Louis si staccò da Harry solo il tempo necessario per aprire le mani a coppa e versare tutta l’acqua in testa alla bambina. “Papà!” urlò furiosa, e probabilmente l’avrebbe preso a morsi se solo il ricco non avesse incastrato le mani sotto le sue ascelle, sollevandola e allontanandola. “Poi li laviamo insieme, amore. Facciamo una treccia, uno chignon tutto quello che vuoi! Ma ora non pensarci più” e Ally annuì soddisfatta, nuotando via. “Non voglio esserci quando le compreremo il primo pacco di assorbenti” proferì drammatico Louis, avvicinandosi di nuovo al marito, per farsi prendere tra le braccia. Harry gli lasciò un distratto bacio sulla fronte, “Ci sarai eccome, babe” . “Ok, ma in quei giorni io non voglio averci nulla a che fare” sentenziò deciso. “La manderemo da Gemma”.
 
 
Stavano placidamente passeggiando sulla spiaggia, a piedi scalzi, Louis e Harry mano nella mano quando Ally vide qualcosa brillare tra i granelli. “Papà! Una conchiglia” fece tutta felice, prendendola. “Si sente il mare?” domandò Louis, allacciando il suo braccio intorno alla vita del riccio. “Sì!” fece saltellando, e ovviamente “Fosso sentire anche io?” chiese Luke. E Harry li osservò, con gli occhi grondanti d’ amore. Quelle creaturine sue e di Louis e basta, che si esaltavano per tutto, anche per una piccola conchiglia. Quei piccoli che gli riempivano la giornata, la vita, coi loro capricci, i pianti o le risate. Strinse più forte Louis a sé, e il maggiore lo guardò sorpreso, ma non esitò a ricambiare il bacio. “Esprimi un desiderio e buttala in acqua” suggerì il liscio, e Ally chiuse forte gli occhi per poi buttare la conchiglia, che affondò con un profondo ploff. “Cosa hai desiderato?” le chiese Luke, e lei gli fece la linguaccia. Cominciarono a rincorrersi sulla spiaggia mentre Harry gli urlava dietro uno “State attenti a non cadere!”. “Cerchiamo una conchiglia anche per te?” chiese Louis, riportando l’attenzione del marito su di sé ma tenendo sott’ occhio la situazione tra le due pesti. “Ho già tutto ciò che potessi desiderare: un marito meraviglioso, due… mostriciattoli che corrono per casa. È una vita bellissima” il liscio lo strinse di più a sè, intrufolando una mano tra i bottoni aperti della camicia del più piccolo per accarezzagli il petto. “Muoio dalla voglia di fare l’amore con te” sentenziò serio. “Perché reagisci sempre in questo modo quando dico qualcosa di carino?” ribatté Harry, tutt’ altro che scocciato dalle attenzioni di Louis. “Forse perché ti amo? No, in realtà perché sei terribilmente sexy. Anzi sai cosa? Tutt’ e due” il maggiore lo baciò di nuovo. “Papà, papà! C’è un granchio!” urlò Ally, facendogli cenno d’ avvicinarsi. “Lo voglio toccare!” confessò Luke. “Non farlo, Luke. Ti pizzicherà, amore” lo mise in guardia Harry. Louis si chinò per prendere il figlio tra le braccia, e con le mani gli mimò le chele del granchio, pizzicandogli il pancino e facendolo rider. Ally tese la manina verso Harry, che l’ afferrò, per poi allacciare l’altro braccio dietro la vita di Louis. Camminarono così fino alla spiaggia, ridendo e scherzando tra di loro. E Louis, non poté non concordare con Harry.
È una vita bellissima.
THE END
  
Leggi le 16 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Harrys_bravery