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Autore: Mel_deluxe    28/03/2014    3 recensioni
Le avventure della Ragazza dai capelli rossi... egocentrica, invidiosa, insolente, capricciosa e anche un po' stupida. La sua vita è costernata da varie disgrazie: degli orribili capelli pazzi e incontrollabili, un accento irlandese incomprensibile, una scarsa voglia di crescere, e soprattutto i suoi odiosi, fastidiosi e incorreggibili sette fratelli...
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Ragazza dai capelli rossi'
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PRIMA PARTE
Settembre - Dicembre
 

 
 
Apro gli occhi lentamente, svegliata dall’odioso frastuono della sveglia.
La testa mi gira e ho uno strano senso di vomito.
Guardo l’orologio nella penombra: le otto e mezzo.
È vacanza maledizione! E per giunta è anche l’ultimo lunedì libero, prima dell’odioso inizio della scuola. Ma devo comunque alzarmi presto, perché oggi abbiamo ospiti.
Vengono a pranzare a casa nostra quei maledetti Richardson, gli amici di famiglia.
Quando mia madre si trasferì dalla Germania, prima di venire qui in Irlanda, visse a Bristol per un po’, quando aveva cinque anni. Lì è diventata grande amica di Jenny Wilson, che non è nientemeno che l’odierna signora Richardson, e sono amiche intime ancora oggi.
I Richardson sono inglesi, vivono a Bristol e sono schifosamente ricchi. Sono andata solo una volta nella loro casa in Inghilterra, e avevo sette anni, ma ricordo ancora che mi sentivo come una principessa in quella reggia immensa. Quasi mi ci perdevo dentro.
Sono quasi tre anni che progettiamo questo pranzo tra amici, ma loro erano così impegnati a fare i finti-benestanti, che hanno trovato solo oggi per venire a trovarci nella nostra umile dimora a Réimse Wonders.
Laurence Richardson fa di lavoro il giornalista di cronaca, e credendosi il migliore scrittore di sempre ha pubblicato anche un romanzo, che ho letto e ho trovato davvero atroce.
Lui e sua moglie sono le classiche persone che credono che i loro figli siano superiori a qualsiasi altro essere sulla Terra.
Laurence e Jenny hanno due figli: Marc, il più grande, ha più o meno la mia età.
Da piccoli giocavamo perfino insieme, ma da quando ha iniziato a pensare come suo padre, cioè credere di essere superiore a chiunque altro su questa Terra, ho smesso di provare simpatia per lui. Le nostre mamme devono aver organizzato più volte il nostro futuro matrimonio, ma sposarlo è l’ultima cosa che farei al mondo.
Il secondo, Jeremy, ha dodici anni, la stessa età di Anna. Sono nati anche lo stesso giorno, ma credo che mia sorella la pensi alla mia stessa maniera su di lui.
Non sopporto i Richardson, sia perché sono troppo perfetti sia perché fino a qualche anno fa ci seguivano dappertutto come delle maledette cozze, e in ogni vacanza o compleanno me li ritrovavo sempre attorno.
Quando mi alzo per scendere a fare colazione, mi accorgo che sono tutti già in giro e si sbrigano a prepararsi di tutta corsa.
«Lea!» mi urla mia madre, vedendomi uscire. «Ti sei svegliata troppo tardi!»
Indossa un vestito celeste, come i suoi occhi, decisamente troppo aderente e troppo corto, dato che ormai ha più di trent’anni. I suoi capelli ricci e biondi gli contornano perfettamente il viso, che è pesantemente coperto di trucco.
Mi guardo in giro e vedo che Laura indossa un vestitino giallo a maniche corte e i capelli sono legati in due trecce. Mio padre invece indossa lo smoking.
«C’era bisogno di mettersi così in ghingheri?» chiedo scioccata. «Insomma, sono solo i Richardson!».
«Non li vediamo da tre anni, quindi vestiti elegante e non fare storie!» dice con un tono secco mia madre e si avvia giù per le scale.
Io sono stupefatta.
Solo perché non li vediamo da tre anni non significa che dobbiamo accoglierli come se fossero il presidente.
Comunque non protesto ad alta voce e mi avvio verso il bagno di sotto.
Quando arrivo sulla soglia delle scale, mi soffermo un secondo ad osservare il ritratto di famiglia: i miei genitori sono in piedi dietro a un divano e sorreggono una Irene addormentata che indossa un cappello da Babbo Natale. Sul divano siamo seduti io, Anna e Andy. Io sono sul lato sinistro e tengo in braccio Laura, e in mezzo c’è Anna che ha un sorrisetto da figlia perfetta. Per terra ci sono poi Ricky e Mike che sono vestiti allo stesso modo, e Hayden col suo solito costume da fata.
Ci sarò passata davanti almeno un triliardo di volte quindi mi chiedo perché diavolo mi sono fermata a osservarlo.
Una volta distolta dai miei pensieri, arrivo al bagno di sotto, ma lì dentro ci trovo già Anna che si spazzola.
«Avanti, smorfiosa, esci.» le dico in tono abbastanza serio.
«Perché? Ci sono entrata prima io.» replica lei, spazzolandosi i suoi indomabili capelli .
«Abbiamo quattro bagni. Non puoi andare a quello di sopra?» le chiedo.
«Perché non ci vai tu, scusa?»
Mi guardo allo specchio per un attimo; i miei capelli sono messi peggio dei suoi.
«Non posso perché nel bagno di sotto non c’è la mia spazzola, che tu, oltretutto, stai usando in questo momento!»
Mi avvio verso di lei e le prendo con violenza la spazzola di mano.
Anna scaccia un piccolo urlo, e per un momento sembra mollare la presa, ma poi afferra saldamente il manico della spazzola.
Per circa un minuto rimaniamo a giocare a tiro alla fune.
Alla fine tiro uno strattone e riesco a conquistarmela. Ma proprio mentre sto per mettermi a esultare, Anna mi spinge fuori dal bagno e si chiude a chiave dentro.
Beh, almeno ho la spazzola.
Sento all’improvviso una nausea pazzesca, che dopo due minuti, per fortuna, passa all’improvviso.
Lascio perdere per il momento la nausea e mi avvio verso il bagno di sopra con il mio bel tesoro in mano.
Non mi trucco. Non ne vedo il bisogno.
Infine salgo in camera mia a vestirmi.
Indosso il vestito più bello che ho: quello nero, semplice ma sexy. È quello che avrei indossato se avessi avuto un incontro con il presidente. Ai piedi indosso le semplici ballerine di vernice e concludo tutto con la collana con il ciondolo verde e i capelli lunghi che mi ricadono sulle spalle.
Mentre mi guardo allo specchio e faccio un sorriso: una cosa che mi è sempre piaciuta di me è il mio aspetto: tutti quanti mi dicono che sono molto bella, e, per quanto li detesti devo dire una cosa: lo sono anche i miei fratelli.
Esco tutta sicura di me, e mentre mi sto avviando verso le scale, noto che la porta della stanza di Andy è aperta.
Lo osservo per un secondo mentre tenta inutilmente di allacciarsi la cravatta.
«Lascia, faccio io» dico entrando.
Appena mi sente fa un piccolo sorriso e mi lascia fare.
Mentre sto lì vicino a lui lo osservo attentamente.
Andy è piuttosto alto, circa dieci centimetri in più di me. È anche molto magro, in sottopeso per la sua altezza, ma questo non significa che non sia un bellissimo ragazzo.
È vestito alla stessa maniera di mio padre. Anche lui ha il gel nei capelli, e le poche lentiggini che ha sul naso si notano parecchio sotto questa luce.
Insomma, se non fosse per gli occhi, sarebbe la copia esatta di mio padre.
«Anche tu credi che sia una cazzata?» mi chiede a un certo punto. «Quella di vestirsi eleganti per i Richardson?».
Gli faccio un sorriso come risposta.
«Insomma… » continua Andy. «se proprio mamma ci tiene così tanto a loro allora perché non si è sposata Jenny invece di papà?»
Faccio un altro sorriso.
«Credo che sarebbe stato un problema se fosse andata così.» dico alzando le sopracciglia.
Lui sospira e ricomincia a parlare:
«E poi non sopporto proprio Marc. Con quell’aria da damerino cascamorto e quel suo dannato accento aristocratico. Che si può permettere tutte le attenzioni e tutte le ragazze del mondo mentre tu sei obbligato a stare nella sua ombra.»
«Non lo sopporti o sei solamente molto geloso?»
Riesco a comprenderlo perfettamente. Ogni tanto sono gelosa anch’io, e Andy che è sempre abituato a essere il protagonista della situazione non deve essere contento di farsi rubare i riflettori da Marc.
Mi lancia anche lui un sorriso a bocca chiusa, mentre con le ultime forze riesco finalmente ad allacciarli la cravatta. Non riesco tuttavia a continuare, poiché due secondi dopo sento che la nausea mi ritorna, ancora più forte di prima.
«Ehi, tutto okay?» Andy deve aver notato la mia faccia disturbata.
«Sì, sto bene. Su, andiamo, siamo in ritardo» dico sistemandogli i capelli.
Gli do un’ultima occhiata.
«Sei uno schianto.» E gli do una pacchetta sulla guancia.
Quando scendiamo, scopro che siamo gli ultimi: Anna è seduta su una poltrona, Laura è sulle spalle di papà, Mike sta litigando con Hayden, che ha ancora addosso le ali da fata, mentre la mamma sistema il papillon viola a Ricky. Irene invece è sola con i suoi pensieri nel seggiolone.
La nausea non mi è ancora passata, anzi diventa sempre più forte ad ogni momento che passa. Ho la certezza che da un momento all’altro vomiterò.
«Mamma, senti…» esclamo disperata.
«Non ora, tesoro. Sono proprio qui davanti.»
E infatti un secondo dopo suona il campanello e mia madre si precipita ad aprire.
I minuti sono contati. Sento che il mio stomaco sta impazzendo.
«Oh, ciao ragazzi! Quanto tempo!» sento dire mia madre quando apre la porta, ma non ho tempo di vederli entrare: il mio corpo cede e si accascia a terra. Poi sento il vomito che mi esce dalla bocca e dalle narici.
Lo stomaco mi brucia, continuo a sputare liquido giallognolo e la gola mi fa male.
Ma solo quando guardo a terra la pozza capisco che è successo veramente.
Non oso alzare lo sguardo per non vedere la faccia di mia madre.
  
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